Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

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IL ROSARIO DI RACHELE
per le madri che hanno abortito


di Padre Angelo

 

“RACHELE PIANGE I SUOI FIGLI E NON VUOL ESSER CONSOLATA RERCHENON SONO PIU'...’” (Ger 31,15b)

 

IL SANTO ROSARIO

Introduzione ai Misteri del Getsemani

“ALLORA GESU’ ANDO’ CON LORO IN UN PODERE, CHIAMATO GETSEMANI, E DISSE AI DISCEPOLI: “SEDETEVI QUI, MENTRE IO VADO LA’ A PREGARE.
E, PRESI CON SE’ PIETRO E I DUE FIGLI DI ZEBEDEO, COMINCIO’ A PROVARE TRISTEZZA E ANGOSCIA. E DISSE LORO:

“LA MIA ANIMA E’ TRISTE FINO ALLA MORTE;..” (cfr Mt 26,36-37).

Il nome greco Gehtsèmani (dall’ebraico gat: “torchio”, e shemani: “olivo”) significa: “torchio per l’olio”. Si tratta di un terreno ai piedi del Monte degli Olivi sul quale era possibile la lavorazione dell’olio.
Il Monte degli Olivi, lontano da Gerusalemme circa 1 km con in mezzo la valle del Cedron, era chiamato così perché in tutta quella zona si stendevano uliveti.
Il Monte degli Olivi è collegato con gli ultimi avvenimenti della vita di Gesù: in particolare la Sua agonia (Mt 26,36; Mc 14,32)
L’anima del Signore, fatta come olive nel frantoio, è oppressa sotto un torchio intollerabile, al punto che il sangue trasuda dal Suo corpo, come olio.

Scrive san Tommaso Moro:

“Una mole immensa di sofferenze si abbatteva sul corpo sensibile e delicato del Salvatore.
Se ne sentiva già sovrastato, e quasi soverchiato: il tradimento, la consegna agli spietati nemici, l’incarcerazione, le false accuse, le bestemmie, la flagellazione, le spine, i chiodi, la croce e i terribili supplizi prolungati per ore.
Lo angosciava inoltre il pensiero dei discepoli atterriti, dei giudei perduti, della morte disperata del suo stesso perfido traditore e l’indicibile strazio dell’amatissima Madre.
Questa tempesta di dolori, che gli piombavano addosso tutti in una volta, inondava il suo tenerissimo cuore come un oceano in piena” (“EXPOSITIO PASSIONIS DOMINI”, anno1534-1535).

Maria, la Madre di Gesù, non era nel Getsemani, ma il Suo Cuore Immacolato, fatto una cosa sola con il Figlio nell’amore e nel dolore, si trovava sotto lo stesso torchio.

Il Vangelo della passione del Figlio con la Madre, aiuta a comprendere il dolore della donna che, avendo volontariamente abortito, si ritrova sotto una mole immensa di sofferenza che le opprime l’anima.

La Bibbia ha rappresentato un’angoscia simile nella vicenda e nella persona di Rachele, sposa del patriarca Giacobbe, che morì dando alla luce il figlio Beniamino (Gen 35,16-20).
Ad essa fa riferimento il profeta Geremia, secoli dopo, per descrivere la desolazione degli ebrei esiliati:

“UNA VOCE SI ODE A RAMA, UN LAMENTO E UN PIANTO AMARO: RACHELE PIANGE I SUOI FIGLI, E NON VUOLE ESSERE CONSOLATA PER I SUOI FIGLI, PERCHÉ NON SONO PIU’” – Ger 31,15).

Rama era il luogo dove venivano raccolti i prigionieri da deportare a Babilonia.

In uno stato simile a questi esiliati si trova la Rachele di oggi (il nome proprio sta a indicare la madre sofferente dopo l’aborto volontario), affranta per il pensiero del figlio ucciso.

Se il fatto di una partoriente che muore senza vedere il bambino appena dato alla luce (Rachele, moglie di Giacobbe) sta a significare un dolore intollerabile ed assurdo, non meno schiacciante è la sofferenza di una mamma tormentata dal rimorso di avere spento volontariamente e nel suo stesso grembo, la vita del figlio.

