Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2005 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel.06-7049.1619 e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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AICIS - VITA ASSOCIATIVA

 

 

INCARICHI NEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO


Il 5 giugno u.s. si è riunito il nuovo Consiglio direttivo per la votazione del Presidente e degli altri incarichi previsti dallo Statuto.
E’ stato eletto Presidente il Dr. Gian Lodovico Masetti Zannini, Vice Presidente Renzo Manfè, Segretario Saverio Vitagliano, Tesoriere Gianni Zucco, mentre il dr. Antonio Mennonna in qualità di semplice consigliere, riceverà compiti dal Consiglio volta per volta.

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14 GIUGNO: SCOMPARSA DEL SEGRETARIO SAVERIO VITAGLIANO


Nel pomeriggio del 14 giugno u.s., un cognato del geom. Saverio Vitagliano, ha telefonato per comunicare la triste notizia del decesso del proprio congiunto e nostro segretario. In segreteria si è rimasti senza parole all’annuncio della luttuosa, improvvisa notizia. Invitiamo gli associati a pregare per l’anima del caro Saverio, che con entusiasmo aveva, qualche giorno prima, accettato il rinnovo del mandato di “Segretario” per i prossimi cinque anni.
L’AICIS ha ordinato una santa Messa per Saverio per il 13 settembre p.v. alle ore 18,30 nella Basilica di S.Antonio in Via Merulana, 124. Invitiamo soprattutto i soci di Roma ad essere presenti numerosi.

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GIANCARLO GUALTIERI, PRIMO DEI NON ELETTI, ENTRA A FAR PARTE DEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO


Il socio Giancarlo Gualtieri, che nelle recenti elezioni era stato eletto alla carica di Revisore, il 12 maggio u.s. aveva presentato le dimissioni per problemi personali. Con la morte del segretario Vitagliano è rimasto vacante un posto di consigliere da occuparsi dal primo dei non eletti. Poiché il primo dei non eletti è proprio Gualtieri, il Presidente Dr. G.L.Masetti Zannini, con apposita lettera, ha invitato Gualtieri ad entrare a far parte del Consiglio Direttivo.
Gualtieri ha accettato l’invito e, pertanto, il 3 luglio parteciperà al Consiglio Direttivo a P.za Campitelli, Roma.

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INIZIATIVE DEL 25° AICIS: BOTTONE DA GIACCA CON LOGO AICIS VERRA’ DISTRIBUITO NEL GENNAIO 2008


Nel 2008 celebreremo il 25° di fondazione dell’AICIS.
Il Consiglio Direttivo, in data 5 giugno u.s., ha stabilito di distribuire il distintivo, o bottone da giacca, con il logo AICIS nel Gennaio-febbraio p.v., anziché con il presente Notiziario.

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VARIAZIONI DI RECAPITO POSTALE O TELEFONICO


Invitiamo gli associati a comunicare in Segreteria, con sollecita cortese urgenza, le variazioni di indirizzo o di numero telefonico (ed anche di e-mail), quando per motivi vari ciò avviene.
Tali rettifiche sono importanti soprattutto al fine di evitare disguidi con la corrispondenza o con il recapito del Notiziario sociale, ma anche perché, per legge, i dati i nostro possesso debbono restare costantemente aggiornati.

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DISTRIBUZIONE DEL “LIBRO DEI SOCI 2007”


Trasmettiamo il Libro dei Soci 2007 con l’aggiornamento dei nuovi soci 2007 e la depennazione di quelli defunti, oltre a quelli che non hanno rinnovato la quota nel corrente anno.

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CONTATTI TRA SOCI PER GLI SCAMBI


Invitiamo gli associati che desiderino effettuare degli scambi a contattare preventivamente per telefono o per e-mail (se tali contatti sono presenti nel Libro Soci) la persona con cui si desidera iniziare un rapporto di scambio di immaginette.
Ciò elimina fraintendimenti eventuali. Infatti, oltre i soci che hanno decine di contatti ma non possono allargare tale quantità, ci sono coloro che per motivi di lavoro, di assistenza ad anziani o problemi di salute personale, ecc sono impossibilitati ad iniziare nuovi contatti e talvolta a continuare i pochi già in essere.

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UGO AMICI, EX PROBOVIRO AICIS, NON STA BENE


Il socio Ugo Amici, da anni sempre presente alle riunioni sociali in sede a Roma, da qualche mese è assente per motivi di salute.
Egli ha telefonato in Segreteria per scusarsi con tutti colori con cui è in contatto epistolare in quanto non è attualmente in grado di continuare quel rapporto di invio e talvolta scambio di immaginette. Amici ha ricoperto per moltissimi anni la carica di Proboviro, fino alle ultime elezioni. Il Consiglio Direttivo coglie l’occasione a nome proprio e dei soci per fargli moltissimi auguri per la sua salute e ringraziarlo sentitamente per la sua partecipazione all’attività dell’Associazione.

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16 LUGLIO: S.MESSA PER DEFUNTO DON DOMENICO LENTINI


Il 16 luglio 2007, alle ore 18,30, nella Basilica di S. Antonio in Via Merulana 124, verrà celebrata una s. Messa di suffragio per il socio sacerdote Domenico Lentini.
Don Domenico, parroco di S.Francesco d’Assisi in Crispiano e Assistente spirituale dell’Unitalsi, si era addormentato nel Signore il 16.7.2006 dopo un periodo di sofferenze vissute nella fede ed offerte con amore per la Chiesa.
Preghiamo per lui perché possa celebrare in eterno le nozze dell’Agnello.

 

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MOSTRE DI IMMAGINETTE


THIENE (VI), 19-27 MAGGIO 2007 – Mostra “I SANTINI RELIGIOSI”


Il socio ROBERTO DE SANTIS di Alessandria ci ha segnalato una mostra di immaginette sacre a Tiene (VI) con il tema “Santini religiosi” di cui al sito: http://www.vicenza.com/
La parrocchia di S.Vincenzo si è fatta promotrice, con la collaborazione dell’assessorato alla cultura, dell’Ascom mandamento di Thiene, della Pro Thiene e del consorzio di pro loco Medio Astico, di un singolare evento culturale-religioso: una esposizione di immagini sacre, i cari vecchi “santini” che tante persone tengono gelosamente nel portafoglio, sotto il cuscino, oppure sul comodino accanto al letto e che, per la prima volta a Thiene, sono stati riuniti per realizzare una mostra particolare inaugurata al patronato “Ferrarin” della parrocchia di S.Vincenzo il 19 maggio alle 17.
E’ stata visitabile fino a domenica 27 maggio.
L’evento è stato pensato dal parroco di San Vincenzo don Piergiorgio Sandonà, curato da Antonio Valle e organizzato da Elsa Maria Marsilio e Graziella Lucchin e l’AICIS lo ha riportato sul sito www.cartantica.it
La collezione esposta era di 1500 immaginette sacre della collezione personale di MARIA e GERMANO ZUCCOLLO.
I santini sono piccole immagini - un tempo molto venerate, ora quasi dimenticate - dal grande significato, sono piccole “icone” di fede, dedicate alla Madre Celeste, a Gesù Cristo, ai Santi, ai Beati e ai Venerabili, con preghiere, aneddoti, ecc.,. Grande spazio nella mostra sarà dedicato alla devozione mariana. Un santino è stato creato proprio per l’occasione.
Si tratta dell’immagine di San Vincenzo diacono martire di Saragozza, tratta da un quadro del Maganza “Madonna in trono tra San Vincenzo e San Anastasio” che si trova nella vecchia chiesetta di San Vincenzo”.

 

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ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE), 30 giugno-29 luglio 2007
XVII Mostra sociale A.I.C.I.S. per il “90° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DI FATIMA e il 500° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA ”


L’AICIS, in collaborazione con il Circolo Filatelico Numismatico Rosetano che ha curato l’allestimento e con l’Amministrazione Comunale di Roseto – Assessorato alla Cultura, che ha messo cortesemente a disposizione i locali, ha montato nella Villa Comunale di Roseto degli Abruzzi, detta anche “Lido delle Rose”, una mostra a doppia tematica: “90° ann.rio delle Apparizioni di Fatima” e “500° ann.rio della morte di San Francesco di Paola”.
L’inaugurazione è avvenuta sabato 30 giugno e la mostra è visitabile fino al 29 luglio – ore 10-12 e 17-20.
La manifestazione rosetana è giunta ormai alla XVII edizione. Un ringraziamento sentitissimo l’AICIS lo porge sia al Dr. MARIO GIUNCO, nostro socio, che cura ogni anno la manifestazione per l’Assessorato alla Cultura del Comune, sia a EMIDIO D’ILARIO efficiente Presidente del Circolo Filatelico Numismatico Rosetano, che al termine dell’annuale manifestazione filatelica nazionale “Abruzzophil” mette a disposizione i supporti per la nostra esposizione sociale annuale.
Una tradizione iniziata nel 1991, che sta continuando con sempre grande successo di pubblico nella bella città del teramano, meta turistica di tanti italiani provenienti dalle diverse regioni, che nelle esposizioni delle immaginette sacre trovano lo spunto per arricchire culturalmente la propria vacanza ed il proprio relax.
Hanno partecipato alla mostra sociale edizione 2007, per il tema: “90° ann.rio delle apparizioni di Fatima” i soci: ROBERTO DE SANTIS di Alessandria, RENZO MANFE’ di Roma, SAVERIO VITAGLIANO di Roma, FABRIZIO CAZZATO di Tutino di Tricase, EMANUELE MACCHIAVERNA di Roma, GIAN LODOVICO MASETTI di Roma; per il tema: “500° ann.rio dellla morte di San Francesco di Paola” hanno trasmesso materiale i soci: GIANCARLO GUALTIERI, R.MANFE’ , SILVIA LANCELLOTTI e ROSA MARIA PANISI, ENRICO BELLI, tutti di Roma, FABRIZIO CAZZATO di Tutino di Tricase, AGOSTINO CERINI di Cava dei Selci, ALESSANDRO MARTINI di Firenze.
L’esposizione ha trovato idonea collocazione in due stanze, ciascuna su un tema specifico.

RENZO MANFE'

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CAPRINO VERONESE (VR), 22-25 giugno 2007
Mostra: “SANTI E SANTE NELLE IMMAGINETTE SACRE"


Il socio GIOVANNI ZENI di Caprino Veronese in collaborazione con Don PAOLO MILLI, Vicario parrocchiale di Caprino Veronese e Lubiara, ha organizzato una mostra di 400 santini nell’ambito della “Sagra di San Zuane” (San Giovanni Battista), avente per tema “Santi e Sante nelle immaginette sacre”.
In data 22 giugno L’ARENA di Verona a pagina 33 riporta un articolo: “Sagra di San Zuane. Gran Lavoro a Lubiara” nel quale la giornalista Barbara Bertasi elenca le varie iniziative a Caprino per festeggiare l’ottantesimo dalla fondazione della Parrocchia di San Giovanni Battista, avvenuta il 31 luglio 1927.
Tra le iniziative religiose viene sottolineata appunto la mostra di immaginette sacre del nostro socio Giovanni Zeni.
Inoltre anche il settimanale cattolico VERONA FEDELE, domenica 24 giugno, riporta un bell’articolo dal titolo: “Caprino, dal 22 al 25 giugno la Sagra de San Zuane”. Lubiara, la parrocchia festeggia gli 80 anni”.
L’articolo termina con: “Infine, durante la sagra, Giovanni Zeni di Caprino, socio dell’AICIS-Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre, espone “Santi e Sante nelle immaginette sacre”, tratte dalla sua appassionata raccolta, visIbili numerosissime in chiesa.


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BRESCIA, 12-25 MAGGIO 2007
Mostra “IL SANTO ROSARIO: PONTI DI DEVOZIONE E DI ARTE
TRA BRESCIA, VAL SABBIA, LORETO, POMPEI, LONDRA”


Il socio Mons. ANTONIO FAPPANI, Presidente della “Fondazione Civiltà Bresciana” di Brescia con l’Associazione “IL PONTE” hanno organizzato il 12 maggio u.s. un convegno di studi e una mostra di materiale sacro e immaginette devozionali dal 12 al 25 maggio, sul tema: Il S.Rosario: ponti di devozione e di arte tra Brescia, Val Sabbia, Loreto Pompei, Londra” nei locali della Fondazione di Brescia in Vicolo S.Giuseppe 5.
Nello stesso giorno si è tenuta l’inaugurazione della Mostra con le Pale del Rosario delle Chiese della Valle Sabbia, gli affreschi di Modesto Faustini nella “Cappella Spagnola” del Santuario di Loreto, gli affreschi di Angelo Landi nel Santuario di Pompei, l’altare del Rosario nella Chiesa di Brompton (Londra), già in San Domenico in Brescia e i misteri del Rosario e le litanie lauretane nei Santini.
Per le immaginette hanno esposto materiale della propria collezione SAVERIO VITAGLIANO di Roma e Mons. ANTONIO FAPPANI di Brescia.



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CISLAGO (VA), 17 giugno 2007
Mostra “SANTITA’ AL FEMMINILE – LA DONNA NELL’ICONOGRAFIA SACRA”


Il 17 giugno u.s., l’Associazione “IL GRAPPOLO” con il Patrocinio del Comune, dell’AICIS e della Parrocchia e con la collaborazione di LUCIANO GALBUSERA, ha allestito nel sottopalestra della Scuola Elementare in P.za E. Toti di Cislago, una mostra di immaginette sacre sul tema “Santità al femminile – La donna nell’iconografia sacra” (Fonte: http://www.comunedi cislago.it).
Hanno partecipato con proprio materiale: Luciano GALBUSERA di Cislago (VA), Dr. Sergio AGLIETTI di Busto Arsizio (VA), Enrica ALBERTI di Olgiate Olona(VA), Olga e Carlo MAZZELLA di Varallo Pombia (NO), Vito LIBONI di Cislago (VA), Silvana Raimondi di Olgiate Olona (VA), Prof.Marcello VENDEMMIATI di Cassano Spinola (AL), Roberto DE SANTIS di Alessandria e il Prof. BEATO per conto dell’Archivio Storico del Santuario di Saronno. La presentazione con apposite schede è stata curata dal Dott.Sergio Aglietti.

 

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RAVENNA 5-20 maggio 2007
Mostra sulla “MAMMA”: immaginette sacre nell’ambito dell’esposizione fotografica del fotoreporter Giampiero Corelli.


Nel pomeriggio del 5 maggio u.s. a Ravenna, nel palazzo dei Congressi della Pro vincia, è stato presentato il libro “Mamma mia”, edito da Danilo Montanari.
Alle ore 18,30 dello stesso giorno, in S.ta Maria delle Croci in V.Guachimanni è stata inaugurata la mostra fotografica del fotoreporter ravennate Giampiero CORELLI dedicata al tema della mamma, a cura di Elisabetta Gulli Grigioni e Nadia Ceroni; presentazione di Adriana Panitteri, giornalista Tg1 RAI.
Sul “RISVEGLIO” del 5.5.07 ha scritto E.Gulli Grigioni: ”Giampiero Corelli ha ideato un percorso culturale, guidato, attraverso i territori di tre differenti settori di operatività legati alle arti visuali: la ricerca fotografica, la conservazione di preziosi dipinti, l’antropologia oggettuale; vale a dire la vita osservata, il museo visitato come deposito di immagini tuttora vitali e capaci ancora di interagire con il vissuto contemporaneo, il collezionismo antiquario messo a disposizione dell’intelligente curiosità di chi, posto di fronte a un’attualità fotografata, senta il bisogno di superare la fase di accoglimento estetico-emozionale dell’immagine. L’obiettivo visuale-concettuale dei tre percorsi è un soggetto forte, anzi, di questi tempi, fortissimo: la figura della madre, Mamma mia, che dall’idea di Corelli, attraverso varie fasi di elaborazione e di collaborazioni, è ora proposta […]”. In S.Maria delle Croci, chiesa ad un’unica navata, ora adibita a Sala Mostre, sono state esposte anche immaginette sacre della Prof. ELISABETTA GULLI GRIGIONI, sul tema della mamma.


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ROMA, 22-31 MAGGIO 2007 – Mostra di IMMAGINETTE SACRE "


Il socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma ha presentato alcuni pannelli con immaginette della propria collezione nei locali della Parrocchia “Santo Spirito” in Via Cesare Pavese a Roma. Il materiale in esposizione dal 22 al 31 maggio ha abbracciato un periodo che va dal 18° al 20° secolo.
Interessante l’afflusso di devoti che già dal 22 maggio con la frequentazione della Chiesa si sono trovati di fronte a questa bella novità ed iniziativa. In pochi giorni molti visitatori sono affluiti per ammirare santini che vertevano su diverse tematiche. Nelle foto sopra vediamo il pannello sulla Pentecoste e quello su san Pietro.


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FRASCATI (RM) 20 maggio 2007 – Mostra di immaginette sacre.


Il socio MASSIMO MARCUCCI di Roma, ha allestito una mostra di immaginette sacre, in data 20 maggio u.s., a Frascati, presso l’Istituto Salesiano “Villa Sora”, grazie al prezioso appoggio offertogli dal Direttore Don Leonardo MANCINI.
L’esposizione, allestita nell’atrio antistante la Chiesa di Maria Ausiliatrice in coincidenza con il giorno della Santa Messa degli ex-allievi dell’Istituto, ha suscitato notevole interesse. I santini esposti erano di vari Paesi europei e percorrevano un arco di 150 anni, dalla seconda metà dell’Ottocento alla fine del Novecento.
Moltissime le domande da parte di visitatori curiosi ed entusiasti per la novità costituita appunto da una mostra di immaginette devozionali. A tutti sono state fornite esaurienti risposte.
L’esposizione ha confermato ancora una volta l’apprezzamento di giovani e meno giovani verso le immaginette sacre. antiche e nuove testimonianze di alto valore spirituale ed artistico nelle varie e differenti manifestazioni della pietà popolare.


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LOVERE (BG),13-20 maggio 2007
Mostra “LA SANTITA’ RAFFIGURATA NEI SECOLI – Stampe e santini dal XV al XX secolo”.


Il socio ENNIO BELOTTI di Lovere ha allestito una interessante mostra, con proprio materiale, nell’Aula Capitanio di Lovere presso l’Istituto delle Suore di Maria Bambina, dal 13 al 20 maggio 2007, sul tema: “La santità raffigurata nei secoli – Stampe e santini dal XV al XX secolo”.
Il settore delle stampe è stato impreziosito da opere di Luca da Leida, Giovan Battista Piranesi, Antonio Tempesta, Dorè, mentre il settore dei santini ha visto una parte dedicata alle Sante locali: Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa. Ricordiamo che proprio nel corrente anno ricorre il bicentenario della nascita di Santa Bartolomea Capitanio.



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SAN BENEDETTO PO (MN) 28 aprile-12 MAGGIO 2007
Mostra di IMMAGINETTE SACRE "I SANTI BENEDETTINI”


La socia Prof. FRANCESCA CAMPOGALLIANI CANTARELLI di Mantova ha curato, a San Benedetto Po (MN), una mostra di santini sul tema “I Santi Benedettini”, con la consulenza di Francesco Tommasi, nell’ambito dei festeggiamenti inerenti i Mille anni di Polirone (1007-2007) cominciati con una medaglia ed un francoBollo. San Benedetto Po è un comune della provincia di Mantova.
Il nome deriva dall’omonima abbazia benedettina, fondata dalla famiglia di Matilde di Canossa verso il secolo X, intorno alla quale sorse il paese. In principio il nome era così formato: San Benedetto Polirone. “Polirone” indicava l’area di bassa pianura compresa fra due fiumi, il Po e il Lirone (quest’ultimo oggi sommerso dalle onde del tempo).
Il 27 aprile u.s. presso la Sala della Crocefissione del Monastero di S.Benedetto in Polirone, si è svolta la cerimonia di presentazione del francobollo emesso da Poste italiane in occasione del millenario del Monastero.
Per l’occasione è stata presentata una pubblicazione con la storia postale di San Benedetto Po ed è stata inaugurata, oltre all’esposizione di immaginette sacre, anche una mostra di opere grafiche di Eros Donnini, già capo incisore del Poligrafico delle Stato, ed un'esposizione di monete, curata da Sergio Leali e Stefano Siliberti.
Le mostre sono state ospitate nella "Galleria d'arte moderna" del complesso monastico dal 28 aprile al 12 maggio. Sabato 5 maggio, giorno di emissione del francobollo, è entrato in funzione un ufficio postale distaccato dotato di annullo speciale.
Per informazioni sulle celebrazioni del Millenario Polironiano, consultare il sito www.millenariopolironiano.it (Fonte: http://www.fsfi.it/news.htm)


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TRIESTE, 3 febbraio-11 marzo 2007
Mostra “L’ALTARE DELL’ESODO – Santi, Santini e Santuari delle genti istriane, fiumane e dalmate – Da un repertorio di immaginette sacre e dalle masserizie degli esuli”


Il socio MARIO TASCA di Follina che nel Notiziario di Maggio ci ha trasmesso una breve relazione della Mostra di Trieste sul Tema: “L’altare dell’Esodo”, allestita nella sala Leonardo del Palazzo Gopcevich, ci ha comunicato che i soci interessati possono acquistare il bel Catalogo della mostra, grazie alla disponibilità del Direttore della Mostra stessa, Dr.PIERO DELBELLO.
Come fare?
In qualità di tesserato AICIS, il socio interessato prenda diretto contatto telefonico con l’Associazione IRCI, che ha organizzato la Mostra con la colla-borazione del Circolo “Norma Cossetto” dell’Unione degli Istriani. e richiedendo il catalogo (IRCI, tel 040 639188; fax 040 639161; email irci@iol.it).
Informiamo che il catalogo che ha 143 pagine e riproduce circa 126 immaginette e 60 cartoline è gentilmente offerto al prezzo di 10 euro, comprese le spese di spedizione.


