Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

 

 

 

ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTORI IMMAGINETTE SACRE

 

 

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

 

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare.

Per il 30° anniversario della fondazione dell'A.I.C.I.S. (1983-2013), il Consiglio Direttivo, riunitosi in ottobre u.s., per nuovi tesserati, mai prima iscritti, ha riconfermato la campagna promozionale 2012.

Il Consiglio, infatti, ha stabilito che anche per l’anno 2013 quanti non sono stati mai iscritti all’AICIS e desiderano associarsi oltre la quota di iscrizione (euro 3,00), pagheranno nel 2013 la quota promozionale di euro 22,00, anziché 35,00. L'importo dovrà essere versato sul conto corrente postale nr. 39389069 intestato all' A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre)

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

 

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.


Per Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel. 328-6911.049
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

 

 

 

 

 

SANTINI E SANTITA'

NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N. 4- 2020
OTTOBRE - DICEMBRE 2020

S. Barbara Vergine e Martire

‘Canivet’ della prima metà del sec. XVII [Collezione G. Gualtieri]

Barbara nasce a Nicomedia, oggi Izmit, Turchia, nel 273. La conversione alla fede cristiana provoca l’ira del padre Dioscuro che la denuncia alle autorità romane e la fa arrestare.

Barbara, non volendo abiurare, subisce varie torture; rimanendo ferma nella fede cristiana è, poi, lo stesso padre a decapitarla alla fine del III secolo.


 

 

 

 

1 - B.Modestino di Gesù e Maria. Retro: Preghiera. Santino offerto da p. Michele M. GIULIANO, ofm.

2 - S. Filomena, Vergine e Martire che si venera nella Parrocchia dello Spirito Santo in Aversa (CE). Santino Serie MG 51. Retro: Preghiera. Santino offerto da p. Michele M. GIULIANO, ofm.

3 - S Candida, Vergine e Martire, che si venera nella Basilica di S.Pietro ad Aram in Napoli. Santino MG 43. Retro: Note biografiche e Preghiera. Santino offerto da . Michele M. GIULIANO, ofm.

4 - Beato Giovanni Paolo II. Retro: Preghiera. Santino offerto da Giuseppe MELONE.

5 - Santi Padri Cavensi. Santuario Avvocata sopra Maiori. Santino offerto da Giuseppe MELONE.

6 - Sant’Adiutore. Retro: Preghiera. Santino offerto da Giuseppe MELONE.

7 - Santa Lucia, V. e M., Patrona principale dell’Arcidiocesi di Messina. Retro: Preghiera del Card. Angelo Roncalli. Santino offerto da Davide CATALFAMO.

8 - Apparizione della Madonna di Lourdes a Santa Bernadette. Retro: Preghiera di S. Teresa di Calcutta. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.

9 - Madonna con Bambino Gesù. Santino offerto da G. Arestivo e Edmondo Barcaroli.

10 - Maria Ss.ma dei Lattani * Roccamorfina (CE). Retro: Preghiera dei ciclisti alla Madonna. Santino offerto da padre Michele M. GIULIANO, ofm.

11 - Santi Cosma e Damiano, venerati a Sciglio di Roccalumera. Retro: Preghiera. Santino offerto da Giovan Battista ANANIA e Antonella ALIBRANDO.

12 - Madonna delle Grazie, venerata a Caspoli (CE). Retro: Preghiera. Santino offerto da Michele M. GIULIANO, ofm.

 

(Un sentito “grazie” a tutti gli offerenti)

 

 

VITA ASSOCIATIVA

 

 

IN QUESTO 2020 CI HANNO LASCIATO…

 

Da gennaio ad agosto hanno terminato il loro pellegrinaggio terreno i seguenti tesserati:

in aprile PIETRO DE PINTO di Molfetta;

in maggio GIUSEPPE COLAZZO di Tricase ;

in giugno MICAELA BARTOLUCCI di Roma ;

in luglio frà ANGELO DI MARCO, OP, di Roma ;

in agosto: GIULIANA FARAGLIA di Roma.

La figlia di Giuliana Faraglia ha donato all’A.I.C.I.S. il materiale iconografico della mamma da utilizzare a fini di mostre, conferenze, ecc. Un sentito ringraziamento per tale dono che cercheremo di rendere utile anche nel prezioso ricordo di una socia come Giuliana che per decenni si è resa disponibile con tutti i soci romani e di tutta Italia. Grazie di cuore

 

Per i suddetti cinque soci defunti presentiamo sentite condoglianze alle relative famiglie. La forza dello Spirito e la carezza materna di Maria, siano per loro fonte di consolazione e di speranza. La loro memoria sia occasione di lode al Signore per il bene compiuto nella nostra Associazione e in tutti i settori nei quali sono vissuti. Li affidiamo al Signore, perché doni loro la gioia di un incontro con Lui. Li affidiamo anche a tutti i Santi, dei quali raccoglievano da decenni le immagini e ne studiavano ed imitavano la vita, perché, accolti nella grande famiglia del cielo, possano continuare ad essere per noi testimoni dei valori del Vangelo. Gli associati A.I.C.I.S. di tutta Italia pregano per loro. Assicuriamo il suffragio attraverso la celebrazione di Sante Messe.

 

IL SOCIO EDMONDO BARCAROLI SUCCEDE A GIULIANA FARAGLIA IN QUALITÀ DI REVISORE DEI CONTI

 

A seguito del decesso della socia Giuliana Faraglia, rimasto scoperto il posto di Revisore dei Conti, il Consiglio Direttivo, visto il Verbale della Commissione Elettorale per il “Rinnovo degli Organi sociali per il quinquennio 2017-2021”, ha nominato Edmondo Barcaroli di Tarquinia, regolarmente tesserato nel 2020, a succedere nella carica, quale primo dei non eletti. Il socio Edmondo Barcaroli ha accettato l’incarico di Revisore. Il Consiglio Direttivo si complimenta con Edmondo Barcaroli e gli augura buon lavoro.

 

RENDICONTO ECONOMICO FINANZIARIO 2019: VOTAZIONE DEI SOCI ENTRO IL 27 DICEMBRE 2020

In settembre il Consiglio Direttivo ha approvato il Rendiconto del 2019 che ora pubblichiamo in questo numero della Rivista. Alleghiamo la scheda per la relativa approvazione che una volta compilata è da rispedirsi in Segreteria tramite la unita busta entro il 27 dicembre 2020. Un riconoscente “grazie” al socio Dr. Emanuele Macchiaverna che da anni presta la sua competenza per stilare un Rendiconto a norma di legge.

 

9 OTTOBRE: FESTA DI SAN GIOVANNI LEONARDI OFFERTA AICIS DI 4 CASULE PER LE MISSIONI LEONARDINE

 

Il 9 ottobre prossimo celebreremo la memoria del Transito di san Giovanni Leonardi (1541-1609), fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, Cofondatore del Collegio di Propaganda Fide e patrono dei farmacisti. L’Aicis, legata al grande Santo in quanto fondata a pochi metri dal luogo dove egli riposa, anche quest’anno farà dono di 4 casule (una per ciascun ciclo liturgico annuale) per le Missioni Leonardine.

 

CAMPAGNA SOCI 2021: “UN NEOFITA PER OGNI TESSERATO”

 

Il Consiglio Direttivo ha prorogato al 2021 la Campagna lanciata nel 2020 “Un neòfita per ogni tesserato” (Cfr. pag.3 del nr.1/2020). Nel 2021 ogni tesserato potrà presentare in Segreteria (telefonando al V. Presidente R.Manfè, 328-6911049) una persona di propria conoscenza, mai iscritto all’AICIS, che sia amante dei santini e che desidera far parte dell’Aicis. Dovrà iscriversi ed avrà per il primo anno la quota gratuita. Pagherà solo tre euro di iscrizione. Gli verrà inviata la tessera e le 4 riviste 2021 con i relativi santini.

 

 

RENDICONTO A.I.C.I.S. 2019

 

APPROVAZIONE DEL RENDICONTO 2019

 

Il Consiglio Direttivo AICIS, solo nella riunione dell’8 settembre 2020 (ritardo causato dalla emergenza Covid-19) ha approvato la proposta di Rendiconto 2019 che ora sottopone ai soci con i seguenti atti:

 

1 - Relazione del Consiglio Direttivo; 2 - Relazione dei Revisori; 3 - Stralcio del verbale della riunione del Consiglio Direttivo del 8 settembre 2020; 4 - Il Rendiconto economico finanziario (prospetto); 5 - Note integrative e chiarimenti al rendiconto 2017. 1

 

- RELAZIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO Il bilancio dell’Associazione per l’anno 2019 chiude con un saldo positivo di € 753,90. Le entrate ammontano a € 8.499,40, di cui € 7.745,50 per quote associative, € 741,90 per maggiori contribuzioni (offerte) e € 12,00 per nuove iscrizioni. Le spese ammontano a € 9.941,96 di cui € 7.759,05 per la Rivista “Santini e Santità” (stampa e spedizione). La gestione denota ancora una particolare attenzione al contenimento delle spese non ritenute essenziali. Pertanto, il Consiglio Direttivo sottopone il progetto di rendiconto dell’Associazione all’esame ed all’approvazione degli associati.

 

Roma 8 settembre 2020

 

IL CONSIGLIO DIRETTIVO

2 - RELAZIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO I Revisori che nel corso dell’Esercizio hanno preso parte alle riunioni del Consiglio Direttivo - hanno esaminato la Proposta di Rendiconto approvata dal Consiglio stesso e hanno constatato che il documento presenta un saldo attivo di € 753,90. Hanno verificato, inoltre, la corrispondenza tra le scritture contabili, il conto corrente postale ed il bollettario delle ricevute (entrate in contanti), nonché la corretta appostazione dei ricavi e delle spese e la continuità nel tempo dei criteri e dei metodi per la tenuta delle scritture stesse. Avendo riscontrato l’assoluta regolarità della situazione rappresentata nei documenti esaminati, invitano i soci ad approvare il Rendiconto. Roma, 14 settembre 2020 I REVISORI

 

3 - STRALCIO DEL VERBALE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’8 SETTEMBRE 2020 Il Consiglio Direttivo approva la Proposta di Rendiconto 2019 e indìce, a norma dell’art.9 del vigente Statuto, il Referendum per la sua approvazione. Il voto dovrà essere espresso in modo palese dai soci maggiorenni in regola con il pagamento della quota sociale. Le schede che sono trasmesse agli aventi diritto, conterranno un apposito spazio per avanzare proposte ed osservazioni. Le schede, quindi, dovranno essere restituite utilizzando l’apposita allegata busta preindirizzata all’AICIS, entro il 20 dicembre 2020.

 

4 - IL RENDICONTO ECONOMICO FINANZIARIO 2019

 

5 - NOTE INTEGRATIVE E CHIARIMENTI AL RENDICONTO 2019 ENTRATE

 

1 - ISCRIZIONI: Sono le “quote d’ingresso” versate da quattro soci.

2 - QUOTE ASSOCIATIVE: 172 soci hanno versato l’importo previsto di 38,50 € (per un totale di € 6.622,00); altri 10 soci hanno corrisposto quote incomplete di vario importo (per un totale di € 1.123,50).

3 - OFFERTE: oltre il cinquanta per cento dei soci ha versato una maggiore contribuzione rispetto all’ammontare della quota annua.

4 - QUOTE ASSOCIATIVE E OFFERTE DI COMPETENZA “ESERCIZIO 2020”:

1 quota anticipata (€uro 38,50). USCITE

 

1 - RIVISTA E SPESE POSTALI: L’ammontare complessivo della spesa è di € 5.699,60 riguarda la stampa (€ 4.710,10) e la spedizione (€ 989,50) della Rivista sociale “Santini e Santità”.

2 - ALTRE SPESE: Le ulteriori spese, analiticamente dettagliate, ammontanti a € 1.875,43, sono quelle consuete (cancelleria, postali, Tessera, dominio Aruba, ecc.

In particolare, la voce “Sala Riunioni sociali mensili” comprende quanto corrisposto per l’utilizzo di una sala della Parrocchia di S.Maria in Portico a Roma per le riunioni sociali mensili, e “Offerte per le Missioni Leonardine” l’acquisto di 4 casule (paramenti sacri) donate per le Missioni dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio.

 

 

 

Nel 70° ANNIVERSARIO del Dogma dell’Assunzione

Alla gloriosa Assunzione di Maria in corpo e anima in Cielo. “Pronunciamo, dichiariamo e definiamo come dogma divinamente rivelato che l’Immacolata Madre di Dio, la sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta in corpo e anima alla gloria celeste”. Quest’atto corrispondeva a un clamore della Chiesa intera, riferito e analizzato in forma eccellente nella Costituzione Apostolica “Munificentissimus Deus”, pubblicata da Pio XII in quell’Anno Santo del 1950 per dichiarare questa verità di Fede

 

L’ASSUNZIONE NELLA RIFLESSIONE TEOLOGICA DI BARTOLOMEO BEVERINI, OMD (1629-1686)

di Davide CARBONARO, OMD

In occasione del 70° anniversario della proclamazione del dogma dell’Assunzione (1° novembre 1950), ci è sembrato opportuno proporre dalla «biblioteca mariana» dell’Ordine della Madre di Dio una figura singolare per la sua riflessione teologica in prospettiva della definizione dogmatica.

