Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

DUE SANTI E UNA CHIESA

BASILICA DEI SANTI SILVESTRO E MARTINO AI MONTI, ROMA

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SAN MARTINO

 

 



San Martino nacque nella città di Sabaria (l'attuale Szombathely), in Pannonia (odierna Ungheria), intorno al 316 da una famiglia pagana benestante. Il padre, era un ufficiale dell'esercito dell'allora Impero romano, che chiamò il figlio Martinus in onore del dio della guerra, Marte. Proprio a causa della professione paterna, Martino si trasferì in Italia, a Pavia, dove trascorse la sua fanciullezza.
Si racconta che un giorno, quando Martino aveva solo 10 anni si allontanò da casa e trascorse due interi giorni da solo, pare per recarsi in una chiesa al fine di approfondire le notizie che aveva sul Cristianesimo e per chiedere di essere battezzato. Non bisogna dimenticare che da poco Costantino aveva emesso il cosiddetto Editto di Milano (313) con cui concedeva la libertà religiosa ai cristiani e sembra quindi che in quegli anni tra infanzia e adolescenza, il giorvanetto sognasse una vita di nascondimento, di solitudine e di preghiera, persa in Dio. Questo è quanto narra la sua agiografia.


In realtà nel 331, spinto dal padre che lo voleva arruolato ed anche da un editto di coscrizione per cui i figli dei soldati ed ufficiali erano costretti ad entrare nell'esercito, Martino diventerà soldato di carriera e resterà per 25 anni nell'esercito diventando membro della guardia imperiale, conquistando il diritto di possedere un cavallo ed uno schiavo. Appena assoldato sarà inviato nelle Gallie, vicino ad Amiens, dove il suo comportamento sarà considerato atipico per un soldato: non passa il tempo in inutili gozzoviglie e tratta il suo schiavo come un suo pari.
Proprio nelle vicinanze di Amiens, nel 335, durante un inverno particolarmente freddo, avviene l'episodio per cui san Martino è ricordato e rappresentato da valenti pittori. Sulla sua strada incontra un povero che non ha di che coprirsi e che gli chiede l'elemosina. Martino, non avendo soldi con sè, taglia in due il suo pesante e largo mantello e gliene dona la metà.
Tra realtà e leggenda, si dice che la notte seguente Martino sognerà Gesù ricoperto del suo mantello che agli angeli che lo circondano dice: "Martino, che è solo un catecumeno, mi ha regalato questo mantello".
Come c'è chi afferma inoltre che, miracolosamente, quel giorno il clima si riscaldò (da qui "l'estate di san Martino").
Un frammento del mantello del santo, (mantello corto o cappella) venne conservato nella cospicua collezione del Re dei Franchi, custodito dai "cappellani", cioè dagli addetti alla tutela della reliquia, posta in un piccolo edificio, detto poi "cappella".

Pur non potendo ancora lasciare l'esercito, Martino aveva comunque deciso di farsi battezzare e, appena possibile, dedicare la sua vita completamente a Dio. Insieme alle sue truppe venne inviato nella città di Worms, dove stava per scatenarsi una battaglia contro i Barbari che premevano da Nord e per le sue convinzioni religiose egli chiese all'imperatore Giuliano di essere assolto dai suoi incarichi. Questi lo tacciò di viltà ma Martino, lo assicurò che il giorno seguente sarebbe andato indifeso in mezzo ai nemici e che sarebbe uscito incolume da questa prova.. L'imperatore invece lo fece incarcerare, ma il giorno dopo i Barbari presentarono a Giuliano proposte di pace e Martino, ritenuto in qualche modo l'artefice di quella pace, venne scarcerato.

Conclusa la sua ferma, omai libero, il santo pensa alla sua nuova vita e si reca a Poitiers dove avvicina sant'Ilario che gli propone il diaconato ma egli, sentendosi ancora indegno di questo passo, rifiuta e torna in patria, dove si dice abbia convertito sua madre al Cristianesimo.
Si reca poi a Milano, a Roma e infine torna in Francia, vicino a Poitiers, dove vivrà in eremitaggio insieme ad altri compagni, fondando quello che viene considerato il primo monastero.
Dapprima diacono, esorcista e sacerdote, alla morte del vescovo di Tours, nel 371, gli verrà proposto il vescovato che egli rifiuterà, ma quasi "costretto" dalla popolazione ad accettare questa carica, si piegherà alla volontà popolare e a quella di Dio, svolgendo il suo incarico in modo esemplare, osteggiando il paganesimo, le superstizioni e le eresie, costruendo chiese e monasteri, girando per i centri più sperduti ed evangelizzando le popolazioni più emarginate.