MARIO TASCA


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PIOMBINO (LI), 28 luglio-28 agosto 2007
VIII edizione della Mostra biennale di immaginette: “GESU’ E IL MONDO DEL LAVORO FRA TRADIZIONE EVANGELICA E STORIA


La Città di Piombino, che da tempo ha intrapreso un’intensa politica dei beni culturali, dando vita ad iniziative di rilievo, promuove anche quest’anno la mostra biennale di immaginette sacre. Come affermava già nel 2001 l’ex sindaco LUCIANO GUERRIERI: “La nostra scelta non riguarda soltanto le emergenze architettoniche, artistiche e monumentali, ma si estende ad un concetto lato di patrimonio storico-culturale che, superando la dimensione fisica, include le tradizioni, le usanze, i costumi del nostro territorio. Al di là dell’indubbio interesse che i santini rivestono dal punto di vista artistico e per i numerosi appassionati e collezionisti, la Biennale di Arte Sacra che si svolge a Piombino rappresenta una forma di recupero e valorizzazione di questo “piccolo mondo antico”, un omaggio al mondo della devozione e della spiritualità, alle cosiddette “testimonianze minori” della civiltà umana, ma non per questo meno importanti per la conservazione della memoria e dell’identità collettiva”.
La mostra piombinese approda in questo 2007 alla ottava edizione.
Un grazie a quanti contribuiscono alla realizzazione e al successo di questa bella manifestazione e un grazie particolare lo indirizziamo all’efficienza organizzativa di CLAUDIO FORNAI, responsabile comunale.
La biennale di arte sacra piombinese, partita con la prima edizione del 1993, risulta oggi nel panorama nazionale ed internazionale del santino, un consolidato appuntamento per i collezionisti, i cultori e gli appassionati delle immaginette devozionali sia italiani che esteri.
Quest’anno la manifestazione avrà luogo dal 28 luglio al 28 agosto nel Chiostro della Concattedrale di Sant’Antimo, costruita nel 1250 sopra i Canali, sul tema: “Gesù e il mondo del lavoro fra tradizione evangelica e storia”.
E’ un tema particolare e nel contempo interessante come d’altronde quelli delle passate edizioni. La mostra vedrà immaginette spaziare sul lavoro domestico e simbolico di Gesù nell’infanzia, sul lavoro nella predicazione e nella vita di Gesù, su Gesù, il lavoro, la storia; su immaginette del lavoro e degli strumenti di lavoro in iconografie seicentesche legate alla figura di Gesù e i Santi Patroni del mondo del lavoro dove compare anche l’immagine di Gesù.
Alla mostra che vedrà la partecipazione di vari collezionisti italiani ed esteri saranno presenti i soci AICIS: BRICCOLI Filippo di Ravenna, CAMPOGALLIANI CANTARELLI Francesca di Mantova, CASELLA BISE Maria Teresa di Villars sur Glane, COSTANZO Giovanni, GUALTIERI Giancarlo, PALMUCCI Orietta tutti di Roma, DIODATI Vincenzo di Diamante, GULLI GRIGIONI Elisabetta - Ravenna, E, inoltre, Saverio VITAGLIANO di Roma che, da qualche giorno ci ha lasciati, ed è comunque presente con la propria collezione.
Con animo commosso ricordiamo questo grande amico e appassionato del santino che il 14 giugno u.s. ci ha lasciato.
Vitagliano da anni è presente alla Biennale di Piombino; e come la sua improvvisa scomparsa è una grande perdita per la nostra Associazione, lo è senza dubbio per la manifestazione piombinese della quale parlava con grande entusiasmo.
Per informazioni sulla mostra:
tel.0565-63293, fax: 0565-63290. e-mail: decentramento@comune.piombino.li.it
Orario di apertura al pubblico: lunedì, mer-coledì, venerdì mattina 10-13.15 e mercoledì pomeriggio: 15.15-17.30.
Invitiamo i nostri soci che nel periodo estivo si muoveranno a inserire la biennale di Piombino tra le mete decisamente da non tralasciare!!!


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GROTTAGLIE (TA), 7-16 luglio 2007
Mostra di immaginette: MADONNA DEL CARMINE – I PAPI DA SAN PIETRO A BENEDETTO XVI – I PAPI DEI GIUBILEI


Il socio DONATO SERIO di Grottaglie allestisce una mostra di immaginette sacre presso i locali della Confraternita del Carmelo della Chiesa della Madonna del Carmine di Grottaglie su invito del Parroco Don Pasquale LAPORTA e del Priore della citata Confraternita Carmelo UTICERA, ai quali giunga il sentito grazie del nostro socio per la loro squisita disponibilità e cortesia.
La mostra che verrà inaugurata il 7 luglio rimarrà aperta ai visitatori fino al giorno 16, festa della Vergine del Carmine, verterà sui seguenti temi: Madonna del Carmelo; i Papi da san Pietro a Benedetto XVI ed i Papi dei Giubilei dal 1300 ad oggi. Nell’ambito della stessa mostra verranno esposte incisioni ed illustrazioni inerenti a vari Concili, da quello di Gerusalemme al Vaticano II.



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ROMA, Chiesa S.Giovanni Battista dei Genovesi, 24-30 giugno 2007 -
Mostra: “STORIA DEL SANTINO DAL XVI AL XIX SECOLO”


Il socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma per il giorno 24 giu-gno u.s. ha allestito una mostra di immaginette sacre nella sala del l’Oratorio della Confraternita di San Giovanni Battista dei Genovesi a Roma, in Via Anicia,
Detta Confraternita è stata istituita dal Papa Giulio III con bolla "Romanus Pontifex" del 23 giugno 1553. Tra i privilegi ad essa riservati ricordiamo, ad esempio, il “breve” di Gregorio XIII del 1576 con il quale concesse alla confraternita il diritto di liberare un condannato a morte genovese, il giorno della festa del Santo Patrono; diritto poi esteso, da Gregorio XVI, ad un condannato di nazionalità diversa.
La cerimonia religiosa della festa del Patrono della confraternita, è stata presieduta da sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Benedetto XVI.
Per l’occasione, fra il Vangelo ed il Credo, il celebrante ha accolto un nuovo confratello (benedizione delle vesti, vestizione e promessa del postulante). Sono state intonate, quindi, le litanie dei Santi Liguri.
Autorità religiose e civili, l’ambasciatore di Monaco presso la Santa Sede,un gran numero di confratelli, invitati e visitatori hanno affollato la Chiesa e poi il bellissimo chiostro e i vari locali di Via Anicia.
Per tutti, la mostra è risultata una novità molto gradita e apprezzata, tanto che l’esposizione è stata prolungata fino al giorno 30 giugno u.s.
Le immaginette riguardavano la “Storia del santino dal XVI al XIX secolo e comprendevano anche un pannello specifico del Patrono di Genova e della Confraternita: San Giovanni Battista ed uno su San Francesco di Paola (del quale quest’anno ricorre il 500° anniversario della morte), venerato nella chiesa di Genova.

 

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BORGO FAITO – PIANA DELLE ORME (LT) – 18-20 maggio 2007
Mostra “GLI SCOUT NEL PRIMO CENTENARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO”


Il socio MAURIZIO PROSPERI di Cisterna di Latina ha organizzato a Borgo Faito (LT), presso il Museo “Piana delle Orme”, alcuni pannelli inerenti gli Scout, in occasione del primo centenario di fondazione del Movimento scoutistico.
L'idea di costituire un movimento giovanile che sfruttasse a scopo educativo la tendenza dei ragazzi all'avventura, venne a Sir Robert Baden-Powell ( 1875-1941 ) durante la guerra anglo-boera nella difesa di Mafeking: un corpo di cadetti presi tra i ragazzi presenti nella cittadella servì da portaordini e in altre necessità pratiche. Sir Baden Powell pensò di fondare un movimento di giovani in cui fossero sviluppate le qualità dell'esploratore.
Tornato in patria nel 1907 scrisse " Scoutismo per ragazzi " in modesti fascicoli bimestrali in cui vengono esposti gli elementi basilari del nascente movimento. I fascicoli vanno a ruba in breve tempo. Nella isola di Brownsea, con 20 ragazzi, avviene la prima esperienza concreta di campo scout: è successo strepitoso.
Nel 1909 lo scoutismo si espande in Inghilterra. A Manchester, in un primo raduno, si incontrano 11.000 esploratori. Fanno la loro prima apparizione le ragazze nel nascente movimento.
Il movimento Scout poi si sviluppa nel mondo; prima in Cile, poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. Anche in Italia cominciano a fiorire i primi gruppi : a Bagni di Lucca un baronetto inglese, Sir Francis Vane, istituisce la prima squadra di esploratori. A Genova un'associazione giovanile " Le Gioiose " fondata nel 1905 dal Prof. Mario Mazza, dopo aver conosciuto lo scoutismo, ne accetta i principi e costituisce l'associazione Ragazzi Esploratori Italiani ( R.E.I ).
La mostra, di interesse nazionale, ha avuto un rilevante successo tra gli scouts ma anche di pubblico in genere.


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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"

 

10 AGOSTO: FESTA DI SAN LORENZO MARTIRE


Le due associate di Mantova, la prof. FRANCESCA CAMPOGALLIANI CANTARELLI e la prof. BARBARA SPADINI, hanno qui trasmesso l’ immaginetta del martire San Lorenzo, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
"Il santino raffigurante S. Lorenzo che Barbara Spadini ed io siamo liete di far avere ai soci AICIS riproduce uno dei pochi affreschi sopravvissuti nella Rotonda, chiesa matildica dedicata appunto al martire S.Lorenzo, costruita a Mantova fra il 1078 e il 1151 e rimasta aperta al culto fino al 1579, quando fu chiusa per volere del Duca Guglielmo Gonzaga.
In quei secoli, quando più forte e diffuso era il culto dei Sacri Vasi contenenti il Preziosissimo Sangue di Cristo custodito nella vicina basilica di S. Andrea, la Rotonda costituiva l'ultima tappa della preparazione spirituale del pellegrino che si accingeva ad adorare la Reliquia "più illustre della cristianità". La chiesa, proprio per la sua pianta circolare, ricordava infatti ai fedeli il Santo Sepolcro di Gerusalemme.
In seguito alla chiusura, la cupola venne demolita e ciò che rimase della costruzione fu completamente coperto dalle case, tanto che a lungo si credette che la Chiesa fosse stata demolita.
Quando agli inizi del XX secolo furono espropriate le case della zona per un nuovo piano urbanistico, durante i lavori di demolizione venne ritrovato quanto restava della Rotonda che fu restaurata ed affidata al Terz'Ordine Domenicano che ancora oggi se ne occupa.
Secondo una tradizione locale molto accreditata, si tratterebbe di una primitiva costruzione di epoca pagana, ossia di un tempio dedicato alla dea Diana o al dio Marte successivamente trasformato in Chiesa.
"Nell'abside si nota un interessante frammento di affresco raffigurante S.Lorenzo sulla graticola; il riconoscimento iconografico è confermato dalle lingue di fuoco che serpeggiano fino alla spalla della figura; la testa del Santo è circondata da un'aureola incisa nell'intonaco, un tempo presumibilmente dorata. Per la minuziosa e raffinata esecuzione e per il delicato gusto cromatico, questa composizione può essere attribuita con tutta probabilità ad un maestro della scuola veronese del XIV secolo".
(Da "La Rotonda di S. Lorenzo in Mantova" di Bertinelli-Truzzi).


Francesca Campogalliani Cantarelli


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BRASILE FESTA DI NOSTRA SIGNORA DI ABADIA


Il socio brasiliano VANTUIR ha trasmesso l’ immaginetta della Vergine di Abadia, o “Santa Maria do Bouro”, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”. Il Santuario si trova in Uberaba - Estado de Minas Gerais – Brasile, e la festa ricorre il 15 agosto.
Nel Minas Gerais, si trova il Santuario di Nostra Signora dell’Abbazia, molto conosciuto in tutto il Brasile.
Una gran folla di pellegrini giunge fiduciosa ogni anno per pregare la Madre di Dio, mediatrice di tutte le grazie e rendere a Lei il vibrante omaggio di filiale devozione. Il periodo di maggior affollamento è quello di agosto: il 6 inizia la novena che si conclude il 14.
Il giorno 15 si tengono i grandi festeggiamenti in onore della Vergine.
La prima cappella a Lei qui dedicata risale al 1870; è costituita in parrocchia nel 1872. Nel 1907 gli è concesso il titolo di"Santuário episcopal de Nossa Senhora da Abadia de Água Suja".
Dal 1925 il Santuario è affidato alla Congregazione dei Sacri Cuori. Nel 1926 è iniziata la costruzione dell’attuale maestoso santuario ad opera del Vicario parrocchiale padre Eustáquio Van Lieshout.
Ma dove e come ha origine la devozione di Nostra Signora di Abadia? Per comprenderlo dobbiamo andare in Portogallo nella zona di Bouro, vicino alla città di Braga. Qui, il monastero di Bouro già esisteva intorno all'anno 883 con il nome “Mosteiro das Montanhas”. In quel tempo,il Portogallo e la Spagna loro erano spesso invasi dai Saraceni che, come noto, professavano la religione musulmana.
Per paura dei Mori i monaci avevano abbandonato il Monastero e, al fine di evitare la profanazione dell'immagine della Vergine Maria, l’avevano nascosta.
Dopo molti secoli, al tempo del Conte D. Henrique, un bel giorno il cavaliere Pelágio Amado abbandona la corte e la vita mondana e va a vivere nella preghiera e nella penitenza presso un vecchio e santo eremita, fra Lorenzo, nel ritiro di Miguel di São, vicino a Braga.
Una notte Pelagio vede dal suo giaciglio una strana e intensa luce provenire dal luogo ove solitamente si ritira in preghiera. Il mattino ne parla con Fra Lorenzo.
La notte seguente l’episodio si ripete. All’alba, molto incuriositi dallo strano fatto, entrambi si recano nel piccolo ritiro di preghiera e con somma meraviglia vedono tra le pietre una immagine mariana. Pieni di gioia, si prostrano ringraziando Dio per il prodigioso dono, e venerano nell’immagine la Vergine Maria.
L’episodio non può cadere nell’oblìo; infatti per devozione o per curiosità in poco tempo famiglie intere si recano a pregare la Vergine che è prodiga di favori e consolazioni verso i propri figli. Sorge intanto una piccola cappella ove l'immagine prodigiosa trova degna collocazione.
Lo stesso arcivescovo di Braga, messo al corrente di quanto sta accadendo, viene personalmente a rendere omaggio alla Madonna nella nuova, ma molto semplice cappella. Toccato dalla povertà dell’ambiente, ordina che venga costruita una Chiesa per offrire più sicura protezione all'immagine della Vergine.
A poco a poco, diverse persone chiedono agli eremiti di potersi unire a loro per vivere in comunità in un progetto di preghiera e lavoro. Sorge così il monastero.
Con il moltiplicarsi dei prodigi per intercessione della Vergine Maria, tale devozione si diffonde in tutto il Portogallo.
Anche il Re D. Afonso Henriques si reca in pellegrinaggio alla chiesa, e vi lascia una buona donazione per il sostentamento sia del culto che dei monaci.
Tale culto a Nostra Signora dell'Abbazia viene poi trasferito in Brasile dagli stessi portoghesi che erano colà emigrati e che desideravano continuare a venerare la loro Madonna di Bouro.
La devozione mette radici profonde soprattutto, nel Triângulo Mineiro, a Goiás, nel Mato Grosso, a Rio de Janeiro, a São Paulo e negli altri stati del Brasile.
Oggi, il grande centro di pellegrinaggi mariani è nel Triângulo Mineiro; qui sorge il Santuario di Nostra Sig.ra dell'Abbazia, ad Água Suja, nell'Arcidiocesi di Uberaba.
Nossa Senhora” é molto bella; ritta in piedi su una nuvola, ha il capo sormontato da una corona d’oro e con le mani sorregge il Bimbo Gesù, privo di vesti, ma sereno. Un manto celeste con ricami in oro ricopre la Vergine Maria dalla testa ai piedi.
Anche il 15 agosto 2007, giorno in cui la liturgia della Chiesa universale celebrerà l’Assunzione al cielo della Madonna, ad Água Suja si festeggerà con grande solennità “Nossa Senhora Abadia” e giungeranno, come sempre, una folla grandissima di devoti.
La festa religiosa di Água Suja ha il suo culmine nella processione che fornirà l’occasione ai pellegrini di portare a compimento i voti fatti alla Madonna durante l’anno: c’è chi porterà una pesante pietra, chi uno zoppo sulle spalle, chi, senza camicia, porterà grossi ceri o, in testa, brocche con acqua. Altri saranno frustati.
E’ una devozione che può sembrare folcloristica, ma per i pellegrini è un modo antico, ma sincero, per ringraziare la Madre di Dio dei benefici ottenuti e per la sua continua e materna assistenza. RENZO MANFE’


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BOLOGNA – IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI SAN LUCA

Il socio ROBERTO DE SANTIS di Alessandria ha inviato un'immaginetta per la campagna “Un santino per ogni socio”.
Il Santuario della Madonna di San Luca si eleva sul Colle del-la Guardia, uno sperone in parte boschivo a circa 300 m s.l.m. a sud-ovest del centro storico di Bologna. Esso si può raggiungere da porta Saragozza per una lunga e caratteristica via porticata, che scavalca via Saragozza con il monumentale e caratteristico Arco del Meloncello (1732) per poi salire ripidamente fino al santuario.
La leggenda narra di Azzolina e Beatrice, fondatrici di un piccolo eremo a custodia di una tavola (un'icona del tipo odighítria o hodigitria, cioè di Colei che indica la Via) recante l'immagine della Madonna col Bambino trafugata da un certo Teocle Kmnega (o Kmnia), pellegrino a Bisanzio nel 1160.
L'eremo venne ampliato e restaurato nei secoli, ma solo nel 1723 fu costruito l'edificio attuale sul progetto di Carlo Francesco Dotti. Le tribune esterne laterali furono terminate da Giovanni Giacomo Dotti nel 1774 su disegni lasciati dal padre.
All'interno del santuario, a croce greca, si possono trovare le pregevoli opere d'arte di Donato Creti, Guido Reni, Vittorio Bigari, del Guercino e di Domenico Pestrini. La lastra d'argento che ricopre l'immagine della Madonna si deve a Jan Jacobs di Bruxelles (1625).
Il pellegrino Teocle ricevette dai sacerdoti della Basilica Santa Sofia il dipinto della Madonna, perché la portasse sul "monte della Guardia". Teocle si incamminò in Italia alla ricerca del colle della Guardia,e solo a Roma seppe (dal senatore Pascipovero) che tale monte si trovava nei pressi di Bologna. Giunto a Bologna fece consegnare il dipinto al vescovo Gerardo Grassi, il quale, l'8 maggio 1160 la donò a due pie donne (Azzolina e a Beatrice Guezi) che conducevano vita eremitica sul Colle della Guardia. La tavola fu collocata in una piccola chiesa dedicata a San Luca.
In seguito il quadro divenne oggetto di venerazione popolare e Angelica Bofantini, interessando lo stesso Papa Celestino III, fece fare un primo ampliamento della chiesa.


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28 AGOSTO: FESTA DI SANT’AGOSTINO D’IPPONA
DISCORSO DEL PAPA BENEDETTO XVI NELL'INCONTRO CON IL MONDO DELLA CULTURA ALL’UNIVERSITÀ DI PAVIA – 27 aprile 2007


Don DAMIANO MARCO GRENCI ha inviato l’unita immaginetta di Sant'Agostino, stampata a sue spese, e offerta all’AICIS per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.

Magnifico Rettore, illustri Professori, cari studenti!
La mia visita pastorale a Pavia, seppur breve, non poteva non prevedere una sosta in questa Università, che costituisce da secoli un elemento caratterizzante della vostra città. Sono pertanto lieto di trovarmi in mezzo a voi per questo incontro a cui attribuisco particolare valore, venendo anch’io dal mondo accademico. Saluto con cordiale deferenza i professori e, in primo luogo, il Rettore, Prof. Angiolino Stella, che ringrazio per le cortesi parole rivoltemi. Saluto gli studenti, in special modo il giovane che si è fatto portavoce dei sentimenti degli altri universitari. Mi ha rassicurato sul coraggio nella dedizione alla verità, sul coraggio di cercare oltre i limiti del conosciuto, di non arrendersi alla debolezza della ragione. E sono molto grato per queste parole. Estendo il mio pensiero beneaugurante anche a quanti fanno parte della vostra comunità accademica e non hanno potuto essere qui presenti quest’oggi.
La vostra è una delle più antiche ed illustri Università italiane, ed annovera - ripeto quanto ha già detto il Magnifico Rettore - tra i docenti che l’hanno onorata personalità quali Alessandro Volta, Camillo Golgi e Carlo Forlanini. Mi è caro pure ricordare che nel vostro Ateneo sono passati docenti e studenti segnalatisi per un’eminente statura spirituale.
Tali furono Michele Ghislieri, diventato poi Papa san Pio V, san Carlo Borromeo, sant’Alessandro Sauli, san Riccardo Pampuri, santa Gianna Beret ta Molla, il beato Contardo Ferrini e il servo di Dio Teresio Olivelli.
Cari amici, ogni Università ha una nativa vocazione comunitaria: essa infatti è appunto una universitas, una comunità di docenti e studenti impegnati nella ricerca della verità e nell’acquisizione di superiori competenze culturali e professionali. La centralità della persona e la dimensione co-munitaria sono due poli coessenziali per una valida impostazione della universitas studiorum. Ogni Università dovrebbe sempre custodire la fIsionomia di un Centro di studi "a misura d’uomo", in cui la persona dello studente sia preservata dall’anonimato e possa coltivare un fecondo dialogo con i docenti, traendone incentivo per la sua crescita culturale ed umana.
Da questa impostazione discendono alcune applicazioni tra loro connesse.
Anzitutto, è certo che solo ponendo al centro la persona e valorizzando il dialogo e le relazioni interpersonali può essere superata la frammentazione specialistica delle discipline e recuperata la prospettiva unitaria del sapere.
Le discipline tendono naturalmente, e anche giustamente, alla specializzazione, mentre la persona ha bisogno di unità e di sintesi. In secondo luogo, è di fondamentale importanza che l’impegno della ricerca scientifica possa aprirsi alla do-manda esistenziale di senso per la vita stessa della persona. La ricerca tende alla conoscenza, mentre la persona abbisogna anche della sapienza, di quella scienza cioè che si esprime nel "saper-vivere". In terzo luogo, solo valorizzando la persona e le relazioni interpersonali il rapporto didattico può diventare relazione educativa, un cammino di maturazione umana.
La struttura infatti privilegia la comunicazione, mentre le persone aspirano alla condivisione.
So che quest’attenzione alla persona, alla sua esperienza integrale di vita e alla sua tensione comunionale è ben presente nell’azione pastorale della Chiesa pavese in ambito culturale. Lo testimonia l’opera dei Collegi universitari di ispirazione cristiana. Tra questi, vorrei anch’io ricordare il Collegio Borromeo, voluto da san Carlo Borromeo con Bolla di fondazione del Papa Pio IV e il Collegio Santa Caterina, fondato dalla Diocesi di Pavia per volontà del Servo di Dio Paolo VI con contributo determinante della Santa Sede. Importante, in questo senso, è anche l’opera delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali, in particolare del Centro Universitario Diocesano e della F.U.C.I.: la loro attività è volta ad accogliere la persona nella sua globalità, a proporre cammini armonici di formazione umana, culturale e cristiana, ad offrire spazi di condivisione, di confronto e di comunione.
Vorrei cogliere questa occasione per invitare gli studenti e i docenti a non sentirsi soltanto oggetto di attenzione pastorale, ma a partecipare attivamente e ad offrire il loro contributo al progetto culturale di ispirazione cristiana che la Chiesa promuove in Italia e in Europa.
Incontrandovi, cari amici, viene spontaneo pensare a sant’Agostino, co-patrono di questa Università insieme a santa Caterina d’Alessandria. Il percorso esistenziale e intellettuale di Agostino sta a testimoniare la feconda interazione tra fede e cultura. Sant’Agostino era un uomo animato da un instancabile desiderio di trovare la verità, di trovare che cosa è la vita, di sapere come vivere, di conoscere l’uomo.
E proprio a causa della sua passione per l’uomo ha necessariamente cercato Dio, perché solo nella luce di Dio anche la grandezza dell’uomo, la bellezza dell’avventura di essere uomo può apparire pienamente. Questo Dio inizialmente gli appariva molto lontano. Poi lo ha trovato: questo Dio grande, inaccessibile, si è fatto vicino, uno di noi. Il grande Dio è il nostro Dio, è un Dio con un volto umano. Così la fede in Cristo non ha posto fine alla sua filosofia, alla sua audacia intellettuale, ma, al contrario, lo ha ulteriormente spinto a cercare le profondità dell’essere uomo e ad aiutare gli altri a vivere bene, a trovare la vita, l’arte di vivere. Questo era per lui la filosofia: saper vivere, con tutta la ragione, con tutta la profondità del nostro pensiero, della nostra volontà, e lasciarsi guidare sul cammino della verità, che è un cammino di coraggio, di umiltà, di purificazione permanente.
La fede in Cristo ha dato compimento a tutta la ricerca di Agostino. Compimento, tuttavia, nel senso che egli è rimasto sempre in cammino. Anzi, si dice: anche nell’eternità la nostra ricerca non sarà finita, sarà un’avventura eterna scoprire nuove grandezze, nuove bellezze. Egli ha interpretato la parola del Salmo "Cercate sempre il suo volto" ed ha detto: questo vale per l’eternità; e la bellezza dell’eternità è che essa non è una realtà statica, ma un progresso immenso nella immensa bellezza di Dio. Così poteva trovare Dio come la ragione fondante, ma anche come l’amore che ci abbraccia, ci guida e dà senso alla storia e alla nostra vita personale.
Stamattina ho avuto occasione di dire che questo amore per Cristo ha dato forma al suo impegno personale. Da una vita impostata sulla ricerca egli è passato ad una vita totalmente donata a Cristo e così ad una vita per gli altri. Ha scoperto - questa è stata la sua seconda conversione - che convertirsi a Cristo vuol dire non vivere per sé ma essere realmente al servizio di tutti.
Sant’Agostino sia per noi, proprio anche per il mondo accademico, modello di dialogo tra la ragione e la fede, modello di un dialogo ampio, che solo può cercare la verità e così anche la pace.
Come annotava il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II nell’Enciclica Fides et ratio, "il Vescovo di Ippona riuscì a produrre la prima grande sintesi del pensiero filosofico e teologico, nella quale confluivano correnti del pensiero greco e latino. Anche in lui, la grande unità del sapere, che trovava il suo fondamento nel pensiero biblico, venne ad essere confermata e sostenuta dalla profondità del pensiero speculativo" (n. 40).
Invoco, pertanto, l’intercessione di sant’Agostino affinché l’Università di Pavia si distingua sempre per una speciale attenzione alla persona, per un’accentuata dimensione comunitaria nella ricerca scientifica e per un fecondo dialogo tra la fede e la cultura.
Vi ringrazio per la vostra presenza e, augurando ogni bene per i vostri studi, imparto a voi tutti la mia Benedizione, estendendola ai vostri familiari e alle persone a voi care.