 

Bartolomeo Beverini nasce a Lucca il 3 maggio 1629 entrato tra i Chierici Regolari della Madre di Dio espresse le sue qualità di scrittore e di docente prima a Lucca dove fu lettore di retorica ed eloquenza, di seguito come teologo a Roma.

Nel 1650 fu recitata, nel corso di una riunione in onore di Innocenzo X, la sua prima opera, un idillio in onore della Madonna della Neve: Saeculum niveum, sive de Nivibus Exquilinis, nel quale è manifesta l’imitazione scolastica della quarta egloga virgiliana.

La fama di letterato del Beverini, fu definitivamente consacrata dalla pubblicazione della volgarizzazione in ottava rima dell’Eneide di Virgilio (Lucca 1680), dedicata all’imperatore Leopoldo I e più volte ristampata.

Tuttavia, fra le opere teologiche è certamente di rilievo il trattato polemico «sulla morte della Madre di Dio» (vedi F. Sarteschi, De Scriptoribus, 175) conservato in un manoscritto della Biblioteca di Lucca: Mors Deiparae adversus eiusdem immortalitatem ab Athanasio assertum (codice 1788 ff. 68), pubblicato dal francescano P. C. Balić nel 1950 in occasione della proclamazione del dogma dell’Assunzione. P. Balić fu tra gli estensori della bolla papale per la definizione dogmatica dell’Assunzione (B. Beverini, De corporali morte Deiparae, ed. C. Balić O.F.M., Academia Mariana, Romae 1950).


L’opera risente del genere letterario apologetico ed è una risposta, con linguaggio colorito ed un elegante latino denso di dottrina, ad un autore contemporaneo che il Beverini indica con lo pseudonimo di «Athanasius» (in greco immortale). Questi riteneva «frivola ed apocrifa» la sentenza sulla morte corporale della Madre di Dio.



Beverini risponde animosamente affermando che è senso vivo della Chiesa, nella quale la Scrittura e la Tradizione offrono ragioni teologiche, per ritenere che Maria come creatura umana ha partecipato alla comune sorte dei mortali. Il trattato si dispiega dando voce ai «testimoni» che in maniera diretta o indiretta offrono fondamenti alle argomentazioni:

a) «La Sacra Scrittura» (De corporali morte Deiparae, pagg. 13-15) la quale proclama «l’inesorabile legge della morte per tutti gli uomini». Chi è l’uomo che vive e non vedrà la morte? (cf. Sal. 89,49). Anche Maria ha conosciuto la morte eccetto il peccato dalla quale è stata preservata per grazia.

b) «Fede ed autorità ecclesiale» (ibidem, pagg. 15-33); Beverini afferma che la Chiesa ha sempre insegnato la morte di Maria e cita a testimoni una serie di Padri ed autori ecclesiastici. Ciò che essa crede è stato trasmesso nelle stesse produzioni liturgiche ed iconografiche sia dell’oriente che dell’occidente, come per esempio le rappresentazioni del «transito della Vergine» e l’innografia liturgica bizantina.

c) «Le sentenze della Teologia» (ibidem, pagg. 33-49); numerosi autori fanno riferimento al mistero della morte di Maria: Agostino, Ambrogio, Gregorio di Torino, Gregorio Magno, Pseudo Atanasio, Beda il Venerable nelle Lettere a Nel 70° ann.rio del Dogma dell’Assunzione. VPaola ed Eustochio e nel Sermone sull’Assunzione di Santa Maria; Giovanni Damasceno portavoce della tradizione gerosolimitana che conserva la «tomba di Maria» il quale scrive: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte»; Andrea di Creta, Metafrasto, Germano di Costantinopoli, Pseudo Isidoro di Tessalonica, l’imperatore Leone Laskaris, Pseudo Dionigi del quale offre una erudita interpretazione; ed infine Suarez, Vasquez, Roberto Bellarmino e le stesse rivelazioni di S. Brigida. Di questo ampio spettro teologico- patristico, afferma il Beverini, occorre tenere presente in maniera obbiettiva il contesto dell’opera e le circostanze nelle quali i Padri hanno scritto.

 

Molte delle loro esposizioni sono dettate dall’esigenza di rispondere agli errori ed è comprensibile l’ardore del tono polemico. Alla carrellata dei testimoni fa seguito nel trattato la confutazione di alcune tesi di Athanasius attraverso una serie di risposte argomentate delle quali forniamo alcune linee di riflessione (ibidem, pagg. 63-89):

 

1) Al «privilegio mariano dell’immortalità» Beverini risponde che Dio poteva rendere sua madre immune dalla morte, ma da ciò non si può dedurre che lo ha fatto.

 

2) «La figura della Vergine è eccelsa tra i Santi». Certo, prosegue il Beverini ad essa occorre dare ogni lode e venerazione per la sua altissima santità e la sua singolare missione. Ma è altrettanto vero che Maria è inferiore in dignità a suo Figlio che liberamente si è assoggettato alla morte. Per questo il «virgineo transito» della Madre fu illuminato dalla luce della risurrezione.

 

3) «L’immunità dal peccato originale non prevede la corruzione della morte». Alla tesi Beverini risponde affermando che in Maria la morte non fu frutto della pena come per Adamo peccatore, ma come tutti gli uomini ella rimane «in statu defectus naturalis» dove la morte è necessaria conseguenza della natura complessa come afferma Agostino.

Beverini conclude le sue asserzioni sottolineando che: l’immortalità della Vergine è un’opinione dubbia, «sospetta di eresia», «contro le Sacre Scritture e contro la dottrina recepita dalla Chiesa e tuttavia non definita.

Essa si oppone al comune senso dei Padri e dai teologi è sentita senza sufficiente fondamento». Il testo del Beverini fu stampato dal padre Balić nel 1950 in vista della definizione dogmatica.

 

Esso insieme ad altri testi fu strumento di riflessione del «movimento assunzionista».

Nella formula della Costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII non si parla né di morte e resurrezione, né di immortalità. Il documento evita di descrivere la questione e si concentra sul fatto dell’Assunzione:

 

- «Maria Madre di Dio immacolata e sempre Vergine terminato il corso della vita terrena è stata assunta in corpo ed anima alla gloria celeste» -, lasciando aperta la riflessione su mortalità e immortalità. Lo sviluppo teologico del Vaticano Secondo nel documento sulla Chiesa Lumen Gentium (1964) inquadra il mistero di Maria nel più vasto mistero della storia salvifica, rileggendo il dogma dell’Assunzione nel rapporto con Cristo e con la Chiesa (LG 59 e 68).

 

La riflessione teologica post-conciliare e la preoccupazione pastorale, porteranno a mettere in evidenza l’ipotesi della «resurrezione immediata dei morti e l’assunzione di Maria». Tale ipotesi teologica è frutto di una rinnovata lettura esegetica, degli sviluppi della critica filosofica e teologica e delle acquisizioni recenti delle scienze antropologiche. Tale «movimento interdisciplinare» tenta di rispondere alle domande antiche e nuove sulla sorte futura dell’uomo.

Sulla questione si è pronunciato Giovanni Paolo II nella catechesi 53 del 1997; così afferma il Pontefice: «circa la conclusione della vita terrena di Maria […] il mio predecessore Pio XII non si pronunciò sulla questione della morte di Maria. Tuttavia non intese negare il fatto della morte, ma soltanto non giudicò opportuno affermare solennemente, come verità che doveva essere ammessa da tutti credenti, la morte di Maria».

 

Dopo aver ricordato l’opinione dei teologi «immortalisti» si domanda: «è possibile che Maria di Nazareth abbia sperimentato nella sua carne il dramma della morte?

Riflettendo sul suo destino e sul rapporto con il divin Figlio, sembra legittimo rispondere affermativamente: dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre […].

L’esperienza della morte ha arricchito la persona della Vergine: passando per la comune sorte degli uomini, ella è in grado di esercitare con più efficacia la sua maternità spirituale verso coloro che giungono all’ora suprema della vita». Maria è morta nel senso che anche in lei come in tutti gli uomini, si è verificata la separazione dell’anima dal corpo.

Ma la sua morte è singolare, essa è un «passaggio» dalla vita biologica alla vita immortale e gloriosa senza subire la corruzione del sepolcro.

La gloria di Maria rivela ciò che ci attende ed afferma la paradossale verità dell’«esaltazione del corpo» fatto di terra. La Madre di Dio assunta dopo Cristo è la prima, ma non la sola, Lei che è «terra del cielo» annuncia il futuro della Chiesa.

 

 

 

 

LUNGO I SENTIERI DEL FONDATORE

LUNGO I SENTIERI DEL FONDATORE DELL’A.I.C.I.S. (parte 4a )

 

di Attilio GARDINI

 

In questa rubrica continuiamo a presentarvi alcuni articoli del fondatore e primo Presidente dell’Aicis: il Comm. Gennaro Angiolino (1928-2002). Questo servizio è tratto da: G. Angiolino, Immaginette Mariane, Tip. Rosetana, Roseto degli Abruzzi TE, 1992. Ringraziamo il nostro socio Attilio Gardini che, consultando documenti associativi degli anni passati, Ce lo presenta. Siamo convinti che questi articoli vengono a restituirci la figura fresca e innovativa di G. Angiolino innamorato curatore delle immagini sacre di piccole dimensioni e anche a riproporre le classiche tematiche ricche di spunti per noi filiconici.

 

I RICORDINI DELLA CRESIMA di G. Angiolino

 

 

 

È una antichissima tradizione. Sin dai primi tempi dell’uso delle immaginette, queste sono state usate - con l’aggiunta di specifiche scritte a mano, od a stampa - a ricordo della prima comunione e della cresima. In tempi più recenti, avvenendo queste due tappe importantissime per la vita di ciascuno, certe volte, nello stesso giorno, i ricordini erano unici, e portavano figure allusive ad ambedue gli avvenimenti (foto 1).

 

Ma per i casi ora più frequenti e più logici, di due celebrazioni separate, esistono immaginette specifiche a ricordo della sola cresima, che spesso raffigurano lo Spirito Santo sotto forma di colomba, il pastorale e la mitra come insegne vescovili, a ricordo di chi amministra questo sacramento. (foto 2).

 

A volte vi si rappresenta il vescovo stesso nell’atto di conferire la confermazione, e le immaginette si diversificano rappresentando un maschietto o una bambina (foto 2), o ambedue insieme per il caso che - come a volte accade - due fratellini ricevano la cresima insieme, lo stesso giorno

 

. Alle immaginette piene di fascino del secolo scorso, con i cresimandi certe volte raffigurati con l’abito realizzato in carta riso (bianca per le bambine (foto 3), e blu per i maschietti) applicata sulle figurine a stampa, specie dopo la seconda guerra mondiale, dopo il periodo di maggior sobrietà degli anni Trenta con produzione di immaginette solo in bianco e nero, si è passati ad una estrosità consumistica con ricordini di grosso formato con figure di minor spirito religioso, realizzate con materiali i più variati e più costosi delle semplici immaginette di un tempo.

Purtroppo questa produzione, ricca solo di formalità esteriore, non sempre trova un riscontro di base nella scelta di tale ricordo da parte dell’interessato, dato che viene per lo più effettuato dalle madri, preoccupate di comparire socialmente in un certo livello di benessere economico, che di lasciare ad amici e parenti del cresimato un ricordo che ne richiami alla memoria, collocato in messali e libri di preghiere - come si faceva un tempo - l’invito a pregare per lui, perché continui ad essere fedele al suo impegno assunto nel battesimo e confermato nella cresima, di vivere e sostenere la fede cristiana. Si fanno anche specifiche striscioline per bomboniere, per l’uso di distribuire confetti.

 

 

Il Santino tra Rinascimento e Barocco

GIAN LODOVICO MASETTI ZANNINI E LA STORIA DEL “SANTINO” -

CONSIDERAZIONI di Carluccio FRISON

 

L’ ultimo numero del nostro Notiziario, il cui cartaceo mi è giunto pochi giorni prima della Solennità dell’Assunta, mi ha stimolato la stesura di questa breve nota: in particolare sono state la lettura delle pagine 19 e 20 che riportano una breve ma intensa “memoria della grande attività di studi e vita pubblica”, nel V anniversario della scomparsa, del Presidente AICIS Gian Ludovico Masetti Zannini”, a firma di Tommaso di Carpegna Falconieri (cfr. Santini e Santità nr.3/2020).

