Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

I PORTATORI DI DONI

 

La domanda sorge, spontanea: Chi sono i Portatori di doni?

 

I Portatori di doni più conosciuti sono: ovviamente i Re Magi, Babbo Natale o Santa Klaus, il Christkind, San Nicola, santa Lucia e la Befana.

 


I SANTI MAGI


 

 



 

Cominciamo, dunque, dai Magi.

Dal Vangelo di Matteo, Cap. 2:

La visita dei Magi

[1]Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:

(2) "Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".
(3) All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
(4) Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
(5) Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
(6)  E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
(7) Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella
(8) e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

(9) Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
(10) Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioi
(11) Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
(12) Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. (Mt 2, 1 - 11)

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La parola “mago” con cui oggi indichiamo questi personaggi, non va confusa col significato moderno, derivando essa dal greco “magoi” che sta ad indicare i membri di una casta, di un gruppo sacerdotale persiano che si interessava di astronomia ed astrologia ed a cui spettava il ministero sacerdotale e di presiedere il culto, lodando Dio quasi in silenzio, con devozione, senza servirsi di templi o altari Essi conducevano una vita austera, di raccoglimento e di astinenza, alimentandosi di verdure, formaggio e pane, osservando la castità matrimoniale, vestendo sobriamente.

Erano seguaci di Zoroastro, fondatore della religione Mazdea, presieduta dal dio Mazda, creatore del mondo e delle cose buone in esso contenute, che come antagonista aveva Ahriman, responsabile del male fisico e morale che c’è nell’universo. Nella lotta finale, Ahriman sarà sconfitto per opera di un Salvatore.

Provenivano dall’Oriente, forse dall'Arabia o dalla Persia, tenendo conto della natura dei doni offerti e della lingua, analoga all’ebraica. Proprio questa regione forniva, infatti, oro ed incenso, trasportati a Gerusalemme dai dromedari di Madian, di Efa e di Saba.

Giunti nella “casa” - come dice il Vangelo - i Magi “provando una grandissima gioia”, si inginocchiarono e adorarono il Bambino Gesù, offrendogli dei doni: oro, incenso e mirra, com'è costume degli orientali presentare dei regali nel far visita a un re od a persone autorevoli.

L’oro, che rappresenta la Regalità di Cristo, era di solito offerto in omaggio a re, principi, ecc.

L’incenso, che rappresenta la Sua Divinità, proveniente dall'Arabia meridionale e dall’Abissinia settentrionale, era una sostanza usata nei sacrifici cultuali, offerta a Dio per adorarLo.

La mirra, che rappresenta la Sua Umanità ed il suo Sacerdozio, è un prodotto resinoso, era usata specialmente per le unzioni e per purificare i defunti. Era anche utilizzata dagli Egizi per imbalsamare i cadaveri e dai Romani come profumo e medicinale.


Infine dopo aver trovato ed adorato Colui che avevano tanto cercato e dopo essere stati consigliati, in sogno, di prendere un’altra strada, essi si rimisero in viaggio e tornarono nelle loro terre d'origine.
Da questo momento essi escono dalla storia ed entrano nella leggenda.

La tradizione dello scambio dei doni va quindi fatta risalire alla nascita di Cristo ed in particolare ai doni per eccellenza che i Re Magi fecero a Gesù bambino, ovvero oro, incenso e mirra.

 

CHI E' BABBO NATALE? FORSE SAN NICOLA

Prima della conversione al Cristianesimo, i popoli germanici, inclusi gli inglesi, erano devoti al dio Odino (Wodan) che ogni anno, assieme ad altri dei e guerrieri morti, teneva una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale(Yule).

Per tradizione, i bambini lasciavano i propri stivaletti presso il caminetto, riempendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio ed in cambio Odino avrebbe sostituito quel cibo con regali e dolciumi. 

Tante le leggende fiorite prima della tradizione che riguarda San Nicola e del suo manifestarsi... di demoni che terrorizzavano adulti e bambini, anche uccidendoli e di un sant'uomo che s'era messo alla loro ricerca, poi catturandoli ed imprigionandoli con dei ferri magici o benedetti, obbligandoli ad obbedire ai suoi ordini e costretti ad andare in ogni casa, portando doni ai bambini.

In Germania, si parlava, invece, di una specie di uomo-bestia, Nicola Peloso, che andava a trovare i bambini cattivi nel sonno...