BENEDETTO XVI


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CURIOSANDO TRA LIBRI E SANTINI

ICONOGRAFIA, FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE - 1

Don GIOVANNI DESIO, Direttore Responsabile del Settimanale diocesano di Ravenna, “IL RISVEGLIO” ci ha autorizzato a riportare sul nostro Notiziario una serie di articoli che la socia Prof.sa ELISABETTA GULLI GRIGIONI di Ravenna ha pubblicato, a far luogo dal 13 gennaio u.s. Ringraziamo sentitamente Don Desio per la cortese concessione.

LE TRE VIRTU’ TEOLOGALI


Iconografia è parola derivante dal greco, eikòn (immagine) e gràphein (descrivere), legata al termine icona che, spiegano i dizionari scolastici, definisce, nell’arte religiosa bizantina, russa e balcanica, un’immagine sacra dipinta su legno, metallo o vetro, decorata con materiali preziosi e, per estensione, un’immagine sacra. In tempi recenti il termine è diventato familiare poiché, oltre ad avere trovato utilizzazione nella semiologia e nell’informatica, è spesso proposto dalla stampa per indicare personaggi capaci di rappresentare da soli – per una sorta di vera o presunta carismatica visibilità riassuntiva – un intero settore di attività di varia natura: il tal giocatore sarà considerato l’icona del calcio europeo, la tale attrice apparirà come l’icona della cinematografia degli anni Venti…e via dicendo.
Iconografia, titolo della rubrica che mi accingo qui a presentare proporrà brevi riflessioni sul tema delle immagini religiose cristiane in quanto prodotti figurativi, realizzati con varie tecniche, in varie epoche, in contesti culturali diversi e per differenti funzioni. Come indica la seconda parte del titolo, “Figure e segni di protezione celeste”, ne ho ristretto il campo alle figure (divine,umane,fantastiche,animali) ed ai segni(grafici e oggettuali) che hanno costituito nei secoli passati una sorta di tessuto spirituale protettivo nei confronti di molteplici umane situazioni di precarietà.
Spesso figure e segni (che nel progetto ho collocato sotto il titolo di protezione individuale, territoriale e sociale, cose tutte che si chiariranno cammin facendo sono ancora oggi facilmente intesi, ma molte volte essi ci appaiono come elementi di un linguaggio che non sappiamo più con sicurezza comprendere e che quindi impone il ricorso a competenze specifiche. Le attività che possono essere definite operazioni iconografiche costituiscono un terreno intellettuale né omogeneo, né facile.
Se ci trasferiamo dal dizionario scolastico a un dizionario più complesso, ma non specificamente iconografico (il Grande Dizionario della Lingua Italiana, Utet, per esempio) troveremo il termine iconografia definito come “Disciplina che studia e analizza storicamente ogni figura e immagine [...] in particolare con l’intento di porre in evidenza le relazioni dell’opera stessa con la tradizione a cui appartiene e con l’ambito culturale dell’età in cui fu composto, e, per estensione, l’insieme delle rappresentazioni figurative che si riferiscono a un determinato avvenimento, argomento, periodo storico, in particolare, ritratti di un personaggio famoso”.
Se poi, ancora, ci si sposterà a un dizionario specificamente iconografico, per esempio Iconografia e arte cristiana, della collana dei Dizionari San Paolo, in due vo lumi editi nel 2004, l’argomento potrà essere approfondito attraverso le esaustive voci di Icona, Iconoclastìa, Iconodulìa, Iconografìa, Iconologìa, Iconografia popolare, sulle quali mi soffermerò nel procedere della rubrica.
Mi sembra opportuno, a questo punto, dedicare lo spazio ancora disponibile alla parte operativa prevista per ogni puntata della rubrica, consistente in piccole operazioni di lettura iconografica.
L’oggetto che propongo come iniziale augurio ai potenziali lettori è una cartolina, non viaggiata, che sia postale lo dice la scritta plurilingue stampata nella parte posteriore che è predisposta alla spedizione secondo un modulo interamente riservato all’indirizzo, estinto in Europa attorno al 1905, fatto che ne permette (oltre a ragioni di stampa e di stile) la datazione tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo.
La parte anteriore, cromolitografia in rilievo di buona produzione ma anonima, raffigura due fanciulli dai tratti infantili ‘bamboleggianti’ tipici delle illustrazioni vittoriane della seconda metà dell’Ottocento,intenti a reggere da un balconcino all’altro un nastro dal quale pendono una croce,un cuore e un’ancora simboleggianti, nell’ordine la Fede, la Carità e la Speranza, cioè le Tre Virtù Teologali.
Il fatto che i tre oggetti siano realizzati in fiori di Nontiscordardimé, immette l’esericizio delle tre Virtù, mai come oggi necessarie e fondamentale nodo teologico-morale cristiano, pur nella forma innocentemente ludica tipica della pedagogia visuale infatilizzante, nel circuito della memoria individuale ascetico-devozionale; natalizia, bisogna ancora precisare, osservando le ghirlande di pigne apparentemente in contraddizione con i fiorellini primaverili.
I tre oggettini, qui la considerazione iconografica richiede un’evasione in altri terreni di manifattura, erano realizzati anche in oro o argento, come piccoli ‘talismani cristiani’ fortemente protettivi, per tradizione regalati ai neonati in alcune parti d’Europa, e rintracciabili ancor oggi in alcune orificerie (recentemente me ne è stato chiesto il significato), veri e propri programmi oggettuali di perfezionamento interiore. (continua)


Elisabetta Gulli Grigioni


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IN UN LIBRO TUTTI I SANTI, GIORNO PER GIORNO


Pubblicata la traduzione italiana del «Martirologio Romano»
Da Roma Vincenzo Orienti - Un "libro liturgico" per celebrare la santità di Dio che si manifesta nella vita degli uomini e delle donne di ogni tempo. Questo il significato profondo del Martirologio, cioè la lista degli anniversari giornalieri dei martiri e per estensione dei santi e delle sante, delle memorie dei misteri e degli eventi della storia della salvezza (come ad esempio Natale e Pasqua) che la Chiesa giorno per giorno celebra nel contesto più generale dell'anno liturgico.
In coincidenza con la sua pubblicazione, si è ritenuto opportuno offrire alle nostre comunità alcune indicazioni ed orientamenti per suggerire un utilizzo effettivo e corretto del nuovo libro, per non correre il rischio di ridurlo ad una enciclopedia agiografica da consultare come un libro da biblioteca». Per questo l'Ufficio liturgico nazionale ha preparato un numero speciale del Notiziario che di solito viene inviato ai responsabili degli uffici diocesani per la liturgia e sarà disponibile nel sito internet www.chiesacattolica.it.
«Il contributo offerto dal nostro sussidio attraverso riflessioni di carattere storico, pastorale e liturgico, ha come unico obiettivo quello di aiutare le nostre comunità ad un corretto uso del Martirologio Romano - prosegue Falco -. Ma questo dipenderà molto anche dallo spirito con cui, coloro che dovranno proporre l'utilizzo alle loro comunità, apriranno le pagine di questo libro».
La presenza e la testimonianza di beati e di santi hanno accompagnato sem-pre il cammino della Chiesa. Nella loro vita, ha ribadito Benedetto XVI, la Chiesa «ne riconosce i suoi tratti caratteristici, e proprio in loro assapora la sua gioia più profonda». Il Martirologio, mentre offre la testimonianza di quanti il Signore ci ha donato come «amici e modelli di vita», nel contempo «conferma che in ogni condizione di vita è possibile vivere il Vangelo nella fedeltà al proprio Battesimo», aggiunge Falco nella presentazione del Sussidio, così come afferma la Lumen gentium: «Tutti nella Chiesa, sia che appartengono alla gerarchia, sia che da essa siano guidati, sono chiamati alla santità». (Avvenire, 7 giugno 2007)


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A SAN GIORGIO IN POGGIALE (BO): IN MOSTRA GLI STORICI SANTINI DELL’AZIENDA NATALE SALVARDI

Vogliamo qui ricordare una mostra che si è tenuta nel maggio 2003
Le immagini sacre, ma anche quelle profane, stampate nell’800 dalla storica azienda bolognese Natale Salvardi.
Una ricostruzione storica dell’attività di questa impresa che lo scorso anno ha compiuto i 200 anni di vita.
L’importanza del santino e delle altre immagini religiose sulla devozione popolare bolognese, ma non solo. Sono questi i temi della mostra “Per quella pietà divina. Immagini sacre e devozione popolare nelle stampe di Casa Salvardi” che prosegue fino al 31 maggio (2003) a San Giorgio in Poggiale, sede delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, in via Nazario Sauro 22.
La mostra è stata promossa dalla stessa Azienda Natale Salvardi insieme alla Cna di Bologna e in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.
All’evento hanno contribuito la Camera di Commercio di Bologna e Unipol Assicurazioni. Hanno dato il loro patrocinio il Comune di Bologna, Assessorato attività produttive, e la Provincia di Bologna, Assessorato alla cultura.
Curatore della mostra, e del relativo catalogo edito dalla Dehoniana Libri, è il professor Fabio Foresti, docente alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna.

L’antica Calcografia Salvardi

L’antica Calcografia Salvardi nacque nel 1802, quando Natale Salvardi Di Agostino, “imprimatore di Santi”, affittò dalla Fabbriceria di San Petronio una bottega ad uso stamperia, situata nella piazza della Pace (poi chiamata del Pavaglione e oggi piazza Galvani).
Natale Salvardi vi sistemò una stamperia, che si andò specializzando in lavori calcografici di grande eleganza e precisione.
Le migliori incisioni su acciaio e rame, dei più valenti maestri dell’epoca (dal Rosaspina al Marchi, dal Suppini allo Spagnoli, ai Paradisi, Martelli, Lega e Tomba) venivano riprodotte dalla Calcografia Salvardi.
I santini Salvardi
I santini Salvardi, in particolare la produzione che arriva fino al 1920, ha avuto ed ha ancora una notevolissima fama non solo nell’ambito della devozione popolare, ma anche in quello del collezionismo, a livello nazionale. I santini, oltre ad essere conservati nei libri e negli abiti dei devoti, venivano anche affissi nelle cucine, sopra il letto, anche nelle stalle dei contadini. Il santino infatti, oltre ad essere un oggetto simbolo della fede dei devoti, ha avuto una importante funzione taumaturgica, di protezione dei propri cari, della propria casa e dei propri beni.
Particolarmente amati erano i santini in cui veniva riprodotto il volto della Madonna, e a Bologna in particolare quello della Beata Vergine di San Luca. Ma erano molto diffusi tra i bolognesi i santini dedicati alla Santa Caterina de Vigri, alla Beata Imelda Lambertini e a santi “nazionali” come San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio da Padova, San Domenico, Santa Chiara.
Il santino e le stampe devozionali in genere veniva stampato in migliaia di esemplari, quindi possiamo renderci conto di quanto fosse ricco e onnipresente l’universo di queste immagini, care agli strati più poveri della società. Questo prodotto editoriale è infatti tra tutti il più “democratico”, perché i suoi bassi costi lo resero accessibile a chiunque, caratteristica che ne favorì la diffusione capillare.

 

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SCRITTORI, SANTI E SANTINI a cura di e.emme
“UN MESE CON MONTALBANO” di ANDREA CAMILLERI - Mondadori, Milano 1998

AL COMMISSARIO MONTALBANO VENNE UNA BOTTA D’ACCUPA

Praticò Gesuina, vedova Tumminello. Era stata lei a scoprire l’omicidio – aveva spiegato Fazio a Montalbano – e ne aveva avuto una tale scossa che era svenuta subito dopo aver chiamato aiuto dal balcone. Che ci andasse piano, il commissario, che la signora aveva il cuore malato assa’”. Fu per questo che il dito di Montalbano sul campanello ebbe la stessa leggerezza di una farfalla che si posava su un fiore. La porta venne aperta da un parrino con faccia di circostanza. [...] A vederselo davanti in quell’appartamento e con quell’espressione, il commissario si fece persuaso che alla signora Praticò fosse venuto a dare l’olio santo.
“E’ grave?” balbettò.
“Chi?”.
“La vedova Tumminello”.
“Ma quando mai! Sono venuto a trovarla per conforto, ha provato una forte emozione. S’accomodi. “Genuina si è messa a letto”. [...]
La càmmara da letto, con le ante del balcone semichiuse, era praticamente una cripta, alle pareti decine di santini appesi con puntine da disegno e sotto ad ognuno un lumino acceso appoggiato a un’apposita mensoletta. Di colpo, a Montalbano venne una botta d’accùpa, sudò, sentì il bisogno di slacciarsi il bottone del colletto. Una specie di balena ansante e lamentosa giaceva su un letto a due piazze, la copriva una coperta a fiori rossi che lasciava vedere solo la testa di una cinquantina spettinata sì, ma dalla faccia rosea e liscia. [...]
“Se la sente di rispondere a qualche mia domanda?” principiò il commissario. “Se il Signore m’assiste e la Madonna m’accompagna...”.
Il commissario sperò ardentemente che il Signore e la Madonna fossero in quel momento disponibili: non se la sentiva di stare in quella càmmara un minuto in più del necessario.

ANDREA CAMILLERI - Nato a Porto Empedocle (Agrigento)nel 1925, Andrea Camilleri vive da anni a Roma. Regista, autore teatrale e televisivo, ha scritto saggi sullo spettacolo.
Sin dal '49 lavora come regista e sceneggiatore; in queste vesti ha legato il suo nome alle più note produzioni poliziesche della tv italiana: quelle che avevano come protagonisti il tenente Sheridan e il commissario Maigret.
Con il passare degli anni ha affiancato a questa attività quella di scrittore; e' stato autore infatti di importanti romanzi di ambientazione siciliana nati dai suoi personali studi sulla storia dell'isola. Il grande successo e' poi arrivato con l'invenzione del Commissario Montalbano.


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Novità in Libreria

 

SOTTO LA CROCE APPASSIONATAMENTE - La santità nella famiglia passionista” di Eugenio Pierluigi – Ediz.S. Gabriele-Eco, Pagg.335
32 profili per tratteggiare la spiritualità passionista lungo i secoli, sostenuti da un'ampia documentazione che l'autore ha attinto dai testi dei processi canonici.


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Giuseppe Testa “LE CAPPELLE DELLA SALVEZZA” – Pagg.131

Interessante questa nuova pubblicazione del socio Giuseppe Testa, scrittore e storico, sulle chiesette di Campofranco tra il 1500 e il 1700, di alcune delle quali sì è persa traccia.
E’ questo un ulteriore ennesimo tassello che l’autore appone al variegato mosaico bibliografico che da decenni lo vede impegnato in ricerche e studi di storia locale riferiti a diverse comunità.
In questo caso la scelta è caduta sul suo comune di adozione (egli è nativo di Riesi, ma da 40 anni vive a Campofranco), realizzando una iniziativa promossa dal la locale sezione dell’Archeoclub d’Italia di cui lo stesso scrittore è Presidente. Le cappelle oggetto della ricerca sono quelle del SS.Crocifisso delle Grazie, del Monte Calvario, del SS.Salvatore e delle Anime del Purgatorio, di S.Antonio Abate, di San Giuseppe, di Maria SS.ma del Lume e del Camposanto.
I soci che desiderano avere la pubblicazione possono contattare il Prof.GIUSEPPE TESTA - TEL.0934-959283.


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“CORMONS – SANT’ADALBERTO – Ricordo del Millenario”
edito a cura della Parrocchia di Sant’Adalberto - Cormons. Il socio Dr.Giacomo Vottorio Busilacchio ci ha inviato per le pubblicazioni dell’AICIS il citato libro. Lo ringraziamo da queste pagine e nel contempo lo segnaliamo ai soci.
Chi fosse interessato ad averne una copia indirizzi la richiesta al nostro socio per e-mail: gbusila@tin.it
Le celebrazioni del martirio di Sant’Adalberto (997) si sono tenute nel 1997, anche se la pubblicazione in argomento è della fine di aprile 2007.


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Michele Falzone del Barbarò - “SANTI DI PIZZO - Immagini su carta intagliata dal XVII al XX secolo” – Daniela Piazza Editore - 1983

....“SANTA TERESA” , cm.7,9 x 11,5
Intagli seriali su carta stampati in cromolitografia. Francia, II metà del XIX secolo.
“Con l’affermarsi della nuova tecnica cromolitografia, diffusasi rapidamente dopo il 1850, gli editori potevano finalmente stampare a più colori, con effetti ludici e decorazioni dorate a rilievo.
Queste nuove immagini, giocando su più alti livelli di virtuosismo tecnico, stravolgevano le regole del tradizionale formalismo dell’immagine devozionale intagliata in una efficacia comunicativa, che trasforma la didattica dell’immagine di pietà quasi in un oggetto di puro decoro”...

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CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI

 

1° GIUGNO 2007: PROMULGAZIONE DEI NUOVI DECRETI DI CANONIZZAZIONE, BEATIFICAZIONE E DI VENERABILITA’


Il 1° giugno 2007, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell'Udienza il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:

A - Prossimamente “SANTI”
Sono stati promulgati i decreti riguardanti un miracolo attribuito all’intercessione dei seguenti Beati, per i quali verrà fissata quanto prima la data della Cerimonia di Canonizzazione.

1- un miracolo, attribuito all'intercessione della Beata ALFONSA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE (al secolo: ANNA MUTTATHUPANDATHU), Suora professa della Congregazione delle Clarisse del Terzo Ordine di San Francesco; nata il 19 agosto 1910 a Kudamaloor (Kerala, India) e morta il 28 luglio 1946 a Bharananganam (India). E’ stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II l'8 febbraio 1986: è la prima beata dell’India ed ora la prima santa. «Dotata da Dio di un carattere affettuoso e allegro», seppe percorrere fino in fondo «la via della croce, della malattia - disse di lei Giovanni Paolo II beatificandola l'8 febbraio 1986 -: giunse ad amare la sofferenza perché amava il Cristo sofferente». Fiore della Chiesa siro-malabarese, orfana in tenera età, seppe difendere la sua scelta di vita religiosa e la sua dignità di donna in una realtà ostile.
Oggi alla sua tomba si recano anche induisti e musulmani.

2- un miracolo, attribuito all'intercessione della Beata NARCISA DE JESÚS MARTILLO MORÁN, Laica; nata ne l 1833 a Nobol (Ecuador) e morta l'8 dicembre 1869 a Lima (Perú).
Alcune testimoni riferirono su di lei che “era molto bella, alta e ben proporzionata; la sua chioma bionda, inanellata e abbondante, attirava l’attenzione della gente. Era molto amata in paese”. “Come carattere era molto amabile e in certi momenti dava sfogo alla sua allegria cantando, mentre una sua amica suonava la chitarra. Era molto caritatevole…”
Nel 1868, su invito del francescano padre Pietro Gual che divenne suo direttore spirituale, Narcisa si trasferì a Lima, trovandovi ospitalità in un monastero di terziarie domenicane.
Il cappellano divenne suo nuovo direttore spirituale, sino alla sua morte.
La sera dell’8 dicembre 1869, nel congedarsi dalle consorelle per il riposo, disse loro scherzando che sarebbe partita per un lungo viaggio. Poco prima della mezzanotte la madre di turno a vegliare si accorse che la sua cella era misteriosamente tutta illuminata e ne proveniva un profumo fortissimo. Entrandovi trovarono Narcisa morta, all’età di soli 37 anni. La vita di Narcisa fu caratterizzata da una dedizione totale a Dio ed al prossimo e la sua fama di santità poté esplodere immediatamente e spontaneamente da parte del popolo. Beatificata da Papa Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1992, verrà presto iscritta nell’albo dei Santi.