 

Chi scrive, pur essendo socio AICIS ormai da un ventennio e più, non ha mai avuto occasione di incontrare di persona il dr. Gian Lodovico Masetti Zannini, mentre solo recentemente ho potuto apprezzare alcuni aspetti della sua vastissima attività di studioso e di ricercatore storico, tramite la consultazione di poche pagine tratte dai suoi innumerevoli scritti che, appunto perché relative al «santino» e alla sua secolare storia, ritengo che siano meritevoli di una maggiore attenzione da parte di tutti noi.

 

La recente acquisizione di una nuova immaginetta è stato all’origine di questa piacevolissima scoperta: ovviamente (di sicuro i soci che mi conoscono l’hanno già indovinato) si trattava di una bellissima incisione a bulino di San Carlo Borromeo (riprodotta in fig. 1), su carta di piccolo formato, mm 135x90 ca., in bianco e nero, applicata su un supporto cartaceo più rigido, che venne realizzata tra il 1610 e il 1622 da Henricus van Schoel, un incisore e stampatore originario delle Fiandre, dove era nato verso (o dopo) il 1565; tra la fine del Cinque e i primi anni del Seicento si trasferì a Roma, dove tenne bottega per un ventennio e qui morì il 26 luglio 1622.

 

Nel tentativo di trovare maggiori informazioni su questo incisore fiammingo/romanizzato, che all’inizio mi appariva del tutto sconosciuto, mi sono imbattuto in diverse ed assai interessanti notizie sul mondo dei santini tra Cinque e Seicento, alcune delle quali sono state da me già condivise (mi riferisco, per esempio, alla nota sui “santini fiamminghi made in Roma” apparsa nell’ultimo numero del Notiziario AICIS) e altre che sono confluite in un più ampio ed articolato articolo, che, grazie anche allo stimolo di alcuni amici (soprattutto qui mi preme ringraziare il socio AICIS Michele Fortunato Damato di Barletta per la fattiva e preziosa collaborazione fornitami) verrà pubblicato in altra sede.

 

Giustappunto mentre svolgevo queste mie ricerche, mi sono imbattuto in una citazione relativa agli studi eseguiti dal dr. Gian Lodovico Masetti Zannini, che riporto:

 

“Documenti che attestano l’esistenza di santini, cioè di immagini religiose a stampa, di piccolo formato, sono ormai citati da diversi studiosi; G.L. Masetti Zannini ha documentato che il termine santino viene usato fin dagli ultimi decenni del Cinquecento, in vari documenti notarili e in atti amministrativi e contabili di stampatori e librai romani”.

 

Ho trovato questa interessantissima -per me- citazione nel volume SANTINI piccole immagini devozionali manufatte e a stampa dal VII al XX secolo di Elisabetta Gulli Grigioni e Vittorio Pranzini, edito nel 2006, alla pagina 10) e così, assai incuriosito, sono voluto risalire alla fonte stessa della notizia.

 

Alla nota corrispondente si faceva riferimento ad un breve saggio, di appena sette paginette, presentato dal dr. Gian Lodovico Masetti Zannini alla V Mostra Nazionale Immaginette Sacre di Campofilone (AP) e pubblicate, con altri interventi (tra cui la brevissima presentazione dell’allora Presidente AICIS Comm. Gennaro Angiolino) e le Tavole dei santini, nel volumetto “Piccole immagini popolari EUCARESTIA” a cura della locale Cooperativa Culturale “Confronto e Rinnovamento” nel luglio 1985 (volumetto che alla fine, sebbene con qualche difficoltà, sono riuscito a recuperare).

 

Il saggio in questione, dal significativo titolo «Il Santino tra Rinascimento e Barocco», affronta dapprima gli “elementi visivi” del santino che, secondo l’autore, sono due: “visivo e scritto che, sebbene coesistono, anzi si compenetrano per dare un più alto e completo significato spirituale al prodotto dell’arte od anche solo della tecnica, al tenue oggetto su cui tante effusioni del cuore, con tante lacrime e sospiri si sono manifestate”; quindi fornisce una breve storia del termine e delle sue attestazioni notarili a partire dalla seconda metà del Cinquecento fino al Seicento, appunto “tra Rinascimento e Barocco”.

 

Gli anni ‘80 del secolo scorso rappresentano -a mio modesto parere- un momento assai importante nella storia della filiconìa e per i collezionisti di santini. Basterà qui ricordare pochi, ma significativi eventi a partire dal maggio 1980, quando a Roma il Comm. Gennaro Angiolino (foto in alto) allestì una prima mostra di immaginette sacre mettendo a disposizione alcune migliaia della sua raccolta personale.

La mostra, inaugurata dall’Arcivescovo Mons. Ettore Cunial, Vicecamerlengo di Santa Romana Chiesa, ebbe un tale successo per il continuo afflusso di visitatori, giunti anche da altre province, che la chiusura venne prorogata di altri due mesi. Mostre simili, negli anni successivi, vennero riproposte in altre località d’Italia, come a Campofilone nelle Marche già ricordata sopra, a Napoli, Piombino, ecc. Un momento cruciale fu senza dubbio la costituzione del nostro Sodalizio, l’AICIS, nella sede di Roma, Piazza Campitelli 9, il 6 luglio 1983: Presidente il comm. Gennaro Angiolino, Vice-presidente il conte dr. Gian Lodovico Masetti Zannini.

 

Tutto ciò è sicuramente indice, in quel lasso di tempo, di un vasto e crescente interesse per il santino, tanto da diventare oggetto di una ampia e minuziosa ricerca storico-culturale. E non è un caso -credo- che in quello stesso anno 1985, quando a Campofilone il dr. Masetti Zannini presentava le attestazioni del termine “santino” nella documentazione notarile romana “tra Rinascimento e Barocco”, a Napoli (in una Mostra ivi allestita dal 9 al 30 aprile) il sacerdote letterato Carmine Di Biase si interrogava sull’uso della parola nella letteratura colta italiana.

E mentre quest’ultimo scorreva i “Dizionari della lingua italiana” editi nell’Ottocento, il dr. Masetti Zannini riprendeva, regestandoli, i documenti da lui stesso pubblicati in un suo precedente lavoro sugli stampatori romani (Stampatori e librai a Roma nella seconda metà del Cinquecento. Documenti inediti, Roma 1980, citaz. da p. 208).

Non solo: grazie alla “enorme ricchezza del materiale documentario” compulsato, il dr. Masetti Zannini poteva anche fornire una rapida notizia sull’attività romana di tal “Henrico Vaschel” (vale a dire l’incisore fiammingo Henricus van Schoel, che nel primo ventennio del Seicento aveva realizzato alcuni santini ora nella mia Collezione). Tutto il suddetto volume, come si evince dal titolo, ci parla di stampe, incisori e dei loro commerci: nella seconda metà del Cinquecento, la piazza di «Roma vantava un primato per tale commercio» tanto che aveva superato i primi centri produttivi del Nord Europa (Anversa, Norimberga…). E sebbene non fosse tra i suoi interessi principali, il dr. Masetti Zannini ci riferiva anche del commercio di diverse stampe devozionali di genere popolare, sempre sulla scorta di una solida documentazione archivistica.

 

Appunto, in questa, in un inventario di «disegni» redatto il 10 gennaio 1587 si ritrovano le primissime attestazioni dell’uso scritto del termine santino: «più [300] fogli de santini bianchi da otto per foglio»; «più [225] fogli de santini coloriti a quattro per foglio»…

 

In totale, si tratta di circa 3000 santini stampati da un incisore romano di fine Cinquecento: un piccolo tesoro che il tempo ha forse irrimediabilmente disperso. E -ahinoi!- non si tratta di un caso isolato: infatti così il dr. Masetti Zannini (op. cit., p. 216) scriveva di un altro incisore deceduto a Roma sul finire del secolo: «il magazzino era fornitissimo, rigurgitante in bottega e retrobottega […] del consueto repertorio di immagini sacre e profane di carattere popolare; si pensi soltanto ai ventiseimila “fogli di santini piccoli”…». Non è un laspus, avete letto bene: il documento originale è stato citato in modo corretto.

 

Si tratta veramente di 26.000 fogli di santini! A questo punto, ovviamente, spontanea mi era sorta una domanda: «Che fine hanno fatto tutti questi santini?», domanda alla quale ho cercato di dare una risposta o, meglio, di avanzare qualche ipotesi di risposta, riflettendo anche sui perché, tra Cinque e Seicento, a Roma venissero realizzate quantità così elevate di santini. Qui ovviamente non ripeterò le mie conclusioni che ho sviluppato in altra sede.

 

Tuttavia, al fine di concludere questa nota -da vecchio prof. di storia-, mi si permetta solo di richiamare l’attenzione sul metodo storico che il dr. Masetti Zannini ha applicato nelle sue ricerche del 1980, come il prof. Francesco Barberi, che allora firmò la “Presentazione” al volume, mise bene in evidenza: “gl’interessi del Masetti Zannini vengono incontro al noto indirizzo storiografico di analisi quantitativa, facente capo alle Annales di Bloch e Febvre e al Braudel”. «La storia - come diceva Febvre- si fa con i documenti scritti”. A questo punto, mi sembra ovvia l’indicazione metodologica che il dr. Masetti Zannini ci ha voluto fornire nei suoi scritti: ogni ricerca storica, anche quelle relative alla storia dei santini si deve basare sui documenti scritti, che sono innanzi tutto, in via prioritaria, quelle archivistiche, tuttavia senza dimenticare che lo stesso santino, soprattutto se antico -realizzato “tra Rinascimento e Barocco”- e ricco di “elementi scritti”, diventa esso stesso una magnifica fonte storica che può essere attentamente indagata ed interpretata da ogni collezionista e cultore di santini d’epoca.

 

 

Nota bibliografica:

 

nel testo rinvio spesso ad un mio recente articolo in corso di stampa su «Santini et Similia», 100 (2020). Oltre agli scritti del dr. Gian Lodovico Masetti Zannini direttamente citati nel corso del testo, mi preme segnalare, sulla biografia e l’attività di Henricus van Schoel, il breve ma utilissimo articolo di V. Pagani, Documenti su Hendrix van Schoel, in «Marburger Jahrbuch für Kunstwissenschaft», 43. Bd. (2016), pp. 37-56. Il breve contributo Immagine e preghiera di C. DI BIASE è stato edito in Santi e Santini. Iconografia popolare sacra europea dal sedicesimo al ventesimo secolo, Napoli 1985, pp. 15-23. Per le Annales esiste una ricchissima bibliografia, che può essere recuperata in Rete.

 

 

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

10 luglio 2020: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI Il 10 luglio 2020, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S.E. Rev.ma il Signor Card. Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti:

 

A - UNA NUOVA BEATA -

 

Durante l’Udienza, il Papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto sul miracolo attribuito alla Venerabile Serva di Dio MARIA ANTONIA SAMÀ, laica: MARIA ANTONIA SAMÀ (1875-1953)

 

La Venerabile Serva di Dio Maria Antonia Samá nacque a Sant’Andrea Jonio (Catanzaro, Italia) il 2 marzo 1875, in una famiglia molto povera. Mentre si occupava del lavoro nei campi, nel 1897, fu colpita da una malattia artrosica, che la costrinse a rimanere a letto in posizione supina, con le ginocchia alzate per quasi sessant’anni.

Assistita dalla madre e dagli abitanti del paese, sostenuta nella sua vita spirituale dai parroci, dalle Suore Riparatrici del Sacro Cuore e da Padre Carmine Cesarano, redentorista, nel 1915 emise i voti privati di speciale consacrazione a Dio, si coprì il capo con il velo nero e da quel momento venne chiamata comunemente la “Monachella di San Bruno”.

La sua casa divenne punto di riferimento spirituale per gli abitanti del paese, che si recavano da lei per esporre i propri problemi, chiedere preghiere e consigli, trovare conforto e consolazione nelle difficoltà.

Morì il 27 maggio 1953 a Sant’Andrea Jonio (Italia).

Per la beatificazione della Venerabile Serva di Dio Maria Antonia Samà, la Postulazione della Causa ha presentato all’esame della Congregazione l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una Signora con “gonartrosi bilaterale con sintomatologia algico-funzionale” che provocava dolori insopportabili alle ginocchia.

L’evento accadde nella notte tra il 12 e il 13.12.2004 a Genova (Italia) quando, in preda ai forti dolori, la Signora iniziò a supplicare la Ven.Serva di Dio che aveva conosciuto in giovane età.

Dopo l’invocazione si addormentò e al mattino seguente, nell’alzarsi, constatò che, spariti i dolori, poteva riprendere tutte le sue attività

 

B - 4 NUOVI VENERABILI II] - Durante l’Udienza, il Papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare 4 Decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto, acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”:

 

1 - Servo di Dio EUSEBIO FRANCESCO CHINI (detto Kino), sacerdote professo Gesuita.

