Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

 

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IL GRANDE SCISMA D’OCCIDENTE

 

Contrariamente ai miei precedenti articoli in cui ho affrontato avvenimenti di storia ecclesiastica abbastanza noti alla grande maggioranza dei lettori, l’argomento che sto per trattare è invece poco conosciuto, sia perché privo di episodi clamorosi e sia perché i suoi protagonisti non hanno lasciato una grande impronta nella storia.


La Chiesa Romana del XIV secolo, tutta protesa ad accumulare ricchezze ed aumentare il proprio potere temporale, somigliava ormai più ad una corte imperiale di cui il Papa era l’imperatore che alla chiesa voluta da Gesù Cristo: una comunità di credenti tutta dedita alle cose dello spirito, alle opere di carità e soprattutto all’annuncio del Vangelo per la salvezza delle anime.


Fu questo materialismo imperante che rese possibile in occidente la nascita di uno scisma che avrebbe potuto avere conseguenze più tragiche di quelle della Riforma Protestante, se la misericordia di Dio non fosse intervenuta, facendo sì che il dramma si concludesse in modo positivo.


 

ANTEFATTO: LA CATTIVITA’ AVIGNONESE ( 1309 – 1377 )




Papa Bonifacio VIII

Beato Papa Benedetto XI

Filippo il Bello

 

BONIFACIO VIII, Papa corrotto ed ambizioso, nel 1301 pretese addirittura dal re di Francia FILIPPO IL BELLO (quello che sentenziò la fine dei templari) di scarcerare immediatamente il vescovo di Pamiers, accusato di alto tradimento.

Con la bolla “Ausculta Fili“ citò addirittura il re davanti ad un sinodo romano per rendere conto del suo comportamento.

Filippo non solo impedì la pubblicazione della bolla, ma la fece sostituire con una falsificata che rese di dominio pubblico, accompagnandola con una propria risposta al papa molto oltraggiosa.

Colpito nell’orgoglio, Bonifacio VIII emanò il 18 novembre 1302 la famosa bolla “Unam Sanctam“ che divenne il documento classico del regime teocratico del Papato, ribadendo con forza la supremazia del potere spirituale su quello temporale e sentenziando che ogni uomo per potersi salvare deve sottomettersi al vescovo di Roma.

 

Mentre si accingeva a scomunicare il re di Francia, questi inviò delle truppe guidate da GUGLIELMO DI NOGARET e dal vendicativo SCIARRA COLONNA che in Anagni aggredirono e catturarono il Pontefice (1303).


Liberato successivamente anche grazie al popolo di Anagni che si era sollevato contro i francesi che lo tenevano prigioniero, ritornò a Roma dove morì poco tempo dopo pieno di livore per l’affronto subito.

Questa conflittualità con la Francia inflisse un grave colpo al Papato e Filippo il Bello dopo essersi sbarazzato di Bonifacio VIII e del suo successore Benedetto XI (1303 – 1304), riuscì a far eleggere un Papa francese che prese il nome di CLEMENTE V e che fu un docile strumento nelle sue mani.
Egli per far piacere al re, dal 1309 trasferì la sua dimora ad Avignone nel sud della Francia, allora appartenente agli Angioini di Napoli, dando così inizio alla cosiddetta “Cattività Avignonese od anche Cattività Babilonese“.

 

Papa Clemente V

Papa Giovanni XXII

Papa Benedetto XII


Papa Clemente VI


 

Papa Innocenzo VI



Papa Urbano V

 

Fino all’anno 1377 ben sette Papi (Clemente °, Giovanni XXI°, Benedetto XI°, Clemente V°, Innocenzo VI, Urbano V, Gregorio XI) risiedettero in Avignone, finchè nel gennaio 1377, convinto anche da S. CATERINA DA SIENA, Papa GREGORIO XI ritornò solennemente a Roma, accolto trionfalmente dal popolo romano e prendendo dimora nel Palazzo del Vaticano e non più al Laterano antica dimora dei pontefici: la cattività avignonese era terminata.
Il clero ed il popolo romano a futura memoria dell’evento fecero costruire un campanile, il più alto di Roma, sulla Basilica di S. Maria Maggiore. Malauguratamente dopo pochi mesi dal suo ritorno, Papa Gregorio XI, il 27 marzo 1378, rendeva l’anima a Dio, lasciando ancora irrisolti molti problemi.

