Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

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“LES ABEILLES DE FRANCE”
LE API NELL'ARALDICA CIVICA DI FRANCIA

 

 

di Renzo Barbattini* e Massimo Ghirardi**
*Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante – Università di Udine
** illustratore e araldista, insegnante presso il Comune di Reggio Emilia

 

I PARTE

 

INTRODUZIONE


Le api si ritrovano in numerosi stemmi (1) (di famiglie nobiliari, di comunità locali – specialmente di Comuni –, di corpi militari, di categorie lavorative, ecc.) diffusi in tutto il mondo.
Questo contributo si propone di fornire un panorama, degli stemmi dei Comuni francesi che, hanno nel blasone qualche elemento simbolico relativo alle api o agli alveari. Per meglio strutturarlo, si è seguito un ordine alfabetico. Le nostre ricerche sono state accurate, ma siamo certi che qualche emblema sarà sfuggito, fin da ora ci scusiamo per l’involontaria dimenticanza: non tutte le Municipalità hanno pubblicato il loro emblema  e pochissime lo hanno inserito in Rete.

L’araldica civica ha una tradizione assai antica in Francia, probabilmente questa nazione è stata la culla con la Germania e l’Italia della scienza araldica, ragione per la quale la terminologia è derivata dal francese antico (anche in Italia si usano i termini francesi adattati, abbiamo messo per ogni stemma i due blasoni a confronto). L’Araldica delle Comunità però è sempre stata considerata “secondaria” a quella nobiliare, ha cominciato a diffondersi in Francia dopo il XV secolo (e in quel periodo esisteva solo un migliaio di stemmi di Comuni), sotto Luigi XIV (con la promulgazione del Trattato di Pierre D’Hozier) ci fu un certo sviluppo di questa branca, spesso però con stemmi “fabbricati a tavolino”, seriali ed astratti (che molti Comuni moderni hanno ripudiato) all’epoca della Rivoluzione esistevano circa 1900 Comuni col rango di “città” e pochissime dotate di emblema civico (a differenza di Germania e Italia che ne annoveravano già alcune migliaia). Il fenomeno della diffusione degli stemmi civici è relativamente recente e ancor più recente l’adozione di figure naturali come quella dell’ape.
L’Araldica Civica francese attuale, pur in assenza di Enti nazionali centralizzati di controllo e riconoscimento, è tuttavia caratterizzata da una certa omogeneità di uso e di stile (nonché da una generale buona qualità grafica).
Bisogna anche dire che il linguaggio tecnico araldico è caratteristico di questa disciplina, e si è specializzato a tal punto da rendersi spesso, per chi non lo “frequenta”, di difficile comprensione: per una più facile lettura, pertanto, i termini tipici del gergo araldico usati, saranno riportati in corsivo. Da ricordare che, in Araldica, le direzioni “destra” e “sinistra” sono invertite rispetto all’osservatore, perché riferite all’ipotetico cavaliere che imbraccia lo scudo e alcuni termini sono stati mantenuti nel pittoresco linguaggio derivato dal francese antico; così per gli smalti: rosso (gueule), azzurro (azur), verde (sionople), nero (sable) e porpora (pourpre), oltre ai metalli giallo-oro e bianco-argento.
La parte principale dello stemma è lo scudo, simbolo di protezione dei soldati. Esso è il fondo (2) sul quale sono disegnate le figure (naturali o ideali) e può essere di un solo colore o diviso in più parti con diversi smalti. La parte superiore è detta capo, mentre quell’inferiore è chiamata  punta. In Francia si usa, per lo più, l’elegante scudo di forma gotica (detta anche per questo “francese”), pressoché triangolare con i lati molto convessi.

La quasi totalità degli stemmi dei Comuni e delle città  di Francia sono sovrastati (timbrati) da una corona murale turrita (simbolo d’autonomia territoriale) in metallo nobile, a sottolinearne il rango (città grande, città media, Comune) derivate dall’amministrazione napoleonica. Sono anche spesso contornati da rami di vegetali, più diffusi sono: l’alloro (simbolo di gloria), la quercia (simbolo di forza, in senso sia fisico sia morale), la palma (simbolo d’onore e di martirio, usato specialmente negli stemmi dei Comuni i cui cittadini si sono distinti in eroici episodi durante le guerre, che hanno subito assedi o sono state teatro di battaglie famose; oppure dalle città che hanno santi martiri come patroni); altre essenze possono indicare particolari posizioni geografiche (canne palustri, rami di pino…). Da questi pendono, ove riconosciute, le decorazioni e le onorificenze ottenute dalla città titolare (Legion d’Onore, Croce di Guerra, ecc…).
Diffusi, soprattutto nelle versioni auliche delle armi dei grandi centri, delle figure “tenenti” (umani, umanoidi e figure animate anche fantastiche), talvolta riferite a personaggi della cultura locale: ad esempio lo scudo di Avignon è sostenuto, ad esempio,  da due girifalchi (“gerfauts” Falcus rusticolus); quello di Chambéry è tenuto da due levrieri; quello di Marseille da un toro e da un leone; Clermont-Ferrand e Strasbourg da due leoni, e così via…


Il territorio della Repubblica Francese, secondo la Costituzione, è suddiviso in diverse “collettività territoriali” (3): Comuni e Dipartimenti sono una creazione del 1789 (4), questi ultimi, in particolare, furono creati in modo che tutti coloro che vivevano in un Dipartimento potessero raggiungere il capoluogo in una giornata a cavallo (5) (3); le Regioni sono nate dopo il 1950 come raggruppamento amministrativo di Dipartimenti. Attualmente si hanno 24 Regioni (20 “metropolitane” e 4 cosiddette “d’Oltremare”: Guadeloupe, Guyane Française, Martinique, La Réunion), 100 Dipartimenti (di cui 4 “d’Oltremare”), 36.783 Comuni (contro gli 8100 italiani).
Il cosiddetto “Territorio d’Oltremare” è composto anche da 4 Collettività con ampie autonomie: Polynésie Française, Mayotte, Saint-Pierre-et-Miquelon, Wallis-et-Futuna (composta da 3 regni: Alo, Sigave e Uvéa); a queste si aggiungono: la “Nuova Caledonia”, a statuto specifico (6) e le “Terre Australi e Antartiche Francesi” (divise in 5 distretti) amministrate tramite l’Amministratore Superiore residente all’isola della Réunion,

Ogni “collettività”, in Francia, può possedere uno scudo araldico a sua scelta, con l’unico vincolo che non sia già posseduto da qualcun altro. Dal 1884 (7) i Comuni dispongono della totale sovranità in materia di armi araldiche, che vengono accettate formalmente e legalmente attraverso deliberazione del Consiglio Municipale. Non esiste un Ufficio Centrale nazionale che regola la concessione o il riconoscimento delle armi araldiche dei Comuni o delle Città (contrariamente, ad esempio, a ciò che accade in Italia o in Gran Bretagna) e che protegga da abusi, per cui risulta spesso difficile verificare che il disegno non sia già in uso da altri, cosa che può generare contestazioni.
Alcuni Dipartimenti (ad esempio il Loiret nel 1995) hanno perciò dato vita ad una Commissione Araldica Dipartimentale (Commission Départementale de l’Héraldique), composta da personalità del campo storico e tecnico-araldico nominate del presidente del Consiglio Dipartimentale che offrono, a titolo gratuito consiglio e controllo sulla composizione delle armi civiche dei territori del Dipartimento. È stata anche istituita nel 1999 dal Ministero della Cultura e della Comunicazione (8) una Commissione Nazionale di Araldica (Commission Nationale d’Héraldique), insediata presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, il cui presidente è il Direttore Generale degli Archivi di Francia, con il solo ruolo di consiglio e consultazione.
Il generale molti dei Comuni francesi (anche i più piccoli) si sono dotati di uno stemma (alcuni in tempi recentissimi) da usarsi nelle comunicazioni ufficiali, anche se la maggior parte preferisce rappresentarsi (soprattutto a livello turistico e commerciale) attraverso delle versioni stilizzate (e graficamente più efficaci) o dei veri e propri “logo” pubblicitari, alcuni di questi ultimi non privi di bellezza e eleganza. E’ questo il caso della maggior parte delle Regioni e dei Dipartimenti (9), cosa che non ha mancato di suscitare aspre polemiche per la mancanza di “radici storiche” (e per i costi, spesso elevati, che le agenzie grafiche richiedono per la progettazione di questi “logo”).
La maggior parte si ricollega ai regolamenti araldici napoleonici (10), ragione per la quale molti Comuni mostrano le corone “murali” di rango, con un numero variabile di torri in vista (da 3 per i piccoli Comuni, 4 per i capoluoghi di Dipartimento e 5 per la capitale Parigi). La corona murale, in metallo nobile (oro e argento), merlata e “murata” (termine che indica il cemento nelle commettiture delle pietre, di solito di smalto nero) è simbolo dell’autonomia municipale.

Molti stemmi derivano dai blasoni degli antichi feudatari, le cui armi sono state adottate con qualche modifica (brisura) per differenziarsene o semplicemente ricordati attraverso particolari dello stemma originale dell’antico signore.
Molto diffusi i simboli legati all’agricoltura e all’industria (ruote, ingranaggi, ciminiere, locomotive…) ma,per quanto riguarda questa ricerca, non sono molto frequenti le api (abeilles o mouches-à-miel) (11) e pochissimo gli strumenti legati all’apicoltura (quasi esclusivamente l’arnia, detta ruche); ciononostante l’Araldica civica francese, per le sue vicende storiche, è tra quelle che annovera il maggior numero di stemmi “apistici” al mondo. Per questa rassegna, fondamentali sono stati i contatti con alcuni gruppi di studio di Araldica e con alcune Istituzioni e Amministrazioni (non solo francesi): infatti la possibilità di “navigazione” nei loro siti internet è stata di grande importanza: dato che spesso forniscono (sul sito o su altre documentazioni) notizie storiche di grande utilità, frutto di un del lavoro di ricerca da parte di studiosi di storia locale; ma anche attraverso contatti diretti con le singole Mairies; nonché la possibilità di continuo scambio di informazioni con “cultori” della materia.

Per quanto riguarda la parte strettamente iconografica abbiamo dovuto fare riferimento al lavoro dei grandi araldisti e disegnatori araldici francesi (soprattutto a quelli di Robert Louis, noto disegnatore dei francobolli della serie “blasons de France”, a quelli di Xavier d’Andeville e di Suzanne Gauthier), oltre che a qualche opera “classica” (vedi bibliografia).
Per uniformità grafica e per una buona risoluzione delle immagini tipografiche, sono state utilizzate quelle ricavate dagli originali all’acquarello (eseguiti rispettando le caratteristiche araldiche degli stemmi “ufficiali”) da Massimo Ghirardi, coautore della ricerca e illustratore araldico conosciuto in Italia (è autore, tra l’altro, con Bruno Fracasso e Joseph Gabriel Rivolin, dello Stemmario Ufficiale italiano/francese della Region Autonome Vallée d’Aoste).

