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				  Titolo, Periodico) ." ******   IN VIAGGIO TRA I MUSEI ECCLESIASTICI ITALIANI*******   IL MUSEO PIERSANTI E LA SUA COLLEZIONE Studi e ricerche per i 100 anni dalla nascita, a cura di Giulia Spina, Andrea Livi  Editore, Fermo 2021, pp. 200, euro 20. 
 È appena uscito ed è già in  libreria il volume Il Museo Piersanti e la sua collezione. Studi e ricerche per  i 100 anni dalla nascita, a cura di Giulia Spina, pubblicato da Andrea Livi  Editore di Fermo, con il contributo del Comune di Matelica e della ditta F.lli  Gionchetti di Matelica.  Il libro raccoglie gli atti del convegno che si è  svolto al Teatro Piermarini di Matelica il 17 e il 18 febbraio 2018, un evento  pensato per celebrare il primo secolo di vita del Museo Piersanti con relazioni  di studiosi di altissimo livello.Le giornate di studi erano state curate  dall’allora direttore del Museo, don Piero Allegrini, e dalla storica dell’arte  Giulia Spina, e organizzate con il patrocinio del Comune di Matelica e il  contributo di Halley Informatica, la Galleria Frascione Arte e la Fondazione  Federico Zeri di Bologna.  Il Museo Piersanti conserva le collezioni di Venanzio  Filippo Piersanti, cerimoniere pontificio nella prima metà del Settecento, i  cui eredi hanno donato il Palazzo e ciò che conserva al Capitolo della  Cattedrale di Matelica. A distanza di un secolo dalla stesura del primo  catalogo da parte del primo direttore don Sennen Bigiaretti, che ha arricchito  la collezione di depositi dalle chiese cittadine, il convegno puntava ad  approfondire diverse tematiche riguardanti storia e collezione. A causa dei  terremoti del 2016 il Museo Piersanti era risultato parzialmente inagibile, ma  già nell’estate del 2017 si era riusciti a riaprire il pianterreno e l’anno  successivo anche il secondo piano, che aveva potuto ospitare la mostra  “Milleduecento” organizzata dalla Regione Marche.  Numerosi sono stati gli  eventi per famiglie, appassionati e studiosi organizzati tra 2017 e 2018 dallo  staff del Museo guidato dal tenace direttore don Piero Allegrini, che ha  rivestito questo ruolo per 42 anni, per poi passare il testimone, all’inizio  del 2019, a don Ferdinando Dell’Amore. Il Piersanti è attualmente chiuso in  attesa dei lavori di restauro post-sisma. La pubblicazione degli atti del  convegno sottolinea l’importanza del Museo Piersanti, l’unicità e l’alto valore  della sua collezione. Sono infatti presentati inediti risultati delle ricerche  condotte da studiosi di rilievo che da tempo hanno a cuore il Museo Piersanti e  vi collaborano sul piano scientifico, ma non mancano valutazioni su argomenti  consolidati che pure aprono nuovi scenari di indagine. L’occasione è ancora più  importante poiché, a seguito dei lavori di restauro, chi si occuperà del  riallestimento del Museo dovrà necessariamente tenere conto dei risultati qui  esposti. La consapevolezza che il Museo rappresenti una delle  istituzioni museali più importanti delle Marche deve costituire le basi per un  nuovo coinvolgimento sociale di cittadini e turisti, proprio come nella vivace  stagione che ha immediatamente seguito il sisma del 2016.  Il volume si apre con  un’incoraggiante introduzione della dott.ssa Maria Giannatiempo López, già  funzionaria della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Marche,  protagonista, insieme a don Piero Allegrini, dell’attività di valorizzazione  del Museo condotta tra anni Novanta e primi anni Duemila. Il primo contributo scientifico  è quello di Anna Rebecca Sartore, dottoranda dell’Università di Udine, che ha  ristudiato l’architettura di Palazzo Pellegrini-Piersanti dal Quattrocento al  Settecento, offrendo una nuova chiave di lettura per molti palazzi storici  matelicesi. Segue il saggio degli storici dell’arte Angelo Antonelli e Sabina  Biocco, che ripercorrono la storia della collezione museale tra Otto e  Novecento. Gli archeologi Emanuela Biocco e Tommaso Casci Ceccacci, funzionario  della Soprintendenza, offrono una sintesi della raccolta archeologica della  famiglia Piersanti e di Sennen Bigiaretti.  Fulvio Cervini, professore di storia  dell’arte medievale dell’Università di Firenze e curatore della mostra  “Milleduecento”, analizza la fortuna dell’arte romanica durante la Grande  Guerra a partire dal Crocifisso di Sant’Eutizio, splendida scultura lignea del  XII secolo.  Giulia Spina, dottoranda dell’Università di Firenze, propone nuovi  ragionamenti sulla fase giovanile del pittore Lorenzo d’Alessandro, a partire  da alcune opere matelicesi.  La punta di diamante del libro è costituita dal  saggio di Andrea De Marchi, ordinario di storia dell’arte medievale  all’Università di Firenze, il quale riprende il problema attributivo della Madonna di Costantinopoli e i Sette Santi, che coinvolge il veneziano  Jacopo Bellini con i figli Gentile e Giovanni.  Alessandro Delpriori, già  sindaco di Matelica e attualmente docente di storia dell’arte all’Università di  Camerino, commenta la Crocifissione di Giuseppe Bastiani e ricostruisce l’antico allestimento della cattedrale  matelicese di Santa Maria.  Silvia Blasio, professoressa di storia dell’arte  moderna all’Università di Perugia, riprende e rafforza l’attribuzione ad  Agostino Tassi di un’affascinante Tempesta  di mare. Gabriele Barucca, già funzionario della Soprintendenza delle  Marche e ora Soprintendente Archeologia,  Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, passa in  rassegna i pezzi più preziosi della collezione di oreficerie e reliquiari della  collezione Piersanti.  Chiude lo storico Giuseppe Massari che presenta uno  spunto sui rapporti tra Venanzio Filippo Piersanti e papa Benedetto XIII  Orsini.  Il volume diventerà una  pietra miliare per gli studi sull’arte delle Marche, sul collezionismo e su  alcune specificità del Museo e del Palazzo Piersanti. Mai prima d’ora così  tanti studiosi di livello nazionale e internazionale avevano partecipato ad un  evento come questo a Matelica. Un momento di studio e approfondimento che  dimostra ancora una volta l’importanza del Piersanti in un piano sovraregionale  e che dovrà servire per la costruzione di progetti di livello altrettanto alto.    ****** A MATERA, NEI SASSI, NASCE IL MUSEO IMMERSIVO DELLA FESTA DELLA BRUNA
 Mentre volgeva al  termine l’anno dedicato a Matera Capitale Europea della Cultura, un nuovo  attrattore culturale sorgeva nei Sassi, dedicato alla patrona Maria Santissima  della Bruna e alla tradizione del carro trionfale con cui viene portata in  processione il 2 luglio da 630 anni.
Con la benedizione di Monsignor Pino  Caiazzo è stato inaugurato, in Recinto 3° Fiorentini, nel Sasso Barisano di  Matera, il Museo Immersivo della Bruna. Il MIB, Museo Immersivo della Bruna, è un museo  multimediale concepito per dare la possibilità ai visitatori di conoscere la  festa patronale, in onore di Maria Santissima della Bruna, che da 630 anni si  svolge il 2 luglio a Matera, un piccolo museo che si sviluppa su 200 metri  quadrati ma che al suo interno contiene un carro trionfale in scala 1:1 e che  grazie alle più moderne tecnologie permette ai visitatori di trovarsi,  indossando occhiali in 3D, di trovarsi al centro del momento più emozionante  della festa: lo strazzo del carro in cartapesta.
  
