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				    Titolo, Periodico) ." ****** SAN GIORGIO MARTIRE  IMMAGINI E SIMBOLOGIE DEL SANTO CAVALIERE				       
                  
                    | 
                      
 San Giorgio Megalomartire,icona ateniese, 
                          XVII  sec.
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                    | Ripercorrere le figurazioni di s. Giorgio, santo cavaliere  che più d’ogni altro ha rappresentato l’idealità cavalleresca, ci permette di  fare un viaggio nel tempo e nello spazio, avendo egli incarnato, da tempi remoti  e in aree diverse tra loro, il ruolo di antagonista vittorioso sul Male, e  difensore degli innocenti.
 Assimilato alle divinità precristiane, per l’aspetto  anti-demoniaco, si è affermato nell’universo figurativo cristiano, assumendo  caratteri specifici e persistenti, di cui sono testimoni opere illustri, come  pure artigianali, per mano di pittori, miniatori, incisori, scultori,  stampatori.
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 La Rappresentatione di Santo  Giorgio", 1585, Firenze
 
Rivestito della corazza e delle insegne cavalleresche, è  nel novero dei 14 Santi Ausiliatori, i principali protettori per la sanità e i  pericoli dell’esistenza, prossimi alla sfera del quotidiano, come attesta la  tradizione popolare dal sec. XIV, come s. Cristoforo protettore dei viandanti,  s. Biagio della gola.
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 I Quattordici Santi Ausiliatori, stampa,Collezione privata, XIX sec.
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 I Quattordici Santi Ausiliatori, immaginettadevozionale, Collezione privata, inizio ‘900
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 San Giorgio, XIV sec,Museo Russo, 
                          San  Pietroburgo
 | L’Oriente, nei primi secoli della cristianità, aveva  tramandato l’icona sintattica del santo, comprensiva di tutte le scene  della  Vita, e insieme l’icona tipologica per eccellenza, di “S. Giorgio e  il drago”,  rappresentazione figurativa  che l’Occidente eredita e tramanda, per la speciale valenza emblematica.
 A  queste raffigurazioni va aggiunta anche quella che lo presenta quale cefaloforo (porta la propria testa).
 
 
La consistente presenza del culto in Italia, nel  periodo altomedievale, è dovuta all’apporto dei Longobardi che ne sostennero la  diffusione, come si evince dai reperti e dalla toponomastica in area padana, e  inoltre alla circolazione delle fonti manoscritte, le Passiones dapprima greche, poi, dal periodo delle Crociate, latine,  che narrano la vita del santo: ad esse si aggiungeranno poi omelie, laude,  sermoni e panegirici.
 Il testo della Passio fu tradotta in copto, armeno, etiopico, arabo.
 
 La narrazione della leggenda tramanda i suoi natali  in Cappadocia, da genitori che lo educano religiosamente, fino a condurlo alla  carriera militare. Il martirio avviene sotto Daciano imperatore dei Persiani  (che in alcune Vite è sostituito da Diocleziano, imperatore dei Romani),  allorquando infuriavano le persecuzioni contro i cristiani.
 Giorgio, ufficiale  dell’esercito, viene denunciato all’autorità, e confessa la propria fede;  rifiuta di sacrificare agli dei, e subisce interrogatori e torture, fino alla  decapitazione.
 
 
Ma è il testo della Legenda  Aurea a introdurre l’episodio della principessa salvata dal drago,  riecheggiando il mito di Perseo e Andromeda; l’episodio ebbe larga diffusione,  ispirando una considerevole produzione figurativa e letteraria.
 
L’affermazione del culto è testimoniata fin  dall’antichità: a Roma, Belisario (ca. 527) affidò alla protezione del santo la  porta di San Sebastiano: ai due santi è dedicata la chiesa del Velabro, dove  venne trasferito il cranio di Giorgio.
 A Ravenna vi era una chiesa a lui dedicata vicino al  sepolcro di Teodorico, mentre a Ferrara (ca. 657) venne eletto patrono della  città. A Cornate (Milano) il re Cuniberto (678-688) gli intitolò una chiesa, e  a Napoli, il vescovo Severo fece edificare la basilica di S. Giorgio Maggiore.
 
 In Francia Clodoveo (VI sec.), re dei Franchi, gli dedicò  un monastero, e s. Germano di Parigi (m. 576) ne diffuse il culto in Gallia.
 
 
In Inghilterra, la leggenda di s. Giorgio era ben  nota già a partire dall'epoca anglo-sassone, ma il culto vide una fase di  maggior affermazione dopo la conquista normanna (sec. XI), che determinò  l’intitolazione di numerosi edifici religiosi.
 Le Crociate segnarono un momento di particolare  fortuna per la sua notorietà, a motivo delle apparizioni che gli vennero  attribuite, nel decisivo scontro coi saraceni per la conquista di Antiochia  (1089). Dopo aver conquistato Giaffa e Lydda, i Crociati riedificarono la  basilica cimiteriale che ne conservava le spoglie. A questo periodo risale la  diffusione in Occidente dell'episodio della fanciulla liberata dal drago, che  non è presente nelle fonti più antiche.
 