 

 

Acheres

Comune detto “Paese delle api e del miele” nel Dipartimento della Cher, nella Regione del Centro (da non confondere con l’omonimo Comune dell’Yveline), deriva il nome dal villaggio gallo-romano di Villa Apiarias, poi Acheriis (XI secolo) riferito alla tradizionale produzione locale di miele (dal quale si ricavava anche la nota bevanda alcolica dell’idromele). Nel francese antico, infatti, “aschier” significa anche “arnia” e questo spiega l’adozione, tra gli altri, del simbolo dell’arnia con le api. Si riconosce l’antica cappella, monumento storico, risalente alla fine dell’XI secolo, costruita sul luogo di un Eremo del X secolo. Le armi da guerra e le stoviglie di terracotta che completano lo scudo rammentano le antiche origini del Comune (l’ascia è anche assonante col toponimo) e alcune note industrie locali: “poterie” (fabbriche) di ceramica, fonderie e falegnamerie, anticamente specializzate nella produzione di doghe (“merrain”) per la confezione dei tini. Il fleur-de-lys d’oro richiama l’emblema dipartimentale e lo storico simbolo dei re francesi.

 

 

Aigremont

Aigremont  è un piccolo Comune del Dipartimento dello Yonne, in Borgogna, sorto sul fianco di una collina nel XII secolo per iniziativa degli abati dell’abbazia cistercense di Pontigny, fondata nel 114, che ebbe questi territori dal conte di Auxerre-Nevers, la cui proprietà venne confermata da una bolla di papa Adriano IV del 1156. L’abbazia, che ebbe proprietà dei terreni fino alla Rivoluzione, ne coltivava i terreni attraverso dei coloni che coltivavano cereali e viti (dalle quali si ricavava il vino per la messa) e allevavano api (per la produzione della cera per le candele, oltre al miele). Il terreno non doveva essere un granché fertile dato che il nome significa, letteralmente, “monte amaro, cattivo” (Agro Monte).
Celebre località per la pratica della caccia, in particolare per le battute al cinghiale, nelle folte foreste dei dintorni, ne ha adottato l’emblema come simbolo civico, abbinato alle croci e alle api che sono un richiamo, tra gli altri ai valori (fede e lavoro) fondamentali per il bene della comunità.

 

 

Alçay-Alçabéhéty-Sunharette

Questo Comune, nato nel 1883 dall’unione dei territori dei tre Comuni indipendenti già tutti parte del Cantone di Sunharette del Distretto di Mauléon nel 1790, oggi si trova nel Dipartimento dei Pyrenée-Atlantiques.
Esso presenta un interessante scudo con una figurazione (lupo d’argento uscente da un’arnia d’oro), che riprende probabilmente una storia locale (che non abbiamo rintracciato) che rende in maniera molto efficace il simbolo dell’unità della popolazione che sconfigge il nemico venuto per impossessarsi delle sue ricchezze: un’immagine del celebre motto francese “l’union fait la force”.

 

 

Anneyron

La Parrocchia di Notre Dame di Anneyron nacque come cella del Priorato di Saint Pierre di Vienne e ha fatto parte, per lungo tempo, della Contea di Albon; solo il 4 maggio 1809 è stato eretto in Comune, distaccandolo da quello di Albon e unendovi quello di Mantaille. Oggi si trova nel Dipartimento del Drôme, nella Regione del Rhône-Alpes. Mantaille è un villaggio di antiche origini, già menzionato nel 858 come Villa Mantelum, poi cappella di San Lorenzo de Mantelum nel XIV secolo, derivante da un centro romano soggetto alla vicina Vienne. Fu nel castello di Mantaille che, durante un concilio nell’879, Bosone fu eletto re di Borgogna. Ebbe diversi feudatari: da Teutbert, nominato dal re, che lo cedette agli arcivescovi di Vienne, che a loro volta lo vendettero ai Du Cros de Grolée nel XVII secolo, per passare poi ai D’Allard, ai Leclerc de Ransonnière e ad altri, fino a divenir nel 1790 un Comune autonomo, fino al 1809.

Lo stemma adottato dal Comune è “spiegato” dal motto che lo accompagna: Civis et Opifex. Porta infatti, uno scudo tagliato diagonalmente che presenta, nella parte superiore, tre torri d’oro, simbolo per eccellenza della città in quanto allusivo alle “difese” murarie e alle torri di guardia; nella parte inferiore, sono poste tre api operaie, che simboleggiano, al medesimo tempo, i cittadini e i lavoratori, portatori di diritti e di doveri, tra i quali la promozione e la difesa del bene comune “cittadino”. Lo stemma è abitualmente completato da una corona muraria con quattro torricelle, che indica il rango “urbano” di Anneyron.

 

 

Apprieu

Apprieu è un Comune nel Dipartimento dell’Isère, nella Regione Rhône-Alps ed è uno dei 13 Comuni della Comunità della Bièvre Est (dal nome del torrente principale della regione). Quest’ultima è nata nel 1993 per lo sviluppo dei rispettivi territori nella Regione Urbana della città di Grenoble. Si ritiene che il nome derivi dal latino “Apprius”, anagramma di Priapus, (Priape) dio della fecondità, che qualche erudito ha voluto associare all’antica città di Lampsaque, vicina a Troia.
Oggi la località è sede d’alcuni opifici industriali: a ciò si allude nello stemma (Fig. 5) con la figura dell’altoforno, mentre l’ape (non a caso “operaia”) è il classico riferimento all’operosità della popolazione, nonché probabilmente un richiamo all’epoca napoleonica, allorché venne eretta la Municipalità. Il simbolo delle chiavi è allusivo al patrono della chiesa parrocchiale, San Pietro Apostolo.

 

 

Arcachon

Nota località balneare e climatica sulla riva sinistra del Bassin d’Arcachon. Lo stemma (Fig. 6) è stato progettato da M. Lamarque de Plaisance nel 1860, che prese spunto dall’iscrizione incisa nel 1855 sulla campana della locale chiesa di Saint Ferdinand: Nox Heri – Hodie Aurora – Cras Lux (“ieri la notte, oggi l’aurora, domani il giorno”) e che interpretò come storia e auspicio per la cittadina con la divisa attuale Heri Solitudo, Hodie Vicus, Cras Civitas (“ieri ero una solitudine inabitata, oggi sono un borgo di pescatori, domani sarò una città”); perciò si è aggiunto un capo (che, ridotto della metà, è detto propriamente colmo) diviso in tre parti (interzato) con i colori nero, argento e oro che rendono simbolicamente l’iscrizione della campana: il nero rappresenta la notte e la solitudine, l’argento la luce nascente e la speranza, mentre l’oro simboleggia l’aurora dorata di oggi e la speranza per un futuro migliore.
A ciò si aggiunse la leggenda, risalente al XVI secolo, del pio eremita francescano Tommaso da Osimo, noto come Thomas Illyricus (nato nel 1484 a Vrana, nella diocesi di Zara, in Dalmazia, o Illiria da cui il suo soprannome Illyricus, e morto nel 1528 in Francia a Carnolès), che trovò, sulla spiaggia, una statua della Vergine Maria. Essa, accolta nel piccolo eremo, divenne oggetto di culto, soprattutto da parte dei marinai durante le tempeste, per cui diede origine al santuario di Nôtre Dame d’Arcachon (nel quale sono presenti numerosi esempi dello stemma civico).

Nel campo sinistro, di rosso, è quindi raffigurato un naviglio squassato dai marosi, al di sopra del quale compare l’immagine della Vergine, sormontata dalla stella d’oro della speranza. La cotissa d’oro (che è una banda ridotta; broccante cioè “che passa sopra”) vuole significare la prosperità del presente (d’oro) assieme alla serenità (azzurro) di un presente produttivo (l’alveare) in un luogo dall’aria benefica (pino); quest’ultimo è anche simbolo della regione, dal carattere propriamente “marino”, ma ricca di verde. Nel XVIII secolo i fratelli Desbiey intrapresero la piantagione del pino marittimo sulle dune sabbiose del litorale, mentre nei vicini boschi da tempo immemorabile si produce un pregiato miele.

 

 

Barbattini R., Ghirardi M., Bitetti C., 2011 - Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 977: 30 -34

 

II PARTE

 

Aschères le Marché

Il Comune (Dipartimento del Loiret nella Regione del Centro) ha adottato uno stemma semplice ispirato all’Aradica antica (Fig. 7) proposto dal Consiglio Dipartimentale d’Araldica Urbana (Conseil Départemental d’Héraldique Urbane, CDHU fondato nel 1995) e adottato ufficialmente l’8 marzo 2005, che unisce l’emblema proprio del feudo di Ascherès a simboli legati all’agricoltura e alla laboriosità degli abitanti.

 

 

Attichy

Attichy è un Comune situato nel Dipartimento dell’Oise della Regione della Piccardia. La figurazione delle asce d’armi (haches d’armes, in francese) è certamente attinente per assonanza al toponimo. Il nome deriva dal celtico Attegies che indicava un piccolo villaggio di capanne di boscaioli. Le asce sono riferimento anche agli importanti reperti archeologici ritrovati nei dintorni del capoluogo, tra cui delle pregevoli asce in selce (silex), scoperte in alcune sepolture presso la frazione di La Faloise.

Le api sono il simbolo del lavoro e differenziano lo stemma da altri consimili.

 

 

Avesnes-sur-Helpe

Antica città fortificata posta su un pendio della riva dell’Helpe Majeure. Le armi della città di Avesnes sono piuttosto antiche, come testimoniato dalla loro semplicità di composizione. La città ha ripreso le armi degli antichi signori che si fanno risalire a tale Gérard d'Avesnes che compare come compagno di Goffredo di Buglione (Godefroy de Bouillon). Secondo alcuni il rosso rappresenterebbe il sangue versato durante la Crociata e l’oro la nobiltà dell’impresa (secondo altri: il bottino!). Questo stemma si ritrova nel 1186, nel 1238 e nel 1243 sui sigilli del successore di Gérard.
Nel XVI secolo fu ornato dall’arnia e dalle otto api, ma non è chiaro a cosa alludano. Secondo una devota tradizione ricorderebbero il miracolo dell’apparizione di Nostra Signora delle Mosche presso il locale Santuario omonimo (Notre Dame des Mouches), ma l’episodio è documentato nel 1498 e i documenti non fanno menzione di mosche o api, ma solo d’una bacchetta d’argento tenuta dalla Madonna con la mano.

Secondo lo storico Michaux, nel XVI secolo sarebbero state adottate come stemma da Philippe de Croÿ signore di Avesnes, morto nel 1511, e riportate dai suoi figli su tutti i pezzi d’artiglieria destinati alla difesa della città. A questo episodio, si vuole far risalire il nomignolo di “mosche d’Avesnes” dato agli abitanti. Si crede, infatti, che gli incaricati cittadini del servizio d’artiglieria agli spalti abbiano adottato questo nome e che l’abbiamo poi trasmesso a tutti i loro compatrioti. Nel 1781, il maggiore Gossuin fece incidere il sigillo comunale completo d’arnia e api e da allora è rimasta la tradizione di presentarle assieme allo scudo, anche se (a rigore) non si tratta di figurazione araldicamente corretta.
La corona murale (o vallare, dal francese “vallaire”) indica il rango di Comune secondo l’Araldica Civica Napoleonica, portando tre torri in vista (quattro per i capoluoghi di Dipartimento, cinque solo per Parigi).