Considerazione: il Papato in Avignone fu una jattura perché lo espose al sospetto di essere diventato uno strumento nelle mani del potere temporale francese, come la chiesa greco-ortodossa lo era nelle mani del potere temporale di Bisanzio.

 

Santa Caterina da Siena

Carlo d'Angiò

 

Si corse il pericolo che s’instaurasse in occidente un cesaro-papism, con un Papa ridotto a cappellano del Re di Francia come il Patriarca di Costantinopoli lo era nei confronti del suo imperatore.

Forse i successori di Filippo il Bello a questo miravano e probabilmente ci sarebbero riusciti se non si fossero imbarcati nella disastrosa guerra dei Cento anni con l’Inghilterra.

 

 

 

IL GRANDE SCISMA

 

Morto Gregorio XI fu subito indetto il Conclave che però si svolse in modo assai frenetico: il popolo romano infatti al pensiero di una rielezione di un Papa francese, scese nelle piazze affollandosi davanti ai palazzi papali, ove si svolgeva il Conclave, gridando a gran voce di volere un Papa italiano e minacciando anche di morte i cardinali se non lo avessero fatto.


I cardinali erano sedici, di cui dodici stranieri in maggioranza francesi.

 

L’elezione del nuovo pontefice fu lunga e turbolenta, cardinali italiani e francesi si affrontarono in conclave come in battaglia, ma stavolta diversamente da settant’anni prima non si ripeterono gli errori che portarono all’elezione di Clemente V ed allo spostamento della sede papale ad Avignone; stavolta i cardinali italiani ebbero il sopravvento ed il Conclave si concluse con l’elezione di un napoletano: Bartolomeo Prignano, già arcivescovo di Bari, che prese il nome di URBANO VI.

 



Papa Gregorio XI



Papa Urbano VI

Papa Clemente VII

 

Appena avvenuta l’elezione, la sala dello scrutinio fu invasa dal popolo romano tutto festante per aver ottenuto finalmente quanto richiesto con veemenza.


Incoronato il 18 aprile 1378, nelle successive settimane egli mostrò il suo vero volto e cioè un temperamento aspro ed impetuoso che gli fece intraprendere una politica di riforme poco prudente, nominando consoli e senatori di sua fiducia, annunziando una riforma della Chiesa affermando che l’avrebbe iniziata dal vertice cioè dall’alto clero - di cui spesso, in termini violenti, nelle omelie denunciava il malcostume ed una delle prime riforme riguardò l’abolizione delle parcelle e delle bustarelle che i prelati di Curia si facevano pagare per qualunque pratica.


Possiamo immaginare quanto questo provvedimento piacesse ai monsignori di Curia che cominciarono a temere e a guardare con sospetto il nuovo Papa.

Il suo carattere impetuoso e violento diede il via spesso ad avvenimenti spiacevoli, come ad esempio quello col cardinale di Limoges che avendolo contraddetto in pubblico ricevette come risposta un sonoro ceffone.

Nominò inoltre molti nuovi cardinali in modo da ridare agli italiani ed a se stesso la maggioranza nel Conclave.

 

I cardinali francesi vista la mala parata e vedendo compromesso il loro primato si riunirono ad Anagni ed il 9 agosto 1378 emanarono un proclama nel quale veniva dichiarata invalida l’elezione di Urbano VI perché strappata a forza dalla pressione popolare.
Molti altri prelati sottoscrissero la dichiarazione, tanto che il 20 settembre 1378 in una riunione-conclave tenutasi a Fondi, in territorio napoletano e sotto la protezione della regina GIOVANNA I, elessero un nuovo Papa: Roberto di Ginevra cugino del re di Francia, che prese il nome di CLEMENTE VII (1378 – 1394) il quale nel giugno 1379, dopo aver tentato invano di occupare Roma con le truppe, riportò di nuovo la sua sede ad Avignone ed ivi instaurò una nuova Curia.
Clemente VII fu subito riconosciuto dal re di Francia e da quelli di Napoli, Spagna e Scozia; il resto d’Europa però rimase fedele ad Urbano VI.

Con Clemente VII ebbe inizio il Grande Scisma d’Occidente che divise la Chiesa per circa quarant’anni e per tutta questa durata si ebbero due Papi, due Sedi Pontificie (Roma e Avignone) e purtroppo anche violente lotte, battaglie ed una serie impressionante di scomuniche, prime fra tutte quelle che i rispettivi Papi si scagliarono l’un l’altro.


