Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

"CAPRICCI" ROMANI

******

 

IL BALDACCHINO DI SAN PIETRO E IL BERNINI

Tra le tante meraviglie che si possono ammirare in san Pietro, una è veramente particolare e quasi sconosciuta ai più. Si tratta del famoso baldacchino in bronzo posizionato al centro della basilica, poco prima dell'abside da cui spicca, poderoso e splendido quando illuminata dal sole, la vetrata dedicata allo Spirito Santo. Tornando al baldacchino - per costruire il quale fu necessaria una grande quantità di bronzo, parte del quale fu reperito spogliando le travi del portico del Pantheon - sulle sue colonne tortili vennero apposti otto stemmi di marmo bianco di Carrara, apposti in otto specchiature di alabastro, poste a due a due sui quattro basamenti che sostengono le colonne. Al di fuori dello scudo araldico è scolpita la tiara sulle chiavi incrociatye simboli papali e sotto si vede una piccola testa; sullo scudo ci sono le tre famose "api" proprie dello stemma del Sommo Pontefice Urbano VIII della famiglia dei Barberini e sotto lo scudo un mascherone. Delle otto testine scolpite sotto le chiavi, 7 sono di donna ed una di un bambino ridente. Il mistero celato in queste immagini del Bernini è questo: lo scultore raffigurò in queste figure le varie fasi della gravidanza: il mistero del concepimento ed in progressione le varie fasi della gravidanza, fino a giungere al parto stesso ed al felice esito finale, con la rappresentazione della testina del neonato. Anche gli stemmi delle api sono sempre più voluminosi ad indicare l'ingrossamento del grembo della gestante.

Le ipotesi attorno a questa curiosità sono varie, partendo da un voto fatto da una nipote del Papa che aveva promesso di donare i piedistalli in occasione del suo parto, avvenuto poi felicemente. Seconda e forse più fantasiosa ipotesi quella che il Bernini avesse avuto una relazione con una nipote del Pontefice, relazione osteggiata dal Papa e da lei avesse avuto un figlio e che volesse in quel modo ricordare quell'avvenimento. Terza e forse non ultima ipotesi che il Pontefice stesso, preoccupato per la gravidanza di una delle sue nipoti, avesse fatto voto di erigere proprio in san Pietro un grande e sontuoso altare. Tutto andò a buon fine e quindi l'altare in questione venne realizzato dal famoso scultore che allegoricamente ricordò il fatto attraverso le immagini scolpite.

Ma a parte queste fantasiose congetture, forse il Pontefice aveva voluto solo far realizzare in concreto il concetto medievale della Mater Ecclesiae - la Chiesa come madre feconda e premurosa verso i suoi fedeli, generatrice di grazie, che affermava la propria presenza con la succesione di un pontefice all'altrolo stesso concetto che si era cercato di concretizzare in Laterano con delle sedie da parto utilizzate durante l'elezione del Papa e che aveva dato adito ad altre fantasticherie, concretizzatesi poi nella leggenda della Papessa Giovanna.

Se comunque non si conoscessero queste ipotesi, probabilmente, nell'imponente lavoro del Bernini, difficilmente si potrebbe scorgere quanto sopra detto.

 

 

******

 

LA LEGGENDA DELLA PAPESSA GIOVANNA

 

Questa leggenda era nata all'inizio dell'anno 1000 quando, nell'elencazione dei Papi, dopo Leone IV veniva citata una certa giovanna che avrebbe regnato per due anni e si era tramandata per anni, ripresa poi dal Boccaccio che ne fece addirittura un ritratto vero e proprio, narrandone la vita fatta di mirabolanti avventure e disavventire che la portarono a travestirsi da uomo, a studiare le scienze sacre e profane che poi insegnò ad illustri uomini da cui, come uomo, era ammirato e alla morte del Papa in carica, venne eletto, col nome di Giovanni. Per i primi tempi regnò con onestà e castità, ma successivamente tentata dal diavolo ebbe vari amanti e rimasta incinta, colta dalle doglie del parto mentre si recava a celebrare, diede alla luce un figlio. Poi, ovviamente, venne cacciata e per ricordare questa infausta parentesi, si approntò una sedia da partoriente su cui il papa appena eletto doveva sedere e dimostrare la sua identità maschile.

Ma la sedia gestatoria non fu altro che la causa della leggenda della Papessa Giovanna, mai esistita, per fortuna. Questa usanza, forse ereditata dall'Oriente simboleggia nel Pontefice là seduto appunto quella Mater Ecclesiae, madre fertile per tutta la cristianità.


******

 

SAN FRANCESCO A RIPA

 

Questa chiesa che all'epoca di san Francesco - che vi soggiornò più volte durante i suoi viaggi a Roma - era un ospizio (Ospitale di san Biagio) per i pellegrini e che successivamente venne trasformato in un Convento francescano, con lavori di abbellimento ed ingrandimento.
Attraverso delle scale, dalla sagrestia si può accedere al piano superiore dove c'è la cella di san Francesco ed una splendida sorpresa: un enorme armadio di legno, in cui vengono conservate molte reliquie, che si apre ruotando le ante su se stesse, rivelando cassetti, sportelli ecc in cui si possono ammirare 50 teche d'argento con altrettante reliquie, un angelo e la Madonna dipinti sugli sportelli e con al centro un ritratto, probabilmente il vero volto di san Francesco.
Dietro una lapide ci sono il cuore, la lingua e gli occhi del Card. Pallavicini, il cui corpo è sepolto nella medesima chiesa.