 

Queste consuetudini sopravvissero in parte dell'Europa anche successivamente, associate però ad una figura della religione cattolica cristiana che intanto si era diffusa, quella di san Nicola di Myra, un grande Santo, molto venerato.

Fino a pochi anni fa, i bambini appendevano, la notte del 5 dicembre, presso il caminetto le loro scarpe piene di paglia, perché venissero riempite di dolci e regali da san Nicola che, ancora arrivava con il suo cavallo.
Questa tradizione prima del XVII secolo, era giunta anche negli Stati Uniti d'America attraverso le varie colonie di New Amsterdam, poi chiamata New York.

Nei Paesi Bassi, in Belgio, Polonia, Lussemburgo e Francia del nord, San Nicola viene ricordato il 5 dicembre, giorno in cui si distribuiscono doni. Da qui, poi, l'abitudine moderna di appendere una calza al caminetto per Natale, simile per certi versi a quella diffusasi poi in Italia all'arrivo della Befana, il 6 gennaio.

San Nicola era un vescovo cristiano del IV secolo che viveva a Myra, città della Licia, provincia dell'Impero bizantino che si trova nell'attuale Turchia, molto venerato in quasi tutta Europa, nei Paesi Bassi, in BelgioAustriaSvizzeraGermania, Repubblica Ceca, Slovenia ed in Italia e sempre rappresentato in abiti vescovili.

Le sue Reliquie si trovano, parte a Bari, portate da mercanti o pescatori, nella Basilica di san Nicola, parte a Venezia, nella Chiesa ed Abbazia di san Nicolò a Lido di Venezia, nonchè a Rimini ed altre ossa sono sparse per l'Europa.

 

 

 

Leggende e miracoli se ne raccontano tanti sul suo conto; una narra che nella città di origine di San Nicola, vivesse una famiglia molto povera che non poteva dare la dote alle sue tre figlie.
Nicola decise di aiutarla ma senza rendere pubblica la sua generosità. Così, quando la figlia maggiore raggiunse l'età del matrimonio, una sera lanciò nella casa, dalla finestra aperta, una borsa piena d'oro...

Altri affermarono che invece l'aveva gettata giù dal camino, da dove cadde in una scarpa o in una calza messa lì ad asciugare. Da qui l'usanza di mettere una calza o una scarpa sul davanzale della finestra o accanto al camino di casa, per accogliere i doni nella sera di Natale.

 

Di lui si racconta, ancora, che ritrovò e riportò in vita alcuni fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e per questo era considerato il Protettore dei bimbi.

 

E' inoltre patrono di marinai, mercanti, arcieri, prostitute, farmacisti, avvocati, prestatori di pegno, detenuti, patrono delle città di Bari, Amsterdam e della Russia.


Nel XVI secolo, dopo la Riforma protestante, alcuni santi vennero "declassati" e anche san Nicola venne dimenticato per un pò, ma poi la sua figura si rinvigorì ulteriormente.

Specie agli inizi del XIX secolo, egli viene già raffigurato come elargitore di doni ai bimbi, circondato magari da elfi e folletti... ma, col passare del tempo e con la secolarizzazione della società, era però, "necessario" che qualcuno, magari di origini laiche, prendesse il posto di San Nicola ...

 

SANTA CLAUS, SINTERKLAAS, BABBO NATALE....

Ad esempio, Santa Claus, appellativo derivante da Sinterklaas, nome olandese del Santo, che viene chiamato anche Sint Nicolaase o altre diverse varianti inglesi del nome (Saint Nicholas, St. Nick) e poi diventerà sinonimo di Babbo Natale...

La sua figura ha aiutato Sinterklaas a presentarsi come Babbo Natale nella celebrazione del Natale, che è tornato - liberato dalla dignità e dai legami episcopali - passando per l'Inghilterra e successivamente per la Germania in Europa ed approdando nel nuovo mondo.

Gli abiti di Sinterklaas  erano ancora troppo simili a quelli di un vescovo; egli, inoltre, portava una mitra  rossa con una croce dorata e si appoggiava ad un pastorale. Il richiamo al vescovo di Mira era ancora evidente. Sinterklaas, ormai libero da legami episcopali, passando per l'Inghilterra e per la Germania, arrivando fino al Nuovo Mondo, invece, aveva un cavallo bianco con il quale volava sui tetti ed i suoi aiutanti scendevano nei comignoli per lasciare i doni.