Si racconta che egli stesso avrebbe abbattuto idoli e templi pagani, che avrebbe guarito molti ammalati, si dice anche che a Vienne abbia guarito San Paolino da Nola che aveva gravi problemi agli occhi e che intorno a lui si verificavano fatti miracolosi - anche il ritorno in vita di due persone ormai morte - come quello derivato da un altro suo atto di carità nei confronti di un povero, quando Martino era vescovo.
In questo caso, si tolse la tunica e coperto alla bell'e meglio celebrò la Messa, durante la quale una sfera infuocata comparve sopra la sua testa, insieme a una schiera d'angeli.

Vicino ormai agli ottant'anni, ormai prossimo alla morte, Martino compie la sua ultima missione intraprendendo un viaggio per sedare una disputa sorta nell'ambito clericale. Morirà l'8 novembre del 397 a Candes - che sucessivamente verrà denominata Candes-Saint-Martin - e verrà sepolto a Tours, dopo varie vicissitudini poichè sia gli abitanti di Tours che quelli di Poitiers ne reclamavano il corpo. I suoi funerali avvennero l'11 novembre - giorno in cui si celebra la sua festa liturgica - accompagnati dalla presenza di un'enorme folla. La sua tomba, divenne meta di pellegrinaggi e cosi pure successivamente la basilica dove furono poste le sue reliquie, ma con varie interruzioni, come durante la rivoluzione francese, quando la basilica venne ridotta a scuderie per la cavalleria napoleonica.
Fortunamente le sue reliquie vennero opportunamente messe in salvo e successivamente rideposte nella nuova basilica consacrata nel 1925.
Il suo culto si diffuse in tutta Europa e successivamente negli altri continenti, in un numero di chiese a lui dedicate che supera le quattromila unità e il suo nome è stato dato a cittadine e paesi in ogni parte del mondo. E' venerato non soltanto dalla chiesa cattolica ma anche da quella ortodossa e da quella copta.

E' patrono di varie categorie: dell'Esercito, in particolare della Fanteria, di cavalieri e cavalli, dei mendicanti per via della sua donazione al povero, dei sarti per il mantello, dei conciatori di pelli, dei viaggiatori, è ritenuto soprattutto il protettore per avere del buon vino; esercita il suo Patronato sui bevitori, sugli osti, albergatori, vignaioli, vendemmiatori e sui fabbricanti di botti.
Molti anche i Proverbi che lo citano a tal proposito: " Se vuoi ottenere un buon vino, pota e zappa di San Martino" - "Di San Martino, ogni mosto diventa vino". L'11 novembre si beveva il vino nuovo (vino di San Martino), cominciava l'anno giudiziario, dei parlamenti e delle scuole, si svolgevano le elezioni comunali, si rinnovavano i contratti e si pagavano le locazioni e su questo argomento, tra i modi di dire c'era anche "fare San Martino" il cui significato era traslocare, lasciare un alloggio, perchè i contratti d'affitto scadevano di regola proprio nel suo giorno onomastico.



La figura di San Martino ha ispirato nei secoli molti pittori che l'hanno rappresentato con molta intensità, soprattutto nell'atto di donazione del suo mantello al povero, ma anche in molti dei suoi altri miracoli.
Molto interessante e variegata, a seconda delle epoche, la sua rappresentazione iconografica: dapprima raffigurato come soldato romano quale era, poi via via in vesti di cavaliere medievale e successivamente in abiti rinascimentali.