 

 

Bagneaux-sur-Loing

La regione acquitrinosa, con estese paludi formate dal Loing e da altri corsi d’acqua, era denominata dai romani BALNEOLE, dal latino balneum (bagno), da un primitivo insediamento è poi derivato il toponimo attuale, che ha adottato il determinante sur-Loing nel 1911. Questo piccolo Comune di 1500 abitanti circa, del Dipartimento della Seine-et-Marne, nella Regione parigina dell’Île-de-France, porta uno stemma piuttosto complesso . Si riconoscono due simboli principali: quello delle industrie vetrarie e dei mulini. Nel campo d’oro dello scudo, infatti, è stata rappresentata una ruota dentata infiammata in capo sulla quale è posto un alambicco d’argento (cornue), simbolo appunto delle antiche vetrerie locali; l’alambicco è accostato da due api e da due “quintefeuille” rossi (cinquefoglie: una figura caratteristica dell’Araldica); nella parte inferiore due linee rette nere delimitano altre due verdi sinuose (una gemella ondata di verde) dalle quali emerge la caratteristica ruota da mulino.
Lo scudo è abitualmente accompagnato da due rami di quercia, albero sacro ai celti e simbolo di forza e perseveranza, incrociati sotto la punta e legati da un nastro azzurro; nonché dalla corona muraria con tre torri, che identifica i Comuni del territorio Francese.

 

 

Bains-les-Bains

La località è nota fin dall’antichità per le sue fonti minerali, presso le quali si sono insediati I primi abitanti; il toponimo Bains è documentato nell’XI secolo. Il territorio, nel Medioevo, era soggetto al Balivo di Remiremont e la Badessa del monastero di quella località designava il curato della chiesa pievana, dedicata a San Colombano. Nel 1790 Bains fu inserito nel Distretto di Darney come Bains-en-Vosges, Il 24 giugno 1829 il Prefetto comunicò al Maire, Barone Girare, la concessione del titolo di città e, a seguito di quest’importante evento, furono composte le armi araldiche civiche di quella che già era conosciuta come Bains-les-Bains, denominazione che fu poi prescritta per decreto dal 9 settembre 1892 (Fig. 11), documentate però dal 1887.
La fontana evoca il termalismo, che ha rappresentato una delle principali caratteristiche (anche economiche) del territorio. L’iniziale B d’oro è caricata di bisanti d’argento che rappresentano i chiodi “têtes de clous” (sorta di borchie usate in carpenteria e architettura) nota produzione locale (diffusa in tutta la Valle del Côney); l’ape fu l’emblema di Luigi XII e di Napoleone.

 

 

Bar sur Aube

Antica località storica dell’Aube (Regione della Champagne-Ardenne). Lo stemma (Fig. 13) si può considerare parlante giacché “bar” (barbo) è il nome del pesce nel primo campo del partito, simbolo dell’antica Contea, a questo è accostato lo stemma della Contea di Champagne perché alla Champagne Crayeuse, l’importante città di Bar fu soggetta dall’XI secolo dopo la morte dell’ultimo conte di Bar (due secoli più tardi passerà alla Corona di Francia, attraverso il matrimonio di Giovanna di Valois con Filippo il Bello).
Le tre api d’oro al volo spiegato poste in fascia nel capo azzurro differenziano le armi comunali da quelle della contea storica, sono derivate direttamente dall’Araldica Civica napoleonica (dove la figurazione su fondo rosso designava le città di prima classe, in luogo dei tradizionali gigli capetingi) e la Commission Départementale d’Héraldique chiese, in passato, di sopprimerle; i cittadini decisero invece di mantenerle modificandole leggermente (oggi si figurano con il volo spiegato, cioè con le ali aperte) per farne il simbolo del lavoro collettivo per il bene della comunità.

 

 

Bazancourt

Bazancourt è un Comune industriale del Dipartimento della Marne, nella Regione Champagne-Ardenne. Il territorio apparteneva al capitolo della cattedrale di Saint Remy, il cui santo titolare aveva come simbolo una colomba. Il primo insediamento industriale avvenne per opera di Napoleone I, che fece edificare a sue spese la fabbrica Lelarge, da dove uscì il primo filo prodotto meccanicamente in Francia, mentre durante il “Blocco Continentale” venne agevolato l’impianto dello zuccherificio, per estrarre lo zucchero dalle barbabietole, procedimento ideato da Benjamin Delessert.
Il nipote Napoleone III invece favorì l’apertura di un’industria di casseforti, grazie all’amicizia con Auguste Nicolas Bauche, che cent’anni fa realizzò la prima chiave “Monopole” che ha dato notorietà alle industrie Fichet-Bauche. Si tratta di una chiave con serratura per casseforti, la prima del tipo “volumetrico” che rende impossibile prenderene l’impronta, progettata dagli specialisti meccanici Noel e Scailquin, tutt’ora prodotta (modello M3B) dalla ditta.

Lo stemma (Fig. 15) quindi porta alcuni simboli che ricordano la storia socio-economica della città:: la pergola (figura araldica che assomiglia ad una “Y” maiuscola) allude al pallio arcivescovile e alle ali aperte della colomba di Saint Remy; i “biglietti” d’argento rassomigliano ai cubetti (morceaux) di zucchero di Delessert, la bobina rammenta la bachicoltura, molto diffusa in passato, e il primato nella realizzazione dei filati, la chiave “Monopole” rappresenta l’altra importante industria locale delle casseforti. Le spighe sono un evidente simbolo dell’agricoltura (che rappresenta ancora un’importante voce nell’economia locale). Porta un capo, rosso con tre api d’oro, dal volo spiegato, che ricorda quello delle “Bonnes Villes” dell’Impero Napoleonico e ricorda la predilezione degli imperatori della casa Bonaparte per il Comune, però, in questo contesto, le api assumono anche una connotazione di simbolo della produttività degli abitanti e della qualifica “industriale” della città. Gli smalti azzurro e argento sono ripresi dall’emblema della Champagne.

 

 

Bessèges

Bessèges è situata in una regione mineraria, nel Dipartimento del Gard, dove si è sviluppata un’importante industria metallurgica (fonderie, forge, altiforni) che dopo la Seconda Guerra mondiale si è specializzata nella produzione di tubi d’acciaio. Tutto questo è simboleggiato nella composizione figurativa dello stemma (Fig. 18) con la presenza di un’incudine d’argento e degli antichi attrezzi del minatore (pala, piccone e lanterna). Le tre api d’argento (poste in capo) e le tre arnie d’oro (poste nelle barra rossa) richiamano l’attività apistica e, metaforicamente l’industriosità dei cittadini. Lo stemma è talvolta accompagnato dal motto latino dare et super abundare (donare per ricevere di più).

 

 

Bihorel

           

Comune dell’Isere, sorto nel 1892 distaccandone il territorio da quello più antico di Bois-Guillaume. Dal 1953 porta uno scudo piuttosto curioso (Fig. 19): il campo rosso è suddiviso da una sbarra d’oro, nella parte superiore si riconosce un’arnia, mentre in punta sono raffigurati i due leopardi della Normandia storica. Il tutto è abbassato sotto un capo azzurro diviso in tre campi da sottili linee nere, entro i quali sono stati riportati i simboli dei principali sport praticati nel territorio comunale: tiro con l’arco, equitazione, e football. Il Comune, precedentemente, aveva un emblema diverso: lo scudo era suddiviso verticalmente in due parti (partito), nella prima erano posti i due leopardi d’oro, nel secondo un cavallo impennato.

 

 

Boulieu-les-Annonay

Città medievale fortificata della Linguadoca, che conserva ancora importanti tracce del suo passato guerresco, oggi nel Dipartimento dell’Ardèche, nella Regione del Rodano-Alpi. La città è situata nella valle del Deume, nella cosidetta Ardèche Verte, ai piedi del Massiccio del Pilat sui bordi del Massiccio Centrale, tra i Dipartimenti dell’Haute-Loire, della Drôme, dell'Isère e del Rhône. Menzionata già come Boulieu dai documenti storici nel 1093 (Cartulario di St. Saveur-en-Rue), priorato benedettino. Prende il determinante nel 1900 dalla vicina città di Annonay, dalla quale dista pochissimi chilometri.
Lo stemma (Fig. 21), recuperato da Marcel Chaprier, è stato adottato nel 1962, ma trae la sua origine da una antico sigillo del 1381, descritto dall’Armorial du Vivarais; presenta in modo eloquente la condizione di “città murata” di Boulieu, con un muraglia di pietre a difesa della abitazioni, della sede della Mairie (risalente al XV secolo) e della chiesa (la città fu anche un importante centro della Riforma Protestante). Le api simboleggiano il lavoro, e celebrano l’impresa della popolazione che ha costruito il paese e le fortificazioni. Abitualmente, come nella maggior parte degli stemmi civici francesi, lo stemma si completa con la corona murale, simbolo dell’autonomia municipale e delle fortificazioni del capoluogo, e da un serto vegetale di alloro e quercia  che vogliono significare (analogamente all’Italia) la gloria e la forza.

 

Barbattini R, Ghirardi M.Bitetti C., 2011 - Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 978: 29 - 32

 

III PARTE

 

Bourg-de-Péage

La località si trova nel Dipartimento della Drôme, nella regione del Rodano-Alpi, e dopo il 1033 sostituì il piccolo villaggio di Pizançon, prendendo questo nome per il fatto d’esser collocato presso un importante ponte sull’Isère. Per poter attraversare questo ponte i viaggiatori dovevano pagare un diritto feudale o pedaggio i cui ricavi andavano all’Abbazia di Saint Bernard di Romans.
La fede (così si chiama la figura delle due mani che si stringono) dello stemma (Fig. 22) rappresenta la pace, durante la quale sono possibili gli scambi commerciali (e non solo) e richiama l’alleanza degli abitanti per il bene comunitario, ma anche le rive opposte del fiume collegate dal ponte. Api e arnia sono altrettanti simboli dell’operosità e della produttività dei cittadini che amministrano e valorizzano le risorse del territorio.

 

 

Bremmelbach

Piccolissimo villaggio del Diapartimento del Basso-Reno, nella regione dell’Alsazia, parte della Regione naturale denominata Outre-Forêt. Bremmelbach, è detto “pays des balais” o “paese delle scope” (Basenescht, in tedesco, letteralmente “nido di scope”): perché, secondo una  antichissima tradizione gli abitanti sono sempre stati abili fabbricatori di scope, tanto da farli definire, nel dialetto germanico locale, Basebinder (“noueurs de balais”), o come gente abitante il Baseland (Terra delle Scope). Il nome appare, per la prima volta nel XIV secolo, come parte del Baliaggio di Cleeburg, successivamente feudo dei nobili Palatins - Deux-Ponts. Dal 1 gennaio 1973, il Comune si è associato a quello del vicino Cleeburg, col quale condivideva gia un lungo trascorso storico. Contrariamente a quanto molti pensano l’insetto dello stemma non è un’ape, ma un tafano, perché il nome tedesco “die breeme” è certamente in rapporto di assonanza al toponimo di Bremmelbach (analogamente, come vedremo, a Tahon).

L’adozione dello smalto rosso sarebbe allusione alla rinomata qualità dei vini della zona, certamente è stato adottato in ossequio alla regola araldica che vieta di mettere su un campo di metallo (argento) una altra figura di metallo (il colore tipico dell’ape araldica è infatti l’oro).
L’ape rossa (così dice il blasone) dello stemma (secondo alcuni una mosca, probabilmente tratti in inganno della definizione antica dell’ape come mouche a miel), sarebbe allusione alla rinomata qualità dei vini della zona, tra cui il pregiato Pinot Auxerrois.

