Qualche notizia sulla storia del Convento-Parrocchia di Sant’Antonio. I padri Francescani vennero a Bari nel XVII secolo ed iniziarono la costruzione del Convento e della Chiesa nell’anno 1617 ultimando i lavori nel 1622. In seguito ad un terremoto del 1831, per le gravi lesioni riportate, la chiesa crollò nel 1834. http://www.giornaledipuglia.com/2013/09/bari-solenne-triduo-in-onore-di-maria.html
****** IL VANGELO DI MARCO TRADOTTO IN DIALETTO BARESE DA AUGUSTO CARBONARA
(da http://www.giornaledipuglia.com/2013/07/il-vangelo-di-marco-tradotto-in.html
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In ogni angolo d’Italia numerose sono le comunità grandi e piccole che organizzano nel corso dell’anno feste e sagre di ogni genere: religiose, laiche, tradizionali, tutte manifestazioni che danno, sotto certi aspetti, una identità alle nostre città ed al nostro Paese. Pietro Sisto, docente di Letteratura italiana e di Storia del libro e dell’editoria nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari, ha pubblicato recentemente per i tipi della Progedit, il bel volume “I giorni della festa – Miti e riti pugliesi tra memoria e realtà” (pagg. 208, € 27), che raccoglie opportunamente modificati, integrati ed illustrati, una serie di articoli apparsi sulle pagine culturali della “Gazzetta del Mezzogiorno”. L’autore accompagna i suoi lettori in una interessante lettura-passeggiata tra i miti ed i riti che si svolgono nella nostra bella Regione attraverso una serie di feste, per lo più religiose, senza trascurare quelle laiche. Sisto in sostanza si sofferma sul significato e sul ruolo ricoperto nella società tradizionale e in quella odierna dalle feste, esaminate non solo come veri e propri beni culturali immateriali da conoscere e tutelare, ma anche
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come interessanti testimonianze della complessa, contraddittoria transizione dal mondo pagano a quello cristiano e cattolico. Sisto da esperto della materia illustra in una serie di capitoli il corteo delle festività che scorrono durante l’anno: da Natale alle “Fanove” di Castellana, a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, al Carnevale, ai colori ed ai suoni della Pasqua, agli amori e i canti del calendimaggio (cantate di maggio), al culto Mariano nelle grotte e nei boschi, alle feste dell’Ascensione e del Corpus Domini, della magica notte di San Giovanni e così via. Insomma l’autore descrive con competenza l’antica vocazione della gente del Sud finalizzata a trasformare vicoli, strade e piazze dei paesi in grandi palcoscenici illuminati sia dal sole che da migliaia di lampadine iridescenti, animati da un ‘esercito’ di personaggi multicolori che avanzano sulla scena tra uniformi, gioielli preziosi e poveri ex voto. Ma la storia non finisce qui, si parla anche dell’arte della pirotecnia, dei palloni aerostatici, di San Rocco, la peste e il colera, del culto dei morti e della notte di Halloween, di Santa Lucia dei tarocchi e dei calendarietti dei barbieri. Un viaggio nel tempo che aiuta il lettore a comprendere la realtà della Puglia, nella quale nei giorni di festa continuano a sfilare Santi e Madonne, Confraternite e bande in un irripetibile spettacolo di luci, suoni, colori e sapori. Una miscela di sacro e profano. Completa il volume una simpatica Antologia con varie curiosità (lettera al Papa sulla riforma delle feste, la Settimana Santa a Trani, l’Ascensione ed il Corpus Domini a Putignano, la festa della Madonna della Scala a Massafra), una bibliografia ed un indice della numerose immagini presenti nel testo. Una bella ed utile strenna per Natale
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Come è noto il Santuario della Madonna di Pompei sorge nell’attuale Piazza Bartolo Longo, una vasta area che un tempo era denominata Campo Pompeiano e fu feudo di Luigi Caracciolo prima e di Ferdinando d’Aragona dopo.
Ada Ignazzi, diplomata presso l’Istituto Statale d’Arte di Bari, interessata ad ogni forma artistica e culturale, risiede a Monopoli, dove ha svolto molte attività in ambito scolastico e amministrativo. È particolarmente interessata alla storia ed ai temi che riguardano la carità nel Mezzogiorno, specie ad opera di donne impegnate nel sociale. E, dal momento che la storia delle donne del sud Italia, è quasi tutta da scrivere, l’autrice, con il volume “Marianna Farnararo Contessa De Fusco – Cofondatrice del Santuario di Pompei”, pubblicata qualche anno fa dalle Edizioni Giuseppe Laterza di Bari (pag. 204, euro 20,00), ha voluto dare il suo contributo finalizzato a far conoscere la storia di una donna che, insieme al Beato Bartolo Longo, ha fondato il Santuario della Beata Vergine di Pompei. Infatti ai lati della navata centrale, sono collocate le due statue bronzee dei Fondatori Bartolo Longo e la Contessa De Fusco.
La Puglia, e in particolare Monopoli (Ba), ha dato i natali a Marianna Farnararo, Contessa De Fusco, educata alla misericordia verso i poveri. All’età di 14 anni segue la famiglia nel trasferimento a Napoli convolando a nozze con il Conte Albenzio De Fusco di Lèttere. Dal matrimonio nascono cinque figli, ma dopo 12 anni rimane vedova, ereditando alcuni terreni nella valle di Pompei che, a causa della cattiva gestione del patrimonio, è costretta ad affrontare notevoli difficoltà economiche nei primi anni della vedovanza. Ma, l’amicizia con Caterina Volpicelli, oggi Beata, favorisce il maggior avvicinamento alla religione, dedicandosi così ad azioni di volontariato religioso e sociale per i quali si meritò l’appellativo di “apostolo della sua parrocchia”.
Nella casa della Volpicelli, Marianna conosce l’avvocato Bartolo Longo, anch’egli pugliese di Latiano (Br), al quale affida l’amministrazione del suo patrimonio, lo sposa successivamente, dedicandosi entrambi alla costruzione di una nuova chiesa e successivamente alla realizzazione del Tempio dedicato alla Vergine del Rosario ed alla realizzazione di opere sociali ad esso collegate.
Ada Ignazzi auspica che la lettura del volume susciti interesse nella gente di Monopoli e negli studiosi di storia locale, dal momento che il suo obiettivo è quello di far conoscere ai monopolitani l’operato di una concittadina di ieri, di una donna laica che ha precorso i tempi andando molto oltre i confini della sua città.
Foto Vittorio Polito |
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Le Edizioni San Paolo hanno pubblicato recentemente il primo volume “Un cammino di Santità”, scritti spirituali di una Serva di Dio relativi al periodo 1898-1920 a cura di Giuseppe Micunco (pagine 616 - € 33).
Ancora una Suora protagonista di un cammino di santità nella città di Bari, Suor Teresa di Gesù Gimma, che per un disegno provvidenziale di Dio la vede in un breve periodo insieme a Suor Teodora Fracasso (Beata Elia di San Clemente).
Suor Teresa di Gesù Gimma (1880-1948), entrata a 18 anni nel Carmelo “San Giuseppe”, fonda a Bari nel 1920 il nuovo Carmelo “Santa Teresa”, di cui è priora fino al 1931. Dopo un breve periodo trascorso a Roma, rientra a Bari nel suo Carmelo. Muore nel 1948 lasciando una chiara fama di santità. Attualmente è in corso la causa di beatificazione.
Giuseppe Micunco, che ha curato con competenza scientifica la raccolta degli scritti spirituali di Suor Teresa di Gesù, regala all’Ordine Carmelitano un prezioso dono al fine di far conoscere più dettagliatamente la preziosa eredità spirituale lasciata a tutto il popolo di Dio.
Il volume presenta nel dettaglio il profilo spirituale di Teresa Gimma, firmata da Monsignor Vito Angiuli, Vescovo di Ugento–Santa Maria di Leuca; un’ampia ed approfondita introduzione, quindi in dettaglio la rassegna degli scritti e le lettere di Suor Teresa raccolti dal curatore.
Nella raccolta degli scritti di Suor Teresa si legge una curiosità, anzi una profezia: è stato trovato un biglietto indirizzato a Suor Teodora Fracasso (Beata Elia di San Clemente), nel quale si legge: “Continuate sempre col medesimo fervore amando Gesù e vi farete Santa”, riconoscendo subito in essa i germi di santità.
Monsignor Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, che firma la presentazione, auspica che “Questa pubblicazione riporti all’attenzione della città di Bari una luminosa figura di donna e di consacrata, che ha segnato la storia cittadina con una scelta di vita radicale e controcorrente e che il monastero da lei fondato, dove sono conservate le sue spoglie mortali, diventi un punto di riferimento per tutti coloro che, credenti o non credenti, desiderano sperimentare il mistero ineffabile di Dio attraverso la contemplazione, il silenzio, la preghiera”.
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Dal 9 al 15 settembre si svolgerà presso la Parrocchia di Sant’Antonio di Bari la festa di Maria Santissima Addolorata in collaborazione con l’Arciconfraternita Maria SS. della Pietà e di Sant’Antonio, secondo il seguente calendario:
9 settembre ore 19: benedizione del nuovo abito della Madonna e Celebrazione Eucaristica presieduta dal padre Provinciale p. Giuseppe Tomiri;
12-13 e 14 settembre - Triduo Solenne animato da p. Antonio Narici o.f.m.;
15 settembre: Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Addolorata:
ore 19 - Solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da p. Giammaria Apollonio;
ore 20,30 - Processione sul piazzale della Chiesa del Simulacro della Vergine Addolorata ed a seguire lancio di palloni aerostatici e spettacolo di fuochi pirotecnici.
Qualche notizia sulla storia del Convento-Parrocchia di Sant’Antonio.
I padri Francescani vennero a Bari nel XVII secolo ed iniziarono la costruzione del Convento e della Chiesa nell’anno 1617 ultimando i lavori nel 1622. In seguito ad un terremoto del 1831, per le gravi lesioni riportate la chiesa crollò nel 1834. Negli anni 1836-1839 la chiesa venne riedificata ed ampliata e dedicata a Sant’Antonio di Padova.
Nel 1866, in seguito alle disposizioni relative alla soppressione degli ordini religiosi, il Convento fu occupato dalla truppe garibaldine ed adibito a caserma. Nel 1887 nella Chiesa venne eretta la Vicaria Capitolare con il titolo di Sant’Antonio, rimasta in funzione fino al 1930.
In quel periodo in tutto il quartiere non c’era alcuna chiesa secolare da destinare a parrocchia. Il 21 maggio 1936 fu posta la prima pietra per la costruzione del Convento e nel 1937 i lavori per l’ampliamento della Chiesa, il Battistero ed il nuovo Convento che terminarono dopo tre anni. Nel 1956 l’arcivescovo Enrico Nicodemo istituì una nuova Parrocchia e la chiesa di Sant’Antonio divenne per la prima volta parrocchia, retta da padre Bernardo Elia.
Nel 1987 la zona absidale è stata dotata di un bellissimo Crocifisso ligneo che la domina ed ai fianchi i mosaici che rappresentano i quattro evangelisti. Nel 1995 la grande statua in gesso di Sant’Antonio viene collocata nel vecchio Battistero, divenuto “Cappella del Santo”. La Chiesa di Sant’Antonio ha ospitato fin dal 1925 la Pia Associazione di Sant’Antonio ed il 19 marzo 1931 fu dichiarata dall’arcivescovo Augusto Curi Confraternita di Maria SS. della Pietà e di Sant’Antonio e dal 10 gennaio 1962 elevata ad Arciconfraternita. Nell’anno 2011 la Chiesa è stata totalmente restaurata tornando così a nuovo splendore.