 

 

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SAN SILVESTRO I PAPA

 


San Silvestro, romano di nascita, venne eletto al soglio di Pietro nel 314 - anno del concilio di Arles indetto da Costantino contro l'eresia donatista - succedendo a Papa Milziade, ed il suo pontificato si intrecciò con l'opera dell'imperatore romano, il quale nel 313, con l'Editto di Milano, aveva concesso ai cristiani piena libertà religiosa.
Sotto il suo papato, nel 325, infatti, Costantino indisse il Primo Concilio che si svolse a Nicea, in Bitinia, a cui l'imperatore presenziò mentre il Pontefice, a causa dell'età ormai avanzata, non potè partecipare, ma inviò alcuni vescovi a rappresentarlo.
In questo importante Concilio venne affermata, infatti, la natura divina di Cristo - Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre - in contrapposizione all'eresia di Ario che la negava. Venne anche definita la data della Pasqua cristiana e cioè che essa si sarebbe festeggiata nella prima domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera.
Ancora Costantino concesse a papa Silvestro elargizioni in denaro per la costruzione di chiese e soprattutto per erigere le Basiliche di San Pietro, San Paolo e quella di San Giovanni e gli donò il palazzo del Laterano che divenne la residenza dei papi per un migliaio di anni.

In questo affresco l'imperatore Costantino offre a papa Silvestro, che ha però le insegne vescovili, la tiara imperiale, simbolo del potere temporale.
Con il suo gesto, quindi, Costantino concede al pontefice l'autorità civile su Roma e su tutto l'Occidente.
Questa “donazione costantiniana”, per alcuni secoli, venne ritenuta un fatto realmente accaduto.


Papa Silvestro a cavallo entra a Roma accompagnato dall'imperatore Costantino, che regge le redini.

Un'antica tradizione vuole che papa Silvestro abbia battezzato l'imperatore, mentre sembra che in realtà il battesimo di Costantino avvenne poco prima della sua morte, ad opera di Eusebio, Vescovo di Nicomedia.
L'antica leggenda narra che san Silvestro, volendo vivere in eremitaggio, si era ritirato in una grotta dell'Aspromonte. Costantino, contagiato dalla lebbra, sapendo che il sant'uomo viveva in quel luogo, ordinò al capitano delle sue guardie di raggiungerlo e di condurlo a Roma per chiedergli la guarigione. Il santo eremita, prima di affrontare il viaggio, girovagò a lungo per i boschi e le valli della zone e, raggiunto un luogo che gli parve il migliore, nascose là una delle sue cose più preziose, una croce di ferro davanti alla quale aveva tanto pregato e digiunato nella grotta che gli serviva da asilo. Partito poi alla volta di Roma, si presentò all'imperatore e lo guarì.
Per tutta risposta - narra sempre la leggenda - Costantino si fece subito battezzare e poco tempo dopo partì da Catanzaro per raggiungere Bisanzio, accompagnato da san Silvestro che però si fermò in Aspromonte dove girovagò ancora alla ricerca della sua croce.

Silvestro morì nel 335 e venne sepolto nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria.


Incontro di Papa Silvestro con San Gregorio

 

 

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LA BASILICA DEI SANTI SILVESTRO E MARTINO AI MONTI

 

 

 

 

IL "TITULUS EQUITII"

La testimonianza che la basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti ( detta anche S. Martino in Thermis) sia una delle più antiche di Roma, deriva dal fatto che essa si trova sulle rovine della Domus Aurea. Nei sotterranei odierni sussistono le tracce del passato Titulus Equitii un "cenacolo", un grande oratorio, una piccola chiesa domestica che, secondo il Libro Pontificale, pare sia stata creata da Papa Silvestro I nell'abitazione del suddetto Equizio. Durante il III secolo la comunità cristiana di Roma era aumentata notevolmente e si sentì la necessità di trovare dei luoghi per le celebrazioni e riunioni; vennero quindi istituiti dei Titoli o Chiese Titolari o Domus Ecclesiae, case di proprietà delle comunità cristiane - acquistate dalla stessa comunità o ad essa donate - in cui i fedeli si raccoglievano per il culto.

Tuttavia, c'è anche qualche voce contraria che dice che "lo scopo originale di questa pressocché modesta sala "... fu probabilmente di servire come spazio di immagazzinamento per usi commerciali..."