 

2 - Servo di Dio MARIANO GIUSEPPE de IBARGUENGOITIA y ZULOAGA, sacerdote diocesano, Cofondatore dell’Istituto delle Serve di Gesù. 3 - Serva di Dio Maria Félix Torres, Fondatrice.

4 - Il Servo di Dio Angiolino Bonetta

 

1 - EUSEBIO FRANCESCO CHINI (1645-1711) Eusebio Francesco Chini (detto “Kino) nacque a Segno (Trento) il 10 agosto 1645, da agiata famiglia contadina. A nove anni incontrò il gesuita Martino Martini, già missionario in Cina e noto come sinologo, cartografo e astronomo, che lo coinvolse non solo nella ricerca di Dio, ma pure nella passione verso la geografia e l’astronomia. Nel 1665, entrò nel noviziato gesuita di Landsberg, in Baviera, e nel 1667 emise la professione religiosa. Studiò filosofia e scienze matematiche a Landsberg, Friburgo, Ingolstadt e a Monaco. Dal 1670 al 1673, insegnò ad Halle. Dopo aver completato gli studi teologici, il 12.6.1677 fu ordinato presbitero a Eichstätt. Seguì il terz’anno di probazione a Öttingen (oggi Altötting), al termine del quale chiese di andare in Cina per realizzare il suo sogno vocazionale sulle orme di padre Martino Martini. Fu, invece, destinato in Messico dove giunse il 3.5.1681, dopo un triennio di soggiorno in Spagna. Giunto a Città del Messico, (Continua)

2 - MARIANO GIUSEPPE de IBARGUENGOITIA y ZULOAGA (1815-1888) Mariano Giuseppe de Ibargüengoitia y Zuloaga nacque l’8 settembre 1815 a Bilbao (Spagna), in un’agiata famiglia dedita al commercio marittimo. Desideroso di essere Ministro di Dio dal 1831 al 1834 seguì i corsi di filosofia nel seminario di Bilbao, e quelli di teologia privatamente fino al 1839, poiché il governo liberale aveva chiuso i Seminari. Infine, andò a Roma a completare gli studi nel Seminario Romano e fu ordinato sacerdote il 18.4.1840. Ritornato a Bilbao, ebbe l’incarico di coadiutore della parrocchia di Sant’Antonio della quale, nel 1858, venne nominato parroco. Nel 1873 fu nominato parroco della basilica di San Giacomo. Qui, pur circondato da anticlericalismo, si impegnò nelle confessioni, nella catechesi, e nella formazione dei sacerdoti, nella predicazione degli Esercizi Spirituali e, insieme ad altri confratelli, svolse delle missioni parrocchiali nella città. Visitava gli infermi, i carcerati, le famiglie povere e svolse altre opere di misericordia e carità cristiana. (Continua)

3 - MARIA FELIX TORRE (1907-2001) La Serva di Dio María Félix Torres nacque il 25 agosto 1907 ad Albelda (Huesca, Spagna). Ricevuta dalla famiglia una buona formazione cristiana, nel 1921, fu inviata a Lérida per gli studi medi superiori. Qui, nel 1922, facendo gli Esercizi Spirituali sentì la chiamata alla vita consacrata. Ebbe subito l’ostacolo iniziale dei genitori che poi cedettero all’ingresso in noviziato, ma solo dopo i suoi studi universitari a Barcellona. Così Maria Felix si trasferì a Barcellona, dove si dedicò anche all’attività pastorale, divenendo la prima delegata della gioventù universitaria femminile di Azione Cattolica. Nel contempo approfondì la spiritualità ignaziana. Trasferitasi a Zaragoza, continuò la sua formazione religiosa sotto la guida spirituale dei gesuiti, portando avanti gli studi e la vita di orazione e l’assistenza ai più poveri. A tale scopo organizzò, insieme ad alcuni colleghi, gruppi di catechisti per evangelizzare i bassifondi di Zaragoza. Nel 1930, fu una delle prime donne spagnole laureate in Chimica nell’Università di Zaragoza. Nel 1932, durante gli Esercizi Spirituali, decise di concretizzare il suo proposito di consacrazione religiosa dando vita alla Compagnia del Salvatore, con spiritualità ignaziana, dedita all’apostolato della gioventù femminile, specialmente universitaria. In mezzo a molte difficoltà economiche, aprì a Lérida una piccola scuola, la Academia Nueva. Il 15.8.1934, insieme alla sua prima collaboratrice ed amica, Carmen Aige, fece voto privato di consumare la sua vita a beneficio delle anime e a servizio della Chiesa, seguendo la spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola. Nel 1935 si trasferì a Madrid (Continua)

 

4 - ANGIOLINO BONETTA (1948-1963) Il Servo di Dio Angiolino Bonetta nacque a Cigole (Brescia) il 18.9.1948. Ricevette una prima formazione nella scuola delle Madri Canossiane. Frequentò la Scuola di Avviamento Professionale presso l’Istituto Artigianelli di Brescia ma, al termine del 1960, a causa di dolori persistenti alla gamba destra, dovette abbandonare gli studi per cominciare una serie di accertamenti clinici. Ricoverato presso l’ospedale Fatebenefratelli di Brescia, il 2 novembre dello stesso anno, gli venne diagnosticata un’osteomielite condensante alla gamba destra. Un nuovo ricovero all’ospedale civile di Brescia precisò la diagnosi in osteosarcoma della tibia. Dopo cinque altri ricoveri ospedalieri, a scopo terapeutico, il 2 maggio 1961, subì l’amputazione della gamba destra. Durante i ricoveri ospedalieri, il Servo di Dio conobbe Fausto Gei, anche lui malato e appartenente al Centro Volontari della Sofferenza. Ne divenne amico e cominciò a frequentare il pio sodalizio, che cambiò radicalmente il suo atteggiamento di fronte al dolore. Nel 1962, il tumore attaccò anche i polmoni al punto da rendere inefficace la stessa terapia radiologica. Il 1° maggio 1962, a Offlaga presso il Santuario della Madonna della Formica, incontrò il Beato Luigi Novarese.

Contemporaneamente, iniziò a partecipare ai pellegrinaggi a Lourdes, insieme ad altri malati. Durante gli Esercizi Spirituali dello stesso anno, il Beato Luigi Novarese gli comunicò l’inguaribilità della malattia e gli propose di far parte dei Silenziosi operai della Croce. (Continua)

 

[Fonte delle biografie: www.causesanti.va]

30 settembre 2020: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI Il 29 settembre 2020, il Santo Padre Francesco autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i seguenti decreti riguardanti:

 

A - QUATTRO NUOVI BEATI I] - Il Decreto sul miracolo attribuito alla Venerabile Serva di Dio GAETANA TOLOMEO, laica:

 

1 - Venerabile Serva di Dio GAETANA TOLOMEO (NUCCIA) (1936-1997) Gaetana (chiamata “Nuccia”) Tolomeo nacque a Catanzaro il 10.4.1936. All’età di due anni, le fu diagnosticata una malformazione degli arti con paralisi progressiva. L’infermità le impedì il normale sviluppo corporeo, per cui dovette vivere tra la sedia ed il letto di casa per tutta la vita. Educata cristianamente in famiglia, quando Nuccia mosse i primi passi iniziò a evidenziare una paralisi progressiva e deformante, che ne impedì il normale sviluppo corporeo. Nuccia visse tra la sedia e il letto di casa per tutta la vita. Dopo aver consultato molti medici, nel 1941 la Serva di Dio fu inviata per cure presso una zia a Cuneo, dove rimase fino al 1944 per gli eventi della seconda guerra mondiale. Le cure risultarono vane e non arrestarono la progressione della paralisi. La Serva di Dio, con fede, si immerse sempre più nella particolare sequela di Cristo sofferente. La sua crescita spirituale comportò anche forti prove, segnate da angoscia, mestizia, fatica e dolore. Unendosi alle sofferenze di Cristo e sperimentandone la consolazione, visse la trasfigurazione della croce nella forza della consolazione e della speranza. Il suo viso spesso si illuminava di un sorriso contagioso. Nel 1952 poté partecipare ad un pellegrinaggio a Lourdes dove si offrì vittima per i peccatori, offerta che rinnovò in seguito soprattutto per i sacerdoti. Nel 1976 nacque il gruppo folk “Due Mari-Città di Catanzaro” che le offrì frequenti occasioni di sollievo spirituale, dando, allo stesso tempo, a molti giovani l’opportunità di confrontarsi con il Vangelo. (Continua)

 

2 - Servi di Dio CASTOR SOJO LOPEZ E TRE COMPAGNI SACERDOTI, MARTIRI IN SPAGNA La situazione politico-sociale, esistente in Spagna nel periodo della guerra civile (1936-1939), è storicamente nota, come pure il clima di persecuzione che i miliziani repubblicani instaurarono nei confronti di tutti coloro che si professavano membri della Chiesa cattolica, fossero essi consacrati o laici. In questo caso consideriamo il martirio di quattro Servi di Dio, appartenenti alla Fraternità Sacerdotale Operarios Diocesanos, uccisi fra il 1936 e il 1938.

 

Essi sono:

 

A] - Francisco Cástor Sojo López (1881-1936) Nato a Madrigalejo (Spagna) il 28.3.1881, entrò nel Seminario di Plasencia. Fu ordinato sacerdote il 19.12.1903 (foto nr.1). Durante gli studi conobbe la Fraternità Sacerdotale Operarios Diocesanos; ne fece parte dall’11.10.1903. Svolse il suo servizio sacerdotale soprattutto nell’ambito di vari seminari e collegi a Toledo, Plasencia, Badajoz, Segovia, Astorga e, dal 1933, a Ciudad Real. Il 23 luglio 1936 i miliziani irruppero nel seminario di Ciudad Real. Il 12.9.1936 il Servo di Dio fu arrestato e tenuto prigioniero per il resto della giornata. La notte tra il 12 e 13.9.1936 fu ucciso poco fuori Ciudad Real.

 

B] - Millán Garde Serrano (1876-1938) Nato il 21 dicembre 1876 a Vara del Rey (Spagna), entrò nel seminario di Cuenca e fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1901. Fece parte della Fraternità Sacerdotale Operarios Diocesanos dal 12.9.1903 (foto nr.2). Svolse il servizio sacerdotale nei seminari di Badajoz, dove rimase nove anni, Valladolid, Salamanca, Astorga e Plasencia e Leon. Il 7.7.1936 si recò nel suo paese natale. Dopo l’uccisione di un altro sacerdote, si ritirò in clandestinità, esercitando sempre il suo ministero. Il 10.4.1938 fu scoperto e denunciato. Incarcerato a Cuenca, subì feroci torture. Nel giugno 1938, fu trasferito nel monastero delle Carmelitane Scalze, trasformato in carcere, dove morì nel luglio 1938, stremato dalle torture.

 

C] - Manuel Galcerá Videllet (1877-1936) Nato a Caseras (Spagna) il 6 luglio 1877, frequentò il seminario di Zaragoza. Il 1° giugno 1901 ricevette l’ordinazione sacerdotale. Entrò a far parte della Fraternità Sacerdotale Operarios Diocesanos nell’agosto del 1906. Svolse il servizio ministeriale a Zaragoza, Tarragona, Cuernavaca (Messico), Badajoz, Ciudad Real, Roma, Valladolid e Baeza. All’inizio della fase acuta della persecuzione religiosa, Padre Manuel, con Padre Aquilino , suo confratello, cercarono di nascondersi in un domicilio, ma furono arrestati il 20.7.1936 e tenuti prigionieri con altri nel comune di Baeza. Il 3 settembre 1936, il Servo di Dio fu ucciso.

 

D] - Aquilino Pastor Cambero (1911-1936) Nato il 4 gennaio 1911 a Zarza de Granadilla (Spagna), studiò nel seminario di Coria e di Toledo e fu ordinato sacerdote il 25.8.1935. L’anno prima, era divenuto membro della Fraternità Sacerdotale Operarios Diocesanos (foto n.4). Esercitò il ministero a Baeza come prefetto degli alunni. Durante la persecuzione si nascose con Padre Manuel Galcerá Videllet (foto nr.3) in un domicilio di Baeza. Entrambi furono arrestati il 20.7.1936 e portati nella prigione della città. Il 28.8.1936, fu portato con altri prigionieri fuori della città e ucciso.

 

B - 2 NUOVI VENERABILI Sono stati inoltre promulgati 2 decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto, acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”:

 

1 - Serva di Dio Francesca della Concezione Pascual Doménech, Fondatrice.

