Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

ANTICO TESTAMENTO FIGURATO (XXIII)

 

Libri Poetici e sapienziali - Giobbe
Cap. 1 - 20

 

 

Capitolo 1

I. PROLOGO

Satana mette Giobbe alla prova

[1] C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male.
[2] Gli erano nati sette figli e tre figlie;
[3] possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.

[4] Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.
[5] Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta.

[6] Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.
[7] Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa».
[8] Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male».
[9] Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla?
[10] Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra.
[11] Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!».
[12] Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.

[13] Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore,
[14] un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi,
[15] quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[16] Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[17] Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[18] Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore,
[19] quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[20] Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò
[21] e disse:

«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».

[22] In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

 

Capitolo 2

[1] Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore.
[2] Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa».
[3]I l Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo».
[4] Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita. [5] Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». [6] Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».

[7] Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo.
[8] Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere.
[9] Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!».
[10] Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?».

In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

[11] Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e a consolarlo.
[12] Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere.
[13] Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.

 

Capitolo 3

II. DIALOGO

1. PRIMO CICLO DI DISCORSI

 

Giobbe maledice il giorno della sua nascita

[1] Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno;
[2] prese a dire:

[3] Perisca il giorno in cui nacqui
e la notte in cui si disse: «E' stato concepito un uomo!».
[4] Quel giorno sia tenebra,
non lo ricerchi Dio dall'alto,
né brilli mai su di esso la luce.
[5] Lo rivendichi tenebra e morte,
gli si stenda sopra una nube
e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno!
[6] Quel giorno lo possieda il buio
non si aggiunga ai giorni dell'anno,
non entri nel conto dei mesi.
[7] Ecco, quella notte sia lugubre
e non entri giubilo in essa.
[8] La maledicano quelli che imprecano al giorno,
che sono pronti a evocare Leviatan.
[9] Si oscurino le stelle del suo crepuscolo,
speri la luce e non venga;
non veda schiudersi le palpebre dell'aurora,
[10] poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno,
e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei!
[11] E perché non sono morto fin dal seno di mia madre
e non spirai appena uscito dal grembo?
[12] Perché due ginocchia mi hanno accolto,
e perché due mammelle, per allattarmi?
[13] Sì, ora giacerei tranquillo,
dormirei e avrei pace
[14] con i re e i governanti della terra,
che si sono costruiti mausolei,
[15] o con i principi, che hanno oro
e riempiono le case d'argento.
[16] Oppure, come aborto nascosto, più non sarei,
o come i bimbi che non hanno visto la luce.
[17] Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi,
laggiù riposano gli sfiniti di forze.
[18] I prigionieri hanno pace insieme,
non sentono più la voce dell'aguzzino.
[19] Laggiù è il piccolo e il grande,
e lo schiavo è libero dal suo padrone.
[20] Perché dare la luce a un infelice
e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore,
[21] a quelli che aspettano la morte e non viene,
che la cercano più di un tesoro,
[22] che godono alla vista di un tumulo,
gioiscono se possono trovare una tomba...
[23] a un uomo, la cui via è nascosta
e che Dio da ogni parte ha sbarrato?
[24] Così, al posto del cibo entra il mio gemito,
e i miei ruggiti sgorgano come acqua,
[25] perché ciò che temo mi accade
e quel che mi spaventa mi raggiunge.
[26] Non ho tranquillità, non ho requie,
non ho riposo e viene il tormento!

 

 

Capitolo 4

Fiducia in Dio

[1] Elifaz il Temanita prese la parola e disse:

[2] Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?
Ma chi può trattenere il discorso?
[3] Ecco, tu hai istruito molti
e a mani fiacche hai ridato vigore;
[4] le tue parole hanno sorretto chi vacillava
e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato.
[5] Ma ora questo accade a te e ti abbatti;
capita a te e ne sei sconvolto.
[6] La tua pietà non era forse la tua fiducia
e la tua condotta integra, la tua speranza?
[7] Ricordalo: quale innocente è mai perito
e quando mai furon distrutti gli uomini retti?
[8] Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
chi semina affanni, li raccoglie.
[9] A un soffio di Dio periscono
e dallo sfogo della sua ira sono annientati.
[10] Il ruggito del leone e l'urlo del leopardo
e i denti dei leoncelli sono frantumati.
[11] Il leone è perito per mancanza di preda
e i figli della leonessa sono stati dispersi.
[12] A me fu recata, furtiva, una parola
e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro.
[13] Nei fantasmi, tra visioni notturne,
quando grava sugli uomini il sonno,
[14] terrore mi prese e spavento
e tutte le ossa mi fece tremare;
[15] un vento mi passò sulla faccia,
e il pelo si drizzò sulla mia carne...
[16] Stava là ritto uno, di cui non riconobbi l'aspetto,
un fantasma stava davanti ai miei occhi...
Un sussurro..., e una voce mi si fece sentire:
[17] «Può il mortale essere giusto davanti a Dio
o innocente l'uomo davanti al suo creatore?
[18] Ecco, dei suoi servi egli non si fida
e ai suoi angeli imputa difetti;
[19] quanto più a chi abita case di fango,
che nella polvere hanno il loro fondamento!
Come tarlo sono schiacciati,
[20] annientati fra il mattino e la sera:
senza che nessuno ci badi, periscono per sempre.
[21] La funicella della loro tenda 

non viene forse strappata?
Muoiono senza saggezza!».

 

 

Capitolo 5

[1] Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
[2] Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
[3] Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
[4] I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
[5] l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
[6] Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
[7] ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
[8] Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
[9] a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
[10] che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
[11] Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
[12] rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
[13] coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
[14] Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
[15] mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
[16] C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
[17] Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
[18] perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
[19] Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
[20] nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
[21] sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
[22] Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
[23] con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
[24] Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
[25] Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
[26] Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
[27] Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.