Tra il 236 e il 250, anni del papato del ventesimo Pontefice, Fabiano, la città venne divisa in circoscrizioni ed il Titolo Equizio, situato nella zona detta Esquilina, era confinante da una parte dal Clivus Suburraneus, dall'Ara Mercurii, dal Lacus et Platea Orpheus, ma tutta la zona intorno era di grande interesse archeologico, vista la presenza di interessanti reperti della Domus Aurea, delle Terme di Tito e di Traiano, del Tempio di Iside, ecc.

Le parti più antiche del Titolo di Equizio, che papa Silvestro aveva adattato a scopi di culto, risalgono al II secolo, ma successivamente, attorno al 509, papa Simmaco edificò sopra di esso una chiesa che dedicò a san Martino e successivamente anche a San Silvestro, di cui era molto devoto, e sembra che nel 324 abbia celebrato in questa basilica un incontro preparatorio al Primo Concilio di Nicea, come dimostrebbe un affresco di vaste proporzioni, eseguito durante una delle ristrutturazioni dal Leoncini.

Con il passare del tempo si fece pressante l'esigenza di conoscere la verità attorno al suddetto Titolo; cioè, se esistessero là due Titoli abbinati (uno di Equizio e uno di San Silvestro) oppure un unico titolo con una doppia denominazione e questa sembra l'attribuzione esatta.

Il Titulus Equitii è ancora ben visibile nei sotterranei della chiesa. Tramite la scalinata aperta alla fine della navata centrale si scende nella cripta - prima attribuita a Pietro da Cortona mentre è del Gagliardi - dalla quale, attraverso una porticina sulla sinistra, un'ulteriore scala molto antica immette nel Titulus dove vi sono frammenti architettonici antichi e medievali e parti di affreschi del IX secolo, tra cui quello dedicato a San Silvestro, immagini di santi e della Croce gemmata e alcune lapidi commemorative di fatti riguardanti la basilica e religiosi carmelitani.
Al centro della Cripta, sotto l’altare c'è un cubo in marmo con disco in porfido rosso contenente le reliquie di molti Santi e martiri, il cui elenco è su una grande targa posta sulla parete di sinistra della scala, trasferiti da Papa Sergio II dalle catacombe di Santa Priscilla nella basilica. Vi si trova il Busto marmoreo del Filippini e le tombe di vari Generali dell’Ordine Carmelitano.

Altare di S. Silvestro Papa nella Cripta

 


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LA BASILICA


La chiesa edificata da Papa Simmaco sul Titolo venne restaurata nel 772 da Adriano I; sembra che avesse 12 arcate ricoperte d'argento come la confessione e il ciborio dell'altare maggiore, ma di questo poco e niente è rimasto, forse qualche colonna. La costruzione venne ampliata, annettendole un altro complesso, che aveva come base quello precedente; il risultato finale si presentava quindi su due piani.

Nella prima metà dell'anno 800, Papa Sergio II fece eseguire dei restauri e ampliò ancora la costruzione, facendovi erigere accanto un Monastero. I lavori, che portarono alla forma tuttora esistente, vennero conclusi da Leone IV (847 855) che fece dipingere le pareti della basilica ed ornò di mosaici l' abside, affidando, circa nell'anno 760, la chiesa ai monaci.


All'interno, invece, le cose erano disposte in diversa maniera e sotto l'altare maggiore vi era una cripta semicircolare con una cella in cui venivano conservate le reliquie dei martiri prelevate dal Papa Sergio II dalle catacombe di Santa Priscilla. Tuttora, nella scala d'accesso al piano inferiore, è visibile una grande targa su cui è scolpito l'elenco di tutti i santi e martiri le cui reliquie riposano nella chiesa.
Al tempo d' Innocenzo III (1198-1216) la chiesa venne restaurata, compresi i due amboni. Nel secolo XIII il Cardinale Bicchieri ristrutturò parte del Titolo e rinnovò il monastero, di cui oggi sono rimasti la torre e un muro con alcune finestre. Esso, dapprima affidato ai benedettini, nel 1299 venne poi concesso ai Carmelitani da Bonifacio VIII.
Ai tempi di Sisto IV (1471 1484) la chiesa veniva chiamata di s. Martino in s. Silvestro, o s. Martinello, e dato che in epoche anteriori fu ai due santi dedicata, vi furono stabilite due stazioni, l' una nel giorno dedicato a s. Silvestro, l' altra in quello di s. Martino.
Sotto il Cardinale titolare Diomede Carafa, nominato nel 1555 dall'allora Papa Paolo IV suo zio, vennero effettuati altri restauri, venne ricostruita la pavimentazione e venne ripristinata la stazione quaresimale che precedentemente era stata soppressa.
Alla sua morte, il suo corpo venne deposto nel titolo.
Nel 1637 vennero effettuati altri lavori, tra i quali una cappella in onore di San Silvestro.
Il soffitto della navata centrale verrà donato da S.Carlo Borromeo, ma successivamente, distrutto da un incendio, sarà rifatto.