Clement Clarke Moore, scrittore newyorkese, già nel  1823 scrisse la poesia "Una visita da San Nicola", in cui il Santo era già diventato un elfo un pò panciuto, anziano, con la barba bianca, vestiti rossi orlati di pelliccia, che andava in giro con un sacco pieno di doni, guidando una slitta trainata da renne, perchè venendo dal Nord Europa, questi animali erano considerati dei simboli lunari e notturni, collegati quindi a Santa Claus che andava in giro nella notte tra il 5 ed il 6 di dicembre, per portare i suoi regali, impacchettati ed infiocchettati con carte e fiocchi vivaci.

All’inizio del XIX secolo Babbo Natale era un personaggio ancora tutto da definire. Cosa avrebbe potuto indossare? Dopo l’invenzione del personaggio da parte di Thomas Irving, nel 1809, nelle riviste non si sapeva come disegnarlo, se come il Vescovo San Nicola oppure come un Elfo con le ghette e i pantaloni verdi. Thomas Nast, un disegnatore tedesco trasferitosi in America, trovò la soluzione a tutti i problemi di vestiario e di apparenza del famoso Santa Claus. La sua icona più importante e conosciuta fu quella legata a Babbo Natale. Se prima l’anziano signore era conosciuto come uno spilungone magrissimo, Nast si rifece alla tradizione tedesca e propose un anziano con lunga barba e baffi, dal pancione prominente e dallo sguardo comprensivo, amorevole e protettivo. La prima illustrazione del Babbo Natale moderno risale al 1863 e venne pubblicata su Harper’s Weekly.

Per creare Babbo Natale Nast si ispirò alla figura di San Nicola, il Vescovo del quarto secolo noto per la sua gentilezza e generosità. San Nicola di Bari era già ispiratore della figura di Babbo Natale (donò i suoi averi ai poveri quando rimase senza genitori), ma l’unione fra il Vescovo cristiano e l’interpretazione tedesca dell’uomo era ancora da creare. Nast lo disegnò quindi come simile ad un elfo magico, con un lungo vestito a calzamaglia e un cappello, con gli orli della casacca in pelliccia e una lunga barba bianca.


Nel Natale del 1862 sulla rivista statunitense "Harper's Weekly", il disegnatore pubblicitario Thomas Nast si rifece alla tradizione tedesca e propose un anziano con barba bianca lunga e baffi, giacca rossa, una grande pancia ed uno sguardo comprensivo, amorevole e protettivo. Ma non era ancora quello giusto.

Nel dicembre del 1930, Fred Mizen disegnò per The Saturday Evening Post, un Babbo Natale che beveva una bottiglia di Coca-Cola in mezzo alla folla di un grande magazzino. Trovata geniale in quel periodo di recessione, quella di ridisegnare il look di un santo tanto venerato, trasformando la figura ascetica del Vescovo con il manto e la mitria in quella di un vecchietto sorridente e paffutello, con la barba bianca, il mantello e il cappuccio rossi.
Successivamente la Coca Cola venne reclamizzata dal Babbo Natale che conoscciamo ancora oggi, l'immagine di un uomo florido e simpatico, accogliente, vestito di un giubbotto rosso con ornamenti di pelliccia, un vero Babbo Natale.
Questo favorì le vendite della bibita e portò Babbo Natale in tutto il mondo.

Secondo alcuni il vestito, però, non è del tutto originale, perchè già prima era stato usato dalla White Rock Beverages, per la vendita di acqua minerale nel 1915 e per la vendita di ginger ale nel 1923 e, ancora prima, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo la figura di Babbo Natale, in rosso e bianco, venne utilizzata, negli U.S.A., per delle copertine del periodico umoristico Puck e in altre illustrazioni di raccolte di canzoni natalizie.

e forse ricordiamo anche il Babbo Natale di Norman Rockwell, pubblicità del giornale per cui lavorava, il Saturday Evening Post.

 

La figura odierna di Babbo Natale, rappresentato da un anziano signore vestito con giacca e pantaloni rossi ed un buffo cappello,  che distribuisce i doni ai bambini, di solito la notte della vigilia di Natale, è una figura presente in molte culture. E' un elemento importante della tradizione natalizia della civiltà occidentale, oltre che in America, in Giappone ed in altre parti dell'Asia orientale. Insomma, in quasi tutto il mondo.

