Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

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LA STRAGE DI S. BARTOLOMEO

 

Nel corso della storia vi furono numerose guerre di religione, specie nell’ambito del mondo cristiano ed islamico, ma nessuna di queste raggiunse quei picchi di violenza e ferocia che raggiunse quella che si sviluppò nel secolo Sedicesimo in Francia, dove i riformatori protestanti si contrapposero ai cattolici romani, dando luogo a stragi immani e di cui quella passata alla storia come “la strage di S. Bartolomeo“ fu la più nota e la più sanguinosa.

A creare questo clima di odio oltre ai motivi religiosi contribuirono però anche altri fattori, come quello sociale (il tentativo delle nuove classi sociali di liberarsi dell’antico gioco feudatario); quello economico (il tentativo dei ceti emergenti di eliminare gli ostacoli al libero commercio ed alla libera professione); quello politico (messa in discussione del potere di determinati strati della nobiltà e della chiesa cattolica). Tutti questi elementi fecero esplodere nella seconda metà del XVI secolo una sanguinosa guerra civile che costò al popolo francese numerosi lutti e sofferenze.

Scrisse Gerhard Ritter
“In nessun altro Paese la lotta per la vita e la morte fra cattolicesimo e protestantesimo assunse le forme drammatiche e furibonde che ebbe in Francia. Mentre la Spagna mantenne la sua fedeltà alla Chiesa di Roma e l’Inghilterra con saggezza politica attuò un passaggio graduale e progressivo dal cattolicesimo al protestantesimo, in Francia fra le due fazioni religiose scoppiarono lotte cruente e sanguinose…”.

Di questa contrapposizione - come già accennato - la strage di S. Bartolomeo, avvenuta il 24 agosto 1572, segnò il momento di maggiore contrapposizione e di maggior violenza. Detto ciò cerchiamo ora di analizzare come si arrivò a concepire e ad attuare questa ignobile manifestazione di odio.


GLI ANTEFATTI

 

Re Francesco I

Re Enrico II


Ammiraglio Coligny

Nella Francia dei primi del Cinquecento, la Riforma trovò inizialmente un terreno molto favorevole e una parte della popolazione aderì al nuovo credo. La nuova dottrina si diffuse inizialmente negli ambienti colti ed anche in ambienti ristretti della Corte legati alla sorella del Re Francesco I, Margherita - dal 1527 regina di Navarra - donna molto colta ed autrice di scritti con cui difendeva la dottrina calvinista.
Poi, successivamente, anche grazie all’introduzione di libri, opuscoli e delle opere dei grandi riformatori, tale diffusione raggiunse la borghesia cittadina e le università dove trovò terreno fertile tra i giovani studenti universitari. Tutta questa divulgazione di opuscoli e libri fece sì che in breve tempo il numero degli aderenti alla Riforma in tutta la Francia aumentasse in modo notevole arrivando, secondo alcuni, a raggiungere un terzo della popolazione globale.

Questi aderenti alla Riforma furono denominati “Ugonotti” termine di origine tedesca che significava “compagni di giuramento”.  
Ma quello che più preoccupava i governanti era l'espansione che il protestantesimo aveva tra l’esercito e la nobiltà guerriera; tale diffusione era stata facilitata dall’inserimento nell’esercito regolare di mercenari tedeschi e svizzeri di fede calvinista, i quali fecero conoscere ai soldati francesi le nuove dottrine religiose.
Addirittura anche l’Ammiraglio Coligny, che successivamente divenne il capo riconosciuto degli Ugonotti, comandante della flotta francese e Consigliere del Re, aderì alla Riforma ed insieme a lui vi aderirono con entusiasmo molti nobili fra cui i principi Borboni e Condè.

Tutto ciò preoccupò molto il Re e la Corte i quali da un atteggiamento inizialmente abbastanza tollerante passarono ad un atteggiamento decisamente ostile specie con l’avvento al trono di ENRICO II nel 1547. A rendere il quadro ancora più fosco, il 25 maggio 1559, sotto l’egida di Antonio di Navarra, si tenne a Parigi il Primo Sinodo Protestante in cui il movimento ugonotto si trasformò in un partito organicamente strutturato. La Francia era di fatto spaccata in due.