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La trasformazione della chiesa in quella che oggi si può ammirare venne effettuata tra il l 1635 e il 1664, grazie al priore Giovanni Antonio Filippini che impegnò il suo cospicuo patrimonio per dare nuovo smalto alla basilica e proprio in occasione di questi lavori fu da lui riscoperto il vecchio Titolo che venne riportato alla luce.
Egli affidò i lavori di ristrutturazione del complesso all'architetto Filippo Gagliardi che si avvalse dell'opera di grandi artisti dell'epoca come Gaspare Dughet, il Lucchesino, il Bolognese ed altri.

La struttura della chiesa attuale segue la chiesa antica e molti parti sono state riusate.

L'interno è appunto quello proprio delle basiliche, con 3 navate e due ordini di antiche colonne romane, (provenienti dall'antica basilica del V secolo), 24 in tutto, ornato di decorazioni di stucchi e nicchie. Due scale presso il presbiterio conducevano all' oratorio sottostante da cui si raggiungeva l' antica chiesa creata nel Titolo Equizio; con la nuova ristrutturazione, sempre ad opera del Gagliardi, esse vennero soppresse e sostituite dalla apertura di una scala centrale che porta alla cripta sotto l'altare maggiore.

LE STATUE, LE DECORAZIONI, LA BIBBIA DEI POVERI, GLI AFFRESCHI

Su ogni lato della navata centrale vennero chiuse le finestre medievali ed aperti 3 grandi finestroni ed in alto vennero apposti stucchi, medaglioni e statue. Le statue sulla cornice - eccezion fatta per quelle di San Giovanni Battista e di Sant'Antonio Abate, che sono state realizzate da Daniele Fiammingo - sono di Paolo Naldini. Le statue raffigurano Santa Giusta, madre di San Silvestro, Sant'Innocenzo, San Martino Papa, San Teodoro, Santa Ciriaca, Santo Stefano, San Sebastiano e san Nicandro, mentre nei medaglioni sono rappresentati altri santi e martiri, come Santa Paolina e santa Sofia.
Al di sopra delle colonne e sotto gli stucchi e le statue, su ogni lato, vennero posti dei simboli biblici in rilievo, la cosidetta Bibbia dei poveri. I simboli della fascia destra si riferiscono ad episodi biblici ed al culto ebraico, quelli di sinistra rappresentano scene e strumenti di martirio a legare il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Vi sono inoltre 8 medaglioni di stucco dorato, quattro con i simboli del Vecchio Testamento e 4 con quelli degli Evangelisti. Anche questo lavoro venne eseguito da Paolo Naldini.

Venne anche abbassato il pavimento di circa 80 cm. e le pareti delle navate, negli spazi presenti tra i vari altari, vengono affrescate, con scenari della campagna romana, alcune dal Grimaldi di Bologna ed altre dal famoso Gaspare Pussino o Dughet, ispirandosi alla vita di Elia, figura modello dell'Ordine Carmelitano.
Gli affreschi del Dughet, tra realtà biblica e leggenda sono in realtà 16 mentre 2 sono di Giovanni Francesco Grimaldi e rappresentano tutta la vita di S. Elia profeta:

il Signore parla ad Elia sull'Oreb; Elia chiama Eliseo, il profeta rimprovera il re Acab, i discepoli di Gerico riconoscono come loro padre Eliseo, gli orsi sbranano dei ragazzi che irridono ad Eliseo, il sacrificio di Elia sul monte Carmelo contro i falsi profeti di Baal, strage dei falsi profeti, Simone Stock eremita è chiamato al Carmelo da Maria, Elia vede la nuvoletta che viene dal mare, (nell'Ordine la nuvoletta è Maria Immacolata Concezione e Mediatrice), Elia è rapito in cielo su un carro di fuoco, il profeta Elia divide con il mantello il fiume Giordano e lo attrraversa con Eliseo, Elia si nasconde vicino ad un torrente e viene nutrito dai corvi; Elia compie la missione ricevuta da Dio di ungere Azael re di Siria, ad Elia un angelo porta un pane nel deserto e acqua; annunzio del sacerdote Basilide della vittoria dell'imperatore Tito su Gerusalemme. San Cirillo Carmelitano celebra messa sul Carmelo e riceve da un angelo due tabelle in argento su cui sono descritti i futuri mali della chiesa,. a 3 eremiti carmelitani viene manifestato il messaggio del germoglio di Jesse: da Santa Emerenziana nascerà Sant'Anna madre di Maria Santissima e da Sant'Ismeria nascerà Santa Elisabetta madre del Battista, Sobach prevede in sogno il ministero del figlio Elia.
Vi sono poi nella navata più piccola di sinistra, altri due affreschi del Gagliardi che riproducono l'interno di due basiliche, quella di San Pietro e quella di San Giovanni in Laterano

Entrando, sulla navata di sinistra, si ammira il rinnovato affresco del Battesimo del sultano di Damasco, che si ispira ad una leggenda carmelitana secondo cui il rito battesimale venne eseguito da San Cirillo.
Il dipinto è di Giovanni Miele (Jan Miel), Fiammingo.

Al centro della navata, invece, l'affresco dedicato al "Concilio di San Silvestro", realizzato da Galeazzo Leoncini.

 


GLI ALTARI E LA SACRESTIA

 

Sulla sinistra dell'altare centrale, in fondo alla navata, c'è un altare dedicato alla Madonna del Carmine, opera del 1593 di Girolamo Massei, dovuto alla generosità di Caterina de Nobili, moglie del Conte Sforza di Santa Fiora.

L'immagine, posta sull'altare maggiore fino al 1793, è sempre stata molto venerata anche da numerosi santi e papi che vi sostarono dinanzi e diede origine all'Arciconfraternita del Carmine.

Fu incoronata dal Cap Vat nel 1659, dopo fatti miracolosi, e nuovamente nel 1959 poichè la preziosa corona d'oro di ben 12 libbre le era stata prelevata dalle truppe di Napoleone.

La pala con le anime purganti è del Cavallucci, adornata da una cornice di bronzo dorato, da bassorilievi con angeli, stucchi e marmi.

Sotto l'altare si trovano le reliquie dei santi Crescenzio, Lanziano e moglie.

Su questa Madonna c'è una storia meravigliosa databile tra il 1796 ed il 1797:

- Alla vigilia dell'invasione Napoleonica in Italia, nel 1796, fatto unico nella storia del Cristianesimo e nel mondo, si produssero un numero elevatissimo di prodigi mariani, non solo relativi ad immagini dipinte ma anche a statuette, edicole stradali, ecc.

La Madonna del Carmelo, nella Cappella a lei dedicata in S. Silvestro e Martino ai Monti. Il 15 luglio, vigilia della sua festa, muove gli occhi.

Nella Cappella del Noviziato dello stesso convento c'è un'altra immagine di Maria con le palpebre quasi chiuse.
Si apriranno il 12.7 e si muoveranno velocemente sino al 22.1.1797.

Accanto alla cappella della Madonna del Carmine, si apre l'accesso alla Sacrestia dove in passato era conservata una lampada votiva d'argento che sembra esser stata realizzata con la tiara di San Silvestro.