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La Levante Editori di Bari ha pubblicato in questi giorni il tascabile di Vittorio Polito e Rosa Lettini Triggiani, «Pregáme a la barése - Preghiamo in dialetto barese» (Levante Editori, Bari, pag. 96 - € 10).
È notorio che la preghiera è un atto di fede con cui il cristiano si mette in intimo rapporto con Dio, con la Madonna e con i Santi e poiché la preghiera sgorga dal cuore si può esprimere in vari modi: a voce alta, nel proprio intimo ed anche in dialetto, poiché più facilmente si trovano le giuste espressioni.
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Vittorio Polito, giornalista e scrittore, e Rosa Lettini Triggiani, scrittrice ed interprete in lingua ed in dialetto barese di varie commedie di Domenico Triggiani, hanno avuto la brillante idea di tradurre in dialetto barese alcune delle principali preghiere del cristiano. Nel volumetto sono pubblicate, come detto, le più comuni preghiere del cristiano, liberamente tradotte in dialetto barese, con traduzione a fronte: dal segno della croce, al “Gloria a Dio nell’alto dei Cieli”, al “Credo”, al “Santo Rosario”, ecc., insieme ad alcune altre preghiere dedicate alla Madonna Odegitria, a San Nicola, a San Pio ed a Sant’Antonio e, completato, con “I dieci Comandamenti” ed il “Cantico delle creature” di San Francesco. |
Il pocket si avvale della presentazione di padre Lorenzo Lorusso, priore della Basilica di San Nicola di Bari, il quale nel sottolineare che «Si può pregare in diverse lingue ed anche in dialetto barese», ricorda che tutte le preghiere manifestano i vari modi per invocare Dio, la Vergine e i Santi che sono semplificati nella lode, nel ringraziamento, nella supplica, nell’intercessione, nella fiducia. «Nella preghiera – scrive ancora padre Lorusso – si trova il coraggio per andare avanti, nonostante i momenti di incomprensione, di abbandono e di apparente fallimento. Come in Gesù il suo stare in preghiera col Padre e il suo essere tra le folle non sono fatti distinti, ma momenti che si compenetrano in un solo movimento, anche noi preghiamo senza dimenticare i fratelli».
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Una interessante idea quella degli autori che hanno voluto contribuire con il loro “Pregáme a la barése”, ad ampliare le pubblicazioni del panorama dialettale nostrano in maniera semplice e simpatica, invitando contestualmente i fedeli a rivolgere ai Santi le loro preghiere “a modo loro” ed anche in dialetto barese.
Il volume, da non perdere, si completa e arricchisce con una serie di immagini religiose ed alcune foto del centro storico barese.
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RICOSTRUIRE UN PASSATO DI FEDE E DI AVVERSIONE AL CULTO
È stato presentato nel foyer del Teatro Petruzzelli di Bari il volume di Antonio Calisi “Monachesimo ed iconoclastia” (Nicholaus società editrice – pagg. 97 - € 16) . Antonio Calisi, giornalista pubblicista, direttore della rivista ecumenica “Tempi di unità”, si dedica all’ecumenismo, all’arte bizantina ed alla storia del cristianesimo antico. Il monachesimo consiste nell’abbandono della vita sociale per professare la propria religione nell’ascesi, nella solitudine o nella vita religiosa comunitaria, mentre l’iconoclastia rappresenta la dottrina e le azioni di coloro che nell’Impero bizantino, nei secoli VIII e IX, avversarono il culto religioso e l’uso delle immagini sacre.
L’autore in questo volume espone ampiamente la profonda crisi creatasi nel secolo VIII a causa dello sviluppo della venerazione delle icone, seguita con molta attenzione dai teologi e da quanti, all’epoca, si reputavano tali. Numerose le cause: contese tra Chiesa e Stato, centro e provincie, vertice e gruppi della popolazione di base, corte ed esercito da una parte e monaci dall’altra, un fronte conflittuale che si spostava continuamente. Le motivazioni, spesso anche economiche, contribuirono a provocare ed accentuare l’evolversi della contesa. Solo nel marzo 1843 a Costantinopoli, l’imperatrice Teodora convocherà un Sinodo che riproporrà i canoni dei sette Concili ecumenici precedenti e dichiarerà legittimo il culto delle icone. Il volume si divide in due capitoli essenziali: il primo dedicato al contributo teologico, canonico e patristico dei monaci al Concilio di Nicea II nel 787, mentre il secondo è dedicato al contributo del monachesimo dopo il Concilio di Nicea.
Il testo è dotato di un interessante appendice che contiene 4 documenti con l’elenco completo dei presbiteri, diaconi, igumeni e monaci presenti al Concilio, l’apporto dei monaci che si espressero a sostegno del magistero proposto nelle lettere di Adriano, la lista degli igumeni e dei monaci rappresentanti dei loro vescovi presenti alla VII sessione e la lista degli igumeni e dei monaci rappresentanti dei loro vescovi firmatari della dichiarazione finale.
Donato Giordano O.S.B. Oliv., che firma la presentazione, scrive che il lavoro di Antonio Calisi è stato condotto con buona capacità di ricerca e di analisi critica del materiale reperito, dimostrando di conoscere bene la materia trattata e gli argomenti ad essa correlati, che fanno apprezzare anche l’originalità dell’argomento, messo a fuoco in modo monografico.
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IL CONGRESSO EUCARISTICO DI BARI
Pubblicati dalla Levante Editore gli Atti del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale di Bari
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Sono stati pubblicati, a cura di Vito Angiuli, Giuseppe Micunco e Gabriella Roncati, in una elegante e imponente pubblicazione della Levante Editori di Bari, gli “Atti del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale”, svoltosi a Bari dal 21 al 29 maggio 2005, “Senza la Domenica non possiamo vivere” (640 pagine).
Dell’importante assise congressuale sono riportati nel volume gli atti, le celebrazioni e le manifestazioni, dalla solenne apertura presieduta dal cardinale Camillo Ruini, inviato speciale del Santo Padre il Papa Giovanni Paolo II, fino alla celebrazione eucaristica conclusiva presieduta dal nuovo Pontefice Sua Santità Benedetto XVI, venuto a Bari alla sua prima uscita dopo l’elezione.
Il volume riporta la cronaca, giorno per giorno, i testi delle omelie tenute nelle diverse celebrazioni eucaristiche, quelli delle relazioni, degli interventi nelle varie tavole rotonde e nei laboratori e delle testimonianze; sono inserite anche le manifestazioni religiose (veglia di preghiera ecumenica, processione del Corpus Domini, Via Crucis) e culturali (rappresentazione teatrale sui Martiri di Abitene di Vito Maurogiovanni, (“Il primo giorno dopo il sabato”), a cura della Scuola Diocesana di Teatro con la regia di don Antonio Eboli; serata di riflessione e di festa ‘Notte di luce aspettando la Domenica’); importanti iniziative come il ‘Villaggio giovani’ e il ‘Family fest’.
I documenti: dalla sintesi del primo incontro con il Comitato Centrale, alla programmazione triennale, al sussidio liturgico-pastorale in preparazione dell’Avvento-Natale; al messaggio alle famiglie di mons. Angelo Comastri e mons. Francesco Cacucci, i comunicati stampa, le relazioni.
Sono riportati i saluti delle autorità civili e religiose per la solenne apertura del Congresso (mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto; On. Pierferdinando Casini, Presidente della Camera dei Deputati; Michele Emiliano, Sindaco di Bari; monizione del Cardinale Camillo Ruini).
Il volume è arricchito con la cronaca ed i documenti della giornata più importante del Congresso (Domenica 29 maggio), che nella Spianata di Marisabella, per la celebrazione eucaristica di chiusura, ha visto la partecipazione di Sua Santità Benedetto XVI (omelia e preghiera dell’Angelus). Il Santo Padre nell’omelia ha evidenziato, tra l’altro, che «Questo Congresso Eucaristico, ha inteso ripresentare la domenica come ‘Pasqua settimanale’, espressione dell’identità della comunità cristiana e centro della sua vita e della sua missione».
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Monsignor Francesco Cacucci, nel suo indirizzo di saluto al Santo Padre ed ai presenti, ha sottolineato che «Senza la fede nel Cristo morto e risorto, senza l’incontro con Lui, nella celebrazione eucaristica domenicale, senza la Chiesa non possiamo né essere, né dirci, né vivere da cristiani». Di notevole spessore culturale e cristiano, del resto perfettamente in linea con tutto quello che il nostro Arcivescovo ha creato e realizzato in questi anni, sono gli ultimi due capoversi della presentazione al libro che, riportiamo integralmente, perché sembrano un saluto ed un accommiatarsi dalla comunità. |
«Un particolare pensiero devo infine rivolgere ai fratelli rappresentanti delle altre confessioni cristiane, per la loro presenza, per il contributo di idee, per i momenti di preghiera vissuti insieme. La paterna celeste intercessione di san Nicola conceda alla chiara e riconosciuta vocazione ecumenica della città di Bari di crescere e progredire secondo le vie che lo Spirito vorrà indicare. Questi Atti vogliono essere una ‘memoria’ da custodire nella fedeltà e nella fecondità».
Ancora una volta sono bastate poche parole tipo memoria, fedeltà e fecondità per far si che chi scrive si sentisse parte integrante di un progetto più ampio e vasto; di un disegno avente come fine quella fratellanza, che mi sia consentito con indomito orgoglio di vecchio barese, testimoniata ampiamente nei miei libri, che la nostra città, al pari della nostra regione, non ha mai lesinato verso il prossimo, anteponendo sempre il cuore alla ‘ragion di Stato’.
Se non fosse per la speranza, dove sarebbe il futuro?
(Pubblicato su il giornale di Puglia, il quotidiano Online di Cronaca Pugliese del 6 settembre 2011)
http://www.giornaledipuglia.com/2011/09/pubblicati-dalla-levante-editori-gli.html
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IL SOLSTIZIO D’ESTATE NELLA CATTEDRALE DI BARI
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Il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, nella Cattedrale di Bari i baresi hanno assistito ad un eccezionale evento: il sole che bacia la terra. Alle ore 17,10 i raggi del sole provenienti dal rosone centrale con i suoi 18 petali o raggi, posizionato sulla facciata principale, vanno a combaciarsi esattamente sul corrispondente rosone in marmo delle stesse dimensioni, collocato sul pavimento della navata. L’effetto avviene solo una volta l’anno e soltanto in questo giorno.
L’eccezionale avvenimento, che a causa del maltempo per due anni non si è realizzato, è dovuto al movimento della Terra intorno al sole ed al fatto che il grande tempio sacro è stato costruito con l’abside rivolto verso l’Oriente. Secondo la tradizione, i primi cristiani pregavano indirizzandosi verso il punto in cui sorge il sole. Nel medioevo, infatti, l’uomo ha avuto uno stretto rapporto con la luce.
La Cattedrale di Bari, definita da Mons. Francesco Cacucci “lo scrigno della fede”, è una delle grandi opere romaniche sorte dopo l’anno mille. Essa rappresentava il simbolo della città medievale, l’edificio più importante dove si svolgevano cerimonie religiose, ma anche manifestazioni civili e politiche. Un monumento che grazie alla fede dei nostri padri ha saputo custodire e testimoniare per secoli la sua bellezza artistica.