 

 

Bugeat

Bugeat è un Comune situato nel Dipartimento della Corrèze nella Regione del Limousin. Questa località di villeggiatura (sul cartello all’inizio del villaggio è riportato “station climatique, altitude 700 m, sites pèche e chasse”) proclama la “dolcezza e la salubrità” del suo clima anche attraverso lo stemma civico (Fig. 26): nel capo sono riportate due api d’oroe un pino d’argento. Entrambi gli elementi alludono alla “dolcezza” del clima e dei prodotti del sottobosco. Il termine “gironné” deriva dal germanico gairo (punta di lancia) si riferisce alla figura araldica del gherone, “pezza” triangolare prodotta da due linee di partizione intersecantesi nel cuore dello scudo: cioè ognuno dei triangoli che formano la figura rassomigliante una “ventola” ottenuta dalla suddivisione dello scudo con linee perpendicolari e oblique, può essere di 6, 8, 10 o 12.

 

 

Cap d’Ail

Già Comune italiano col nome di Capodaglio (o Capo d'Aglio) è oggi un Comune francese situato nel Dipartimento delle Alpi Marittime della Regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Secondo alcuni, l’etimologia del toponimo deriverebbe da Cap des Abeilles (letteralmente “Capo delle Api”), come ricordano le api d’oro presenti nello stemma del comune (Fig. 27). Probabilmente è, invece, un derivato dal francese antico veille, col significato di "io veglio", cioè "luogo di avvistamento" posto su un punto elevato. Si ritiene, popolarmente, che le api siano state concesse a ricordo di Napoleone, qui sbarcato al ritorno dell’esilio all’Isola d’Elba. La torre rimanda alla storica torre d’avvistamento contro le incursioni dei Saraceni.

 

 

Cocumont

Cocumont, Comune situato nel Dipartimento di Lot-et-Garonne nella Regione dell'Aquitania, ha un toponimo curioso che gli ha dato diritto ad unirsi ad altri nella “Association des communes de France aux noms burlesques et chantants”. Nel Medioevo alcuni monaci provenienti dall’Abbazia di Santa Fede di Conques, fondarono una cappella in una località detta “Coculo Monte”, cioè “monte del cuculo” (o, più probabilmente, dal latino Lucus Montis: cioè “monte del bosco sacro”), sulle rovine di un tempio pagano, presso alcune sorgenti e in un territorio adatto alla coltivazione della vite (ancora oggi vi si produce un vino AOC: Les Côtes du Marmandais).
Poco distante da quel primo insediamento si  formò il villaggio di Cocumont che il principe Eduard (più tardi re d’Inghilterra), nel 1255 beneficiò d’alcuni privilegi, tra i quali quello di erigere delle fortificazioni. I prodotti agricoli di Cocumont daranno prosperità al paese che spediva derrate (cereali, vino, acquavite) fino al porto di Bordeaux, attraverso il corso della Garonne. Nel 1854 il Comune assorbì anche il territorio di Choy e nel 1863 adottò lo stemma attuale (Fig. 33), questo è parlante avendo il “monte” del toponimo (coperto da un manto boscoso di querce, il lucus dei Romani) assoggettato dal capo d’azzurro con tre api d’oro, derivato dall’araldica napoleonica e oggi considerato simbolo della comunità operosa e dedita “al di sopra di tutto” al bene della comunità.

 

 

Coucy-lès-Eppes

Coucy-lès-Eppes è un villaggio dell’antica regione del Lannois, situato nel Dipartimento dell’Aisne nella Regione della Piccardia. Costruito su una bassa collina isolata nella pianura presso Laon, esso è noto dai documenti come Cociacum Apia (‘apiario nella radura nel bosco’, da apis) poi Cociacus nel 1178 e Cociacus Justa Apiam nel 1193; questa località era già Comune nel 1280, come si ricava da un atto di transazione tra i signori d’Eppes e quelli de Marchais.
Prende nome dal feudo d’Eppes (l’antico Apiam) del quale fece parte fino al 1451. L’ape è, quindi, uno degli elementi simbolici più antichi per il Comune (Fig. 38), al quale si associano le ghiande allusive ai boschi circostanti del Parc Naturel Régional de la Montagne de Reims, un mulino a vento e un edificio pubblico (palazzo-castello) allusivi all’economia e all’autonomia del villaggio. Lo scudo è abitualmente accompagnato dalla croce della Legion d’Honneur ai meriti di Guerra, meritata dal Comune durante la II Guerra Mondiale.

 

 

Daubeuf-près-Vatteville

Comune dell’Eure, nella Regione dell’Haute-Normandie. Alza uno scudo che richiama la storia (con i celebri leopardi di Normandia) e l’economia, soprattutto agricola, del territorio del Comune: mostra, infatti, covoni di grano, api operaie (allusive alla laboriosità degli abitanti) e un generico “albero”, che rimanda ai boschi della regione. Il termine tecnico cucito (“cousu”) del blasone sottolinea che l’abbinamento azzurro (del campo) col rosso (del capo) contraddice una delle regole grafiche araldiche che prescrive di abbinare uno smalto (rosso, azzurro, verde, porpora) con un metallo (oro o argento).

 

 

D’Huison Longueville

Si tratta di un piccolo Comune situato nel Dipartimento dell’Essonne nella Regione dell’Île-de-France.

Ha uno stemma che presenta un curioso bouquet di crescione, soggetto a due martelli da stradino e a due api. Il suo colore blu fa riferimento al fiume Essonne.

Sullo scudo, i martelli da stradino ricordano le vecchie strade in arenaria, le api l’apicoltura e il mazzo di crescione (Lepidium sativum) evoca la diffusa coltivazione locale di questo ortaggio e la sua, molto apprezzata, produzione.

 

 

Ennery

La città di Ennery si trova vicino al Vexin (Regione geografica e storica del nord-ovest della Francia), al Centro-Sud del Dipartimento della Val d’Oise. Il Comune ha adottato uno stemma composto:
- nel primo campo si riconosce il fiore di eliotropio (Heliotropium europaeum L., pianta erbacea della famiglia Boraginaceae, perenne, sempreverde, originaria del Perù), elemento preso dalle armi proprie di Victor Thérèse Charpentier, marchese d’Ennery (1732-1776);
- nel secondo campo vi sono tre api d’oro, tradizionale simbolo dell’industria, dell’agricoltura e della popolazione laboriosa del paese;
- nel capo, tre gigli, anche loro d’oro, che testimoniano l’appartenenza di Ennery al Vexin, feudo della corona di Francia.
Abitualmente si rappresenta accompagnato da spighe di grano, simboliche della regione agricola.

 

Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 979 (2011): 31 -34 (in coll. con GHIRARDI M., BITETTI C.).

 

 

IV PARTE

 

Fixin

Fixin è un piccolo Comune situato nel Dipartimento della Côte-d'Or nella Regione della Borgogna.
 Lo stemma è stato approvato il 4 luglio 1960 dalla Commission Départementale d’Héraldique e presenta un campo di porpora, poco diffuso in altre Regioni ma caratteristico di molti stemmi della Regione dell’attuale Bourgogne francese, come rafforzato dal capo “di Borgogna moderna” (del tutto analogo a quello presente nello stemma del capoluogo Dijon e richiamante l’attuale emblema regionale). L’adozione, specificato dalla Mairie (nota del 24 novembre 2010) dello smalto porpora è un’allusione alla pregiata qualità dei vini di Borgogna conosciuti da secoli, mentre le api sono un ricordo del Primo Impero, che le annoverava tra i suoi simboli principali.

 

 

Givors

Il 9 maggio 1860 il Sindaco di Givors (Dipartimento del Rodano della Regione del Rodano-Alpi) presentò al Consiglio Municipale un progetto per le armi araldiche della città. Il disegno rappresentava tre api in un campo rosso, che simboleggiano genericamente l’industria, ma erano aggiunti trasversalmente al campo un remo e un martello che sono gli attributi delle due prime industrie della città: la navigazione e la metallurgia. Il surplus erano solo dettagli di ornamento. Il progetto fu successivamente modificato dalla Prefettura. Con decreti del 2 febbraio 1861 e del 14 aprile 1866, Napoleone III concesse le armi araldiche, amputate del remo e del martello, e arricchite dalla “N” di Napoleone. (1) Gli ornamenti esteriori allo scudo che è timbrato dalla corona murale a tre torri merlate, d’oro, aperte e murate di nero, sono abitualmente anche due rami di quercia. Alla caduta dell’Impero, il quarto di azzurro alla N d’oro è stato soppresso. All’indomani della seconda guerra mondiale, Givors ricevette la croce di guerra, cosa che rende lo stemma della città come si presenta oggi. Gli ornamenti esteriori allo scudo , che è timbrato dalla corona murale a tre torri merlate, d’oro, aperte e murate di nero, sono abitualmente anche due rami di quercia. Alla caduta dell’Impero, il quarto di azzurro alla N d’oro è stato soppresso. All’indomani della seconda guerra mondiale, Givors ricevette la croce di guerra, cosa che rende lo stemma della città come si presenta oggi.

 

 

Grand’Combe-Châteleu

Grand’Combe-Châteleu è un Comune situato nel Dipartimento del Doubs nella Regione della Franca Contea, in una zona agricola fertile e ricca di foreste. L’11 novembre 1790 fu creato il Comune di Grand’Combe de Morteau che mutò il nome nell’attuale nel 1937, riprendendo quello del monte Châteleu che si stende tra i due combes, uno attraversato dal Doubs, l’altro dal torrente Theverot e Beugnon.
Lo stemma è molto noto e presenta una figurazione semplice: un’arnia circondata dalle api. È un’allegoria della città e della laboriosità degli abitanti, che con il loro lavoro “ordinato” e cooperativo concorrono al bene comune e alla difesa della propria autonomia.

 

 

Heillecourt

Comune del Dipartimento lorenese della Meurthe-et-Moselle. Lo stemma comunale presenta simboli della storia della cittadina. Il cardo è l’emblema della famiglia Durival, che ebbe residenza a Heillecourt; la testa di toro (tecnicamente rincontro) ricorda lo stemma di Stanislas Leszczynski, re di Polonia e Duca di Lorena (1677-1766) che possedeva un castello nelle vicinanze, a Malgrange; la stella e l’ape rimandano alla famiglia di Michel Bouvet (la prima) e a quella di Richard Mique (la seconda): entrambi i personaggi ebbero signoria su Heillecourt, rispettivamente nel XVII e XVIII secolo.

 

 

 

Heimersdorf

È un Comune del Dipartimento dell’Alto Reno che, come denuncia il nome, faceva parte dell’Alsazia tedesca. Fin dal XVII secolo, quando era compreso nella signoria di Montjoie, porta un alveare, come emblema principale, simbolico dell’apicoltura, attività allora assai diffusa nella zona.
Oltre ai convenzionali simboli legati alle api, la scelta di un alveare (soprattutto nelle aree che risentono dell’influenza luterana) può essere un riferimento al versetto del salmo 133 che dice: “Ecco, come è buono e come è dolce che i fratelli abitino insieme”; questo è, certamente, una metafora della “casa comune” di un gruppo di uomini che riconoscono un’unica autorità (quella di Dio, nella fattispecie) e una simbologia dell’unità e della collaborazione degli uomini, come fanno le api, per il bene comune.