 

Capitolo 6

L'uomo oppresso conosce solo la sua miseria

[1] Allora Giobbe rispose:

[2] Se ben si pesasse il mio cruccio
e sulla stessa bilancia si ponesse la mia sventura...
[3] certo sarebbe più pesante della sabbia del mare!
Per questo temerarie sono state le mie parole,
[4] perché le saette dell'Onnipotente mi stanno infitte,
sì che il mio spirito ne beve il veleno
e terrori immani mi si schierano contro!
[5] Raglia forse il somaro con l'erba davanti
o muggisce il bue sopra il suo foraggio?
[6] Si mangia forse un cibo insipido, senza sale?
O che gusto c'è nell'acqua di malva?
[7] Ciò che io ricusavo di toccare
questo è il ributtante mio cibo!
[8] Oh, mi accadesse quello che invoco,
e Dio mi concedesse quello che spero!
[9] Volesse Dio schiacciarmi,
stendere la mano e sopprimermi!
[10] Ciò sarebbe per me un qualche conforto
e gioirei, pur nell'angoscia senza pietà,
per non aver rinnegato i decreti del Santo.
[11] Qual la mia forza, perché io possa durare,
o qual la mia fine, perché prolunghi la vita?
[12] La mia forza è forza di macigni?
La mia carne è forse di bronzo?
[13] Non v'è proprio aiuto per me?
Ogni soccorso mi è precluso?
[14] A chi è sfinito è dovuta pietà dagli amici,
anche se ha abbandonato il timore di Dio.
[15] I miei fratelli mi hanno deluso come un torrente,
sono dileguati come i torrenti delle valli,
[16] i quali sono torbidi per lo sgelo,
si gonfiano allo sciogliersi della neve,
[17] ma al tempo della siccità svaniscono
e all'arsura scompaiono dai loro letti.
[18] Deviano dalle loro piste le carovane,
avanzano nel deserto e vi si perdono;
[19] le carovane di Tema guardano là,
i viandanti di Saba sperano in essi:
[20] ma rimangono delusi d'avere sperato,
giunti fin là, ne restano confusi.
[21] Così ora voi siete per me:
vedete che faccio orrore e vi prende paura.
[22] Vi ho detto forse: «Datemi qualcosa»
o «dei vostri beni fatemi un regalo»
[23] o «liberatemi dalle mani di un nemico»
o «dalle mani dei violenti riscattatemi»?
[24] Istruitemi e allora io tacerò,
fatemi conoscere in che cosa ho sbagliato.
[25] Che hanno di offensivo le giuste parole?
Ma che cosa dimostra la prova che viene da voi?
[26] Forse voi pensate a confutare parole,
e come sparsi al vento stimate i detti di un disperato!
[27] Anche sull'orfano gettereste la sorte
e a un vostro amico scavereste la fossa.
[28] Ma ora degnatevi di volgervi verso di me:
davanti a voi non mentirò.
[29] Su, ricredetevi: non siate ingiusti!
Ricredetevi; la mia giustizia è ancora qui!
[30] C'è forse iniquità sulla mia lingua
o il mio palato non distingue più le sventure?

 

Capitolo 7

[1] Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
[2] Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
[3] così a me son toccati mesi d'illusione
e notti di dolore mi sono state assegnate.
[4] Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?».
Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
[5] Ricoperta di vermi e croste è la mia carne,
raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
[6] I miei giorni sono stati più veloci d'una spola,
sono finiti senza speranza.
[7] Ricordati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene.
[8] Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede:
i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
[9] Una nube svanisce e se ne va,
così chi scende agl'inferi più non risale;
[10] non tornerà più nella sua casa,
mai più lo rivedrà la sua dimora.
[11] Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
parlerò nell'angoscia del mio spirito,
mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore!
[12] Son io forse il mare oppure un mostro marino,
perché tu mi metta accanto una guardia?
[13] Quando io dico: «Il mio giaciglio mi darà sollievo,
il mio letto allevierà la mia sofferenza»,
[14] tu allora mi spaventi con sogni
e con fantasmi tu mi atterrisci.
[15] Preferirei essere soffocato,
la morte piuttosto che questi miei dolori!
[16] Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo.
Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
[17] Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto
e a lui rivolgi la tua attenzione
[18] e lo scruti ogni mattina
e ad ogni istante lo metti alla prova?
[19] Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
e non mi lascerai inghiottire la saliva?
[20] Se ho peccato, che cosa ti ho fatto,
o custode dell'uomo?
Perché m'hai preso a bersaglio
e ti son diventato di peso?
[21] Perché non cancelli il mio peccato
e non dimentichi la mia iniquità?
Ben presto giacerò nella polvere,
mi cercherai, ma più non sarò!

 

Capitolo 8

Il corso inarrestabile della giustizia divina

[1] Allora prese a dire Bildad il Suchita:

[2] Fino a quando dirai queste cose
e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca?
[3] Può forse Dio deviare il diritto
o l'Onnipotente sovvertire la giustizia?
[4] Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui,
li ha messi in balìa della loro iniquità.
[5] Se tu cercherai Dio
e implorerai l'Onnipotente,
[6] se puro e integro tu sei,
fin d'ora veglierà su di te
e ristabilirà la dimora della tua giustizia;
[7] piccola cosa sarà la tua condizione di prima,
di fronte alla grandezza che avrà la futura.
[8] Chiedilo infatti alle generazioni passate,
poni mente all'esperienza dei loro padri,
[9] perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo,
come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra.
[10] Essi forse non ti istruiranno e ti parleranno
traendo le parole dal cuore?
[11] Cresce forse il papiro fuori della palude
e si sviluppa forse il giunco senz'acqua?
[12] E' ancora verde, non buono per tagliarlo,
e inaridisce prima d'ogn'altra erba.
[13] Tale il destino di chi dimentica Dio,
così svanisce la speranza dell'empio;
[14] la sua fiducia è come un filo
e una tela di ragno è la sua sicurezza:
[15] si appoggi alla sua casa, essa non resiste,
vi si aggrappi, ma essa non regge.
[16] Rigoglioso sia pure in faccia al sole
e sopra il giardino si spandano i suoi rami,
[17] sul terreno sassoso s'intreccino le sue radici,
tra le pietre attinga la vita.
[18] Se lo si toglie dal suo luogo,
questo lo rinnega: «Non t'ho mai visto!».
[19] Ecco la gioia del suo destino
e dalla terra altri rispuntano.
[20] Dunque, Dio non rigetta l'uomo integro,
e non sostiene la mano dei malfattori.
[21] Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso
e le tue labbra di gioia.
[22] I tuoi nemici saran coperti di vergogna
e la tenda degli empi più non sarà.

 

Capitolo 9

La giustizia divina è al di sopra del diritto

[1] Giobbe rispose dicendo:

[2] In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione innanzi a Dio?
[3] Se uno volesse disputare con lui,
non gli risponderebbe una volta su mille.
[4] Saggio di mente, potente per la forza,
chi s'è opposto a lui ed è rimasto salvo?
[5] Sposta le montagne e non lo sanno,
egli nella sua ira le sconvolge.
[6] Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
[7] Comanda al sole ed esso non sorge
e alle stelle pone il suo sigillo.
[8] Egli da solo stende i cieli
e cammina sulle onde del mare.
[9] Crea l'Orsa e l'Orione,
le Pleiadi e i penetrali del cielo australe.
[10] Fa cose tanto grandi da non potersi indagare,
meraviglie da non potersi contare.
[11] Ecco, mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non m'accorgo.
[12] Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: «Che fai?».
[13] Dio non ritira la sua collera:
sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.
[14] Tanto meno io potrei rispondergli,
trovare parole da dirgli!
[15] Se avessi anche ragione, non risponderei,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
[16] Se io lo invocassi e mi rispondesse,
non crederei che voglia ascoltare la mia voce.
[17] Egli con una tempesta mi schiaccia,
moltiplica le mie piaghe senza ragione,
[18] non mi lascia riprendere il fiato,
anzi mi sazia di amarezze.
[19] Se si tratta di forza, è lui che dà il vigore;
se di giustizia, chi potrà citarlo?
[20] Se avessi ragione, il mio parlare mi condannerebbe;
se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo.
[21] Sono innocente? Non lo so neppure io,
detesto la mia vita!
[22] Per questo io dico: «E' la stessa cosa»:
egli fa perire l'innocente e il reo!
[23] Se un flagello uccide all'improvviso,
della sciagura degli innocenti egli ride.
[24] La terra è lasciata in balìa del malfattore:
egli vela il volto dei suoi giudici;
se non lui, chi dunque sarà?
[25] I miei giorni passano più veloci d'un corriere,
fuggono senza godere alcun bene,
[26] volano come barche di giunchi,
come aquila che piomba sulla preda.
[27] Se dico: «Voglio dimenticare il mio gemito,
cambiare il mio volto ed essere lieto»,
[28] mi spavento per tutti i miei dolori;
so bene che non mi dichiarerai innocente.
[29] Se sono colpevole,
perché affaticarmi invano?
[30] Anche se mi lavassi con la neve
e pulissi con la soda le mie mani,
[31] allora tu mi tufferesti in un pantano
e in orrore mi avrebbero le mie vesti.
[32] Poiché non è uomo come me, che io possa
rispondergli:
«Presentiamoci alla pari in giudizio».
[33] Non c'è fra noi due un arbitro
che ponga la mano su noi due.
[34] Allontani da me la sua verga
sì che non mi spaventi il suo terrore:
[35] allora io potrò parlare senza temerlo,
perché così non sono in me stesso.

 

Capitolo 10

[1] Stanco io sono della mia vita!
Darò libero sfogo al mio lamento,
parlerò nell'amarezza del mio cuore.
[2] Dirò a Dio: Non condannarmi!
Fammi sapere perché mi sei avversario.
[3] E' forse bene per te opprimermi,
disprezzare l'opera delle tue mani
e favorire i progetti dei malvagi?
[4] Hai tu forse occhi di carne
o anche tu vedi come l'uomo?
[5] Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo,
i tuoi anni come i giorni di un mortale,
[6] perché tu debba scrutare la mia colpa
e frugare il mio peccato,
[7] pur sapendo ch'io non sono colpevole
e che nessuno mi può liberare dalla tua mano?
[8] Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto
integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi?
[9] Ricordati che come argilla mi hai plasmato
e in polvere mi farai tornare.
[10] Non m'hai colato forse come latte
e fatto accagliare come cacio?
[11] Di pelle e di carne mi hai rivestito,
d'ossa e di nervi mi hai intessuto.
[12] Vita e benevolenza tu mi hai concesso
e la tua premura ha custodito il mio spirito.
[13] Eppure, questo nascondevi nel cuore,
so che questo avevi nel pensiero!
[14] Tu mi sorvegli, se pecco,
e non mi lasci impunito per la mia colpa.
[15] Se sono colpevole, guai a me!
Se giusto, non oso sollevare la testa,
sazio d'ignominia, come sono, ed ebbro di miseria.
[16] Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la caccia
e torni a compiere prodigi contro di me,
[17] su di me rinnovi i tuoi attacchi,
contro di me aumenti la tua ira
e truppe sempre fresche mi assalgono.
[18] Perché tu mi hai tratto dal seno materno?
Fossi morto e nessun occhio m'avesse mai visto!
[19] Sarei come se non fossi mai esistito;
dal ventre sarei stato portato alla tomba!
[20] E non son poca cosa i giorni della mia vita?
Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco
[21] prima che me ne vada, senza ritornare,
verso la terra delle tenebre e dell'ombra di morte,
[22] terra di caligine e di disordine,
dove la luce è come le tenebre.