Il cammino del sole nella Cattedrale di Bari, quest’anno ha avuto come tema “Come luce”, presentato da Don Franco Lanzolla, parroco della Cattedrale, a cui è seguito lo spettacolo di danza e musiche. “Come luce” è una proposta di testi, musiche, danze e canti che accompagna il contemplare e l’interpretare dell’evento del solstizio d’estate nella Cattedrale di Bari, attraverso l’incontro tra luce e colori.
La pienezza della co-incidenza è, infatti, il punto centrale del momento artistico che partendo dal mito della caverna di Platone, dove l’uomo credeva realtà le ombre, avendo il sole alle spalle, si passa all’incontro con la luce ed al suo dialogo con l’uomo che, attraverso questa relazione, impara a conoscerla ed a conoscersi.
Il momento centrale, quello che segna l’incontro tra la luce e la Terra, è visto come incarnazione di Cristo che “Come Luce” è venuto nel mondo (Gv 12) ed è un mistero che non può separarsi da quello della morte e resurrezione.
I testi quest’anno sono di Giulio Meiattini del monastero Madonna della Scala di Noci e del sacerdote Giorgio Mazzanti di Firenze. Le voci recitanti: Alessandro Piscitelli e Mari Galeone; voce solista del soprano Maria Luisa Dituri, accompagnamento al piano di Vincenzo Cicchelli, coreografia e danza di Carla Caporusso, regia di Marilena Bertossi.
Le musiche: sonata “Chiaro di luna” di Ludwig van Beethoven, intermezzo musicale da “La Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni e “A Chloris” di Reynaldo Hahn).
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LA FESTA DELLA MADONNA DEGLI ANGELI A QUASANO (Bari)
Per la collana “La Puglia nei documenti”, l’Editore Levante di Bari ha pubblicato un agile volume di Vincenzo D’Urso e A. Viviana Tedone, “Quasano – La festa della Madonna degli Angeli” (pagine 142 € 15).
Quasano è una borgata di villeggiatura in provincia di Bari, sulla bassa Murgia barese, in territorio di Toritto, protetta dalla Madonna degli Angeli, che si festeggia la terza domenica di giugno. L’evento viene ricordato anche all’estero, in occasione del quale si incontrano i nostri emigrati per un momento socialità.
Gli autori hanno voluto ricordare la loro frazione e la Madonna degli Angeli, quale simbolo della tradizione locale, attraverso un “viaggio” tra religiosità, tradizioni e territorio, ricorrendo alle testimonianze degli anziani, la vera memoria storica del paese, e consultando i vari documenti presenti in archivi e biblioteche. Base importante, scrivono gli autori, sono stati gli scritti di don Salvatore D’Innocenzo, di Nicola Carlucci e di altri collaboratori (Vincenzo D’Urso, Lina Fariello, Antonio Devito).
Il volume percorre un po’ la storia di Quasano, attraverso il territorio, la festa della Madonna, il quadro e le Chiese, i doni fatti alla Vergine, gli ex voto, le consuetudini e le tradizioni della civiltà contadina, il pane benedetto, la musica ed i carri. Nelle appendici, si parla della festa della Madonna all’estero, di Quasano e del suo paesaggio, delle tradizioni e dei piatti tipici.
Nel 1867, vista la grande affluenza di fedeli e l’insufficienza di spazi nella vecchia cappella, si dette inizio alla costruzione di una nuova Chiesa, più grande, grazie alle generose offerte dei popolo di Toritto. A distanza di tre anni fu celebrata la prima messa da don Beniamino Simonetti nella nuova Chiesa, realizzata al centro di Quasano. All’interno troneggia ancora oggi la statua della Madonna degli Angeli, donata dai torittesi residenti all’estero.
La preparazione spirituale alla festa inizia sette sabati prima della data stabilità per i festeggiamenti. Per l’occasione si effettua un pellegrinaggio a piedi, percorrendo i 12 chilometri che separano Toritto da Quasano.
Il volume è ampiamente illustrato e documentato e si avvale della prefazione di Saverio Muschitelli, presidente delegato del Comitato delle Feste, del saluto del parroco, don Marino Cutrone, e della presentazione del sindaco di Toritto, Michele Geronimo, il quale invita tutti a leggere il volume, «regalo al nostro spirito ed alla nostra ragione, che vogliono continuare a sentirsi partecipi di una storia, di un sentimento collettivo ai quali ogni essere dovrebbe aspirare».
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UNA NUOVA CATTEDRALE IN SIRIA
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Mentre divampa l’ondata delle proteste nel mondo arabo, una nuova Cattedrale, progettata da Nunzia Piarulliè stata aperta il 15 gennaio scorso al culto, nella zona universitaria della grande città di Aleppo, in Siria, alla presenza di Sua Eminenza il Cardinale Leonardo Sandri e del Vicario Apostolico, S.E. monsignor Giuseppe Nazzaro, ofm, vescovo di Aleppo. La Cattedrale è dedicata a Gesù Bambino, mentre l’altare è stato consacrato al Beato Emanuele Ruiz, ofm, e compagni Martiri di Damasco (1860).
La Siria oggi rappresenta una delle zone più tranquille ed equilibrate del mondo arabo, si potrebbe definire la Svizzera orientale, poiché regna un perfetto equilibrio tra tutte le forze religiose che convivono nella città più popolosa al nord del Paese. Infatti Aleppo è abitata da varie etnie: arabi, turchi, armeni e, inoltre, si mescolano diverse religioni che quindi la rendono molto "colorata" per la diversità di usi e costumi che si trovano in questa grande città.
Per l’occasione è stato letto il messaggio del Santo Padre, Benedetto XVI che, oltre a congratularsi con lo stesso monsignor Nazzaro, per aver “unito le loro forze per offrire a Dio una casa degna di lui, dove si invocherà il suo nome implorando la sua misericordia”. Il Santo Padre, nel suo messaggio, ha auspicato anche “che tutta la comunità cattolica di Siria possa offrire al Paese un apprezzabile contributo per la sua elevazione morale e sociale, in autentico spirito ecumenico e interreligioso”.
Nella sua omelia il cardinale Sandri ha messo in risalto due messaggi del recente Sinodo per le Chiese Orientali: comunione e testimonianza. Due impegni inscindibili per tutti, soprattutto per i laici, chiamati a viverli in famiglia, nel lavoro, nel mondo educativo, assistenziale e sociale, sottolineando l’essenzialità del ruolo della famiglia nella comunità parrocchiale per trasmettere la fede alle giovani generazioni e per coltivare le vocazioni al matrimonio-sacramento, alla vita sacerdotale, religiosa e missionaria. Il cardinale ha parlato del ruolo del Vescovo e dell’unità dei cristiani, evidenziando che “La Chiesa rileva il suo nome dalla ‘cattedra episcopale’ e quindi i fedeli devono sempre restare uniti al Vescovo che è sacerdote, maestro e guida secondo il mandato del Buon Pastore.
Hanno preso parte alla sacra liturgia, diretta da padre Hanna Jallouf, oltre a Vescovi cattolici, ortodossi, autorità civili e militari, l’Ambasciatore d’Italia in Siria, il Cardinale Leonardo Sandri, S.E. il Vicario Apostolico Monsignor Giuseppe Nazzaro, S.E. Mons. Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, S.E. Mons. Armando Bortolaso, Vicario Apostolico Emerito di Aleppo dei Latini, Mons. Maurizio Malvestiti, sottosegretario della Congregazione per la Chiese Orientali, Mons. Matthew Amponsah-Saamoa, segretario della Nunziatura Apostolica di Damasco.
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LA MADONNA DEL POZZO DI CAPURSO (BA) IN “VISITA” ALLA PARROCCHIA DI SANT’ANTONIO DI BARI
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Durante il mese di settembre la Parrocchia di S. Antonio di Bari è impegnata ad onorare Maria Vergine Addolorata.
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Le origini della Madonna del Pozzo, protettrice di Capurso, vengono da lontano. Nel 1705 un prete di Capurso, don Domenico Tanzella, versava in gravi condizioni per una malattia incurabile, quando gli apparve la Madonna che promise la guarigione a condizione di bere l’acqua di un Pozzo detto di S. Maria e far erigere una Cappella per poi far costruire un Convento per l’Istituto di S. Pietro d’Alcantara. Fu così che si scoprì quel pozzo dall’acqua miracolosa.
Oggi il Santuario di Capurso è sede di pellegrinaggi provenienti da tutta Italia, e qualcuno anche dall’estero. Quest’anno, e per la seconda volta, la Parrocchia di S. Antonio, per iniziativa di padre Mario, ha organizzato una marcia notturna verso il Santuario di Capurso alla quale hanno partecipato 25 persone.
Alle solenni cerimonie religiose di Bari, si affiancherà una “Mostra Filatelica Mariana”, che si svolgerà dal 21 settembre al 4 ottobre, ove saranno esposti francobolli di Italia, Vaticano, Repubblica di San Marino e Sovrano Ordine Militare di Malta, in occasione della quale, le Poste Italiane hanno concesso un annullo speciale che sarà attivato domenica 26 settembre, dalle 8 alle 13 presso la stessa Parrocchia.
Dall’anno 2005, la venerata statua è portata in pellegrinaggio nelle sedi ove sono presenti i Conventi dei Frati Minori e le Arciconfraternite di Maria SS. della Pietà e S. Antonio per cui, dopo Bari, l’onore di ospitare la Madre celeste toccherà a Gioia del Colle, Palagianello, Massafra e Acquaviva delle Fonti, ove sono previsti solenni festeggiamenti.
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PROGRAMMA
22 settembre
ore 18: arrivo e accoglienza della Madonna in Piazza Carabellese (Madonnella) e processione verso la parrocchia di S. Antonio
ore 19: concelebrazione eucaristica presieduta dal Rettore del Santuario di Capurso, padre Francesco Piciocco
ore 20,30 veglia mariana
23 settembre
Ore 17,30: omaggio floreale dei bambini
“ 18: rosario, litanie, concelebrazione eucaristica presieduta da don Vito Spinelli con la partecipazione delle Confraternite della Madonna del Pozzo di S. Marco dei veneziani e dell’Arciconfraternita di Maria SS. della Pietà e S. Antonio
Ore 20,30 incontro mariano con i giovani animato da Don Sergio Biancofiore
24 settembre
Ore 18: rosario, litanie. Concelebrazione eucaristica dei sacerdoti della Seconda Vicaria presieduta da don Vito Marziliano
ore 20,30: incontro mariano con le famiglie animato da don Franco Lanzolla, parroco della Cattedrale di Bari
25 settembre
Ore 18: rosario, litanie. Concelebrazione eucaristica per gli ammalati presieduta da mons. Domenico Ciavarella, vicario generale dell’Arcidiocesi Bari-Bitonto
ore 20,30: rosario, litanie. Santa Messa e Supplica presieduta da p. Mario Volpe, parroco di S. Antonio
26 settembre
Ore 7,30 - 9 – 10,30 – 12: SS. Messe. La S. Messa delle 10,30 sarà presieduta da p. Pietro Carfagna, Ministro Provinciale dei Frati Minori
Ore 8-13 annullo postale speciale per la Mostra filatelica Mariana
Ore 17: Rosario. Solenne saluto dell’Angelo per il congedo della Madonna del Pozzo la cui statua viene consegnata alla comunità parrocchiale di S. Lucia di Gioia del Colle.
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da Barisera 7 dicembre 2009, pag. 21
Nicola Neri - Guglielmo degli Imperi
Levante Editori, Bari
pagg. 276, € 22,00
LE MEMORIE DI GUGLIELMO DEGLI IMPERI
È da qualche giorno nelle librerie il volume di Nicola Neri “Guglielmo degli Imperi” (Levante Editori).