Il 30 giugno 1559 durante un torneo, Enrico II rimase gravemente ferito morendo dieci giorni più tardi. I Protestanti vedranno in questo episodio un intervento divino in quanto l’involontario uccisore: Gabriel de Montgomery, capitano delle guardie reali, era colui che ubbidendo a precisi ordini del re aveva fatto arrestare numerosi alti esponenti ugonotti.

Ad Enrico subentrò il figlio maggiore FRANCESCO II di soli 15 anni, debole e di cattiva salute ma già sposato con la regina di Scozia Maria Stuarda. Essendo troppo giovane per essere in grado di governare il Regno, fu affiancato in questo compito gravoso dalla madre CATERINA DE’ MEDICI che si sostituì arbitrariamente quale reggente al principe Antonio di Borbone primo principe di sangue, a cui spettava per diritto la reggenza. Essa svolse tale funzione fino al 1568, giocando un ruolo politico notevole se non addirittura decisivo fino alla strage di S. Bartolomeo.
Essa convinse il figlio ad affidarsi completamente a persone a Lei fedeli, quali il Duca FRANCESCO DI GUISA e suo fratello il Card. CARLO DI LORENA, zii della regina Maria Stuarda, regina di Scozia e fece nominare ministri e consiglieri non graditi ai protestanti, i quali convinti che il giovane sovrano fosse prigioniero e manipolato da ministri e consiglieri corrotti, per di più legati a Paesi stranieri ed inoltre incoraggiati da importanti teologi e giuristi di fede protestante - tra cui Francois Hotman - della legittimità della resistenza anche armata, si convinsero che era moralmente lecito opporsi alle persecuzioni e cominciarono a pensare seriamente di ribellarsi non contro il Re, ma contro tutti quelli che essi consideravano usurpatori del potere.

Duca Francesco di Guisa

Card. Carlo di Lorena

Caterina de Medici

Nacque così l’idea di un complotto, di una congiura che divenne operativa quando fu scelto colui che avrebbe dovuto dirigerla: Jean du Barry, signore di La Renaudie, un gentiluomo del Perigord che detestava a morte i Guisa; intorno a Lui si radunarono una gran quantità di congiurati tra cui diversi nobili gentiluomini. La congiura passata alla storia come la “Congiura di Amboise “ prevedeva di convergere a Blois dove il Re si era recato per la caccia e presentarsi al suo cospetto per chiedere la libertà di coscienza, sapendo bene però che essa sarebbe stata rifiutata ed allora si sarebbe dato vita ad una sedizione nel corso della quale i Guisa sarebbero stati uccisi.

La congiura però non andò a buon fine sia perché una spia, un ugonotto di Parigi, ne informò la Corte e sia perché Francesco II decise di trasferirsi ad Amboise costringendo i congiurati a spostare il centro di operazione, ad agire in un luogo più difeso e a rimandare l’azione al 17 marzo 1560.
Questa però fallì e si concluse con un massacro nel corso del quale fu ucciso lo stesso Jean du Barry. La repressione fu terribile ed il sangue scorse a fiumi; strade e piazze di molte città francesi si riempirono dei cadaveri di migliaia di protestanti uccisi di cui molti in modo barbaro e feroce. La vendetta dei Guisa era stata terribile e per loro queste stragi rappresentarono un trionfo.

Qualche tempo dopo però, il 5 dicembre 1560, moriva in giovane età il re Francesco II che lasciava la Francia in condizioni peggiori di come l’aveva ereditata. Sul trono gli succedette suo fratello CARLO IX di soli 10 anni e Caterina de’ Medici, sua madre, decise di prendere in pugno la situazione per cercare di salvare la Corona e la Francia intera dalla catastrofe, proclamandosi anche in questa occasione “reggente“.
Gli eccessi della repressione cattolica però l’avevano impressionata, come l’impressionava lo strapotere dei Guisa e fu per questa ragione che prese la decisione di ridurne l’influenza a Corte, affidandosi sempre di più ai saggi consigli dell’Ammiraglio COLIGNY, aumentandone il prestigio.

Cercò di dar vita ad una politica di riconciliazione con il partito protestante e nello stesso tempo di tenere sotto controllo il potente partito cattolico; nel 1562 emanò un editto con cui autorizzava il culto calvinista in molte zone della Francia, suscitando l’indignata reazione del partito cattolico che non ammetteva l’esistenza di due culti.
Purtroppo la situazione man mano si fece sempre più esplosiva e molti disordini scoppiarono un po’ in tutto il regno fra le due fazioni ma la scintilla che fece scoppiare l’incendio di quella che fu definita “La Prima guerra di religione" (1562 – 1563) fu l’eccidio di VASSY in cui circa sessanta ugonotti furono massacrati dai soldati del duca di Guisa. Questo fu il primo episodio di un conflitto che insanguinerà la Francia per molto tempo.