 
 Realizzato dalla società Domina Matera di Angela Linzalone, Cosimo Di  Pede e Domenico Loporcaro, il Museo offre ai visitatori un percorso emozionale,  un viaggio nei riti, nelle attese, nei suoni di una città in festa.
 Nel  percorso, attraverso immagini e suoni viene offerta la possibilità di scoprire  i momenti salienti della Festa della Bruna e di poter vedere un carro  realizzato in scala 1:1.
 Una struttura di imponenti dimensioni, con i suoi 12  metri di lunghezza, 3 di larghezza e alto ben 7 metri. Costruito in cartapesta  dall’artista Andrea Sansone, il manufatto è ricco di statue, angeli, putti,  fregi e dipinti.
 
 
 
 

 
 Il vestito della Madonna della Bruna è stato realizzato in  segno di devozione dalla sarta Tina Cifarelli mentre le parrucche della Madonna  della Bruna e di Gesù Bambino, realizzate con capelli naturali, sono stati  acconciati dall’hair stylist Arturo Lippolis di Artis, che si è occupato anche  del lavoro di tricologia sulla statua che riproduce il compianto cavaliere  Eustachio Barbaro, storico trombettiere della Cavalcata della Bruna.
 “La visita si svolge in 20 minuti, illustra Alessandro  Tortorelli, l’architetto che ha allestito il museo ; il pubblico viene  accompagnato da un susseguirsi di video, su testi di Antonio Andrisani e  immagini di Rvm Broadcast con la regia di Vito Cea, ed effetti sonori con  la processione dei pastori, la cavalcata dei  cavalieri in costume che accompagnano la effige della Madonna della Bruna nel  percorso processionale, i tre giri beneauguranti che il carro compie in piazza  Duomo, l’ultimo tragitto del manufatto in cartapesta verso piazza Vittorio  Veneto dove lo attende la folla per l’assalto e la distruzione del carro.
 
 Questo momento di grande adrenalina lo si potrà rivivere con occhiali in 3D,  ritrovandosi sul carro insieme agli assaltatori”.
 
 Il MIB non prevede giorni di chiusura, le visite si  potranno effettuare tutti i giorni dalle 9 alle 21 previa prenotazione ai  numeri di telefono +39 338 7520332 e +39 328 2861433, tramite e mail scrivendo  a info@mibmatera.it e sul sito https://www.mibmatera.it Contenuto il costo del biglietto: intero 6 euro;  ridotto 3 euro per i ragazzi da 4 a 16 anni, le scuole e i residenti a Matera;  5 euro per i gruppi di almeno 15 persone.
 Gratuito: under 4, disabili con  accompagnatore; giornalisti con tesserino ODG in corso di validità; guide  turistiche munite di tesserino di abilitazione; dipendenti Soprintendenza.
 
****** IL PRESEPE DEL RE TORNA IN MOSTRA AL PALAZZO REALE DI GENOVA   
 Dal 29 novembre 2019 scorso al prossimo 2 febbraio 2020,  presso il  Palazzo Reale di Genova,   è visitabile  il presepe del re,  l’intero complesso del monumentale Presepe Reale o Presepe Savoia,  restituito all’antico  e originario  splendore a conclusione del lungo e  delicato restauro, curato dalla  Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria, e diretto da  Alessandra Cabella.
 Come promesso in occasione della mostra del 2017, quando  vennero presentate le prime statuine recuperate, il presepe torna nelle sale  del Palazzo Reale di Genova per l’esposizione completa di tutti i suoi  ottantacinque elementi.
 
 Commissionato da Casa Savoia all’artista  genovese Giovanni Battista Garaventa nel primo quarto del XIX secolo, il presepe testimonia la  padronanza dell’autore di un linguaggio colto e raffinato nel solco della  migliore tradizione  maraglianesca. Gli studiosi hanno ipotizzato una probabile  committenza sabauda risalente agli anni che seguirono l’annessione dei  territori liguri al Regno di Sardegna nel 1814 e comunque entro il  primo quarto del XIX secolo.
 Appartenuto almeno alla fine  dell’Ottocento alla chiesa torinese di San Filippo Neri, non è chiaro se fosse  stato concepito per quella sede o per una dimora reale, dato che si dispone  ancora di pochi dati relativi all’origine del Presepe Garaventa.
 
 Questo si compone di figure alte tra i 40 e i 70 centimetri, perlopiù manichini  in legno intagliato e costumi di straordinaria qualità e ricchezza.
 La Sacra  Famiglia costituisce il nucleo centrale, insieme agli  angeli, ai tre Magi, agli armigeri e ai soldati. Ogni statuina è impreziosita  da eleganti ed elaborati costumi in seta, cotone,  velluto, tela jeans.
 Gli abiti sono inoltre caratterizzati da passamanerie in  argento e filo d’oro, corpetti e armature in cuoio e metallo argentato.  Inoltre accessori sofisticati, quali corone e sciabole, lance e scudi in metallo sbalzato, catene e cinture in  cuoio, indicano una committenza di altissimo rango e con cospicue disponibilità  economiche.
 
