Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

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BREVE TRATTATO SULL’INFERNO
( Intensio faciendi quod facit ecclesia )

 

 

 


Trattare un argomento arduo e delicato come quello dell’inferno e della reale possibilità della dannazione eterna non è cosa agevole per tutta una serie di ragioni: dalla difficoltà di reperire testi e documenti relativi al tema e la consapevolezza che tale argomento non gode oggi di molto interesse fra la gente ed anche tra molte persone che si professano cristiane.

Però il silenzio che su questa materia continua a persistere sia nelle omelie che nelle catechesi mi ha spinto, invogliato, a redigere questo semplice e breve trattato con l’intento da una parte di approfondirne meglio la conoscenza e dall’altra di cercare di fare chiarezza su alcuni aspetti poco noti.

Infatti ho constatato che l’esistenza dell’inferno è negata da tanti, anche da chi professa la fede cristiana, principalmente perché non pochi ecclesiastici pur non respingendone apertamente l’esistenza, di fatto la negano non parlandone mai nelle omelie domenicali e nelle catechesi, permettendo così ad antiche eresie di ricominciare a manifestarsi ed a spargere i loro velenosi errori.

Con scaltri ragionamenti si vuol far credere che l’inferno non sarebbe eterno, che sarebbe vuoto e che addirittura ci si potrebbe convertire anche dopo la morte.

Tutto ciò crea confusione ed alimenta dubbi tra Popolo di Dio, arrecando gran danno alle anime. Infatti molti peccatori leggendo di queste stupidaggini, potrebbero arrivare alla conclusione che se ci si può convertire anche dopo la morte perché convertirsi durante la vita? mettendo così a rischio la loro salvezza eterna.

Il pensiero dell’inferno non deve destare però psicosi od angoscia, ma deve rappresentare un necessario e salutare monito al fine di usare bene la propria libertà in vista del destino eterno. Infine non dobbiamo mai dimenticare che l’uomo non è creato per restare sempre su questa terra ma è fatto per l’eternità. Se dunque è immortale, deve vivere non per quello che perisce, ma per quello che dura.

Giovinezza, sapienza, bellezza, gloria, tutto questo è nulla, infatti passa e finisce! Dio solo rimane in eterno. 

Fatta questa breve ma doverosa premessa, inizio ora ad analizzare il tema invocando l’assistenza dello Spirito Santo.


CONCETTO

 

Nel recente catechismo della Chiesa Cattolica viene ribadito il concetto che le persone che muoiono in stato di peccato mortale, cioè senza essersi pentite dei propri peccati mortali, saranno per sempre separate da Dio e ciò per una libera scelta, in quanto se è vero che Dio dà a tutti la possibilità del pentimento, anche Lui nulla può contro la volontà contraria della creatura umana. In pratica possiamo parlare di auto-esclusione dalla comunione con Dio.

Sembra incredibile a noi credenti che vi siano persone che rifiutino il perdono e la misericordia divina, ma la storia ci insegna che molti, soprattutto ai nostri giorni, muoiono senza preghiera e senza pentimento come gli animali.

Quanto esposto nel catechismo si riallaccia con altre parole, a quello che fu affermato nella costituzione dogmatica Benedictus Deus da Papa BENEDETTO XII il quale dichiarò solennemente: “Secondo la disposizione generale di Dio, le anime di coloro che muoiono colpevoli di peccato mortale, subito dopo la morte discendono all’inferno, per subirvi le pene infernali”.

L’inferno dunque ci richiama ad una grande responsabilità, alla responsabilità dell’uomo creato libero dal Creatore. L’ essere umano finchè è in vita può liberamente accettare o rifiutare l’amore di Dio, ma una volta giunta la morte, rimarrà eternamente fissato nello stato in cui si trovava e cioè in favore o contro Dio.

L’inferno secondo la concezione cristiana, è il luogo (sì, anche un luogo) e lo stato dove sono relegati i demoni e le anime dannate degli uomini.
Etimologicamente il suo significato è quello di “posto di sotto”, che più che una delimitazione geografica o locale deve essere intesa come situazione psicologica, ossia lo stato di maledizione e di lontananza da Dio.

Un’idea dell’inferno come punizione per i peccati commessi è presente in molte culture anche molto lontane dalla nostra, ma prende una configurazione esatta, quale oggi si trova nella teologia e nella catechesi cattolica, solo nel Nuovo Testamento.
Nell’Antico Testamento, la condizione dei morti non era ancora pienamente illuminata dalla Rivelazione. Si pensava infatti per lo più che i morti fossero raccolti nello SHEOL, un luogo di tenebre, una fossa dalla quale non si risale, un luogo in cui non è possibile lodare Dio.

Successivamente nelle letture profetiche tale concezione si modifica e si comincia ad affermare la distinzione del diverso stato dei giusti, che vi godevano già una relativa pace e felicità e dei malvagi che attendevano fra sofferenze l’ora suprema del Giudizio Finale.

Gesù nel Vangelo lo definisce spesso “GEENNA“, termine con cui era chiamata una località presso Gerusalemme che prendeva il nome dell’antico proprietario gebuseo Hinnon. Tale termine preceduto dal sostantivo GE (valle), si legge GE – HINNON (valle di Hinnon).

Nel Nuovo Testamento la serietà dell’annunzio del castigo eterno non sarà taciuto ma sarà spesso ricordato da Gesù con insistenza.
Infatti con parole severe annuncia che “manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente”(Mt 13,41 – 42) e che pronunzierà la condanna “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno” (Mt 25, 41) .

Dopo la Sua morte Gesù discese agli inferi con l’anima separata, col fine di liberare i giusti dal Limbo dei padri (o Sheol), partecipando loro dei frutti della redenzione, cioè la visione beatifica di Dio. Naturalmente i peccatori non pentiti non usufruirono di tale redenzione e furono lasciati a soffrire eternamente nelle tenebrose regioni dell’inferno.