Con l’andar del tempo Urbano VI diede sempre maggiori segnali di squilibrio mentale, tanto che alcuni cardinali appoggiati da CARLO re di Napoli, presero la decisione di imprigionarl , sottoporlo a cure mediche ed indire un nuovo Conclave per sostituirlo.

Il loro tentativo però fallì; re Carlo fu scomunicato e tutti i cardinali cospiratori finirono miseramente strangolati in prigione.

Papa Bonifacio IX

 

 

Papa Benedetto XIII

 

Nell’ottobre 1389 Urbano VI morì ed a questo punto molti sperarono che i cardinali di Roma non rieleggessero il successore e riconoscessero il Papa di Avignone. Non fu così ed essi elessero un certo Pietro Tomacelli che prese il nome di BONIFACIO IX.
Il neoeletto purtroppo fu vittima di uno sfrenato nepotismo e manifestò una conduzione finanziaria preoccupante. Durante il suo pontificato si instaurò di nuovo il malvezzo delle bustarelle per accelerare od ottenere favori e cose più gravi, la vendita delle cariche curiali e l’indifferenza verso la composizione dello scisma.


Intanto morì Clemente VII ed anche in questo caso si sperò che i cardinali, per amore dell’unità, non procedessero alla nomina del successore, invece venne eletto un altro antipapa, un certo Pietro di Luna che assunse il nome di BENEDETTO XIII.

Nel frattempo l’Università di Parigi incominciò ad occuparsi del problema della doppia elezione del Papa e furono individuate tre soluzioni per risolvere l’annosa questione:

- rinuncia di entrambi i Papi seguita dall’elezione di un nuovo Papa da parte di entrambi i collegi Cardinalizi.
- una decisione arbitrale (un compromess ).
- la decisione autoritaria di un Concilio generale.

Benedetto XIII però non volle sentire ragioni tanto che il Re di Francia, la Castiglia e la Navarra si sottrassero alla sua obbedienza ed il papa fu addirittura imprigionato nel suo Palazzo di Avignone.

Ma nulla e nessuno riuscì a piegare la volontà di Benedetto che, nel frattempo, era riuscito a fuggire dalla sua prigione. Intanto, nel 1403, in Francia, l’Assemblea Generale degli Stati, decise di ritornare all’obbedienza avignonese di Benedetto XIII.

Nel tentativo di far cessare lo scisma si riuscì a convincere i due Papi ad incontrarsi per trovare un accordo che accontentasse ambedue.

Ma mentre si allestivano i preparativi, Bonifacio IX moriva e veniva eletto suo successore INNOCENZO VII che promise al momento dell’incoronazione che avrebbe fatto di tutto per risolvere lo scisma, ma essendo nel frattempo scoppiati disordini a Roma e nell’impero Germanico, il tutto fu rimandato a data da destinarsi.

Due anni dopo moriva Innocenzo VII e veniva eletto Papa GREGORIO XII che si dichiarò subito pronto ad abdicare se altrettanto avesse fatto Benedetto XIII. Con qualche difficoltà fu deciso un incontro fra i due a Savona ma purtroppo ancora una volta non si ebbe un esito positivo, in quanto all’ultimo momento Papa Gregorio XII, mal consigliato dai suoi parenti, non volle più incontrare Bonifacio.


Allora la maggioranza dei suoi cardinal, indignati per questo comportamento, decise di sottrarsi alla sua obbedienza e propose un Concilio per eleggere un Papa che nel suo nome ricomponesse tutta la Chiesa. Stavolta fu Benedetto XIII a rifiutare. Ma fu abbandonato dal Re di Francia e da molti suoi cardinali che si unirono a quelli che a loro volta avevano abbandonato Gregorio. Tutti insieme indissero un Concilio risolutore e ne fissarono il luogo e la data: a PISA il 25 marzo 1409.

Al Concilio parteciparono 24 cardinali, numerosi vescovi e valenti teologi, Generali di grandi ordini monastici e delegati delle più grandi Università, oltre a trecento dottori di diritto canonico.
Il Concilio si proclamò “canonico“ in quanto qualificato a promulgare leggi che sarebbero valse per tutta la Chiesa ed “ecumenico“ cioè interprete di tutta la cristianità.