Vogliamo applicare a lei le parole dette da Papa Francesco in Terra Santa, il 26 maggio 2014, nel Getsemani:

“Ci troviamo in questo luogo santo, santificato dalla preghiera di Gesù, dalla sua angoscia, dal suo sudore di sangue; santificato soprattutto dal suo “sì” alla volontà d’amore del Padre.
Abbiamo quasi timore di accostarci ai sentimenti che Gesù ha sperimentato in quell’ora; entriamo in punta di piedi in quello spazio interiore dove si è deciso il dramma del mondo”.

Fatti nostri questi sentimenti, meditiamo ora i Misteri del Getsemani in spirito di fede e di speciale comunione con la Rachele di oggi, ricordando l’esortazione di Paolo:

“PORTATE I PESI GLI UNI DEGLI ALTRI: COSI’ ADEMPIRETE LA LEGGE DI CRISTO” (Gal 6,2); e “PIANGETE CON QUELLI CHE SONO NEL PIANTO” (Rm 12,15b).

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RACHELE CON GESU' NELL'ORTO DEGLI ULIVI

 

1° Mistero:


Rachele con Gesù nell’Orto degli Ulivi

“SI DIMENTICA FORSE UNA DONNA DEL SUO BAMBINO, COSI’ DA NON COMMUOVERSI PER IL FIGLIO DELLE SUE VISCERE? ANCHE SE COSTORO SI DIMENTICASSERO, IO INVECE NON TI DIMENTICHERO’ MAI” (Is 49,15).

Questa è una Parola che va al cuore dell’essere femminile, e ne fanno dolorosa esperienza le mamme che hanno volontariamente abortito. Esse sono tormentate dalla spina del ricordo di ciò che è successo, di ciò che hanno fatto.
Come un’emorragia a goccia continua, questa memoria toglie loro la gioia di vivere e ne sconvolge l’equilibrio emotivo, psichico e spirituale.

Rachele non ha pace, poiché il suo grembo è diventato per lei getsemani di sangue: il sangue del bambino da lei stessa ucciso. Chi e come porrà rimedio a una simile sventura?

Il miglior psicologo da consultare…è un certo Paolo di Tarso, apostolo vivo in Cristo, il cui metodo infallibile è questo:

“DOVE ABBONDO’ IL PECCATO, SOVRABBONDO’ LA GRAZIA” (Rm 5,20b).

La grazia è lo Spirito Santo, che, essendo Dio, sana sempre ciò che sanguina, preferibilmente con il concorso di uno strumento umano.

In altre parole, Rachele ha bisogno di un compagno spirituale, un sacerdote che l’aiuti a comprendere, a credere e a vivere questa Parola di salvezza:

“ANCHE CRISTO PATI’ PER VOI, LASCIANDOVI UN ESEMPIO PERCHE’ NE SEGUIATE LE ORME: EGLI NON COMMISE PECCATO E NON SI TROVO’ INGANNO SULLA SUA BOCCA.
EGLI PORTO’ I NOSTRI PECCATI SUL SUO CORPO SUL LEGNO DELLA CROCE, PERCHE’, NON VIVENDO PIU’ PER IL PECCATO, VIVESSIMO PER LA GIUSTIZIA; DALLE SUE PIAGHE SIETE STATI GUARITI. ERAVATE ERRANTI COME PECORE, MA ORA SIETE STATI RICONDOTTI AL PASTORE E CUSTODE DELLE VOSTRE ANIME” (1Pt 2,21-25).


E’ il Pastore stesso che “CHIAMA LE SUE PECORE, CIASCUNA PER NOME E LE CONDUCE FUORI” (Gv 10,3), fuori dell’Orto, “PERCHE’ ABBIANO LA VITA E L’ABBIANO IN ABBONDANZA” (Gv 10,10).

Egli ha un’attenzione ed un amore tutto speciale per Rachele e per il suo bambino, come rivela il profeta Isaia: “PORTA GLI AGNELLINI SUL PETTO E CONDUCE DOLCEMENTE LE PECORE MADRI” (Is 40,11b).

Questa intimità divina dona profonda pace e dolcezza al cuore di Rachele.
A poco a poco la tenerezza del Signore la consola come un balsamo che lenisce e guarisce, soprattutto perché nel volto del Salvatore può riconoscere quello del suo bambino, che “in lui vive, si muove ed esiste” (At 17,28).

Padre nostro. Ave Maria. Gloria

 

 

“E ANCHE A TE, UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA” (Lc 2,34).