 

2 - Serva di Dio Maria Dolores Segarra Gestoso, Fondatrice

 

1 - Ven.le Serva di Dio FRANCESCA DELLA CONCEZIONE PASCUAL DOMENECH (1833-1903) La Serva di Dio Francesca della Concezione Pascual Doménech nacque a Moncada (Spagna) il 13 ottobre 1833. A 18 anni, iniziò a lavorare prima come domestica e poi come operaia in una seteria. Fin da giovane nutriva sensibilità spirituale e propensione per le opere di misericordia. Nel 1863, entrò nel Beaterio (nei paesi di lingua e cultura ispanici, era una comunità di donne riunite a condurre vita comune e dedite alla preghiera a opere di carità, insegnamento, cura degli orfani, ospitalità: la stessa vita delle religiose ma, senza emissione dei voti) delle Terziarie di San Francesco e dell’Immacolata Concezione di Valencia, dove vivevano alcune terziarie francescane dedite alla preghiera e alla penitenza, sotto la guida e l’obbedienza del vicino convento dei Frati Minori. La Serva di Dio emise i voti religiosi il 19.4.1871.

Eletta Superiora nel 1876, si adoperò alla riforma del Beaterio con lo scopo di consolidare la vita comune, la preghiera e l’impegno nelle opere di carità. Curò in modo particolare la formazione delle suore. Fece approvare nuove Costituzioni e, nel 1877, organizzò, il noviziato canonico. Gli anni seguenti videro una notevole fioritura di vocazioni, di nuove fondazioni e di opere caritative rivolte alla tutela e promozione della donna, agli anziani e ai malati, ai portatori di handicap e, particolarmente, ai ciechi ed ai sordomuti. Sotto la guida della Serva di Dio, furono aperte 43 case. Il 5.1.1887, la Congregazione ricevette l’approvazione diocesana e fu eretta canonicamente come Suore Francescane dell’Immacolata. ‘Istituto ebbe l’approvazione pontificia il 25 marzo 1902, con la condizione di essere aggregato al Terz’Ordine Francescano, che avvenne dopo pochi mesi. Nello stesso anno, si celebrò il Capitolo Generale dove la Serva di Dio fu confermata Superiora Generale ma, a causa del repentino declino della salute, decise di non accettare e di ritirarsi a Moncada, dove morì il 26 aprile del 1903, per un ictus cerebrale. Le sue ultime parole furono: “Gesù mio, misericordia”.

 

2 - Ven.le Serva di Dio MARIA DOLORES SEGARRA GESTOSO (1921-1959) La Serva di Dio Maria Dolores Segarra Gestoso nacque il 15 marzo 1921 a Melilla (Spagna), in una famiglia di solide basi cristiane. A motivo della professione militare del padre, passò la sua giovinezza in diverse città spagnole. Nel 1939 tornò a Melilla, impegnandosi in parrocchia come catechista e aiutando i poveri e le persone anziane. Nello stesso anno conobbe María Rosario Lucas Burgos, ex religiosa della “Sacra Famiglia” di Bordeux, e don Sebastián Carrasco, Vicario Ecclesiastico di Melilla, i quali volevano fondare un Istituto caratterizzato dalla spiritualità di unione a Cristo Sacerdote e Vittima. Nel 1944 ebbe luogo la fondazione di una Pia Unione chiamata Hijas de la Iglesia, che divenne Istituto Religioso di diritto diocesano, nel 1948. La Serva di Dio vi svolse l’incarico di Vicaria Generale e maestra delle novizie. (Continua)

 

[Fonte delle biografie: www.causesanti.va,,,,)

 

ERRATA CORRIGE

 

A pag.14 di Santini e Santità nr.3/2020 con i Decreti della Congregazione delle Cause dei Santi del 19 giugno 2020,è stata annunciata una nuova Venerabile, e cioè la Ven.le Serva di Dio Gloria Maria di Gesù Elizondo Garcia (1908-1966), ma per un errore tipografico è stata poi inserita la biografia della Beata Maria Luisa Mainetti (1939- 2000).

 

Riportiamo qui di seguito la relativa rettifica. Venerabile Serva di Dio GLORIA MARIA DI GESÙ ELIZONDO GARCIA (1908-1966) La Serva di Dio Gloria Maria di Gesù Elizondo García (al secolo: Speranza) nacque il 26 agosto 1908 a Durango (Messico). Nel 1913, con la famiglia, si trasferì a Monterrey. Nel 1921 conseguì il diploma di perito contabile e, due anni dopo, iniziò a lavorare in un’impresa commerciale. Nel contempo, frequentò la Gioventù Cattolica Femminile Messicana e si impegnò in opere di apostolato, in particolare nell’Hospital González, dedicandosi soprattutto alle visite agli infermi, alla catechesi ai bambini e ai giovani. Nel 1941, si trasferì a Tamantán, nei pressi di Ciudad Victoria ove aprì la “empacadora de mariscos”, un’azienda di confezione di gamberi. Due anni dopo, divenne Presidente della Gioventù Cattolica Femminile Messicana e avviò diversi centri di catechesi ed evangelizzazione per bambini e adulti, interessandosi anche della formazione cristiana dei carcerati di Ciudad Victoria. Nel 1943 promosse la fondazione del collegio “Antonio Repiso”. Nel 1946 organizzò una missione popolare a La Pesca, dove abitavano pescatori che lavoravano per la sua impresa. L’8.12.1946, la Serva di Dio entrò nell’Associazione delle Figlie di Maria. Sentendosi chiamata alla vita consacrata, lasciò il lavoro e, il 16.7.1954, entrò nella Congregazione delle Missionarie Catechiste dei Poveri, istituto di diritto diocesano, fondato nel 1926 dall’Arcivescovo di Monterrey Mons. José Juan de Jésus Herrera y Piña. Nel 1956, la Serva di Dio pubblicò il libro “Jesucristo”. Il 16.5.1957 fece la prima professione religiosa e, due anni dopo, ebbe l’incarico di Maestra delle Postulanti. Il 19.5.1961, pur non avendo ancora emesso i voti perpetui, fu eletta Superiora Generale. Accettò umilmente l’incarico e, il 23.5.1961, emise la professione perpetua. Si impegnò con zelo per il rinnovamento e l’espansione dell’Istituto. Conobbe il Movimento dei “Cursillos de Cristianidad” e ne favorì l’apostolato, incoraggiando i Cursillos per le donne a Monterrey. Il 22.10.1964, la Congregazione delle Missionarie Catechiste dei Poveri ricevette dalla S.Sede il “decretum laudis”. Nel giugno 1965 le sue condizioni di salute peggiorarono. Morì l’8.12.1966 a Monterrey (Messico).

 

[Fonte delle biografie: www.causesanti.va]

 

 

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Covid-19 e S.Maria in Portico

 

SANTA MARIA IN PORTICO LIBERATRICE DI ROMA DALLA PESTILENZA DEL 524 E DEL 1656 di Davide CARBONARO, OMD Si preannuncia una seconda ondata in Italia, in Europa e nel mondo, della pandemia Covid-19.

Invochiamo fiduciosi Santa Maria in Portico che in più occasioni ha liberato la città di Roma dalla pestilenza, soprattutto nel 524 al tempo di Papa Giovanni I e nel 1656 durante il pontificato di Papa Alessandro VII.

 

"Sotto la tua protezione ci rifugiamo Santa Madre di Dio".

 

 

MISURIAMOCI CON LA CONOSCENZA DELLE CASE EDITRICI DI IMMAGINETTE SACRE di Attilio GARDINI

I Filiconici sono invitati ad affrontare questo divertente e semplice gioco, per saggiare le proprie conoscenze. Eseguire l’abbinamento tra i simboli / Logo con le Ragioni sociali delle corrispondenti Case produttrici. Trascrivere sopra i puntini che precedono le ragioni sociali di ogni ditta, la lettera collegata al corrispettivo logo, per ogni singola immagine. Apparirà così il nome del fondatore e animatore dei prestigiosi santini della SLE - Sacra lega Eucaristica. ……

 

1 - Stabilimento artistico Edoardo Berardi, Milano; ……

2 - Edizioni sacre Fratelli Bonella, Milano; ……

3 - Ditta Arturo Ratti, Milano; ……

4 - Opera della Regalità di N.S. Gesù Cristo; ……

5 - Stabilimento Bartolomeo Nino Marconi, Genova; ……

6 - Editrice Santa Lega Eucaristica, Milano; ……

7 - Pia Società San Paolo, Alba; ……

8 - Arti Grafiche Achille Bertarelli, Milano; ……

9 - Editore Nino Basevi, Milano; ……

10 - Editore Francesco Rinaldini, Napoli; ……

11 - Grafiche Rino Nicolini, Varese; ……

12 - Scuola Beato Angelico, Milano

 

P. S.- Con l’occasione, la Redazione indica ai nuovi soci un interessante libro scritto dal socio Aicis Prof. Attilio Gardini “I SANTINI ITALIANI - Guida per il filiconico”, pag.275, pubblicato da Barbieri Edizioni nell’ottobre 2016. Il volume, molto utile in quanto contiene i nomi di Editori, Ditte, Stabilimenti artistici, Studi grafici che hanno prodotto immaginette sacre o a contenuto devozionale dell’800 e del ‘900, ha la prefazione del Presidente AICIS Giancarlo Gualtieri e del socio Vittorio Pranzini.

 

 

 

 

 

 

NOTIZIE DAL MONDO

Città del Vaticano, 11 febbraio 2020

SAN LEOPOLDO MANDIC PROCLAMATO PATRONO DEI MALATI DI TUMORE IN ITALIA

 

Dall’11 febbraio 2020 i malati di cancro hanno un patrono: San Leopoldo Mandić. Il frate cappuccino, confessore, testimone della riconciliazione e promotore dell’ecumenismo, già dai fedeli invocato per chiedere sostegno nella malattia, morto a causa di un tumore all’esofago, ora è ufficialmente patrono dei malati di tumori in Italia.

A darne l’annuncio, dopo che la Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti l’ha decretato, è stato il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, insieme all’ex Generale dell’Ordine dei Cappuccini, fra Mauro Jöhri, a fra Flaviano Gusella, Rettore del santuario padovano che ne conserva le spoglie, e di quel comitato di medici padovani che diede inizio nel 2016 a una raccolta firme.

 

La Congregazione lo ha riconosciuto come patrono dei malati oncologici con queste parole: “San Leopoldo Mandić da Castelnuovo, presbitero dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che spese tutta la sua vita nell’esercizio del ministero della Riconciliazione e che, colpito da una malattia tumorale, ne portò il grave e prolungato peso con fede serena”.

 

“Avere un patrono presso Dio - ha ricordato il vescovo Cipolla - significa che l’uomo nella sua fragilità ha comunque una grande possibilità di sentirsi sostenuto, anche da un intervento che viene da Dio, significa aprire una finestra di speranza là dove noi e le nostre forze non possono arrivare. Dove noi dobbiamo constatare il nostro limite, per Dio c’è ancora possibilità e questa è un’esperienza che arricchisce la nostra umanità”.

 

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Como, 11 luglio 2020

MONS.OSCAR CANTONI COMUNICA CHE MARIA LAURA MAINETTI SARÀ BEATIFICATA IL 6 GIUGNO 2021

 

Lo scorso 11 luglio 2020 Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como ha annunciato: “Sono lieto di comunicare che la beatificazione di suor Maria Laura Mainetti sarà celebrata il prossimo 6 giugno 2021, a Chiavenna.

Per preparare questo evento stiamo organizzando un comitato, che si prenderà cura di tutto l’occorrente per una degna celebrazione. Al di là di questo, tuttavia, ciò che è irrinunciabile sarà un coinvolgimento spirituale di tutta la nostra Chiesa, perché giunga preparata a comprendere i doni che Dio ci concede e a cogliere l’insegnamento e la testimonianza fruttuosa che suor Maria Laura ci ha lasciato”.

 

La Venerabile Maria Laura Mainetti (al secolo: Teresina Elsa), Suora professa della Congregazione delle Figlie della Croce, Suore di Sant’Andrea è nata a Colico (Italia) il 20 agosto 1939 ed è stata uccisa all’età di 61 anni a Chiavenna (Italia), in odio alla Fede, il 6 giugno 2000 da tre ragazze.

Il processo di beatificazione era iniziato nel 2008.

 

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Torino, 22 luglio 2020

APERTA LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI DON CARLO DE AMBROGIO

 

Il 22 luglio scorso Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha presieduto l’apertura della causa di beatificazione di don Carlo De Ambrogio, sacerdote per lungo tempo attivo a Valdocco, grande comunicatore e fondatore del movimento mariano giovanile “Gioventù Ardente Mariana”.

 

Carlo de Ambrogio nasce ad Arsiero (Vicenza) il 25 marzo 1921. Frequenta i Salesiani di Don Bosco fin da bambino. Si laurea in Lettere e Filosofia nel 1945 a Padova. Sacerdote salesiano dal 1947, per 10 anni svolge il ministero a Pordenone nel “Collegio Don Bosco” con i giovani.