 Riccardo I durante la III Crociata disse di aver  visto il santo con lucente armatura guidare le truppe cristiane alla vittoria.  Se ne decretò la festa d'obbligo, e Edoardo III creò nel 1348 l'Ordine di S.  Giorgio, detto «della Giarrettiera»; l'arcivescovo di Canterbury prescrisse la  festa memoriale, pari per solennità al Natale.
 
 La chiesa anglicana ha mantenuto  viva la commemorazione nel calendario nazionale; la rossa croce di S. Giorgio  in campo bianco campeggia sulla bandiera inglese, mentre la moneta nazionale ne  riproduce l’effige.
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 S. Giorgio, XVII sec., Museo Fattori, Livorno |  
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 Vitale da Bologna, S.Giorgio e il drago, 1350  ca, Pinacoteca Civica, Bologna  |  
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  S. Giorgio martire, Codice liturgico del sec.  XIV |  
                    | Nell’area del Mediterraneo il suo patrocinio è stato  invocato da molte città, innanzitutto le città marinare di Genova, Venezia e  Barcellona, particolarmente legate da relazioni commerciali con l’Oriente.
 Gli  sono devoti numerosi Ordini religiosi e cavallereschi, oltre ai Benedettini;  l'Ordine Teutonico, l’«Ordine della Giarrettiera», l'Ordine militare di  Calatrava di Aragona, ed il «Sacro militare Ordine Costantiniano di S.  Giorgio», che si vuole far risalire a Costantino, da alcuni, e da altri ad  Angelo Comneno nel 1190.
 
 L'ultimo dei Comneni, Andrea Flavio, cedette i suoi  diritti nel 1690 a Gianfrancesco Farnese duca di Parma, il quale a sua volta li  cedette all'Infante di Spagna divenuto re di Napoli, che conferì all'Ordine il  nome attuale: l'insegna è una croce gigliata, smaltata di porpora, con al  centro il monogramma; negli angoli della croce le lettere I H S V (in hoc signo vinces).
 
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 Andrea Della Robbia, S.Giorgio e il drago,  1495-1500, Pieve di Brancoli (Lucca) |  
                    | San Giorgio è protettore, con San Sebastiano e San   Maurizio, dei cavalieri e dei soldati, degli arcieri e degli alabardieri, degli  armaioli, dei sellai; veniva invocato contro i serpenti velenosi, contro la  peste, la lebbra e la sifilide e, nei paesi slavi, contro le streghe.
 
 La celebrazione liturgica è fissata al 23 aprile,  secondo la data riportata nelle passiones conosciute; altrettanto vale per il “Calendario marmoreo” di Napoli (sec. IX),  e i Calendari liturgici delle Chiese occidentali. Tuttavia, le chiese  dell'Italia settentrionale lo commemorano il giorno successivo, 24 aprile, come  attestano Calendari, Messali e Breviari.
 
 In passato la ricorrenza di s. Giorgio era festa di  precetto, nelle diocesi di cui era patrono: poi questa è stata soppressa,  mentre la Congregazione dei Riti ha ridotto di grado la festa per mancanza di  notizie certe sul personaggio (AAS, LII [1960], pp. 690, 706).
 
 Le reliquie  hanno  goduto nei secoli una grande venerazione. A Roma il cranio del martire era  onorato di culto dal sec. VIII a S. Giorgio al Velabro; nel 1600 una parte  venne donata a Ferrara. Un’insigne reliquia venne accolta a Venezia, in S.  Giorgio Maggiore.
 
 
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                    | La vita e le gesta devono la loro diffusione  soprattutto alla Legenda aurea di Jacopo da Varazze (1228-1298),  la raccolta di Vitae più utilizzata  nel medioevo, a cui attinsero predicatori, artisti e letterati, traendone  ispirazione per raffigurazioni e componimenti, canti popolari e Sacre  Rappresentazioni, una produzione vasta, dai tratti affini all’epica  cavalleresca del ciclo bretone e carolingio.
 La tradizione islamica gli attribuisce il titolo di "profeta", e ne tramanda le gesta secondo l’antica versione siriaca della  leggenda, che ignora l'aspetto guerriero, mentre la devozione popolare ne  conserva memoria.
 
 E’ stata prevalentemente la leggendaria lotta col drago,  ad aver ispirato l’arte occidentale: tra le più alte testimonianze a noi  pervenute, è la scultura nella lunetta della porta del Duomo di Ferrara.
 
 Va ricordato, ancora, che l'epopea cavalleresca  fiorita alla corte estense intorno all' Orlando  furioso di Ludovico Ariosto, riecheggia forse, nei due personaggi di  Ruggero e Angelica, le figure di s. Giorgio e della principessa.
 