 

 

 

DOGMATICA

 

Dio è Amore infinito ed in forza di ciò, liberamente,  ha creato tutto l’universo con tutto quello che di bello e buono esso contiene, ma  è anche Giustizia infinita in virtù della quale sottopone a giudizio ogni uomo dotato di libera volontà  in base al loro comportamento ed al grado di conoscenza delle verità rivelate. Da quanto abbiamo appreso dalle Sacre Scritture, dai Santi  Padri  e dagli insegnamenti della Chiesa riguardo all’inferno,  con assoluta certezza possiamo sintetizzare le seguenti idee fondamentali:


a) LA DIVERSITA’ DEL DESTINO ETERNO TRA I GIUSTI E GLI EMPI


Nell’Antico Testamento, come precedentemente già specificato,  per molto tempo non è stato  chiaro il destino dell’uomo dopo la morte, ma nel corso della storia biblica si è fatta sempre più strada l’idea dell’immortalità  dell’anima  e di un Dio che giusto giudice, dopo la morte premia o castiga .

 

E’ nel Nuovo Testamento comunque che l’idea del diverso destino eterno dei defunti si delinea in modo corretto, grazie all’insegnamento di Gesù  che in diverse occasioni  ne parla alla folla  ed agli apostoli.

 

 

Nel Vangelo di Matteo leggiamo:

Così sarà alla fine del mondo; verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti” ( Mt 13,49 );
Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola; una sarà presa e l’altra lasciata” (Mt 24,40-41).

Si potrebbero citare diversi altri passi biblici a conferma di quanto si vuole dimostrare relativamente a questo primo punto, ma penso che quelli citati siano più che sufficienti a chiarire il pensiero di Gesù.

 

LA PENA DEL DANNO

 

La pena del danno costituisce la vera e propria essenza della pena dell’inferno, infatti essa consiste nella privazione della visione di Dio. Con la condanna al tormento eterno, il dannato perde per sempre la possibilità di godere della gloria di Dio, di contemplarne  l’onnipotenza  e partecipare della Sua felicità. Chi mai potrà comprendere  il dolore e la disperazione di queste anime infelici che non avranno più la possibilità di accedere alla visione di Dio  la cui contemplazione è la ragione stessa della nostra esistenza.


Ognuno di noi può farsi una pallida idea della sofferenza del dannato separato da Dio, riflettendo su quello che può provare il cuore dell’uomo per la perdita di una persona cara: la madre alla morte di un figlio, la moglie alla morte del marito,un figlio alla morte dei genitori. Ma tali pene che su questa terra risultano tra le più atroci, sono ben poca cosa di fronte alla pena disperata dei dannati privati della divina visione.


La pena del fuoco è quella sulla quale più si insiste perché e di più facile a descrivere, ma in realtà la pena del danno è molto più grave sia per demoni che per le anime dannate, tanto che se potessero avere la possibilità di  rivedere Dio anche  per breve tempo, tranquillamente accetterebbero qualunque tipo di sofferenza.

 

 

 

LA PENA DEL SENSO

 

La pena del senso consiste nelle sofferenze causate esternamente da un mezzo sensibile la cui natura non è facile determinare perché riguarda esseri spirituali, non materiali.


La pena del senso trova la sua espressione più chiara e più comune nel fuoco, il quale fu inteso in senso metaforico come simbolo di dolori puramente spirituali (esempio il rimorso)  da alcuni Padri della Chiesa quali Origene, ma l’autorità della Chiesa non ha mai appoggiato questa tesi. Infatti la maggioranza dei Padri della Chiesa e la maggior parte degli antichi e dei  moderni teologi  ammettono un fuoco fisico, specificando però che esso è diverso dal fuoco terrestre, cioè con esso ha solo una certa analogia.


San Tommaso spiega l’azione del fuoco fisico su l’essere spirituale, sia esso un demone od un dannato, come un legamento: gli spiriti rimangono così soggetti alla materia ed impediti nella loro attività intellettiva e volitiva, svolgendo  appena quel tanto di attività spirituale che Dio valuta concedere loro.


Possiamo con certezza affermare che  il fuoco dell’inferno reca dolore ma non si estingue mai, arde ma non illumina, ferisce continuamente ma non mortalmente.


La certezza che tale situazione di dolore e di disperazione non cesserà mai, suscita nei dannati e nei demoni feroci sentimenti di odio e di invidia verso tutti gli uomini viventi  i quali sono destinati alla gloria del Paradiso, possibilità  che per loro è interdetta per sempre.

Il dannato sarà tormentato: 


nella memoria, ricordandosi di tutto il tempo che ebbe sulla terra per chiedere il perdono di Dio e non lo fece, delle grazie ricevute  da Lui e di cui non fece tesoro;

 

nell’intelletto, pensando alla perdita della visione di  Dio di  Maria e di quanto vi è di bello nel  paradiso  e che a questa perdita non c’è più rimedio;

 

nella volontà, comprendendo che gli verrà negata per sempre ogni cosa che desidera e che avrà sempre tutto quello che detesta  e che queste lo accompagneranno per l’eternità.

 

 

 

ETERNITA’ E DIVERSITA’ DELLA PENA

 

Se l’inferno non fosse eterno non sarebbe inferno,  infatti la pena che dura poco non è una grande pena. Tutti coloro che avranno la sventura di entrare lì non ne usciranno più in eterno.


Gesù più volte nel Vangelo afferma l’eternità delle pene infernali, le quali hanno da intendersi non come  di durata molto lunga ma nel senso di una durata senza fine e che debba intendersi in questo modo è provato da alcune Sue espressioni quali ad esempio: “fuoco inestinguibile“,  “via da Me maledetti nel fuoco eterno “, “dove il verme non muore ed il fuoco non si estingue“.

Anche la quasi totalità dei Padri della Chiesa attesta l’eternità delle pene infernali e diversi Concilii si sono pronunciati sull’eternità di tale pena, respingendo la dottrina origeniana dell’apocatastasi, specificando però che la misura della punizione sarà diversa per i singoli a seconda del grado delle loro colpe.