Il babbo Natale di oggi è il tipico portatore di doni, di ispirazione religiosa o popolare, che si rifà allo "spirito della bontà del Natale", un personaggio inglese preesistente, sin dal XVII secolo, un signore barbuto e corpulento, vestito con un mantello verde, ornato di pelliccia, lungo fino ai piedi. Era la personificazione dello spirito della bontà del Natale, rammentato anche nel Canto di Natale di Charles Dickens sotto il nome di Spirito del Natale presente.

 

A causa di alcuni tratti decisamente fuori dal comune del comportamento di Babbo Natale (come la capacità di recapitare, in una sola notte, i regali a tutti i bambini del mondo che credono in lui volando su una slitta, quella di infilarsi nei comignoli e di entrare dal camino e il possesso di renne volanti, le sue azioni vengono spiegate anche con il ricorso alla magia.

Durante il resto dell'anno, mentre ascolta i desideri dei bambini, si occupa di costruire i giocattoli che poi regalerà  con l'aiuto dei suoi elfi. Si dice che Babbo Natale abiti al Polo Nord o in Finlandia, in Lapponia, insomma in un centro innevato del nord da cui poi partirà per il giro della vigilia di Natale.
Negli Stati uniti i bambini lasciano per l'ospite atteso un bicchiere di latte e dei biscotti, in Inghilterra un piccolo dolce e dello sherry e qualche carota per le renne. In Olanda ed in Spagna lasciano fieno e carote.

La figura di Babbo Natale è nel corso del tempo diventata però un vero mezzo pubblicitario e consumistico e alcune delle chiese cristiane, già da tempo e soprattuto ai nostri giorni, disapprovavano e disapprovano questa tendenza, essendo contrari all'esagerato consumismo legato alle festività natalizie e quindi anche all'uso commerciale Babbo Natale, perchè porta a tradire il significato originale del Natale, che, per ogni buon cristiano, rimane una buona notizia, la festa della nascita di Gesù, il Salvatore.

 

L'uso di scrivere una letterina a Babbo Natale, con una lista degli eventuali giocattoli da ricevere, era una tradizione di molti anni fa, in Italia sino agli anni '80 si scriveva la letterina a Gesù Bambino, Babbo Natale non era ancora arrivato.
I bambini, tuttavia, continuano tuttora a scrivere i loro desiderata ed in Canada ogni anno, dal 1982, vengono ricevute numerosissime lettere, lette da oltre 13.000 impiegati delle Poste che si sono offerti volontari per rispondere. Senza contare le associazioni dedicate all'infanzia che rispondono alle lettere che vengono dalle zone povere o dagli ospedali pediatrici, che inviano ai bambini dei doni che altrimenti non riceverebbero mai...

L'usanza di fare regali a Natale deriva da tempi lontani. Oggi sembra una cosa normale fare regali a parenti ed amici, ma essa deriva dai tempi dei Romani. Secondo la leggenda fu il re dei Sabini Tito Tazio (quello del ratto delle sabine, più di 700 anni prima di Cristo), a iniziare questa prassi: ogni capodanno chiedeva ai suoi sudditi di regalargli un ramoscello d’alloro o di ulivo che provenisse dal bosco sacro della dea Strenia (da cui la parola “strenna”).
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I regali a Natale, comunque, non possono mancare, soprattutto per dimostrare l’ affetto verso i nostri cari, parenti ed amici, per testimoniare lo spirito del Natale. Verso la fine del Medioevo si iniziò a fare dei doni ai bambini perché ricordassero la nascita di Gesù come un momento di gioia, dunque un'usanza religiosa che poi, passando il tempo, si è staccata dalla tradizione, diventando solo un esagerato consumismo.

 


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Il "BAMBINO DI CRISTO" O "CHRISTKIND"



Il Christkind o "Bambino di Gesù o di Cristo", non pare essere proprio la personificazione di Gesù Fanciullo, capelli chiari ed ali, ma è il tradizionale portatore di doni di Natale del sud della Germania, Svizzera, Austria, Liechtenstein, Slovenia, Croazia e Alto Adige.

Durante la Riforma nell'Europa del XVI-XVII secolo, molti protestanti cambiarono il portatore di doni da Sinterklaas a Christ Child o Christkindl (corrotto in inglese in Kris Kringle). Allo stesso modo, la data di consegna dei regali è cambiata dal 5 o 6 dicembre alla vigilia di Natale.