Beata Ludovica Albertoni, scultura del Bernini che si trova in San Francesco a Ripa


******

LE STATUE PARLANTI

 

******

 

 

PASQUINO E LE "PASQUINATE"

 

Per rimanere sul tema di Papa Urbano VIII Barberini (1623-1644) e le sue opere, come quella di demolire parte del Pantheon per realizzare le colonne del baldacchino di San Pietro prima citato, famosa è la "pasquinata" che a lui si riferisce:

"Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, cioè "Quello che non hanno fatto i barbari, hanno fatto i Barberini".

 

Ma chi è Pasquino? Pasquino è una delle varie statue "parlanti"di Roma, che si trova nelle vicinanze di Piazza Navona, per meglio dire è un frammento di antica statua, probabilmente facente parte di un gruppo di più elementi del III secolo a. C.
C'è chi dice che il nome Pasquino derivi dal fatto che la statua era stata rinvenuta presso una bottega di barbiere (o secondo un'altra versione, presso un'osteria) il cui proprietario si chiamava Pasquino; oppure che era quello di un bottegaio che spesso si lamentava apertamente del malgoverno. C'è, ancora, chi dice che era il nome di un professore...
Sta di fatto che Pasquino cominciò a "parlare nel XVI secolo.

 

Le "pasquinate" erano composizioni o scritti satirici che venivano appesi sulla statua. Dapprima furono solo gli epigrammi di alcuni studenti, ma più tardi vi presero posto scritti anticlericali o addiritrura antipapali (come a dire il governo di allora) ed il primo ad essere preso di mira da vari messaggi furono Alessandro VI Borgia e la sua famiglia, accusati di violenza, lussuria e crudeltà. Il più tagliente forse fu quello che si riferisce alla sua morte avvenuta nel 1503: "Qui giace Alessandro sesto. È sepolto con lui / quanto venerò: il lusso, la discordia, l’inganno, / la violenza, il delitto."

Poi fu la volta di Leone X de Medici, accusato di vendere indulgenze per reperire denaro utile alla costruzione di grandi edifici a Roma e a Firenze; alla sua morte, Pasquino declamò: "Gli ultimi istanti per Leon venuti, / egli non poté avere i sacramenti. / Perdio, li avea venduti!"

Per la morte di Clemente VII de Medici, avvenuta nel 1534, forse a causa della poca bravura del suo medico, sulla statua venne messo il ritratto del medico con la scritta: "Ecce qui tollit peccata mundi (Ecco quello che toglie i peccati del mondo)".

Per la morte di Paolo III Farnese (1534-1549), papa integerrimo, accusato però di avere concesso ricchezze e favori ai parenti, Pasquino dice: "In questa tomba giace / un avvoltoio cupido e rapace. / Ei fu Paolo Farnese, / che mai nulla donò, che tutto prese. / Fate per lui orazione: / poveretto, morì d'indigestione."

... e via via per gli altri Pontefici, fino al 1870 circa quando, esauritosi il potere papale, anche Pasquino si ammutolì.

Talvolta vi era un "botta e risposta" tra Pasquino e Marforio, un'altra statua parlante di Roma, di cui un esempio è questo dialogo contro Napoleone che depredava delle loro opere d'arte i paesi che conquistava:

Marforio: "È vero che i francesi sono tutti ladri?"
Pasquino: "Tutti no, ma BonaParte!"

Una delle ultime fu quella ispiratagli dalla visita di Hitler in Italia in cui Roma venne ridipinta in fretta e furia per mostrarsi più bella e ricoperta anche di strutture di cartone e gesso per nascondere le magagne. Pasquino commentò: "Povera Roma mia de travertino! / T'hanno vestita tutta de cartone / pè fatte rimirar da 'n'imbianchino".

 

******

 

MARFORIO


"Marforio" è una splendida scultura che rappresenta forse il dio Nettuno (o il fiume Tevere), con una fluente barba, disteso su un fianco, collocata ora in un cortile di fronte al Museo Capitolino, mentre precedentemente era posta davanti al Carcere Mamertino.
Era considerato l'"alter ego" di Pasquino e come accennato i due si divertivano in schermaglie dialettiche a criticare i governanti, a sottolineare i problemi sociali, ecc,
Marforio poneva le domande e Pasquino dava una delle sue argute e penetranti risposte.

 

******

MADAMA LUCREZIA

 

"Madama Lucrezia", si trova in un angolo di Piazza Venezia, è un alta scultura di circa 3 metri di altezza, proveniente da un antico tempio egizio dedicato a Iside. Si tratta di una donna, forse la stessa dea oppure una sua sacerdotessa, mentre il nome deriva da una nobile, appunto Lucrezia, vissuta nel XV secolo.
Invaghitasi del Re di Napoli, che però era sposato, Lucrezia si era diretta a Roma per chiedere al Papa il divorzio per il Re, ma la richiesta non venne esaudita. L'anno seguente, morto il Re, la dama venne costretta dal suo successore a rimanere nella Città Eterna dove abitò per lungo tempo nel palazzetto davanti al quale è posta la statua.