Sull'altare presente nella Sacrestia una bella immagine di Maria Immacolata


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Tornando alla descrizione della basilica, numerosi gli altari laterali, eseguiti sempre su ordine del priore Filippini::

- a sinistra quello della Trinità, su cui si innalza un dipinto di Giovanni Angelo Canini che rappresenta la Trinità, san Bartolomeo e san Nicola di Bari;

- l'altare di sant'Alberto Carmelitano su cui si vede il dipinto dedicato al santo, di Gerolamo Muziano, e sotto cui si conservano - nella riproduzione del corpo in cera - alcune reliquie di San Giuseppe Maria Tomasi di Lampedusa, cardinale titolare della basilica.
Alla sua morte egli volle essere sepolto nell'antico Titolo, dove ancora si trova una delle casse di legno che accolse il suo corpo, poi traslato in Sant'Andrea della Valle.

A destra, invece altare di santa Maria Maddalena de' Pazzi con sopra un dipinto di Matteo Piccione;

- l'altare di santa Teresa di Gesù con una pala di Gian Battista Greppi;

- l'altare di san Martino di Tours con una intensa tela di Fabrizio Chiari

- di santo Stefano con quadro di Giovanni angelo Canini

- e di san Carlo Borromeo con pala di Filippo Gherardi.

A destra, all'entrata, un antico Fonte battesimale accanto al quale una lapide attesta: "In questo fonte venne battezzato san Gaspare del Bufalo (1786)", è precedente ovviamente a tale data.. La tela del Cavallucci, con il Battesimo di Gesù posta sopra il Fonte, è stata trafugata negli ultimi anni.


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Il nuovo altare maggiore venne eseguito su disegno di Francesco Belli verso la fine del 1700, in marmo pregiato e con ornamenti in bronzo, sormontato da un tempietto in marmo a cupola.
Anche il tabernacolo e i candelieri sono opera del Belli, discendente da una nota famiglia di argentieri, mentre l'architettura dell'abside rimase quella del Gagliardi.

Le decorazxioni dell'abside e delle pareti attorno all'altare sono della fine del 1700, opera di Antonio Cavallucci e della sua scuola.

Le pitture rappresentano:

- a sinistra in alto dell'abside
Dio, la Madonna con il Bambino e i Santi Pietro e Paolo,

 

mentre più in basso e nel coro belle immagini di santi: Santa Maria Maddalena de' Pazzi, San Pier Tommaso, Santa Teresa di Gesù, (nel coro in legno, disegnato sempre dal Belli)) Sant' Andrea Corsini, San Martino e san Francesco Saverio a sinistra dell'abside, San Silvestro e San Carlo a destra.

Santa Maria Maddalena de' Pazzi

Santa Teresa di Gesù

San Martino

San Silvestro I Papa

I Santi Silvestro e Martino vescovo, posti ai lati dell'altare maggiore, sono del Baglioni.

La festa di s. Martino viene festeggiata liturgicamente in modo solenne, l11 novembre e sull'altare dedicato al Santo viene esposto un busto bronzeo.



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LA FACCIATA

 

La facciata, a cui si accede tramite una nuova piccola gradinata, verrà ristrutturata tra il 1664 e il 1676 con stucchi di Stefano Castelli; sul portale vi sono due piccoli bassorilievi con le figure dei due santi titolari.

Il lato est della chiesa, lungo via Equizia, poggia su grossi blocchi di tufo, probabilmente presi dalle vicine Mura Serviane, utilizzati poi, come accadeva in quei tempi, come costruzioni nel secolo IX.

Nel 1714 viene costruito il campanile a vela e nel 1780, con l'appoggio del Cardinale titolare Saverio Zelada verranno effettuate dorature e capitelli alle cornici ed altre decorazioni, nel 1787 verrà riifatto il pavimento e alla fine del secolo, come già accennato, verrà ricostruito l'altare maggiore e verranno effettuate le decorazioni e le pitture dell'abside, nonchè ristrutturata la cappella del Carmine.

Dopo il 1870, lo stato italiano incamerò i beni ecclesiastici e in quegli anni si verificano dei crolli di alcuni muri sopra il Titolo, che rovinarono affreschi e strutture là presenti.
Nel 1930 vennero effettuati dei lavori di ristrutturazione totale e, successivamente, nel 1945 venne restaurata la scalinata di via Giovanni Lanza, mentre nel 1954 furono eseguiti restauri nella cripta e dal 1964 al 1972 furono restaurati gli affreschi del Dughet e altre tele.