Nel Vangelo di Matteo leggiamo infatti di Gesù  che minaccia gli abitanti di Corazim e di Betsaida, per la loro impenitenza, di giudicarli  più severamente di quelli di Tiro e di Sidone.


Qualcuno avrà da dire qualcosa sul modo di applicare la giustizia da parte di Dio non riuscendo a capire perché Egli castiga con una pena eterna  un peccato che dura un momento.


Secondo i teologi la risposta più verosimile è questa: come  nel giudizio umano  la pena non si misura secondo la sua durata ma secondo la qualità del delitto (per commettere un omicidio ci vuole poco tempo  ma l’omicida  viene condannato all’ergastolo o alla pena di morte);  a maggior ragione  l’ offesa arrecata alla Maestà Infinita di Dio deve venire sanzionata con una pena infinita.

 

ERESIE

L’ortodossia cattolica  relativamente alla dottrina dell’inferno ha subito  e subisce gli assalti  di  molte dottrine eretiche (per esempio quella  di Origene)  le quali per facilità di chi legge possono essere riassunte  nel modo seguente:

 

 

IL CONDIZIONALISMO

Secondo tale teoria  la sopravvivenza eterna dipende unicamente dallo stato di grazia dell’uomo al momento della morte. Chi muore in peccato mortale non è destinato all’inferno ma è semplicemente annientato, annullato dalla potenza divina. Sostennero questa tesi molte sette gnostiche dei primi secoli dell’era cristiana, che interpretarono “la seconda morte“ cioè la condanna  dell’anima all’inferno, come un vero e proprio annientamento.
Anche  ai nostri giorni molte sette  pseudo-cristiane  come ad  esempio i Testimoni di Geova, sostengono questa teoria.

 

 

APOCATASTASI

E’ la tendenza a sostenere che tutti si salveranno, perché l’inferno non è eterno o addirittura non esiste. Questa diabolica teoria fu sostenuta da alcuni Padri della Chiesa influenzati da Origene i quali vedevano la pena dell’inferno non come eterna  ma come una pena purificatrice, una specie di Purgatorio.
Anche in questi ultimi tempi molti teologi, specie protestanti,  hanno sostenuto e sostengono questa teoria col risultato che la stragrande maggioranza dei fedeli protestanti non crede più all’eternità dell’inferno.
L’apokatastasis fu condannata dal sinodo di Costantinopoli con queste parole:  “Se qualcuno dice o sostiene che il supplizio dei demoni e degli uomini dannati è temporale e che avrà breve durata o che vi sarà una reintegrazione dei demoni e dei dannati, sia scomunicato“.

 

 

 DEMONOLOGIA

A questo punto della mia ricerca voglio ora trattare di un argomento fondamentale e cioè quello relativo agli spiriti malvagi, per punire i quali  l’inferno stesso fu creato.


In principio con un atto della Sua infinita potenza, Iddio creò sterminate schiere di angeli dotati di grande intelligenza e forte volontà ed in un attimo il Paradiso fu pieno di puri spiriti felici che lodavano e ringraziavano il loro Creatore. Essi sono creature celesti totalmente spirituali e di natura superiore all’uomo , creati in stato di grazia con facoltà di scegliere fra il bene ed il male.

Secondo Dionigi l’Aeropagita essi sono divisi in tre ordini, ciascuno composto da tre  categorie o cori, per un  totale nove  categorie. Il primo ordine  è quello che è sempre presso Dio e da Lui riceve direttamente l’illuminazione senza bisogno di intermediari; essi sono i Serafini, i Cherubini e i Troni.

Il secondo è composto dalle Podestà dalle Dominazioni e dalle Virtù. Il terzo ed ultimo ordine comprende i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli.

Qualcuno potrebbe obiettare: ma come è stato possibile ad un gran numero di angeli disubbidire a Dio essendo essi nella gloria celeste?

La risposta è semplice, in quanto anche se gli angeli furono creati in uno stato di grazia, essi però non godevano ancora della visione beatifica e tale dono fu il premio  ricevuto dagli angeli come Michele che si sottomisero alla volontà del loro Creatore.


Tutti gli angeli furono sottoposti ad una prova, un po’ come Adamo ed Eva che per meritare di rimanere nel paradiso terrestre e godere dei suoi benefici non dovevano mangiare dei frutti dell’albero del bene e del male.


A che tipo di prova furono sottoposti gli angeli non lo sappiamo, vi sono solo le ipotesi di alcuni teologi e fra queste la più credibile è quella di S. Tommaso secondo il quale agli angeli fu rivelato che la seconda Persona della S. Trinità, il Figlio di Dio si sarebbe incarnato nella pienezza dei tempi e tutti gli angeli avrebbero dovuto adorarlo anche nelle vesti umane di Gesù Cristo.

 

Lucifero (o Satana) il più perfetto e splendente degli angeli non volle sottomettersi ed adorare un Dio incarnato e fu così che, insieme ad una grande moltitudine di altri angeli, fu cacciato dal paradiso e relegato nell’inferno.


Colui che fu il più splendente degli angeli ne divenne il più ripugnante, ma pur perdendo la sua bellezza non perdette la sua intelligenza e la sua potenza, come del resto tutti gli altri angeli decaduti.  

Passare dalla somma felicità al sommo dolore fu per i demoni il colmo della disperazione, ed un odio terribile contro la divinità cominciò a divorarli, ma non potendo far nulla contro  Dio, indirizzarono  il loro odio verso tutta la creazione ed in particolare contro gli uomini, le creature predilette di Dio, i quali un giorno avrebbero preso il loro posto in cielo.

Decisero così  per puro odio ed invidia di vendicarsi, cominciando a suggerire agli uomini di ribellarsi al Creatore. L’invidia  di satana contro l’uomo esplose nella maniera più piena nell’Eden, quando  tentò Eva  riuscendo a farle commettere  insieme ad Adamo quella terribile disobbedienza di cui tutti noi ancora  paghiamo le conseguenze.