 

******

IL FACCHINO

 


Si tratta di una statua parlante minore ed è una piccola fontana che rappresenta un uomo dal viso ormai deturpato dal tempo che versa l'acqua da una botte. Si trattava in origine di una bella opera d'arte di ignoto ma si vociferava che Michelangelo stesso ne fosse l'autore.
L'abito che è raffigurato è quello della Corporazione dei facchini e da qui la definizione del personaggio, ispirato forse alla figura di un acquaiolo, che raccoglieva acqua alle fontane per rivenderla poi di casa in casa. Dapprima posta sulla facciata del palazzo De Carolis in Via del corso, nel 1874 venne rimossa e trasferita in Lata.


******

L'ABATE LUIGI

 

La statua dell'Abate Luigi - che si trova nelle vicinanze di Piazza Navona - rappresenta un uomo togato e risale all'epoca romana.
Il nome di Abate Luigi sembra derivare dalla rassomiglianza della scultura con un sacrestano della vicina Chiesa del Sudario. Sul suo basamento si leggono questi versi:

FUI DELL'ANTICA ROMA UN CITTADINO
ORA ABATE LUIGI OGNUN MI CHIAMA
CONQUISTAI CON MARFORIO E CON PASQUINO
NELLE SATIRE URBANE ETERNA FAMA
EBBI OFFESE, DISGRAZIE E SEPOLTURA
MA QUI VITA NOVELLA E ALFIN SICURA


La statua cambiò collocazione varie volte, finchè nel 1924 non fu riportata alla sua sede originale.

 


******

 

IL BABUINO

 


L'appellativo di "Babuino" (Babbuino), è stato dato alla statua del satiro - una divinità della mitologia greca disteso sopra una semplice fontana, un tempo usata per dissetare i cavalli, posta dinanzi alla chiesa di S.Attanasio dei Greci, nella via chiamata, appunto, del Babuino.

 

******

 

CURIOSITA' SU MICHELANGELO

 

MICHELANGELO BARBIERE

 

Camminando lungo le Mura Aureliane si arriva a Porta Pia, realizzata da Michelangelo sul perimetro della Porta Nomentana. Qui si possono ammirare 3 curiosi bassorilievi che rappresentano dei catini con l'acqua, un pezzo di sapone e un asciugamano con le frange.
Sembrerebbe una presa in giro!
Papa Pio IV aveva incaricato Michelangelo di realizzare qualcosa con questi soggetti che si riferivano all'Arte dei barbieri e dei chirurghi; questa simbologia era, infatti, propria della famiglia di Pio IV, originaria della Lombardia - quindi che nulla aveva a che vedere con l'omonima famiglia fiorentina - che faceva parte di questa Corporazione.
Nell'immaginario collettivo, dimenticata poi l'omonimia, questi simboli vennero ritenuti uno scherzo di Michelangelo, grande amico del casato mediceo.

 

******

 

L'UNICA FIRMA DI MICHELANGELO


La celebre statua della "Pietà", che Michelangelo realizzò su invito del cardinale Giovanni Bilhères de Lagraulas, ambasciatore di Francia a Roma, che si trova nella basilica di S. Pietro, è una delle più importanti opere del grande scultore e l’unica che porta la sua firma.

Si narra che Michelangelo, allora ventiquattrenne e non molto conosciuto, ascoltando delle critiche positive da parte di alcuni critici specializzati in questo campo sulla sua opera che, però, attribuivano a Cristoforo Solari, si arrabbiò molto e volle quindi firmare la sua realizzazione per evitare ulteriori confusioni e incise il suo nome sulla cintura che attraversa il seno della Vergine.

 

******

 

LA LAPIDE DOPPIA

 

All'inizio della guerra di Libia, presso l'oasi di Sciara Sciat, l'XI Reggimento Bersaglieri ebbe la peggio in uno scontro con l'esercito regolare turco ed i ribelli arabi; 400 soldati italiani morirono. Ne seguì una sanguinosa rappresaglia italiana anche contro la popolazione civile dell'oasi, episodio che suscitò l'indignazione della stampa internazionale.

Sui muri dell'ex caserma Lamarmora, a ricordo dei 300 bersaglieri trasteverini caduti nel 1911 a Sciara Sciat c'è una lapida con la seguente scritta

 

TRECENTO BERSAGLIERI
USCIRONO DA QUESTA CASERMA
IL VI OTTOBRE MCMXI
ACCORRENTI ALLA GUERRA DI LIBIA
E IL XXIII A SCIARA-SCIAT
AVVOLTI DA ORDE BARBARICHE
COMBATTERONO FORTEMENTE
GLORIOSAMENTE CADDERO
______

IL POPOLO DI TRASTEVERE
CHE LI ACCLAMÓ PARTENTI
NE BENEDICE E CONSACRA LA MEMORIA
NEL NOME SANTO D'ITALIA
______

XXI APRILE MCMXII

 

Se si potesse, però rovesciare la lapide, si troverebbe incisa, solo a metà, un'altra frase, attrbuita a D'Annunzio.
Commissionata al grande poeta dal sindaco Nathan, che voleva rammentare la negativa guerra africana, la frase del poeta venne però scartata forse perchè redatta in tono troppo ampolloso, poichè così recitava:

" All'immortalità degli eroi che il dì 23 d'ottobre 1911 in Sciara Sciat, primi con vasto sacrificio confermarono la conquista necessaria, tutto il popolo di Trastevere, ottimo sangue romano, consacra il suo voto da questa sede...".