 

 

Ile de la Réunion

La Réunion è un'isola dell'oceano Indiano, situata ad est del Madagascar. Le armi araldiche sono state disegnate da Laure Ferrando e sono state fatte eseguire dal Governatore Emile Merwart nel 1925 in occasione dell’Exposition Coloniale che ha avuto luogo nella cittadina di Petite-Île. Si riconoscono quattro parti:
- nel primo quarto sono rappresentate tre cime d’argento, quella centrale sormontata dalla cifra romana MMM che indica l’altezza approssimativa del monte Piton des Neiges (detto anche “de la Fournaise”), alto esattamente 3.069 metri: massima emergenza orografica dell’isola;
- nel secondo quarto, in un campo partito d’azzurro e di rosso, è raffigurato il veliero Saint-Alexis in argento, che approdò nell’isola nell’estate 1638 e i militari trasportati la conquistarono per la Francia. Il disegno ripete pressoché identiche le armi di Dieppe, porto normanno dal quale partì il veliero, la differenza sta nel veliero che nell’originale (di origine medievale) è generico mentre qui simboleggia il Saint-Alexis;
- nel terzo quarto sono riportati i tradizionali gigli della dinastia francese dei Bourbon (Borbone) che simboleggiano la possessione dell’isola da parte del Regno di Francia; esso indica anche il vecchio nome di Île Bourbon con la quale l’isola era conosciuta, dal 1649 al 1794, fino alla Rivoluzione Francese, nome poi ripreso dal 1810 al 1848;
- il quarto campo, di smalto porpora e seminato di api d’oro, simboleggia il dominio sull’isola del Primo Impero di Napoleone Bonaparte dal 1806 al 1810; esso è rimasto così in quanto simboleggia la produzione locale del pregiatissimo “miele verde” della Réunion;
su tutto è posto lo scudetto interzato con i colori nazionali e le iniziali RF per République française, della quale l’isola fa parte (come “Territorio d’Oltremare” (3)

 

 

La Ferté-Macé

La Ferté-Macé è un Comune situato nel Dipartimento dell’Orne (fiume omonimo) nella Regione della Bassa Normandia. La cittadina prende nome da Mathieu, della dinastia baronale dei La Ferté che fece costruire il castello nell’XI secolo, come parte della cintura fortificata che proteggeva la zona meridionale del Ducato di Normandia. Nel 1205 il feudo fu integrato nei domini del Regno di Francia.
Fino al XVIII secolo La Ferté-Maché fu un piccolo centro, con non più di duemila abitanti dediti soprattutto all’agricoltura, ma a quell’epoca cominciò lo sviluppo della fabbricazione dei tessuti, prima in forma domiciliare poi industriale, specializzata nei lini e nei cotoni. Verso il 1850 la manifattura “fertoise” comprendeva 150 imprese diffuse in tutta la regione che impiegavano più di quindicimila lavoratori.
A questa importante attività industriale si riferisce la figurazione dello stemma civico: che mostra una spola da telaio dominata dal simbolo dell’industriosità per eccellenza, vale a dire un alveare. Rosso e oro sono i colori tradizionali della Normandia (che porta uno scudo “di rosso, ai due leopardi d’oro” a sua volta origine dell’emblema del Regno d’Inghilterra, che porta tre leopardi).

 

 

La Meilleraye-de-Bretagne

Comune situato nel Dipartimento della Loira atlantica nella Regione della Loira.
Le api richiamano il nome del Comune (possibile una derivazione da “miel qui rayonne”, miele che si espande), mentre l’ermellino del capo dichiara l’appartenenza del territorio alla Bretagna, le cui “mosche” d’ermellino nere su fondo argento sono il simbolo più noto e caratteristico.

 

 

La Roche-Abeille

Centro dell’Haute-Vienne, nella Regione Limousin, letteralmente “Rocca dell’Ape”, come è efficacemente simboleggiato dal disegno dello stemma.
Le api sono state prese a simbolo per ricordare la leggenda secondo la quale nel 1569 un aspro conflitto tra l’armata cattolica del Duca d’Anjou e quella protestante del re Enrico di Navarra (che diverrà Enrico IV re di Francia) fu dissolto per intervento di un grande sciame di api, che mise in fuga entrambi i contendenti. L’oro del campo ricorda anche che nella zona furono tentate in tempi lontani, da parte dei Galli e dei Romani, delle perforazioni alla ricerca del prezioso metallo.

 

Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 981 (2011): 31 -33 (in coll. con GHIRARDI M., BITETTI C.)

 

 

V PARTE

 

Laval-Atger

Laval-Atger è un piccolo Comune (190 abitanti) situato nel Dipartimento della Lozère nella Regione della Linguadoca-Rossiglione alla confluenza del Chapeauroux e del Grandrieu.
Questa posizione è richiamata nello stemma dalla figura triangolare rossa; la località è nota soprattutto per le sue sorgenti minerali, a cui allude la fontana. Le api, probabilmente, riconducono alla capacità imprenditoriale di ricavare benessere dallo sfruttamento delle sorgenti.
Lo scudo è calzato: così richiama in Araldica la figura, al centro, triangolare rossa con i fianchi argento, mentre i tiri sono le file degli scacchi (che devono avere sei pezzi ciascuna, perché la descrizione altrimenti dovrebbe specificare il numero se diverso da sei).

 

 

Le Lamentin

Il Comune di Lamentin risale al XVI secolo ed è il più vasto dell’isola di Martinica, situato pressoché al centro dell’isola a sud ovest della baia di Fort-de-France, in una zona particolarmente fertile circondata di mangrovie e attraversata da due torrenti: il Lézarde e il Longvilliers (detto anche Canale di Lamentin).
Prende nome dal lamantino delle Antille (“lamentin” in francese, per via del suo verso simile ad un lamento umano), mammifero marino sirenide (Trichecus manatus, detto anche manato comune), un tempo molto diffuso nella zona e pressoché estinto a causa della caccia indiscriminata e dall’inquinamento del loro habitat.
I simboli dello stemma sono molto chiari: la colomba è il classico simbolo della pace, mentre le api lo sono del lavoro organizzato e sociale, le parole (PAX e LABOR) rinforzano il concetto.

 

 

Les Clouzeaux

La località (Dipartimento della Vandea nella Regione della Loira) deriva il proprio toponimo dal latino closellis, che significa “chiusura, recinto”: a questo si richiama l’orlo che “chiude” lo scudo d’armi.

Le tre api al volo simboleggiano l’operosità degli abitanti e la collaborazione tra loro per il bene comune, con significativo riferimento al valore dimostrato durante le guerre.

 

 

Lemud

Lo stemma del Comune di Lemud, Dipartimento della Mosella, nella Regione della Lorena riprende essenzialmente quello degli antichi signori. La località fu fondata intorno all’XI secolo come piccolo centro del Ducato di Bar, divenne via via indipendente e soggetta nel 1404 a Hungre, poi a Tournielle nel 1682, per divenire feudo dei Georges, detti appunto “de Lemud” dei quali il Comune ha adottato lo stemma famigliare, analogamente a molti altri centri che hanno derivato o adottato direttamente le armi araldiche dei loro antichi feudatari. Il Dipartimento della Mosella è tra quelli autorizzati a raccogliere e commercializzare il pregiato “miel de sapin”.
Il crescente (croissant) è la falce di luna: il tipico dolce da colazione francese prende questo nome proprio per la sua forma.

 

 

Levallois-Perret

Città dell’Île-de-France, fino al 1867 compresa nel territorio di Clichy, nata su un appezzamento agricolo dal 1215 di proprietà dell’Abbazia di Saint-Denis di Parigi che vi aveva impiantato un vigneto, detto “la vigne aux prêtres”. Nel 1822 Nicolas Eugène Levallois principiò un’importante lottizzazione edile nel luogo denominato Champerret (già “les Champ pierreux”, campo pietroso) che comportò la sparizione delle vestigia di villaggi risalenti al XVIII secolo: Villiers e Courcelles. Nacque così Levallois, ufficializzato il 27 settembre 1845, festa di San Vincenzo de’ Paoli (anticamente curato di Clichy). Giorno nel quale Nicolas Eugène Levallois acquistò la sua prima parcella di terreno nell’antica “vigna dei preti”. Il 30 giugno 1866, Napoleone III promulgò un decreto per la creazione della Comune di Levallois-Perret, in vigore dal 1 gennaio 1867.

Ha uno stemma che richiama le attività produttive locali. Le api, un tempo in oro, sono state ricolorate in rosso, in ossequio alla regola araldica che vieta di mettere “metallo (oro/giallo) su metallo (argento/bianco)”. Le api richiamano il lavoro organizzato e le tradizionali industrie levalloises, quella dei profumi (qui ha sede, tra gli altri, la ditta Roger & Gallet) e quella dell’automobile; queste sono simboleggiate dal brucia-profumi d’oro e dalla ruota d’ingranaggio. Lo scudo è normalmente timbrato dalla corona murale di città, con tre torri in vista (che ricordano lo status di capoluogo di Cantone), e accompagnato da un serto di rami di palma.
Questo stemma è stato formalizzato nel 1942 dalla Commissione appositamente creata dal Prefetto, Charles Magny, nel febbraio dello stesso anno, per l’adozione degli stemmi di tutti i Comuni del Dipartimento della Seine. Simbolo del dinamismo della città. le api disegnate sullo stemma sono oggi realmente impiantate lungo la Senna sull’isola de la Jatte, entro ventiquattro arnie colorate che ospitano più di un milione di api, che producono un miele di alta qualità.

 

 

Lorette


Comune del Dipartimento della Loira nella Regione del Rodano-Alpi noto per aver dato i natali al pilota automobilistico Alain Prost (vero nome Alain Marie Pascal Prost nato a Lorette, il 24/2/1955). Nel XVIII secolo il paese era un piccolo villaggio formato da quattro agglomerati principali: Reclus, Corbeyre, Moulin Cuzieu ed altri piccolissimi centri, posti in una regione ricca di minerali, soprattutto ferrosi, presso il corso del Gier. Quest’ultimo è un affluente del Rodano, al quale venne collegato con un canale artificiale nel 1810, che forniva la via d’acqua per il trasporto e la forza motrice per far funzionare le numerose officine di fabbriche si erano installate nella zona.
Il Comune prende nome dalla cappella costruita dalla grande famiglia di industriali Neyrand-Thiollière, dopo un pellegrinaggio al celebre santuario mariano di Loreto, in Italia. Una tradizione popolare vuole, invece, che Lorette fosse il nome di un’attraente barista di un caffé nel villaggio di Bas-Reclus, lungo la riva del fiume Gier.

Nel 1829 i fratelli Jackson, impiantarono le loro acciaierie nella zona di Assailly e svilupparono le tecniche di lavorazione secondo il modello inglese,  diventando i principali fornitori per la Marina dello Stato. Grazie a questi investimenti la popolazione crebbe rapidamente e  nel 1847 fu creato, con Decreto Reale, il Comune della città di Lorette: la “première ville nouvelle de France”.
Per questi motivi nello stemma della città si riconoscono le api (curiosamente raffigurate discendenti anziché montanti verso l’alto) lungo una sbarra metallica d’oro, simbolo del lavoro e della buona convivenza civile, associate ad una ruota d’ingranaggio, allusiva alle officine e al lavoro industriale, che domina a sua volta un albero motore a camme d’argento, a simbolo dell’ingegno umano e della produzione acciaiera. In alto il giglio (fleur-de-lys) d’oro, “rafforzato” dal nome della città, è il tradizionale emblema di Francia e anche della Vergine Maria; come detto è proprio la Madonna Nera (come dice il salmista nel Cantico dei Cantici: Nigra sum, sed formosa) di Loreto che ha dato il nome alla Municipalità.