 Venduto all’inizio del Novecento e passato di proprietà in  proprietà, è il frutto di quella lunga  tradizione presepiale e di plastica lignea di cui Anton Maria  Maragliano è stato il massimo esponente.
 Solo nel 1993 la  paternità esecutiva fu ricondotta al Garaventa, artista di formazione  accademica, attivo soprattutto come intagliatore di casse processionali e  immagini sacre, come restauratore di antiche sculture e modellatore di apparati  decorativi ed effimeri.
 L’esposizione del Presepe del Re nell’Anticamera  del Duca di Genova, appositamente riaperta al pubblico insieme  a tutto l’Appartamento, riaccende i riflettori, dopo la mostra dello scorso  anno dedicata ad Anton Maria Maragliano, su un capitolo ancora poco noto della  produzione di scultura lignea post-maraglianesca, offrendo al pubblico un’opera  della grande tradizione presepiale genovese.
 
 Orari: da martedì a venerdì dalle 9 alle 18.30; sabato e  domenica dalle 13.30 alle 19.

 *******   INAUGURATO IL MUSEO DIOCESANO "MON. AURELIO MARENA" DI BITONTO, IN PROVINCIA DI BARI 
 
La collezione del nuovo Museo diocesano di  Bitonto, inaugurato l’11 ottobre scorso,   è ospitata negli ambienti dell’ex convento dei Frati Minori Conventuali,  poi sede del Seminario vescovile, attiguo alla Chiesa di San Francesco della  Scarpa, in via  Ferranti Aporti 15. Per diversi anni l’Arcivescovo di Bari-Bitonto mons.  Francesco Cacucci ha perseguito con tenacia l’obiettivo di realizzare un nuovo  museo nell’ex Seminario vescovile di Bitonto. Dopo un lungo e intenso cammino di programmazione e di progettazione, di  lavori e di allestimenti. Fin dal 1986, a  seguito della fusione dell’Arcidiocesi di Bari e della Diocesi di Bitonto nella  unica Arcidiocesi di Bari-Bitonto, gli Arcivescovi mons. Mariano Magrassi e  mons. Francesco Cacucci hanno continuato l’opera di raccolta e conservazione,  di esposizione e valorizzazione delle numerose
				  opere artistiche, testimonianza della fede e  dell’impegno delle generazioni, intrapresa dall’ultimo vescovo di Bitonto,  mons. Aurelio Marena.
 
 L’intero patrimonio  artistico comprende tavole, affreschi, tele, sculture, oreficeria, paramenti  sacri, mobili, materiali lapidei di periodi storici che vanno dal sec. XII al XIX.
  
                  
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 - SANTA TERESA D'AVILA,
 SCUOLA DI GIACOMO COLOMBO, SEC. XVIII
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 SAN FRANCESCO
 DIPINTO SU TAVOLA XIII SECOLO
 |    				  Il percorso  espositivo racconta, attraverso le opere, la Diocesi alle sue origini, offrendo  una visione completa dello spaccato della vita ecclesiale fino ai nostri  giorni.Partendo dall’influenza bizantina, evidente nel lacerto di tavola  pittorica e nei capitelli di importazione, è chiaro il passaggio all’arte  romanica, con l’antependium dell’altare basilicale, sino alla nascita dell’arte  italiana. Pregevole è la tavola, che riproduce la effigie di San Francesco,  unico esemplare della storia del francescanesimo nel sud Italia.
 
 
UNA DELLE SALE ESPOSITIVE
La ricca  produzione di opere d’arte nel ‘500 e nel ‘600, è segno di prosperità economica  della città di Bitonto, che in questo periodo diviene Universitas, e della vita  ecclesiale della Diocesi sotto l’influenza della Riforma Cattolica, espressa  dal Concilio di Trento. Le committenze nobiliari e clericali hanno promosso  l’intensa attività produttiva artistica di scuole pittoriche locali (Carlo  Rosa, Nicola Gliri) e di più ampio respiro europeo, che hanno ornato e  arricchito di opere d’arte le chiese e le cappelle private dei palazzi del  centro storico cittadino.
 
LA SAMARITANA AL POZZO - CARLO ROSA, XVII SEC.
 
 
Caratteristica del Museo Diocesano è l’esposizione di  arredi sacri, il cui valore simbolico rievoca i momenti della vita liturgica. I  segni del servizio episcopale (trono, mitrie e pastorali, croci pettorali) e  dell’ordine sacerdotale (stole, pianete, calici), con la simbologia e i motivi  ornamentali (segni della passione, pane, angeli, motivi floreali), denotano la  forte influenza della Capitale del Regno, Napoli, dal periodo Angioino fino  alla dominazione Borbonica.
 
 I punzoni degli argentieri e i ricami dei tessuti,  adoperati per i paramenti, evidenziano il collegamento, rispettivamente alle  oreficerie napoletane e all’Opificio di San Leucio, sebbene siano espressione  dell’ artigianato locale (Monastero delle Vergini Benedettine).
 
 L’esposizione è  completata da documenti pergamenacei e cartacei che riguardano la storia della  Diocesi di Bitonto e alcune manifestazioni di vita ecclesiale (bolle  pontificie, libri liturgici e devozionali, platee varie, monacazioni).
    *******  NUOVO ALLESTIMENTO PER IL MUSEO NICOLAIANO DI BARI  
                  
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  Un nuovo  volto al Museo nicolaiano di Bari, in cui è raccolta tutta la lunga storia di  fede verso il santo vescovo di Myra.
 
 Ostensori, pezzi rarissimi di una  collezione che racconta un Nicola antico e prezioso, amato da sovrani e  popolani e che racchiude fino a mille anni di storia.
 
 Ci sono voluti sei mesi  di lavoro, che  hanno trasformato i locali al piano terra  dell'edificio nelle vicinanze della Basilica di San Nicola.
 Il nuovo  allestimento - primo passo in un progetto più ampio di valorizzazione della struttura  - è stato realizzato in collaborazione con l’Accademia Cittadella  Nicolaiana.
 Il progetto prevede  spazi più accoglienti e interattivi, capaci di coinvolgere sempre più, oltre ad  un pubblico adulto, particolarmente i bambini, i giovani, gli studenti che  grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie potranno meglio conoscere e  appassionarsi alla storia locale e all’universalità del culto di San Nicola. I  visitatori saranno invitati a porsi in un’ottica che permette loro di entrare  all’interno della vita delle tre epoche, ascoltandone le musiche e assaporando  persino i cibi.
 