La frase quasi incomprensibile venne così scartata e sostituita da quella più diretta e sentita di Domenico Gnoli. Il Vate che si trovava in Francia, appena avvertito di tale rifiuto, scrisse: "Tutte le ostriche di Arcachon ridono rumorosamente..."

Insomma gli rispose "per le rime"!

 

******

 

Cosa dire di nuovo della Basilica di San Pietro? Certo poca cosa, perchè ormai è stato detto tutto: sulla sua superficie, sui suoi architetti, sul Bernini in particolare e sulle sue opere d'arte, sui colonnati formati da colonne di travertino, ecc. Ma ancora qualcosa, non di nuovo, ma un pò meno noto forse, si può dire riguardo alle 140 statue - che come riportate nelle cronache del tempo furono "fatte la maggior parte colla direzione del detto Cav. Bernino" - mentre alcune vennero aggiunte successivamente.

La basilica di San Pietro si affaccia in un grandissimo spazio chiuso in un abbraccio dal gigantesco colonnato, costituito da un doppio porticato che forma due perfetti semicerchi, con quattro ordini di colonne (per un totale di 284 colonne ed 88 pilastri). Esso venne attuato da Gianlorenzo Bernini, su commissione di Papa Alessandro VII, nel 1667 dopo circa 10 anni dalla sua progettazione. A rendere più vigorosa ed originale la sua opera, il Bernini realizzò alcuni effetti ottici per cui guardando il colonnato da un punto centrale della piazza, esso sembra essere formato da un solo ordine di colonne.

La Balaustra che sovrasta le colonne è arricchita da 140 statue in travertino di cui quelle che sono dalla parte del Santo Uffizio sembrano essere state realizzate, su disegno del Bernini, dai suoi allievi, mentre le altre sono state scolpite posteriormente e da altri scultori, in quanto non rispecchiano l'abilità e la grazia del predetto artista. Le 140 statue rappresentano Santi e Fondatori di ordine religiosi, oltre a numerosi stemmi dei Chigi.



"I nomi delli scultori di esse 44 (successive) sono i seguenti":

1. Francesco Marchionne
2. Sillano Sillani
3. Paolo Morelli
4. Giuseppe Raffaelli
5. Antonio Fantasia
6. Francesco Brunetti
7. Simone Giorgini
8. Agostino Zena
9. Andrea Fucina
10. Girolamo Gramignoli
11. Pietro Mantinovese
12. Giuseppe Ferrantini
13. Michele Maglia
14. Francesco Galesini
15. Vincenzio Felici
16. Francesco Pincellotti
17. Francesco Giuseppe Napoleoni
18. Domenico Amici
19. Giuseppe Riccardi
20. Francesco Cristallnio
21. Michele Mauri
22. Gio. Pietro Mauri
23. Vincenzio Mariotti
24. Paolo Campi
25. Gio. Batista Antonini
26. Giuseppe Micheletti
27. Niccolò Artusi
28. Alessandro Palma
29. Giulio Coscia
30. Girolamo Protopapa
31. Alessandro Rondoni
32 Marco Tommasini
33. Antonio Alignini
34. Annibale Casella
35. Lorenzo Lirone
36. Antonio Galbani
37. Paolo Reggiani
38. Antonio Frediani
39. 40. 41. Monsù Teodone
42. 43. 44. Lorenzo Ottone.

Santi del colonnato di destra

San Gallicano - San Leonardo - Santa Petronilla vergine - San Vitale martire - Santa Tecla, Vergine e Martire, Sant'Alberto Carmelitano - Santa Elisabetta del Portogallo - Sant'Agata Vergine e Martire - sant'Orsola - Santa Chiara Vergine - sant'Olimpia - Santa Lucia Vergine e Martire - Santa Balbina, Vergine e Martire - Sant'Apollonia - San Remigio Vescovo - Sant'Ignazio di Loyola - San Benedetto - San Bernardo - San Francesco d'Assisi - San Domenico -Santa Macrina - Santa Teodosia - Sant'Efrem - Santa Maria Egiziaca - San Marco Evangelista - Santa Febronia Vergine e Martire - Santa Fabiola vedova - San Nilamone - San Marciano - Sant'Eusigno Martire - San Marino - San Didimo - Sant'Apollonio - Santa Candida - Santa Fausta - Santa Barbara - San Benigno - San Malco Martire - San Mamante - Santa Colomba - San Ponziano - San Genesio - Sant'Agnese - Santa Caterina Vergine e Martire - San Giusto

Santi del braccio dritto di destra

Santa Cecilia - Santa Francesca Romana - San Giorgio - Santa Maria Maddalena de' Pazzi - Santa Susanna - Santa Martina - San Nicola di Bari - San Nicola da Tolentino - San Francesco Borgia - San Francesco di Sales - Santa Teresa - Santa Giuliana - San Giuliano - San Celso - Sant'Anastasio - San Francesco Martire - San Paolo - San Giovanni - San Damiano - San Cosma - San Zosimo - San Rufo Martire - San Protasio - San Gervasio Martire - San Tommaso d'Aquino