Inoltre, è impegnato nel servizio religioso dei giovani delle Forze Armate americane. I superiori notano il talento e lo destinano nel 1957 a Torino, Casa madre della Congregazione, come responsabile della rivista Meridiano 12.

Nell’ambito dei suoi numerosi viaggi, nel 1969 a Calcutta incontra Madre Teresa.

 

Disponibile a tutte le ore, trova il tempo di tenere corsi serali per studenti universitari e collabora con la SEI. Ma l’opera per cui don De Ambrogio è ricordato è il Movimento «Gioventù Ardente Mariana » (GAM).

A Valdocco prega infinite volte nel santuario di Maria Ausiliatrice. Davanti a quell’immagine nasce l’opera che porta la sua idea ovunque. Un mese dopo la fondazione del G.A.M., la notte della vigilia della festa del 24.5.1975, cinquemila ragazzi nel cortile, sotto la pioggia, dicono il rosario, si confessano, partecipano alla Messa.

Del 1977 la prova più dura: i superiori lo invitano a lasciare la Congregazione per evitare ogni sovrapposizione. Ne soffre molto, ma accetta. Don De Ambrogio è accolto dal card. Corrado Ursi a Napoli. Riprende a percorrere tutta Italia, anima i Cenacoli “Gam” in parrocchie, istituti religiosi, ospedali e caserme.

Muore il 7.11.1979. (Fonte: La Voce e il Tempo)

 

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Perugia, 20 agosto 2020

IL CARD.BASSETTI ANNUNCIA L’APERTURA DELL’INCHIESTA DIOCESANA DI GIAMPIERO MORETTINI

 

L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il card. Gualtiero Bassetti, ha annunciato la prossima celebrazione dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità di Giampiero Morettini, giovane seminarista, morto il 21 agosto 2014, in seguito all’accettazione della richiesta canonica presentata dal postulatore, don Francesco Buono.

Attraverso l’editto, il cardinale invita tutti i fedeli a fornire notizie utili riguardanti la causa, rivolgendosi al cancelliere arcivescovile, don Marco Pezzanera.

 

“La raccolta sia delle testimonianze di quanti hanno conosciuto Giampiero Morettini sia delle segnalazioni di grazie ottenute per sua intercessione costituisce un momento decisivo nella prassi canonica, per poter constatare anzitutto la fama di santità del seminarista in vita e la sua persistenza ‘post mortem’, così come per prendere atto della solidità del ‘sensus fidelium’ che in lui ravvisa un valido intercessore presso Dio”, informa in una nota la diocesi. Per volontà dello stesso card. Bassetti, con la sua prefazione, nel 2016 per i tipi delle Paoline, è stato pubblicato il volume di suor Roberta Vinerba dal titolo “Giampiero Morettini. Con lui Dio non si era sbagliato”,

 

che ricostruisce la vita del seminarista a partire dalle testimonianze di chi lo conobbe in vita. (Fonte: Agenzia SIR) 17 Notizie dal Mondo

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Diocesi Cassano allo Ionio, 8 settembre 2020

CHIUSURA DELL’INCHIESTA DIOCESANA DI SUOR SEMPLICE MARIA BERARD

 

In Calabria, nella diocesi di Cassano allo Ionio, lo scorso 8 settembre si è chiusa la sessione diocesana della causa di suor. Semplice Maria Berardi da tutti conosciuta come “Zi Monaca”.

 

“La vita di Maria - ha detto il vescovo Francesco Savino - ha molte cose in comune con la vita di suor Semplice, a cominciare dal suo ‘eccomi’ generoso e dalla sua prossimità al popolo. L’esercizio spirituale di oggi è impegnarsi sempre più nella preghiera. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di testimoni. Suor Semplice lo era.

La santità può essere quella della porta accanto, perché la santità dipende da noi”.

 

Nata a Castrovillari il 16 luglio 1873 da genitori di umili origini, sr. Semplice è divenuta suora di Santa Chiara d’Assisi, le Clarisse, e pur continuando a vivere nella sua casa si sentì una suora a tutti gli effetti: le mura domestiche si trasformarono per lei in un convento e le ore delle sue giornate erano scandite dalla preghiera, dal raccoglimento, dalle opere di carità, mentre altro tempo ancora lo dedicava invece alla penitenza e alla flagellazione in un angusto, freddo e buio locale sottoscala che amava definire “il martirio”.

 

Veniva affettuosamente chiamata “Zi’ Monaca”, la “Monaca Santa”. Spesso soleva dire ai suoi figli spirituali: “Figli miei, quanto costa il paradiso!”.

Le sue uscite erano riservate esclusivamente agli ammalati e ai carcerati. Suor Semplice viveva con il lavoro delle sue mani, infatti era una valida sarta ed abile ricamatrice. Muore il 23 marzo 1953 esclamando: “Viva Gesù”.

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San Giovanni Rotondo, 14 settembre 2020

APERTURA DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DI FRA MODESTINO DA PIETRELCINA

 

 

Lo scorso 14 settembre, con l’inizio della novena per la festa di San Pio da Pietrelcina, Mons. Franco Moscone, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste ha presieduto, nel Santuario di S.Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, la sessione di apertura della causa di canonizzazione di fra Modestino da Pietrelcina, al secolo Damiano Fucci, che per 42 anni ha svolto il suo servizio di accoglienza come portinaio del convento di San Giovanni Rotondo.

 

Fra Modestino, nato a Pietrelcina (Bn) il 19 aprile 1917, è morto a San Giovanni Rotondo il 14 agosto 2011 in fama di santità. Prima della benedizione finale hanno prestato il previsto giuramento l’Arcivescovo, il postulatore generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, fra Carlo Calloni, il vice postulatore di questa specifica Causa, fra Nazario Vasciarelli, e gli officiali nominati per l’Inchiesta: don Michele Nasuti, delegato episcopale; don Nicola Iacovone, promotore di Giustizia, e il dr. Stefano Campanella.

Subito dopo hanno giurato i componenti della Commissione Storica: il cappuccino fr. Antonio Salvatore, la dott.ssa Valentina Merla, specialista in filologia, e il prof. Domenico Rossi di Pietrelcina.

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17 settembre 2020

TRASFERIMENTO RELIQUIE DEI SS.CLEMENTE E POTITO, DONO DEL PAPA AL PATRIARCA BULGARO NEOFIT

 

Papa Francesco nel febbraio u.s. aveva donato a Sua Santità Neofit, Metropolita di Sofia e Patriarca della Chiesa ortodossa di Bulgaria, le reliquie di San Clemente, Papa e martire, e di San Potito, martire.

La cerimonia di consegna è avvenuta da parte di Mons. Anselmo Guido Pecorari, che ha portato a Sofia il dono del Pontefice, un segno per ricordare il viaggio apostolico di Francesco in Bulgaria del maggio 2019.

Sua Santità Neofit aveva espresso la propria gioia spirituale per il “gesto fraterno”. Il Patriarca in quella occasione aveva ricordato i frammenti di altre reliquie donati alla Chiesa ortodossa di Bulgaria sia da San Giovanni Paolo II nel 2002 di San Dacio di Dorostol, sia dal Papa emerito Benedetto XVI nel 2006 di San Giorgio martire.

“La testimonianza della fede dei Santi e dei martiri di Cristo - aveva specificato Sua Santità Neofit - è una chiara prova delle nostre buone relazioni, che rimangono e continueranno ad esistere nella pace, nella comprensione e nel rispetto reciproco”.

 

Lo scorso 17 settembre, in occasione della festa di Santa Sofia nella capitale bulgara, sono state traslate nella Basilica della città le suddette reliquie.

San Clemente e San Potito, si legge in un messaggio di Papa Francesco al Patriarca Neofit, Metropolita di Sofia, “continuano a essere per noi, malgrado i secoli trascorsi, un esempio eloquente”. Essi - prosegue il messaggio dal presidente della Conferenza episcopale bulgara, mons. Christo Proykov, - ci ricordano che “i martiri appartengono a tutte le Chiese e la santa sofferenza da loro patita nel martirio alimenta un ecumenismo del sangue, che trascende le divisioni e invita tutti i cristiani a promuovere l’unità visibile dei discepoli di Cristo”.

 

 

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San Pietro di Scala, 3 settembre 2020

IX CENTENARIO DELLA NASCITA AL CIELO DEL BEATO GERARDO SASSO

 

Il 3 settembre, si ricorda la morte del Beato Gerardo Sasso, monaco e fondatore dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Il Beato Gerardo Sasso nacque a San Pietro di Scala, piccolo comune in Provincia di Salerno, all’incirca nel 1040.

 

Dunque il giorno e la data della nascita del beato benedettino non sono conosciute con certezza, ma siamo a conoscenza di queste informazioni circa la sua morte: avvenne nella città santa di Gerusalemme il 3 settembre del 1120.

 

Sasso è celebre per essere stato il fondatore dell’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, attualmente meglio noto come Cavalieri di Malta.

Nel 1113 ne divenne primo Gran Maestro. Gerardo Sasso è stato beatificato da San Giovanni Paolo II nel 1984.

Una figura del genere non poteva non essere ricordata nel IX centenario della sua ascesa al Cielo.

E il 3 settembre u.s. si è tenuta una Celebrazione Eucaristica nel Duomo di San Lorenzo del piccolo comune campano. Messa celebrata dal Cardinal Angelo Becciu, Delegato speciale della Santa Sede presso il Sovrano Ordine di Malta.

 

La sua parabola dalla costiera amalfitana alla Terra Santa è stata sottolineata con parole incisive nell’omelia del Delegato speciale presso il Sovrano Militare Ordine di Malta e Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Inoltre, in questa occasione, sono stati pubblicamente presentati due francobolli celebrativi emessi dalle Poste Italiane, uno realizzato dall’artista Mimmo Paladino, l’altro sulla bozza di un disegno di Dario Fo, ospite a Scala nel 2009, che ritrae la facciata del Duomo di San Lorenzo.

Grande insomma è stata la mobilitazione nel paesino di Scala per l’evento i cui festeggiamenti sono durati tre giorni all’insegna di incontri e dibattiti sui temi cari al Beato Gerardo Sasso: dialogo interreligioso, solidarietà e fratellanza tra i popoli.

Tra le personalità intervenute c’erano, in rappresentanza del governo italiano, il ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il sindaco di Scala, Luigi Mansi, e il Luogotenente interinale dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, fra’ Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villas Boas.

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24 settembre 2020

IL PAPA ACCETTA LE DIMISSIONI DEL CARDINALE ANGELO BECCIU

 

Il cardinale Angelo Becciu ha rinunciato alla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Ecco il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede:

“Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu”. Napoli, 26 settembre

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2020 BEATIFICAZIONE DI MARIA LUIGIA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

 

A Napoli, il 26 settembre 2020, Maria Luigia Pascale del Santissimo Sacramento, al secolo Maria Velotti, è diventata beata: l’umile e riservata fondatrice delle Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce.

In rappresentanza del Papa, ha presieduto la cerimonia di beatificazione, l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe che nell’omelia ha ripercorso i tratti principali di questa figura consegnando alle consorelle l’incarico di farla conoscere al mondo.

 

Umile e nascosta in vita così come nella morte: questa era Maria Luigia Pascale del SS.mo Sacramento, una figura ancora oggi poco conosciuta, ma che sempre da pochi viene superata per grandezza e splendore, e infatti finalmente può essere venerata nella sua Napoli e dalla Chiesa tutta. Una donna del suo tempo che alle sfide del medesimo seppe rispondere sempre nella maniera corretta: rimboccandosi le maniche, per lo più, anche se forse la sua indole l’avrebbe portata a una vita più contemplativa, fatta di preghiera e adorazione di Gesù Eucaristia. Nella sua omelia il card.

 

Sepe l’ha presentata quale “modello di virtù” divisa tra il suo grande amore alla Croce e la sua sensibilità sociale che l’ha portata all’apostolato, ad una importante attività catechistica e alla cura in particolare dei poveri e dei sofferenti specie le giovani.

Due i tratti che della nuova beata il cardinale ha posto in luce: la vita uniformata alla Passione di Cristo, nell’adorazione e nell’imitazione, in una fede pura vissuta sempre con umiltà e modestia, e la sua donazione agli altri attraverso la carità di cui ha lasciato i segni.

“La sua figura è specchio - ha detto il porporato - di una Chiesa di oltre 130 anni fa in cui, la vita religiosa femminile era fiorente, come lo è oggi”.