Satana divenne “il principe di questo mondo” da quando fece cadere in peccato Adamo ed Eva, ma il suo tempo dopo la venuta di Cristo e specie dopo la sua morte e risurrezione è ormai segnato “il principe di questo mondo è già stato giudicato" (Gv.16,11); Cristo ha ottenuto sul suo avversario una vittoria  piena e totale.

 

 

LA LOTTA CONTRO IL DEMONIO

Abbiamo dunque appreso che il diavolo non potendo arrecare nessun danno a Dio, indirizza tutto il suo odio verso la sua creatura prediletta:  l’uomo,  cercando in tutti i modi  di nuocergli sia spiritualmente con la tentazione, per  indurlo a commettere peccati  gravi  fino a  spingerlo, in punto di morte, alla disperazione  per farlo così cadere nelle tenebrose oscurità  dell’inferno e  sia materialmente  per mezzo dell’ossessione e della possessione.

 

 

Analizziamo questi tre aspetti


La tentazione: secondo S. Tommaso il compito principale del diavolo è quello di tentare, anche se bisogna dire che non tutte le tentazioni che assalgono l’uomo hanno per origine il demonio. Dio consente che gli uomini siano  provati con la tentazione per offrire loro l’opportunità di acquisire maggiori meriti per la vita eterna e per avere la dimostrazione del loro amore verso di Lui.
Comunque Egli non permette che gli uomini  vengano tentati al di sopra delle proprie forze, per cui  essi hanno la forza per uscirne vittoriosi e in tal senso si esprime  anche S. Paolo nella sua Prima lettera ai Corinzi. Molti moralisti affermano che la tentazione ha origine da tre cause:

Causa  principale è la natura umana stessa,  la quale ferita gravemente dal peccato originale,  facilmente fa cadere l’uomo nel peccato attraverso  l’orgoglio e la concupiscenza.

Altra causa della tentazione è l’ambiente cattivo, il mondo, che fa perdere a moltissimi uomini  il senso del peccato e del pentimento, convincendoli che gli unici scopi della vita sono il denaro ed il piacere.

La terza causa della tentazione è il demonio, che facilmente si allea con un ambiente cattivo e con le debolezze della natura umana per far cadere l’uomo. Egli non può intervenire direttamente sulla nostra volontà, ma può farlo suscitando nella nostra mente fantasie e desideri peccaminosi  accendendo così in noi le passioni più sfrenate.

L’ossessione o infestazione:   a volte il demonio non si accontenta della semplice tentazione, specie contro le anime più progredite nella via della santità e quindi meno influenzabili dalla tentazione,  per cui contro di esse rivolge  tutto il suo potere infernale fino a giungere  sempre col permesso divino, all’ossessione  cioè  a tormentarle  in maniera forte e sensibile senza lasciare alcun dubbio della sua azione.

Nell’ossessione l’azione del demonio rimane esterna alla persona che la subisce, a differenza della possessione con la quale il demonio entra nel corpo della sua vittima.

L’ossessione o infestazione può essere locale e personale. La prima si esplica sulla natura inanimata, per esempio sul  regno vegetale o animale,  con lo scopo di intimorire indirettamente  l’uomo. Si hanno così le case, i luoghi, gli alberi, gli oggetti casalinghi ecc. infestati che lasciano una profonda impressione ed una grande paura su chi  subisce tale esperienza.

La seconda è un disturbo che  coinvolge direttamente l’uomo in diverse maniere ma che non influenza direttamente la sua intelligenza e la sua volontà. In tale tipo di infestazione vengono coinvolti i cinque sensi esterni, specie la vista (con l’apparizioni di figure orrende e spaventose), l’udito (facendo sentire parole ed ogni sorta di rumori) e il tatto (con percosse, ferite varie e lascive carezze).

L’esperienza insegna però che se è vero che i più colpiti dall’ossessione sono coloro che sono i più avanzati nella via della santità, è anche vero che nessuno ne è esente e spesso ne sono colpiti coloro che vivono abitualmente nell’empietà e nel peccato grave.

La possessione:  molto più grave dell’ossessione ma molto rara fortunatamente,  è la possessione diabolica che consiste in una vera e propria presa di possesso del corpo di una persona da parte di uno o più demoni.

 

Essa può durare anche molto a lungo ed è sempre accompagnata da fenomeni incredibili ed a volte molto paurosi e ciò anche alla presenza di testimoni presenti all’esorcismo.

Questo è un sacramentale, istituito dalla Chiesa, che può essere amministrato solo dai sacerdoti che ne abbiano avuto licenza dal vescovo.  Esso consiste nella recita di  determinate preghiere  con lo   scopo  di liberare colui che è  posseduto dallo spirito demoniaco.

Nel Vangelo leggiamo spesso di indemoniati  che Gesù con la Sua potenza riesce a liberare da Satana e dato che nel Vangelo si parla spesso di diavoli, indemoniati e di inferno, non riesco a capire come ai nostri giorni molti sacerdoti e vescovi abbiano timore di parlarne apertamente con tutto ciò che di negativo questo comporta, come ho già spiegato nella mia introduzione .

Il potere di Gesù di cacciare i demoni è stato trasmesso agli apostoli insieme al compito principale di evangelizzare: “andate dunque in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura.

Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue straniere… imporranno le mani ai malati e questi guariranno"  (Marco, 16,15-18).

Il Rituale Romano (insieme al nuovo Rito degli esorcismi del 2002) , raccomanda prudenza agli esorcisti prima di diagnosticare se una persona è veramente posseduta, ed elenca alcuni segni che dimostrerebbero in modo certo l’esistenza di una possessione.

Essi sono:

 

 

1 - Parlare lingue sconosciute.
2 - Rivelare  cose occulte o lontane.
3 - Possedere una forza superiore a quella naturale.
4 - Avere orrore per le cose sacre.