B1-Prossimamente “BEATI”

Sono stati promulgati anche i decreti riguardanti un miracolo attribuito all’intercessione dei seguenti Venerabili Servi di Dio, per i quali, pertanto, verrà fissata quanto prima la data e il luogo della Cerimonia di Beatificazione di ciascuno.

1- un miracolo, attribuito all'intercessione del Venerabile Servo di Dio ANTONIO ROSMINI, Sacerdote Fondatore dell'Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza; nato il 24.3.1797 a Rovereto (Italia) e morto il 1.7.1855 a Stresa (Italia).
Don Rosmini oltre che fondatore dei due istituti, è stato pensatore e scrittore tra i più conosciuti nel suo tempo.
La sua opera abbraccia molti ambiti del sapere filosofico, teologico, ascetico, pedagogico, giuridico e politico: una libertà di ragionamento che attirò le critiche di molti oppositori. Le accuse si intensificarono nel 1848-49, quando Rosmini è a Roma (e a Gaeta) accanto a Pio IX che lo vuole cardinale e segretario di Stato.
Soprattutto l’Austria non voleva che il papa desse credito al sacerdote: di qui la campagna di denigrazione contro di lui che sfociò nel 1849 nella messa all’Indice di due opere: "Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa" e "La costituzione secondo la giustizia sociale".
Egli è un esempio di vita cristiana che oggi viene riconosciuto una volta per tutte.

2- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio MARIA MERKERT, Cofondatrice e Prima Superiora Generale della Congregazione delle Suore di Santa Elisabetta. La congregazione viene fondata il 27. 9.1842 con lo scopo di curare i malati bisognosi.
Nasce il 21 settembre 1817 a Nysa (Slesia). Realizza con grande coraggio e ottimismo i suoi intenti e progetti connessi con la formazione e il consolidamento delle strutture della nuova comunità religiosa. Si dedica con amore materno alle consorelle e alla cura dei malati e dei bisognosi. La sua vita e l’attività sono animate dallo spirito di una carità ardente per le membra sofferenti del Corpo di Cristo. Maria Merkert, chiamata “la cara Madre di tutti”, muore in concetto di santità il 14 novembre 1872.


3- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio GIUSEPPA (al secolo: ENDRINA STENMANNS), Cofondatrice della Congregazione delle Serve dello Spirito Santo.
E’ nata il 28 maggio 1852 ad Issum (Germania) ed è morta il 20 maggio 1903 a Steyl (Paesi Bassi).


4- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio CELESTINA DELLA MADRE DI DIO (al secolo: MARIA ANNA DONATI), Fondatrice della Congregazione delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio. Suor Celestina è nata il 26 ottobre 1848 a Marradi (Italia) ed è morta il 18 marzo 1925 a Firenze (Italia).

B2 - Prossimamente “BEATI”

Sono stati promulgati inoltre i decreti riguardanti il riconoscimento del martirio dei seguenti Servi di Dio, per i quali, pertanto, verrà fissata quanto prima la data e il luogo della Cerimonia di Beatificazione.

1- il martirio dei Servi di Dio PIETRO KIBE KASUI, Sacerdote professo della Compagnia di Gesù, e 187 COMPAGNI, Sacerdoti, Religiosi e Laici, uccisi tra il 1603 e il 1639 in Giappone.

2- il martirio dei Servi di Dio AVELLINO RODRÍGUEZ ALONSO, Sacerdote professo dell'Ordine di Sant'Agostino, e 97 COMPAGNI dello stesso Ordine, nonché 6 COMPAGNI del Clero diocesano, uccisi nel 1936 durante la guerra civile in Spagna;

3- il martirio delle Serve di Dio EMMANUELA DEL CUORE DI GESÙ (al secolo: EMMANUELE ARRIOLA URANGA) e 22 COMPAGNE, dell'Istituto delle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento e della Carità, uccise nel 1936 durante la guerra civile in Spagna;

4- il martirio del Servo di Dio FRANCESCO JÄGERSTÄTTER, Laico.
Franz Jägerstätter nasce il 20 maggio 1907 (quest’anno celebriamo il centenario della nascita) in un paesino dell’Alta Austria a pochi chilometri dal confine con la Baviera. Nel 1938 la Germania hitleriana annette l’Austria.
L’anno successivo le truppe naziste invadono la Polonia: scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Franz Jägerstätter è un contadino, è sposato e ha tre figlie. Nel 1943 ha 36 anni: viene arruolato nell’esercito del Terzo Reich. Lui si rifiuta. L’ideologia nazista va contro il Vangelo, va contro la sua coscienza.
Conosce le parole di San Pietro: ”Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Cercano di convincerlo. Rischia la vita.
Il suo parroco Josef Karobath scrive: ”Mi ha lasciato ammutolito, perché aveva le argomentazioni migliori. Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando le Scritture”. Franz ha la sapienza dell’umile, non usa parole difficili ma le parole chiare ed esigenti del Vangelo. Prega, medita, digiuna, legge i documenti della Chiesa: nel 1937 Papa Pio XI aveva pubblicato l’Enciclica “Mit Brenneder Sorge” con la quale condannava duramente l’ideologia razzista e anticristiana del nazismo. “Nessun potere coercitivo dello Stato – scriveva Papa Ratti - potrà sostituire a lungo andare i più profondi e decisivi stimoli, che provengono dalla fede in Dio e in Gesù Cristo”.
Franz è arrestato: in carcere, parlando con la moglie, ricorda le parole di Gesù: “chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me ”. Viene ghigliottinato il 9 agosto 1943, a Berlino, nello stesso carcere in cui sarà impiccato il teologo protestante Bonhoeffer. Nel suo Testamento leggiamo: “Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà”.
Benedetto XVI nella sua visita nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau il 28 maggio dell’anno scorso, aveva ricordato quanti nella Germania di Hitler si erano opposti al regime nazista ed erano considerati allora come “il rifiuto della nazione”. “Ora però noi li riconosciamo con gratitudine come i testimoni della verità e del bene, che anche nel nostro popolo non era tramontato. Ringraziamo queste persone, perché non si sono sottomesse al potere del male e ora ci stanno davanti come luci in una notte buia”.

C-Nuovi “VENERABILI”

Infine, sono stati promulgati i decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio che, pertanto, acquisiscono il titolo di “Venerabile”.

1- Le virtù eroiche del Servo di Dio GIOVANNI BATTISTA ARISTA, Vescovo di Acireale, della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri; nato il 2.4.1863 a Palermo (Italia) e morto il 27.9.1920 ad Acireale (Italia).
Il Vescovo di Acireale,Mons.Gerlando Genuardi, vide nel giovane seminarista e poi nel Padre filippino la figura più alta della sua diocesi e pensò a lui come successore.
L’umiltà di P. Arista aveva ottenuto da Papa Leone XIII, che nel 1901 lo aveva nominato Vescovo di Sebaste con incarico di Prelato nullius di S. Lucia del Mela, di poter rifiutare la nomina già comunicata con biglietto della Segreteria di Stato; la stessa umiltà non ottenne invece, nel 1904, di eludere la nomina a Ausiliare di Acireale. P. Arista si recò a Roma in quella circostanza.
P. Timpanaro lo osservò in estasi, sollevato da terra, durante la celebrazione della S. Messa.
“Omnia in caritate” è il motto episcopale scelto dall’Arista: fu il programma attuato giorno per giorno tra le enormi difficoltà causate da calamità naturali, incomprensione di politici, da problemi in Seminario, dalle infermità che lo portarono a morire di cancro allo stomaco.

2- Le virtù eroiche del Servo di Dio GIOVANNI GIUSEPPE (al secolo: ALCIDE LATASTE), Sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Predicatori e Fondatore delle Suore del Terzo Ordine di San Domenico di Betania. Nasce il 5.9.1832 a Cadillac (Francia) e muore il 10.3.1869 a Frasnes-Le-Château (Francia).
Padre Lataste, giovane dominicano, fu mandato nel 1864 in una prigione di donne per predicare a 400 detenute. La vita in questa "Casa le incitava con la forza" alla rivolta, addirittura al suicidio. In un secolo giansenistico, Padre Lataste parla loro di un Dio che le ama, di un Dio che rifà nuova ogni cosa. Parla loro nella verità, non mascherando la loro responsabilità per il reato commesso. Si dichiara loro fratello, peccatore come loro. "Dio non guarda ciò che siamo stati, è toccato solo da ciò che sommiamo".
"La speranza contro ogni speranza" rinasce nei cuori e alcune di queste donne esprimono la loro determinazione a dedicarsi a Dio alla loro uscita.
Il predicatore ha l'ispirazione di fondare una comunità religiosa dominicana dove ex-detenute, ex-prostitute... dividono vita di preghiera e vita fraterna con le sorelle senza storie, confuse. Nel 1866 nasce la prima comunità di dominicane di Béthanie di tipo contemplativo.

3- Le virtù eroiche del Servo di Dio FRANCESCO MARIA PÉREZ, Religioso professo della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza; nato il 9 luglio 1861 a Verona (Italia) ed ivi morto il 4 dicembre 1937;

4- Le virtù eroiche della Serva di Dio MARIA CATERINA DI GESÙ BAMBINO (al secolo: LUISA LAVIZZARI), Priora delle Suore Benedettine dell'Adorazione del SS.mo Sacramento e della Perpetua Riparazione del Monastero a Ronco di Ghiffa; nata il 6 ottobre 1867 a Vervio (Sondrio, Italia) e morta il 25 dicembre 1931 a Ronco di Ghiffa (Novara, Italia);

5- Le virtù eroiche della Serva di Dio MARIA FEDELE (al secolo: ELEONORA MARGARITA WEISS), Religiosa professa del Terz'Ordine di San Francesco del Monastero di Reutberg, nata il 12 giugno 1882 a Kempten (Germania) e morta l'11 febbraio 1923 a Reutberg (Germania);

6- Le virtù eroiche della Serva di Dio ARMIDA BARELLI, del Terzo Ordine Secolare di San Francesco e Confondatrice dell'Istituto delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Nata il 1 dicembre 1882 a Milano (Italia) è morta il 15 agosto 1952 a Marzio Varese (Italia).
Armida Barelli era secondogenita di un’agiata famiglia borghese. Dopo aver completato gli studi, prima dalle Orsoline a Milano e poi dalle Francescane in Svizzera, seguì la sua vera vocazione, quella religiosa.
Nel 1910 l’incontro fondamentale della sua vita, quello con padre Agostino Gemelli, che ne determinò l´orientamento spirituale. Nello stesso anno, la scelta di entrare nel Terz’ordine secolare francescano.
Nel 1917, anno anche dell’acquisto della residenza di Marzio, la Barelli ricevette l´incarico dal Cardinal Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, di occuparsi del "movimento femminile".
Nacquero così i primi circoli rosa dell’Azione Cattolica che, l’anno successivo furono estesi dalla Barelli in tutta Italia.
Nel 1921 fu, a fianco di Padre Gemelli, tra i fondatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Armida Barelli si spense il 15 agosto del 1952.

7- Le virtù eroiche della Serva di Dio CLEONILDE GUERRA, Giovane Laica; nata il 29 gennaio 1922 a San Potito di Lugo (Ravenna, Italia) e morta il 19 maggio 1949 a Bologna (Italia).
Fin da ragazzina si distinse fra le compagne per la viva pietà, particolarmente eucaristica, Agli inizi dell’adolescenza sentì la voce di Cristo che la chiamava a sé.
A 21 anni, nonostante alcuni seri problemi di salute, entrò con entusiasmo nella Congregazione delle Ancelle del S. Cuore di Gesù Agonizzante di Lugo. La permanenza nel probandato fu serena e impegnata. Nilde era di esempio a tutte le compagne e sempre la prima a prestarsi.
Purtroppo quel suo cammino iniziato con tanta gioia si arrestò presto. Improvvisamente, dopo appena un mese, così come la malattia l’aveva lasciata, tornò virulenta e il medico impose alle Suore di chiamare i familiari perché la riportassero a casa. Nilde superò la prova dedicandosi all’apostolato nell’Azione Cattolica femminile della Parrocchia e aiutando nell’Asilo parrocchiale per la formazione dei bimbi. Assorbiva ogni indirizzo spirituale utile per la formazione (Apostolato della Preghiera – Terzo Ordine Francescano – Collaboratori Salesiani), ma il movimento a cui dedicò anima e corpo fu l’Azione Cattolica.
Nel 1947 Nilde ottenne dal suo Direttore Spirituale, don Parmeggiani, il permesso di potersi offrire come vittima di espiazione.
Nel gennaio 1949 la malattia riprese virulenta e fu ricoverata all’Ospedale S. Orsola di Bologna. Durante quei lunghi 5 mesi ella lasciò ai medici, al personale e alle degenti un esempio luminoso e sempre sorridente di dedizione e di amore.
Al mattino del 19 maggio 1949 spirò dopo aver ricevuto la S. Comunione e stava attendendo la barella per la camera operatoria.
Morte quasi improvvisa e inspiegabile, secondo le parole del chirurgo, ma certamente legata – per chi ha fede – al suo voto di vittima pronunciato l’8 dicembre 1947. Era così divenuta veramente vittima di amore e di espiazione.

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PROCESSI DI CANONIZZAZIONE

ASIA/COREA DEL SUD - Si aprirà il Processo di Beatificazione per 36 Servi di Dio, missionari nei campi di lavoro durante la guerra di Corea


Seul (Agenzia Fides) - L’Ordine di S.Benedetto di Wagwan ha annunciato la prossima apertura del processo di Beatificazione per 36 Servi di Dio, che morirono nelle prigioni dei campi di lavoro e di detenzione fra il 1949 e il 1952 (anni della guerra di Corea), mentre conducevano una intensa attività missionaria fra i prigionieri, portando conforto, amministrando i Sacramenti, donando speranza e annunciando il Regno di Dio. Il processo segnerà anche il 100° ann.rio dell’ingresso della Congregazione dei Benedettini di S. Ottilia in Corea che cade nel 2009.
Il Decreto, annunciato e diffuso dall’Abate Simon Pietro Ri Hyeong-u, spiega che “la Congregazione giocherà un ruolo attivo nel promuovere la causa di beatificazione e canonizzazione dell’Abate Boniface Sauer, di p.Benedikt Kim e dei loro 34 compagni”, che morirono nei campi di detenzione. Secondo le norme vigenti, la Congregazione dovrà prima di tutto ottenere il beneplacito dei Vescovi delle diocesi interessate (Pyongyang,Hamhung e Tokwon) per poi procedere alla raccolta delle testimonianze e dei documenti utili alla prima fase della Causa di Beatificazione.
Per festeggiare il centenario, invece, le comunità dei monaci in Corea hanno istituito una Commissione preparatoria che curerà l’organizzazione di iniziative spirituali e culturali, secondo un criterio di “rinnovamento e aggiornamento della comunità”.
L’itinerario di preparazione è triennale ed è così scandito: “Anno della Purificazione” (2007), “Anno della Santificazione” (2008), Anno del Ringraziamento” (2009).
Nell’aprile scorso la Congregazione è stata colpita da un evento spiacevole: un incendio nel monastero di Waegwan, che ha distrutto le celle dei 70 monaci che abitavano il monastero.
La Congregazione Benedettina di Sant’Ottilia (Benedettini missionari), con i suoi 136 monaci, è la più grande comunità dei Benedettini in Asia. E’ stata fondata nel 1887 da padre Andreas Amrhein in Baviera, specificamente per curare le missioni in Africa e in Asia. Patrona dell’Ordine è Sant’Ottilia d’Alsazia, nata cieca e miracolata, monaca benedettina e abbadessa.

500 martiri spagnoli presto beati

Il prossimo 28 ottobre si terrà a Roma la beatificazione di 498 martiri caduti in Spagna negli anni della guerra civile nella seconda meta' degli anni '30. La decisione è stata presa da Papa Benedetto XVI raggruppando 23 cause di beatificazione che riguardano tutte gli eccidi compiuti dai repubblicani ai danni della Chiesa.
Tale decisione del Pontefice è una chiara deroga alla disciplina da lui stesso stabilita quando nel 2005 ha deciso che le beatificazioni siano celebrate nelle Chiese locali ed e' dettata, probabilmente, dal timore di suscitare ulteriori tensioni tra cattolici e laicisti in Spagna.



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CERCO E SCAMBIO


SANTI CURRO’ – Via Carlo Malatesta – Pal.1, sc.B – 98125 MESSINA ME - Tel.090-2926.370 e Cell.340-330.2957
1^ Serie Santi “Lega Eucaristica” che cambio con altri della stessa serie, oppure con santini d’epoca di altre tematiche. Santini moderni. Cerco Santi, Beati, Madonne Patrone in cambio di altri santini moderni siciliani anche di Messina e di tutta Italia. Garantisco risposta a quanti mi scriveranno. Grazie.

DONATA CAROLILLO – Via Aldo Moro, nr. 3 – 75019 TRICARICO MT – Tel.0835-728.118 e cell.340-2422.502
Della serie di immaginette relative alle litanie della Madonna (di cui riporto a fianco un esemplare) mi mancano i numeri 15 – 45 46 – 47 – 50, e poi dal nr.56 in poi. C’è qualcuno che mi può aiutare dal momento che desidero completare la serie?
Nel caso qualche socio avesse un’intera serie disponibile…se ne potrebbe parlare. Grazie e buona estate a tutti

 

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MIRACOLI


ENZO: IL BAMBINO CHE HA PORTATO AGLI ALTARI FREI GALVAO


Enzo, il bambino la cui nascita inspiegabile ha portato agli altari fra Galvão. La testimonianza della madre, la chimica brasiliana Sandra Grossi de Almeida

CITTA’ DEL VATICANO
, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- Confusa tra il milione e mezzo di persone presenti questo venerdì al "Campo de Marte" a San Paolo c’è la donna che ha ottenuto un miracolo attribuito all’intercessione di fra Antonio de Santa Ana Galvão, che verrà canonizzato proprio quest'oggi.
E’ Sandra Grossi de Almeida, trentasettenne, laureata in Chimica, residente a Brasilia, che nel 1999 ha dato alla luce suo figlio Enzo tra lo stupore di medici e scienziati.
Il suo caso è stato riconosciuto “scientificamente inspiegabile nel suo insieme, in base alle attuali conoscenze scientifiche” dall’équipe di esperti medici, il 18 gennaio 2006, nel processo di canonizzazione di fra Antonio de Santa Ana, sacerdote brasiliano dell’Ordiine dei Frati Minori Alcantarini, vissuto tra il 1739 e il 1822. Sandra non nutre grandi pretese per l'incontro con il Papa: “Credo che sarò così emozionata che riuscirò appena a ringraziarlo per aver permesso la canonizzazione di fra Galvão qui in Brasile, un dono per me e per tutto il popolo brasiliano”, ha affermato.
Nel 1999, Sandra ha dato alla luce Enzo grazie alle “pillole di preghiera di fra’ Galvão”, preghiere scritte su piccoli fogli, distribuite gratuitamente e preparate dalle monache del Monastero della Luce.
Prima di rimanere incinta di Enzo, ha avuto tre gravidanze interrotte per un problema congenito conosciuto come utero bicorne – una cartilagine che si forma in mezzo all’utero dividendolo in due piccole parti, il che impedisce la crescita del feto per mancanza di spazio. Le tre gestazioni di Sandra sono arrivate solo al quarto mese per poi interrompersi spontaneamente con emorragie e forti dolori.
Cattolica praticante, Sandra si era già rassegnata all’idea di non poter avere figli ed aveva deciso di adottare Isabela, che oggi ha 12 anni.
Quando è rimasta incinta per la quarta volta, era consapevole delle difficoltà che avrebbe affrontato, ma ha deciso di portare avanti la gravidanza.
“La ginecologa mi disse di non farmi illusioni.
Avrebbe fatto tutto ciò che era alla sua portata e che la medicina permetteva per aiutarmi, ma mi avvertì chiaramente dell’alta possibilità di un’altra perdita”, ha raccontato Sandra sulla pagina web ufficiale della visita del Papa in Brasile. www.visitadopapa.org.br.
Fu allora che un’amica di famiglia, ormai morta, le parlò e offrì le “pillole di fra Galvão”. Per fede Sandra le accettò, nonostante non conoscesse la storia del beato.
Con sorpresa dei medici, ma non di Sandra, nella prima notte della prima novena a fra Galvão, l’emorragia si fermò e i dolori cessarono. “Quello fu un segnale che potevo credere ancor di più nel potere di fra Galvão e nella sua intercessione per me”, ha detto Sandra.
L’intercessione di fra Galvão, ha spiegato, è stata fondamentale in vari momenti.
Non ha sentito dolori né contrazioni neanche durante il parto. Al quarto mese di gestazione è stato necessario che si sottoponesse a un intervento per chiudere il collo dell’utero, procedimento delicato e che si è svolto senza le temute emorragie.
Nonostante tutto procedesse al meglio, al quinto mese le venne diagnosticato un nuovo rischio di aborto a causa delle dimensioni del bambino. “L’utero non avrebbe resistito! E’ stato allora che ho fatto di nuovo ricorso a fra Galvão”, ha ricordato Sandra.
Questa volta le preghiere erano per garantire che il bambino raggiungesse i due chili, peso minimo per la nascita. Ed è stato in quel momento che è accaduto tutto.
Dopo aver superato quella fase critica, Sandra è riuscita ad arrivare alla 32ª settimana di gestazione, una cosa inimmaginabile per il suo caso. “Per i medici era impossibile, ma non per Dio”, ha affermato.
Era inimmaginabile anche la conservazione dell’utero dopo il parto, perché la cartilagine avrebbe impedito l’espulsione della placenta e l’unica via d’uscita sarebbe stata un’isterectomia (l’estrazione totale dell’utero).
Medici e infermieri erano pronti e la coppia aveva già dato il consenso per una possibile isterectomia. “Sono uscita dal parto cesareo con il mio utero e con mio figlio tra le braccia, in salute”, ha raccontato Sandra emozionata. Qualche ora dopo il parto, Enzo ha presentato un serio problema polmonare che in genere è una delle cause principali di morte tra i prematuri. Con nuove preghiere, il bambino è uscito dall’intubazione il giorno dopo, cosa che in casi simili è accaduta solo dopo varie settimane.
Oggi Enzo è un bambino sano. A otto anni sprigiona allegria, vitalità e conosce bene l’importanza di fra Galvão nella sua vita. Quando gli è stato chiesto di lui, ha risposto naturalmente: “E’ stato grazie a lui che sono nato”.
I genitori non forzano né alimentano aspettative ecclesiastiche per il figlio.
“L’unica cosa che desidero è che sia una persona buona, segua o non segua la vita religiosa, questa sarà una sua decisione”, ha affermato la madre.