 

L’invito conclusivo è andato non solo alle consorelle di Maria Luigia, affinché donino il loro carisma al mondo, ma anche a ciascuno di noi perché sul modello della nuova beata, possa sentirsi stimolato alla testimonianza viva del Vangelo nelle periferie esistenziali di oggi con l’attenzione che occorre alle esigenze di chi ci sta accanto. (Roberta Barbi - Città del Vaticano)

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Bologna, 4 ottobre 2020

BEATIFICAZIONE DI PADRE OLINTO MARELLA

 

In vista della beatificazione di Padre Olinto Marella del 4 ottobre, martedì 29 settembre si è tenuto nell’arena di Fico a Bologna un incontro con gli insegnanti: hanno partecipato il cardinale Matteo Zuppi e il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari.

 

Mirella D’Ascenzo, docente di Storia della pedagogia all’Alma Mater di Bologna, è intervenuta con una relazione sul modello educativo innovatore del professor Marella, per anni impegnato nella docenza ai Licei «Minghetti» e «Galvani». Nei primi quattro giorni di ottobre alcuni totem in città segnaleranno i luoghi più significativi delle vicende di don Olinto nel cuore di Bologna. L’iniziativa dal titolo «Storia di un uomo beato.

 

Alla scoperta di padre Marella» è un itinerario lungo le vie del centro per conoscere la figura del nuovo beato.

Sabato 3 ottobre dalle 15 alle 19 alcuni giovani accoglieranno i visitatori nei luoghi contrassegnati dai pannelli raccontando la vita di don Olinto e il suo carisma.

Il percorso interesserà: il liceo Galvani, l’arcivescovado, Piazza Verdi, l’angolo via Caprarie 1, San Giovanni in Monte e la basilica di San Francesco.

L’iniziativa è promossa con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio in Bologna e Petroniana viaggi. È inoltre in allestimento un museo dedicato a padre Marella nell’edificio di via Piana, zona Fiera, dove negli anni ‘40 si trovavano le baracche di molti indigenti e dove il padre utilizzava per le sue attività caritative un vecchio edificio.

 

Nella pagina dell’Ufficio liturgico del sito internet della diocesi si trova del materiale per celebrazioni e momenti di preghiera in preparazione alla beatificazione.

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Assisi, 10 ottobre 2020

BEATIFICAZIONE DI CARLO ACUTIS

 

Assisi si sta preparando alla cerimonia di beatificazione del giovanissimo Carlo Acutis. Molti i pellegrini che arriveranno per la celebrazione del 10 ottobre, trasmessa in diretta da numerose emittenti.

La sera del 9 ottobre a Santa Maria degli Angeli si terrà la veglia di preghiera dei giovani in preparazione all’evento. Infatti quella del prossimo 10 ottobre sarà una giornata importante per Assisi.

 

L’attesa per la beatificazione di Carlo Acutis è già palpabile. La città è tappezzata di manifesti che ricordano l’appuntamento e che incrociano lo sguardo dei fedeli. Arriveranno alla spicciolata dalla Lombardia, dalla Toscana, dalle Marche, dalla Puglia, dalla Campania. Il sentimento che li anima è vario: c’è gioia, c’è serenità, c’è commozione. Il loro movimento si concentrerà soprattutto attorno al Santuario della Spogliazione: da qui, passeranno migliaia di persone per venerare il corpo del giovane che sarà reso visibile a partire dal primo ottobre. E saranno ancora di più quelli che seguiranno i ‘live’ diffusi on line attraverso i canali social della Diocesi. Lo staff del Vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, conferma che sono tantissime le richieste da parte di emittenti che vogliono condividere la diretta televisiva della celebrazione del 10 ottobre.

 

Lo chiedono anche dall’estero, dall’America Latina fino al Libano. Quasi cento i giornalisti accreditati, che saranno accolti presso la sala stampa del Sacro Convento e la struttura allestita nei locali della Diocesi.

All’esterno del Santuario, un maxi schermo trasmetterà immagini di Carlo. Una soluzione che consentirà ai pellegrini di seguire il rito della beatificazione nel pieno rispetto delle normative anti COVID, anche grazie all’impegno di circa 200 volontari ai quali verrà affidata l’accoglienza

 

. Non tutti i fedeli entreranno nella Basilica Superiore dove ci sarà spazio per meno di 400 persone. Altrettante la seguiranno dall’interno la Basilica inferiore sempre in diretta video.

Stessa cosa succederà all’esterno: sul sagrato delle due Basiliche saranno allestiti altri due maxi schermi con sedie per quasi 2.000 pellegrini. Una soluzione che verrà replicata anche a Santa Maria degli Angeli, dove il 9 ottobre, a partire dalle 21.30, sarà in programma un appuntamento chiave: la veglia di preghiera organizzata dalla pastorale giovanile regionale in preparazione alla beatificazione.

 

Ci saranno più di 800 ragazzi, anche loro provenienti un po’ da tutta Italia e dall’estero. Gli organizzatori segnalano già un certo entusiasmo nella fase di prenotazione per questa iniziativa. Il clima sarà molto simile a quello della GMG. Le confessioni continue rappresentano il ‘fil rouge’ della serata che culminerà con l’adorazione Eucaristica, ricordando l’abitudine di Carlo di sostare quotidianamente davanti al Santissimo.

Abitudine che verrà sottolineata anche in un altro modo: dieci chiese del centro storico, a partire dal 9 ottobre pomeriggio, resteranno aperte per consentire l’adorazione Eucaristica libera e silenziosa nell’ambito dell’iniziativa denominata ‘Assisi città eucaristica’.

Tutta la città si stringerà così attorno alla figura del giovane, la cui immagine è simboleggiata anche dal grande drappo sistemato in queste ore alle spalle dell’altare nella Basilica superiore.

 

Il 10 ottobre verrà svelato appena sarà terminata la lettura della formula di beatificazione. (Fonte: Eugenio Bonanata - Città del Vaticano) P. S.- Molti soci, già dall’inizio di settembre hanno telefonato in Segreteria Aicis per poter ricevere con la Rivista nr. 4/2020, una immaginetta di Carlo con la dicitura “Beato”.

La Redazione ha incaricato di ciò il nostro efficiente Segretario, Antonino Cottone il quale oltre riuscire a trovare ed acquistare tali immaginette con appunto la dicitura “Beato Carlo Acutis”, ha voluto offrirle lui personalmente a tutti gli associati.

 

Un “grazie” ad Antonino Cottone per il bel gesto in onore del beato Carlo. (La Redazione)

 

 

 

MOSTRE DI SANTINI

 

LE MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE IN ITALIA

 

Roma, 5 Dicembre 2020/6 Gennaio 2021:

 

“ELEGIAE NATIVITATIS - IX MOSTRA DEL SANTINO NATALIZIO”

 

Il prossimo 5 dicembre, salvo disposizioni governative future che dispongano diversamente, verrà inaugurata a Roma, nella Parrocchia di Santa Maria in Portico (Campitelli) - esattamente nella “Spazio T24” di Via della Tribuna di Campitelli - 00186 Roma, la IX edizione della Esposizione Aicis sul santino natalizio dal titolo: “ELEGIAE NATIVITATIS - Mostra di santini e incisioni dal XVII al XX secolo” e come sottotitolo “SANTA MARIA IN PORTICO: liberatrice di Roma dalla pestilenza del 1656”.

La “Barbieri Edizioni”, come lo scorso anno, pubblicherà un apposito catalogo “Elegiae Nativitatis” ricco di vari articoli e di immaginette presentate nella sopracitata Mostra. Detto catalogo, per chi lo desidererà, potrà essere richiesto direttamente alla Casa Editrice tramite e-mail: info@barbieriedizioni.it

 

 

 

I “SANTI PATRONI” DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE D’ITALIA


DI Giancarlo Gualtieri

 

15a REGIONE: SICILIA

 

Province: Agrigento - Caltanissetta - Catania - Enna Messina - Palermo - Ragusa - Siracusa - Trapani

 

La Regione ecclesiastica Sicilia è una delle 16 regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio corrisponde al territorio della regione amministrativa dello Stato italiano.

Questa regione ecclesiastica è composta da 5 province ecclesiastiche ed una eparchia, così ripartite: Provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Palermo, (Arcidiocesi di Palermo, Diocesi di Cefalù, Diocesi di Mazara del Vallo, Arcidiocesi di Monreale, Diocesi di Trapani). Provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Agrigento, (Arcidiocesi di Agrigento, Diocesi di Caltanissetta, Diocesi di Piazza Armerina).

Provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Catania, (Arcidiocesi di Catania, Diocesi di Acireale, Diocesi di Caltagirone).

Provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di MessinaLipari-Santa Lucia del Mela, (Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Diocesi di Nicosia, Diocesi di Patti).

Provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Siracusa, (Arcidiocesi di Siracusa, Diocesi di Noto, Diocesi di Ragusa. Eparchia di Piana degli Albanesi. Sicuramente la Sicilia fu tra le prime province romane a sentire il nome di Gesù Cristo per voce dell’apostolo delle genti, san Paolo, che viaggiando verso Roma si fermò a Siracusa per tre giorni.

 

La regione SICILIA ha come Santa Patrona: La Madonna Odigitria, dell’Itria o di Costantinopoli, (dal greco: colei che guida indicando la via) è la Patrona principale della Sicilia.

Secondo la tradizione tale devozione risale all’ VIII secolo, quando alcuni soldati siciliani, di ritorno da una cruenta battaglia contro l’esercito Turco che aveva assediato la città di Costantinopoli con una flotta di centinaia di navi, raccontarono della vittoria dell’esercito imperiale grazie all’intercessione della Vergine Odigitria rappresentata nell’icona portata in processione sulle mura della cittadina e mostrata al nemico.

Infatti a Costantinopoli, questa immagine miracolosa, attribuita all’Apostolo Luca, veniva conservata in una chiesa custodita da frati basiliani sin dal V secolo.

L’icona mostra la Madonna che reca in braccio Gesù Bambino, in atto benedicente con in mano una pergamena arrotolata, indicato dalla Vergine con la mano destra.

Ben presto il culto verso la Madonna Odigitria si diffuse in tutta la Sicilia ed è ricordata dalla liturgia il martedì che segue la domenica di Pentecoste. (Fig. 1)

 

A Roma, in via del Tritone, nel rione Colonna, sin dal 1594 fu eretta dalla Confraternita dei siciliani, una chiesa dedicata alla Vergine detta dell’Itria. Con Bolla del 12.1.1973, Papa Paolo VI ha elevato la Chiesa a «diaconia cardinalizia» col titolo corretto di «Santa Maria Odigitria dei Siciliani» che viene assegnato da allora agli arcivescovi di Palermo elevati alla dignità cardinalizia.

La Madonna è rappresentata su di una cassa portata da due monaci basiliani ‘i vecchioni’ a ricordo di una leggenda che narra di una disputa tra due paesi che volevano impossessarsi della sacra icona.

Ad un certo punto, l’immagine divenne talmente pesante che furono costretti a fermarsi, allora proprio in quel luogo decisero di costruire un santuario. (Fig. 2)

Sul retro di molti santini dedicati a S. Maria dell’Itria dei Siciliani è riportata la seguente preghiera:

“O Vergine Santa, che volgi lo sguardo sulle guerre e dai la pace, che stendi la mano e sollevi chi cade, che appari e disperdi le ombre, proteggi la Sicilia. Madre di Dio, sii madre nostra. Sii con noi, o Maria, in quest’ora di universale distruzione, di sangue che trabocca e straripa, di dissoluzione che travolge. Resta con noi, nella Terra che ami, che è tua: che ti salutò e t’invocò Regina nelle lotte, dure e cruente, per la fede e per la Patria. Benedici la Sicilia, quest’isola ferace, madre di Santi, di martiri, di pontefici, di vergini, di eroi. Abbiamo bisogno di te, oggi, più che mai. Nello smarrimento che scombuia le menti, nel disordine che travaglia le genti, nello scompiglio che imperversa sul mondo, reggi il nostro Popolo, sii nostra Stella. Ravviva la fede, infondi in noi energie di resistenza, di carità e di giustizia. Segnaci la via che abbiamo da seguire e guida la Sicilia nostra agli alti destini a cui la storia secolare la sospinge, a cui Dio la chiama”.

 

I Santi patroni della città di PALERMO sono: Santa Rosalia (1130 - Palermo, 4 set. 1170), figlia del conte Sinibaldo de’ Sinibaldi, signore della Quisquina e del monte delle Rose, trascorse la fanciullezza presso la corte di Ruggero II.

Promessa in sposa ad un nobile del luogo, Rosalia rifiutò l’offerta e si rifugiò in una grotta presso Santo Stefano Quisquina, dove, secondo la tradizione, visse per 12 anni, prima di trasferirsi nella grotta di Monte Pellegrino ove morì in pace e solitudine.

Secondo la tradizione i resti mortali della Santa furono rinvenuti il 15 luglio 1624 in seguito ad una visione di una popolana ‘Girolama la Gattuta’. L’anno successivo Palermo fu colpita da una terribile epidemia di peste che si arrestò solo dopo che le reliquie della Santa furono portate in solenne processione per le vie della città.