 

 

Madriat

Piccolissimo Comune del Dipartimento del Puy-de-Dôme nella Regione dell’Alvernia. Presenta come emblema composto dalle armi nobiliari dei duchi di Mercoeurantichisignori di Madriat: nel primo campo la figura del vajo, pelliccia pregiata che si usava nelle guarnizioni delle sopravvesti di Araldi e Magistrati, formata dalle pelli riunite del vair, piccolo scoiattolo grigio europeo (Sciurus alpinus o Sciurus vulgaris). Questa è la seconda delle pellicce araldiche: dato che la pelliccia era formata da pezze alternate ventrali (più chiare) e dorsali (più scure) dell’animale, si ritiene che abbia originato il caratteristico disegno composto di pezzi stilizzati in forma di “campanelli” d’argento e d’azzurro contrapposti.
I fiordalisi indicano l’apparteneza di Madriat ai domini reali di Francia fino al 1789, e sono ripresi dall’arma di Louis-Armand de Bourbon, che fu signore del luogo nel 1760.

L’ape, che la descrizione del bozzetto originale che ci è stato mostrato dal Comune indica come “imperiale” (V. Abonnat, in litteris), perpetua il ricordo di Napoleone III, che ebbe particolari attenzioni per Madriat durante la sua visita dell’Alvernia nel 1862, che gli aveva testimoniato la deferenza e le felicitazioni per essere scampato all’attentato dell’anarchico Orsini.
La croce rossa, tradizionale emblema dei cavalieri crociati, ricorda la festa patronale del capoluogo, che si rinnova per la ricorrenza della Santa Croce, e il fatto che la parrocchia conserva una reliquia della “Vera Croce”.

 

 

Maison Alfort

Durante l’anno 988 il villaggio di Maisons (dal latino Mansiones) è donato da Ugo Capeto, re di Francia, all’Abbazia benedettina di Saint-Maur. Nel Medioevo la locuzione latina mansionibus o de mansio (dimorare, restare, soggiornare) ha originato il toponimo, adottato durante la Rivoluzione, al quale è stato aggiunto il determinante Alfort, da una località del Comune e già feudo di Pierre d’Aigueblanche d’Herefort nel XII secolo (Alfort corruzione di Herfort attraverso Hallefort).
 Il Comune (Dipartimento della Valle della Marna nella Regione dell'Île-de-France) ha adottato nel 1897 (modificato nel 1962, precedentemente il campo era d’argento e le api erano solo sette) uno stemma che vuole rappresentare con nove api attorno ad un alveare, “l’attività laboriosa degli abitanti” (M. J. Loubrieu, Commune de Maisons-Alfort, dalla dichiarazione della Commissione Araldica) e che è completato dalla corna murale a quattro torri a vista, da un serto formato da un ramo di quercia e uno d’olivo d’argento, e accompagnato (in capo) dalla divisa MANSIONIBUS. Nel Medioevo la locuzione latina mansionibus o de mansio (che significa dimorare, restare, soggiornare) ha originato il toponimo Masionibus, da cui Maisons al quale è stato aggiunto il determinante Alfort, da una località oggi parte del Comune che fu feudo di Pierre d’Aigueblanched’Herefort nel XII secolo (Alfort corruzione di Herfort attraverso Hallefort).

 

 

Marcellus

Comune del Dipartimento del Lot-et-Garonne, nella Regione dell’Aquitania, alza uno stemma un po’convenzionale adottato nel 1865, che mostra il tricolore francese abbinato alla stella d’oro (posto in palo significa che la figura è messa in verticale), il tutto soggetto ad un capo azzurro con tre api d’oro, allusive al periodo della creazione dei Municipi da parte dell’amministrazione imperiale napoleonica.

 

 

Mazamet

Importante centro industriale del Tarn, vicino alla Montagne Noire. Lo stemma è ispirato direttamente a quello della casata dei d’Hautpol che furono signori di Mazamet e che risiedevano nel castello oggi in rovina sul colle a sud della città.
Esso si può considerare arme parlante perché è riferito al nome Hautpol (letteralmente “alto pollo” nel senso di “levato”: pronto ad attaccare il nemico), centro del Catarismo e distrutto dalle armate di Simon de Montfort nel 1212. E’caratterizzato proprio dalla figura del gallo d’oro crestato e bargigliato (“barbé”: cioè munito di bargigli di colore diverso), esso ha zampa destra alzata (ardito), che è la sua posizione “naturale” (cioè ordinaria) in Araldica. Le api simboleggiano il lavoro degli operai dei numerosi opifici industriali, sorti a Mazamet a partire dal XIX secolo e che ne fanno uno dei maggiori centri industriali del Midi. Abitualmente lo stemma è accompagnato da un cartiglio col motto: “Je croîtrai et je luirai” (crescerò è brillerò) e si collega alla luna crescente che serve talvolta da cimiero allo stemma.

 


Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 982 (2011): 37 - 40 (in coll. con Ghirardi M., Bitetti C.).

 

 

VI PARTE

 

Miélan

Si tratta di una piccola cittadina del Gers, nel Midi-Pyrénées, che, nel nome ricorda il miele (“miel”) e si giustifica, perciò, la scelta della figura dello stemma anche se (più probabilmente) il toponimo deriva da “mielz” che, in francese antico, significa “meglio, migliore” riferito alla posizione dell’insediamento. La località ha come emblema principale tre arnie poste in banda in uno scudo azzurro; alcune versioni recenti, però, presentano un disegno molto stilizzato, che le fa assomigliare più a delle meduse. Il blasone, infatti, dice:
D'azur aux trois ruches d'or posées en bande (d’azzurro a tre arnie d’oro poste in banda).
La città però si è dotata, in tempi recenti, di un nuovo stemma il cui blasone recita: D’argent, aix trois abeilles de sable posées, au chef d’azur aux trois fleur-de-lys ordonnées en fasce (D’argento, alle tre api di nero poste 2 e 1, col capo d’azzurro a tre gigli di Francia d’oro ordinati in fascia).

 

 

Mormoiron

È un piccolo Comune posto ai piedi del Mont Ventoux e presso la pianura della Vaucluse che, fino al 1790, comprendeva anche il territorio di Flassan.

Nello stemma sono raffigurati un albero di gelso (scelto perché il nome, “mûrier” in francese, richiama il toponimo del paese: anche in italiano esiste la variante “moro”), una chiave (richiamo alla Vaucluse, letteralmente Valchiusa) e un’arnia simbolica della laboriosità e solidarietà dei cittadini per il bene comune.

 

 

Mulsanne

Il curioso stemma di Mulsanne (Comune della Sarthe, Dipartimento nella Regione di Pays-de-la-Loire) presenta elementi legati al toponimo e alla sua storia. Il fondo verde è stato scelto perché evoca i campi, praterie e boschi, nonché l’attività agricola praticata nel Comune.
Le api si riferiscono alla tradizione che vuole che Mulsanne derivi da Mulsus, che indicherebbe un luogo dove si produceva miele in gran quantità, nonché ai due agglomerati nei quali si divide il paese: Vieux Bourg e Neuf Bourg, divisi dalla Via di Tours (l’antica Voie Royale).
La figura della strada, simile ad uno scaglione (15), è invece un riferimento alla “Curva di Mulsanne”, celebre difficoltà per i piloti che corrono la “24 ore di Le Mans” e che ha contribuito a rendere famosa la località nel mondo.
Infine nel capo è rappresentato l’azzurro del cielo, che ha visto il primo volo di Wilbur Wright, in località Hunadières nel 1908, i due campi sono separati da una burella (piccola fascia) d’argento che simboleggia il campo d’atterraggio del velivolo di Wright.

 

         

Neuvic-sur-l’Isle

Il Comune, situato nel Dipartimento della Dordogna nella Regione dell'Aquitania, ha ripreso, brisate (cioè “modificate” leggermente), le armi degli antichi feudatari, i Mellet-Fayolle, la cui arma originaria (del ramo Mellet)  portava tre arnie, allusive e simboliche col termine latino “mel”, come “mielatoi” o “produttori di miele”.

 

 

Paris VII

Il VII Arrondissemenet di Parigi si trova sulla riva sinistra della Senna ad ovest del centro e rappresenta un quartiere residenziale prestigioso (vi ha sede, tra gli altri, la Tour Eiffel) e di pubblici servizi, nato dall’espansione della città nel XIX secolo. L’araldista Daniel Juric ci ha segnalato questo stemma creato dall’araldista Robert Louis, che inseriamo in questa raccolta, come interessante curiosità, giacché pare che non sia mai stato formalmente adottato dal Municipio del VII Arrondissement di Parigi. La figurazione con le spade e le api vuole richiamare la presenza nel quartiere del Camp de Mars, luogo storico della città, dell’Assemblea Nazionale, dell’Hotel des Invalides, di numerosi Ministeri, come quelli del Lavoro, dell’Agricoltura, della Difesa, nonché del Consiglio Regionale dell’Ile-de-France. Secondo l’articolo del Code Général des Colléctivites Territoriales (R 2512-1) il Quartiere potrebbe denominarsi anche “Arrondissement du Palais Bourbon”; denominazione raramente applicata nella comunicazione corrente, ma che spiega la presenza dei fleurs-de-lys nello stemma, derivati dall’arme della Casa di Borbone e richiamo altresì all’emblema di Parigi, capoluogo della Regione Ile – de-France.

 

           

Penwénan/Penvénan

Il Comune (Dipartimento della Côtes-d'Armor nella Regione della Bretagna) ha adottato uno stemma che unisce il simbolo degli scaglioni della famiglia Plusquellec, fondatrice di Penvénan, alla figura delle api in funzione parlante: giacché “api” in bretone si dice “gwenan” e “pen” sta per “testa” (quindi “testa d’ape”) assieme al tradizionale emblema del Ducato di Bretagna, ovvero uno scudo d’ermellino. In araldica questa pelliccia nobile si raffigura con dei segni neri particolari, detti “mosche” che rappresentano i codini neri di diverse pelli dell’animale omonimo.
Nelle intenzioni dell’araldista l’insieme simboleggia la continuità storica, l’appartenenza etnica, come pure la fermezza e la perseveranza dichiarati dal motto che abitualmente accompagna lo stemma “Nerz kalon bepred, douster ivez”: fermezza (di cuore) sempre, con dolcezza.

 

           

Querqueville

L’origine del nome di Querqueville (Dipartimento della Manica nella Regione della Bassa Normandia) va ricercato nell’antico “kirkja” (lingua normanna) che significa “chiesa” in riferimento al fatto che si trattava di un luogo feudalmente “soggetto all’autorità della chiesa” quindi “città della chiesa” (‘kirkie-ville’) col significato di “dominio della chiesa”.
Lo stemma con la chiesa, in funzione parlante, è stato adottato con deliberazione del Consiglio Municipale di Querqueville nel 1972. Il disegno s’ispira all’antica cappella di Saint-Germain de Querqueville, risalente al IX secolo, tuttora esistente e dominante la rada, mentre le api d’oro ricordano la sosta di Napoleone I nel locale castello, mentre si recava a visitare Cherbourg. La chiesa è dedicata a San Germano lo Scoto, evangelizzatore della Bassa Normandia nel V secolo, e, in effetti, la sua pianta non si rifà a tre absidi come nello stemma ma consta di una semplice navata rettangolare con una piccola abside quadrata posta a est.
Dal 1971 la cittadina fa parte della Communauté Urbaine di Cherbourg (CUC).