Quando la notizia del massacro si diffuse, il Re e la reggente erano a Fontainbleau, dove il 27 marzo si recarono i capi del partito cattolico: il duca di Guisa, Montmorency e Antonio di Borbone che qualche tempo prima aveva abiurato il protestantesimo, i quali costrinsero i reali a trasferirsi a Parigi.
In risposta a questo, il 2 aprile il principe di Condè con la scusa di difendere la libertà e l’autorità del sovrano, s’impadronì di Orlèans.
La presa di questa città diede il via alla rivolta degli Ugonotti che in breve tempo si impadronirono di altre varie città e villaggi. Essendo la lotta però dura e sanguinosa, per essere sicuri di avere una qualche possibilità di vittoria, essi furono costretti a stipulare un trattato con l’Inghilterra, il Trattato di Hampton Court, in base al quale Elisabetta I si impegnava ad inviare soldati e centomila corone in cambio delle città di Le Havre e Calais in caso di vittoria. I cattolici a loro volta chiesero aiuti in denaro al re di Spagna Filippo II.

Quando Caterina venne a conoscenza del trattato di Hampton Court, comprese che non poteva più fidarsi degli Ugonotti e cominciò a prendere posizione a favore della parte cattolica, ma sperando più di ogni altra cosa che la guerra finisse.
Questo suo desidero si concretizzò con la fine che fecero i maggiori responsabili di questa guerra: Antonio di Navarra morì durante l’assedio di Rouen, Montmorency fu fatto prigioniero dagli Ugonotti ed il Condè dai cattolici, mentre Francesco di Guisa fu ucciso durante l’assedio di Orleans da un fanatico ugonotto, ma sulla sua morte ci fu il sospetto di un coinvolgimento della stessa Caterina. Questa morte generò un odio profondo fra la Casa di Chantillon e quella dei Guisa che decisero di aspettare il momento opportuno per potersi vendicare.

La fine della guerra fu sancita dalla Pace di Amboise (19 marzo 1563) con cui veniva concessa libertà di culto agli Ugonotti, in una città per ogni distretto, esclusa Parigi.

Card. Jean Du Barry

Re Carlo IX

Principe di Condè

La regina, inoltre, con indubbia abilità politica riuscì a far dimenticare per un po’ le controversie religiose ed ad unire i francesi intorno al problema dell’integrità territoriale, tanto che la Francia riuscì a riconquistare la città di Le Havre che gli inglesi avevano occupato tempo addietro approfittando della guerra in corso. Con questo successo Caterina si conquistò una popolarità notevole e rafforzò il prestigio del re.

La pace di Amboise non fece cessare i rancori ed i contrasti fra le due fazioni e quando al massimo esponente degli Ugonotti, il principe di Condè, fu rifiutato dalla Regina il comando dell’esercito, anche con l’appoggio dell’Ammiraglio Coligny anch’esso di fede protestante, una violenta disputa si accese fra le due anime del protestantesimo. Tuttavia ciò non impedì al Condè ed ai suoi fedelissimi di attuare un piano audace: rapire il Re, che al momento risiedeva in un castello fortificato vicino Meaux.
Il 28 settembre 1567, con l’obiettivo di rapire il sovrano - ma la corte che già sospettava qualcosa - raggiunta e protetta da circa 6000 mercenari svizzeri, fece ritornò a Parigi.

Condè, furente per lo smacco subito, decise di proseguire coraggiosamente nello scontro ed il 29 settembre i suoi soldati trucidarono 150 cattolici a Nimes; contemporaneamente massacri simili si verificarono in molte altre città, dando così inizio alla “Seconda guerra di religione" ( 1567 – 1568 )“ che vide numerosi scontri fra i due eserciti e massacri a non finire in tutta la Francia.
In uno di questi scontri morì il Montmorency, uno dei capi storici del partito cattolico. Come Dio volle anche questa volta si arrivò a firmare una pace, la pace di Longjumeau (23 marzo 1568), la quale però non risolse nessuno dei problemi che avevano dato origine alla guerra e che si rivelò essere più che una pace una breve tregua.
Tutti questi avvenimenti, uniti alla imponente chiusura del Concilio di Trento, che diede inizio ad una seria riforma della Chiesa, convinsero Caterina ad avvicinarsi sempre di più al partito cattolico, prendendo il Card. Di Lorena come suo principale consigliere ed immettendo nel Gran Consiglio della Corona personaggi di fede cattolica, allontanandone definitivamente i moderati che auspicavano la necessità di un accordo fra le due parti.