 2° Mistero


Rachele nell’Orto incontra la Madre di Gesù


Mentre teneva in braccio il bambino Gesù, Simeone così profetizzò a Maria l’angoscia del Getsemani e del Calvario: “E ANCHE A TE, UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA” (Lc 2,34).

Noi, oggi, interpretiamo queste parole anche nei termini di una solidarietà dolorosa e salvifica della Madonna con Rachele, una solidarietà già annunciata come “SPADA A DOPPIO TAGLIO” (cfr Eb 4,12): quello della lancia al cuore del Figlio morto e quello della ferita al cuore di Sua Madre, che “STAVA PRESSO LA CROCE” (Gv 19,25).

Maria, infatti, non è solo la Madre di tutti i figli uccisi nel grembo (ogni aborto è realmente rifiuto di Cristo, cfr Evangelium vitae, 104), ma anche di tutte le loro madri immerse nel dolore.

Perciò, come “nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Gaudium et Spes, n. 22), così nel mistero della Madre di Dio trova vera luce il mistero di Rachele.
Poiché, dunque, nessuna maternità umana è estranea alla maternità divina di Maria, in ogni aborto volontario, comunque avvenga, è violato anche il sacro grembo di Maria, secondo la parola di Gesù: “L’AVETE FATTO A ME” (Mt 25,40).

Ora, tale dolorosa solidarietà della Madonna, non deve essere per Rachele solamente motivo di conforto, ma anche principio di rinascita interiore.

Chiunque, infatti, sta nella fede presso la Croce con Maria, partecipa per mezzo di Lei ai benefici della Redenzione operata dal Figlio.

Padre nostro. Ave Maria. Gloria

 

 

RACHELE NELL'ORTO TRA L'INDIFFERENZA DEGLI UOMINI

 

 

3° Mistero


“POI ANDO’ DAI DISCEPOLI E LI TROVO’ CHE DORMIVANO PER LA TRISTEZZA. E DISSE LORO: ‘PERCHE’ DORMITE? ALZATEVI E PREGATE PER NON ENTRARE IN TENTAZIONE” (Lc 22,45-46).

Dice che i discepoli dormivano. Erano in tre: Pietro, Giacomo e Giovanni. I migliori.

Coloro che dormono fanno dormire anche quelli che sono svegli.
Sembra bene riposare e dormire per recuperare le forze, ma così si finisce per assopire anche la coscienza.
Mentre si dorme non c’è rimorso, non c’è spina: per questo si preferisce dormire. E’ il sonno cattivo dell’anestesia morale e spirituale…e poco importa che gli altri soffrano.

Così Rachele è stata lasciata sola. Tutti hanno preferito dormire, magari poco distante da lei “per esserle vicini”, nell’altra stanza. Dormiva il padre del bambino, che consigliava la cosa più facile e peggiore; dormivano i parenti, ai quali bastava salvare le apparenze; dormivano le amiche, pronte solo a dare i consigli del mondo.
Ha preferito dormire perfino il sacerdote, dopo i dieci minuti dell’assoluzione.

Nel frattempo con “FORTI GRIDA E LACRIME” (Eb 5,7) Rachele si lamentava, ma nessuno si è svegliato. Così le è sembrato che anche Dio dormisse.

Ma: “non temere”, dice Dio, “io sono con te”! Perché: “NON SI ADDORMENTERA’, NON PRENDERA’ SONNO IL CUSTODE D’ISRAELE. IL SIGNORE E’ IL TUO CUSTODE, IL SIGNORE E’ LA TUA OMBRA E STA ALLA TUA DESTRA” (Salmo 121/120, 4-5).

Gesù è alla tua destra, è lì con te, perché prima di te e per te si trovava con te nell’Orto, apparentemente abbandonato dal Padre nell’angoscia della solitudine, mentre i suoi migliori amici dormivano a un tiro di sasso.

Padre nostro. Ave Maria. Gloria

 

 

RACHELE E' CONSOLATA E RASSICURATA DA GESU'


4° Mistero

Rachele è consolata e rassicurata da Gesù

 

“NON HO PERDUTO NESSUNO DI QUELLI CHE MI HAI DATO” (cfr Gv 18,9)

Nell’Orto è accaduto l’impensabile: Giuda ha tradito il Maestro, gli altri discepoli sono rimasti paralizzati, e i soldati stanno per catturare Gesù.
Immerso nel calice dell’angoscia, il Signore si preoccupa solo della salvezza dei suoi amici, traditore compreso, ed interviene con decisione contro i soldati.