L’autore, docente di storia delle relazioni internazionali nell’Università di Bari, svolge ricerche nel campo del potere marittimo, della sicurezza nel Mediterraneo e, più in generale della storia dell’imperialismo.
Ci stiamo avvicinando pian piano ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Poco più di due decenni dalla sua nascita, questo Paese, che in qualche modo si sentiva vocato ad una politica di grandezza, iniziava la sua politica coloniale, che sarebbe terminata solo molti decenni dopo, con la sconfitta nel secondo conflitto mondiale. Ma ben prima della nascita dell’Italia unita, molti erano gli italiani che esploravano, combattevano, commerciavano o evangelizzavano la terra d’Africa.
Tra questi ultimi vi era il cappuccino piemontese, cardinale Massaja, del quale quest’anno ricorre il bicentenario della nascita, che fu inviato missionario a metà dell’800 nelle terre pagane dell’alta Etiopia, tra i Galla, e che giunse a diventare consigliere del re Menelik, il futuro vincitore di Adua.
Nicola Neri, attraverso lettere e memorie, ha raccolto nel suo volume, numerose testimonianze, e le ha fatte dialogare con i resoconti dei viaggiatori inglesi e francesi che all’epoca percorrevano le stesse terre ed incontravano gli stessi popoli.
Ne nasce un documento, non solo utile per una lettura avvincente della vita di un grande missionario e di un grande italiano, ma riporta anche alcune importanti pagine di storia italiana e africana.
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“DAL BUIO ALLA LUCE”, LA STORIA MILLENARIA DI BARI
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Per la Collana “Didattica e Manualistica”, diretta da Francesco De Martino, la Levante Editori ha pubblicato l’agile volume di Michele Cassano “Dal buio alla luce – Bari 1156-1292”.
Michele Cassano, sacrista della Cattedrale di Bari, appassionato di fotografia, ha al suo attivo diverse pubblicazioni sulla “Cattedra del Vescovo”.
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Questa volta la sua attenzione l’ha rivolta verso alcune delle numerose vicende della storia millenaria di Bari. Si narra infatti della Bari medievale, del cibo dei baresi, dei normanni, dell’elezione degli arcivescovi, che nel periodo bizantino era considerato anche il gradimento del popolo, possibilmente “ab omni populo”, cioè da tutto il popolo. Cassano tratta anche di Rainaldo, arcivescovo di Bari, di Guglielmo II, di Federico II, della storia di San Francesco che lo vide transitare da Bari di ritorno dall’Egitto, della consacrazione dell’altare della Cattedrale, della Fiera di S. Angelo voluta per solennizzare la nuova ricostruzione e consacrazione della Cattedrale avvenuta il 4 ottobre del 1292 e tante altre storie, scritte e presentate in maniera molto semplice e chiara, adatta a qualsiasi lettore. |
Padre Gerardo Cioffari o.p., che firma la presentazione, sottolinea tra l’altro che Cassano nel suo libro coglie degli aspetti che lo storico accademico solitamente omette, mentre l’autore ha un grande vantaggio e cioè che la sua “memoria” ha in suo favore la baresità, confluendo in lui l’impegno per la ricerca documentata e il calore della passione per riportare alla luce la vicenda civile ed ecclesiale barese. |
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Da Barisera 9 novembre 2009, pag. 22
Michele Cassano
Dal buio alla luce
Bari 1156-1292
Levante Editori, Bari
pagg. 78, € 10
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A partire dal Concilio Vaticano II è iniziata una
nuova stagione nei rapporti ecumenici tra la Chiesa cattolica
e quella ortodossa e ciò ha favorito la reciproca conoscenza
delle due diverse tradizioni. Nel clima del risveglio ecumenico
del dopo Concilio nacque a Bari l’Istituto di Teologia
Ecumenico- patristica Greco–Bizantina San Nicola. Nella
ormai pluridecennale attività di questo Istituto è
stata svolta un’apprezzata opera di ricerca e di didattica.
Da quest’anno l’Istituto si è dotato di
una collana editoriale, Analecta Nicolaiana, che intende presentare
al grande pubblico gli esiti migliori della ricerca che esso
promuove. Questa iniziativa che arricchisce il panorama culturale
della città di Bari, la rende, ove ce ne fosse bisogno,
un punto di riferimento nei rapporti ecumenici tra le Chiese
di Occidente e di Oriente.
Il volume di Andrea Palmieri, che da oltre un anno vive ad
Atene, per approfondire i suoi studi di teologia orientale
e di greco, pubblicato dalla Ecumenica Editrice di Bari (pagg.
174, euro 15), è uno studio sul rito utilizzato nella
Chiesa ortodossa per la benedizione delle seconde nozze, dopo
morte del coniuge o dopo divorzio. Anche chi non è
molto addentro alle questioni teologiche, può subito
rendersi conto dell’importanza del tema. È noto
infatti che la disciplina della Chiesa cattolica nei confronti
dei divorziati risposati è molto rigida. Ad essi non
solo non è concesso un nuovo matrimonio religioso,
ma sono anche esclusi dalla comunione eucaristica per tutto
il tempo che dura la loro nuova convivenza coniugale. Non
mancano casi di cristiani cattolici divorziati risposati che
vivono con sofferenza questo divieto. Si tratta, solo per
fare alcuni esempi, di chi ha subito il divorzio per colpe
dell’altro coniuge o di chi ha riscoperto la propria
fede dopo essersi risposato civilmente. Nella Chiesa ortodossa
invece non accade nulla di tutto ciò. La Chiesa ortodossa
infatti in alcune determinate situazioni riconosce la fine
del precedente matrimonio e permette di passare a nuove nozze.
Il rito con cui vengono benedette le seconde nozze è,
secondo l’autore, la chiave per capire come l’intera
disciplina su divorzio e nuove nozze è percepita nell’esperienza
ecclesiale e nella riflessione teologica ortodossa. Per questo
motivo l’intera ricerca si concentra su questo tema.
Il rito viene studiato innanzitutto su un piano storico, mettendo
in rilievo molte cose poco conosciute o sconosciute, analizzandone
con accuratezza le fonti documentarie e portando in luce le
varie forme assunte nel corso dei secoli fino al rito diventato
canonico. Grandissima attenzione viene poi dedicata allo studio
della trama concettuale delle varie forme rituali e in particolare
alla rilevazione dei contenuti teologici prospettati dall’uso
liturgico della Scrittura. Si giunge così ad alcune
conclusioni interessanti e significative: l’impossibilità
di dare una semplice lettura penitenziale del rito oggi canonico
e la fondatezza della coscienza ortodossa del carattere sacramentale
delle seconde nozze.
L’autore, sacerdote dal 1996, laureato in teologia morale
presso l’Università Gregoriana di Roma, all’inizio
della sua ricerca, dichiara di non essere mosso da preoccupazioni
pastorali legate alla problematica cattolica dei divorziati
risposati. Tuttavia al termine della lunga ricerca afferma
che non è possibile immaginare un’assunzione
del rito ortodosso nella disciplina cattolica. I motivi che
impediscono una simile soluzione sono la diversa interpretazione
che la Chiesa ortodossa dà al principio di indissolubilità
(dire che un matrimonio non deve essere sciolto non esclude
che in alcuni casi possa essere sciolto), e la particolare
concezione ortodossa della condizione dell’uomo sospeso
in una continua tensione tra la chiamata a raggiungere l’ideale
ed il peso della realtà in cui è immerso. Nonostante
queste considerazioni riteniamo che le conclusioni a cui è
giunto l’Autore, forse anche al di là delle sue
intenzioni, se bisogna attenersi a quanto scrive, possano
offrire un contributo alla discussione oggi assai viva se
esista o no la possibilità anche per i cattolici di
pensare a nozze ecclesiastiche successive a matrimoni falliti.
Per sostenere questo nostro giudizio, ci limiteremo a fare
riferimento a quanto detto a proposito della sacramentalità
delle seconde nozze ortodosse. La tesi dell’Autore è
che, secondo il pensare ortodosso, le seconde nozze siano
una specie di sacramento di grado inferiore, un vero matrimonio,
ma non sullo stesso pieno del primo matrimonio. Una simile
affermazione, avanzata dall’Autore quasi sottovoce,
consapevole delle conseguenze enormi che da essa potrebbero
scaturire, andrebbe a nostro parere ulteriormente approfondita
ed esplicitata.
In conclusione possiamo tranquillamente affermare di trovarci
di fronte ad un saggio di grande valore, destinato principalmente
a esperti di teologia, di diritto canonico, di storia bizantina,
di studiosi della materia, ma anche a chiunque sia attratto
dal fascino e dalla ricchezza dei riti e della cultura ortodossa.
Vittorio Polito
Felice Di Maggio
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Per la collana “La Puglia nei documenti”, coordinata
e diretta da Irene Cavalli, è stato pubblicato per
i tipi di Levante Editori di Bari, il corposo volume di Sigismondo
Mangialardi “La Collegiata di Bitritto”
ovvero storia di una parrocchia meridionale pagg. 452, euro
28).
Il termine collegiata oggi può significare poco, e
apparire come anacronistico; quando invece se ne ripercorrono
le vicende, si appura quanto sia stata forte la sua incidenza
nell’economia, nella vita sociale e nella cultura di
una popolazione.
Ogniqualvolta a Bitritto (BA) si parla di collegiata o di
Chiesa Madre, il riferimento è alla Chiesa posta nel
centro storico dedicata a Santa Maria di Costantinopoli. Storicamente,
invece, il riferimento è all’antica chiesetta
ubicata sulla via per Loseto (V. foto 1), dedicata alla Madonna
del Carmine e comunemente chiamata “Sant’Angelo”.
Tale denominazione ha origine dall’arcangelo Michele
primo protettore del paese e titolare della chiesa (V. foto
2).
L’autore, per tutti don Giosy, ordinato sacerdote nella
stessa Collegiata di cui parla nel suo libro, dal 1996 è
parroco della parrocchia Immacolata di Modugno.
Mangialardi in sostanza fa una ricostruzione storica ed edile
delle tre chiese, ma unica collegiata, che nel corso dei secoli
si sono succedute, con l’intento di non dare un ordine
alle pietre, ma piuttosto a conferire un volto a quanti nel
silenzio del lavoro umile dei campi hanno da sempre formato
la comunità bitrittese. I volti dei sacerdoti impegnati
nel ministero pastorale; i vescovi baresi detentori per secoli
del potere spirituale e temporale del paese; le confraternite,
prime forme di associazionismo laicale; i deputati della fabbrica
e le maestranze occupate nella costruzione della nuova collegiata,
non esenti da liti e controversie, rappresentano i protagonisti
della ricerca.
Lo studio, che non ha presunzione di completezza, vuole essere
solo un ulteriore contributo alla storia della comunità
bitrittese, ed ha come termine l’Unità d’Italia,
tappa in cui verrà soppresso il Capitolo collegiale
e la parrocchia subirà una trasformazione sociale ed
ecclesiastica.
Monsignor Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto,
scrive nella presentazione: «Le abbondanti fonti utilizzate
nella ricerca offrono uno spaccato vivo e reale, dove la collegiata
appare come parte integrante del tessuto sociale del paese,
ruolo tanto più rafforzato dall’essere l’unica
Parrocchia». Ed ancora esprime «Un plauso a don
Giosy Mangialardi, per aver consentito un viaggio così
denso e affascinante nel cuore di un autentico monumento di
fede e di storia del paese di Bitritto. È un ulteriore
segno dell’attenzione crescente dei nostri sacerdoti
alla storia locale delle nostre cittadine».