Questo atteggiamento della Corte, apertamente filo-cattolico, allarmò gli animi dei protestanti che, timorosi di restare vittime di un complotto, stipularono un patto con GUGLIELMO D’ORANGE, capo dei protestanti dei Paesi Bassi, da anni in lotta contro la Spagna cattolica, in base al quale egli sarebbe accorso in loro aiuto in caso di necessità.
Le ostilità, (che mai erano cessate del tutto), ripresero in modo violento fra le due parti nel novembre 1568, quando Guglielmo d’Orange entrò in Borgogna alla testa di mercenari tedeschi con lo scopo di combattere a fianco degli Ugonotti e Condè e Coligny ricevevano rinforzi dal sud della Francia.
Per ostacolare questo pericolo, l’esercito regio, comandato dal fratello del Re ENRICO D’ANJOU, dovette chiedere aiuti al Re di Spagna, al Papa e al Granduca di Toscana che glieli concessero generosamente: era iniziata la “Terza guerra di religione" (1568 – 1570).

Per due lunghi anni gli scontri si susseguirono in modo sanguinoso in cui quasi sempre i protestanti ebbero la peggio. Molto grave per essi fu la sconfitta nella Battaglia di JARNAC, il 13 marzo 1569, in cui il principe di Condè trovò la morte, assassinato a sangue freddo dopo essersi arreso; il suo cadavere posto in groppa ad un asino venne condotto, in derisorio trionfo, in città.
Con la morte del Condè, il prudente Coligny divenne il solo capo degli Ugonotti. Alcuni mesi dopo durante la sanguinosa Battaglia di MONCONTOUR, vinta anch’essa dai cattolici, fu seriamente ferito lo stesso Coligny: il trionfo di Enrico d’Anjou non avrebbe potuto essere più completo e tutta l’Europa cattolica esaltava il suo nome e le sue gesta.

Nei primi mesi del 1570 però, gli Ugonotti conseguirono delle vittorie nel mezzogiorno della Francia, tanto che risalendo il Rodano puntarono decisamente verso Parigi. A questo punto, vista la mala parata, la regina Caterina inviò un messaggio all’Ammiraglio Coligny per cercare di trovare un accordo di pace e, come Dio volle, ciò venne attuato l’8 agosto 1570, firmando il TRATTATO DI SAIN-GERMAIN che concesse agli Ugonotti libertà di culto, ponendo fine alla terza guerra di religione.

In realtà come per i precedenti trattati di pace, anche questo si rivelò una semplice tregua e ciò dipendeva dal fatto che ormai tutti diffidavano di tutti e nessuno sperava nella lealtà della controparte e tanto questo era vero che poco tempo dopo avvenne quell’orribile strage di cui ora andremo ad analizzare lo svolgimento.

Enrico d'Anjou

Margherita di Valois

Enrico di Navarra

 

LA STRAGE DI S. BARTOLOMEO (24 agosto 1572)


I cattolici, specie quelli più integralisti, non accettarono il ritorno dei protestanti a corte ma sia il Re che Caterina erano però decisi ad impedire una ripresa del conflitto che tante vittime aveva già causato. Intanto cresceva proprio a corte l’influenza del Coligny che a causa dell’affetto e della stima che il Re nutriva nei suoi confronti, ne divenne di fatto il consigliere più fidato.
Esso prendeva parte regolarmente a tutti i Consigli della Corona ed in breve tempo assunse un ruolo notevole, paragonabile a quello di un primo ministro.
Ma questo tenue equilibrio si ruppe a causa di un ordine del re che prevedeva la demolizione di un monumento infamante per gli Ugonotti e che fu impedito dal popolo di Parigi. Solo l’intervento massiccio dell’esercito rese possibile la demolizione, ma questo episodio fece capire al sovrano che il popolo non accettava la sua politica verso gli “eretici“.