Gesù non giudica e non abbandona i discepoli, perché sa per esperienza che nell’ora della prova la volontà umana si ritrova in balìa degli eventi (cfr Lc 22,42).
Così, per salvare la nostra vita, preferiamo fare ciò che mai avremmo pensato e voluto, e non riusciamo a valutare oggettivamente le conseguenze future.
Questo è ciò che è accaduto a Rachele.

Ma ecco: nell’Orto dell’agonia Gesù non vede solo Pietro, Giacomo e Giovanni addormentati, ma anche lei, Rachele, che non può più dormire. Il pensiero del bambino non le dà tregua, e, da quando il suo grembo è rimasto orfano, tutto è precipitato nel buio: la vita non ha più scopo, né senso, come un vaso caduto a terra e frantumato.

Gesù dunque si avvicina e la chiama per nome:

 “Rachele! Io non ho perduto mai nessuno di quelli che il Padre mi hai dato e il tuo bambino è fra loro. Il Padre mio lo ha dato a me prima che a te e nessuno lo ha rapito dalla mia mano, anche se è stato tolto da te. L’aborto uccide il corpo, non l’anima. Il tuo bambino “ora vive in Me”, e in Me tu lo puoi incontrare”.
E’ mai possibile?...chiediamo anche noi.

Sì, lo è, perché l’incontro tra due persone non avviene solo a quattr’occhi e una mano sta nell’altra o quando un volto bacia l’altro e due braccia stringono forte. Altrimenti come potremmo, noi che siamo fatti di carne, incontrare Dio che è Spirito?
E’ l’amore che realizza la presenza e la comunione tra due persone, cioè il loro incontro e l’amore, che è cosa dell’anima, non necessariamente ha bisogno della prossimità del corpo per entrare in relazione con l’amato.

Gesù prosegue: “Tu, Rachele, ti poni mille domande. Cerca di comprendere quali siano le risposte di Dio. Credi forse che Dio non parli perché non ne odi la voce? Quando è il cuore che prega, Dio risponde!
Il tuo bambino ora vive in Dio, Amore e Creatore, dal Quale era ‘disceso’ nel tuo grembo al concepimento. Perciò il tuo figlio ha visto chi sei, ha visto com’è la sua mamma. Non sei una sconosciuta per lui! Conosce il tuo nome e parla di te con Me.
Incontrando Me, incontri il tuo bambino, così come lui, in Me, incontra te, poiché Io vivo dentro di te. Non ho forse detto: “RIMANETE IN ME, E IO IN VOI” (Gv 15,4)?
Vuol dire che per via d’amore (RIMANETE IN ME) avviene realmente l’incontro con Me dentro di te (IN VOI)”.

Padre nostro. Ave Maria. Gloria

 

 

GESU' TOCCA E GUARISCE LA FERITA DI RACHELE

 

5° Mistero


“E UNO DI LORO COLPI’ IL SERVO DEL SOMMO SACERDOTE E GLI STACCO’ L’ORECCHIO DESTRO. MA GESU’ INTERVENNE DICENDO: LASCIATE! BASTA COSI’! E, TOCCANDOGLI L’ORECCHIO, LO GUARI” (Lc 22,50-51).

La spada di Pietro stacca di netto l’orecchio del servo. Un tal colpo avrebbe potuto ucciderlo, ma Gesù non ha permesso che Pietro diventasse un assassino: traditore, sì, ma non assassino.

Nessuna donna che permette ad una lama chirurgica (o alla RU 486, o ad altri mezzi abortivi) di staccare il bambino dal suo grembo, è un’assassina. L’aborto volontario è un crimine, un delitto abominevole, ma la donna non è una ‘criminale’, termine orribile e spregiativo che fa pensare ad una mano che spara dopo aver mirato al cuore.

E’ vero che c’è stata l’uccisione programmata del figlio nel grembo, con il consenso della mamma, del papà, del medico che ha rilasciato il certificato, di quello che ha eseguito l’aborto e di altri ancora, ma con quale coscienza abbia agito ognuno di loro, l’unico a poterlo sapere è Dio.