Il Sindaco di Bitritto, insieme all’Assessore alla Cultura,
sono grati a Don Giosy che, con la sua appassionante fatica
letteraria, consentirà a quanti si accosteranno alla
lettura di questa opera, di scorgere per la prima volta problematiche
legate alla Chiesa Matrice ed alla realtà religiosa
tanto cara alla Comunità bitrittese.
Le fonti archivistiche consultate sono state numerose: dall’archivio
di Napoli a quello segreto del Vaticano, a quello di Bari,
a quello parrocchiale e diocesano, ma fonte privilegiata sono
stati gli atti notarili, che rimangono ancora un’inedita
ricchezza da esplorare.
La pubblicazione è corredata da una serie di foto a
colori e documenti che hanno consentito a Mangialardi di scrivere
la storia di una parrocchia meridionale in provincia di Bari.
L'Antica Collegiata Sant'Angelo, oggi Chiesa della Madonna del Carmine |
Chiesa matrice, interno, altare di San Michele |
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Per commemorare la ricorrenza del XX anno di Episcopato (13
giugno 2007), Monsignor Francesco Cacucci, Arcivescovo di
Bari-Bitonto, ha pubblicato per Levante Editori - Bari, il
volume “Colligite fragmenta”, a cura di Mons.
Vito Angiuli, provicario generale dell’Arcidiocesi Bari-Bitonto.
Monsignor Cacucci è stato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi
di Bari-Bitonto (1987-1993), arcivescovo di Otranto (1993-1999)
e, da settembre 1999, Arcivescovo di Bari-Bitonto.
È autore di numerose pubblicazioni finalizzate a illustrare
e proporre la “svolta mistagogica”, ovvero comunicare
la fede in un mondo che cambia.
Mons. Domenico Ciavarella – vicario generale dell’Arcidiocesi
di Bari-Bitonto - che firma la presentazione – sottolinea
che il vescovo, costituito pastore del gregge, svolge il suo
ministero a favore della Chiesa, sentendosi guida e parte
del popolo di Dio.
L’elegante e discreta pubblicazione riporta la raccolta
di alcuni articoli di Mons. Cacucci, affinché siano
di aiuto a comprendere l’indirizzo pastorale che egli
ha dato alla Chiesa locale anche con la divulgazione del documento
“La mistagogia. Una scelta pastorale”.
Nell’antica religione greca, la mistagogia era l’iniziazione
ai misteri e per estensione si può dire che è
la persona che per la sua saggezza viene considerata un maestro
di vita o di pensiero. E Monsignor Cacucci, come si legge
nell’introduzione firmata da Mons. Vito Angiuli, fa
suo l’invito che Gesù rivolse ai discepoli dopo
che tutti coloro che l’avevano seguito nel deserto furono
saziati.
I doni di Dio, sovrabbondanti, saziano la fame dell’uomo
e manifestano la ricchezza della sua grazia. Non devono però
essere sciupati o andare dispersi, ma devono essere raccolti
e custoditi con cura perché possano portare frutti
abbondanti.
Oggi questo imperativo si fa ancora più pressante.
Si vive, infatti, in una situazione di frammentazione, di
smarrimento delle radici cristiane, di offuscamento della
speranza. Tutto ciò richiede che la comunità
cristiana non disperda i doni ricevuti da Dio, ma sappia concentrarsi
sull’essenziale, celebrando e annunciando il mistero
della fede in modo nuovo e coinvolgente. È imperativo
“fare sintesi” tra le dimensioni costitutive dell’esperienza
cristiana e viverle in unità. «È un compito
non facile – scrive mons. Cacucci -. Siamo nell’epoca
della frammentazione. Con una sorta di “pietas”
è necessario “collidere fragmenta” (raccogliere
i frammenti), perché i frammenti non diventino cocci
e vadano dispersi nella “spazzatura”, secondo
un’espressione ricorrente».
Questo, in sostanza, è il nucleo fondamentale della
“scelta mistagogica” che la Chiesa di Bari-Bitonto
persegue come obiettivo fondamentale del suo impegno pastorale
e che ultimamente, scrive ancora mons. Vito Angiuli, ha trovato
un’autorevole conferma nell’esortazione apostolica
post-sinodale di Benedetto XVI Sacramentum caritatis.
Mons. Francesco Cacucci |
L'Arcivescovo con Papa Benedetto XVI |
Il volume è stato pubblicato per commemorare, come già detto, il XX anno di episcopato dell’Arcivescovo Cacucci e la cerimonia avverrà non a caso, ma per un provvidenziale disegno di Dio, proprio nella Cattedrale di Bari, ove lo stesso 13 giugno 1987 Mons. Mariano Magrassi lo ordinò vescovo, mentre era in corso la IV Sessione Plenaria della Commissione Teologica Mista per il Dialogo Ufficiale tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa.
«La Chiesa di Bari-Bitonto - scrive Mons.
Ciavarella - intende così esprimere al suo pastore
il più sentito ringraziamento per la sua guida paterna
e illuminata e confermare la volontà di far tesoro
del suo alto magistero episcopale».
All’interno di ogni capitolo, gli articoli sono disposti
secondo l’ordine cronologico con l’intento di
favorire una lettura diacronica e consentire il rilevamento
della persistenza e dello sviluppo delle idee da uno scritto
all’altro.
In appendice il profilo biografico di Mons. Cacucci, tutti
gli scritti, in verità numerosi, e gli indici delle
scritture e dei nomi. La copertina è di Stefano Valentini
di Roma.
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La Cattedrale di Bari è una delle grandi opere romaniche
sorte dopo l’anno mille, essa rappresentava il simbolo
della città medievale, l’edificio più
importante dove si svolgevano cerimonie religiose, ma anche
manifestazioni civili e politiche.
Secondo la tradizione Bari ebbe per primo Vescovo un discepolo
di San Pietro, San Mauro, assurse a metropoli delle Puglie
sotto l’impero dei Greci. Per tale motivo si rendeva
necessaria una chiesa episcopale degna del suo lustro. Pare
indubbio che una chiesa episcopale sorgesse sullo stesso posto
sin dal secolo VI, con a fianco il battistero, trasformato
poi nell’ancora esistente Trulla.
Sulla facciata si possono notare animali e creature fantastiche,
caratteristica delle facciate delle chiese medievali. Essi
rappresentavano i custodi del luogo sacro, pronti a lottare
per difendere il bene.
In occasione del Congresso Eucaristico Nazionale svoltosi
a Bari nell’anno 2005, è stato pubblicato, a
cura di Fernando Russo, un accurato volume “La Cattedrale
di Bari” (FMR Editrice), con testi di Gianni Guadalupi
e Fernando Russo e riccamente illustrato con foto di Luciano
Romano:
Nella elegante e preziosa pubblicazione che mostra le millenarie
immagini scolpite nella pietra, si fa un po’ la storia
della grande Cattedrale dedicata a San Sabino e alla Madonna
di Costantinopoli (Odegitria), definita dall’Arcivescovo
di Bari, Francesco Cacucci, che firma la prefazione, “lo
scrigno della fede”.
Scrive l’Arcivescovo nella prefazione: “La Cattedrale,
scrigno prezioso che sempre affascina tutti per la sua bellezza
artistica, non è un museo! Tutto nella Cattedrale è
in funzione della crescita di fede, speranza e carità
della comunità cristiana, e questa è meravigliosamente
simbolizzata dall’edificio”.
Il volume grazie ai contributi di Gianni Guadalupi, che delinea
il contesto storico in cui la Cattedrale è stata costruita,
e dell’architetto Fernando Russo che accompagna il lettore
in un un’accurata e coinvolgente visita guidata della
chiesa, contribuirà certamente a farla riscoprire e
amare da tutti. Il campanile, la cupola, il timpano e il bel
rosone del transetto meridionale, ora splendidamente illuminati,
faranno da guida con il loro affascinante chiarore.
Nel volume si parla anche del Museo diocesano il cui testo
è firmato dal direttore don Gaetano Barracano. Un’appendice
riporta in lingua inglese un ampio riassunto.
Monsignor Cacucci, conclude la sua prefazione con l’auspicio
che chi entra nella Cattedrale di Bari, affascinato dalla
bellezza e dall’arte, possa giungere a pregare e ad
adorare; e a chi vi entra per pregare e per adorare, possa
essere aiutato in questo dalla bellezza e dall’arte.
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In occasione della festa di San Sabino, compatrono della
città di Bari, è stato presentato da Monsignor
Francesco Cacucci, arcivescovo metropolita di Bari-Bitonto,
l’Annuario 2007 relativo alla stessa Arcidiocesi (Edizioni
Litopress).
Il volume, che si presenta in elegante veste editoriale, è
stato curato dal sociologo Antonio Ciaula, ed è finalizzato
a far conoscere la chiesa diocesana e di rendere pubblico
quello che di per sé è tale.
Dal momento che la pubblicazione mancava da circa 8 anni ha
reso più ardua e impegnativa la ricognizione delle
informazioni, che comunque si è riferita a definizioni
canoniche e univoche del nuovo “Codice di Diritto Canonico”,
frutto del Concilio Vaticano II.
L’attuale
edizione dell’Annuario pubblica foto, cartine territoriali
e tematiche che aiutano a meglio conoscere la Chiesa particolare
di Bari-Bitonto e riporta moltissimi dati relativi alla Curia
Romana, alle istituzioni ecclesiastiche, alle Basiliche e
Santuari, Chiese e Parrocchie, Centri, Istituti, Fondazioni,
Confraternite, Cappellanie, Ordini religiosi, attraverso una
serie di schede sinottiche che riportano storia, titoli, indirizzi,
codici fiscali, feste delle comunità parrocchiali,
numeri telefonici, ubicazione, associazioni laicali presenti,
nome dei parroci, e-mail. Insomma, un’utilissima guida
per tutti coloro, ecclesiastici, studiosi e curiosi che intendono
informarsi sulle attività pastorali dell’Arcidiocesi
di Bari-Bitonto magistralmente guidata da Monsignor Francesco
Cacucci
Tra le curiosità notiamo che primo parroco della Parrocchia
del Buon Pastore di Bari fu nominato proprio Don Franco Cacucci,
oggi Arcivescovo di Bari-Bitonto.
Va sottolineato l’uso pastorale oltre che istituzionale
dell’Annuario che si pone come un utile contributo per
la crescita della comunità ecclesiale ed anche ottimo
strumento per il governo pastorale e l’organizzazione
dei molteplici compiti della comunità cristiana di
cui parlava Giovanni Paolo II.
Alla realizzazione dell’opera hanno collaborato, oltre
a quanti istituzionalmente preposti, anche Giulia Ciaula,
Teresa Mariani, Antonio Sorrentino e Patrizio Tarantino.
Per quanto riguarda le numerose foto, i riferimenti sono all’interno
della pubblicazione.
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È stato pubblicato in questi giorni un volume commemorativo
di Pietro Addante di Triggiano (BA) “Vito Taneburgo
il sacrestano di Triggiano – Il custode dell’Eucaristia”,
(Levante Editori, pagg. 288, euro, 12,00).
Addante, sacerdote, saggista, laureato in teologia e pluripremiato
per la cultura, ricorda in questo volume quella che è
stata la vita di Vito Taneburgo, scomparso nel 2003. Un sacrestano
di Triggiano (BA) che, dopo aver messo ordine alle cose della
chiesa, rimaneva in meditazione, seduto tra i banchi davanti
all’altare del Santissimo o dell’Eucaristia della
grande Chiesa Matrice che molti chiamano “il Cappellone”.