Per evitare una nuova guerra, Caterina pensò bene di far sposare sua figlia MARGHERITA di Valois col Principe protestante ENRICO DI NAVARRA, il futuro re Enrico IV di Francia.
Il 18 agosto 1572 a Parigi ebbero luogo le nozze che non pochi cattolici e protestanti integralisti non accettarono; perfino il Papa era contrario ad esse che, comunque, si celebrarono in pompa magna. Sembrava che il sereno fosse tornato quando il 22 agosto 1572 vi fu un attentato contro Coligny che rimase leggermente ferito ad un braccio.
Questo mancato assassinio fece si che la situazione politica degenerasse irrimediabilmente; gli Ugonotti scesero in piazza chiedendo vendetta e a Parigi si era prossimi ad un altro feroce scontro.

Caterina impressionata da tutto ciò, dopo una riunione alle Tuilleries decise che era il momento di farla finita definitivamente col movimento ugonotto e per rendere attuabile questo suo proponimento, convinse il debole re che gli ugonotti stavano preparando un complotto contro di lui. Il re ormai incapace di autocontrollo, autorizzò il disegno di Caterina urlando “che tutti fossero uccisi, affinché non ne resti nemmeno uno.
Fu stabilito che il segnale d’inizio fosse il suono delle campane della chiesa di S.Germain-l’Auxerrois. Ma prima che la campana suonasse, un gruppo di sicari inviati dal duca di Guisa, uccisero nella sua casa l’Ammiraglio Coligny, il cui cadavere lanciato dalla finestra fu orribilmente mutilato dalla folla inferocita che stava aspettando nella piazza e infine gettato nella Senna.

Era l’una di notte del 24 agosto 1572. Iniziò allora in tutta Parigi la caccia all’ugonotto ed altri gentiluomini ugonotti che abitavano nei dintorni della casa del Coligny fecero la sua stessa fine, come ad esempio il conte de La Rochefoucauld, i cui assassini non si lasciarono allettare dall’offerta di una forte somma di denaro per aver salva la vita; Briquemat, il luogotenente del Coligny, che venne ucciso insieme ad una ventina di gentiluomini e gettato dalla finestra e sui loro cadaveri il popolo ebbro di sangue infierì...
Piano piano tutta Parigi divenne un mattatoio; non c’era pietà né per il sesso né per l’età e le strade si riempirono di cadaveri nudi e mutilati e quando il giorno cominciò a risplendere, Parigi era ormai una città ricoperta di sangue e di morti.
Madame di Popincourt, una delle donne più belle di Parigi, fu pugnalata e gettata insieme ad una sua domestica nella Senna. Anche nelle stanze del Louvre il sangue scorse a fiumi: le guardie svizzere del re e gli arcieri irruppero in ogni camera del palazzo e trucidarono ogni ugonotto che vi trovavano. All’omicidio si affiancò il furto ed il saccheggio; infatti gli assassini dopo aver ucciso si impossessavano della maggior parte di bottino possibile.

 

Papa Gregorio XIII

Secondo alcuni testimoni, pare che fosse proprio la soldataglia l’autrice della maggior parte dei saccheggi e dei furti, mentre il popolino s'era scatenato a uccidere e ad infierire sui cadaveri, a trascinarli legati a una corda ed infine a gettarli nella Senna: il trionfo dell’odio durò fino a notte inoltrata.
Le stragi contro gli Ugonotti non ebbero luogo solo a Parigi ma eccidi avvennero un po’ in tutte le città della Francia, causando migliaia e migliaia di morti e la fuga all’estero di non pochi fortunati.
Secondo gli storici ed i cronisti dell'epoca, nella sola Parigi, la strage causò da un minimo di tremila ad un massimo di diecimila vittime. Se questi fatti sparsero il terrore fra i protestanti perfino nelle nazioni confinanti, nel campo opposto tali avvenimenti diffusero un senso di trionfo.
A Roma Papa Gregorio XIII intonò addirittura il Te Deum (come sono cambiati i tempi!) e in Spagna la notizia fu accolta come un trionfo. Ma il confronto armato tra cattolicesimo e protestantesimo non si esaurì con la strage di S. Bartolomeo e le popolazioni di Francia e d’Europa dovettero ancora assistere a massacri e battaglie sanguinose (vedi ad esempio la Guerra dei Trent’anni). E tutto questo in nome di Dio




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