Santi del braccio dritto di sinistra

San Bonaventura Vescovo - San Marco - San Marcellino Martire - San Vito - San Modesto - Santa Prassede - Santa Pudenziana - San Fabiano - San Sebastiano - San Timoteo - San Fausto Martire - San Primo - San Feliciano - Sant'Ippolito - Santa Basilissa - San Paolo - Santa Giuliana - San Nereo - sant'Achilleo - San Felice - Santa Costanza - Sant'Andrea Corsini -San Crescentino -Santa Pelagia Martire - San Pancrazio Martire -

Santi del colonnato di sinistra

San Dionisio - San Lorenzo - Santo Stefano - San Romano - Sant'Eusebio - San Spiridione Vescovo - Sant'Ignazio Vescovo e Martire - Sant'Alessandro Vescovo - San Leone Magno - Sant'Atanasio Vescovo - San Giovanni Crisostomo - Sant'Ubaldo Vescovo - San Gregorio Nazianzeno - San Leone IV Papa - San Clemente - San Celestino V Papa - San Marcello Papa e Martire - San Martino Papa e ;artire - San Silvestro Papa - San Marcellino Papa e Martire - Santa Galla matrona romana - Santa Caterina da Siena - Santa Beatrice vergine e Martire - Santa Teodora - San Giacinto - San Francesco Saverio - San Gaetano Thiene - San Filippo Benizi - San Filippo Neri - San Carlo Borromeo - Sant'Antonio da Padova - San Francesco da Paola - Sant'Antonio Abate - San Paolo Eremita - San Pietro Nolasco - San Giuseppe - San Romualdo - San Giovanni de Matha - San Ludovico Beltrando - San Brunone -- Sant'Ilarione - San Girolamo - San Teodoro - San Teobaldo - San Norberto

 

Qualche curiosità numeriche su San Pietro ed il Vaticano

L'area della piazza è 56.000 metri quadrati
San Pietro è la Basilica più grande del mondo con i suoi 186,36 metri di lunghezza della navata maggiore)
La cupola realizzata da Michelangelo ha 42 metri di diametro
Gli scalini che conducono in cima alla cupola sono 302
Il baldacchino in bronzo scolpito dal Bernini - di cui si faceva cenno prima - pesa 300 quintali
La Cappella Sistina misura 40,93 x 13,41 metri
Il Giudizio Universale si sviluppa su 226 i metri quadrati di parete e la volta della Cappella, realizzata da Michelangelo, è di più di 1000 metri quadrati
L'imponente lavoro di Michelangelo venne realizzato in 450 giorni ed il numero dei personaggi raffigurati è di 314

 

 

******

L'ELEFANTINO DELLA MINERVA

 

Il "Pulcino", con questo appellativo familiare, i romani chiamano la statua dell'elefantino che si trova dinanzi alla chiesa di S.Maria sopra Minerva, così chiamata perchè in epoca romana là vi era edificato un tempio dedicato a questa dea.

Nel 1665, nel giardino del convento annesso, venne ritrovato un piccolo obelisco che si voleva porre dinanzi alla chiesa.
Il progetto presentato da uno dei frati prevedeva la realizzazione di 6 piccoli basamenti ed alcuni cagnolini, simbolo dei domenicani (Domini canes, vale a dire "cani del Signore", con riferimento ad una assoluta fedeltà dell'Ordine a Dio). Ma al Papa Alessandro VII Chigi il progetto non piacque, cosicchè chiamò ad eseguire l'opera nientemeno che Gianlorenzo Bernini, il quale propose appunto un piccolo elefante, simbolo di forza e di saggezza, che sorreggeva il piccolo obelisco.


******

 

LA PORTA MAGICA O ALCHEMICA DI PIAZZA VITTORIO

 

Nel popoloso ed antico quartiere dell'Esquilino, tra i grandi palazzi arricchiti da portici ed arcate che risalgono alla fine del 1800, quando la capitale venne spostata da Torino a Roma ed una gran parte dei burocrati torinesi si trasferi nella città eterna in questo nuovo quartiere ideato apposta per loro, su un lato del giardino situato al centro della Piazza Vittorio Emanuele - detta semplicemente Piazza Vittorio - esiste ancora qualche vestigia della famosa Porta Magica o Porta Alchemica, un'altra delle singolari e celebri leggende della città.

La Porta faceva parte di villa Palombara, proprietà del Marchese di Pietraforte, eretta su un'area decisamente più vasta, appartenuta a Papa Sisto V, pontefice dal 1585 al 1590, che vi fece costruire una splendida villa adornata di statue e fontane, su vestigia di età romana già preesistenti, alcune risalenti addirittura al VII secolo A.C., e sui resti del Ninfeo di Alessandro Severo (III secolo), conosciuto come i Trofei di Mario, che raccoglieva le acque degli acquedotti per confluirle al centro della città attraverso canali di distribuzione. Il Ninfeo era un luogo di culto delle ninfe, una grotta naturale o artificiale con acqua sorgiva, con giochi d'acqua, abbellita da volte, colonnati, portici, statue e mosaici.