 

Capitolo 11

La sapienza di Dio provoca il riconoscimento di Giobbe

[1] Allora Zofar il Naamatita prese la parola e disse:

[2] A tante parole non si darà risposta?
O il loquace dovrà aver ragione?
[3] I tuoi sproloqui faranno tacere la gente?
Ti farai beffe, senza che alcuno ti svergogni?
[4] Tu dici: «Pura è la mia condotta,
io sono irreprensibile agli occhi di lui».
[5] Tuttavia, volesse Dio parlare
e aprire le labbra contro di te,
[6] per manifestarti i segreti della sapienza,
che sono così difficili all'intelletto,
allora sapresti che Dio ti condona parte della tua
colpa.
[7] Credi tu di scrutare l'intimo di Dio
o di penetrare la perfezione dell'Onnipotente?
[8] E' più alta del cielo: che cosa puoi fare?
E' più profonda degli inferi: che ne sai?
[9] Più lunga della terra ne è la dimensione,
più vasta del mare.
[10] Se egli assale e imprigiona
e chiama in giudizio, chi glielo può impedire?
[11] Egli conosce gli uomini fallaci,
vede l'iniquità e l'osserva:
[12] l'uomo stolto mette giudizio
e da ònagro indomito diventa docile.
[13] Ora, se tu a Dio dirigerai il cuore
e tenderai a lui le tue palme,
[14] se allontanerai l'iniquità che è nella tua mano
e non farai abitare l'ingiustizia nelle tue tende,
[15] allora potrai alzare la faccia senza macchia
e sarai saldo e non avrai timori,
[16] perché dimenticherai l'affanno
e te ne ricorderai come di acqua passata;
[17] più del sole meridiano splenderà la tua vita,
l'oscurità sarà per te come l'aurora.
[18] Ti terrai sicuro per ciò che ti attende
e, guardandoti attorno, riposerai tranquillo.
[19] Ti coricherai e nessuno ti disturberà,
molti anzi cercheranno i tuoi favori.
[20] Ma gli occhi dei malvagi languiranno,
ogni scampo è per essi perduto,
unica loro speranza è l'ultimo respiro!

 

Capitolo 12

La sapienza di Dio si manifesta 

anche con le devastazioni provocate dalla sua potenza

[1] Giobbe allora rispose:

[2] E' vero, sì, che voi siete la voce del popolo
e la sapienza morirà con voi!
[3] Anch'io però ho senno come voi,
e non sono da meno di voi;
chi non sa cose simili?
[4] Ludibrio del suo amico è diventato
chi grida a Dio perché gli risponda;
ludibrio il giusto, l'integro!
[5] «Per la sventura, disprezzo», pensa la gente prosperosa,
«spinte, a colui che ha il piede tremante».
[6] Le tende dei ladri sono tranquille,
c'è sicurezza per chi provoca Dio,
per chi vuol ridurre Dio in suo potere.
[7] Ma interroga pure le bestie, perché ti
ammaestrino,
gli uccelli del cielo, perché ti informino,
[8] o i rettili della terra, perché ti istruiscano
o i pesci del mare perché te lo faccian sapere.
[9] Chi non sa, fra tutti questi esseri,
che la mano del Signore ha fatto questo?
[10] Egli ha in mano l'anima di ogni vivente
e il soffio d'ogni carne umana.
[11] L'orecchio non distingue forse le parole
e il palato non assapora i cibi?
[12] Nei canuti sta la saggezza
e nella vita lunga la prudenza.
[13] In lui risiede la sapienza e la forza,
a lui appartiene il consiglio e la prudenza!
[14] Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire,
se imprigiona uno, non si può liberare.
[15] Se trattiene le acque, tutto si secca,
se le lascia andare, devastano la terra.
[16] Da lui viene potenza e sagacia,
a lui appartiene l'ingannato e l'ingannatore.
[17] Rende stolti i consiglieri della terra,
priva i giudici di senno;
[18] scioglie la cintura dei re
e cinge i loro fianchi d'una corda.
[19] Fa andare scalzi i sacerdoti
e rovescia i potenti.
[20] Toglie la favella ai più veraci
e priva del senno i vegliardi.
[21] Sui nobili spande il disprezzo
e allenta la cintura ai forti.
[22] Strappa dalle tenebre i segreti
e porta alla luce le cose oscure.
[23] Fa grandi i popoli e li lascia perire,
estende le nazioni e le abbandona.
[24] Toglie il senno ai capi del paese
e li fa vagare per solitudini senza strade,
[25] vanno a tastoni per le tenebre, senza luce,
e barcollano come ubriachi.

