Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

IL MONDO PICCOLO DI GIOVANNINO GUARESCHI

Giovanni Guareschi nacque il 1° Maggio 1908 a Fontanelle di Roccabianca e si dedicò agli studi di giurisprudenza benchè fosse portato per il disegno pubblicitario e caricaturale, per la xilografia e scenografia. Fece poi vari mestieri, fino ad aprodare al giornalismo, correggendo dapprima solo bozze, poi scrivendo novelle, che illustrava, occupandosi della cronaca, finchè iniziò il lavoro per il "Bertoldo", il più famoso periodico umoristico italiano, ideato da Zavattini, di cui divenne capo redattore nel 1936 fino al 1943. Il primo numero del Bertoldo uscì il 14/7/1936 edito da casa Rizzoli, mentre lui faceva il militare.

Intanto aveva messo su famiglia ed essa diventò parte integrante dei suoi romanzi: la moglie sarà "colei che divide il mio appartamento", suo figlio Albertino sarà il "Pestifero", mentre Carlotta "la Pasionaria". Nel 1942 indossò ancora la divisa, richiamato dalla Milizia volontaria, accusato di essersi schierato contro il regime nelle sue satire. Il Bertoldo faceva satira sì, ma nè fascista nè antifascista, era un giornale umoristico a cui Guareschi collaborava con esilaranti racconti e vignette dal tratto breve e deciso, in cui ridicolizzava fatti e persone. Mentre era sotto le armi, il 9-9-43, venne preso prigioniero ad Alessandria e trasferito prima in un lager polacco poi in altri tedeschi. La sua detenzione finì nell'aprile del 1945. Fu un'esperienza tremenda ma, come disse lui:"Sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma, senza odiare nessuno". A tale proposito, Paride Piasenti ha scritto: " Giovanni Guareschi nei vari lager in cui passò fu una bandiera esemplare di dignità, di coerenza morale incrollabile e di fede nella libertà".

Tornato a casa, nell'ottobre di quello stesso anno, ritornerà subito a lavorare per Rizzoli, nel 1946 darà vita a Peppone e don Camillo e successivamente fonderà "Il Candido", da lui diretto e pubblicato fino al 1961, impelagandosi ancora una volta nella politica, facendo satira soprattutto nei confronti del comunismo. A questo proposito, poichè Guareschi aveva identificato in una sua vignetta il "perfetto comunista" caratterizzandolo in un personaggio con "3 narici"( il Trinariciuto), Togliatti, parlando di lui, lo definì "3 volte idiota". Molte le illustrazioni elettorali a cui lavorò, celeberrimo il manifesto in cui sottolineava,"Nel segreto della cabina elettorale, Dio ti vede, Stalin no!".

Nel 1950 pubblica sul Candido una vignetta di Manzoni che irrideva alla figura di Luigi Einaudi, allora Presidente della Repubblica, cosa che creò uno scompiglio tale che il Parlamento diede l’autorizzazione a procedere contro i due autori. Essi verranno dapprima assolti poi condannati in Appello a 8 mesi per vilipendio della figura presidenziale, ma Giovannino non andrà in carcere. Successivamente, però, nel 1954, darà spazio nel suo giornale a due lettere del 1944, attribuite a De Gasperi, considerate dei falsi in sede giudiziaria e che lo fecero citare in giudizio per diffamazione, condannandolo al carcere. Guareschi si rifiutò di ricorrere in appello e di chiedere la grazia per quella che riteneva essere un'ingiustizia nei suoi confronti e verrà detenuto nel carcere di Parma per più di un anno e successivamente sottoposto a libertà vigilata.

Intanto i suoi problemi di salute lo costrinsero a lasciare la redazione del Candido e a ritirarsi a Roncole Verdi dove aprirà un ristorante, poi trasformato in Museo. Muore a Cervia nel 1968.

I suoi libri sono tra i più tradotti e i più letti nel mondo ma, lui vivente, fu quasi ignorato dalla critica ufficiale che lo riteneva uno scrtittore di secondo piano.

Invece il suo piccolo mondo popolato da figure farsesche e simpatiche, da persone umili e comuni ma anche dai don Camillo e dai Peppone, la sua satira garbata ma efficace ha entusiasmato, coinvolto, commosso un vastissimo pubblico, non solo italiano, che gli è affezionatissimo, per quella sua maniera piana, gentile e scorrevole di presentare le cose, per il suo umorismo e la sua comicità quasi irrefrenabile, per il suo humor e la sua potente umanità. E che gli è grato per quel suo mondo piccolo, che ha come scenario un'Italia semplice e ancora contadina che stava appena riprendendosi dalle distruzioni, morali e fisiche, derivanti dalla guerra, e che si stava impegnando in un'imponente e faticosa opera ricostruttiva che si sarebbe protratta per una diecina d'anni ma che avrebbe portato ad un risanamento. Un mondo piccolo che è invece ampio, quasi senza confini, che ha come sfondo la Bassa Padana su cui predomina il Po, fonte di vita e di morte per i piccoli paesi che si affacciano sulle sue sponde... un mondo piccolo ma ricco di tradizioni, di carità, di speranza in cui realismo e schiettezza sono intrecciati e formano il tessuto dei buoni sentimenti che animano i protagonisti delle sue storie, sempre sorretti da un'incrollabile fede in Dio e nell'umanità.