Vista della Chiesa da via Giovanni Lanza



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IL VENERABILE ANGELO PAOLI

 

 

Sotto l'affresco del "Concilio di San Silvestro" è sepolto il corpo del Venerabile Angelo Paoli, Carmelitano, denominato "padre dei poveri" per la sua opera caritativa svolta presso il convento e presso un convalescenziario situato nelle vicinanze.

Del Venerabile Paoli si conservano, inoltre, all'interno del Convento, in una ampia teca molti suoi semplici oggetti tra cui l'inginocchiatoio, un piccolo scrittoio, qualche libro, qualche indumento consunto ed un bel busto marmoreo.


 

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Tra i titolari del Titulus Ss. Silvestri et Martini in Montibus, oltre a San Carlo Borromeo, san Giuseppe Maria Tomasi da Lampedusa, il Card. Alfredo Ildefonso Schuster, ci sono stati i futuri papi Pio XI e Paolo VI.

 

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IL CONVENTO E LA CURIA GENERALIZIA

 

 

Il Convento, sulla destra della Basilica

Il Convento annesso alla basilica è stato costruito sotto Sergio II; si trattava di un refettorio, un dormitorio e altre poche stanze
Precedentemente affidato ai Benedettini insieme alla chiesa, passò al clero secolare e poi, nel 1299, venne concesso ai Carmelitani da Papa Bonifacio VIII, a patto che vi realizzassero una casa studio. Cosa che venne attuata, con la successiva realizzazione anche di un liceo filosofico per studenti.
La costruzione venne devastata durante una sommossa popolare contro papa Eugenio IV (1435) poi nel sacco di Roma 1525, fu trasformato in caserma durante l'occupazione francese (1799), subendo ulteriori danneggiamenti e altri problemi vennero dopo la proclamazione del Regno d'Italia.
Sede di Capitoli Generali dell'Ordine dal 1492 al 1598 è stato residenza del Priore Generale fino al 1759 e successivamente venne incorporato nella Provincia Romana che tuttora vi abita. I locali sono stati rimordernati più volte; tra i lavori più imponenti l'ingrandimento e il rinnovamento, alcuni effettuati anche nel 1930 e 20 anni dopo con la creazione di un terzo piano. Nel 1958 è stato completamente ristrutturato.
L'attuale convento, che è stato anche sede di Noviziato, è tuttora sede di studio per i candidati alla vita religiosa carmelitana, sotto la protezione di San Pier Tommaso d'Aquitania
Essi partecipano anche alla vita e alle celebrazioni della Parrocchia.

Il Collegio Pio XI (sede della Curia Generalizia) nacque per opera del Priore Generale, P. Elia Magennis, che desiderava la creazione di un Collegio Carmelitano Irlandese a Roma.
Nel marzo del 1930 il Cardinale Pompili diede inizio ai lavori accanto alla Basilica di San Martino ai Monti, lavori che terminarono due anni dopo e la costruzione, invece che per gli studenti irlandesi venne messa a disposizione degli studenti delle Province Italiane, successivamente poi venne dato in affitto ai Padri Domenicani, fino al 1960 ed infine destinato alla Curia Generalizia dell'Ordine Carmelitano.
Attualmente la Curia si compone di circa 15 religiosi provenienti da varie Province carmelitane.
Nella stessa costruzione abitano membri della "Famiglia Missionaria Donum Dei".

 

 

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Bibliografia:



- Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX di Mariano Armellini pubblicato dalla Tipografia Vaticana 1891
- Piccole Storie di Santità - S. Martino di Tours - Ed. Little Mercury

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- Per maggiori notizie sui prodigi relativi al quadro della Madonna del Carmine e ad altre immagini, vedere in Religiosità - Sante Curiosità la parte intitolata "Lacrime e Sorrisi"


per altre notizie su santi, beati e servi di Dio del Carmelo, vedere l'articolo ad hoc in Religiosità:

- Santi Carmelitani

Sulla recente Beatificazione di Angelo Paoli, sempre in Religiosità:

- Beatificazione di Angelo Paoli Carmelitano


- In Collaborazioni di P. Giuseppe Midili:

- P. Angelo Paoli, un sacerdote "contemporaneo" vissuto nel '700

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