Di solito sono vittime della possessione diabolica i peccatori  più incalliti  nel male ma le eccezioni non sono rare,  per cui anche persone non particolarmente peccatrici (ed anche bambini innocenti)  vengono possedute,  ma in questi casi quasi sempre ciò  è la conseguenza di una maledizione o di un maleficio.


A conclusione di  questo breve trattato, posso affermare con certezza che l’esistenza dell’inferno e dei demoni è garantita sia dall’insegnamento di Gesù  che dal  Magistero della Chiesa  ma anche confermata (e sono convinto di quello che dico) da prove di fatto,  cioè da episodi storici  tratti  dalle vite dei  santi  e da testimonianze  e documentazioni  affidabili.

 

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E’ mia intenzione far conoscere alcuni di questi episodi, alcuni poco conosciuti, relativi ad apparizioni e rivelazioni private a cui naturalmente bisogna attribuire solo fede umana, poiché non sono dogmi di fede. Infine la mia speranza è che la lettura di questi fatti storici documentati, insieme naturalmente a quanto detto nelle pagine precedenti,  possa essere di aiuto a quanti hanno dubbi e difficoltà a credere nell’esistenza dell’inferno e nella terribile possibilità di perdere per sempre la visione di Dio.

 

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TESTIMONIANZE

 

 

1° Episodio


Nel 1917 la Madonna apparve a Fatima (Portogallo), esattamente il 13 Maggio, a tre pastorelli: LUCIA, GIACINTA e FRANCESCO. Apparve loro anche ogni 13 del mese fino ad ottobre, giorno in cui si assistette al grande miracolo del sole che ruotava e che sembrava voler precipitare sugli astanti.
Oltre a clamorose rivelazioni, la Vergine ai bambini mostrò l'inferno. Ecco come Lucia descrisse l'episodio:
"La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco che sembrava stare sotto terra.
Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana, che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse e insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti, simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso nè equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare di paura.

I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. questa visione durò un momento..."

 

2° Episodio


Il 24 Giugno 1981 la Madonna iniziò ad apparire a dei fanciulli in un piccolo centro della Bosnia Herzegovina, Medjugorje, apparizioni che ancor oggi continuano.
Anche in questa occasione, la Vergine ha mostrato ad alcuni veggenti il Paradiso, il Purgatorio ed anche l'Inferno.
Rispondendo ad una precisa domanda circa l'inferno, Maria disse:
"Oggi molti vanno all'inferno. Dio permette che i suoi figli soffrano all'inferno perchè hanno commesso colpe gravi, imperdonabili. Coloro che sono là non hanno più alcuna possibilità di conoscere una sorte migliore..."
poi, concludendo, aggiunse:

"la maggior parte degli uomini va in Purgatorio, molti vanno all'inferno, pochi vanno direttamente in Paradiso".

 

3° Episodio


Nella sua Autobiografia, SANTA TERESA D’AVILA descrive una sua terribile esperienza: la visione dell'inferno.
Così ella brevemente lo descrive:


"Mentre ero in orazione mi ritrovai ad un tratto trasportata tutta intera nell'inferno, senza sapere come.
L'ingresso mi pareva un cunicolo molto lungo e stretto, simile ad un forno assai basso, buio ed angusto; il suolo tutto una melma puzzolente piena di rettili schifosi...

Sentivo nell'anima un fuoco che non so descrivere, mentre dolori intollerabili mi straziavano il corpo.
Nella mia vita ne ho sofferti moltissimi; anzi, dei più gravi tuttavia non sono nemmeno paragonabili a quelli di allora, specialmente al pensiero che quel tormento doveva essere senza fine e senza alcuna mitigazione...

Era un luogo pestilenziale, nel quale non vi era conforto, nè spazio per sedersi o distendersi, rinserrata com'ero in un buco praticato in una muraglia...
Non vi era luce ma tenebre fittissime, eppure quanto poteva dar pena si vedeva ugualmente, nonostante l'assenza della luce: cosa che non riuscivo a comprendere.

Per allora, Dio non volle mostrarmi di più, ma in altra visione vidi supplizi spaventosissimi, fra cui i castighi di alcuni vizi in particolare".

 

4° Episodio


Sempre nell'Autobiografia di S. TERESA D’AVILA si legge quest'altra sua esperienza:


"Era morta una persona che era vissuta assai male per molto tempo e che morì senza confessarsi.
Tuttavia, mi pareva che non avesse dovuto dannarsi. Ma mentre lo preparavano per la sepoltura, vidi una quantità di demoni che prendevano quel corpo come volessero giocarci.

 

Io ero piena di spavento e vedendolo portare alla sepoltura con i soliti onori e cerimonie, pensavo alla bontà di Dio che, nascondendo lo stato di quell'anima, impediva che venisse infamata.

 

Per tutto il tempo dell'officiatura non vidi alcun demone, ma quando il cadavere venne calato nel sepolcro, ne vidi un'infinità che stava dentro a riceverlo...".

 

5° Episodio



Nel suo diario, il 20 ottobre 1935, SANTA FAUSTINA KOWALSKA descrive una sua "visita" all'inferno. Ecco cosa dice: "Oggi, guidata da un angelo, sono stata negli abissi infernali. E' un luogo di grandi torture e lo spazio che occupa è vastissimo. Di tutti i tormenti, il maggiore sta nella perdita di Dio... sappia il peccatore che il senso con il quale pecca lo torturerà per tutta l'eternità.


Ne scrivo per ordine di Dio, affinchè nessuna anima si scusi dicendo che non vi è inferno, che nessuno vi è stato e che non si può sapere come vi si stia.


Io, suor Faustina, per ordine di Dio, sono stata negli abissi infernale, per testimoniare che l'inferno esiste. Ho notato inoltre che nell'inferno si trovano in maggiore numero le anime di coloro che non credevano alla sua esistenza...”

 

E ancora descrive: "... Ho veduto molte anime gettate nell’abisso infernale per non aver osservato il silenzio; me lo dissero esse stesse quando chiesi loro il motivo per cui si erano perdute: si trattava di anime monastiche".