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GUARITA PER INTERCESSIONE DI GIOVANNI PAOLO II
Testimonianza di Suor MARIE SIMON-PIERRE


ROMA, domenica, 1° aprile 2007 (ZENIT.org). In occasione dell'anniversario della morte di Giovanni Paolo II, che ricorre il 2 aprile, pubblichiamo la testimonianza di suor Marie Simon-Pierre, religiosa della Congregazione delle Piccole sorelle delle Maternità Cattoliche, di 46 anni, inspiegabilmente guarita dal morbo di Parkinson.
Il caso è stato presentato come possibile miracolo attribuito all'intercessione di Karol Wojtyla nel processo di beatificazione, che sarà chiuso a livello diocesano lunedì. La religiosa lavorava nella Maternità della Stella (Maternité de l’Etoile), a Puyricard, vicino a Aix-en-Provence.

Mi è stato diagnosticato a giugno, nel 2001.
Il morbo aveva colpito tutta la parte sinistra del corpo, causandomi serie difficoltà, essendo io mancina. Dopo 3 anni, ad una fase iniziale lentamente progressiva della malattia, è seguito l’aggravarsi dei sintomi: accentuazione dei tremiti, rigidità, dolori, insonnia [...]
Dal 2 aprile 2005 ho iniziato a peggiorare di settimana in settimana, deperivo di giorno in giorno, non riuscivo più a scrivere (sono mancina, lo ripeto) o se tentavo di farlo, ciò che scrivevo era difficilmente leggibile. Non riuscivo più a guidare la macchina salvo per percorsi molto brevi, perché la mia gamba sinistra, a volte, si bloccava anche a lungo e la rigidità non avrebbe reso facile la guida. Per svolgere il mio lavoro, in ambito ospedaliero, inoltre, avevo sempre più bisogno di tempo. Ero totalmente esaurita. Dopo la diagnosi, mi era difficile vedere Giovanni Paolo II in televisione. Mi sentivo, però, molto vicina a lui nella preghiera e sapevo che poteva capire quello che vivevo. Ne ammiravo anche la forza e il coraggio che mi stimolavano a non arrendermi e ad amare questa sofferenza. Solo l’amore avrebbe dato senso a tutto questo. Era una quotidiana lotta, ma il mio unico desiderio era di viverla nella fede e di aderire con amore alla volontà del Padre.
Era Pasqua (2005) e desideravo vedere il nostro Santo Padre in televisione perché sapevo, nel mio intimo, che sarebbe stata l’ultima volta che avrei potuto farlo. Era tutta la mattina che mi preparavo a quell’ “incontro” (lui mi richiamava a quello che io sarei stata tra qualche anno). Era dura per me, essendo giovane [...]
Un imprevisto nel servizio, però, non mi permise di vederlo. La sera del 2 aprile 2005 si è riunita tutta la comunità per partecipare alla veglia di preghiera in piazza San Pietro, in diretta sulla televisione francese della diocesi di Parigi (KTO) [...] all’annuncio del decesso di Giovanni Paolo II mi è caduto il mondo addosso, avevo perso l’amico che mi capiva e mi dava la forza di tirare avanti.
In quei giorni avvertivo la sensazione di un grande vuoto, ma avevo anche la certezza della Sua presenza viva. Il 13 maggio, ricorrenza della Nostra Signora di Fatima, Papa Benedetto XVI dà l’annuncio ufficiale della speciale dispensa per l’avvio della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
A partire dal 14 maggio le consorelle di tutte le comunità francesi e africane chiedono l’intercessione di Giovanni Paolo II per la mia guarigione. Pregano incessantemente, senza stancarsi, fino alla notizia dell’avvenuta guarigione.
Ero in vacanza in quel periodo.
Il 26 maggio, terminato il tempo di riposo, ritorno in comunità, totalmente esaurita a causa della malattia. «Se credi, vedrai la gloria di Dio»; questo è il brano del vangelo di San Giovanni che dal 14 maggio mi accompagna.
E’ il 1° giugno: non ne posso più! Devo lottare per tenermi in piedi e camminare.
Il 2 giugno, di pomeriggio, vado a trovare la mia superiora per chiederle di esonerarmi dall’attività lavorativa. Lei mi chiede di resistere ancora un po’ fino al ritorno da Lourdes, ad agosto, e aggiunge: «Giovanni Paolo II non ha ancora detto la sua ultima parola».
Lui era sicuramente presente a quell’incontro svoltosi nella pace e nella serenità.
Poi, la superiora mi tende una stilografica e mi chiede di scrivere «Giovanni Paolo II»: sono le ore 17. A stento scrivo «Giovanni Paolo II».
Davanti alla calligrafia illeggibile rimaniamo a lungo in silenzio [...] la giornata prosegue come di consueto. Dopo la preghiera della sera, alle ore 21, passo dal mio ufficio per poi tornare in camera. Sento il desiderio di prendere una stilografica e scrivere, come se qualcuno mi dicesse: «prendi la tua stilografica e scrivi» [...] sono le 21.30-21.45.
La calligrafia è chiaramente leggibile: sorprendente! Mi stendo sul letto, stupita. Erano passati esattamente due mesi dal ritorno di Giovanni Paolo II alla Casa del Padre [...] Mi sveglio alle 4.30, sorpresa di essere riuscita a dormire. Mi alzo improvvisamente dal letto: il mio corpo non è più indolenzito, nessuna rigidità e interiormente non sono più la stessa.
Poi, una chiamata interiore e il forte impulso di andare a pregare davanti al Santissimo Sacramento. Scendo in oratorio e rimango in adorazione. Provo una profonda pace e senso di benessere; un’esperienza troppo grande, un mistero, difficile da spiegare a parole.
Poi, sempre davanti al Santissimo Sacramento, medito i misteri della luce di Giovanni Paolo II. Alle 6 del mattino esco per raggiungere le consorelle in cappella per un momento di orazione seguito dalla celebrazione eucaristica.
Devo percorrere circa 50 metri e in quell’istante, nel camminare, mi rendo conto che il mio braccio sinistro dondola, non rimane immobile lungo il corpo.
Noto anche una leggerezza e un’agilità fisica da tempo a me sconosciute.
Durante la celebrazione eucaristica sono ricolma di gioia e di pace: è il 3 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù. All’uscita della S. Messa sono sicura di essere guarita [...] la mia mano non trema più.
Vado di nuovo a scrivere e a mezzogiorno smetto di colpo di prendere le medicine.
Il 7 giugno, come previsto, sono andata dal neurologo dal quale ero in cura da 4 anni.
E’ rimasto sorpreso anche lui nel constatare l’improvvisa scomparsa di tutti i sintomi del morbo, nonostante l’interruzione del trattamento 5 giorni prima della visita. Il giorno dopo, la superiora generale ha affidato a tutte le nostre comunità il rendimento di grazie.
Tutta la congregazione ha cominciato una novena di ringraziamento a Giovanni Paolo II.
Ho interrotto ogni tipo di trattamento. Ho ripreso a lavorare normalmente.


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LA NECESSITA’ DEI MIRACOLI


Riportiamo un’intervista di Stefania Falasca (Jesus, marzo 2004) con Mons.MICHELE DI RUBERTO, allora sottosegretario della Congregazione delle cause dei Santi ed oggi Segretario della stessa Congregazione.
Con quali procedure un fatto straordinario viene riconosciuto come miracolo dalla Chiesa e perché è ancora oggi necessario nelle cause di beatificazione e di canonizzazione.
«La cosa più incredibile dei miracoli è che accadono» diceva lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton. Già. Pura gratia gratis data. Di questo monsignor Michele Di Ruberto non ha dubbi. Anzi. In fatto di miracoli, o meglio, di accertamento di miracoli, può considerarsi un esperto.
Specialista in materia giuridica civile e canonica, da trentacinque anni in attività presso la Congregazione delle cause dei santi, di cui è attualmente sottosegretario, ha visto passare in rassegna centinaia di casi straordinari, di fronte ai quali la scienza si è dovuta arrendere.
Dall’84 è responsabile del settore miracoli. 346 i casi redatti e approvati, una novantina quelli in attesa di essere esaminati. Da vent’anni spetta a lui partecipare alla Consulta medica, preparare e redigere, insieme ai postulatori, la Positio super miro, l’insieme cioè degli acta causae e degli acta processus riguardanti i miracoli.
Sì, perché forse non tanti sanno che provare e attestare l’autenticità di un fatto prodigioso è frutto di una accurata procedura d’inchiesta e di un rigoroso esame scientifico e teologico. Non solo. Proprio il processo per l’accertamento di un miracolo, avvenuto per intercessione di un candidato agli onori degli altari, è centrale nel compimento di una causa di canonizzazione.
Con monsignor Di Ruberto abbiamo perciò voluto guardare da vicino l’esperienza storica della Chiesa in questa materia, chiarendo alcuni aspetti che riguardano tali eventi straordinari, e addentrarci nel fitto di quell’iter che conduce all’approvazione di un miracolo.
Abbiamo voluto iniziare questo viaggio partendo proprio dal riconoscimento del fatto prodigioso attribuito all’intercessione della beata Gianna Beretta Molla, medico e madre di famiglia, che il 16 maggio prossimo sarà proclamata santa. Della cui causa Di Ruberto è stato anche, per nomina pontificia, relatore.

- La canonizzazione di Gianna Beretta Molla è ormai imminente. Il decreto sul miracolo, avvenuto per la sua intercessione, era già stato promulgato nel dicembre scorso. Può dirci innanzitutto in cosa consiste questo decreto?

MICHELE DI RUBERTO: Il decreto è l’ultimo atto che chiude il cammino giuridico dell’accertamento di un miracolo. È un atto giuridico della Congregazione delle cause dei santi, sancito dal papa, con cui un fatto prodigioso è definito vero e proprio miracolo. Nella Summa theologica san Tommaso definisce miracolo «ciò che è fatto da Dio fuori dell’ordine della natura». Si considera quindi miracolo un fatto che supera le forze della natura, che è operato da Dio fuori dell’ordinario di tutta la natura creata per intercessione di un servo di Dio o di un beato.

- Senza l’approvazione di miracoli accaduti per intercessione di un servo di Dio o di un beato non si può perciò portare a conclusione una causa.

DI RUBERTO: Attualmente per la beatificazione di un servo di Dio non martire la Chiesa chiede un miracolo, per la canonizzazione (anche di un martire) ne chiede un altro. Solo i presunti miracoli attribuiti all’intercessione di un servo di Dio o di un beato post mortem possono essere oggetto di verifica. Istruita quindi l’inchiesta, che è un vero e proprio processo, questa viene condotta separatamente da quella sulle virtù o sul martirio. Nel corso della procedura sono raccolte e vagliate tutte le prove acquisite riguardanti sia il fatto prodigioso in se stesso, per accertare l’evento miracoloso come tale, sia l’attribuzione di quel fatto all’intercessione di un determinato candidato agli onori degli altari

- Come si svolge l’iter giuridico di accertamento di un miracolo?

DI RUBERTO: L’iter processuale per il riconoscimento del miracolo avviene se-condo le nuove normative stabilite nell’83 dalla costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister. a nuova legislazione stabilisce due momenti procedurali: quello diocesano e quello della Congregazione, detto romano. Il primo si svolge nell’ambito della diocesi dove è accaduto il fatto prodigioso. Nella diocesi di Franca, nello Stato di San Paolo in Brasile, ad esempio, nel caso di quello attribuito a Gianna Beretta Molla. Il vescovo apre l’istruttoria sul presunto miracolo nella quale vengono raccolte sia le deposizioni dei testi oculari interrogati da un tribunale debitamente costituito, sia la completa documentazione clinica e strumentale inerente al caso. Nel secondo, la Congregazione esamina l’insieme degli atti pervenuti e le eventuali documentazioni suppletive, pronunciando il giudizio di merito.

- Ma perché sono così necessari i miracoli? Non si può dichiarare la santità sulla base delle prove che dimostrano l’esercizio in grado eroico delle virtù?

DI RUBERTO: Dichiarare la santità di una persona non è come assegnare un titolo cavalleresco o onorifico. Anche se uno è in cielo, può darsi che non sia degno, come sembra, di un culto pubblico. Stabilire l’eroicità delle virtù, attraverso tutto il lavoro di raccolta delle prove testimoniali e documentarie, di approfondimento storico-critico, di valutazione teologica fino al raggiungimento della certezza morale e alla formulazione del giudizio di merito, per quanto fondato, serio e accurato, può rimanere soggetto a possibile errore. Noi possiamo sempre sbagliarci, possiamo sempre ingannarci, i miracoli invece solo Dio può compierli, e Dio non inganna. Sono un dono gratuito di Dio, un segno certissimo della rivelazione, destinato a glorificare Dio, a suscitare e rafforzare la nostra fede, e sono anche, quindi, una conferma della santità della persona invocata. Il loro riconoscimento consente pertanto di dare con sicurezza la concessione del culto.

- Insomma i santi sono fatti per i miracoli e questi, in una causa di canonizzazione, rappresentano anche una sanzione divina a un giudizio umano...

DI RUBERTO: Esattamente. È quindi di importanza capitale conservare la loro necessità nelle cause di canonizzazione.

- E la Chiesa ha attribuito ad essi sempre la stessa rilevanza?

DI RUBERTO: Sempre. I miracoli hanno sempre avuto una rilevanza centrale. Fin dai primi secoli, quando i vescovi si trovavano a dover concedere il culto per un non martire, prima di vagliare l’excellentia vitae e delle virtù, consideravano le pro-ve dell’excellentia signorum. Via via poi, nel corso dei secoli, si stabiliscono e si affinano le procedure d’indagine sui miracoli prima di procedere a una canonizzazione. Urbano II, nel 1088, sancì che «non si possono ascrivere nel canone dei santi se non vi sono testimoni che dichiarano che i miracoli siano stati visti con propri occhi e sia confermato dall’assenso del Sinodo». Dal XIII secolo acquista importanza l’aspetto medico-legale e, con l’istituzione della Congregazione dei riti nel 1588, si riorganizza la materia. Si suggeriscono criteri, come la necessità di interrogare i testi qualificati e richiedere un parere medico, affinché il giudizio sia sempre dato sulla base delle perizie medico-legali e sulla base di testimoni oculari. Benedetto XIV puntualizzò i criteri di valutazione e istituì il primo albo dei medici. Tutta questa se-colare elaborazione confluì nel Codice di diritto canonico del 1917. Ma la procedura aveva un punto debole: la mancanza di distinzione fra il giudizio medico-scientifico e quello teologico. I teologi, infatti, dovevano dare un parere vincolante sulle conclusioni mediche senza avere competenza in materia. Così Pio XII, nel 1948, decise di costituire la Commissione medica, poi Consulta medica, come organismo specifico di valutazione scientifica, e da questo momento in poi, fino ad oggi, l’esame è duplice: medico e teologico.

In cosa consiste il giudizio della Consulta medica?

DI RUBERTO: Il suo esame e la discussione finale si concludono stabilendo esattamente la diagnosi della malattia, la prognosi, la terapia e la sua soluzione.
La guarigione, per essere ritenuta oggetto di un possibile miracolo, deve essere giudicata dagli specialisti come rapida, completa, duratura e inspiegabile secondo le attuali cognizioni medico-scientifiche.

- Da chi è composta la Consulta? Sono tutti medici cattolici?

DI RUBERTO: È un organo collegiale costituito da cinque medici specialisti più due periti d’ufficio. Gli specialisti che ne prendono parte variano a seconda dei casi clinici presentati. E non è esclusa la richiesta di consulenze o convocazioni di altri periti provenienti anche dall’estero. Il loro giudizio è di carattere prettamente scientifico, non si pronunciano in merito al miracolo, dunque se sono atei o di altre religioni, non è rilevante. Uno dei periti del fatto prodigioso attribuito a Edith Stein che ha dato il suo contributo come teste qualificato, è stato, ricordo, un noto medico di Boston di religione ebraica. Ma ci sono anche non poche perizie e relazioni redatte da medici musulmani e di altre confessioni. […]


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NOTIZIE DAL MONDO



Roma, Bibbia Multimediale

“Bibbia educational” è un progetto che vuol far conoscere i testi sacri delle tre religioni monoteistiche nelle scuole.
È stato presentato il 13 dicembre a Roma, al Ministero della Pubblica Istruzione, che lo ha patrocinato. Il progetto sarà adottato in via sperimentale da 60 istituzioni scolastiche della Regione Lazio. Nel multimediale la Bibbia e il Corano vengono spiegati agli studenti attraverso 13 cd-rom e 13 film.
Per il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e per il Dialogo Interreligioso, “Bibbia educational” offre nuove opportunità di conoscenza fra le religioni: “È un segnale molto bello e che a me pare dia anche grande speranza, perché mostra che ora la scuola ha uno strumento che consente una conoscenza dall’interno, una conoscenza che è stata condivisa dagli esperti delle diverse religioni. Vogliamo tutti vivere insieme, dunque dobbiamo conoscerci, perché spesso è l’ignoranza che genera la paura e la paura genera la violenza”.
Dello stesso parere sono i rappresentanti delle altre due religioni monoteistiche, anche se il Rabbino capo auspica che sia rispettato il carattere sacro della Bibbia.


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San Giorgio Jaonico (TA). Un oratorio di Frisina su Padre Pio


Il 20 gennaio, presso l’auditorium «Padre Pio» a San Giorgio Jonico (Taranto), è stato eseguito per la prima volta in forma integrale l’oratorio sacro «Charitatis hostia. Vittima d’amore» del compositore monsignor Marco Frisina.
L’opera, per soli, voce recitante, coro e orchestra, è stata commissionata dall’Istituto Servi della Sofferenza e si ispira alla vita e agli scritti di san Pio da Pietrelcina.
L’esecuzione è stata affidata al coro polifonico «San Giorgio», formato da 80 elementi, accompagnato da 40 orchestrali diretti dall’Autore.

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Mons.Michele di Ruberto: nuovo segretario della Congregazione per le Cause dei Santi


CITTA’ DEL VATICANO
, domenica, 6 maggio 2007 (ZENIT.org).-
Benedetto XVI ha nominato segretario della Congregazione per le Cause dei Santi monsignor Michele Di Ruberto, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Biccari, con dignità di Arcivescovo, ha informato sabato la Sala Stampa della Santa Sede. Sostituisce l’Arcivescovo polacco Edward Nowak, di 67 anni, nominato Assessore dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e Canonico della Basilica papale di San Pietro in Vaticano.
Mons.Di Ruberto era sottosegretario della Congregazione vaticana dal 1993. Nato a Pietra Montecorvino, diocesi di Lucera, il 28 agosto 1934, è stato ordinato sacerdote nel 1957. Si è laureato in diritto Canonico alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha anche una laurea civile in giurisprudenza dell’Università di Napoli.
Il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi è il Cardinale portoghese José Saraiva Martins, missionario claretiano di 75 anni.

 

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Nasce «Rebeccalibri», il portale dell’editoria religiosa italiana
Iniziativa di cinque grandi gruppi editoriali


BOLOGNA, domenica, 6 maggio 2007 (ZENIT.org).- Il Consorzio per l’Editoria Cattolica, che riunisce cinque importanti gruppi editoriali (Edizioni Dehoniane Bologna, Edizioni Paoline, Elledici, Messaggero Padova e San Paolo), ha creato «Rebeccalibri.it», il portale che vuole diventare punto di riferimento per l’editoria religiosa italiana. «Rebeccalibri.it», che sarà presentato ufficialmente l’11 maggio mattina alla Fiera di Torino, raccoglie notizie e approfondimenti relativi in particolare all’editoria religiosa in Italia. Il portale ospita una grande banca dati bibliografica comune per gli editori che pubblicano titoli religiosi.
La banca dati di «Rebeccalibri.it», attraverso un accordo commerciale con Informazioni Editoriali, confluirà direttamente al circuito delle librerie raggiunte dal “Servizio Arianna”, affermato sistema di comunicazione telematico tra gli operatori del settore editoriale.
Con questo servizio si raggiungono oltre mille librerie. Sul portale figurano una sezione di notizie sul mondo editoriale e alcuni estratti dei volumi in formato PDF per la consultazione.


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Il Papa esorta i fedeli ad essere “santi”


SAN PAOLO, 11 maggio 2007-
Nei due affollatissimi incontri realizzati da Benedetto XVI a San Paolo del Brasile, il Pontefice ha rivolto un appello alla santità a tutti i fedeli cattolici.
Questo giovedì, nello stadio di Pacaembu, dove ha incontrato 35.000 giovani, il Pontefice ha approfittato dell’occasione per ricordare che “Cristo vi chiama a essere santi”. “Lui stesso vi invita e vuole camminare con voi, per animare con il suo Spirito i passi del Brasile in questo inizio del terzo millennio dell'era cristiana”, ha detto il Pontefice. Alcuni istanti prima, per l’entusiasmo dei giovani, il Papa aveva chiesto ai ragazzi e alle ragazze di non sprecare la gioventù.
“Il mio appello odierno a voi, giovani” “è di non sperperare la vostra gioventù. Non cercate di fuggire da essa. Vivetela intensamente. Consacratela agli alti ideali della fede e della solidarietà umana”, ha detto il Pontefice, applaudito a lungo dopo questo discorso.
“Voi siete il presente giovane della Chiesa e dell'umanità. Siete il suo volto giovane. La Chiesa ha bisogno di voi”, ha affermato.


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Dolore in India per la morte della “Madre Teresa” delle prigioni
Suor Carmelita aveva 73 anni


ABIDJAN, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- La Chiesa e la popolazione reclusa dell’India hanno appreso con dolore la notizia della morte, a 73 anni, di suor Carmelita, nota in tutto il Paese come la “Madre Teresa delle prigioni”.
Consumata da una malattia incurabile, la religiosa della Congregazione di Sant’Anna è morta il 1° maggio scorso.
“‘L'angelo dei detenuti’ è tornato in cielo”: così ha comunicato la notizia la Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli attraverso il suo organo informativo “Fides”.
Suor Carmelita viveva a Bangalore, ma visitava e manteneva contatti con numerose istituzioni di rieducazione in tutto il Paese. Spiccava per la sua instancabile difesa dei diritti e della dignità dei detenuti, anche in campo legislativo; è stata promotrice di petizioni e disegni di legge per migliorare le condizioni di vita dei reclusi. Questi, da parte loro, chiedevano spesso la sua presenza per confidarle i loro problemi, invocare assistenza e consolazione o iniziare un itinerario di rieducazione umana e un cammino spirituale.
La religiosa diceva che il suo lavoro si basava sull’ascolto, e che solo così poteva fornire l’attenzione adeguata a ogni detenuto. Era spesso in contatto anche con le famiglie e gli avvocati dei carcerati, e ha contribuito a risolvere numerosi casi collegati alla privazione della libertà aiutando più di 1.200 detenuti a recuperarla, oltre ad aver accompagnato migliaia di persone in prigione verso uno stato di libertà interiore grazie alla riscoperta del rapporto con Dio e al dono della fede, ha sottolineato il Dicastero missionario.