 

Capitolo 13

[1] Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio,
l'ha udito il mio orecchio e l'ha compreso.
[2] Quel che sapete voi, lo so anch'io;
non sono da meno di voi.
[3] Ma io all'Onnipotente vorrei parlare,
a Dio vorrei fare rimostranze.
[4] Voi siete raffazzonatori di menzogne,
siete tutti medici da nulla.
[5] Magari taceste del tutto!
sarebbe per voi un atto di sapienza!
[6] Ascoltate dunque la mia riprensione
e alla difesa delle mie labbra fate attenzione.
[7] Volete forse in difesa di Dio dire il falso
e in suo favore parlare con inganno?
[8] Vorreste trattarlo con parzialità
e farvi difensori di Dio?
[9] Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
Come s'inganna un uomo, credete di ingannarlo?
[10] Severamente vi redarguirà,
se in segreto gli siete parziali.
[11] Forse la sua maestà non vi incute spavento
e il terrore di lui non vi assale?
[12] Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
difese di argilla le vostre difese.
[13] Tacete, state lontani da me: parlerò io,
mi capiti quel che capiti.
[14] Voglio afferrare la mia carne con i denti
e mettere sulle mie mani la mia vita.
[15] Mi uccida pure, non me ne dolgo;
voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta!
[16] Questo mi sarà pegno di vittoria,
perché un empio non si presenterebbe davanti a lui.
[17] Ascoltate bene le mie parole
e il mio esposto sia nei vostri orecchi.
[18] Ecco, tutto ho preparato per il giudizio,
son convinto che sarò dichiarato innocente.
[19] Chi vuol muover causa contro di me?
Perché allora tacerò, pronto a morire.
[20] Solo, assicurami due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;
[21] allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi;
[22] poi interrogami pure e io risponderò
oppure parlerò io e tu mi risponderai.
[23] Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato.
[24] Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
[25] Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dar la caccia a una paglia secca?
[26] Poiché scrivi contro di me sentenze amare
e mi rinfacci i miei errori giovanili;
[27] tu metti i miei piedi in ceppi,
spii tutti i miei passi
e ti segni le orme dei miei piedi.
[28] Intanto io mi disfò come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.

 

 

Capitolo 14

[1] L'uomo, nato di donna,
breve di giorni e sazio di inquietudine,
[2] come un fiore spunta e avvizzisce,
fugge come l'ombra e mai si ferma.
[3] Tu, sopra un tal essere tieni aperti i tuoi occhi
e lo chiami a giudizio presso di te?
[4] Chi può trarre il puro dall'immondo? Nessuno.
[5] Se i suoi giorni sono contati,
se il numero dei suoi mesi dipende da te,
se hai fissato un termine che non può oltrepassare,
[6] distogli lo sguardo da lui e lascialo stare
finché abbia compiuto, come un salariato, la sua giornata!
[7] Poiché anche per l'albero c'è speranza:
se viene tagliato, ancora ributta
e i suoi germogli non cessano di crescere;
[8] se sotto terra invecchia la sua radice
e al suolo muore il suo tronco,
[9] al sentore dell'acqua rigermoglia
e mette rami come nuova pianta.
[10] L'uomo invece, se muore, giace inerte,
quando il mortale spira, dov'è?
[11] Potranno sparire le acque del mare
e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi,
[12] ma l'uomo che giace più non s'alzerà,
finché durano i cieli non si sveglierà,
né più si desterà dal suo sonno.
[13] Oh, se tu volessi nascondermi nella tomba,
occultarmi, finché sarà passata la tua ira,
fissarmi un termine e poi ricordarti di me!
[14] Se l'uomo che muore potesse rivivere,
aspetterei tutti i giorni della mia milizia
finché arrivi per me l'ora del cambio!
[15] Mi chiameresti e io risponderei,
l'opera delle tue mani tu brameresti.
[16] Mentre ora tu conti i miei passi
non spieresti più il mio peccato:
[17] in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio misfatto
e tu cancelleresti la mia colpa.
[18] Ohimè! come un monte finisce in una frana
e come una rupe si stacca dal suo posto,
[19] e le acque consumano le pietre,
le alluvioni portano via il terreno:
così tu annienti la speranza dell'uomo.
[20] Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va,
tu sfiguri il suo volto e lo scacci.
[21] Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
siano disprezzati, lo ignora!
[22] Soltanto i suoi dolori egli sente
e piange sopra di sé.

 

 

Capitolo 15

2. SECONDO CICLO DI DISCORSI

Giobbe si condanna con le sue stesse parole

[1] Elifaz il Temanita prese a dire:

[2] Potrebbe il saggio rispondere con ragioni campate in aria
e riempirsi il ventre di vento d'oriente?
[3] Si difende egli con parole senza costrutto
e con discorsi inutili?
[4] Tu anzi distruggi la religione
e abolisci la preghiera innanzi a Dio.
[5] Sì, la tua malizia suggerisce alla tua bocca
e scegli il linguaggio degli astuti.
[6] Non io, ma la tua bocca ti condanna
e le tue labbra attestano contro di te.
[7] Sei forse tu il primo uomo che è nato,
o, prima dei monti, sei venuto al mondo?
[8] Hai avuto accesso ai segreti consigli di Dio
e ti sei appropriata tu solo la sapienza?
[9] Che cosa sai tu che noi non sappiamo?
Che cosa capisci che da noi non si comprenda?
[10] Anche fra di noi c'è il vecchio e c'è il canuto
più di tuo padre, carico d'anni.
[11] Poca cosa sono per te le consolazioni di Dio
e una parola moderata a te rivolta?
[12] Perché il tuo cuore ti trasporta
e perché fanno cenni i tuoi occhi,
[13] quando volgi contro Dio il tuo animo
e fai uscire tali parole dalla tua bocca?
[14] Che cos'è l'uomo perché si ritenga puro,
perché si dica giusto un nato di donna?
[15] Ecco, neppure dei suoi santi egli ha fiducia
e i cieli non sono puri ai suoi occhi;
[16] quanto meno un essere abominevole e corrotto,
l'uomo, che beve l'iniquità come acqua.
[17] Voglio spiegartelo, ascoltami,
ti racconterò quel che ho visto,
[18] quello che i saggi riferiscono,
non celato ad essi dai loro padri;
[19] a essi soli fu concessa questa terra,
né straniero alcuno era passato in mezzo a loro.
[20] Per tutti i giorni della vita il malvagio si tormenta;
sono contati gli anni riservati al violento.
[21] Voci di spavento gli risuonano agli orecchi
e in piena pace si vede assalito dal predone.
[22] Non crede di potersi sottrarre alle tenebre,
egli si sente destinato alla spada.
[23] Destinato in pasto agli avvoltoi,
sa che gli è preparata la rovina.
[24] Un giorno tenebroso lo spaventa,
la miseria e l'angoscia l'assalgono
come un re pronto all'attacco,
[25] perché ha steso contro Dio la sua mano,
ha osato farsi forte contro l'Onnipotente;
[26] correva contro di lui a testa alta,
al riparo del curvo spessore del suo scudo;
[27] poiché aveva la faccia coperta di grasso
e pinguedine intorno ai suoi fianchi.
[28] Avrà dimora in città diroccate,
in case dove non si abita più,
destinate a diventare macerie.
[29] Non arricchirà, non durerà la sua fortuna,
non metterà radici sulla terra.
[30] Alle tenebre non sfuggirà,
la vampa seccherà i suoi germogli
e dal vento sarà involato il suo frutto.
[31] Non confidi in una vanità fallace,
perché sarà una rovina.
[32] La sua fronda sarà tagliata prima del tempo
e i suoi rami non rinverdiranno più.
[33] Sarà spogliato come vigna della sua uva ancor acerba
e getterà via come ulivo i suoi fiori,
[34] poiché la stirpe dell'empio è sterile
e il fuoco divora le tende dell'uomo venale.
[35] Concepisce malizia e genera sventura
e nel suo seno alleva delusione.