 

6° Episodio


Il 17 gennaio 1716, SANTA VERONICA GIULIANI racconta nel suo diario che fu trasportata da alcuni angeli nell'abisso dell'inferno.

Lasciamo parlare la santa:


"In un batter d'occhio mi ritrovai in una regione bassa, nera e fetida, piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti... Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme... La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili. Essa era l'inferno superiore, cioè l'inferno benigno.

Infatti la montagna si spalancò e nei suoi fianchi aperti vidi una moltitudine di anime e demoni intrecciati con catene di fuoco. I demoni, estremamente furiosi, molestavano le anime le quali urlavano disperate. A questa montagna seguivano altre montagne più orride, le cui viscere erano teatro di atroci e indescrivibili supplizi.


Nel fondo dell'abisso vidi un trono mostruoso, fatto di demoni terrificanti. Al centro una sedia formata dai capi dell'abisso. Satana ci sedeva sopra nel suo indescrivibile orrore e da lì osservava tutti i dannati. Gli angeli mi spiegarono che la visione di satana forma il tormento dell'inferno, come la visione di Dio forma la delizia del Paradiso.
Nel frattempo notai che il muto cuscino della sedia erano Giuda ed altre anime disperate come lui. Chiesi agli angeli di chi fossero quelle anime ed ebbi questa terribile risposta: "Essi furono dignitari della chiesa e prelati religiosi".

Ed in quell'abisso, ella vide precipitare una pioggia di anime...

 

 

 


7° Episodio


Ora si accenna ad un’altra serva di Dio, suor JOSEFA MENENDEZ, vissuta in questo secolo; essa ebbe numerose visite all’inferno per ordine di Dio. Leggiamo quanto descrive essa stessa nel suo diario:

“In un istante mi trovai nell’inferno, ma senza esservi trascinata come le altre volte e proprio come vi debbono cadere i dannati.
L’anima vi si getta da se stessa, vi si precipita come se desiderasse sparire dalla vista di Dio per poterlo odiare e maledire.
L’anima mia si lasciò cadere in un abisso, cui non si poteva vedere il fondo, perché immenso….ho visto l’inferno come sempre; antri e fuoco. Benché non si vedano forme corporali, i tormenti straziano i dannati come se i corpi fossero presenti e le anime si riconoscono… ho visto alcune di queste anime ruggire per l’eterno supplizio e maledire la causa che le ha trascinate là….  Mi pare che nell’inferno le anime si accusino specialmente di peccati di furti, commerci ingiusti ed impurità.
Mentre ero in quell’abisso ho visto precipitare dei mondani e non si può dire né comprendere le grida che emettevano ed i ruggiti che mandavano: maledizione eterna…. mi sono ingannata…. sarò qui per sempre… una fanciulla urlava disperatamente imprecando contro le cattive abitudini concesse al corpo e maledicendo i genitori che le avevano dato troppa libertà a seguire la moda e i divertimenti mondani. Da tre mesi era dannata”.

Josefa ebbe numerose altre discese all’inferno e quello che descrive fa rabbrividire chi ha l’opportunità di leggere il suo diario.

 

8° Episodio


GASTONE DE SEGUR pubblicò un libretto sull’esistenza dell’inferno, narrando nei minimi particolari l’apparizione di un dannato.

Il fatto accadde a Mosca nel 1812. Il nonno materno conte Rostopchine, allora governatore militare di Mosca, era in stretta amicizia col Generale Orloff, uomo valoroso ma empio. Una sera il conte Orloff durante una cena, cominciò a scherzare con un suo amico volterriano il generale V..., burlandosi della religione e dell’inferno.
Vedendo che il conte nonostante la sua incredulità aveva dei dubbi, egli volle fare un patto: il primo di loro che sarebbe morto sarebbe venuto ad avvisare l’altro.
Circa un mese dopo il generale ricevette l’ordine di partire da Mosca e raggiunse l’esercito che stava affrontando l’esercito di Napoleone.

Alcune settimane dopo il generale mentre era in perlustrazione fu colpito a morte. Al conte Orloff quella stessa mattina mentre era tranquillamente a letto comparve il generale morto… ritto sulla persona, pallido e così parlò: “Vi è un inferno ed io vi sono dentro!”  e disparve. Il conte lasciò il letto in veste da camera, con i capelli irti e gli occhi stralunati e corse a casa di Rostopchine raccontandogli l’accaduto. Dodici giorni dopo giunse la notizia della morte del generale V..., avvenuta la mattina stessa che il conte Orloff se l’era visto comparire dinnanzi.

 

9° Episodio


A Roma nel 1873, in una casa di tolleranza, accadde che si ferisse alla mano una prostituta.
Il male, che sulle prime fu giudicato leggero, si aggravò tanto che la misera, trasportata all’ospedale, nella notte morì.

Nello stesso istante una delle sue compagne che stava nella casa di tolleranza, cominciò ad urlare disperatamente tanto che svegliò gli abitanti del quartiere.


La compagna morta le era apparsa circondata di fiamme e le aveva detto:

 

”Io sono dannata e se tu non lo vuoi essere, esci subito da questo luogo d’infamia e ritorna a Dio…”

Tutta Roma conobbe i particolari di questo fatto. I cattivi, come sempre, si burlarono dell’accaduto; i buoni invece ne approfittarono per divenire migliori.

 

10° Episodio


Un altro episodio importantissimo, avvenuto alla presenza di migliaia di testimoni ed esaminato in tutti i particolari dai dottissimi Bollandisti.
Era morto a Parigi il Professore della Sorbona Raimondo Diocrè. I funerali si svolsero nella cattedrale di Notre Dame.
La salma fu collocata nel mezzo della navata centrale, coperta, secondo l’uso, da un semplice velo.
Iniziate le esequie, allorché il sacerdote disse le parole del rito “Risponde mihi: Quantas habeo iniquitates et peccata…”,
si udì una voce sepolcrale uscire da sotto il velo: “Per giusto giudizio di Dio sono stato accusato!” .
Si tolse subito il velo mortuario, ma si trovò il defunto immobile e freddo.