 
 
                  
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 QUADRO SU TAVOLA RAFFIGURANTE IL SANTO DI MYRA |  
 
 Scrive padre Gerardo Cioffari,  storico della Basilica di San Nicola di Bari: “Il Museo Nicolaiano di Bari,  inaugurato il giorno 6 febbraio del 2010, raccoglie quei tesori storico artistici  legati alla Basilica di S. Nicola, cuore spirituale della città.
 Tale legame si  riferisce anche ai reperti dell’antichità romana o dell’alto medioevo a motivo  del fatto che la Basilica non nasce con materiali nuovi soltanto, ma fa  largamente uso di materiali di reimpiego anche di notevole fattura.
 La città,  già nota in epoca romana, come si evince dalle descrizioni di Orazio e Tacito,  attraversò un periodo in ombra nel primo medioevo, finché una vicenda fortuita  (la guerra fra i longobardi di Benevento e di Salerno) non vi fece insediare i  musulmani (841-871), giunti come mercenari. Riconquistata da Franchi e  Bizantini, furono questi ultimi a imporre il loro dominio dall’876 al 1071.
 
 Nonostante varie peripezie il periodo bizantino fu per Bari un’epoca di  prosperità, dovuta al fatto che il rappresentante dell’imperatore (il  catepano), a partire dal 968, prese Bari come centro di tutta la provincia  (Tema di Longobardia).
 Conquistata dai Normanni di Roberto il Guiscardo (1071),  perdendo il ruolo di “capitale”, Bari attraversò una crisi di commerci, che  solo il trafugamento delle reliquie di S. Nicola nel 1087 permise di superare.
 Nicola era infatti in quell’epoca il santo più venerato della cristianità, come  dimostra il fatto che quasi tutte le cronache europee dell’epoca registrarono  l’evento della traslazione a Bari delle sue reliquie.
 La Basilica fu anche il  fulcro della ripresa, dopo che i Normanni di Guglielmo il Malo rasero al suolo  la città nel 1156 (per essersi schierata nuovamente con i Greci), anche se non  raggiunse più il benessere dell’epoca d’oro.
 Dopo l’opaco periodo svevo (a motivo del fatto che l’arcivescovo di  Bari, molto ostile al clero di S. Nicola, era intimo dell’imperatore Federico  II), con la venuta degli Angioini la Basilica raggiunse il massimo dello  splendore.
Convinto di aver evitato la decapitazione da parte degli Aragonesi  grazie a S. Nicola, il re Carlo II d’Angiò fu estremamente munifico verso la  sua Basilica.
 Le donò feudi (Rutigliano, Sannicandro, Grumo) e ricche rendite  (l’arcipretura di Altamura e il monastero di Ognissanti di Cuti, senza  dimenticare suppellettile e codici liturgici per lo splendore della liturgia,  che volle però secondo il rito della Sainte Chapelle di Parigi.
 Anche gli  Aragonesifurono munifici, come gli Sforza di Milano, ma l’inserimento della  città nel viceregno di Napoli portò Bari a vivereall’ombra della capitale.
 
 
Il  pellegrinaggio da tutta l’Europa, e soprattutto dalla Russia, non venne però  mai meno, come non vennero meno le donazioni. Fino a che la città è tornata ad  essere il capoluogo della Puglia. Il Museo Nicolaiano è il riflesso storico,  artistico e religioso di questa vicenda”.  
                  
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 PANNO BIANCO DELLA MANNA DI SAN NICOLA |    *******   INAUGURATO AD ANDRIA IL MUSEO D'ARTE SACRA "SAN RICCARDO"  
Dal 23 aprile scorso, giorno in  cui, ogni anno, si celebra il ritrovamento delle ossa di San Riccardo, patrono  della città, Andria si è arricchita di una perla preziosa: la riapertura del nuovo  Museo diocesano d’arte sacra, intitolato all’omonimo santo, ubicato nell'antico Palazzo Margiotta, in via De  Anellis, 46, esteso su una superficie di 1400  metri quadri.
 
 Un contenitore importante sia da un punto di vista religioso,  storico, culturale che turistico. Un luogo per identificare, qualificare la memoria della Chiesa locale,  narrando   le vicende della comunità che lo ha originato, tramandandone il vissuto  storico, culturale, sociale e religioso.
  
 Nasce con lo spirito di aprirsi al  territorio come fucina di recupero del patrimonio artistico e come luogo di  incontro, in cui ciascuno può farsi custode della bellezza e trovare nuova  ispirazione. Il Museo  Diocesano di Andria, istituito con Decreto vescovile del 20 maggio 1972, è  stato fortemente voluto da mons. Giuseppe Lanave, Vescovo della Diocesi dal 29  marzo 1969 al 19 novembre 1988, che, con sensibilità ed intuito, raccolse e  conservò per la sua comunità un prezioso patrimonio, avendone riconosciuto il  valore artistico ma soprattutto di fede.
 Quando nel 1994, in qualità di Vescovo  emerito della Diocesi, pubblicò il volume. “Ho raccolto per voi”, nella  presentazione, spiegava le ragioni che avevano portato alla nascita del Museo  diocesano d’arte sacra: “Come nacque il Museo? Nacque da una mia naturale sensibilità  ed apertura alle cose belle, che l’arte e la fede hanno fatto e sparso per  tutte le nostre chiese.
 Capii che in giro vi dovevano essere molte opere  d’arte. Scendendo nelle parrocchie, dopo le visite di dovere, entravo nelle  retro sagrestie e lì, negli angoli, trovavo quadri malandati, accantonati,  candelieri sgangherati, pezzi di marmo operati”.
 Alla volontà di quel presule  fece seguito l’opera del successore, mons. Raffaele Calabro. Prende, così corpo  l’idea di una sede adeguata per un’ampia fruizione delle opere ed il Vescovo  crede così tanto al progetto da impegnare fondi propri della  Diocesi per i lavori di manutenzione straordinaria. Il 16 marzo 2006 iniziano i  lunghi ed interminabili  lavori di  ristrutturazione edilizia, che si concludono, dopo una prima fase, il 10 marzo  2009.
 