L’autore parla del cammino umano e spirituale di questo
insolito personaggio, molto amato e stimato, innamorato di
Gesù e della Madonna, insomma un uomo dalle nobili
e rare virtù. Il popolo dice: “Era come un Santo”.
I triggianesi lo chiamano e lo ricordano come “Vito
il sacrestano”, una sentinella vigile a colloquio con
Dio, custode santo dell’Eucaristia e della Casa di Dio.
Le pagine che ha scritto Addante vogliono affidare ai triggianesi,
e non solo, la santità religiosa di un uomo di Dio
che ha offerto a Dio ed ai fratelli la sua vita. Egli resta
memoria storica viva e faro evangelico della civiltà
dell’amore.
Monsignor Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari–Bitonto,
che presenta il volume, sostiene che “Coloro che avranno
fra le mani il lavoro di Addante ripercorreranno un tratto
di storia della comunità e potranno ringraziare il
Signore che non fa mancare alla sua Chiesa testimonianze vive
di fede e di umanità”.
Settembre 2000 - Festa della madonna
della Croce. Vito davanti all'altare maggiore della
chiesa Santa Maria Veterana, dopo lasanta messa, riceve
in |
Settembre 1987 - festa della Madonna della Croce.
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Per la “Bibliotechina di Tersite”, edita da Levante
Editori, è stato pubblicato il volume n. 19 di Michele
Loconsole “La Puglia e l’Oriente”, con prefazione
di Franco Cardini (pag. 132, euro 9,00).
Michele Loconsole, dottore in Teologia ecumenica, docente
di Religione cattolica e giornalista, con questo pamphlet
intende proporre al lettore nuovi percorsi, itinerari e sentieri
finalizzati a scoprire aspetti poco conosciuti della plurisecolare
cultura pugliese. Una “lettura”, quindi, desiderosa
di interpellare, scrutare e riscoprire l’originaria
natura dell’identità pugliese.
La Puglia, terra di passaggio, di raccordo e di frontiera
tra imperi, regni e diocesi è stata meta di non pochi
popoli (romani, goti, longobardi, franchi, normanni, svevi,
francesi, aragonesi, spagnoli, austriaci, borboni), alcuni
dei quali non sono stati solo conquistatori ma anche portatori
di civiltà, di commerci, di culture e di tradizioni.
L’autore nella pubblicazione tratta numerosi interessanti
argomenti tra i quali: gli ebrei e la Puglia in età
antica e medievale, la cultura greca e la Puglia bizantina,
l’Islam e la Puglia, le masserie di Puglia, San Nicola,
Santo d’oriente e d’occidente.
Franco Cardini che firma la prefazione sostiene, tra l’altro,
che si tratta di un libro che “…non è una
storia di Puglia, né una guida a un viaggio in Puglia:
ma potrebb’essere entrambe queste cose. Leggendo questo
libro sono riemersi soprattutto i colori. Il bianco delle
case – quello della calce e quello della ‘pietra
di Puglia’, così simile alla ‘pietra di
Giudea’ in cui è completamente costruita Gerusalemme
– il rosso dei pomodori a seccare, il verde-oro dell’olio
d’oliva che ha la stessa tonalità della splendida
corazza della sacra cetonia, il ‘moscon d’oro’,
come lo chiamano in Toscana, il misterioso scarabeo egizio”.
Insomma, un libro interessante, ricco di storiche curiosità
culturali in cui l’autore sottolinea come la storia
se ben compresa può costituire un ottimo passaporto
per un futuro più consapevole e radioso. Inoltre, ricorda
che investire maggiori risorse nel turismo soprattutto di
tipo religioso, culturale e scolastico potrà essere
la vera scommessa per l’avvenire della Puglia, diversamente
significherà continuare a confinare la regione al ruolo
marginale di “periferia del nuovo impero”, l’Eurasia.
La copertina riporta l’immagine del Santuario della
Madonna della Scala di Noci, opera del maestro Carlo Fusca.
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Conversano, ridente cittadina della provincia di Bari, forte
del suo senso civico e soprattutto culturale, meta di studi,
ricca di opere d’arte e di storia, è oggetto
del recente corposo volume di Mons. Sante Montanaro, “Vescovi,
Badesse e Conti di Conversano a difesa del proprio potere”
(Levante Editori – pag. 718, euro 50,00).
Montanaro, un canonico novantenne nato a Casamassima (BA),
autore di numerose altre opere tra cui “Pio XII Vescovo
di Roma”, “Rivoluzione francese a Roma”,
e la voluminosa opera in 4 volumi “Casamassima nella
storia dei tempi”, risiede a Roma per via dei numerosi
incarichi ecclesiastici presso la Santa Sede.
L’autore
si è cimentato in un lungo e qualificato studio delle
controversie giurisdizionali avvenute a Conversano tra il
1659 e il 1665, avvolte tra misteri e nebbie, e che hanno
avuto come protagonista il Vescovo pro-tempore mons. Giuseppe
Palermo, del quale il novantenne sacerdote ha ritenuto offrire
notizie il più possibile oggettive e complete sulle
sue origini, della sua nobile famiglia, sulla sua formazione
umana e culturale, sul suo carattere piuttosto deciso, sulle
frequenze e amicizie romane, sul suo inserimento nella Corte
Pontificia, sulla sua attività pastorale, sulle sue
sofferenze a causa di avversari potenti e senza scrupoli e
sulle reali minacce sulla sua stessa esistenza fisica.
Attraverso questo filo conduttore Montanaro scrive dei centri
di potere di Conversano, del primo Sinodo Diocesano, dei Monasteri
Benedettini, dell’Abbazia Nullius di San Benedetto e
delle Badesse Mitrate cistercensi per finire con la storia
e i risvolti dolorosi delle liti giurisdizionali avvenute
tra i vescovi di Conversano, il Capitolo di Castellana e le
Abbadesse del Monastero di San Benedetto.
A completamento dell’operazione Montanaro scrive anche
qualche nota a proposito di maschilismo e femminismo, che
non sono affatto problemi attuali, ma che l’attento
studioso ha trovato tracce nel corso delle sue ricerche e
che evidenziano l’attualità e la contestualità
del lavoro.
Purtroppo il Monastero di San Benedetto insieme alle Abbadesse
Mitrate non esistono più. Le uniche testimonianze rimaste
sono rappresentate dalla mitra, dal pastorale e dai guanti,
segni di un potere spirituale in altri tempi gloriosi, nonché
dal pensiero di un autorevole benedettino, padre Giovanni
Mongelli che scrisse: “…il singolarissimo Monastero
benedettino di Conversano fu una eloquente pagina del libro
della Chiesa e dell’esercizio del suo potere”.
Il volume è corredato da citazioni bibliografiche e
dall’elencazione delle fonti manoscritte nonché
ben illustrato da foto, documenti e da un glossario molto
utile ai lettori.
Conversano: Monastero e chiesa di San Benedetto.(da Conversano, città d'Arte: arte, Cultura e Tradizione, a cura di "Quadri e quadri" e di"Studio 5") |
Tony Prayer:
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Tra le numerosissime illustrazioni sono da evidenziare, oltre
la copertina, i dieci acquerelli acrilici con cui il Maestro
Tony Prayer, che vive e opera a Conversano, ha voluto rappresentare
con segni e colori le sue sensazioni destate dagli avvenimenti
esposti nel volume.
È appena il caso di congratularsi con l’autore
per il notevole lavoro fatto alla sua veneranda età
ed al quale porgiamo i più fervidi auguri di lunga
vita, dal momento che proprio in questi giorni ricorre il
suo 90° genetliaco.
Particolare menzione merita, infine, l’ing. Leonardo
Verna, nota figura di professionista e operatore culturale
di Casamassima, che con encomiabile abnegazione segue mons.
Montanaro in tutte le sue peregrinazioni ed il cui apporto
è risultato determinante per la realizzazione dell’opera.
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La Festa del Sedile svoltasi qualche tempo fa a Bari, dedicata
ad Isabella d’Aragona, è stata l’occasione
per riparlare dell’ottimo rapporto che nel passato ha
legato l’intera famiglia alla città di Bari,
attraverso la figura di Bona Sforza, Regina di Polonia e Duchessa
di Bari, nonché figlia della stessa Isabella d’Aragona.
Per tale motivo ripropongo la rilettura di una splendida pubblicazione,
a cura dell’Archivio di Stato di Bari, in collaborazione
con la Sovrintendenza Archivistica per la Puglia, l’Archivio
Arcivescovile di Bari, la Basilica di S. Nicola e di un gran
numero di qualificati studiosi e collaboratori, che è
stata diffusa da Levante Editori di Bari (pag. 310, euro 41,32).
Trattasi di una speciale edizione del volume “Bona Sforza,
regina di Polonia e duchessa di Bari”, pubblicata sotto
l’Alto Patrocinio di S.E. Mons. Mariano Magrassi, dedicata
e donata a Sua Santità Giovanni Paolo II in occasione
della sua visita a Bari il 26 febbraio 1984.
I testi, inquadrati in un’ampia documentazione fotografica,
sono tutti relativi all’azione multiforme di una donna
eccezionale, sepolta nella Basilica di San Nicola, che dimostrano
non solo lo splendore del suo ducato, ma anche la popolarità
che ha lasciato dietro di sé.
La pubblicazione contiene una serie di saggi relativi agli
elementi religiosi ed umanitari della Duchessa, all’ambiente
politico e all’ordinamento comunale di Bari nel XVI
secolo, descrivendo anche i rapporti con la città di
Modugno e il mausoleo esistente in San Nicola.
L’opera riporta anche una serie di documenti, tra i
quali la testimonianza del viaggio di Bona Sforza in Polonia,
la nomina di procuratori, la liquidazione dei legati di Isabella
d’Aragona e numerosi altri. Tratta anche dei rapporti
con le istituzioni civili ed ecclesiastiche. Inoltre, riproduce
i documenti relativi al testamento della regina di Polonia,
alle conclusioni dei capitoli della Cattedrale e della Basilica
di S. Nicola concernenti le celebrazioni per le esequie di
Bona Sforza e quelli relativi alla sepoltura della sovrana.
L’ultimo documento è attinente alla concessione
in perpetuo dei diritti sul sepolcro della regina da parte
del capitolo di S. Nicola di Bari in favore di Anna Jagellone,
regina di Polonia (1589).
Il volume, che rappresenta un prezioso contributo alla conoscenza
della storia locale, evidenzia i rapporti che la regina di
Polonia instaurò non solo con i suoi funzionari ma
anche e soprattutto con le istituzioni civili ed ecclesiastiche,
intervenendo spesso in modo considerevole in questioni anche
di competenza non esclusivamente politica.
Monsignor Mariano Magrassi, nella presentazione, sostiene
che “Gli studiosi del passato vi troveranno un cibo
delizioso al loro palato e si sentiranno stimolati a ricostruire
meglio il contesto storico, insieme a Biblioteche ed Enti
che vedranno arricchire i loro scaffali di questa ampia raccolta
documentaria”.
L’opera vuole essere una pagina di storia che collega
la città di Bari alla lontana Polonia, ora tanto vicina
a noi per aver dato i natali a un grande Papa, Giovanni Paolo
II, che non ha mai cessato di stupirci con la sua incredibile
attività finalizzata all’unione dei cristiani,
alla pace e alla divulgazione della fede.