E' simile ad uno spiritello di bambino, solitamente rappresentato con capelli biondi e ali angeliche. Alcuni presumono che sia l'incarnazione di Gesù in un bambino, mentre altri pensano che invece abbia radici in una leggenda nata in Alsazia, che parla di un bambino che porta regali per conto di Gesù Bambino.
A sostegno di quest'ultima tesi starebbe il fatto che viene rappresentato come un bambino asessuato e che il nome di Christkind ("Gesù Bambino" o letteralmente "Cristo Bambino") è il tradizionale portatore di doni di Natale, nel sud della Germania, nella Repubblica Ceca, in SvizzeraAustriaLiechtensteinSloveniaCroazia e Alto Adige.

Il Christkind, nella sera della vigilia di Natale, visita le famiglie riunite, verso la fine della cena, mentre si mangiano dolci tradizionali o biscotti. Mentre uno dei due genitori si allontana per controllare se il piccolo visitatore sia già arrivato, poi dopo un pò torna, raccontando che ha visto il Christkind mettere i regali sotto l'albero di Natale.
I bambini non lo vedono mai, perchè lui, quando essi arrivano nella stanza si è già dileguato per andare in altre case... ma sentono, spesso, il tintinnio di una campanella che ne annuncia la presenza in casa...


La tradizione di questa festa viene da Martin Lutero.

Nel Medioevo i bambini tedeschi ricevevano doni il giorno di San Nicola, ma poichè i protestanti rifiutavano di venerare i santi cattolici, pur non desiderando eliminare la tradizione dei regali, seguirono ciò che diceva Lutero che impose il giorno di Natale per i doni, sostituendo San Nicola, portatore di regali per eccellenza, con il Kris Kindl o Christkind.
Durante il XIX secolo venne adottato in molte aree cattoliche, mentre nelle regioni protestanti cominciò a perdere gradualmente importanza per essere sostituito dal Babbo Natale secolare, Weihnachtsmann.

Per ironia, il mito di Babbo Natale si rifà, in parte, proprio a San Nicola, così oggi i protestanti sono tornati a rispettare proprio il portatore di doni che volevano abbandonare, mentre molti cattolici si sono appropriati di una tradizione nata in opposizione alla loro confessione.


Nelle cartoline di Natale ottocentesche, i litografi tedeschi hanno realizzato immagini con entrambi i personaggi: Weihnachtsmann, anziano, con la barba lunga insieme al Kris Kindl, così che andassero bene sia per chi credeva all' uno o all’altro».

 


La Cittadina di Christkindl è un sobborgo della città di Steyr e si trova a circa 180 chilometri ad ovest di Vienna, in Austria. E' famosa pe il santuario che vi si trova. Dal 1950, vi è stato creato un ufficio postale speciale che raccoglie le lettere, due milioni quasi, ogni anno, spedite al Christkind.

 
 

CURIOSITA' FRANCOBOLLI E TIMBRI DEL

CHRISTKINDL

 



Oltre che per le attrazioni turistiche e per la Chiesa monumentale, la cittadina di Christkindlesso è famoso (almeno per i filatelici) perchè ogni anno, in prossimità delle feste natalizie, il locale Ufficio postale viene inondato da lettere e cartoline per la timbratura e il successivo inoltro sia verso l’Austria che  verso il mondo intero. 

Dal 1950, infatti, l’Ufficio postale di Christkindl utilizza un particolare timbro figurato ispirato al Natale, per annullare la posta in transito.  Pertanto chi vuole „abbellire“ la propria corrispondenza invia le missive a Christkindl dove si provvede ad annullare il francobollo apposto sulla corrispondenza e ad inoltrare queste ultime per la definitiva destinazione.

Naturalmente gli annulli cambiano di anno in anno e questo ha fatto sì che diventassero oggetto di collezione. 
Si calcola che attualmene passino dall’ufficio postale – solo nel periodo natalizio – oltre due milioni di oggetti postali per l’apposizione del predetto timbro!

Il locale santuario, raffigurato nel foglietto erinnofilo e molto frequentato dai pellegrini, fa memoria di un fatto prodigioso avvenuto nel 1695.  Il signor Steier, maestro del coro locale, andava soggetto ad attacchi di epilessia, un giorno decise di realizzare una statuetta in cera di Gesù Bambino, la pose nel cavo di un albero e qui si recava a pregare sotto il cielo stellato.
Miracolosamente fu guarito e la gente che conosceva l’uomo e la sua malattia iniziò ad andare a pregare nello stesso luogo all’aperto sotto le stelle.  Per questo motivo nacque il soprannome „al Bambin Gesù sotto il ciel“ come ci ricorda la scritta in basso sugli erinnofili „UNTERHIMMEL“ cioè „sotto il cielo“ !