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S. Ignazio da Laconi proclamato patrono della provincia di Oristano


Il cappuccino Sant'Ignazio da Laconi (1701-1781) è il nuovo protettore della provincia di Oristano, istituita nel 1974 e prima in Italia ad avere un patrono. La solenne proclamazione è avvenuta lo scorso 11 maggio nella cattedrale di Oristano, durante una celebrazione presieduta dall'arcivescovo della diocesi arborense, mons. Ignazio Sanna, assieme a mons. Giovanni Dettori, vescovo di Ales-Terralba, e a mons.Giacomo Lanzetti, vescovo di Alghero-Bosa, le due diocesi il cui territorio copre in parte quello della provincia di Oristano. Erano presenti i sindaci della provincia, il consiglio e la giunta provinciale, le altre autorità locali e regionali e tanta folla di devoti. La richiesta di un patrono era nata un anno fa dalle stesse amministrazioni locali. «Mi auguro che la povertà e l'umiltà del santo che oggi onoriamo - ha detto Sanna nella sua omelia - ci rendano tutti più sensibili alle miserie e alle povertà della nostra gente, e ci spinga a compiere gesti di carità cristiana e di passione civile». «"Diventare piccoli" - ha aggiunto l'arcivescovo - significa saper vivere e lavorare per gli altri».
Infine un'esortazione alla preghiera «affinché sant'Ignazio da Laconi - ha concluso il presule - continui a benedire la nostra provincia e la renda comunità di persone libere».


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Ragusa riunita attorno alle reliquie di Santina Scribano


Il 12 maggio u.s. a Ragusa, presso la cappella della Casa di riposo «Maria Schininà» in via Madre Teresa di Calcutta si è tenuta la collocazione delle reliquie della serva di Dio Santina di Gesù (al secolo Emanuela Scribano).
Il rito è stato presieduto dal vescovo di Ragusa, mons. Paolo Urso, alla presenza di suor Concetta Aranzulla, superiora generale delle Suore del Sacro Cuore di Ragusa. Santina è nata a Ragusa il 4 dicembre 1917. Nel 1938 è entrata nell’istituto Sacro Cuore della sua città e il 27 maggio 1941 ha pronunciato i primi voti temporanei.
Ha svolto il lavoro di infermiera in vari ospedali siciliani finché una malattia non l’ha costretta alla inattività e nel 1962 alla sedia a rotelle.
Ha accettato tutte le sofferenze offrendole al Signore per i sacerdoti e le anime consacrate. E morta il 12 maggio 1968 a 51 anni.
La tappa più recente del processo di beatificazione di suor Santina è stata la discussione della «positio» da parte della Congregazione per le cause dei santi avvenuta il 14 marzo 2006.


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90° delle apparizioni di Fatima - Lucia e i cugini, quel giorno nella Cova da Iria.Il card. Sodano inviato dal Papa per le celebrazioni


Era il 13 maggio del 1917 quando la Madonna affidò a tre pastorelli portoghesi un messaggio per ogni uomo, ogni donna e ogni bambino. Lucia de Jesus, di 10 anni, e i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, di 9 e 7 anni., Giacinta e Francesco avevano portato al pascolo un piccolo gregge nella Cova da Iria, nei pressi della cittadina di Fatima.
Verso mezzogiorno, dopo aver recitato il Rosario, si fermano a costruire una piccola casa con pietre raccolte sul luogo dove oggi sorge la Basilica quando una “Signora più splendente del sole”, dalle cui mani pendeva un rosario bianco, appare loro chiedendo di pregare molto. Quella “Signora” torna a manifestarsi altre 5 volte, rivelando poi di essere “La Madonna del Rosario”. Ma i tre veggenti in precedenza - tra aprile e ottobre 1916 - avevano già assistito ad altre apparizioni: quelle dell'Angelo.
il cardinale Angelo Sodano, inviato da Benedetto XVI a Fatima per le celebrazioni del il 90° ann.rio delle apparizioni, nella sua omelia, ha ripercorso l’intera storia delle apparizioni: “Oggi si compiono 90 anni dalle apparizioni nella Cova da Iria e noi vogliamo chiedere a Maria che mostri ancora tutta la sua sollecitudine materna verso gli uomini e le donne del nostro tempo, talora tentati di dimenticarsi di Dio e di porre il loro cuore nel vitello d’oro delle fatuità della terra”.
Il porporato ha sottolineato, poi, che sono in particolare “i figli che vivono in Europa” ad essere tentati “di dimenticare quella fede che è stata la loro forza nel corso dei secoli”.
“Nei nostri Paesi - ha affermato ancora il decano del Collegio cardinalizio - è in corso un’apostasia che ci deve preoccupare”.
Quindi ha aggiunto: “Al cuore immacolato di Maria noi affidiamo oggi le sorti degli uomini e dei popoli del nostro continente, impegnandoci poi a riportare nel cuore della nostra società quel lievito del Vangelo che ne ha permeato la storia nel corso dei secoli”.


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P. Mariano da Torino nel I Centenario della nascita (1906-2006)


Nella seduta del 29 settembre 2006, nove Teologi, incaricati dalla Congregazione per le Cause dei Santi di analizzare la Positio del Servo di Dio P. Mariano da Torino (al secolo Paolo Roasenda, nato a Torino il 22 maggio 1906 e morto a Roma il 27 marzo 1972), hanno espresso unanime parere positivo per il riconoscimento delle virtù eroiche, cui è seguita la stampa della Relatio et vota. Siamo quindi in attesa del Decreto Pontificio che lo dichiarerà Venerabile.
il 27 marzo 2007, nella Chiesa di Via Veneto ove il Servo di Dio è sepolto (prima cappella a destra entrando nella Chiesa) ha avuto luogo la commemorazione del 35 anniversario della morte di P. Mariano, con una solenne concelebrazione presieduta dal Ministro Generale dell’Ordine, fr. Mauro Jöhri.
Il 15 maggio la chiesa ha ospitato il Coro dell’Opera di Roma per una esibizione in occasione della presentazione del libro Arte e cultura nella chiesa di Via Veneto in Roma, dove si parla ampiamente della figura di P. Mariano. Il libro è stato redatto con una particolare attenzione al mondo giovanile. Per la circostanza ha parlato mons.Angelo Comastri, Vicario Generale di S. Santità per la Città del Vaticano.
La chiusura dell’anno centenario è avvenuta il 22 maggio, alla presenza dell’Assistente Nazionale dell’Azione Cattolica, mons.Francesco Lambiasi, in ricordo della militanza di Paolo Roasenda nelle file dell’A.C..
Al termine è stato scoperto un busto bronzeo di P. Mariano ed è stato presentato il primo volume dell’Opera Omnia, che contiene gli scritti spirituali di Paolo Roasenda.


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Adrano (CT). Le reliquie di S. Felice da Nicosia



La comunità religiosa adranita ha accolto con grande emozione le reliquie di S. Felice da Nicosia, il «frate della semplicità e del servizio» proclamato Santo il 23 ottobre 2005 da Papa Benedetto XVI.
I resti sacri di S. Felice, accolte nella chiesa di San Francesco, dopo una lunga processione, sono state portate nella parrocchia di S. Maria degli Angeli; qui si è svolta una celebrazione eucaristica presieduta da fra Fiorenzo Fiore, ministro provinciale dei frati dei cappuccini di Messina.
Nella chiesa dei Cappuccini, per tutta la settimana si sono susseguite varie manifestazioni religiose con una grande affluenza di fedeli.


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Arcinazzo Romano (Roma): Convegno sul Ven. Nicola Molinari


Nei giorni 3-9 maggio ad Arcinazzo Romano si terrà un convegno sul Ven. Nicola Molinari.
Il frate cappuccino, prima di essere vescovo, nel 1778, su incarico di Pio VI fu ad Arcinazzo (allora Ponza) a predicare il quaresimale, che cominciò mettendosi la croce sulle spalle, la corona di spine in testa e scalzo percorreva alcune vie di Ponza, pregando e spiegando la Passione di Gesù. Durante questa missione ricevette la notizia dell’elezione all’episcopato. Interverranno, tra gli altri, P. Vincenzo Criscuolo, vice postulatore della causa di beatificazione, che presenterà la personalità e l’opera del Venerabile e Ferrante Mancini Lucidi che parlerà del frate cappuccino a Ponza.


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Manoppello (CH) - Delegazione di 8 scienziati per la Veronica


Cresce l’interesse per il Volto Santo da parte dei fedeli, dei mass-media e anche degli studiosi italiani e tedeschi. Divenuta famosa in Germania ancora prima della visita al Santuario abruzzese di papa Benedetto XVI grazie agli studi del padre gesuita Heinrich Pfeiffer, la Veronica custodita a Manoppello ha richiamato giovedì 25 gennaio 2007 una corposa delegazione di giornalisti e scienziati costituendo così la 1ª Giornata di Studi.
I partecipanti: Prof. Heinrich Pfeiffer, Pontificia Università Gregoriana (Roma), Prof. Giulio Fanti, Facoltà di Ingegneria Università di Padova, Prof. Donato Di Vittore, Facoltà di Medicina Università di Bari, Prof. Andreas Resch (Innsbruck), Dr.Oliver Hahn, Istituto Federale di Ricerca sui Materiali (Berlino), Sr. Blandina S.Paschalis, iconografa (Köln), Chiara Vigo, maestra di bisso marino (Cagliari), Paul Badde, scrittore e giornalista “Die Welt”, Mons. Bruno Forte, teologo, Arcivescovo Diocesi Chieti-Vasto, Dr. Silvano Console, Resp. Comunicazione Basilica Volto Santo Manoppello, Prof. Antonio Bini, studioso, Antonio Teseo, esperto informatico, la fraternità dei cappuccini di Manoppello.
I giornalisti della carta stampata Alexander Smoltczyk di “Der Spiegel”, Paul Badde del “The Welte” e una troupe della emittente Zdf sono stati per tutta la giornata ad effettuare riprese e interviste.
Le riprese della Tv tedesca hanno potuto perciò godere di una esclusiva mondiale: davanti alla macchina da presa non c’erano pellegrini o fedeli in preghiera, ma studiosi ed esperti dotati di un potente microscopio digitale, laser e sofisticate attrezzature fotografiche, alle prese con la cattura di particolari o aspetti finora non venuti alla luce e con la voglia di tracciare un profilo scientifico del Volto Santo, ritenuta una immagine «acheropita», vale a dire non realizzata da mano dell’uomo.

 

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Berzo (BS). Fiaccolata per il beato


La prima edizione della «Fiaccolata del beato», con 1500 portatori di torce, ha aperto a Berzo Inferiore i festeggiamenti dedicati al Beato Innocenzo.
La Fiaccolata è partita da tre luoghi simbolo della vita del «fratasì de Bers»: il convento dell’Annunciata di Piancogno, nel quale il beato ha vissuto per anni, la casa natale di Niardo, e Angone di Darfo Boario, tappa ricorrente durante le visite al convento cappuccino di Lovere. I primi a partire sono stati i 500 del convento dell’Annunciata (alle 19), seguiti dai volontari della protezione civile di Berzo Inferiore e Borno.
Attorno alle 19.30 sono partiti i «tedofori» di Angone a Sud e di Niardo a Nord. I primi ad arrivare in piazza a Berzo Inferiore sono stati i fedeli partiti da Sud; attorno alle 21.15.
E dopo qualche minuto anche tutti gli altri sono stati accolti da un lungo applauso e dal saluto del cardinale Ersilio Tonini, arrivato in Valcamonica per partecipare all’evento.

 

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I bambini non battezzati in paradiso


La Commissione teologica internazionale, istituita nel 1969 da Paolo VI, nel documento visto e approvato dal Papa, ha preparato un documento intitolato «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo».
Il testo (40 pagine più una premessa riassuntiva) è stato pubblicato dalla rivista americana Origine a maggio apparirà in italiano anche sulla Civiltà Cattolica. le affermazioni fondamentali del documento sono.
1-«Il tema della sorte dei bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo - si legge, infatti, nel testo - è stato affrontato tenendo conto del principio della gerarchia delle verità, nel contesto del disegno salvifico universale di Dio, dell’unicità e della insuperabilità della mediazione salvifica di Cristo, della sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza e della realtà del peccato originale»;
2-«l’insegnamento tradizionale ricorreva alla teoria del limbo, inteso come stato in cui le anime dei bambini che muoiono senza Battesimo non meritano il premio della visione beatifica a causa del peccato originale, ma non subiscono nessuna punizione perché non hanno commesso peccati personali. Questa teoria, elaborata da teologi a partire dal medioevo non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se lo stesso Magistero l’ha menzionata nel suo insegnamento fino al Concilio Vaticano II.
Essa rimane quindi un’ipotesi teologica possibile. Tuttavia nel Catechismo della Chiesa cattolica la teoria del limbo non viene menzionata ed è invece insegnato che quanto ai bambini morti senza Battesimo la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio»;
3-«Il principio che Dio vuole la salvezza di tutti gli esseri umani consente di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza battesimo.
Tale affermazione invita la riflessione teologica a trovare una connessione logica e coerente tra i diversi enunziati della fede cattolica: la volontà salvifica universale di Dio, l’unicità della mediazione di Cristo, la necessità del battesimo per la salvezza, l’azione universale della grazia in rapporto ai sacramenti, il legame tra peccato originale e privazione della visione beatifica, la creazione dell’essere umano in Cristo».
4-«vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito della rivelazione.
Nessuna delle considerazioni che il testo propone per motivare un nuovo approccio alla questione può essere addotta per negare la necessità del Battesimo e per ritardare la sua amministrazione. Piuttosto vi sono ragioni per sperare che Dio salverà questi bambini, poiché non si è potuto fare ciò che si sarebbe desiderato fare per loro, cioè battezzarli nella fede della Chiesa e inserirli visibilmente nel corpo di Cristo».


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Addio a don Antonio Berta padre della “Ciudad del niño”


Lo scorso 29 maggio è deceduto a Cochabamba Don Antonio Berta missionario dalla lunga barba bianca, conosciuto in Bolivia come «l’ange lo dei bambini». Aveva 80 anni: era in Bolivia dal 1966. Pioniere della missione diocesana. «La speranza è l'unica arma con la quale si può andare avanti» diceva don Antonio Berta. E lui, con quella barba infinita che lo vestiva da capo a piedi di una calda paternità, missionario in Bolivia dal '66, a Cochabamba con la speranza ha costruito un mondo per i ragazzi boliviani. Per i più poveri, i più soli. E lo ha fatto crescere con generosità e con straordinaria energia, fino all'ultimo, nonostante i limiti che il suo corpo gli imponeva: già da anni era malato.
Negli ultimi tempi il sacerdote aveva problemi cardiaci e respiratori che lo costringevano ad utilizzare bombole ad ossigeno per 15 ore al giorno.
Don Berta, classe 1927, nato a Sovere (BG), era stato ordinato sacerdote nel 1950. Prete del Patronato San Vincenzo, è partito per la Bolivia nel 1966. Si è occupato per qualche an-no di un orfanotrofio a La Paz.
Poi, nel dicembre del 1971 ha fondato la «Ciudad del niño», la «Città dei ragazzi», una piccola città di 52 ettari di terra, case e laboratori tecnici, a 2.800 metri di quota. Le ha dato vita dal nulla ai piedi del «Cara del indio» (faccia dell'indio, per via del profilo della vetta). L'ha creata per accogliere bambini e ragazzi orfani, abbandonati e con tanti altri problemi.


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Il papa nomina Mons.Carmelo Cuttitta vescovo ausiliare di Palermo


Il 28 maggio l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo ha annunciato che Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare dell'arcidiocesi Mons. Carmelo Cuttitta, finora Parroco della Parrocchia di San Giuseppe Cottolengo a Palermo, assegnandogli la sede titolare vescovile di Novi. Un lungo applauso ha accolto la notizia.
Mons.Carmelo Cuttitta, che sarà ordinato vescovo il prossimo 7 luglio, e' nato a Godrano (PA) il 24.3.1962. Ha ricevuto l'ordinazione presbiterale il 10.1.1987, per l'imposizione delle mani del Card.Salvatore Pappalardo.
Ha svolto già molti incarichi tra i quali quello di Segretario particolare del Card.Pappalardo dal 1990 al 1996. Dal 1992 e' Segretario aggiunto della Conferenza Episcopale Siciliana.
Dal 1996 e' Parroco della parrocchia di ''S.Giuseppe Cottolengo'. E' Membro della Commissione Liturgica diocesana, Consulente ecclesiastico del Centro di Pastorale Familiare, ed e' nella Commissione diocesana per la canonizza-zione del Servo di Dio Don Giuseppe Puglisi.
Ha anche collaborato come membro del Comitato Regionale preparatorio al Convegno Ecclesiale di Verona. Dal 2004 e' Cappellano di Sua Santita'.
«Ho il cuore in tumulto – ha confidato il neo eletto – sono sentimenti di gioia, di grande trepidazione e di riconoscenza verso i vescovi con cui ho collaborato e verso i miei confratelli che ringrazio per l’affetto e l’amicizia dimostrata. Continuerò a mette re tutte le mie energie al servizio di questa Chiesa che ho sempre amato e per cui mi spendo da venti anni»

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RICORRENZE

IV Centenario della morte del Venerabile Card. Cesare Baronio


La fama di santità del Ven.Baronio, discepolo e primo successore di San Filippo Neri nella guida della Congregazione dei Filippini, sepolto sotto al presbiterio di Santa Maria in Vallicella, è vivissima. Ed il 15 aprile u.s. in questa chiesa si è celebrata la “Giornata pro Beatificatione”, con una Santa Messa presieduta da Sua Em.za Rev.ma il Card. James Francis Stafford, alla presenza del Procuratore Generale Edoardo A. Cerrato, C.O., del Postulatore della Causa del Ven. Baronio, P. Gontranno Tesserin, C.O. e di altre autorità degli Oratoriali. La Liturgia è stata animata dal canto della Schola Cantorum della London Oratory School che ha eseguito la Missa Papae Marcelli di Palestrina.
Il Procuratore Generale ha rivolto al celebrante un saluto e tra l’altro ha detto: “Con questa celebrazione […] la Famiglia Oratoriana intende rivolgere al Signore una speciale preghiera per chiedere la glorificazione di un grande discepolo di S.Filippo Neri e suo primo successore, il Ven. Card. Cesare Baronio di cui ricorre quest’anno il IV centenario della morte, avvenuta qui, alla Vallicella, dove egli volle tornare per terminare i suoi giorni terreni, nella casa di Padre Filippo, che aveva lasciato con il corpo quando il Papa lo costrinse ad accettare la Porpora Romana, ma nella quale era rimasto con quel cuore che gli faceva dire biblicamente: “in nidulo meo moriar”: morirò nel mio piccolo nido amato. E’ bello per noi, in questa chiesa che i Romani dopo tanti secoli continuano a chiamare “Chiesa Nuova”, ricordare nella luce della Risurrezione di Cristo e del Suo Amore misericordioso, colui che Padre Filippo chiamò, fino alla fine, “il mio novizio”.
Ed è bello far risuonare in questo luogo che ne conserva le spoglie mortali, a pochi passi dall’urna di S. Filippo Neri, le parole con cui egli, sorano di origine, rievocava la sua vita a Roma: “Sebbene Roma rappresentasse un pericolo per alcuni, per me significò trovare un tesoro e la beatitudine. Mi accolse quando ero giovane sfrenato e vagabondo, e fece di me un discepolo sotto il giogo di Cristo”.
Il giogo soave di Cristo fu da lui accolto alla “scuola” di S. Filippo Neri, che lo plasmò nell’intimo fino a fargli dire, nel momento di ricevere il Santo Viatico: “Io son di Dio, io son di Dio, io son di Dio. Ecco l’amor mio. Ecco l’amor mio!”.


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Roma, 16 maggio: Oggi un simposio sul cardinale Cesare Baronio


Il 16 maggio 2007 in Roma, nella Sala Baldini di Piazza Campitelli, si è tenuto un interessante simposio sul tema: «Carisma e istituzione - Il card. Cesare Baronio e L'Ordine della Madre di Dio»
L'incontro è stato promosso dall'Ordine della Madre di Dio con la Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri per il IV centenario dalla morte di Baronio.
Sono intervenuti padre Aldo Cerrato, procuratore generale dell'Oratorio e padre Vittorio Pascucci, vicario generale dell'Ordine della Madre di Dio.


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Ortona celebra il Giubileo di san Tommaso


Il card. Attilio Nicora, presidente dell'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, ha tenuto a battesimo l’11 maggio scorso il Giubileo di s.Tommaso apostolo, che si era aperto ad Ortona (Chieti) il sabato precedente con la promulgazione, da parte dell'arciv. di Lanciano-Ortona Carlo Ghidelli, dell'indulgenza plenaria per chi visiterà la tomba dell'apostolo, nella Cattedrale della cittadina adriatica. «Per la nostra diocesi - precisa Ghidelli - è un avvenimento molto importante. Speriamo anche in una visita di Benedetto XVI». Venerdì scorso il cardinale Nicora, aveva ricordato quando, nel VII secolo, i vescovi, rimasti le uniche istituzioni riconosciute, esercitavano il potere, riunendosi prima in conclave e rivolgendosi, prostrati a terra, allo Spirito Santo perché illuminasse le loro coscienze.
La riflessione del porporato su giustizia e pietà, ben si inquadra nello spirito del Giubileo.
«I due elementi - spiega Ghidelli - non devono mai essere separati. Altrimenti, la giustizia diventa ingiusta mentre la pietà si trasforma in connivenza. Del resto, è questo quello che aveva detto già papa Giovanni Paolo II. A noi oggi, come Chiesa, interessa ribadire il principio, poi le applicazioni pratiche spettano alla società civile». Una società che non può vivere senza perdono: «Il senso del Giubileo - aggiunge Ghidelli - è proprio quello dell'indulgenza, concessa come invito alla conversione ma che poi va concretizzata attraverso la carità fraterna». Il Giubileo terminerà il 6 settembre p.v., giorno in cui ricorre il 750° anniversario dell'arrivo a Ortona delle reliquie dell'apo-stolo da Edessa, dove rimasero sino al XI secolo, dopo una breve sosta nell'isola greca di Chio.