Ed è proprio perché Gesù lo sa, che dice: “PADRE, PERDONA LORO PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO” (cfr Lc 23,34).

Queste parole della divina Misericordia orientano al mistero della coscienza. Essa si può paragonare ad un semaforo.

Nel cuore di Rachele, l’aborto volontario non aveva mai avuto via libera ed il semaforo era rosso fisso, semplicemente perché ogni donna è madre per natura.
Rachele lo vedeva bene il rosso dentro di sé. Però c’era chi diceva e insisteva (magari con l’autorità del medico..) che nel suo caso particolare il semaforo era diventato verde: così lei si è fatta convincere, e…è passata col rosso.

Perciò le parole “NON SANNO QUELLO CHE FANNO” (cfr Lc 23,34), lasciano intendere sia che non si rendono conto oggettivamente del male che compiono, per anestesia (colpevole) della loro coscienza attuale che indica semaforo verde; sia che non se ne rendono conto soggettivamente, per via dello stato d’animo che le rende così vulnerabili e deboli da non riuscire ad opporsi all’aborto, nonostante che la coscienza remota indichi semaforo rosso.

In altre parole, Rachele non sa valutare a pieno le conseguenze del suo atto volontario, per il carico eccessivo della sua sofferenza, non condivisa da nessuno.
Certo, chi fa il male ne è responsabile in prima persona, ma di lui/lei si può dire solo che, probabilmente, c’è stato un difetto di manutenzione della coscienza.

Cosa vuol dire?

Che Dio ci dona il ‘navigatore’ della coscienza morale in perfetto stato, retta e addirittura infallibile se consideriamo che i suoi suggerimenti sono voce di quello Spirito Santo, che guida sempre alla verità, non a quella superficiale, parziale e spesso ingannevole del nostro benessere, ma “A TUTTA LA VERITÀ” (cfr Gv 16,13).

Però, molto più di un navigatore satellitare, la coscienza morale è tanto delicata da diventare erronea e del tutto inaffidabile per trascuratezza; inoltre, chi sta al volante (la nostra libertà) le può disobbedire senza possibilità di ‘ricalcolare il percorso’.

Questo è, ad esempio, il caso dell’aborto volontario.

Ciò non accadrebbe in materia grave se la stessa coscienza, sottoposta ad una prova da sforzo eccessiva, non si scompensasse a causa della mancata manutenzione.

Tale manutenzione consisteva e consiste nell’ascolto assiduo della Parola di Dio, nell’osservanza dei comandamenti e nella necessaria revisione della coscienza operata dallo Spirito Santo nel Sacramento della Riconciliazione.

Tornando al Vangelo, vediamo che il gesto di Gesù di riattaccare l’orecchio di quell’uomo, oltre a far capire che Dio ha il potere di guarire prontamente le ferite più gravi del cuore, fa intendere che tale manutenzione della coscienza abilita l’anima di Rachele all’amicizia con Gesù nella quale può sperimentare la verità di queste consolanti parole del Pastore divino: “LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO” (Gv 10,27).

Padre nostro. Ave Maria. Gloria. Salve Regina




Concludiamo questo Rosario con le parole di Papa Francesco:


“Gesù risorto è vicino ad ogni uomo e donna che soffre. Gesù, quando ritorna al Cielo porta al Padre un regalo. Le sue piaghe. Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione, ma conserva le piaghe.

Quando ritorna dal Padre gli mostra le piaghe e gli dice: “Guarda, Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai”.

Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso. Questo è il grande lavoro di Gesù oggi in Cielo: far vedere al Padre il prezzo del perdono, le sue piaghe.

E’ una cosa bella questa che ci spinge a non avere paura di chiedere perdono; il Padre sempre perdona, perché guarda le piaghe di Gesù, guarda il nostro peccato e lo perdona” (Regina Caeli, 1 giugno 2014).

Così la piaga di Rachele è trasformata in piaga di Gesù risorto. E non farà mai più male.

 

        


 

 

^ Le immagini sono tratte dal libro "Colloqui con Dio - Novena di un'anima" illustrati dal pittore Mario Barberis.

Su di lui troverete su Cartantica vari articoli:

- Sotto la voce Religiosità - Immagini religiose di Mario Barberis


e in Collaborazioni, di Antonio Nave:

- Mario Barberis, pittore romano

e

- Mario Barberis, illustratore francescano

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