Si sospese la funzione ma più tardi fu ripresa fra il turbamento generale.
Quando si giunse al versetto sopra citato, il cadavere si alzò davanti a tutti e gridò con voce ancora più forte di prima: ”Per giusto giudizio di Dio sono stato giudicato”.
Lo spavento degli astanti era al colmo.
Il funerale fu sospeso e rimandato al giorno successivo.
Il giorno dopo quando si giunse alla stessa frase “Risponde mihi…” il cadavere si alzò sulla bara e gridò: “Per giusto giudizio di Dio sono stato condannato all’inferno per sempre”.
Davanti alla terribile testimonianza cessarono i funerali ed il cadavere fu sepolto in terra sconsacrata.
Tra i presenti vi era un certo Brunone, discepolo ed ammiratore del Diocrè, il quale spinto da tale evento, decise di abbandonare il mondo e darsi alla penitenza.

Egli più tardi divenne il fondatore dell’ordine dei Certosini o Trappisti.

 

11° Episodio


SANT’ANTONIO PIEROZZI, Arcivescovo di Firenze, famoso per la sua pietà e dottrina, nei suoi scritti narra il seguente avvenimento, accaduto ai suoi tempi, verso la metà del secolo XV:

"Un giovane all’età di 17 anni aveva avuto la disgrazia di nascondere in confessione un grave peccato. Non osava confessarlo mai, per vergogna, ed intanto si accostava sacrilegamente alla S. Comunione.
Tormentato dai rimorsi, invece di mettersi in grazia di Dio facendo una regolare confessione, cercava di supplire facendo grandi penitenze.
In ultimo decise di farsi frate, là in convento, pensava forse di confessare più facilmente i peccati di cui aveva timore di rivelare.

Nel convento fu accolto come un giovane di santa vita. Purtroppo il demonio della vergogna riuscì a non farlo confessare con sincerità ed il poveretto trascorse tre anni in continui sacrilegi.
Neppure sul letto di morte ebbe il coraggio di confessare le gravi colpe.

I Religiosi credettero che era morto da santo, ma un frate una mattina se lo vide comparire davanti circondato da catene e da fiamme.
Il defunto con voce roca disse “Non pregate per me che sono all’inferno per tutta l’eternità” e cominciò a narrargli la sua triste storia dei sacrilegi.

Dopo di ciò sparì, lasciando un fetore che si sparse per tutto il convento...

 

12° Episodio


Il seguente episodio, scrupolosamente autentico, fu inserito nei processi di Canonizzazione di S. FRANCESCO DI GIROLAMO, celebre missionario della Compagnia di Gesù.
Il fatto avvenne nel XIX secolo.

Un giorno questo sacerdote predicava ad una gran folla in una Piazza di Napoli. Una prostituta di nome Caterina che abitava in quei paraggi lo interrompeva con grida e cenni inverecondi. Il Santo dovette interrompere la predica.
Il giorno seguente il santo ritornò a predicare in quella piazza e vedendo chiusa la finestra della donna disturbatrice, domandò cosa fosse capitato. Gli fu risposto che era morta durante la notte.
Egli volle andare a visitarla ed entrò nella camera dell’infelice, accompagnato da altre persone. Guardando con orrore il cadavere esclamò con voce solenne: “Caterina, in nome di Dio, dite dove siete!”.

Per virtù di Dio si aprirono gli occhi del cadavere, le sue labbra si mossero e con voce rauca rispose: "Nell’inferno! …Io sono per sempre nell’inferno".

 

13° Episodio


NATUZZA EVOLO, la mistica di Paravati (CZ), venne arricchita da Dio di numerosi carismi, tra i quali la bilocazione, la conoscenza dei cuori, l’emografia, la profezia ecc. ma, soprattutto, era nota per la facoltà di colloquiare con i defunti nello stato di veglia.
Interpellando l’angelo custode, ella era immediatamente in grado di dire se le anime si erano salvate o se avevano bisogno di suffragi.
Essa riceveva messaggi dalla Madonna e da Gesù.

 

Vengono ora riportate alcune testimonianze sulla capacità di Natuzza di comunicare con i defunti:

- Un giorno mentre era in cucina a sbucciare patate, vide un uomo abbastanza tarchiato, dall’aspetto un po’ goffo. “Chi siete?” gli chiese Natuzza. Egli rispose: "Io sono X. Y.”.
A tali parole, Natuzza si alzò in piedi pensando che fosse un santo, ma lui, con accento napoletano, le disse : “Che fai? Siedi. Io sono stato un celebre scienziato, ma adesso che sono morto mi pento amaramente della mia vita, perché il Signore mi ha dato tante occasioni di pentirmi e non l’ho mai voluto fare...
Adesso sono all’inferno, dillo a tutti, affinché serva di esempio e dì che sono pentito per quanti granelli di sabbia ci sono sulla spiaggia del mare...”

- Un parente di un conoscente di Natuzza, massone e morto senza volere i sacramenti, apparendo a Natuzza disse: “Soffro... per me non c’è speranza, sono condannato al fuoco dell’inferno, sono per me sofferenze atroci, spaventose...”

- A Natuzza sono apparse altre anime in stato di dannazione, anche di personaggi molto importanti, tra cui quella di “X Y” (1847 – 1905). Ebbe fama di filosofo cattolico e fu preso in considerazione da Pio IX e da Leone XIII. Scrisse vari volumi di notevole successo e fu uno dei primi a scrivere di estetica.
Era cattolico dichiarato, tuttavia apparendo a Natuzza dichiarò di essere dannato per aver commesso dei gravi peccati, dei quali non aveva fatto in tempo a chiedere perdono a Dio.