Ritornando alla Porta Magica e al Marchese, è necessario delineare la figura di questo nobile, innamorato della meditazione, della natura e dello studio dei testi antichi, per lui così affascinanti. Sotto il terreno di una delle sue vigne aveva ritrovato i resti di un'antica riproduzione di epoca romana del discobolo di Alcamene e l'aveva posto al centro dei ruderi del ninfeo. In gran segreto, essendo attirato dall'esoterismo e dalla perfezione, ritenendo il mondo in cui viveva fatuo ed imperfetto, praticava l'alchimia cercando di riuscire nella difficile arte di trasmutazione degli elementi. Sembra fosse membro dei Rosacroce, una famosa setta esoterica, in cui solo gli iniziati potevano accedere ai misteri dell'occulto, che agli inizi del XVII secolo era tornata in auge dopo un periodo di declino e nel suo personale laboratorio teneva incontri con altri alchimisti, che sovvenzionava e faceva esperimenti lui stesso.
Conobbe la regina Cristina di Svezia, che si era definitivamente stabilita a Roma dove proteggeva artisti e scienziati e che aveva fondato un'importante Accademia da cui nacque l'Arcadia. Anch'essa era un'appassionata ricercatrice in questo campo e quindi i due legarono subito e spesso si videro nel laboratorio del Marchese per penetrare tutti i segreti dell'alchimia.

Si sa di certo che un giorno il Marchese venne a contatto con un alchimista medico, Giuseppe Borri, anch'egli esperto di queste arti che, alla ricerca della pietra filosofale, fece molti esperimenti, ma che sparì improvvisamente dalla vita del Marchese, lasciando le sue formule che nessuno però fu in grado di decifrare. E quindi Palombara pensò di riprodurle sulla porta del suo laboratorio, a perenne memoria. Secondo una seconda versione, fu invece Borri stesso ad inciderle sulla porta prima di partire.
Secondo un'altra leggenda, invece, il Marchese avrebbe conosciuto casualmente uno sconosciuto, seguace delle stesse arti, che gli consigliò di scrivere sul marmo le verità apprese ariguardo della pietra filosofale di cui era alla ricerca e che sembrava interessare anche il nobile romano.
Lo sconosciuto si fece rinchiudere nel laboratorio del Marchese e quando egli cercò di entare dopo molte ore trovò che se ne era andato lasciando dietro di sè tracce di oro... forse l'aveva scoperto ed aveva portato via con sè il supremo segreto...
Nonostante l'infelice risultato, questo incontro fu illuminante per il Marchese: secondo il suo sentire e sapere tutte le ricerche relative all'Arte dell'Alchimia non erano riferite ai metalli ma alle realtà interiori e la pietra filosofale non era altro che la Ragione, l'elemento interiore che poteva trasformare tutte le potenze vitali in verità e luce...

Sta di fatto che la Porta Magica, o per meglio dire Porta Alchemica, comprende dieci iscrizioni: una sulla soglia che recita: "Si sedes non is (se vai non siedi)" che poteva essdere interpretata al contrario come: "Se non siedi, vai", ad intendere che bisognava perseverare nel proprio percorso, a prescindere dalla direzione. Sopra la porta c'è un grosso disco con una stella a sei punte con il motto Tri sunt mirabilia Deus et Homo , Mater et Virgo, Trinus et unus", vale a dire:"Tre sono le cose mirabili: Dio e Uomo, la Madre e la Vergine, l'Uno e il Trino". Sopra la stella c'è un cerchio con una croce cin la scritta: "Centrum in trigono centri" ("Il centro è nel triangolo del centro"). In alto sullo stipite, una scritta in ebraico che significa "Spirito Divino" e sotto una frase che richiama a Giasone e al Vello d'oro che i seguaci dell'alchimia interpretavano come la pietra filosofale.

Sullo stipiti sono riportati i simboli dei pianeti e la relativa corrispondenza ad un metallo ed ad un dio:

(Saturno e il piombo - Giove e lo stagno - Marte e il ferro - Venere e il rame - Mercurio ed il mercurio - Apollo, cioè il Sole e l'oro - e frasi alternate che riferite sempre allegoricamente all'alchimia.

Sulla parte inferiore dello stipite è impressa una monade - termine greco che indica l'unità da cui si originano i numeri e le cose, talora usato perdefinire il principio divino come unità suprema e successivamente l'unità minima e indivisibile della sostanza spirituale di cui tutte le cose sono composte - ed un'altra frase: " L'opera del vero saggio è aprire la terra, affinché germogli per la salvezza dell'uomo"

Tutto queste incisioni forse potrebbero riferirsi, oltre che a un semplice accesso fisico oltre la porta, soprattutto ad un acesso ad un livello interiore ad un superiore stato di perfezione dello spirito, requisito indispensabile per i seguaci della setta dei Rosacroce condizione che, secondo i principi rosacrociani, era una condizione irrinunciabile per accedere ai segreti alchemici.