 Una seconda fase dei lavori e la conseguente fornitura e realizzazione dei  servizi per l'ordinamento e allestimento museale ha avuto inizio il 12 dicembre  2016 e si è conclusa il 31 marzo 2019, grazie alla ferma volontà dell’attuale  Vescovo, mons. Luigi Mansi.
 La nuova sede, ha  reso possibile il trasferimento del museo dall'Episcopio in uno spazio  che consentirà la fruizione delle opere custodite.
 Si tratta del complesso  edilizio noto come “Casa Sociale Mons. Di Donna”, una delle opere di Mons.  Riccardo Zingaro, costruita, a partire dal 1952, con un cantiere sociale, che  diede lavoro a tanti braccianti disoccupati.
 L'organismo edilizio è  costituito da tre livelli fuori terra, consistenti in terra, primo e secondo  piano con terrazzo praticabile e due livelli interrati. L'intero edificio si  presenta come una struttura eterogenea sostanzialmente costituita da due  distinti corpi di fabbrica attigui di epoche differenti: il più recente,  collocato ad angolo fra Via De Anellis e Piazza Toniolo, e l'altro più antico  con affaccio dal primo piano sulla piazza Toniolo e via Quarti. Nel contesto  urbano, inoltre, l'edificio si inserisce in un percorso museale costituito  dalla Cattedrale, dal Vescovado, da Palazzo Carafa, dal Municipio e dalle  Chiese come San Francesco, San Nicola, San Domenico (solo per citarne alcune),  tutti ubicati all'interno del centro storico.
 
 LA SACRA SPINA DI ANDRIA
 
 
Il nuovo museo, che al contempo  conserverà e valorizzerà le opere memoria storica della Chiesa locale, si  articola in percorsi fluidi per ogni piano, offrendo spazi di riposo  in luoghi particolari come gli ampi spazi esterni al primo piano (che  ospiteranno anche mostre temporanee), i ballatoi che si affacciano sull'atrio  centrale e l'atrio al piano interrato.Al piano interrato è utilmente collocata  una grande area adibita a deposito, conservazione, preparazione e restauro  opere, avente una superficie di circa 110 mq.
 Al piano terra, in prossimità  dell'accesso principale, si trovano la biglietteria, l'ufficio informazioni, il  bookshop oltre che una sala convegni, arredata con comode poltroncine a  scrittoio, per ospitare incontri didattici e/o esposizioni temporanee.
 Il percorso museale inizia  al primo piano dove sono ubicate nove sale di diverse dimensioni che in totale  sviluppano una superficie espositiva di circa 400 mq, alle quali vanno aggiunti  170 mq di spazio esterno destinato ad esposizioni temporanee ed eventi. Il  secondo piano è costituito da una superficie espositiva di 240 mq oltre che da  un archivio e da un ufficio didattico.
 Tra le  opere di artisti noti, si distinguono quelle di:  Antonio e Bartolomeo  Vivarini, Vito Calò, Nicola Gliri, Nico e Giuseppe Porta, Corrado Giaquinto,  Cesare Fracanzano, Fabrizio Santafede. Una  curiosità: al piano terra sono collocate anche tre opere riprodotte per i non  vedenti.
 Si tratta del capo di San Riccardo; il busto di Francesco II Del Balzo  e Santa Chiara.
 
 3 OPERE PER NON VEDENTI ****** IL NUOVO MUSEO DIOCESANO DI MANFREDONIA NEL SEGNO DEGLI ORSINI  Il Museo Diocesano di Manfredonia, inaugurato di  recente, è un nuovo polo culturale, nato nel contesto di un territorio, quello  di Siponto-Manfredonia, ricco di una lunga e grande tradizione di fede e di  storia; non è un punto di arrivo, ma di partenza, che intende aiutare il  visitatore a lasciarsi avvolgere dalla “contemporaneità della storia” (Mario  Botta), e dunque vuole essere la prosecuzione di un ininterrotto percorso  artistico, culturale e spirituale di una delle Diocesi più antiche d’Italia “le  cui radici affondano in età apostolica”, come ebbe a ricordare s. Giovanni  Paolo II in occasione della sua visita pastorale alla arcidiocesi nel maggio  1987.
 
 Per la cronaca regionale pugliese questo nuovo Museo diocesano è in  ordine cronologico il 15° nato in Puglia. I Musei diocesani italiani sul cadere  degli anni Settanta del decorso secolo erano appena 35, sono diventati 104 alla  fine degli anni Novanta, e nel 2014, secondo il censimento effettuato dalla  CEI, hanno toccato quota 218.
 
 Ma più in generale, è bene qui ricordarlo, il  numero totale dei musei ecclesiastici censiti in Italia da AMEI –  l’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani – ammonta a ben 875. Nel visitare  il percorso museale si ha modo di capire subito che esso, così come è stato  concepito e realizzato, è rappresentativo dell’intero territorio.
 Nel suo  allestimento gli architetti progettisti hanno voluto calare la sua specificità  culturale nella realtà territoriale affinchè il Museo diocesano di Manfredonia  possa essere manifestazione e sintesi di un patrimonio diffuso nella nostra  area diocesana.
 Per questo, sia il Coordinatore scientifico del Museo, arch.  Nunzio Tomaiuoli, che il Direttore dei lavori, arch. Antonello D’Ardes, hanno  pensato e voluto presentare il Museo come centro operativo e formativo,  rimandando il visitatore all’esterno dello spazio museale, intendendo così  attuare quell’importante concetto di “museo diffuso” che supera quello di mero  “museo edificio”.
 
 
                  
                    | Piviale di Papa Benedetto XIII
 |  Il Museo, realizzato  con i finanziamenti europei per la “Riqualificazione e valorizzazione del  sistema museale” e in parte dal 5×1000 della dichiarazione dei redditi,  accoglie significativi manufatti recuperati nei vari magazzini della Cattedrale  e delle altre chiese di Manfredonia. “Un museo – ha affermato Mons. Castoro –  per tutelare e valorizzare il patrimonio dismesso. Per coadiuvare la chiesa  nella sua missione evangelizzatrice. Per promuovere l’educazione al bello,  poiché il frutto del genio umano è traccia della bellezza divina”.
 La galleria  conta sette spazi espositivi ad ognuno dei quali è stato dato un nome in base  ai reperti contenuti.
 La prima sala della sezione “Fragmenta Sypontinae  Ecclesiae”, chiamata “all’alba del primo millennio”, ospita frammenti scultorei  che provengono dagli scavi della chiesa vescovile paleocristiana di Santa Maria  a Siponto.
 Proseguendo si giunge nella sala “del leone” riservata  all’esposizione di uno dei due leoni marmorei che sorreggevano la ‘seduta’ del  trono vescovile della cattedrale di Siponto e alcune travi marmoree del  pulpito, firmate dai magistri David e Acceptus.
 La seguente sala “dell’aquila”  prende il nome dalla presenza dell’affascinante aquila ‘reggi-leggio’  dell’ambone. Si giunge quindi nella sala “tra Siponto e Manfredonia” che  raccoglie testimonianze lapidee del Medioevo inoltrato, tra cui due frammenti  di una lastra sepolcrale del sec. XV e tre capitelli di fattura angioina.
 