Su questo sottofondo di intense emozioni, anche e soprattutto sul fronte politico, dopo la negativa esperienza del fascismo, era tutto un brulicare di nuove idee, di intuizioni, di intenzioni, di partiti, di associazioni che tra vivaci dibattiti e scontri cercavano di risolvere i gravi problemi emergenti, programmando interventi, scioperi e adunate... Da questo fondale animato di passioni, emergono, simili a due giganti, Peppone e Don Camillo, due esseri dissimili per carattere e per vocazione ma legati da un rapporto di profonda amicizia anche se militanti in fazioni opposte e sempre in lotta, quantomeno verbale, accudendo l'uno al gregge, l'altro al partito. Ma tutto poi si conclude con una finale stretta di mano... in una tregua che durerà fino allo scontro successivo. Attraverso questi due personaggi fortemente caratterizzati e amati dal pubblico, resi poi ancora più celebri dai film girati negli anni '50, Guareschi fa un'opera di catechesi e dà insegnamenti morali. Non meno caratterizzato e non meno importante è il terzo personaggio, quel Cristo parlante che ragiona, discute con don Camillo, consigliandolo sulla strada da intraprendere per risolvere i vari problemi che gli si presentano con il suo "gregge". Se mi si permette il paragone, senza voler reare offesa alla figura del Salvatore, esso svolge un'azione simile ma molto più pregnante, ovviamente, del Grillo parlante di Pinocchio, che indica sempre, come la voce della coscienza, la strada giusta da percorrere.

I SUOI LIBRI

1941 - La scoperta di Milano



1944 - Il marito in collegio

1942 - Il destino si chiama Clotilde

1945 - La Favola di Natale
(scritta durante l'internamento
nei campi di concentramento)

1947 - Italia Provvisoria

1949 - Diario clandestino
in cui parla della sua prigionia in lager dal 1943 al 45, come prigioniero n. 6865, sorretto ed animato solo dai ricordi e dal sogno di ritornare a casa, sogni che trasferiva nelle sue novelle, sorretto dalla sua incrollabile fede nell'uomo e in Dio, cosa che lo aiuterà a sopravvivere.

1948 - Lo Zibaldino (una sorta di diario familiare)

Postumi

1953 - Don Camillo e il suo gregge

 


1967 - La calda estate del Pestifero
1968 - Don Camillo e don Chichì

 

1969 - (testi già pronti ma usciti postumi)
Don Camillo e i giovani d'oggi

1948 - Mondo Piccolo (Don Camillo)

1954 - Il Corrierino delle Famiglie

1963 - Il compagno don Camillo

1980 - Gente così

1982 - Il decimo clandestino

1981 - Lo spumarino pallido

1983 - Noi del boscaccio

 

1988 - Osservazioni di uno qualunque
1989 - Ritorno alla base
1991 - Mondo Candido (1946-48)
1992 - Mondo Candido (1948-51)
1993 - Chi sogna nuovi gerani?
1994 - Guareschi e il Bertoldo
1995 - Fantasie della Bionda
1995 - Vita con Giò (a cura dei figli) che sostituisce
"Vita in famiglia " del 1968
1996 - Ciao Don Camillo

1986 - L'anno di don Camillo

 

1994 - Il Breviario di don Camillo (La biblioteca del corriere della Sera) - a cura di Alessandro Pozzato

2001 - Bianco e nero - Giovannino Guareschi a Parma, 1929-1938


I suoi Film

Guareschi, sul set di uno dei suoi film, rappresenta scherzosamente Peppone

1952 - Don Camillo

1953- Il ritorno di Don Camillo

1955 - Don Camillo e l'onorevole Peppone
- Don Camillo monsignore ma non troppo

1965 - Il compagno don Camillo

 

Dei due attori che impersonavano Peppone e Don Camillo (Gino Cervi e Fernandel) Guareschi ebbe a dire:

"Cervi corrisponde esattamente al mio Peppone. Fernandel non ha la minima somiglianza col mio don Camillo. Però è talmente bravo che ha soffiato il posto al mio pretone..."

 

Una curiosità

 

 

Il famoso Frate Indovino, ispirato dalla figura di Don Camillo per la sua umanità e per la sua fede, nonostante qualche critica, mise in commercio il suo famoso Calendario nel 1959, con una serie di immagini dedicate al corpacciuto pretone e successivamente addirittura un libro, illustrato con disegni del Prof. Fratalocchi e di Renata Storti, che raccontava alcune delle sue vicende.

Frate Indovino, nella prefazione, si limitava a dire che: "Nessuno pensi che questo libro abbia pretese guareschiane, è una semplice appendice del Calendario Frate Indovino 1959, con l'intento di far conoscere a fondo l'anima di un sacerdote che, se anche a tutta prima appare un pò sfasato, a studiarlo bene appare invece un eroe della virtù! ... A qualcuno potrà sembrare poco riguardoso quel continuo dialogare con il Cristo anche su argomenti banali, ma poichè la voce della coscienza non tace mai, ed è la norma di ogni azione, ci insegna molto bene l'importanza di non trascurarla per vivere bene..."

 

Ho troppo rispetto per Guareschi e quindi chiedo scusa per eventuali imperfezioni o errori e chiedo gentilmente di segnalarmeli per correggerli. Grazie.

Bibliografia - Club dei Ventitrè - 43010 Roncole Verdi (Pr) - Il 23 si riferisce " a quei 23 lettori" che Guareschi diceva di avere. Il club ha lo scopo di diffondere l'opera dello scrittore, organizzando convegni e seminari nelle scuole, una mostra itinerante ed un premio letterario a sua memoria.

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