Simboli dei RosaCroce

Le due statue poste ai lati della porta, esseri indefinibili, erano divinità egiziane chiamate Bes, tutori della casa, della nascita, dell'infanzia, conosciuti anche in Roma nell'età imperiale, non erano inglobate in villa Palombara ma vennero ritrovate presso il Quirinale dove sorgeva il tempo dedicato ad Iside. A conclusione dei lavori ottocenteschi per rinnovare Piazza Vittorio, quando Villa Palombara venne completamente demolita, furono poste ai lati della Porta Magica, quasi a tutelarne il segreto.

******


LA BOCCA DELLA VERITA'

 


La Bocca della Verità è un'altra curiosità della città Eterna. Si tratta di un disco di pietra di circa 2 metri di diametro che probabilmente rappresenta un dio degli oceani, oppure una maschera tragica, con la bocca spalancata. Sta di fatto che sembra essere stato utilizzato, nel IV secolo a. C. come chiusura di una fogna del tempio dedicato ad Ercole. Essa venne murata su una parete del portico dell'antica chiesa di S. Maria in Cosmedin nella prima metà del 1600.

La leggenda metropolitana vuole che infilando la mano nella bocca del mascherone, se si dice una bugia, la mano verrà "inghiottita" dal mascherone, altrimenti, se si è detta la verità, rimarrà indenne. Questa storia risale probabilmente ad epoca medievale, quando la bocca era ancora sulle mura esterne della chiesa, alcuni dicono per mettere alla prova le moglie sospettate d'adulterio, altri per mettere alla prova inquisiti di vari reati.

 

*******

UN'INSOLITA VISIONE

Nell'ampio piazzale antistante la chiesa di Santa Sabina, ci si trova davanti ad una grande costruzione che appartiene al Priorato di Malta. Un'antica leggenda narra che tutto l' Aventino, il colle su cui sorgono varie chiese ed anche questa villa. è come una grande nave alla fonda, in attesa di dirigersi verso Gerusalemme. Il grande architetto, incisore e pittore Piranesi venne incaricato, nel 1765, dal Priore di Cavalieri di Malta, nipote del Papa in carica Giovanni XIII, di realizzare su quel colle una zona adatta allla preghiera e alla riflessione. Cultore dei Templari, egli diede inizio alla sua opera con architetture e simbologie proprie degli iniziati a questa Confraternita, adornando la zona con simboli massonici Ma, al di là delle raffigurazioni e del simbolismo, l'occhio del turista o del pellegrino stupisce rapito dinanzi all'immagine che scopre accostando l'occhio alla serratura del portone: in una cornice di verdi cipressi, lontana ma chiara e quasi a portata di mano, spicca l'inconfondibile sagoma della cupola di San Pietro.



******

I FANTASMI DI ROMA

A Roma si parla anche di apparizioni ripetute di fantasmi, per lo più di donna, legate ad antiche storie o leggende

BEATRICE CENCI

 

1577-1599

Quella più ricorrente è del "fantasma" di Beatrice Cenci, appartenuta ad una nobile famiglia, che nel 1500 viveva nel rione della Regola assieme alla sua famiglia. Il padre Francesco era un uomo violento e litigioso e maltrattava tutti anche in casa, tanto che Beatrice lo denunciò alle autorità. Questo lo mandò su tutte le furie e lo indusse a scacciare di casa la ragazza e sua sorella, mandandole nel castello che possedeva in provincia di Rieti. Tuttavia le sue soperchierie continuarono e tutti i fratelli si allearono contro il padre, pensando che l'unica soluzione era quella di eliminarlo definitivamente.

Mentre Francesco si trovava al castello essi lo drogarono dapprima eppoi lo lasciarono uccidere da un servo, nascondendone poi il cadavere. Le guardie papaline cercarono di chiarire la scomparsa dell'uomo e tra alterne vicende i quattro Cenci vennero scoperti, arrestati e condannati a morte. In loro favore, però, s'alzò la voce del popolino che conosceva i soprusi di Francesco e quest'azione portò un pò di respiro ai condannati, perchè la sentenza venne sospesa. Tuttavia papa Clemente VIII ratificò la sua decisione ed i condannati vennero giustiziati a Ponte Sant'Angelo. Beatrice venne decapitata e poi sepolta in San Pietro in Montorio ma, durante l'occupazione di Roma da parte dei francesi, la sua tomba venne distrutta ed i suoi resti dispersi.

Sembra dunque che in alcune notti il fantasma di Beatrice, portando la sua testa recisa tra le mani, compaia proprio sopra al ponte che conduce a Castel Sant'Angelo.



******

DONNA OLIMPIA

(1592-1657)


Un altro fantasma che ricorrentemente compare è quello di Donna Olimpia Maidalchini, che di tanto in tanto viene avvistata tra Palazzo Pamphilj e piazza Navona dove abitava quand'era in vita, seduta su una carrozza trainata da cavalli neri.

Essa era nata da una modesta famiglia di Viterbo, ma riuscì a conquistare un uomo ricco che da lì a poco la lasciò vedova ma già molto introdotta nelle alte sfere, dove con abilità riuscì a salire altri gradini di nobiltà, imparentandosi niente meno con quello che allora era solo Cardinale ma che, di lì a poco, sarebbe diventato Papa Innocenzo X, di cui aveva sposato il fratello, Pamphilio Pamphilj. Anch'egli però morì presto ma Olimpia rimase al fianco del Papa di cui diventò consigliera, invisa a molti, soprattutto al popolo di Roma che la soprannominò "Pimpa" o "Pimpaccia".
Anche Pasquino, la statua parlante, disse la sua: "Per chi vuol qualche grazia dal sovrano / aspra e lunga è la via del Vaticano. / Ma se è persona accorta / corre da Donna Olimpia a mani piene / e ciò che vuole ottiene. / È la strada più larga e la più corta."