 
                  
                    | Altri pezzi del parato di Papa Benedetto XIII
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 La  seconda sezione, “Manfredonia, la diocesi dal XIII al XX sec.” ospita la  suggestiva “galleria degli arcivescovi”, con gli stemmi di tutti gli arcivescovi  della Chiesa sipontina dal 1218 ad oggi. Lungo le pareti sono inoltre esposti i  ritratti degli arcivescovi a partire dal 1680.
 La sala “il bello sensibile  della liturgia” espone paramenti e argenti sacri e una splendida cornice del  ’700, che a suo tempo impreziosiva l’antica icona della Madonna di Siponto.
 
 A  concludere la visita si entra nella sala intitolata “il buon vescovo” dove  troneggia una tela raffigurante un inedito ritratto di papa Benedetto XIII, al  secolo Pietro Francesco Orsini, con una collezione di paramenti sacri, tra cui  una pianeta dal pregevolissimo ricamo con dodici fili di oro e argento, con lo  stemma del pontefice sul dorsale, come la dalmatica e il piviale, corredati di  stola, manipolo, cuscino e una calzatura. Inoltre un gruppo di reliquari in  argento di straordinaria fattura, risalenti al 1676-77, attestano la  particolare devozione a San Carlo Borromeo e a San Filippo Neri da parte  dell’Orsini.
 
 
                  
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 Mitria di Papa Benedetto XIII |    ******   INAUGURAZIONE DELL'AMPLIATO MUSEO DIOCESANO DI BARI  Dopo cinque anni di lavori di  ampliamento e di ristrutturazione e, quindi, di necessaria chiusura alla  pubblica fruibilità, è stato inaugurato, nei giorni scorsi, il museo diocesano  di Bari, composto da due sale espositive, una sala conferenze e una sala  lettura, ubicato al primo piano del seicentesco Palazzo vescovile.
 
 Il progetto,  realizzato con il contributo della Regione Puglia, della Fondazione Cassa di  Risparmio di Puglia e dall’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, d’intesa con la  Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio, intende porre in luce il  tessuto connettivo che annoda le diverse tipologie di manufatti attualmente  presenti presso il museo diocesano alle fondamentali fasi della storia della cattedrale  barese e seguire le vicende storico-artistiche della cattedrale dalle origini  al XIX secolo.
 
 È stata quindi riorganizzata e progettata l’esposizione di tutto  il materiale secondo un percorso cronologico dall’alto medioevo fino ai lavori  di restauro della cattedrale. Inoltre, l’ampliamento del museo vede due sale  dedicate alla fase tridentina e al barocco.
 Il percorso espositivo , curato da Fernando Russo, architetto  progettista anche del restauro dell’immobile, e dal direttore del museo don  Michele Bellino, si articola in cinque sezioni: lapidario,  pinacoteca, Tesoro, paramenti sacri e i pregevoli rotoli degli Exultet.
 
 
                  
                    |  | La sala  che accoglie i reperti scultorei ricostruisce la lunga vicenda architettonica  della Cattedrale di Bari.
 La pinacoteca comprende una raccolta di  opere dal XVI al XVIII secolo tra cui l’icona trecentesca della Madonna degli  Alemanni, la Madonna con Bambino dello Z.T.,   Madonna con Bambino fra Santi di Andrea Miglionico del Settecento,  Estasi di Santa Chiara di Nicola De Filippis  del Settecento, la pala d’altare del Cristo Risorto di Andrea Bordone,  l’Adorazione dei Magi di Corrado Giaquinto.
 
 Nella Sala del Tesoro si  ammirano preziosi arredi liturgici come la Stauroteca a doppia traversa in  argento, databile al XII secolo.
 
 Le sale degli Exultet e del  Benedizionale,  conservano rotoli  di pergamena risalenti al X secolo prodotti nello scriptorium del Monastero di  San Benedetto che fu crocevia delle correnti culturali che attraversarono la  Puglia durante la dominazione bizantina.
 
 Riprodotti nella bella scrittura  Beneventana, contengono decorazioni floreali e immagini che tradiscono una  eredità di stile islamico.
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Museo Diocesano di Vicenza.E’ da qui che parte il nostro viaggio  presentando schede storiche, artistiche e culturali alla ricerca dei tesori  ecclesiastici sparsi su tutto il nostro territorio nazionale.
 La scheda  elaborata, integrata ed arricchita, è stata   tratta dal sito ufficiale dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani
 Scrigni da aprire ai nostri occhi,  alle nostre conoscenze; da portare come corredo aggiuntivo al nostro bagaglio  culturale. Immensi tesori, testimonianze di fede, di devozione. Espressioni  artistiche sotto le diverse forme: pittoriche, sartoriali, marmoree, lignee,  ornamentali, architettoniche, orafe ed argentee.
 Un saggio di cultura nel  tempo, nella cultura dei nostri padri, che la Chiesa ha saputo conservare e  tramandare.
 
 Spazi, aree, dimensioni, tetti e luoghi dove è possibile trovare il  cuore dell’uomo.
 Con la sua fede semplice, genuina ma forte, incrollabile. Una  fede fatta di donazioni e mecenatismo, di promozione culturale. Una fede di  creatività messa a disposizione degli altri, di tutti.
 