I palermitani per riconoscenza eleggono la ‘Santuzza’ come principale protettrice della città e, ogni anno dall’11 al 15 luglio, si ripete ‘u fistinu’ con la tradizionale processione del carro trionfale, introdotto nel 1686, e un corteo delle varie confraternite con i costumi storici.

La sera del 14 luglio la processione parte dal Palazzo reale e si snoda lungo l’antico Cassaro fino a mare, fermandosi dinanzi alla Cattedrale e ai Quattro Canti, punto in cui il sindaco della città sale sul carro e depone dei fiori ai piedi della santa, gridando: «Viva Palermo e Santa Rosalia».

Non appena la processione arriva al Foro Italico hanno inizio i fuochi d’artificio che durano fino a tarda notte.

 

Il 4 settembre invece la tradizionale ‘acchianata’ a piedi dei fedeli a Monte Pellegrino. (Fig. 3) San Benedetto il Moro (1524 o 1526 San Fratello / ME - 4 apr. 1589 Palermo), Benedetto Manasseri nato in una famiglia di schiavi provenienti dall’Africa a San Fratello in provincia di Messina, sin da bambino si mise al servizio dei poveri tanto che fu soprannominato il santo.

Alla maggiore età abbondonata la famiglia si diede prima alla vita eremitica e poi in giro per vari conventi fino a quello francescano di Santa Maria di Gesù di Palermo, dove rimase fino alla morte.

Secondo la tradizione compì numerosi miracoli; ebbe fama di santità anche da vivo, tanto che molti ecclesiastici e teologi, e addirittura il viceré, si affidavano al suo consiglio prima di prendere decisioni importanti.

Nel 1652 il Senato di Palermo lo proclamò compatrono e intercessore della città. Il 15 maggio del 1743 il pontefice Benedetto XIV lo beatificò rendendone possibile il culto e il 24 maggio 1807 fu canonizzato da Papa Pio VII con la “Bolla Civitatem Sanctam”: Benedetto era il primo santo nero della storia.

Palermo celebra la sua festa il 4 aprile giorno della sua morte e nell’ultima domenica di giugno. (Fig. 4)

 

San Francesco di Paola (Paola, 27 mar. 1416 - Plessis-lez-Tours, 2 apr. 1507), è stato un religioso italiano, eremita, fondatore dell’Ordine dei Minimi.

Fu beatificato nel 1513 da Leone X e da lui stesso canonizzato il 1 maggio 1519. “U Santu Patri”, come lo chiamano familiarmente ancora oggi i devoti siciliani, fu dichiarato Patrono del Regno di Sicilia da Urbano VIII il 23 marzo 1630, patronato confermato anche da Clemente XII nel 1738 accogliendo le istanze del popolo, del clero e dello stesso re Carlo di Borbone.

Pio XII il 27 marzo 1943, col Breve “Quod Sanctorum Patronatus”, lo ha proclamato “Patrono della gente di mare della nazione italiana” e Giovanni XXIII il 22 giugno 1962 lo ha eletto a “Celeste Patrono presso Dio della Calabria”.

Solenni festeggiamenti in onore di San Francesco da Paola si svolgono ogni anno in tutta la Sicilia con processioni sia in terra che con barche a mare.

A Palermo La festa di San Francesco di Paola si celebra ogni anno la seconda domenica di maggio con una solenne processione curata dalla Venerabile Confraternita dei Terziari di San Francesco di Paola. (Fig. 5)

 

Sant’Agata (CT o PA? 229 / 235 - Catania, 5 febbraio 251), nata molto probabilmente a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana, ancora giovinetta si consacrò a Dio. In quel tempo Quinziano, proconsole di Catania, su ordine dell’imperatore Decio, imponeva a tutti i cristiani di rinnegare la loro fede.

Secondo la tradizione Agata con la sua famiglia fu costretta alla fuga e si rifugiò a Palermo, nella zona del quartiere Capo denominata “Guilla”, ma fu rintracciata e costretta a tornare a Catania.

Rinchiusa in prigione fu sottoposta a efferate torture, addirittura le furono strappati i seni con enormi tenaglie. Agata nonostante tutto miracolosamente sopravvisse e allora fu condannata al rogo, ma un forte terremoto evitò l’esecuzione.

Riportata agonizzante in cella, morì qualche ora dopo. La leggenda che lega Palermo a Sant’Agata è quella dell’impronta del suo piede lasciata su una pietra prima di abbandonare la città, oggi custodita in una piccola chiesa detta appunto “Sant’Agata alla Pedata”. Per suggellare questo legame, Palermo proclamò Agata patrona della città, insieme a Ninfa, Caterina e Oliva.

Dal XVII secolo, tra i monumentali ‘quattro canti’, la statua di Sant’Agata rappresenta il quartiere della Kalsa (Mandamento Tribunali). Anche Palermo ogni 5 febbraio rende omaggio alla giovane martire siciliana con sentite celebrazioni religiose. (Fig. 6)

 

Santa Cristina di Bolsena (+ IV secolo). Secondo una Passio del VI sec. era una bellissima fanciulla di fede cristiana, per questo motivo rinchiusa in una torre dal padre Urbano e sottoposta a terribili torture.

Condannata a morte le fu legata una pesante pietra al collo e gettata nelle acque del lago di Bolsena, la pietra però, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla. Morto il genitore fu costretta a subire altre violenze fino a quando non venne uccisa con due frecce. Alcune reliquie del corpo si trovano a Sepino, cittadina molisana in provincia di Campobasso, e altre reliquie furono traslate tra il 1154 e 1166 a Palermo nella Cattedrale, che proclamò la martire sua patrona celeste, festeggiandola il 24 luglio e il 7 maggio.

Ai ‘quattro canti’, la statua di Santa Cristina, rappresenta il quartiere de ‘l’Alberghiera’ (mandamento Palazzo Reale). (Fig. 7)

 

Santa Ninfa (Palermo, ... -, Porto antica Roma / Fiumicino, 316), secondo una Passio manoscritta risalente al XII secolo, era figlia di Aureliano prefetto di Palermo al tempo di Costantino, e fu convertita al cristianesimo da Mamiliano vescovo di Palermo.

A nulla valsero i tentativi di farle abiurare la fede in Cristo.

Incarcerata insieme al vescovo ed altri duecento cristiani, secondo la leggenda, furono liberati da un angelo, ed imbarcati su di una nave approdarono all’isola del Giglio. Poi, desiderosi di visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo, raggiunsero Roma, dove Mamiliano morì subito dopo aver realizzato il suo desiderio e Ninfa lo fece seppellire in una località denominata Bucina.

Dopo circa un anno anche Ninfa morì il 10 novembre e fu sepolta nello stesso luogo dove erano conservate le reliquie di altri martiri.

Si ha notizia che il 5 settembre 1593 l’urna argentea contenente la testa della santa, venerata nella chiesa romana di Santa Maria in Monticelli, fu traslata a Palermo, sua città natale e riposta sotto l’altare della cattedrale.

La sua Festa è il 10 novembre. Ai ‘quattro canti’, la statua di Santa Ninfa, rappresenta il quartiere ‘Seralcadio’ (Mandamento Monte di Pietà). (Fig. 8)

 

Sant’Oliva di Palermo (Palermo, 448 - Tunisi, 10 giugno 463), secondo una leggenda agiografica era una bellissima giovinetta appartenente ad una nobile famiglia cristiana. A causa della sua fede appena tredicenne fu mandata in esilio a Tunisi, dove comunque continuò a professare la sua fede riuscendo a convertire molti pagani, tanto che il governatore Amira ordinò che venisse relegata in un luogo deserto pieno di belve feroci.

Ma anche qui continuava la sua opera di evangelizzazione, quindi fu arrestata e condotta in prigione in città. Sottoposta invano a terribili torture fu infine fatta decapitare il 10 giugno 463. Aveva appena quindici anni.

Sempre secondo la leggenda il suo corpo fu rapito da alcuni cristiani e portato a Palermo per essere seppellito. La sua Festa è il 10 giugno. Ai ‘quattro canti’, la statua di Sant’Oliva, rappresenta il quartiere ‘La loggia’ (Mandamento Castellammare). (Fig. 9)

 

Sant’Agatone (Palermo, 575 - Roma, 10 gennaio 681), di origine greca, nato a Palermo da genitori benestanti e devoti, fece dono dell’eredità dopo la loro morte e si ritirò nel Monastero di Sant’Ermete di Palermo.

Fu eletto papa della Chiesa cattolica il 27 giugno 678 alla veneranda età di 103 anni e morì tre anni dopo. Sant’Agatone si distinse per profondità di dottrina e spirito caritativo specialmente verso i poveri.

La Chiesa cattolica celebra la sua memoria liturgica il 10 gennaio ed è uno dei patroni di Palermo. (Fig. 10)

 

Sant’Onofrio eremita (... - IV secolo), è un anacoreta vissuto nel deserto egiziano per più di 60 anni in assoluta solitudine, cibandosi solo di erbe e trovando riparo in una caverna.

Pafnunzio, un vescovo a lui contemporaneo, lo descrive come un vecchio minuto d’aspetto, barba incolta, chioma lunga che avvolge tutto il corpo nudo e foglie che ricoprono le parti intime.

La storia e il culto di Sant’Onofrio si diffondono dall’Egitto a tutta l’Asia minore fino a Roma dove esiste una chiesa a lui dedicata.

Anche a Palermo il suo culto è molto antico, nel XV sec. viene eretta una piccola cappella dedicata al santo nei pressi della riva del fiume Papireto e nella seconda metà del XVI sec. viene fondata la Compagnia di S.Onofrio. Il 20.7.1650 con un atto pubblico il Senato palermitano sancisce l’ufficializzazione di Sant’Onofrio “Santu ‘Nofriu u pilusu” quale protettore della città di Palermo.

Da allora ogni 12 giugno, sua festa ufficiale, si ripetono le celebrazioni solenni in suo onore. Una antica credenza attribuisce al santo la capacità di fare trovare marito alle donne nubili, una preghiera recita così: “Sant ‘Nofriu pilusu, io vi pregu di ccà jusu: Vui sta grazia m’ati a fari: Io mi vogghiu maritari” - “Sant’Onofrio peloso, io vi prego da qua sotto, voi questa grazia mi dovete fare: io mi voglio sposare”. (Fig. 11)

 

San Sebastiano (Narbona, 256 - Roma, 20 gennaio 288) è stato un militare romano, martire per aver sostenuto la fede cristiana. Le notizie sulla sua vita sono narrate nella “Passio Sancti Sebastiani” di Arnobio il Giovane, monaco del V sec., e nella ‘Legenda Aurea’ di Jacopo da Varagine.

Sebastiano fu fatto condannare a morte da Diocleziano, legato ad un palo sul colle Palatino, denudato, e trafitto da così tante frecce in ogni parte del corpo da sembrare un istrice.

Sopravvissuto miracolosamente l’imperatore ordinò che fosse flagellato a morte. Il suo corpo prima che fosse buttato nella Cloaca Maxima, fu raccolto dalla matrona Lucina che lo trasportò sino alle catacombe sulla via Appia dove fu seppellito.

Il culto di Sebastiano si diffuse subito, infatti il suo nome si trova nella “Depositio martyrum”, il più antico calendario della Chiesa di Roma, risalente al 354. Insieme a s.Rocco era invocato a protezione contro la peste.

Nel Medio Evo fu eletto protettore di diverse corporazioni: mercanti di ferro, arcieri e archibugieri. Papa Pio XII il 3.5.1957 con un Breve apostolico lo ha proclamato patrono del Corpo dei Vigili Urbani. S.Sebastiano è commemorato il 20 gennaio in numerosi comuni italiani tra i quali Palermo, della quale è compatrono. (Fig. 12)

 

Santa Venera o Veneranda (II secolo), vergine e martire cristiana di origine gallica. A 39 anni venne a Roma dove, nella persecuzione dell’imperatore Antonino Pio fu catturata e imprigionata.

Subite varie torture fu infine decapitata e il corpo sepolto nelle Catacombe di Domitilla a Roma.

La sua festa è celebrata il 14 novembre in molti paesi d’Italia. In Sicilia è venerata ad Acireale, Avola, Grotte, Santa Venerina e a Palermo, di cui è compatrona.

Si narra che nell’epidemia di peste del 1493 il popolo palermitano invocò la sua intercessione.

A seguito della liberazione dal contagio le fu dedicato un tempio e proclamata patrona della città di Palermo. Durante l’epidemia di peste del 1529 fu commissionato al pittore Mario di Laurito un dipinto raffigurante la Vergine con Bambino attorniata da angeli e da una schiera di santi: Venera, Sebastiano, Rocco, Rosalia, Cristina, Ninfa, Agata e Oliva.

Al di sotto è riprodotta una veduta della città di Palermo. (Fig. 13)

 

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