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Molti ricorderanno l’episodio del film “Questa
è la vita” nel quale Totò interpretò
un episodio intitolato “La patente”, tratto dalla
omonima novella di Luigi Pirandello. Forse, ispirato da questo
film, Vito Lozito ha avuto l’idea di scrivere il volume
“Agiografia, Magia, Superstizione” (Levante Editori,
pag. 330, euro 25,82).
Agiografia, magia, superstizione: tre argomenti dal significato
molto diverso l’uno dall’altro, che Vito Lozito,
docente di Storia della Chiesa nella Università di
Bari, recentemente scomparso, con la complicità di
Levante Editori, si fa per dire, ha saputo con vera maestria
mettere insieme pubblicando un libro di notevole interesse.
Nelle note agiografiche l’autore pone in evidenza il
collegamento tra riti cristiani e antiche festività
di precedenti civiltà come usanze, credenze, atteggiamenti,
evidenziando le difficoltà di diventare Santi, dopo
il tormento di vivere, secondo i principi della religione
cristiana.
In riferimento alla magia e alle sue forme l’autore
fa un’ampia disamina dei moduli di vita delle varie
classi sociali e dei periodi esaminati, illustrando con tanta
semplicità le figure di maghi, incantatrici, condannati,
perseguitati dalle istituzioni ecclesiastiche e dai governanti
che per un atavico bisogno di avvicinarsi all’arcano
e al sacro, hanno prosperato e continuano a farlo ancora oggi.
Infatti, hanno resistito a persecuzioni, a processi, dal momento
che i loro interventi erano richiesti dalle diverse classi
sociali, per il perenne desiderio di conoscere e vendicarsi.
Lozito narra anche di strumenti magici, malocchio e scongiuri,
ma tutto secondo criteri scientifici con note e citazioni
bibliografiche, che il lettore segue senza difficoltà
alcuna, anzi più legge e più viene affascinato
dalla curiosità di apprendere e di sapere. E non dimentica
neanche talismani, amuleti, erbe magico-terapeutiche, strumenti
magici, malocchio e scongiuri.
In appendice sono riportate le “Vite” di Maria
Maddalena e Taide, due meretrici che diventarono sante, e
di Pelagia e Teodora che per raggiungere la santità
si travestirono da uomo.
Il volume, ben presentato, esamina anche il costume, la mentalità,
l’atteggiamento, i riti e le feste: si parla del Presepio,
dell’Epifania, della Candelora e dei riti di purificazione,
di carnevale e della quaresima, delle tradizioni e dei simboli
nelle celebrazioni pasquali. Insomma, c’è n’è
per tutti i gusti.
Una bibliografia, un puntuale riporto di note, un indice delle
figure e una serie di belle tavole a colori completano l’interessante
pubblicazione tutta da leggere, conservare, consultare e conservare
gelosamente.
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È stato pubblicato recentemente il fascicolo 1, 2005
della rivista “Nicolaus – Studi storici”,
diretta da padre Gerardo Cioffari o.p. (responsabile Giovanni
Cavalli), edita dal Centro Studi Nicolaiani per i tipi di
Levante Editori di Bari (abbonamento annuo € 25,00).
Il voluminoso fascicolo, di cui è autore p. Gerardo
Cioffari o.p., è totalmente dedicato ai “Domenicani
nella storia” ovvero la storia dell’Ordine attraverso
i suoi protagonisti che, oltre a non essere pochi, sono anche
importanti. Il fascicolo si riferisce al Medioevo.
Incontriamo così San Domenico, canonico, predicatore
e fondatore dell’Ordine; San Vincenzo Ferreri, il predicatore
instancabile Frà Giovanni da Fiesole, meglio noto come
Beato Angelico, al secolo Guidolino di Pietro.
San Domenico, al secolo Domenico di Guzman, canonico della
Cattedrale di Osma, era nato a Caleruega (Spagna) tra il 1171
e il 1175 in una nobile famiglia locale. Giordano di Sassonia
nel suo “Libretto sui primi tempi dell’Ordine
dei Predicatori”, così scriveva «Scosso
dalla miseria dei poveri e divorato dalla compassione, risolvette
con un unico gesto di obbedire ai consigli evangelici e di
alleviare nel modo che gli era possibile la miseria dei poveri
che morivano. E vendette i libri che possedeva, libri a lui
indispensabili».
La fisionomia spirituale di San Domenico è inconfondibile.
Egli stesso negli anni duri dell’apostolato albigese
si era definito: “umile ministro della predicazione”.
Dalle lunghe notti passate in chiesa accanto all’altare
e da una tenerissima devozione verso Maria, aveva conosciuto
la misericordia di Dio e “a quale prezzo siamo stati
redenti”, per questo cercherà di testimoniare
l’amore di Dio dinanzi ai fratelli. Egli fonda un Ordine
che ha come scopo la salvezza delle anime mediante la predicazione,
che scaturisce dalla contemplazione.
Nonostante l'opposione dei familiari, anche San Tommaso d’Aquino
nel 1244 entrò nell’Ordine domenicano, studiando
quindi a Parigi ed a Colonia. E dal momento che egli era generoso
nel mettere a disposizione dell’Ordine i suoi talenti,
allo stesso modo l’Ordine lo sosteneva, assegnandogli
tre ed anche quattro segretari perché scrivessero sotto
dettatura l'imponente sequenza di testi del santo, che ci
sono pervenuti.
Anche le donne hanno avuto un ruolo importante nelle storia
dei domenicani, anzi sono entrate nella storia domenicana
ancora prima degli uomini. Infatti, istituirono una comunità
che costituì una vera e propria “stazione missionaria”
in appoggio ai predicatori. Registriamo così la presenza
di S. Caterina da Siena, penultima di 25 figli che, nonostante
le difficoltà incontrate in famiglia a causa della
sua decisione, entrò nell’Ordine. Il carisma
in lei era così evidente che, nonostante la giovane
età, molti senesi, anche appartenenti a famiglie altolocate,
cominciarono a frequentarla ed a chiederle consigli. S. Caterina
è ricordata come consolatrice dei condannati per il
celebre episodio di Niccolò Toldo - nobile perugino
condannato a morte per aver cospirato contro la sicurezza
dello stato - a cui Caterina riuscirà a dar forza e
fede per superare la disperazione e per affrontantare la morte
in grazia di Dio.
Cioffari ricorda anche la questione dei Domenicani ed i Templari,
un ordine cavalleresco tra il militare ed il monastico, fondato
verso il 1119 da alcuni crociati che si erano stabiliti presso
il Tempio di Salomone, allo scopo di proteggere i pellegrini
cristiani. Ben presto quell’ideale attrasse molti adepti
e in pochi decenni, non solo riuscirono a costruire fortezze
inespugnabili, ma anche a raccogliervi ingenti tesori, al
punto da destare l’interesse del Re di Francia che ipotizzò
di sopprimere i Templari con varie accuse infamanti, allo
scopo di impadronirsi dei loro beni.
Nella premessa, l'autore sottolinea come nella storia dei
Domenicani si rifletta l’affascinante iter dello spirito
umano, che si realizza e s’incarna in personalità
estremamente diverse, da San Tommaso d’Aquino a Santa
Caterina, a San Vincenzo Ferreri, da Torquemada a Savonarola
- tanto per rimanere nel Medioevo - ed in questo spirito ha
narrato il passato dell’Ordine. È sua convinzione
che sia più facile comprendere lo spirito domenicano
attraverso gli uomini che l’hanno incarnato, che non
attraverso le regole scritte sulla carta.
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Ada Ignazzi, diplomata presso l’Istituto Statale d’Arte
di Bari, interessata ad ogni forma artistica e culturale,
risiede a Monopoli (Ba), dove ha svolto molte attività
in ambito scolastico e amministrativo. È particolarmente
interessata alla storia ed ai temi che riguardano la carità
nel Mezzogiorno, specie ad opera di donne impegnate nel sociale.
E, dal momento che la storia delle donne del sud Italia, è
quasi tutta da scrivere, l’autrice, Ada Ignazzi, con
il volume “Marianna Farnararo Contessa De Fusco –
Cofondatrice del Santuario di Pompei”, pubblicata dalle
Edizioni Giuseppe Laterza di Bari (pag. 204, euro 20,00),
ha voluto dare il suo contributo finalizzato a far conoscere
la storia di una donna pugliese che, insieme al Beato Bartolo
Longo, ha fondato il Santuario della Beata Vergine di Pompei.
La Puglia, e in particolare Monopoli, ha dato i natali a Marianna
Farnararo, Contessa De Fusco, educata alla misericordia verso
i poveri. All’età di 14 anni segue la famiglia
nel trasferimento a Napoli convolando a nozze con il Conte
Albenzio De Fusco di Lèttere. Dal matrimonio nascono
cinque figli, ma dopo 12 anni rimane vedova, ereditando alcuni
terreni nella valle di Pompei che a causa della cattiva gestione
del patrimonio, dovrà affrontare, nei primi anni della
vedovanza, notevoli difficoltà economiche. Ma, l’amicizia
con Caterina Volpicelli, oggi Beata, favorisce il maggior
avvicinamento alla religione, dedicandosi così ad azioni
di volontariato religioso e sociale per i quali si meritò
l’appellativo di “apostolo della sua parrocchia”.
Nella casa della Volpicelli, Marianna conosce l’avvocato
Bartolo Longo, anch’egli pugliese di Latiano (Br), al
quale affida l’amministrazione del suo patrimonio, lo
sposa successivamente, dedicandosi entrambi alla costruzione
di una nuova chiesa e successivamente alla realizzazione del
Tempio dedicato alla Vergine del Rosario ed alla realizzazione
di opere sociali ad esso collegate.
L’autrice auspica che la lettura del volume susciti
interesse nella gente di Monopoli e negli studiosi di storia
locale, dal momento che il suo obiettivo è quello di
far conoscere ai monopolitani l’operato di una concittadina
di ieri, di una donna laica che ha precorso i tempi andando
molto oltre i confini della sua città.
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Per la collana di Tradizioni e Spiritualità dell’Est
Europeo “Il Lucernario”, diretta da Anna Maria
Tripputi, docente di storia delle tradizioni nell’Università
di Bari, e da Maria Pia Pagani, giovane studiosa dell’Università
di Pavia, è stato pubblicato il primo numero dal titolo
“Le maschere della santità”, di Maria Pia
Pagani, edito da Paolo Malagrinò (pag. 254, euro 20,00).
Trattasi di una bella e lucida monografia dedicata alla storia
del teatro russo e alla biografia di un singolare artista,
Sajko, innamorato della sacra follia e che la “Pravoslavnaja
Ènciklopedija” (Enciclopedia Ortodossa), pubblicata
a Mosca nel 2001, sotto la direzione del Patriarca Alessio
II, definisce con il termine di “blaennyj”
(beato), da secoli nella letteratura agiografica russa unito
al nome di parecchi folli in Cristo, canonizzati, pur non
avendo ancora ufficialmente ricevuto la beatificazione.
Maria Pia Pagani, che collabora con l’Istituto Internazionale
di Ricerca sul Volto di Cristo e con l’Istituto “Luigi
Sturzo” di Roma e con altre importanti istituzioni nazionali,
è stata relatrice a numerosi convegni ed è traduttrice
e autrice di saggi sul mondo dei giullari, dei cantastorie
e dei “Folli in Cristo”, del mondo bizantino-slavo
ed ha curato l’edizione italiana de “I Santi dell’antica
Russia” del teologo e medievista G.P. Fedotov.