 Questa è la storia  della Chiesa, che troppo spesso viene dimenticata, maltrattata, strappata da  quello che è stato e deve continuare ad essere lo spirito dell’appartenenza, dell’adesione,  della condivisione. Partiamo. Convinti che questo viaggio arricchirà di  esperienze il nostro cammino, il nostro percorso alla ricerca di quell’Assoluto  che, spesso, ci manca, perché non sappiamo chi è; perché non abbiamo fatto una  vera esperienza di Lui e con Lui.
 Attraverso la conoscenza misteriosa  dell’arte, della storia, dell’artigiana bottega, diventata simbolo di fede e  religiosità, appagheremo la nostra sete di capire, conoscere, apprezzare,  ammirare e ricordare nel tempo che ogni viaggio nel sacro arreca benefici  materiali ma, anche e soprattutto spirituali: gli unici capaci ad  elevarci.
 “Il Museo Diocesano di Vicenza è ospitato all'interno del  Palazzo Vescovile, allestito con eleganti forme di comunicazione contemporanea,  in un sistema espositivo concepito non solo come spazio di conservazione ma  come luogo di conoscenza.Il percorso si presenta con una preziosissima ed  unica sezione di archeologia cristiana con provenienze dalla chiesa martiriale  dei santi Felice e Fortunato e dalla Cattedrale.
 Prosegue in un racconto  cronologico dell'evoluzione dell'arte liturgica e religiosa con opere  provenienti dalle più antiche chiese del territorio vicentino.
 Si sviluppa poi  con una collezione di dipinti e manufatti artistici a testimonianza dell'arte  sacra vicentina tra il 1400 e il 1800 e una raffinata raccolta di oreficerie  sacre, collocate nello scrigno della Loggetta Zeno (1494).
 Di grande  interesse e curiosità appaiono le collezioni di mons. Pietro Giacomo Nonis tra  cui spiccano le ricchissime raccolte etnografiche, provenienti da Asia, Africa,  Oceania e Sud America, le coloratissime sfere di minerali e le croci copte”.
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                    | HA RIAPERTO I BATTENTI IL MUSEO DELLA DIOCESI MATERA IRSINA 
 
  
 
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                    | Ha riaperto i  battenti,  nei giorni scorsi, grazie alla  ferma volontà di mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, attuale arcivescovo della  Diocesi Matera-Irsina, il Museo diocesano.
 
 Il Museo Diocesano ha sede negli  ambienti a pian terreno dell’ex Seminario, edificio costruito agli inizi del XX  secolo, per volontà dell’arcivescovo Raffaele Rossi, tra l’Episcopio e la  Cattedrale, sullo sperone della Civita, la parte più antica della città  caratterizzata dall’imponente Duomo, che domina e separa le due valli del Sasso  Barisano e del Sasso Caveoso.
 Aperto al pubblico una prima volta il 16 aprile  2011 da S. E. Mons. Salvatore Ligorio, aveva dovuto chiudere i battenti per  rimandare a tempi migliori la possibilità di dimostrare tutte le sue  potenzialità in ambito storico-artistico e culturale.
 
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                    | Se l’esposizione  realizzata nel 2011 era consistita nella valorizzazione prevalente di un  cospicuo numero di suppellettile sacra in argento, proveniente in massima parte  dal tesoro della Cattedrale e dalla Chiesa di Santa Chiara di Matera databile  tra l’XI ed il XIX secolo, il nuovo allestimento, affidato alla   responsabilità scientifica di Marco Pelosi, vice direttore del Museo, vuole  rappresentare una novità sotto diversi aspetti principalmente da un punto di  vista concettuale.
 Intanto non si limiterà esclusivamente agli argenti ma  punterà all’esposizione di un complesso di opere di diversa tipologia e  provenienza artistica disposte in un percorso che, partendo dal patrimonio  ottocentesco e novecentesco di proprietà ecclesiastica condurrà, quasi in un  viaggio a ritroso nel tempo, sino alle origini documentate  di questa Chiesa diocesana.
 
 Quadri, sculture,  paramenti, oggetti sacri, parati, documenti e libri antichi a testimoniare il  desiderio di voler ragionare in termini interdisciplinari e transdisciplinari.
 
 Accanto alle discipline connesse intrinsecamente ai beni culturali si  affiancheranno ed in alcuni casi si privilegeranno le interpretazioni  teologiche, le esegesi liturgiche frutto di ricerche specifiche nel settore da  parte di storici e archeologi della liturgia.
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                    | Non una “parata” di  manufatti sacri o di natura ecclesiastica, dunque, quanto una esposizione  storicamente e teologicamente spiegabile e liturgicamente giustificabile ed  intellegibile. Per ora il Museo sarà dedicato ad opere provenienti dalle Chiese  antiche di Matera ma in quanto diocesano si riserverà, in seguito, il  privilegio di mostrare le tante e significative opere diffuse sul nostro  territorio diocesano. A margine e a supporto di questo nuovo contenitore  nasceranno progetti didattico/ educativi e divulgativi con attività specifiche  e percorsi specializzati dedicati ad un utenza diversificata volti a conoscere  ed a fruire dell’istituzione museale nella sua completezza.
 Verranno, altresì,  attivati laboratori per la formazione di operatori per il recupero delle opere  danneggiate, tanto quelle pittoriche e scultoree quanto quelle appartenenti  alle cosiddetti “arti minori” attraverso la collaborazione, partecipazione ed  il partenariato con importanti Scuole, Enti ed Istituti culturali a vario  titolo coinvolti nella tutela dei Beni Culturali e nella valorizzazione del  patrimonio storico artistico ecclesiastico. Il Museo si doterà progressivamente  di ogni moderno servizio connesso all’accoglienza del visitatore, di un sito  dedicato con biglietteria on-line, di un programma di visite guidate  specializzate, di un bookshop e di un punto ristoro.
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                         Giuseppe  Massari |    ******   
                  
                    | 7 E 8 MARZO 2015, III EDIZIONE GIORNATE DEI MUSEI ECCLESIASTICI
 Tesori,  reliquie, paramenti sacri, quadri, opere artistiche, ricchezze nascoste e da  scoprire. Visite guidate, convegni, conferenze, mostre specializzate,  laboratori didattici. Tutto ciò è racchiuso nella 3a edizione delle Giornate  dei Musei Ecclesiastici,  il 7/8 in  tutta Italia. Rarità  che hanno fatto la storia di Italia e che hanno resistito al tempo, a  stravolgimenti storici, politici, geografici, burocratico-ecclesiastici.
 E’  consigliabile, prima di mettersi in viaggio, contattare telefonicamente o  via e-mail le varie destinazioni che si  intendono raggiungere e visitare, per aver ragguagli e per eventuali  prenotazioni, soprattutto se si tratta di gruppi.
 