 

Il 15 giugno 1409 i cardinali deposero i due Papi perché notoriamente scismatici, eretici e spergiuri ed il 26 giugno elessero un nuovo Papa: ALESSANDRO V.

Con questa elezione il Concilio di Pisa non solo non riuscì ad eliminare la confusione nei fedeli, ma la aggravò ulteriormente. Come disse qualcuno da un “ambo scellerato“ si era passati ad una “triade maledetta“ , perché tanto Benedetto XIII che Gregorio XII non accettarono la sentenza del Concilio e l’unico risultato di questo fu che invece di due Papi ora la Chiesa ne aveva tre!


Ma pochi mesi dopo la sua elezione, nel maggio 1410, Alessandro V morì e i cardinali di “obbedienza Pisana“ prontamente elessero suo successore Baldassarre Cossa, che prese il nome di GIOVANNI XXIII.

Questo nuovo Papa dovette sottostare alle pressioni del nuovo imperatore del Sacro Romano Impero SIGISMONDO DI LUSSEMBURGO, il quale lo convinse a convocare a COSTANZA, per la festa di Ognissanti del 1414, Un Concilio, per tentare nuovamente di rimediare allo scisma che minava al Chiesa da troppo tempo.

 

Papa Innocenzo VII


Papa Gregorio XII


Papa Alessandro V

 


IL CONCILIO DI COSTANZA

 

Il Concilio quindi si riunì, dunque, a Costanza il 1° novembre 1414 e fu uno dei più grandi ed imponenti concilii di tutti i tempi: vi parteciparono 29 cardinali, 3 Patriarchi, 33 Arcivescovi, più di 300 vescovi, numerosi teologi e gran parte dei principi tedeschi e dignitari di tutti i Regni cristiani e lo stesso imperatore Sigismondo.


Giovanni XXIII arrivò nella città il 31 ottobre 1414 e gli vennero tributati tutti gli onori dovuti ad un Papa legittimo; ciò lo convinse che il Concilio fosse orientato a confermare la sua autorità di Papa.

Ben presto però si accorse che le cose non stavano andando nella direzione da lui sperata e che i Padri Conciliari erano dell’avviso di destituirlo insieme agli altri due.
Allora, preso dalla disperazione, la sera del 20 marzo 1415 fuggì segretamente da Costanza con l’intento di provocare il fallimento del Concilio. La situazione fu veramente grave e solo l’imperatore ed il card. Pietro d’Ailly riuscirono a tenere riunito il Concilio.

Fu in questo frangente che furono emanati dei decreti, in netta contraddizione con la costituzione fondamentale della Chiesa ma giustificati con l’assoluta straordinarietà e gravità del momento presente, che sanzionavano come dottrina della Chiesa la teoria conciliarista della superiorità del Concilio sul Papa.

Giovanni XXIII fu catturato, messo sotto processo ed il 29 maggio 1415 fu dichiarato deposto per simonia, vita scandalosa e per la fuga vergognosa. Imprigionato, dopo quattro anni fu liberato dietro un ingente riscatto e morì a Firenze nel 1419.

Il Papa romano Gregorio XII, durante i lavori conciliari, fece giungere all’Assemblea la sua abdicazione per amore dell’unità della Chiesa e morì poco dopo la conclusione del Concilio come cardinale-vescovo di Porto.


L’unico che non accettò di abdicare fu Benedetto XIII; neppure l’imperatore Sigismondo riuscì a indurlo a rinunciare al Papato.

Egli però riuscì a convincere i sovrani spagnoli a sottrarsi all’obbedienza di Benedetto e in forza di ciò anche la Spagna diede il suo contributo alla positiva conclusione del Concilio di Costanza.


Fu indetto un processo anche per Benedetto XIII che fu dichiarato deposto per eresia e per aver favorito lo scisma nella Chiesa. Vista la mala parata, egli si rifugiò nel castello di Penisola presso Valencia, ove rimase fino alla morte convinto di essere l’autentico ed unico Papa.

Finalmente dopo aver superato notevoli difficoltà di ordine giuridico-legale, l’11 novembre 1417 la Chiesa finalmente ebbe il nuovo capo, riconosciuto da tutti, nella persona di Odo Colonna che prese il nome di MARTINO V (1417 - 1431).

 

Dopo 39 anni di scisma la frattura si era finalmente risanata.

 


 

Papa Giovanni XXIII


 

Sigismondo di Lussemburgo


 

Papa Martino V


 

 

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