Con il passare del tempo questa località divenne famosa in tutta l’Austria e si provvide ad erigere il Santuario che ancora oggi permette di ammirare la statuetta del Bambinello posta sull’altar maggiore sopra il tabernacolo a forma di globo terrestre.

 

Nella cartolina sopra riportata troviamo sintetizzati tutti gli argomenti precedentemente esposti:

  • In alto a sinistra l’impressione a secco di un francobollo dell’Austria dove è raffigurato il Santuario del Bambin Gesù a Christkindl.

  • Al suo fianco al centro un erinnofilo che ci ricorda il Santo Natale e che fa entrare questa cartolina nella collezione degli erinnofili religiosi.

  • In alto a destra un francobollo che testimonia il pagamento del trasporto della cartolina. Il francobollo è delicatamente annnullato con il caratteristico timbro a targhetta commemorativa con la vignetta scelta per l’anno 1978.

  • In basso a sinisra l’etichetta verde a garanzia che il prodotto postale è passato dall’Uffico Postale di Christkindl.

  • A sinistra al centro una scritta ricorda l’erezione della Basilica ad opera dei due Architetti italiani Carlone e Jakob von Prandtauer tra il 1708 e il 1709.

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Ogni anno, il timbro è diverso.

 

 

 

SANTA LUCIA, PORTATRICE DI DONI AI BAMBINI

Questa leggenda, legata Santa Lucia come portatrice di doni, è legata solo all'Italia e, nemmeno tutta.

Sin dagli anni '30, in alcune province dell’Italia Settentrionale e a Siracusa, il 13 dicembre era un giorno in cui i bambini erano iemozionati perchè aspettavano Santa Lucia.
Essa, sarebbe arrivata in groppa al suo asinello seguita dal cocchiere Castaldo, portando doni ai bimbi buoni, che, attraverso una letterina, le avevano espresso i loro desideri, segnalando i regali desiderati.
I bambini avrebbero però dovuto lasciare la paglia per l’asinello, una tazza di tè per la Santa e un pezzo di pane per Castaldo ma anche vino, arance, biscotti e fieno.
Santa Lucia non voleva, però, farsi vedere e sarebbe stata attenta. I bambini avrebbero dovuto essere adddormentati e se qualcuno si fosse fatto scoprire ancora sveglio, lei avrebbe gettato una manciata di cenere negli occhi dei piccoli curiosi, senza lasciare alcun dono. La mattina dopo, i bimbi buoni e attenti avrebbero trovato i doni richiesti.


Nonostante non sia altro che una leggenda, si dice che a Verona, nel XIII secolo, scoppiasse una terribile epidemia che portava alla cecità, soprattuto diffusa tra i bambini, tanto che la popolazione chiese a Santa Lucia, notoriamente invocata in tal senso, mettendosi in pellegrinaggio, a piedi nudi e senza mantello fino ad una chiesa a lei dedicata. I bambini coinvolti volevano rifiutarsi ma furono convinti dai genitori che promisero loro che, una volta tornati a casa, avrebbero trovato le loro calze e scarpe piene di dolciumi. I bimbi si acquietarono e parteciparono alla processione. L'epidemia fu annientata e da allora sarebbe nata la tradizione di portare in chiesa i bambini nella notte tra il 12 ed il 13 e da parte loro di attendere i doni della Santa.

 

 

 

LA BEFANA

Ma, quando io ero piccola, esisteva un solo, attesissimo, portatore di doni in tutto l'anno: era la Befana e tutti l'aspettavamo col cuore in gola, per qualche marachella compiuta... "Porterà qualcosa...? Mi punirà perchè non sono stata brava, ho risposto male alla mamma, ho litigato col mio fratellino...? Gli interrogativi i piccoli se li trascinavano dietro per settimane e nella notte fatidica del 5 gennaio, molti erano così agitati da dormire poco e male...

 

FAVOLE


"Voglio una bambola che sembri proprio viva!"
"Io, invece, una lucente macchina sportiva..."