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ANNO DI SANTA BONA
VIII CENTENARIO DELLA MORTE


Il Dr.GIUSEPPE TAMBURINI di Pisa, a chiusura dei festeggiamenti dell’VIII centenario della morte di Santa Bona, patrona delle Hostess, ci ha trasmesso l’unito articolo.
L’anno liturgico per l’VIII ° Centenario della morte di Santa Bona apertosi il 29 maggio del 2006, con le concelebrazioni dei Vescovi pisani nella Chiesa di S. Martino di Pisa, si è chiuso il 29 maggio 2007 con la consegna del premio S. Bona a monsignor Julián Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, presso la Sala delle Baleari del Comune di Pisa.
Bona nasce a Pisa nel 1156. Il padre, mercante Bernardo, lascia Pisa per affari e per ricongiungersi all’altra moglie quando Bona aveva tre anni.
Per guadagnare qualche soldo da dare ai bisognosi Bona fila la lana, digiuna periodicamente e passa molto tempo a pregare e meditare. Compiuti dieci anni la fanciulla sarà ammessa tra le Oblate agostiniane di San Martino coronando le sue aspirazioni e la previsione angelica. Veste con panni ruvidi e si tormenta anche con l’aiuto di un cingolo di ferro che un giorno si trasformerà miracolosamente in una croce.
Pisa pur ricca per i traffici internazionali e le grandi ricchezze del ceto mercantile e della aristocrazia consolare come tutte le città aveva anche la presenza di un ceto umile e poverissimo che nel Medioevo veniva chiamato “dei poveri vergognosi”.
Bona fu testimone dei fasti e delle miserie e fra i due mondi preferì la strada dei poveri e dei bisogno-si: una credente votata a Dio e al suo messaggio.
In questo periodo si ripresentano le apparizioni di Gesù e della Madonna ed altre figure nella tradizionale veste dei pellegrini. Alla madre Berta un angiolo chiede di far partire la figlia per Gerusalemme per farle incontrare il padre.
A quattordici anni compie il suo primo viaggio in Terra Santa alla ricerca del padre, che avendo saputo della ricerca da parte della figlia tentò di farla arrestare.
Un nuovo intervento prodigioso rese Bona invisibile e le permise di fuggire. Si rifugiò in una grotta dove conobbe Ubaldo l’eremita e vi rimase circa un anno ascoltandone gli insegnamenti e visitando i luoghi santi.
Al ritorno a Pisa fu fatta prigioniera dai pirati e solo il riscatto pagato da alcuni mercanti pisani le permise di ritornare in libertà. A Pisa Bona si ritirò in una stanzetta vicino alla canonica di San Martino.
Molti furono i viaggi effettuati da Bona e incoraggiati dalle apparizioni come quando Cristo le chiese di visitare il sepolcro di San Giacomo in Spagna. Bona andrà a Santiago de Compostela ben otto volte accompagnandovi centinaia di pellegrini. Fu anche diverse volte a Roma e a Gerusalemme.
Verso i cinquantanni, ormai stanca e malata, decide di compiere da sola un altro viaggio a Santiago. Sarà possibile solo grazie ad in miracolo. Accompagnata in volo dallo stesso San Giacomo tornerà alla sua stanzetta di Pisa con in mano un pugno di conchiglie di Santiago, prova del miracoloso evento.
Bona faceva dei suoi viaggi il carisma del proprio impegno. Dedicarsi ai pellegrini significava fare assistenza, consigliare spiritualmente i penitenti a correggere la pro pria vita. Per questa sua vocazione nel 1962, Papa Giovanni XXIII dichiarò S. Bona ”patrona delle assistenti dei viaggiatori comunemente dette hostess”.
Bona muore nel 1207 e viene sepolta in un sarcofago romano nella Chiesa di San Martino dove rimarrà per oltre quattrocento anni.
Nel 1677 le Clarisse realizzarono una nuova urna in legno e cristallo che prese il posto del sarcofago che è oggi esposto nel Camposanto Vecchio, sulla Piazza del Duomo.
L’evento è stato celebrato con un apposito timbro commemorativo e con la stampa di un santino che riproduce una tela del pittore Giovanni Lorenzetti.

G.TAMBURINI

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Palermo-200° Anniversario della canonizzazione di S.Benedetto il Moro


Palermo ha dato il via alle celebrazioni per ricordare il bicentenario della canonizzazione di san Benedetto il Moro, avvenuta il 24 maggio 1807 a opera di papa Pio VII. Il santo, nato a San Fratello, in provincia di Messina, da due schiavi africani convertiti, è copatrono di Palermo e simbolo dell'integrazione fra razze e culture diverse.
Nel convento di S.Maria di Gesù a Palermo, si è svolto fino al 3 giugno la mostra bibliografica dal titolo «Dalla schiavitù alla santità», coordinata dalla Biblioteca centrale della Regione siciliana. Alla fine di maggio si è tenuto allo Steri di Palermo, il convegno internazionale su «Schiavitù e conversioni religiose di età medievale e moderna», a cura del dipartimento di Studi storici e artistici della facoltà di Scienze politiche.
Il 24 maggio, ann.rio della canonizzazione, c’è stato un incontro con le scolaresche e la celebrazione eucaristica nella piazza, nel pomeriggio l'inaugurazione di una mostra di arti visive sul tema «Libertà mancata» e un concerto.

 

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26 GIUGNO: FESTA DI JOSEMARIA ESCRIVA’ DE BALAGUER
Sacerdote, Fondatore dell’Opus Dei (1928-1975)

Il 26 giugno si è celebrata la festa liturgica di Padre Josemaria Escivà, moderno modello di santità. Egli è stato canonizzato in Piazza San Pietro da Giovanni Paolo II il 6 ottobre 2002 alla presenza di oltre 300 mila fedeli provenienti da tutto il mondo.
Riportiamo le testimonianze tratte dal sito: http://www.opusdei.org, che dimostrano quanto ancora oggi sia diffusa, preziosa e provvidenziale l’immaginetta sacra e come si ponga attenzione alla preghiera riportata sul retro da parte della pietà popolare.
“Dal giorno della sua morte, il 26 giugno 1975, cominciarono ad arrivare alla sede della Prelatura dell’Opus Dei, a Roma, da tutte le parti del mondo, relazioni di favori attribuiti alla intercessione di Mons. Josemaría Escrivá: conversioni, decisioni di mettere in pratica la fede cristiana fino alle sue ultime conseguenze, guarigioni, favori materiali...
È l’eco di una devozione che la Santa Sede ha definito "un autentico fenomeno di pietà popolare".
Dal 1992, data della sua beatificazione, queste testimonianze si sono moltiplicate e sono già decine di migliaia. Vengono dalle nazioni e dai luoghi più diversi: Ucraina, Kaza khistan, Cuba, dal deserto di Atacama, da una prigione, da un ospedale...[…]
Abbiamo raccolto qui di seguito alcune relazioni inviate all’Ufficio per le Cause dei Santi, in questi ultimi anni. Vengono anche qui riproposti alcuni testi del documentario «È questione di fede», di Alberto Michelini, trasmesso dalla televisione italiana nel giugno 1999. È logico che, nella maggioranza dei casi, le testimonianze vengano da persone che non hanno conosciuto il fondatore dell’Opus Dei. Le loro parole, però, riflettono una certa conoscenza: o perché ne hanno letto gli scritti, o perché hanno visto documentari, filmati durante i suoi viaggi di catechesi in alcuni paesi d’Europa e dell’America Latina o, semplicemente, perché hanno cominciato a recitare la preghiera per la sua devozione”.


JOSEMARIA ESCRIVA’ DE BALAGUER:
GLI PARLAVO E MI ASCOLTAVA

"Manuel Adrián Avello Méndez ha tredici anni". Inizia così il video «È questione di fede».
"È nato a Oviedo, capoluogo delle Asturie, storica regione della Spagna. Nel 1992, quando aveva sei anni, guarì inesplicabilmente da una grave insufficienza renale, grazie all’intercessione del beato Josemaría Escrivá".
La mattina del 17 maggio 1992, domenica, Manuel Adrián si trovava con suo padre su questa spiaggia, sulle rive dell’Atlantico; nel frattempo, sua madre seguiva alla televisione la cerimonia di beatificazione di Josemaría Escrivá, che Giovanni Paolo II stava elevando proprio quel giorno alla gloria degli altari insieme ad una religiosa canossiana sudanese, Giuseppina Bakhita.
Una cerimonia memorabile, alla quale presero parte più di trecentomila persone provenienti dai cinque continenti. La presenza di quarantasei cardinali e di duecento vescovi di tutto il mondo sottolineava in modo visibile l’importanza dell’avvenimento.
María José Méndez, madre di Manuel Adrián, guardando lal televisione, affida una volta ancora la guarigione del figlio al beato Josemaría Escrivá.
Due anni prima, una sua parente le aveva dato un’immaginetta del fondatore dell’Opus Dei. Le sue preghiere avevano già ottenuto un graduale miglioramento del ragazzo, ma quella mattina María José ebbe la sicurezza dell’imminente guarigione.
«Mentre guardavo la sua immagine — racconta la madre — recitai la preghiera e gli dissi: adesso me lo guarisci del tutto, ormai gli togliamo anche l’ultima dose. Recitai di nuovo l’orazione, gli parlavo, lui mi ascoltava e io ascoltavo lui; ed ecco che notai – l’ho detto prima — che mi stava esaudendo. Ero convinta che mio figlio fosse guarito».
Quando, nel pomeriggio, il padre ritornò col bambino, le raccontò che in spiaggia «è successa una cosa stranissima; pensa che faceva molto caldo, e il bambino mi ha detto che aveva molto freddo. L’ho fatto sdraiare sulla sabbia, l’ho coperto con degli asciugamani e si è addormentato; quando si è svegliato ha detto: “sto benissimo”. E infatti sta benissimo, fresco come una rosa».
E io gli raccontai che l’ora coincideva: era proprio l’ora in cui io avevo recitato la preghiera. Ero già allora completamente e assolutamente convinta; adesso non rimane alcun dubbio, mio figlio era guarito.
Sospesi la somministrazione della medicina, e il giorno seguente, pur non essendo il giorno fissato per la visita di controllo, lo portai al Servizio di Nefrologia Infantile; lo visitò il Capo Servizio, il Dottor Málaga, e mi disse che il bambino non presentava ipertensione. Mi prescrisse alcuni esami e di tornare da lui, per vedere se era un effetto passeggero. Poi mi disse, con queste testuali parole, che non dimenticherò mai: “Signora, non c’è spiegazione scientifica, ma suo figlio è guarito”. Naturalmente lui non sapeva che io avevo recitato la preghiera, perché io non lo dico al primo che passa, altrimenti la gente penserà che sono matta».
Da quel giorno Manuel Adrián è completamente guarito dalla ipertensione arteriale di cui soffriva come conseguenza della stenosi dell’arteria renale destra, lesione che la letteratura medica ha sempre considerato irreversibile. […]
Incomprensibile per la scienza, ma possibile a chi crede. «È questione di fede», era solito dire il beato Josemaría, perché per chi ha fede tutto è possibile.


IMMAGINETTE CON LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Tutto cominciò con una preghiera
Molte altre persone, come la madre di Manuel Adrián, hanno cominciato a rivolgersi al beato Josemaría grazie ad un incontro, spesso casuale, con l’immaginetta per la sua devozione.

DAL CARCERE

Questa lettera è stata scritta molti anni fa, prima della beatificazione di Mons. Escrivá. Viene da una prigione: "Ho ricevuto le immaginette per la devozione privata, perché alcuni miei compagni di prigionia sono devoti e recitano quotidianamente il Santo Rosario, e le ho regalate domenica, dopo la Santa Messa officiata dal Cappellano del carcere (...). Le suggerisco, se le pare opportuno, di inviare alcune immaginette al padre cappellano, perché per la verità nessuno qui conosceva questa bella preghiera e soprattutto è un aiuto per ognuno nelle necessità quotidiane. Lui visita altri sei raggi, dove ci sono altri vecchietti come me che sanno apprezzare ciò che è di grande valore cristiano".

AL MERCATO

"Mi raccomando tutti i giorni a Monsignore - scrive una signora guatemalteca che lavora in un mercato - , vi chiedo la cortesia di inviarmi delle immaginette per alcune persone che desiderano ottenere grazie da Monsignore, perché io dico loro che Monsignore fa meraviglie per guarire malati e togliergli il vizio dell’alcool, e alcuni hanno già visto meraviglie. Per questo motivo vi chiedo di mandarmi un po’ di immaginette con l’orazione".

NELLA MALATTIA

Una mamma che ha da poco perso il figlio, di 16 anni, spiega perché nell’annuncio del funerale compare la preghiera a Josemaría Escrivá: "Il giorno in cui mio figlio fu ricoverato al reparto cure intensive con un tu-more al mediastino, non operabile, gli lessi la preghiera dell’immaginetta - che un’amica mi aveva appena dato - e disse subito che gli piaceva molto. La ripeté con tutti coloro che venivano a fargli visita, compresi i suoi amici della squadra di rugby e pallacanestro. Passò giorni molto difficili e dolorosi, ricevendo cattive notizie dai referti medici, ma diceva sempre:«mamma, non preoccuparti,starò bene, pren- di l’immaginetta». Sono certa che adesso sta «bene» con Dio".

NEL DESERTO

Molte volte l’immaginetta è passata di mano in mano, fino ad arrivare in posti lontani. Ecco cosa è accaduto ad un avvocato cileno: "Un paio di settimane fa il mio socio e io siamo andati al nord del paese. Dovevamo andare in molti villaggi e città per verificare lo stato di avanzamento di alcune cause. La strada percorreva immense estensioni di uno dei deserti più aridi del mondo: il deserto di Atacama. Avevamo tempo, e perciò decidemmo di visitare la Valle del Encanto, monumento archeologico di quella zona.
La strada era difficile e in certi momenti era difficile distinguere la strada dal deserto.
Arrivammo presso la casetta del custode del monumento. Entrammo. Cominciai a guarda-re i vasi di arte rupestre in una delle vetrine. Con mia grande sorpresa vidi un’immaginetta del beato Josemaría — un po’ sbiadita dal sole — attaccata a una parete.
Chiesi al custode se si raccomandava a lui e mi rispose di sì, da anni aveva per lui una grande devozione".

GIOCANDO A CALCIO

"Ho conosciuto un giocatore di calcio — si legge in un’altra lettera — che prima delle partite di campionato recitava la preghiera dell’immaginetta".

DAL BARBIERE

"Ho una grande devozione per il beato Josemaría — racconta un barbiere italiano —. Ho messo una sua immagine in negozio. Molti clienti mi chiedono notizie della persona che vedono nella foto e questo mi dà la possibilità di diffondere la sua devozione".

ALL’OSPEDALE

"A Galway - scrive un medico irlandese-, quando offro un’immaginetta molti riconoscono subito Monsignor Escrivá. Qualcuno mi dice: «Conosco questa preghiera da molto tempo e la recito spesso». Altri, aggiungono con convinzione: «è una preghiera molto bella». Nell’ospedale in cui lavoro si possono vedere sui comodini dei malati, sopra i letti, alla finestra. C’è stato qualche malato che ha copiato di proprio pugno l’orazione per darla ai parenti. (...). Molti si rivolgono all’intercessione di Monsignor Escrivá per chiedere la guarigione, e altri danno l’immaginetta ai propri parenti chiedendo di pregare per la loro guarigione. La trattano con rispetto e sono molto contenti quando ne ricevono una nuova".

IN FAMIGLIA

Ho la prima immaginetta in cinese per la devozione al beato Josemaría, che sia giunta a Sidney — racconta una signora di Shangai che vive in Australia —. Da allora gli ho chiesto moltissimi favori per i miei figli: che li facesse crescere sani, che si comportassero bene, che riuscissero a superare gli esami, che trovassero buoni amici, che ottenessero un lavoro..., e tutto è avvenuto!"


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29 luglio - Festa di S.Marta – Appuntamento per il s. Rosario


Come di consueto, in occasione della Festività di Santa Marta, mercoledì sera 29 luglio tutti i soci AICIS ed amici che lo desiderano potranno partecipare alla recita del Santo Rosario nei Giardini Vaticani.
L’appuntamento è per le ore 19.00 esatte all’ingresso dell’Arco delle Campane in Piazza San Pietro, ove eccezionalmente sarà consentito parcheggiare le autovetture.
"La processione 'aux flambeaux' verrà scandita dalle tappe segnate dai cinque Misteri: I. Beata Vergine di Czestochowa; II. Nostra Signora di Guadalupe; III. Madonna di Fatima; IV. Beata Vergine di Lourdes; V. Madonna della Guardia, e si concluderà con il canto della 'Salve Regina Mater Misericordiae', dinanzi alla Madonna della Misericordia".
Come negli anni scorsi ci sarà il collegamento, tramite la Radio Vaticana, con le Suore di Clausura del Monastero "Mater Ecclesiae", istituito da Giovanni Paolo II nel 1994 nella Città del Vaticano.

 

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29 Agosto - San Giovanni Decollato

Giovanni detto il Battista, il battistrada (dal greco: badé-odos), in latino il precursore, ultimo profeta dell'Antico Testamento e primo evangelizzatore del Nuovo, ha goduto il singolare privilegio di "annunciare la prossima venuta del salvatore del mondo e di mostrarlo, presente, col dito" (dal Proprio della messa del 24 giugno) - quell'indice levato e teso, a volte sproporzionato alla mano per sottolinearne l'importanza simbolica. Nazioni e popoli, città, ceti sociali, categorie professionali, confraternite, ordini militari e reli-giosi si sono messi sotto il patrocinio del "più grande fra i nati di donna" (san Gerolamo).
E' di diritto patrono dei battisteri.
E' l'unico santo la cui nascita in terra viene festeggiata più di quella al cielo e, con l'eccezione di Maria Vergine, il più celebrato nell'anno liturgico: 24 settembre, la concezione (fino al 1478); 31 maggio (già 2 luglio), la visita di Maria a Elisabetta incinta, quando il bambino "esultò di gioia nel suo grembo" (Luca 1, 44); 24 giugno, la nascita, una volta seguita da un'ottava che terminava con la memoria liturgica della circoncisione; prima domenica dopo l'Epifania, con il battesimo di Gesù; 29 agosto, la morte nella fortezza di Macheronte per ordine del re Erode che cedette, sebbene "rattristato" (Marco 6, 34), alla richiesta della figliastra Salomé. I greci ricordano anche la prima (24 febbraio) e terza (23 maggio) invenzione, ossia ritrovamento della testa.
Dopo la decollazione "la sua testa venne portata su un vassoio alla fanciulla, ed essa la portò a sua madre. I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù" (Matteo 14, 11-12).
Secondo la tradizione trasmessa da Eusebio di Cesarea (330 d.C.), san Gerolamo e altri autori, fu sepolto a Sebaste in Samaria, fra le tombe dei profeti Eliseo e Abdia.
Forse la data del 29 agosto si riferisce alla consacrazione della chiesa che vi fu eretta sopra.
Nel calendario della Chiesa genovese, che conserva nella cattedrale le reliquie del corpo del Battista, figuravano fino a due secoli fa due feste dedicate in particolare alle Sacre Ceneri, con messa propria e processione: nella domenica in Albis si ricordava un miracolo avvenuto nel 1207; nella domenica fra l'ottava dell'Ascensione si celebrava la 'revelatio', ossia il riconoscimento del culto pubblico locale (1179) da parte di papa Alessandro III (Rolando Bandinelli, 1150-1181), esteso da Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi, 1243-1254) alla Chiesa universale nel 1244.
I genovesi avevano partecipato alla I Crociata in forma privata, con masnade relativamente piccole; dopo la conquista di Antiochia (1098) decisero di tornare a casa, e siccome la strada passava per Mira di Licia pensarono di approfittare dell'occasione per prelevare il corpo del santo vescovo Nicola, patrono dei marinai.
Arrivati al convento dove era conservato seppero però dai monaci che era stato portato via dai baresi nel 1087; increduli, scavarono sotto l'altare, e trovarono un'arca vuota e una intatta, che portarono via di corsa, inseguiti dai monaci che li supplicavano piangendo di lasciarla perché non conteneva san Nicola ma le ceneri del Battista, come i marinai constatarono appena saliti sulla nave. Ancora più contenti, perché il santo era più importante, fecero vela per Genova e all'arrivo la depositarono temporaneamente in una chiesetta "in Capite Arenae" (più tardi divenne la chiesa della Commenda di Prè dei Cavalieri Gerosolimitani).
L'arcivescovo Airaldo, uomo prudente, d'intesa con il governo incaricò un gruppo di "uomini cattolici e valenti nelle armi", diretti a Gerusalemme per portare aiuto al nuovo regno crociato, di controllare il racconto dei marinai a Mira; ciò fu fatto nel 1102: i monaci confermarono il racconto e solo allora l'arcivescovo autorizzò la traslazione in città e la deposizione in una chiesetta vicino alla cattedrale, San Giovanni Vecchio.
Nel 1118 papa Gelasio II (Giovanni Crescenzi Caetani, 1118-1119, foto a sinistra) collocò solennemente le reliquie in San Lorenzo, sebbene la veneranda chiesa fosse ancora in corso di ristrutturazione. E lì le Ceneri trovarono finalmente riposo: perché, come la testa, anche se per vie diverse, il corpo di san Giovanni aveva peregrinato a lungo.
Dal sepolcro a Sebaste - dopo che probabilmente era stato già manomesso e smembrato - fu tolto nel 362 in ossequio all'editto dell'imperatore Giuliano detto l'apostata (361-363); le ossa furono buttate via, poi raccolte e bruciate e le ceneri e i frammenti sparsi nei campi. Alcuni monaci di Gerusalemme presenti al fatto raccolsero quel che poterono e lo portarono al loro abate Filippo, che le inviò ad Atanasio patriarca di Alessandria. Di lì, stando ai monaci di Mira, furono inviate al vescovo Nicola per metterle al sicuro dalle profanazioni degli arabi; e secondo alcuni scrittori vi si trovavano già nel 540.
Portate a Genova da mercanti-uomini d'arme, espressione del ceto dominante nel nuovo ordinamento comunale, le Ceneri divennero subito un simbolo civile oltre che religioso, un agglomerante fra le diverse fazioni, fra lo Stato e la Chiesa.
Erano portate in processione per implorare protezione e miracoli, e in parlamento per comporre divisioni e fratture.
Nel 1327 Giovanni Battista fu proclamato "patrono, Padre e Protettore del Comune": il suo culto assunse valore nazionale e fu promosso anche dalle autorità civili dovunque si stabilisse una fondazione genovese.
Nel 1463 il doge e il Consiglio degli anziani stabilirono che il 29 agosto fosse festa civile, "perché è vergognoso che si celebri solennemente solo la nascita".
Allora venne in uso fare luminarie per le strade, ballarvi la 'moresca', costruirvi 'grotte'; i bambini erigevano altarini, e poi giravano chiedendo un 'citto' (centesimo) per le spese.
Fin dal 1201 la festa della Rivelazione era inclusa fra le 15 solennità religiose spettanti unicamente all'arcivescovo, nelle quali questi poteva, per concessione papale, indossare il pallio, e fu arricchita di indulgenze da molti papi.
Federico Barbarossa (1121/5-1190), passando per Genova nel 1178, venerò le Ceneri e donò per conservarle una splendida arca d'argento; Enrico VII fondò una cappellania di 400 fiorini d'oro in memoria dell'imperatrice Margherita morta a Genova. Nel 1225 il reliquiario fu inserito in un'arca marmorea aperta sui lati lunghi perché si potesse vedere.
Nel 1323 i fratelli Campanari fecero costruire una cappella "decente", sostituita nella seconda metà del Quattrocento da una più bella su un terreno donato dalla famiglia da Passano, alla quale lavorarono fra gli altri Domenico, Elia e Giovanni Gaggini, Andrea Sansovino e Matteo Civitali. Per disposizione di Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo, 1484-1492), emanata il 19 maggio 1467, ne fu vietato l'ingresso alle donne, a eccezione di quelle delle famiglie Campanari e da Passano nel giorno delle nozze; e la cappella fu munita di grate e cancello in ferro, tolti solo dal cardinale Giuseppe Siri alla metà del secolo scorso.
Una 'consortia' appositamente costituita, riconosciuta canonicamente nel 1299 ma probabilmente già esistente, aveva lo scopo di onorare le Ceneri, promuoverne il culto e accompagnarle in processione. Al 1492 risale il primo Statuto conservato della Compagnia della Misericordia sotto il titolo di San Giovani Decollato, incaricata dell'assistenza e 'conforto' dei condannati a morte; soppressa nel 1797, risorse nel 1819, nel 1916 si fuse con la Confraternita della Morte e Sepoltura di Cristo, e svolge attivamente il compito di assistenza morale e materiale ai carcerati e alla loro famiglie.
La 'Revelatio' e la processione della domenica in Albis furono unificate alla Natività nel 1783 dal card.Lercari in un programma generale di riduzione dei giorni festivi.
Nel Tesoro di San Lorenzo si conserva un grande piatto di calcedonio del I seco- lo al cui centro fu aggiunta nel Quattrocento la testa mozza del Battista in smalto di Limoges: era ritenuto il "vassoio" consegnato a Salomè con il suo macabro trofeo, e fu lasciato per testamento alla cappella di San Giovanni da Innocenzo VIII.
La prima ricognizione delle reliquie fu compiuta da Alessandro III nel 1962. L'ultima dal cardinale Siri che così la raccontò in un'intervista concessa al prof.Paolo Lingua: "Feci esaminare con il carbonio le ceneri di san Giovanni Battista, portate dai Crociati a Genova nel XII secolo. Ebbi una grande sorpresa: le analisi rivelarono che si trattava dei resti, ceneri e ossicini, appartenuti a un uomo vissuto nel I secolo dopo Cristo, forte, sano, che non aveva mai compiuto lavori fisici, nato da genitori anziani. Il corpo, che era stato bruciato, risultava avvolto in un sudario intriso di profumi tratti da aromi tipici della Palestina. Sappiamo, dai documenti dell'epoca, che la tomba del Battista era stata sempre oggetto di venerazione. Fu devastata per ordine di Giuliano l'Apostata e il corpo dato alle fiamme... Eh, talvolta la scienza aiuta la fede".
A Giovanni Battista sono collegato tre bellissimi inni: il 'Magnificat' pronunciato da Maria Ss.ma quando arrivò in casa di Elisabetta (Luca 1, 46-55); il 'Benedictus' into nato da Zaccaria quando "gli si sciolse la lingua" (Luca 1, 64-79); l'inno composto da Paolo Diacono per la festa della Natività: "Ut queant laxis / resonare fibris... " (Perché si possa cantare a gola spiegata...) dal quale Guido d'Arezzo trasse i nomi delle sette note musicali. E in tutto il mondo risuona ogni giorno il saluto di Elisabetta a Maria: "Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!" (Luca 1,42). Emilia Bagnasco Angiolino
Fonti: Atti del Convegno di studi su "San Giovanni Battista nella vita sociale e religiosa a Genova e in Liguria tra Medio Evo ed età contemporanea", Genova, 16-17.1.1999, in 'Quaderni Franzoniani' a. XIII n.2 luglio-dicembre 2000

