Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

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INTRODUZIONE

 


Cheeta (talvolta trascritto anche come Cheetah, Cheta e Chita, e in italiano noto anche come Cita), è stato uno scimpanzé della finzione cinematografica e televisiva, amico e compagno di avventure di Tarzan.
Ricopre un ruolo prevalentemente comico, ma partecipa occasionalmente all'azione comunicando con gli altri animali della foresta a beneficio del suo amico/padrone umano. Viene solitamente, ma non sempre caratterizzato come scimpanzé di sesso maschile, e nei film è stato interpretato da animali di entrambi i sessi.
Il personaggio di Cheeta è una invenzione hollywoodiana, non presente nella serie di romanzi di Tarzan di Edgar Rice Burroughs; in alcune delle opere più tarde della serie appare però un personaggio per alcuni versi analogo, la scimmia Nkima.
Quindi quando si pensa a questo nome non si può che pensare alla scimmia di Tarzan.
Sospende quindi penare che tra  i santi possa esistere una santa con questa nome.
È sepolta a Vittorio Veneto, presso il santuario di S. Augusta di Serravalle.

Chi è Santa Cita?


SANTA CITA DI SERRAVALLE

 

 


Il nome Cita spesso è usato per indicare il nome Zita, la famosa santa di Lucca, dopo Gemma Galgani.
Cita significa letteralmente bambina, fanciulla, ed un dialettale toscano. Da cui appunto deriva Zita.
Ma nel nostro caso la Santa si chiama Cita e non Zita.
Il nome Cita alcune fonti lo collegano al termine "zitze" della lingua alto-tedesca media, dal significato di "mammella", confluito poi in "bambina". Da notare il collegamento con la parola italiana "zizza". Quest’ultima etimologia lo avvina alla nostra Santa che era nutrice di Sant’Augusta.
Si racconta nella vita di Santa Augusta che quando venne alla luce, poco la madre morì, ed il padre Matrucco affidò la figlia a Cita di Piai, località in quel di Fregona.

La buona donna di Piai, trasferitasi a Serravalle nel castello del suo padrone, divenne una seconda madre per la piccola Augusta che cresceva al suo fianco come un angelo. Matrucco cercava di educare la bambina secondo i costumi e le tradizioni del popolo cui apparteneva. Ma essa, istruita dalla buona nutrice, avvertì ben presto la falsità del culto, prestato da suo padre e dai cortigiani, a Odino e altre divinità pagane. Pertanto, crescendo in età, il suo interesse si rivolse sempre più verso quella nuova religione di cui Cita le parlava e che sapeva essere praticata di nascosto da non pochi Serravallesi, sfidando la persecuzione del re suo padre.

Narra la leggenda che a quei tempi, dietro al monte Marcantone, in una profonda grotta scavata nella roccia, viveva un vecchio eremita tutto dedito all’orazione e alla penitenza. Cita lo conosceva e così pure i Serravallesi cristiani che a lui si rivolgevano di nascosto per sentirlo parlare del Signore, per pregare insieme, per chiedergli consigli. Un giorno Cita condusse di nascosto Augusta a far visita al santo vegliardo. Questi, naturalmente, esortò la fanciulla ad amare il Signore e a praticare le virtù cristiane con coraggio. Seguirono altre visite all’eremita che con le sue istruzioni preparò Augusta a ricevere il battesimo e così diventare cristiana per sempre.

La conversione e il battesimo di Augusta, arrivò all’orecchio del padre Matrucco, il quale cercò di persuadere la figlia, prima con le buone e poi con la tortura. La nutrice Cita partecipò alla sofferenza della vergine Augusta, quasi come una madre, e per lei pregava, perché fosse forte fino alla fine al Signore Gesù. La giovane Augusta coronò la vita con il martirio per decapitazione.

La tradizione è incerta circa la sorte di Cita. Non si sa come questa donna tanto virtuosa, che rimase sempre fedelissima alla promessa fatta alla madre di Augusta, abbia concluso la sua esistenza.
È probabile che gli ultimi anni della sua vita siano stati un continuo crescendo nell’esercizio della carità e nelle pratiche religiose: finché il Signore la chiamò a sé.
Fu sepolta accanto ad Augusta, di cui condivise l’appellativo di “santa” e poi anche l’altare.

La santa nutrice Cita è raffigurata sull’arca quadrangolare realizzata tra il 1450 e il 1452 per contenere le reliquie di Santa Augusta.
La fronte è tripartita da arcate che ospitano la Madonna col Bambino, Santa Augusta (a destra) e la sua nutrice Santa Cita (a sinistra) rispettivamente accompagnate da due figure di proporzioni minori che sono state riconosciute come il Pievano di Serravalle, Alvise da Ferrara e il Podestà di Serravalle Pietro Soranzo, cioè i rappresentaNti del potere religioso e civile di Serravalle nel 1450 e pertanto testimoni del rinvenimento delle reliquie.

 

 

BIBLIOGRAFIA E SITI


* AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II-III Appendice – Ed. Città Nuova
* C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
* Campo Dell’Orto Augusto – Un fiore sulla roccia. S. Augusta vergine e martire serravallese  – Pieve di S. Andrea, 1987
* Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2015
* Sito web diocesivittorioveneto.it
* Sito web wikipedia.org

 

 

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