Ma lei non se ne dava pensiero, tuttavia poche ore prima della morte del Papa, temendo per la sua vita e per le sue ricchezze, fuggì su di una carrozza con tutti i suoi averi, per non tornare mai più a Roma.

Il successore di Innocenzo X, Papa Alessandro VII, la condannò all'esilio perpetuo nel piccolo paese di San Martino al Cimino dove ella morì quattro anni dopo di peste.

 

******

COSTANZA CONTI DE CUPIS

 

Ancora un'altra donna tra le leggende di Roma, questa volta si tratta di Costanza Conti - maritata con un nipote di un cardinale, De Cupis - che andò a vivere nella casa del marito situata sempre attorno a Piazza Navona, in via dell'Anima.
Era una donna di bell'aspetto, particolarmente ammirata per la bellezza delle sue mani, tanto che uno scultore la pregò di lasciargliene prendere l'impronta, mettendo poi il calco esposto nelle vetrine del suo negozio. Purtroppo, però, un giorno qualcuno predisse che le mani di Costanza avrebbero ben presto perso la loro bellezza.
Questa previsione, scosse profondamente Costanza e purtroppo poi si avverò: un giorno mentre cuciva si produsse con un ago una piccola lesione che successivamente si infettò e, degenerando, si propagò a tutta la mano rendendola informe e come morta, tanto che più tardi gliela amputarono. Ma ormai l'infezione si era estesa a tutto il corpo e Costanza morì, disperata.

Si dice che nelle sere di luna, quando la sua luce si riflette sui vetri della sua antica casa, dietro di essi s'intravveda l'ombra della sua mano

******


I FANTASMI DEL MURO TORTO

Ai margini del Muro Torto venivano sepolti personaggi poco raccomandabili, prostitute e ladri i cui spiriti sono ancora presenti nella zona per vendicarsi di chi aveva tolto loro la vita e spesso là si verificano fatti strani ed aspiranti suicidi vi si recano per trovare la morte gettandosi dall'alto delle mura.

Ma non è questa la cosa più interessante: sotto le mura, infatti, si trovano sepolti i corpi dei due carbonari Targhini e Montanari - immortalati in un celebre film "Nell'anno del Signore" - ribelli e Carbonari che avevano radunato attorno a loro un gran numero di affiliati che però si erano poi defilati. Ad alcuni di questi il Targhini non perdonò: ne uccise due e ne ferì un altro che però non morì ma lo denunciò. Targhini e Montanari vennero dunque condannati a morte per decapitazione.
Si dice che talvolta nella notte i corpi dei due Carbonari vaghino nella zona reggendo tra le mani le loro teste mozzate.

Il Muro Torto sembra essere anche l'ultima dimora di Nerone ed anche il suo fantasma si aggira, di tanto in tanto, nella zona.


******

Ancora altri "fantasmi" o comunque visioni strane sono stati segnalati nell'arco dei secoli, come ad esempio:

- Nella zona del Colle Oppio, si è visto talvolta vagare il fantasma di Messalina, moglie dell'imperatore Claudio

- Nel 1800 vennero rilevate apparizioni di monache in una antica casa non lontana da San Giovanni in Laterano (vi erano e vi sono parecchi comunità di suore nella zona), che si potevano anche udir salmodiare e che passando davanti ai vetri delle finestre di quello che era stato il loro convento vi lasciavano impronte o disegni;

- In alcune zone della Città Eterna si è visto girovagare anche il fantasma di Berenice, amante di Tito, condannata e uccisa perchè seguiva le arti magiche.

 


******

IL PANTHEON E UMBERTO I

 

Il Pantheon sembra essere sorto sul luogo da cui Romolo, fondatore di Roma, aveva lasciato questa terra per raggiungere gli altri dei in cielo; costruito da Marco Agrippa nel 27 a. C. su richiesta dell'Imperatore Augusto, venne più volte Incendiato e ricostruito e realizzato nella sua forma odierna da Adriano.
Fu trasformato in chiesa da papa Bonifacio IV che lo dedicò alla Madonna e a tutti i Martiri e destinato a custodire le tombe di alcuni grandi personaggi della storia, tra cui Raffaello Sanzio e i reali di Casa Savoia, tra cui Vittorio Emanuele II, Umberto I e la Regina Margherita.

A proposito dell'argomento "fantasmi" sembrerebbe che il Re Umberto I, assassinato nel 1900, sia apparso più volte a varie persone; nel 1930 sarebbe comparso ad un carabiniere di guardia alla sua tomba e gli avrebbe addirittura chiesto di di portare un messaggio - di cui non si è mai saputo il contenuto - ad un noto politico dell'epoca.

 

Bibliografia: Storie e luoghi segreti di Roma - Cecilia Gatto Trocchi - Newton Compton Editori

Ciao a Tutti | Contattami | Nota Legale | Ringraziamenti |©2000-2020 Cartantica.it