Questo chiedono, ansiosi i miei bambini,
pensando al vecchio con la barba bianca,
generoso e disposto a perdonare,
a chiuder gli occhi sulle marachelle
e che, trainando la slitta tra le stelle,
doni e dolciumi è pronto a dispensare.

Una favola bella che t'incanta,
a cui ormai quasi nessuno crede.
Ma è un sogno a cui i bimbi prestan fede,
a cui s'afferran con la mano stretta,
per non diventare adulti troppo in fretta.

Io rammento, con un pò di nostalgia,
le lunghe notti dell'Epifania...
 (Babbo Natale non esisteva ancora
che nelle case dell'alta borghesia)

E nel ricordo, vivo come allora,
quel groppo d'ansia che premeva il cuore
e gli occhi ti faceva spalancare
nel buio, le pupille dilatate,
impensierita dalle birbonate
del giorno prima, poi dimenticate.

D'un tratto, un breve sogno interveniva
e delicato richiudeva gli occhi,
regalandomi fantastiche visioni
di bambole, dolciumi e di balocchi,
allineati sotto un albero imponente,
carico di festoni e d'ornamenti.

In cima, ad un palmo dal soffitto,
il puntale a forma di cometa
e nell'intreccio dei rami, fitto fitto,
le luci, le palline legate con la seta.

Poi la candida cascata della neve,
ovatta bianca o pugni di farina,
su cui l'impronta della mia manina
tracciava solchi, un altro sogno lieve
destando, d'un paesaggio da fiaba, evanescente.

Nella realtà, l'abete era finto e striminzito
con l'anima di ferro, i rami spogli,
l'esile base di legno avvolta in fogli
di carta velina, attorno a un'inesistente
vaso di coccio...Il sogno è gia svanito...

Peccato non possa tornare bambina,
nel cuore annebbiato nutrire speranze,
far crescere sogni illusori negli occhi,
infantili visioni di dolciumi e balocchi.

Poesia di Patrizia Fontana Roca premiata, nel Settore "Silloge" all'VIII Ed. del concorso di Poesia e Narrativa città di Pomezia, 1987

 

 

 

 

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La Befana o  Epifania, in greco,  è una figura folckloristica italiana, poco nota nel mondo,  legata alle festività natalizie.
La tradizione dice che si tratta di una donna avanti con gli anni che vola su una vecchia scopa, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell'Epifania), per visitare i bambini riempiendo le loro calze da essi lasciate appese sul camino o vicino a una finestra. I bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolciumi, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli, mentre quelli che si sono comportati male ttroveranno nelle loro calze solo del carbone.

Probabilmente l'origine della Befana risale ad un'età pagana legata ai raccolti agricoli e ai prodotti dell'anno seguente, legati anche alla religione dei dio Mitra e al culto celtico, ereditati dai Romani e legati alle divinità solari e del Sol Invictus, celebrando la rinascita della natura ed associandoli a figure femminili che volavano sui campi seminati, favorendo i raccolti. La figura della Befana probabilmente si rifaceva a Diana, dea lunare o ad una dea minorechiamata Satia o Abundia. Altre ipotesi si riallacciano ad una festa romana invernale, in onore di Giano o Strenia, durante la quale si ci scambiava regali. Questa abitudine si allargò a tutta la popolazione e con il passare del tempo i ramoscelli di olivo o di altre piante vennero sostituiti da regali, prevalentemente cibo, fiori e frutta.

Secondo tradizioni del centro e nord Europa la Befana ha forse origini celtiche, è la rappresentazione femminile della natura invernale, rappresentata proprio come una vecchia gobba, col naso a uncino, spettinata, vestita di robalogora, con le scarpe rotte che vola sui campi, di notte, facilitando la produzione dei prodotti natuRali. Veniva festeggiata dopo il Natale, in concomitanza con l'Epifania. Dal IV secolo d.c. la chiesa perù aveva messo al bando i riti pagani di ogni genere e quindi era nata la figura benevola della Befana, bruttina ma generosa, che viaggiava su una scopa volante..
La festività vera e propria della Befana venne introdotta durante il Regime Fascista in cui venivano distrbuiti regali ai bambini di classi meno abbienti, ai figli di militari, ecc.

In Italia si sono divulgate feste e rappresentazioni in vari paesi e paesini, sopratttutto nel Lazio, Umbria e in Toscana, legate a questo personaggio, ad es. quella della "calza più lunga" o con gruppi e cori che accompagnano sfilate di Befane e di Befani, che in quel giorno vanno per le vie del paese cantando canti tradizionali.