 

 

Capitolo 16

Dall'ingiustizia degli uomini alla giustizia di Dio

[1] Allora rispose:

[2] Ne ho udite gia molte di simili cose!
Siete tutti consolatori molesti.
[3] Non avran termine le parole campate in aria?
O che cosa ti spinge a rispondere così?
[4] Anch'io sarei capace di parlare come voi,
se voi foste al mio posto:
vi affogherei con parole
e scuoterei il mio capo su di voi.
[5] Vi conforterei con la bocca
e il tremito delle mie labbra cesserebbe.
[6] Ma se parlo, non viene impedito il mio dolore;
se taccio, che cosa lo allontana da me?
[7] Ora però egli m'ha spossato, fiaccato,
tutto il mio vicinato mi è addosso;
[8] si è costituito testimone ed è insorto contro di me:
il mio calunniatore mi accusa in faccia.
[9] La sua collera mi dilania e mi perseguita;
digrigna i denti contro di me,
il mio nemico su di me aguzza gli occhi.
[10] Spalancano la bocca contro di me,
mi schiaffeggiano con insulti,
insieme si alleano contro di me.
[11] Dio mi consegna come preda all'empio,
e mi getta nelle mani dei malvagi.
[12] Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha rovinato,
mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato;
ha fatto di me il suo bersaglio.
[13] I suoi arcieri mi circondano;
mi trafigge i fianchi senza pietà,
versa a terra il mio fiele,
[14] mi apre ferita su ferita,
mi si avventa contro come un guerriero.
[15] Ho cucito un sacco sulla mia pelle
e ho prostrato la fronte nella polvere.
[16] La mia faccia è rossa per il pianto
e sulle mie palpebre v'è una fitta oscurità.
[17] Non c'è violenza nelle mie mani
e pura è stata la mia preghiera.
[18] O terra, non coprire il mio sangue
e non abbia sosta il mio grido!
[19] Ma ecco, fin d'ora il mio testimone è nei cieli,
il mio mallevadore è lassù;
[20] miei avvocati presso Dio sono i miei lamenti,
mentre davanti a lui sparge lacrime il mio occhio,
[21] perché difenda l'uomo davanti a Dio,
come un mortale fa con un suo amico;
[22] poiché passano i miei anni contati
e io me ne vado per una via senza ritorno.

 

Capitolo 17

[1] Il mio spirito vien meno,
i miei giorni si spengono;
non c'è per me che la tomba!
[2] Non sono io in balìa di beffardi?
Fra i loro insulti veglia il mio occhio.
[3] Sii tu la mia garanzia presso di te!
Qual altro vorrebbe stringermi la destra?
[4] Poiché hai privato di senno la loro mente,
per questo non li lascerai trionfare.
[5] Come chi invita gli amici a parte del suo pranzo,
mentre gli occhi dei suoi figli languiscono;
[6] così son diventato ludibrio dei popoli
sono oggetto di scherno davanti a loro.
[7] Si offusca per il dolore il mio occhio
e le mie membra non sono che ombra.
[8] Gli onesti ne rimangono stupiti
e l'innocente s'indigna contro l'empio.
[9] Ma il giusto si conferma nella sua condotta
e chi ha le mani pure raddoppia il coraggio.
[10] Su, venite di nuovo tutti:
io non troverò un saggio fra di voi.
[11] I miei giorni sono passati, svaniti i miei progetti,
i voti del mio cuore.
[12] Cambiano la notte in giorno,
la luce - dicono - è più vicina delle tenebre.
[13] Se posso sperare qualche cosa, la tomba è la mia casa,
nelle tenebre distendo il mio giaciglio.
[14] Al sepolcro io grido: «Padre mio sei tu!»
e ai vermi: «Madre mia, sorelle mie voi siete!».
[15] E la mia speranza dov'è?
Il mio benessere chi lo vedrà?
[16] Scenderanno forse con me nella tomba
o caleremo insieme nella polvere!