 Scorrendo  velocemente l’elenco è saltata, subito, in evidenza che tra le regioni  italiane, è assente  l Abruzzo. Tutte le  altre, sia pure con una sola realtà, vedi il caso di Sardegna, Campania,  Molise e Trentino, o il Lazio e il Friuli,  presenti con solo due  contenitori museali ciascuno e Umbria e   Veneto, con 3. La Calabria è la regione  più presente, avendo dato la loro adesione ben 13 comuni di  altrettante Diocesi. A seguire, poi, il Piemonte e la Val d Aosta con 11, la  Sicilia 8, Marche, Toscana e Liguria 7: Emilia-Romagna e Lombardia si presentano  con i loro sei centri cadauno e la Puglia con 5.
 Di seguito il completo elenco di  tutte le strutture museali che hanno aderito:
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                    | - Liguria: Museo Diocesano e Battistero  Paleocristiano, Albenga -   Museo  Diocesano, Genova -   Museo di N.ra Signora  della Consolazione, Genova -  Complesso  museale di S. Maria di Castello-Genova -  Museo Beni Culturali Cappuccini, Genova -  Complesso Monumentale Cattedrale e  Cappella Sistina, Savona -  Museo di La  Spezia - Museo di Brugnato - Abbazia di Borgo San Pietro Ferrania (Sv)
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                    | - Piemonte-Val  d’Aosta: Museo Diocesano San Sebastiano, Cuneo -  Museo Diocesano Alba  -Museo della Cattedrale, Museo Diocesano di  Torino - Museo del Tesoro del Duomo, Vercelli - Museo San Giacomo di Lu  Monferrato (AL) -  Diocesi di Casale  Monferrato Museo, Cattedrale di Santo Evasio -  Museo Diocesano San Giovanni di Asti -  Diocesi di Acqui Terme (Al), - Museo Diocesano  di Tortona (Al) -  Museo Diocesano  Fossano (Cn) -  Museo del Tesoro della  Cattedrale di Aosta. 
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                    | - Lombardia: Museo Diocesano, Milano -  Galleria Arte Sacra dei Contemporanei, Villa  Clerici (MI) - Museo Tesoro Collegiata San Lorenzo di Chiavenna (SO) -  Museo Cappuccini di Milano -  M.A.C.S., Museo Arte e Cultura Sacra Romano  di Lombardia (BG) -   Museo dello Stucco e della Scagliola Intelvese  di Cerano di Intelvi.  |  
                    | - Veneto: Museo Diocesano Padova - Museo Diocesano  Vicenza “Pietro G. Nonis” - Museo Diocesano Arte Sacra – Pinacoteca Santissima  Trinità, Chioggia.  |  
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 - Trentino: Museo Diocesano Tridentino  |  
                    | - Friuli: Museo del Duomo, Cattedrale, Battistero e  Oratorio della Purità, Udine -  Museo  Diocesano Arte Sacra, Pordenone.  |  
                    | - Emilia Romagna: Museo Arte Sacra, Longiano (Forlì - Cesena) -  Museo Beata Vergine di S. Luca Bologna - Museo  Benedettino e Diocesano Arte Sacra di Nonantola (MO) - Musei  Duomo Modena - Museo Duomo Fidenza -  Polo Museale di Bedonia (PR) |  
                    | - Toscana:  Museo Cattedrale, Chiusi - Museo Cattedrale, Lucca - Diocesi di Massa Carrara–  Pontremoli: Museo Diocesano, Massa - Museo Diocesano, Pontremoli - Musei Diocesani,  Prato - Museo Opera del Duomo, Palazzo Borgia, Museo Diocesano Pienza -   Museo Archeologico e Arte della Maremma,  Diocesi di Arezzo.  |  
                    | -   Marche:  Museo Diocesano “Mons. Cesare Recanatini”, Ancona -  Museo Diocesano, Jesi (AN) -  Museo  Piersanti, Matelica (MC) -  Museo  Diocesano: Lapidario e Raccolta museale, Fano -  Museo Diocesano di Pesaro - Museo Pio IX,  Palazzo Mastai Senigallia - .jpg)
 Museo Piersanti di Matelica |  
                    | - Umbria: Museo Diocesano Albani-Urbino. -  Museo  Diocesano, Città di Castello -  Museo  Capitolare Diocesano, Foligno -  Museo  Diocesano, Spoleto..jpg)
 Sala Faccinetti, Spoleto |  
                    | - Lazio: Museo Diocesano Prenestino Arte Sacra  Palestrina (RM) -  Museo Diocesano di  Gaeta. |  
                    | - Molise: Museo storico della campana “Giovanni  Paolo II” |  
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 - Campania: Museo Diocesano “San Pietro”, Diocesi di Teggiano-Policastro,  Teggiano (SA)  |  
                    | - Calabria: Museo Diocesano “Mons.  Aurelio Sorrentino”, R. Calabria -  Museo  Angelo Versace Arciconfraternita  del Carmine, Bagnara Calabra (RC) -  Museo  Diocesano, Oppido Mamertina (RC) -  Museo  Diocesano, Tesoro della Cattedrale, Gerace (RC) -  Museo Diocesano, Catanzaro -  Museo Diocesano Arte Sacra, Lamezia Terme (CZ)  -  Museo Diocesano Arte Sacra, Cassano  allo Ionio (CS) -  Museo Diocesano  Provinciale, Nicotera (VV) -  Museo della  Certosa, Serra San Bruno (CZ) - Museo Diocesano, Cosenza -  Museo Diocesano Arte Sacra, Rossano Calabro  (CS) -  Museo Diocesano, San Marco  Argentano (CS) -  Museo Diocesano Santa  Severina (Kr). .jpg)
 Museo Diocesano "Mons. Aurelio Sorrentino di Reggio Calabria |  
                    | - Puglia: Museo Diocesano “Aurelio Marena”, Bitonto  (BA) - Polo Museale Ascoli Satriano: Museo Diocesano e Civico Archeologico (FG)  - Museo Diocesano, Molfetta (BA) -  Museo  Confraternita di San Giuseppe, Chiesa S. Leonardo, Monopoli (BA) -  Museo Diocesano Taranto.  |  
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 Museo diocesano di Molfetta |  
                    | - Sicilia: Museo Diocesano, Catania - Museo  Diocesano Monreale (PA) -  Centro di  Accoglienza Padre Nostro, Palermo -  Museo San Nicolò, Militello Val Catania (CT) -   Museo Diocesano “G. Speciale”, Seminario  Vescovile Caltanissetta -  Museo  Cattedrale S. Giovanni Battista, Ragusa -  Museo Diocesano, Noto -  Museo Diocesano, Mazara del Vallo. .jpg) Museo diocesano Seminario Vescovile di Caltanisetta |  
                    | - Sardegna: Museo Diocesano Arte Sacra,  Alghero.   |        
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