Giovanni Battista reca il reliquiario delle proprie ceneri
Il Santino raffigurato, edito dalla Santa Lega Eucaristica per l’VIII centenario dell’arrivo delle reliquie a Genova (1099-1899), giornate celebrative: 23 giugno-2 luglio 1899, reca in basso a sinistra, in un cartiglio:
- stemma della città di Genova, sormontato dalla corona regale (=Maria Regina) e sorretto da due grifoni (la doppia natura, rapace + leone, ricorda le due facce di Giano, mitico fondatore della città);
- stemma di famiglia dell’arcivescovo Tomaso Reggio (1892-1901), promotore delle celebrazioni, con galero, mitria, pastorale e pallio.
La sistemazione dei due stemmi in un unico cartiglio sintetizza la costante preoccupazione di mons. Reggio, in un’epoca di laicismo diffuso e gravi contrasti tra Chiesa e Stato, di sottolineare la sostanziale unicità della città nelle due dimensioni, sacra e civile.


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1907-2007: CENTO ANNI DI SCOUTISMO


"Prometto sul mio onore, con l'aiuto di Dio, di fare del mio meglio per servire Dio, la Chiesa, la patria, aiutare il prossimo in ogni circostanza, osservare la Legge scout".
Questo gioioso ritornello - con minime varianti - farà il giro del mondo il 1° agosto prossimo, cominciando dalla linea del cambiamento di data, intonato 'a canone', in innumerevoli lingue, da milioni di voci degli Scout/Esploratori e Guide/Esploratrici al sorgere del sole nel loro luogo di residenza, per ricordare la prima Promessa scout pronunciata all'alba del 1° agosto 1907 nell'isola di Brownsea (Gran Bretagna),che ha dato inizio al 'grande gioco' dello Scautismo. La breve formula condensa gli elementi fondamentali di questo metodo educativo:
- è una promessa, non un giuramento, perché chi impegna il proprio onore mette in gioco tutto se stesso, anzitutto il rispetto di sé; lealtà, fedeltà, trasparenza, coerenza tra pensieri, parole e azioni sono implicite - non serve altro, secondo la parola del Signore: "Non giurate affatto... Sia invece il vostro parlare 'Sì, sì; no, no." (Matteo 5, 34, 37);
- contare sull'aiuto di Dio, quel Dio al quale ci rivolgiamo con tanti appellativi diversi, esplicita l'umile consapevolezza che senza di Lui non si può fare niente, ma che si può affidarsi a Lui nella sicura speranza di essere esauditi e aiutati a fare tutto,
- anche se questo tutto è solo fare del proprio meglio, senza presunzione, consci dei propri limiti; e non è un'espressione riduttiva, perché implica che si devono sfruttare al massimo i talenti dati dal Signore;
- il fare dello Scout si concretizza nel servire, servire Dio e il prossimo, servire Dio nel prossimo.
Tutta l'educazione secondo il metodo scout tende a questo: il favore al quale si impegnano lupetti e coccinelle (6/11 anni), la Buona Azione di Scout e Guide (12/16 anni) sono tappe nella preparazione al servizio che Rover e Scolte (dai 16/17 anni) presteranno prima nel gruppo di appartenenza, poi - presa la partenza simbolica - autonomamente all'interno dell'associazione o in altri campi di attività.
Uno dei mezzi educativi previsti dal metodo scout è il sistema di Squadriglia, formata da otto persone che insieme lavorano, giocano, propongono, discutono, realizzano e pregano.
Padre Agostino Ruggi d'Aragona, (1900-1986) cofondatore dell'AGI (Associazione Guide Italiane) diceva che le associazioni scout sono federazioni di squadriglie, che unendosi formano le Unità, i Gruppi, le Branche (per fasce d'età) e su su fino alle associazioni nazionali e mondiali.
Nella squadriglia si sviluppa l'abitudine alla collaborazione, al confronto, al dialogo, al rispetto dell'altro, all'assunzione delle proprie responsabilità, abitudini che si trasferiscono nella vita familiare, sociale, professionale perché 'una volta scout, sempre scout'.
La condivisione dei valori, la disponibilità al servizio, sono alla base del grande dono che si riceve dallo Scoutismo: il sentimento della fratellanza scout, l'amicizia fondata sul lavoro comune, sulla certezza di comprendersi perché si dà alle parole lo stesso valore, la sicurezza di poter contare sugli altri perché abbiamo lo stesso obiettivo: "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato".

I santini della serie A.R.d.A. - editi nel 2000 da Gennaro Angiolino con la consulenza dell'A. I.C.I.S. su disegni di P. Ruggi - esemplificano alcuni di questi concetti: il rapporto con Dio, preghiera ed interiorizzazione della Sua parola (ad esempio la Guida che beve alla sorgente; il servizio incarnato nel patrono san Giorgio, il cavaliere che impegna la sua forza e la sua abilità nell'aiutare i deboli.


Emilia Bagnasco Angiolino



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VARIE




IL CULTO MARIANO FRA LEGGENDA E REALTA’


Nel 1433, durante l'episcopato del beato Nicolò Albergati, la primavera fu estremamente piovosa, minacciando di rovinare i raccolti. Per scongiurare la prospettiva di una carestia, il giureconsulto Graziolo Accarisi promosse la discesa dell'Icona, per implorare davanti a quell'immagine attribuita a San Luca la grazia della fine delle piogge; ciò fece ad imitazione di quanto facevano i fiorentini, che si rivolgono sempre alla Madonna di Impruneta, pure attribuita a San Luca.
Quando l'icona entrò in città il 5 luglio, cessò la pioggia; si fece allora una grande festa con una processione di tre giorni per la città, poi si riaccompagnò l'immagine al santuario. Per voto cittadino da allora queste celebrazioni furono ripetute ogni anno: dal 1476 le celebrazioni vennero spostate dal luglio alle Rogazioni dell'Ascensione. Dopo che la venerata immagine è stata in città una settimana, la si riaccompagna solennemente al santuario il giorno dell'Ascensione.
La devozione per la Madonna di San Luca crebbe al punto che si decise di abbellire ed ampliare il santuario e di costruire il lunghissimo porticato, per proteggere la Madonna dalla pioggia. Alla sua costruzione parteciparono tutti cittadini di ogni classe dal 1674 al 1793 e consta di 666 archi e 15 cappelle: con i suoi 3,7 km pare essere il portico più lungo al mondo.
Nel 1603 la Madonna fu incoronata dall'arcivescovo Alfonso Paleotti e nel 1857 ricevette un prezioso diadema dalle mani di Pio IX. Ogni anno dunque, dalla prima discesa nel 1433, la Madonna di San Luca scende in città, con una processione molto sentita dai cittadini bolognesi. Giunta a Bologna attraverso il porticato di San Luca, la sacra icona viene portata presso la cattedrale di San Pietro, passando per strade del centro.
Il mercoledì viene portata processionalmente alla basilica di San Petronio, dal cui sagrato impartisce dal 1588 una solenne benedizione alla città.
Le celebrazioni per la Madonna di San Luca iniziano con la discesa dell'immagine il sabato precedente la V domenica dopo Pasqua.


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L’IMMAGINE SACRA
NEL COSIDDETTO “COLLEZIONISMO MINORE”

Continuando il mio viaggio nel mondo del collezionismo cosiddetto minore non potevo non occuparmi delle “carte telefoniche” sino a pochi anni fa di gran moda, grazie al numero molto elevato prodotto in tutti i paesi del mondo e ai soggetti riprodotti che abbracciavano una infinita gamma di argomenti.
Ora, soppiantate dai telefonini, le schede telefoniche hanno avuto un rapido calo e non sono quasi più usate. Di conseguenza anche il loro collezionismo si è notevolmente ridotto.
Ma nel ripercorrere un po’ la loro storia vorrei proporre alcune carte telefoniche a soggetto religioso.

Breve storia delle “Carte telefoniche”
All’Italia spetta il primato della promozione e della produzione del servizio telefonico prepagato mediante tessera magnetica. L’idea sorse a seguito ai continui scassi degli apparecchi telefonici pubblici, soprattutto nelle città. La prima scheda, che sostituì i tradizionali gettoni (in Italia dal 1927), fu realizzata dalla ditta milanese PIKAPPA per conto della SIP, entrò in funzione a Roma, nel maggio 1976, nel Galoppatoio di Villa Borghese.

-SISTEMA SIDA dal 1977 al 1988
Le schede telefoniche verticali e con banda magnetica centrale a due colori.

-SISTEMA URMET dal 1985 al 1988
Le schede a banda magnetica orizzontale, due serie una bianca e l’altra rossa.

-SERIE FIGURATA SERVIZI SIP
Serie realizzata dalla PIKAPPA per pubblicizzare i numeri utili sip.

-SERIE TURISTICA TECHNICARD POLAROID e PIKAPPA

Nel 1989 fu emessa la serie raffigurante Alberobello-Bari con scadenza 30/06/1990 che fu presa come modello grafico per realizzare l'intera serie di 126 carte con 40 soggetti per regioni italiane.
La scheda telefonica prepagata, diventa quindi la forma più comoda e semplice per comunicare dai telefoni pubblici, manda in pensione i “gettoni telefonici” si trasforma in oggetto di collezionismo.
Ai fini del collezionismo le schede telefoniche si dividono in quattro gruppi:
- Schede Ordinarie che sono quelle più comuni;
- Schede Pubblicitarie che sono commissionate da Società ed Aziende per scopi promozionali;
- Schede Speciali che vengono realizzate per celebrare avvenimenti o feste di particolare rilievo (Anno Santo, Festa della Repubblica, etc.)
- Schede Tematiche che riguardano argomenti più diversi (sport, cultura, arte, religione, etc.).

1 - Beatificazione di Padre Pio da Pietralcina – 2 Maggio 1999 – TELECOM-ITALIA
2-Sv. Kazimieras – LIETUVOS-TELEKO-MAS
3 - Anno Santo 2000 - BASILICA DI S. FRANCE SCO DI PAOLA – TELECOM-ITALIA
4 - IUBILAEUM A.D. 2000 – LE SETTE BASILICHE DI ROMA – TELECOM-ITALIA

Giancarlo Gualtieri - e-mail. giancarlogualtieri@tin.it


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IL CENACOLO CONTESO TRA ISRAELE E SANTA SEDE

Il 29 marzo scorso era fissata la riunione plenaria della Commissione bilaterale permanente di Lavoro tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele. Ma, in data 26, la Delegazione israeliana comunica di non poter partecipare, a causa delle «contingenze politiche internazionali ».
La Santa Sede prende atto «con rammarico della circostanza e attende di poter concordare al più presto con la Parte israeliana la nuova data della convocazione della Plenaria».
Tra i temi principali della negoziazione - ha confermato in una recente intervista su Terrasanta.net David-Maria A. Jaeger, francescano, esperto giuridico sui rapporti Chiesa-Stato in Israele, membro della Commissione bilaterale - la restituzione alla Custodia di Terra Santa di uno dei quattro luoghi più santi della cristianità: il Cenacolo sul monte Sion, dove, secondo la tradizione, si sarebbe svolta l’Ultima Cena.
«L’Accordo che è oggetto di negoziato - ha dichiarato Jaeger - dovrebbe contemplare - come risulta dallo stesso Accordo fondamentale - la restituzione alla Chiesa di un certo numero di beni, anche di grande importanza religiosa, tolti ad essa dallo Stato nel corso degli anni»: tra di essi appunto il Cenacolo.
Giovanni Paolo II, recatosi in visita Gerusalemme nell’anno giubilare del 2000, potè celebrarvi l’Eucaristia, nel giorno di Pasqua, nella Sala Superiore.
Gli evangelisti concordano nel racconto dei preparativi dell’Ultima Cena e dell’istituzione dell’Eucaristia. La sala superiore della casa, messa a disposizione del Maestro per la celebrazione della sua ultima Pasqua, diviene, dopo la Passione, rifugio e luogo di riunione per i discepoli.
Poi, nel 70 d. C., i Romani assediano e distruggono Gerusalemme.
L’attacco, tuttavia, risparmia le costruzioni sul lato ovest del Monte Sion.
Durante il suo viaggio in Oriente, nella prima metà del secondo secolo, l’imperatore Adriano - narra il vescovo Epifanio (310-403) - «trovò Gerusalemme completamente rasa al suolo e il tempio di Dio calpestato, ad eccezione di alcune poche case e della chiesa di Dio, che era piccola, dove i discepoli erano saliti nella sala superiore al loro ritorno dal monte degli Olivi, quando il Signore fu assunto in cielo.
Infatti si trovava costruita in quella parte del Sion che era stata risparmiata dalla distruzione».
Restaurata prima da San Massimo (331-349), la chiesa fu poi sostituita con una grande basilica («la Santa Sion») da un altro vescovo di Gerusalemme, Giovanni II (386-417),e considerata «Madre di tutte le chiese» in quanto fondata dagli apostoli.
Al ricordo delle apparizioni di Gesù Risorto e della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli si trova unito dal V sec. quello dell’Ultima Cena.
Nei secoli successivi la chiesa della Santa Sion subì diverse distruzioni e restauri, finché, al loro arrivo a Gerusalemme, i Crociati ritrovarono l’area in rovina, ad eccezione dell’edificio a due piani che costituiva la cappella del Cenacolo.
Lì presso Raimondo di Tolosa pose l’accampamento con lo scopo di proteggere il luogo dalle sortite dei nemici.
I cristiani rialzarono sulle rovine della vecchia chiesa un monumento degno del titolo di Mater omnium Ecclesiarum, un edificio diviso in tre navate. Sul lato sud-ovest di quella centrale sorgeva il Cenacolo. Quando Saladino prese Gerusalemme nel 1187, la basilica del Sion fu una delle poche che non furono distrutte o convertite in moschea.
Nel 1294 il domenicano Ricoldo da Monte Croce descrive l’edificio ormai in rovina e trasformato parzialmente in moschea.
Fra il 1335 e il 1337 un frate della provincia di Aquitania, fra’ Roger Garin, acquistò il sito del Cenacolo. I francescani presero in carica il santuario, erigendo sul lato di sud un conventino il cui chiostro è ancora oggi visibile.
In questo luogo ebbe principio la Custodia di Terra Santa, ufficialmente istituita con bolla papale nel 1342. Pur in mezzo a molte difficoltà il convento fu abitato fino al 1552, anno in cui l’autorità turca ordinò ai frati di trasferirsi all’interno delle mura cittadine. Il santuario restò nelle mani dei musulmani fino al 1948, quando su-bentrarono gli ebrei.
«Il Cenacolo oggi ufficialmente è proprietà del demanio dello Stato ebraico – ci dice Giuseppe Caffulli, direttore di Terrasanta –. Ma sin dal ‘300, come dimostrano i documenti, appartiene indubitabilmente alla Custodia francescana». Tra l’altro, dal maggio 2004 il custode generale di Terrasanta è un bergamasco, padre Pierbattista Pizzaballa, nato a Cologno al Serio nel 1965. […]

(L’Eco di Bergamo, 07 aprile 2007)


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CONTRO LA CONTESTAZIONE DELLE IMMAGINI SACRE

Riportiamo l’unito articolo di GIAMPAOLO BARRA, apologeta e direttore della rivista "Il Timone", che aiuta a far chiarezza su alcuni interrogativi che avvertiamo talvolta nei nostri contatti quotidiani o ci vengono posti da Testimoni di Geova e anche dai Protestanti.
(Fonte: http://apologetica.altervista.org/culto_immagini_sacre.htm)
Mi faccio guidare, per questa conversazione, dal bel libretto di Padre Nicola Tornese intitolato:“Immagini e santi”; opuscolo che fa parte di una bella collana preparata da Padre Tornese per aiutare i cattolici a rispondere alle obiezioni e alle contestazioni dei Testimoni di Geova.
Va detto, per amor di verità che l’utilizzo delle immagini sacre viene contestato anche da buona parte del mondo protestante. Quello che diremo stasera ci deve aiutare in pri-mo luogo a chiarire bene che cosa insegna la dottrina cattolica e poi, in secondo luogo, ad avere qualche argomento da opporre alle contestazioni, per scoprire l’errore e per smontarle definitivamente.
Poi ci porremo la nostra solita, ma sempre opportuna domanda: come si comportavano i primi cristiani, come si comportavano i seguaci di Cristo nei primi secoli della storia della Chiesa, quando non esistevano né Testimoni di Geova né Protestanti? Faremo dunque una breve incursione nella storia. Veniamo subito, allora, a conoscere che cosa insegna la dottrina riguardo l’uso delle immagini sacre.
Una solenne, importante risoluzione circa l’utilizzo delle immagini è stata presa nel Secondo Concilio di Nicea, che è stato celebrato nell’anno 787.
Questo Concilio è stato convocato proprio per discutere l’argomento che stiamo trattando.
Come si è arrivati alla convocazione di questo Concilio? Nell’anno 730, l’imperatore d’Oriente Leone III Isaurico proibisce il culto delle immagini, proibisce l’utilizzo delle famose Icone, che era allora diffuso in tutto il mondo cristiano. Questa proibizione imperiale, emanata dall’autorità politica, scatena una terribile devastazione, che porta alla distruzione di preziosis-sime icone, di magnifiche opere d’arte, che furono insensatamente distrutte, con un odio particolarmente feroce. L’autorità religiosa, il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone a questa misura imperiale, ma viene destituito e i difensori delle immagini sacre vengono duramente perseguitati.
La persecuzione dura anche sotto gli imperatori che succedettero a Leone III. Finalmente, nell’anno 787 viene convocato a Nicea un Concilio ecumenico che sancisce l’assoluta liceità di rappresentare per immagini la figura di Gesù, di Maria Sua Madre, degli Angeli e dei santi.
Il secondo Concilio di Nicea spiegava che, attraverso le immagini, chi le contempla viene invitato ad imitare i personaggi rappresentati: Gesù, Maria, gli Angeli e i Santi.
Quindi, le immagini sacre sono uno strumento che deve aiutare il cristiano ad imitare coloro che vi sono rappresentati.
E non solo: le immagini sacre servono anche per decorare i luoghi dove si celebra il culto e servono – questo accadeva soprattutto in epoche passate – a migliorare la conoscenza di episodi biblici, tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento.
La lotta contro l’utilizzo delle immagini, tanto nella liturgia quanto nella pietà popolare scoppia nuovamente nel XVI secolo, dopo la rivolta di Martin Lutero, che ha dato il via alla nascita del variegato e multiforme mondo protestane. Nella grande famiglia protestane, soprattutto i calvinisti si distinsero per la distruzione di molte statue e di molte immagini nelle chiese che essi occuparono, dopo la rivolta contro la Chiesa di Roma.
A fianco del mondo protestane, da non confondersi con i Protestanti, va detto che anche i Testimoni di Geova sono decisamente contrari alla venerazione delle immagini.

Qual è il motivo di questa contrarietà?
Noi crediamo che la causa della avversione di protestanti e Testimoni di Geova è da ricercare in una lettura parziale, distorta e quindi errata della Bibbia.
Qui noi cattolici siamo chiamati a stare molto attenti; stiamo attenti a come viene […]

 

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