La pubblicazione, che si avvale della prefazione di Gabriele
De Rosa e della introduzione di Sisto Dalla Palma, è
stata resa possibile con il contributo della Fondazione di
Piacenza e Vigevano, dell’Università degli Studi
di Pavia, del Centro di Alti Studi in Scienze Religiose e
con il patrocinio della Fondazione Gorbachev-Italia.
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In occasione dell’apertura della nuova Chiesa di San
Pio, Pasquale Perna, avvocato, responsabile dell’Ufficio
Amministrativo del Terzo Settore della Città di San
Giovanni Rotondo, ha voluto ricordare la storia della città
che ha ospitato il Fraticello di Pietrelcina, pubblicando
per i tipi della Levante Editori di Bari il volume “Padre
Pio: faro sulla Via Langobardorum” (pag. 190, euro 13,00).
L’autore con questo libro racconta la storia della cittadina
garganica, dalle origini, che risalgono all’età
neolitica, all’età del ferro con la nascita del
villaggio posto a valle del monte Castellano-Crocicchia, fino
ad arrivare al vicus di Bisanum, area su cui sorge San Giovanni
Rotondo.
Perna non si limita solo a tracciare la storia di San Giovanni
Rotondo, ma si sofferma anche sui fatti prodigiosi che hanno
interessato il Gargano (l’apparizione dell’Arcangelo
San Michele, la conversione di San Camillo De Lellis) e, come
pietra miliare della nuova storia di questa cittadina, viene
ricordato l’arrivo dell’umile fraticello che l’autore
definisce “Faro della Via Sacra Langobardorum”.
San Pio, infatti, è il nuovo faro della Montagna, verso
la quale, come nel medioevo, schiere di pellegrini si avviano
ripercorrendo le stesse strade.
Il tema conduttore dell’opera rappresenta la intensa
spiritualità che emerge dal Gargano e che non sfugge
al pellegrino o al turista, alla stregua di quanto avviene
in altre località come Lourdes o Assisi o Pompei, quella
spiritualità che attraverso i “fari spirituali”
come Padre Pio, anzi San Pio, diventa contemplazione del Creato.
Ma il volume non fa solo la storia del Gargano e del Santo
con le stimmate, ma nel “racconto” vengono riportate
anche curiosità e notizie interessanti sui Templari,
il loro ordinamento ed i rapporti con Federico II. Sono riportate
anche notizie relative a personaggi illustri che hanno contribuito
a fare la storia ed a rendere famosa San Giovanni Rotondo,
con lo scopo di tramandare alle nuove generazioni la memoria
storica, patrimonio sacro e prezioso.
Il volume molto ben illustrato, è corredato da documenti,
piantine e foto, nonché da spartiti musicali dedicati
alla città, da un’ampia bibliografia e si avvale
della presentazione di Cosimo D’Angela, presidente della
Società di Storia Patria per la Puglia.
Progetto grafico della copertina di Ignazio Danti.
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Giuseppe Lovecchio, avvocato e magistrato tributario, che
ha all’attivo numerose pubblicazioni dedicate ai suoi
viaggi, a personaggi famosi o ad enti e istituzioni, ha finalizzato
i suoi scritti con l’intento di portare a conoscenza
dei suoi concittadini storie poco note o sconosciute.
L’autore, appassionato della sua Conversano, con una
pazienza certosina ha cercato in lungo e in largo tutto il
materiale possibile e sconosciuto per riscrivere, appunto,
la storia ignota di un illustre cittadino di Conversano (BA),
che ha lavorato molto per il radicamento della Compagnia di
Gesù nel Nuovo Mondo, pubblicando il volume “Alla
scoperta della storia ignota di Padre Michele Accolti Gil
(edito da Arti Grafiche Scisci, Conversano).
Questa volta, con la curiosità e la pignoleria che
lo contraddistinguono, ha voluto portare il suo contributo
alla storia ignota di Padre Michele Accolti Gil (1807-1878),
rileggendo un testo pubblicato nel lontano 1915 e documentandosi
successivamente con altre testimonianze pervenute dagli Stati
Uniti, ove il gesuita aveva trascorso alcuni anni della sua
vita missionaria.
Lovecchio, da pignolo qual è, ha voluto far precedere
la storia di padre Accolti Gil da quella culturale, politica
e religiosa della città di Conversano, da quella della
famiglia del gesuita nonché quella della Compagnia
di Gesù.
L’autore si augura che il suo lavoro serva da stimolo
al Comune di Conversano per raccogliere tutti gli scritti
originali di Padre Accolti Gil, consentendo ai conversanesi
di oggi di conoscere nella loro giusta dimensione i valori
di cui era portatore il missionario e soprattutto di tramandare
anche la memoria storica di un illustre concittadino che ha
girato il mondo e attraverso la sua missione ha fatto conoscere
l’Italia e gli italiani all’estero.
La pubblicazione si divide in cinque parti e trattano di Conversano
e dei gesuiti attraverso la storia, della vita di padre Accolti
Gil e del suo soggiorno in Oregon e in California.
L’opera di Lovecchio, si avvale della presentazione
del Sindaco di Conversano e di Filippo Iappelli S.J., storico
della Compagnia di Gesù, il quale ultimo riconosce
che la «figura del gesuita conversanese risulta per
tutti affascinante e onora la famiglia, la città e
l’Italia che gli hanno dato i natali e la Compagnia
di Gesù che lo ha formato apostolo zelante ed educatore
efficiente».
La pubblicazione è molto ben documentata, di facile
lettura e soprattutto ricca di particolari e curiosità
storiche e personali dell’illustre cittadino di Conversano.
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A distanza di poco più di un anno dalla pubblicazione
di una importante opera “I Santi del Calendario”,
Rocco Panzarino ci prova ancora con un interessante volume
filosofico-scientifico “Dio-Sezione Aurea-Bellezza (Schena
Editore, Fasano, 13 euro).
L’universo, la vita, l’uomo, la bellezza: chi
ci ha elargito questi doni? Cosa ha ispirato Dio nella sua
opera creatrice? È possibile esprimere la bellezza
del creato con i numeri? Sono gli interrogativi che si pone
l’autore nel suo ultimo lavoro.
Il merito principale di Panzarino è quello di percorrere
il suo rigoroso cammino di ricerca teologica, filosofica e
scientifica non allontanandosi mai dal testo biblico, poiché
esso rappresenta lo strumento «per eccellenza che studia
il rapporto tra l’uomo e Dio», il mezzo dal quale
non si può prescindere se si vuole conoscere il vero
volto del Creatore.
La Bibbia è prima di tutto un libro di fede, pervaso
in ogni sua pagina dalla percezione che parlare di Dio vuole
dire parlare di Amore, perchè “Dio è Amore”.
Egli manifesta questo suo Essere attraverso le persone del
Padre, creatore del cielo e della terra, del Figlio, disceso
dal cielo per la nostra salvezza, e dello Spirito Santo, personificazione
dell’amore esistente tra il Padre e il Figlio.
Sintesi di questa verità teologica è la singolare
rielaborazione del “Credo” che l’autore
propone in maniera semplice e lineare; una traduzione fedele
e profonda della storia della nostra salvezza e del nucleo
fondamentale del credere cristiano. Sarebbe interessante adottarlo
nei testi di catechismo e nei cammini di preparazione teologica
dei giovani. Un Dio-Amore non può che essere l’autore,
“l’Architetto” di tutto ciò che c’è
di bello nel creato. Tutte le sue creature sono buone/belle
(i due termini sono reciproci) in quanto «conformi al
disegno di Dio»; ma l’uomo lo è ancora
di più, poiché incaricato direttamente da Dio
a portare a compimento la sua opera creatrice.
Moderna e assolutamente condivisibile l’analisi che
l’autore fa del peccato, visto come rifiuto dell’uomo
di lasciarsi amare da Dio, e del suo sinonimo: sofferenza.
“I due concetti non sono in contrasto, ma consequenziali.
Infatti, poiché Dio è amore, la lontananza da
Dio porta alla sofferenza e alla morte”. Gesù,
pertanto, prendendo su di sé il peccato, prende su
di sé la sofferenza stessa dell’uomo. Se davvero
fossimo convinti di questo, quanto cambierebbe il nostro modo
di vivere la fede, di vedere Dio e di relazionarci a Lui!
Non più un Dio che castiga, ma un Dio che soffre con
noi e ci sostiene in questa sofferenza. Ma la trattazione
teologica che interessa la prima parte del testo non è
che un preludio al passaggio più originale e interessante
del saggio: questa bellezza, questa bontà, questa capacità
del Creatore di generare armonia, bellezza di colori, di suoni
e di forme può essere tradotta in numeri?
Certo! Non a caso i numeri e, in particolare, il numero irrazionale
per eccellenza, il P greco (detto da Leonardo la Sezione Aurea),
hanno sempre richiamato a insigni studiosi e filosofi del
passato (Pitagora, Kepler, Galileo) «l’unità
di misura con la quale Dio ha creato il mondo». Come
negare che la perfezione, l’armonia, la bellezza irradiate
dall’universo, ma anche da ogni singola cellula vivente,
sono la manifestazione visiva di un perfetto calcolo matematico?
Da qui parte una trattazione analitica degli esempi più
evidenti e interessanti attraverso i quali si manifesta questo
principio, in un crescendo di scoperte e di rivelazioni che
interessano la geometria, l’arte (si pensi alla Gioconda),
l’architettura (che prodigio e che perfezione la struttura
del nostro Castel del Monte!), il mondo vegetale e quello
animale, il corpo umano “scrigno di bellezza”
ed esempio ineguagliabile di perfezione e armonia.
È difficile classificare l’opera di Panzarino.
Il suo non è solo un saggio teologico, né solo
filosofico o scientifico. È, soprattutto, un elogio
della bellezza, in ogni sua forma e manifestazione, strumento
privilegiato che ci viene offerto per elevarci a Dio e per
vivere con rinnovato stupore il nostro rapporto con il creato.
È l’ingrediente indispensabile che ci consente
di trascorrere le nostre giornate con entusiasmo e voglia
di vivere.
Così come ha fatto l’autore, ci piace terminare
questo breve commento riproponendo le dolci espressioni di
un Vescovo, a noi così caro, che della Bellezza aveva
fatto il simbolo di tutta la sua vita, don Tonino Bello: «Il
mondo non verrà preservato dalla catastrofe planetaria
né dall’astuzia dei diplomatici e dei politici,
né dalla forza del diritto e neppure dalla cultura
degli accademici; il mondo verrà preservato dalla bellezza
e dalla musica, dalla poesia e dall’arte».
Vittorio Polito
Felice Di Maggio
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Per la Chiesa l’immagine
religiosa ha una triplice funzione: di ornamento, di
insegnamento e di divulgazione e incitamento alla pietà
e l’immaginetta o santino è destinato proprio
alla funzione divulgativa della devozione. |
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Oggi le pubblicazioni sull’argomento
sono numerose e anche se non recentissima (2001) è
il caso di ricordare anche quella di Anna Van Westerhout:
“I Santini e la loro simbologia” (Edizioni
Giuseppe Laterza, pag. 250 € 20,00). |
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Il repertorio di elementi simbolici che compaiono
nelle immaginette è molto vasto e, spesso, la
caratteristica raffigurata, che a molti sfugge, ha la
sua motivazione. Ed allora l’autrice ci accompagna
con i suoi commenti spiegandoci dettagliatamente il
significato dell’iconografia, il giorno della
festa e la riproduzione dell’immagine del Santo.
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