 

           

Ravilloles

Comune del Dipartimento dello Jura, nella Regione della Franca-Contea, edificato nel Medioevo su un costone boscoso tra i 600 e i 700 metri d’altezza, come dipendenza benedettina dell’abbazia di Saint-Oyend-de-Joux (oggi Saint Claude). A questa posizione si riferisce la scelta iconografica dello stemma. L’abete simboleggia le estese foreste del territorio.
La località è caratterizzata dalla presenza di un antico mulino, alimentato dal torrente Lizon, trasformato in torneria a partire dal 1830, il che spiega la figura dell’ape “operaia” d’oro (produttrice di ricchezza) e simbolica dello sviluppo industriale della località. Gli abitanti del Comune sono anche conosciuti dal XVII secolo come “bourdons”, per cui così viene identificato l’insetto del blasone. Una leggenda vuole sia dovuto al fatto che, durante le guerre di Religione, la popolazione fu costretta dalla fame a cibarsi di tutto, compresi i diffusi bombi (bourdons).

 

           

Reignac-sur-Indre

Reignac-sur-Indre è un Comune situato nel Dipartimento di Indre-et-Loire nella Regione del Centro. Erede della gallica Brica (da “bry”: zona acquitrinosa) e della romana Brixis, da cui Breis poi Bray con i quali fu nota la località, fu anche un’importante tappa lungo il Cammino di Santiago di Compostela, nel XIV secolo fu feudo del normanno Jean du Fau, che mutò il nome da Bray in Le Fau. Successivamente fu assegnata a Luigi Barberini (Luis-de-Barberin) conte di Reignac-en-Saintonge, poi signore anche di Reignac-en-Touraine nel 1710, per cui l’ulteriore modifica di denominazione. Louis era membro di una ramo “francese” dei Barberini, noti appunto come Barberin-de-Reignac, dei quali il Comune attuale ha adottato il blasone nel primo campo del partito .
L’ultimo signore di Reignac fu Joseph-Gilbert-Paul-du-Mottier, meglio noto come Marchese De-la-Fayette, ultimo nipote di Luis-de-Barberin. Durante la Rivoluzione il paese cambiò ancora una volta il toponimo: da Reignac divenne Val-Indre, abbandonato nel periodo dell’Impero Napoleonico. Infine, col decreto del 13 agosto 1920, fu assegnato il determinante sur-Indre (per evitare confusioni con Reignac-de-Charente e Reignac-de-Côte-de-Blaye).

 

           

Rive-de-Gier

Comune appartenente al Dipartimento della Loira nella Regione Rhône-Alpes.
Porta uno stemma che, nell’insieme, simboleggia l’apicoltura e l’industriosità cittadina. Esso ha subito molte modificazioni nel tempo, ma si è sempre mantenuta la rappresentazione dell’arnia contornata da quattordici api svolazzanti.
Queste sono simboliche della laboriosità degli abitanti e della vocazione industriale del territorio, al proposito la Mairie interpreta lo stemma in questo modo: “Rive de Gier fut de tout temps une ville ouvrière avec les premiers forgerons, ils trouvaient du charbon  à affleurement de sol. Viens ensuite l'exploitation des mines, les verreries et enfin la sidérurgie” (C. Morellon, in litteris). I due rami d’alloro (o, secondo quanto conservato presso l’Archives Départementales – Dossier Louis XIV – 1696 di palma), sono un simbolo di onore e di gloria, allude alla prosperità e ai valori del lavoro organizzato e cooperativo.
Come la totalità degli stemmi comunali francesi, anche questo si completa con una corona murale di rango.

 

Les abeilles dans l'Haraldique civique de France - L'Abeille de France & l'Apiculteur, 983 (2011): 39 - 42 (in coll. con GHIRARDI M., BITETTI C.).

     

 

   

  VII PARTE

 

Romilly-sur-Seine

 

Il toponimo, analogamente a quanto accade in Italia, è un prediale: prende nome cioè dal fondo agricolo di una tale Romilius, un possidente gallo-romano. Nel medioevo e fino al XVIII secolo il potere su Romilly era esercitato da un signore laico, che aveva il suo castello (oggi scomparso), ma parte del territorio era soggetto all’abbazia di Sellières, nei pressi della quale venne sepolto anche Voltaire (fino al trasferimento delle spoglie al Panthéon nel 1791).
E’ la città dell’industria del cappello che, come in tutta la periferia di Troyes, ha istallato questa produzione nell’ambiente rurale. Da prima della Rivoluzione, intorno al 1750, l’industria del cappello occupa un posto essenziale nell’economia locale a fianco della silvicoltura e delle produzioni agricole. L’industria del cappello, fino a quel momento alla stretta dipendenza di quella di Troyes, acquisisce la sua autonomia con l’impianto di società e di grandi unità di produzione esclusivamente di Romilly: la città diventa così uno tra i primi centri francesi di produzione del tessuto elastico e di calze e, nella quantità, brillano i nomi di famose case quali Chantelle, Le Coq Sportif, Olympia, Barbara e altre.
La guerra del 1870 accentua quest’evoluzione inducendo la Società delle Ferrovie dell’Est a spostare le sue officine di riparazione dei Vagoni della Lorena, annessa dalla Germania, a Romilly. L’officina ricopre uno spazio considerevole che il viaggiatore che attraversa la città identifica immediatamente percorrendo il suo lungo muro di cinta decorato di vite selvatica. L’officina arriverà a contare fino a 2000 addetti. Anche se, al giorno d’oggi il personale è molto diminuito, l’officina resta una delle attività faro della città.
Sia l’industria del cappello sia l’officina ferroviaria sono richiamati nello stemma: la prima con la figura di una bobina d'oro da cui si srotola un filo d'argento a formare una R (di Romilly), la seconda da una ruota dentata d'argento, simbolo dell’industria, sorretta da due leoni rampanti (che, in quella posizione in Araldica si dicono leopardi), simbolo della potenza e della forza motrice, con i colori sociali (rosso e verde) della Societé Nationale des Chemins de Fer de France (SNCF). Le api sono, insieme, richiamo alla laboriosità e alla convivenza civile, ma anche agli lavoratori delle altre aree produttive.

 

 

Roquebillière

Il villaggio di Roquebillière (Dipartimento delle Alpi Marittime della Regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra), dall’antico Roccabellera, interpretato come “Roche à abeilles” (Rocca delle api) è un centro di villeggiatura al centro del Parco du Mercantour risalente al XII secolo. La scelta delle api nello scudo è quindi giustificata dall’assonanza con il nome, il colore azzurro richiama le importanti sorgenti termali di Berthemont-les-Bains, un borgo del Comune).

Dato che, convenzionalmente, tre figure si ordinano due e una (due sopra e una sotto al centro tra le prime due, in guisa di triangolo, rammentante lo scudo, con la punta verso il basso) in questo caso le api sono male ordinate perché sono disposte differentemente. La locuzione è convenzionale e non implica considerazioni estetiche o di giudizio.

 

 

Saint-André-de-la-Marche

 

Saint André de la Marche è una località d’antiche origini: derivata da un insediamento della tribù gallica degli Ambilatres (Ambiliati, come li nomina Giulio Cesare nel De bello Gallico. 50-58 a.C.) che abitavano tutta la regione della Bassa-Loira e il massiccio Armoricano. Divenuto romano nel 13 a.C. fu unito alla città della tribù dei Pictoni: Lemonum (attuale Poitiers); evangelizzata da San Macario (Macaire) nel V secolo e posta da questi sotto il patronato di Sant’Andrea Apostolo. Le prime menzioni sono riportate in un Cartulaire del vescovo di Poitiers, Gauthieril Grande come Parochia Sancti Andreæ nel XII secolo. Nel 1317 (e fino al 1648) la parrocchia venne assegnata alla Diocesi di Maillezais, quindi a quella de La Rochelle fino al XIX secolo. Verso la fine del Medio Evo, con le nuove divisioni amministrative, il paese venne a trovarsi in una zona di confine  tra la Marca (“territorio di confine”) del Poitou e quella dell’Anjou, da cui il determinante del toponimo odierno.
Nello stemma attuale si riconoscono:
- la croce rossa di Sant’Andrea, formata da due assi di legno inchiodate e ritenute simbolo dell’artigianato;
- la scarpa, che ricorda l’importanza dell’industria calzaturiera di Saint André de la Marche;
- la stella, ripresa dal simbolo principale della locale associazione ricreativa-culturale “Etoile des Mauges”;
- il carro (o aratro), simbolo dell’agricoltura;
- l’ape, evidente riferimento all’apicoltura;
- il fleur-de-lys, ripreso dal tradizionale simbolo dell’Anjou;
- le pietre (o rocce), che rammentano l’attività di costruzione delle strade e, indirettamente, le importanti vie di comunicazione che attraversano il territorio;
- infine i “gradini” (marches) con il cartello (panneau), il sacco di sale, il rastrello (râteau) del salinatore (paludier), ricordano che Saint-André si trova nella umida regione della Marche tra le regioni storiche del Poitou e dell’Anjou.

 

 

Saint-Etienne-au-Mont

Saint-Étienne-au-Mont è un Comune situato nel Dipartimento del Pas-de-Calais nella Regione del Nord-Passo di Calais.
Esso è formato dai centri di Saint-Etienne vero e proprio, Pont-de-Briques e Ecault. Il centro di Pont-de-Briques (letteralmente “Ponte di Mattoni”) è quello storicamente più importante e a questi si riferisce lo stemma con il ponte di mattoni d’argento, che richiama quello romano (del I secolo a.C.) costruito presso Isques, per mettere in comunicazione facilmente la zona d’Outreau e i paesi a sud della Liane con Boulogne, attorno al quale si formò il centro poi conosciuto come Pont-de-Briques. Il disegno risale al 1965 ed è stato scelto in alternativa a quello dell’antico signore del luogo, il Sénéchuax du Boulonnais.
Il capo seminato d’api ricorda che la località fu scelta da Napoleone Bonaparte come residenza temporanea durante la campagna di Boulogne del 1805 e le attività produttive del paese. La scelta del verde anziché dell’azzurro simboleggia la verdeggiante vallate della Liane.

 

 

Saint Genes-du-Retz

Saint Genès-du-Retz é un Comune del Dipartimento Puy-de-Dôme nella Regione di Auvergne.
Anche questo comune ha adottato gli emblemi dei suoi antichi feudatari: come hanno fatto molti Comuni, non solo di Francia.

 

 

Saint-Vallier

La città borgognona di Saint-Vallier si trova nel Dipartimento del Saône-et-Loire e, secondo la tradizione, deve il suo nome al fatto d’esser stato accampamento del generale Valerius durante le guerre di Gallia. Su questo primo insediamento si sviluppò poi un villaggio, che adottò il nome di San Valerio (dopo la sua conversione al Cristianesimo, Valerio venne martirizzato e fatto santo), cioè Sanctus Valerius, oggi Saint-Vallier.

Il Comune, istituito nel 1790, alza uno stemma rosso con la lanterna da minatore d’oro, a ricordo delle miniere di carbone che hanno rappresentato la principale ricchezza per la comunità in passato, con una bordura d’argento con otto api d’oro. Si tratta quindi di una simbologia legata al lavoro. Abitualmente nel capo dello stemma viene inserito (non proprio correttamente dal punto di vista araldico) il nome del Comune, mentre lo scudo stesso è timbrato da una corona murale con cinque torricelle.