Si narra anche di una leggenda che ha cercato di vedere la Befana secondo una versione religiosa, facendo ricorso ad una leggenda del XII secolo, secondo cui i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni al Bambino Gesù, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una anziana signora seduta davanti ad una casa lungo la via. Sollecitata dai Magi a seguirli per visitare il Bambino, la donna si rifiutò, ma poi, ripensandoci, dopo aver preparato un sacco colmo di piccoli doni, si mise a cercarli, senza però riuscirci, fermandosi presso ogni casa che trovava lungo il cammino, regalando i suoi piccoli doni ai bambini che trovava, sperando che uno di essi fosse il piccolo Gesù...

Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.

In alcune versioni si dice che sia la moglie di Babbo Natale, in altre una sua amica o una sua parente; in altre ancora, si dice che siano antagonisti, visto che il signore vestito di rosso andrebbe a spargere la voce della non esistenza della Befana.

 

Giovanni Pascoli scrisse una poesia sulla Befana:

 

Viene viene la Befana,

vien dai monti a notte fonda.

Come è stanca! la circonda

neve, gelo e tramontana.

                     Viene viene la Befana.


   Ha le mani al petto in croce,

e la neve è il suo mantello,

ed il gelo il suo pannello,

ed è il vento la sua voce.

                               Ha le mani al petto in croce.


   
E si accosta piano piano

alla villa, al casolare,

a guardare, ad ascoltare,

or più presso or più lontano.

                          Piano piano, piano piano.


   Che c’è dentro questa villa?

Uno stropiccìo leggero.

Tutto è cheto, tutto è nero.

Un lumino passa e brilla.

                          Che c’è dentro questa villa?


   Guarda e guarda… tre lettini

con tre bimbi a nanna, buoni.

Guarda e guarda… ai capitoni

c’è tre calze lunghe e fini.

                     Oh! tre calze e tre lettini…

   Il lumino brilla e scende,

e ne scricchiolan le scale:

il lumino brilla e sale,

e ne palpitan le tende.

                              Chi mai sale? Chi mai scende?

   Coi suoi doni mamma è scesa,

sale con il suo sorriso.

Il lumino le arde in viso

come lampada di chiesa.

                                Coi suoi doni mamma è scesa.


   La Befana alla finestra

sente e vede, e si allontana.

Passa con la tramontana,

passa per la via maestra:

                                   trema ogni uscio, ogni finestra.


   E che c’è nel casolare?

Un sospiro lungo e fioco.

Qualche lucciola di fuoco

brilla ancor nel focolare.

                      Ma che c’è nel casolare?


   Guarda e guarda… tre strapunti

con tre bimbi a nanna, buoni.

Tra le cenere e i carboni

c’è tre zoccoli consunti.

                                     Oh! tre scarpe e tre strapunti…


   E la mamma veglia e fila

sospirando e singhiozzando,

e rimira a quando a quando

oh! quei tre zoccoli in fila…

                         Veglia e piange, piange e fila.


   La Befana vede e sente;

fugge al monte, ch’è l’aurora.

Quella mamma piange ancora

su quei bimbi senza niente.

                     La Befana vede e sente.       


   La Befana sta sul monte.

Ciò che vede è ciò che vide:

c’è chi piange e c’è chi ride:

essa ha nuvoli alla fronte,

                            mentre sta sul bianco monte.

 


Filastrocche e leggende popolari

«Oh Befana Befanina
Fai ben piena la calzina!
Non badare ai capriccetti...

Porta bambole e confetti!»

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
viva viva la Befana!»


e la sua variante:

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con il naso alla romana
(o: col cappello alla romana)
(o: col vestito alla romana)
viva viva la Befana!»


Varianti Toscane:


«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
attraversa tutti i tetti
porta bambole e confetti»

 

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
se ne compra un altro paio
con la penna e il calamaio»


«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito a trullallà
la Befana eccola qua!»

 

Altre varianti:

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito tutto blu
la Befana viene giù»

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito a gran sottana
viva viva la Befana!»

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito e la bandana
viene viene la Befana!»


«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
e le ha rotte in cima in cima
la Befana è poverina»


«La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
porta vento e tramontana
viva viva la Befana!»

«La befana vien di notte
con le calze tutte rotte
col vestito alla spagnola
passa di qui una volta sola!»

 

 

 

 

 



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