- Il 15 agosto 1986 ebbe un’apparizione della Madonna che le disse: "Figlia mia esorta tutti a pregare, a recitare il Rosario... ogni giorno migliaia di persone precipitano nell’inferno, così come li hai visti tu in quel sogno che io ti ho inviato...  Offri le tue sofferenze al Signore per la salvezza delle anime...".

- Il 15 agosto 1988 le apparve di nuovo la Madonna che le disse:"Io sono l’Immacolata Concezione... il mio cuore è trafitto da una spada per tutto il mondo intero che pensa a mangiare, bere, divertirsi e a vestirsi bene, mentre c’è gente che soffre.Pensa solo per il corpo, mai un pensiero a Dio... I peccatori di tutto il mondo e particolarmente i religiosi cadono nell’inferno come le foglie degli alberi...".

 

14° Episodio


Viveva a Londra nel 1848, una vedova di 29 anni, molto ricca e assai mondana. Tra i damerini che frequentavano la su casa vi era un giovane Lord, di condotta poco edificante. Una notte mentre ella era a letto a leggere un romanzo, si accorse di una luce strana che man mano aumentava d’intensità e che proveniva da dietro la porta della camera che, poi si aprì lentamente, lasciando comparire il giovane Lord complice dei suoi disordini.

Prima che essa potesse proferir parola il giovane le fu vicino, l’afferrò al polso e le disse in inglese : “C’è un inferno, dove si brucia”. Il dolore che la poveretta sentì al polso fu tale che svenne... E il giorno seguente la signora seppe che la stessa notte il giovane Lord era morto improvvisamente.

 

15° episodio



Il seguente fatto avvenne diversi anni or sono (primi anni del 1900) in Sicilia, precisamente nella Casa Penale di Nicosia. In una cella vi era un detenuto che aveva commesso 7 omicidi.
Egli, pur essendo in fin di vita, non voleva saperne di sacramenti.
Una settimana prima di morire la cella del detenuto sembrò assalita dai demoni. L’omicida urlava di spavento continuamente asserendo di vedere brutti mostri...
Il Direttore del carcere, pensando che il detenuto fosse in preda a deliri, lo fece sottoporre ad un’accurata visita medica ma il dottore che lo visitò asserì che l’organismo era normale e che quanto avveniva non poteva essere effetto di nervi indeboliti.

Passarono alcuni giorni in tale stato ed infine il detenuto morì rifiutando i sacramenti. Il cadavere fu adagiato sulla branda dentro la cella.
Dopo circa un ora, rientrarono nella cella il Direttore, un Maresciallo ed alcuni custodi e, quale non fu la loro meraviglia nel vedere là dentro due enormi gattoni neri avventarsi contro il cadavere dell’omicida.
Con le zampe e con gli artigli cercavano di sventrare il morto.
Vedendo arrivare delle persone, scapparono per la porta della cella. Il corridoio attiguo era sorvegliato da custodi e presso i diversi cancelli vi erano le guardie.

Alla richiesta del Direttore se avessero visto dei gatti neri passare per di lì, tutti risposero in senso negativo: “Non abbiamo visto passare alcun gatto nero” .

Le due bestiacce com’erano piombate improvvisamente nella cella dell’omicida, così improvvisamente erano sparite. Niente di difficile che siano stati due demoni.


16° episodio



Nella vita di S. ANTONIO DI PADOVA, si racconta questo famoso episodio:
“Era morto in Firenze un ricco usuraio, un avaro che a forza di strozzinaggio aveva accumulato immense ricchezze. Morì e gli fecero un corteo funebre imponente.
Mentre il corteo accompagnava l’avaro all’ultima dimora e stava per entrare in chiesa, S.Antonio che in una piazza vicina stava predicando, lo fermò rimproverandoli perché portavano in un luogo sacro un dannato.
Molte persone, pur conoscendo la vita santa di Antonio, non credettero a quanto detto.  
Allora Egli disse: "Non credete a quanto dico? Ebbene aprite con un coltello il suo petto e lo troverete privo del cuore, perché il suo cuore è là dov’è il suo tesoro”.
La gente corse a casa del defunto e aperto lo scrigno dove teneva il tesoro vi trovò un cuore ancora caldo e palpitante. Si aprì anche il cadavere e realmente fu trovato senza cuore”.

Questo miracolo rese la fama di S. Antonio ancora più grande.

 

17° Episodio



Nella vita della Serva di Dio EDVIGE CARBONI si sono verificate molte apparizioni di anime disincarnate, quasi sempre di anime purganti, ma qualche volta anche di anime dannate.

Una volta Gesù portò Edvige a vedere le pene dell’inferno. Testimoni narrano che durante quella visione, Edvige si contorceva mostrando di soffrire e pronunciava parole di dolore.
Ebbe anche la visione di alcuni defunti che le apparvero in stato di dannazione. Quasi a comprova che non si trattava di fantasticherie, uno di questi agguantò un libro e lo bruciacchiò tutto.

Questo libro è conservato dai Padri Passionisti della Scala Santa a Roma.

 

 

18° episodio



Nella biografia della Serva di Dio GIUSEPPINA BERETTONI, scritta dal dott. Pio Antico, viene riportato un episodio curioso e quasi incredibile.
Mentre era seduta in uno studio medico in attesa della venuta del medico, vide in un angolo ed accostato al muro uno scheletro dritto su tutte le sue ossa, tenute assieme con fili metallici.
Lo guardava e lo riguardava, chiedendosi nel contempo chi fosse stato e dove si trovasse l’anima di colui i cui resti erano lì.
Quand’ecco all’improvviso, quello scheletro riprese sembianze di un vero corpo umano e muovendosi disse: “Tu mi hai chiamato!”.
Alla risposta negativa della serva di Dio, egli continuò:
“Io, quantunque dannato, debbo fare la volontà di Dio. Sappi che da 74 anni sono dannato!" e detto questo ritornò nell’angolo dov’era e riprese le sembianze di scheletro...”.

Possiamo immaginare lo spavento della Serva di Dio.

 

 

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