 

 

Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 984 (2011): 36 - 38 (in coll. con GHIRARDI M., BITETTI C.).

 

 

VIII PARTE

 

Salbris

Salbris è un Comune situato nel Dipartimento di Loir-et-Cher nella Regione del Centro. Lo stemma è stato disegnato dall’araldista Robert Louis riprendendo dalle Grandi Armi della Sologne.
Il verde richiama la foresta della Sologne (Fôret Solognote), nella quale è situata Salbris; il “cinquefoglie” (detto anche anche quinfolio) è una figura tipica dell’araldica che ricorda il fiore di pervinca (o della potentilla) e richiama la lussureggiante vegetazione. I due fagiani ricordano l’attività venatoria particolarmente praticata nelle riserve della regione della Sologne.
Al centro dello stemma (tecnicamente in abisso) (Fig. 105b) sono riportate le antiche armi degli antichi feudatari, i De Thou, signori di Salbris, dei quali esiste ancora una fattoria detta appunto Ferme Du Thou. Le api simboleggiano il lavoro ed una delle risorse economiche tradizionali del luogo. Lo scaglione (o capriolo) è un’antica pezza onorevole, molto diffusa (nero in campo argento è anche l’emblema della città di Udine, in Italia).

 

 

Salouël

Comune situato nel Dipartimento della Somme nella Regione della Piccardia, alle porte d’Amiens in una Regione bagnata dalla Selle, (torrente simbolizzato dalla sbarra verde nello stemma) che “dà lavoro” (api) al Comune, nato dalla separazione da quello di Saleux nel 1864. Si tratta, ancor oggi di un Comune rurale, ricco di verde e ampie fioriture che determinano la produzione di un miele molto pregiato.

È sede del Gruppo Ospedaliero Regionale e di numerose imprese produttive, ragione per la quale lo stemma comunale è caratterizzato delle api e, soprattutto, dalle arnie in metallo nobile (oro e argento).

 

 

Thonnance-lès-Joinville


Thonnance, all’inizio del XIX secolo, doveva decidere quale determinante adottare per il suo toponimo: tra Thonnance Vellicité e Thonnance-lès-Joinville. Il 20 ottobre 1806 il Consiglio Municipale di Thonnance decise di modificare lo stemma comunale; la deliberazione recita: “… il blasone dello scudo sarà un campo d’azzurro caricato da una V d’argento e da una T d’oro allacciate, lettere iniziali dell’antico e del nuovo nome del Comune, accompagnate da tre api d’argento, una in capo e due in abisso, lo scudo contornato da un pampino di vite su quello, in alto dello scudo, comparirà… la divisa con le parole: Duro Assuisce Labori, al fine di perpetuare tra gli abitanti di detta Thonnance il grande amore per il lavoro che li ha sempre caratterizzati; in modo particolare, attorno allo scudo si leggerà, per legenda, Thonnance Vellicité ou les-Joinville sulla base della scelta del Signor Prefetto della Haute Marne…”.
Il toponimo scelto fu Thonnance-lès-Joinville, ma le iniziali V T sono rimaste nello scudo. Il disegno che usa il Comune (Dipartimento dell'Alta Marna nella Regione della Champagne-Ardenne) abitualmente è leggermente diverso da quello previsto dal Consiglio Municipale: il monogramma VT è posto al centro, di nero e d’oro, e le api sono poste una in capo e due in punta (probabilmente per una cattiva interpretazione del blasone).

 

 

Vernoux-en-Vivarais

Il Comune di Vernoux-en-Vivarais, nel Dipartimento delle Ardèche, nella Regione del Riodano-Alpi, alza uno stemma simbolico del suo stato di comunità unita e operosa per il bene comune, affidando questo concetto alla figura dell’arnia attorno alla quale volano numerose api d’argento. In alcune figurazioni l’arnia è accompagnata in basso da un nastro con il motto Verno Semper Verna, talvolta posto più correttamente al di fuori dello scudo (in basso, sotto la punta). Secondo alcuni le api rappresenterebbero le comunità riunite nell’antico Cantone di Vernoux.

In precedenza ha avuto un altro stemma, composto da una torre l’argento in campo rosso, con tre stelle in capo; figurazione “convenzionale” e imposta al comune che però l’ha sostituita con quella presente, che richiama le api dell’Impero Napoleonico.

 

 

Villiers-Saint-Frédéric

Il Comune (Dipartimento degli Yvelines nella Regione dell'Île-de-France) si denominava anticamente Villiers-Cul-de-Sacq, ma nel 1783 ha assunto la denominazione attuale, adottando il determinante di Saint-Frédéric, in segno di riconoscenza verso il conte di Maurepas, monsignor Frédéric Phélypeaux, scrittore, Segretario di Stato di Luigi XV (1718-1749) e Ministro di Luigi XVI (1774-1781).

Lo stemma, composto con insegne dei feudatari e con quelle del conte di Maurepas, presenta:
- il primo campo con curiose api nere (che, secondo alcuni dovrebbero essere delle “mosche”, ma come api sono blasonate ufficialmente) dei nobili De Menuau;
- il secondo campo con ghiozzi (pesci d’acqua dolce, Gobius nigricans) dei De Rouville;
- il capo con il seminato di quadrifogli d’oro proprio dei conti Phélypeaux.

 

CONCLUSIONI

 

 A conclusione di questa “carrellata” (seppur incompleta) si evidenzia come in gran parte degli stemmi individuati siano riportate api operaie: questo è un uso abbastanza comune nell’araldica civica internazionale; infatti, solo eccezionalmente è rappresentata la regina. E’ corretto, però, dire che le api, come del resto ogni altro insetto, sono abbastanza rare in araldica, soprattutto in quella più antica, ma caratteristiche di quelle francese e italiana dopo il XIX secolo. L'ape è sempre vista dal dorso e comunemente rappresentata, come avviene normalmente in araldica, montante, cioè nell’atto di salire, verso la parte alta dello stemma (capo), con le ali aperte (al volo spiegato o volante) o chiuse (al volo chiuso); essa viene quasi sempre raffigurata “d'oro”, ma mai su un fiore! L’oro è il primo metallo nobile usato in araldica e raccoglie in sé ogni significato buono e glorioso: ricchezza, potenza, magnanimità, nobiltà, splendore, sovranità, prosperità, ecc. L’argento viene subito dopo, e spesso richiama valori religiosi (molte suppellettili liturgiche sono in questo metallo).
            In araldica, l’ape è un simbolo nobile; essa simboleggia l’industriosità, la fatica “virtuosa”, la regolarità, la laboriosità e l’operosità degli abitanti dei paesi interessati nonché – di questo era assertore Napoleone – la immortalità e la resurrezione. E’ quindi un simbolo molto diffuso su tutto il territorio nazionale. Da rimarcare è una notazione “mistica” della simbologia dell'ape; essa, infatti, in Occidente è anche chiamata “Uccello del Signore” o “della Madonna” e si può considerare un simbolo dell’anima. Ciò è valido per quegli stemmi che uniscono l’aspetto allegorico del lavoro a quello della fede religiosa.
            Gli usi delle api negli stemmi comunali sono di due tipi: come parlanti, cioè allusive al nome stesso del comune, e allegoriche, come generico simbolo di laboriosità, industriosità, abbondanza. ecc.
            Il primo uso (detto anche cantante) è tipico di stemmi che, attraverso gli smalti (cioè i “colori”) o alle figure, alludono al nome della città. Oppure giocano sull’assonanza o sulla similitudine con il nome. Spesso solo alcuni elementi formano una sorta di “gioco di parole” o stabiliscono una relazione sonora con il comune titolare. In sostanza si tratta d’emblemi “basati sulla parola” e illustrano, come nei rebus, il nome del titolare, magari in forma variata. Tra i più celebri, esulando dal nostro campo di ricerca, ricordiamo quello della famiglia Canossa di Verona, che ha tuttora un cane tenente un osso tra i denti; quello degli Scaligeri di Verona che avevano una scala quale emblema; quello della famiglia del celebre condottiero Bartolomeo Colleoni di Bergamo che aveva, in origine, come simbolo principale tre coppie di testicoli di leone (“collioni”: coglioni, testicoli, simboli di fiera forza); o quello degli Orinali, che mostrava dei vasi da notte! Infine, lo stemma dei Barberini, la più conosciuta tra le famiglie nobili ad avere le api come simbolo, in origine aveva dei Tafani, anch’essi con funzione parlante perché il loro cognome originale era Tafani di Barberino. Al di là degli esempi citati, questi stemmi assolvevano al compito di essere facilmente ricordati e interpretati.
            Quando le api rappresentano una risorsa del territorio, ciò è evidenziato sullo stemma: a testimoniare che fin dall’antichità in quelle terre si praticava l’apicoltura.

 

Note

(1) Il termine stemma è di origine greca e significa benda o corona. Con i romani diventò albero genealogico perché vennero così chiamate le tessere con i nomi degli antenati. Nel Medioevo furono detti stemmi gli scudi che i cavalieri utilizzavano durante i tornei. Oggi è il simbolo di Enti Pubblici, di altre istituzioni o di famiglie nobili.


(2) In Araldica si usa il termine troncato per indicare uno scudo ripartito orizzontalmente in due parti uguali e partito se diviso verticalmente, trinciato e tagliato se diviso diagonalmente a seconda che il taglio scende verso sinistra o destra.


(3) La suddivisone territoriale francese è all’origine anche di quella italiana, come la regolamentazione araldica napoleonica è la stessa che ha ispirato quella dei due Paesi.


(4) Legge del 22 dicembre 1789 (dal sito del DGCL del Ministére de l’Interiéur).


(5) Dall’Atlas de la Révolution Française 4, Le Territoire (1), Réalités et Représentations, EHESS, Parigi 1989.


(6) Un referendum locale ha iniziato l’iter per la totale indipendenza dalla Francia a partire dal 2014.


(7) Legge del 5 aprile 1884.


(8) 14 dicembre 1999 (con il compito formale di “… donner un avis sur le projets héraldiques qui lui sont soumis par les collectivités territoriales et de conseiller celles-ci dans la création d’armoiries ayant toutes les garanties scientifiques et artistiques souhaitables”), con il Ministero emana delle circolari che precisano la regolamentazione in vigore e che richiamano le regole e la tradizione araldica.

 

(9)Fanno eccezione, ad esempio, la Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur e i Dipartimenti del Finistère, del Corrèze, che hanno adottato emblemi tradizionali e riferiti alla storia secolare dei loro territori.


(10) Decreto del 17 maggio 1809 le cui prescrizioni sono tuttora prese in riferimento, pur non rivestendo più carattere prescrittivi. Esso prevedeva tre “classi” di Comuni: la prima, delle “Bonnes Villes”, prevedeva, invariabilmente, un capo rosso con tre api d’oro allineata (in fascia) e sette merli; alle quali seguivano le città di “seconda classe” e quelle di “terza classe”…

 

(11) In Araldica le abeilles sono dette anche mouches à miel.

 

 

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e, di altro argomento:

- Appunti di vacanze - Il rifugio di Resy

- Metamorfosi del legno

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Di altri Autori:

 

- sull'argomento "Miele" in Collaborazioni varie, di Maria Cristina Caldelli: DOLCILOQUIO - A TAVOLA CON IL MIELE ITALIANO.


- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura"

 

 

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