 

Capitolo 18

La collera non può nulla contro la giustizia

[1] Bildad il Suchita prese a dire:

[2] Quando porrai fine alle tue chiacchiere?
Rifletti bene e poi parleremo.
[3] Perché considerarci come bestie,
ci fai passare per bruti ai tuoi occhi?
[4] Tu che ti rodi l'anima nel tuo furore,
forse per causa tua sarà abbandonata la terra
e le rupi si staccheranno dal loro posto?
[5] Certamente la luce del malvagio si spegnerà
e più non brillerà la fiamma del suo focolare.
[6] La luce si offuscherà nella sua tenda
e la lucerna si estinguerà sopra di lui.
[7] Il suo energico passo s'accorcerà
e i suoi progetti lo faran precipitare,
[8] poiché incapperà in una rete con i suoi piedi
e sopra un tranello camminerà.
[9] Un laccio l'afferrerà per il calcagno,
un nodo scorsoio lo stringerà.
[10] Gli è nascosta per terra una fune
e gli è tesa una trappola sul sentiero.
[11] Lo spaventano da tutte le parti terrori
e lo inseguono alle calcagna.
[12] Diventerà carestia la sua opulenza
e la rovina è lì in piedi al suo fianco.
[13] Un malanno divorerà la sua pelle,
roderà le sue membra il primogenito della morte.
[14] Sarà tolto dalla tenda in cui fidava,
per essere trascinato al re dei terrori!
[15] Potresti abitare nella tenda che non è più sua;
sulla sua dimora si spargerà zolfo.
[16] Al di sotto, le sue radici si seccheranno,
sopra, saranno tagliati i suoi rami.
[17] Il suo ricordo sparirà dalla terra
e il suo nome più non si udrà per la contrada.
[18] Lo getteranno dalla luce nel buio
e dal mondo lo stermineranno.
[19] Non famiglia, non discendenza avrà nel suo popolo,
non superstiti nei luoghi della sua dimora.
[20] Della sua fine stupirà l'occidente
e l'oriente ne prenderà orrore.
[21] Ecco qual è la sorte dell'iniquo:
questa è la dimora di chi misconosce Dio.

 

Capitolo 19

Il trionfo della fede nell'abbandono di Dio e degli uomini

[1] Giobbe allora rispose:

[2] Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
[3] Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
[4] E' poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
[5] Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
[6] Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
[7] Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c'è giustizia!
[8] Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
[9] Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
[10] Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
[11] Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
[12] nsieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda.
[13] I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
[14] Scomparsi sono vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
[15] da estraneo mi trattano le mie ancelle,
un forestiero sono ai loro occhi.
[16] Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
[17] Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio schifo ai figli di mia madre.
[18] Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
se tento d'alzarmi, mi danno la baia.
[19] Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
[20] Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non è salva che la pelle dei miei denti.
[21] Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
[22] Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
[23] Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
[24] fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
per sempre s'incidessero sulla roccia!
[25] Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
[26] Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
[27] Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Le mie viscere si consumano dentro di me.
[28] Poiché dite: «Come lo perseguitiamo noi,
se la radice del suo danno è in lui?»,
[29] temete per voi la spada,
poiché punitrice d'iniquità è la spada,
affinché sappiate che c'è un giudice.

 

Capitolo 20

L'ordine della giustizia non ammette eccezioni

[1] Zofar il Naamatita prese a dire:

[2] Per questo i miei pensieri mi spingono a rispondere
e perciò v'è questa fretta dentro di me.
[3] Ho ascoltato un rimprovero per me offensivo,
ma uno spirito, dal mio interno, mi spinge a
replicare.
[4] Non sai tu che da sempre,
da quando l'uomo fu posto sulla terra,
[5] il trionfo degli empi è breve
e la gioia del perverso è d'un istante?
[6] Anche se innalzasse fino al cielo la sua statura
e il suo capo toccasse le nubi,
[7] come lo sterco sarebbe spazzato per sempre
e chi lo aveva visto direbbe: «Dov'è?».
[8] Svanirà come un sogno, e non si troverà più,
si dileguerà come visione notturna.
[9] L'occhio avvezzo a vederlo più non lo vedrà,
né più lo scorgerà la sua dimora.
[10] I suoi figli dovranno risarcire i poveri,
le loro mani restituiranno le sue ricchezze.
[11] Le sue ossa erano ancora piene di giovinezza,
ma con lui giacciono nella polvere.
[12] Se alla sua bocca fu dolce il male,
se lo teneva nascosto sotto la sua lingua,
[13] assaporandolo senza inghiottirlo,
se lo tratteneva in mezzo al suo palato:
[14] il suo cibo gli si guasterà nelle viscere,
veleno d'aspidi gli sarà nell'intestino.
[15] I beni divorati ora rivomita,
Dio glieli caccia fuori dal ventre.
[16] Veleno d'aspide ha succhiato,
una lingua di vipera lo uccide.
[17] Non vedrà più ruscelli d'olio,
fiumi di miele e fior di latte;
[18] renderà i sudati acquisti senza assaggiarli,
come non godrà del frutto del suo commercio,
[19] perché ha oppresso e abbandonato i miseri,
ha rubato case invece di costruirle;
[20] perché non ha saputo essere pago dei suoi beni,
con i suoi tesori non si salverà.
[21] Nulla è sfuggito alla sua voracità,
per questo non durerà il suo benessere.
[22] Nel colmo della sua abbondanza si troverà in miseria;
ogni sorta di sciagura piomberà su di lui.
[23] Quando starà per riempire il suo ventre,
Dio scaglierà su di lui la fiamma del suo sdegno,
e gli farà piovere addosso brace.
[24] Se sfuggirà l'arma di ferro,
lo trafiggerà l'arco di bronzo:
[25] gli uscirà il dardo dalla schiena,
una spada lucente dal fegato.
Lo assaliranno i terrori;
[26] tutte le tenebre gli sono riservate.
Lo divorerà un fuoco non acceso da un uomo,
esso consumerà quanto è rimasto nella sua tenda.
[27] Riveleranno i cieli la sua iniquità
e la terra si alzerà contro di lui.
[28] Un'alluvione travolgerà la sua casa,
scorrerà nel giorno dell'ira.
[29] Questa è la sorte che Dio riserva all'uomo
perverso,
la parte a lui decretata da Dio.

 

Continua con Giobbe 1 (21 - 42)

- per altri testi sull'argomento, vedere all'articolo:

 

- 1 10 Comandamenti

- Profeti dell'Antico Testamento

- Santi e Saggi dell'Antico Testamento


- Pentateuco:

- Antico Testamenti Figurato (I) - (Genesi - Capitolo 1 - Capitolo 25)

- Antico Testamento Figurato (I) - (Genesi: Capitolo 16 - Capitolo 50)

- Antico Testamento Figurato (II) - (Esodo - Capitolo 1 - Capitolo 15)

- Antico Testamento Figurato II (Esodo - Capitolo 16 - Capitolo 31)

- Antico Testamento Figurato II - (Esodo - Capitolo 32 - Capitolo 40)

 

- Antico Testamento Figurato III (Levitico 1 - 27)

- Antico Testamento Figurato IV (Numeri - Capitolo 1 - Capitolo 36)


- Antico Testamento Figurato V (Deutereunomio - Capitolo 1 - Capitolo 34)


- Antico Testamento Figurato VI ( Libri Storici, Giosuè - Capitolo 1 - Capitolo 24)

- Antico Testamento Figurato VII (Libri Storici, Giudici - Capitolo 1 - Capitolo 21)

- Antico Testamento Figurato VIII (Libri Storici, Rut - Capitoli 1 - Capitolo 4)

 

- Antico Testamento Figurato IX (Libri Storici - Primo libro di Samuele - Capitoli 1 - 31)

- Antico Testamento Figurato X (Libri Storici - Secondo libro di Samuele -Capitoli 1 - 24)


- Antico Testamento Figurato XI (Libri Storici - 1 Re - Capitolo 1 - 22)

- Antico Testamento Figurato XII (Libri Storici - 2 Re - Capitolo 1 - 25)

 

- Antico Testamento Figurato XIII (Cronache I - Capitoli 1 - 29)

- Antico Testamento Figurato XIV (Cronache II - Capitoli 1 - 18)

- Antico Testamento Figurato XV (Cronache II - Capitoli 19 - 36)

- Antico Testamento Figurato XVI (Libri Storici - Esdra - Capitoli 1 - 10)

- Antico Testamento Figurato XVII ( Libri Storici - Neemia - Capitoli 1 - 13)

- Antico Testamento Figurato XVIII ( Libri Storici - Tobia - Capitoli 1 - 14)


- Antico Testamento Figurato XIX (Libri Storici - Giuditta - Capitoli 1 - 16)

- Antico Testamento Figurato XX (Libri Storici - Ester - Capitoli 1 - 10)

- Antico Testamento Figurato XXI (Libri Storici - Primo libro dei Maccabei - Capitoli 1 - 16)

 

- Antico Testamento Figurato XXII (Libri Storici - Secondo Libro dei Maccabei - Capitoli 1 - 15)

 

- Antico Testamento Figurato XXIV (Libri Poetici e Sapienziali - Giobbe - Capitoli 21 - 42)

- Antico Testamento Figurato XXV (Libri Poetici e sapienziali - Salmi 1 - 50)

- Antico Testamento Figurato XXVI (Libri Poetici e Sapienziali - Proverbi - Capitoli 1- 31)

- Antico Testamento Figurato XXVII - Qoèlet - Capitoli 1 - 12

- Antico Testamento Figurato XXVIII - Libri Poetici e Sapienziali - Cantico dei Cantici 1-8)

- Antico Testamento Figurato XXIX- Libri Poetici e Sapienziali - Sapienza (1 - 19)

- Antico Testamento Figurato XXX - Libri Poetici e Sapienziali - Siracide (1 - 51)

- Antico Testamento Figurato XXXI - Libri Profetici - Isaia (1 -66)

- Antico Testamento Figurato XXXII - Libri Profetici - Geremia (1-52)

- Antico Testamento Figurato XXXIII - Libri Profetici - Lamentazioni (1-5)

- Antico Testamento Figurato XXXIV - Libri Profetici - Baruc (1-6)

- Antico Testamento Figurato XXXV - Libri Profetici - Ezechiele (1-48)

- Antico Testamento Figurato XXXVI - Libri Profetici - Daniele (1-14)

- Antico Testamento XXXVII - Profeti minori - Osea (1-14)

- Antico testamento XXXVIII - Profeti minori - Gioele (1-4)

- Antico Testamento XXXIX - Profeti minori - Amos (1-9)

- Antico Testamento XL- Profeti minori - Abdia (1)

- Antico Testamento XLI - Profeti minori - Giona (1-4)


- Antico Testamento XLII - Profeti minori - Michea


- Antico Testamento XLIII - Profeti minori - Naum (1-3)

- Antico Testamento XLIV - Profeti minori - Abacuc (1-3)

- Antico Testamento XLV - Profeti Minori - Sofonia (1-3)

- Antico Testamento XLVI -Profeti Minori - Aggeo

- Antico Testamento XLVII - Profeti Minori - Zaccaria

 

- Antico Testamento XLVIII - Profeti Minori - Malachia

 

 

 

 

 

- Animali nella Bibbia

 

e, a proposito di animali, In Collaborazioni, del Prof. Franco Frilli:

 

- L'Ape nella Sacra Scrittura

 



 

P.s. La maggior parte delle immagini riprodotte negli articoli sull'Antico Testamento sono state gentilmente concesse da Rosina Llagaria Vidal che ringrazio sentitamente



- Si fa notare che in alcune pagine del Vecchio Testamento relative a prescrizioni e regole, non ci saranno immagini (es. Levitico))

 

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