 L’amplissima produzione figurativa si spiega non  solo con la fortuna e diffusione della leggenda, ma anche con la molteplicità  di valenze mitologiche, che nella sua figura si accentrano, evidenziando forme  di contaminazioni con altri personaggi, sacri o storici, come, ad esempio,  Santiago degli spagnoli (s. Giacomo il Maggiore), s. Maurizio, s. Martino e  l'imperatore Costantino.
 
 
La sua immagine, oltre ad appartenere alla sfera del  sacro, divenne simbolo negli stemmi gentilizi, blasoni, sigilli, bandiere e  stendardi di città e nazioni che ne elessero il patrocinio, compare nelle  insegne di Ordini cavallereschi e associazioni d'arma o di mestiere.
 
Come venne raffigurato il cavaliere santo? Giovane  dall’aspetto slanciato e vigoroso, dai lunghi e folti capelli, è rivestito di  una corazza, con spada, lancia e scudo.
 Questi gli attributi, quando è  rappresentato isolatamente.
Monta il suo cavallo, generalmente bianco dai  finimenti rossi, nella scena della lotta col drago, in cui si vede la  principessa che attende l’esito della lotta, da cui la sua vita dipende, e  sullo sfondo, la torre affollata di spettatori, la corte del Re, che segue  l’evento.
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 S. Giorgio e il drago, Lunetta della porta del  Duomo, XV sec., Ferrara |  
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 Donatello, S. Giorgio, 1416,Museo del  Bargello, Firenze
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  Lucas Cranach il vecchio, S.Giorgio (1514 ca),Museu Nacional, Barcellona
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  Andrea Mantegna, S.Giorgio, (1468 ca),Gallerie  dell’Accademia, Venezia
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 Tintoretto, S.Giorgio e il drago, 1558,National Gallery, Londra
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                    | Il percorso figurativo qui proposto, prende avvio dalle figurazioni arcaiche e bizantine; singolare l’immagine
                          di San Giorgio-Horus, dalla testa di falco, che trafigge un coccodrillo, di arte cristiana copta (Egitto); di ambito
                          bizantino, l’icona sinottica della Vita, a cui fa seguito, predominante su ogni altra tipologia, l’icona di San 
                      Giorgio a cavallo che lotta contro il drago.
 S. Giorgio - Horus, V-VI sec.,Museo del Louvre, Parigi
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                    | Nella tradizione orientale era spesso raffigurato  con s. Demetrio, volendo richiamare il fedele ad una visione ultraterrena:
 
 “guardiani” dell’entrata in chiesa, preparano l’incontro del fedele con la  dimensione spirituale, mediata da rappresentazioni apocalittiche; il  combattimento dei santi militari, proiettato sul pilastro dell’entrata, è  corrispettivo del combattimento decisivo, nell’anima.
 
 Il guerriero, si noterà,  negli affreschi moldavi, punta la lancia o la spada proprio verso l’incavo  dell’arcata d’ingresso.
 
 Entrambi in sella, Giorgio sul cavallo bianco, Demetrio  su un destriero rosso, figurano spesso simmetrici alla coppia degli arcangeli  Michele e Gabriele.
 
 Queste due coppie compaiono quasi sempre accanto  all’ingresso nelle chiese delle zone in cui sono stati frequenti gli scontri  con gli Arabi o i Turchi.
 
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 Raffaello Sanzio, S.Giorgio e il drago, 1506,Museo del Louvre, Parigi
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  Paolo Uccello, S.Giorgio e il drago, part.,  1460,Museo Jacquemart Andrè, Parigi
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                    | In Occidente gli artisti hanno reso con varietà di  linguaggi e di stile l’iconografia del santo, dando prova di richiamarsi alla  tradizione con capacità inventiva, e attenzione agli aspetti simbologici  sottesi.
 La simbolica dei colori, che ne traduce i valori - il bianco,  consacrato alla divinità, il rosso, evocativo dell’energia vitale del sangue, e  il verde, simbolo di vita vegetativa, crescita e fertilità - ha accompagnato  per secoli la tradizione figurativa: la tipologia iconografica più diffusa, “S.  Giorgio e il drago”, esprime tutta la vitalità e la potenza drammatica dello  scontro in atto, nella realtà esterna e interiore, coinvolgendo l’osservatore  nell'epico combattimento, al di là di ogni aspetto di localizzazione e  cronologia, e traducendo un messaggio senza tempo: la lotta del Bene contro il  Male, a difesa di una vita segnata.

 Pietro Ivaldi, S.Giorgio, sec. XIX, Parrocchiale  di San Giorgio Scarampi (Asti) |  
                    | Ma oltre a ciò, le figurazioni del santo offrono  vari piani di lettura, richiamandosi ad antichi significati pagani, quali i  riti di fondazione (mediante la liberazione dalle forze del mare, telluriche,  in particolare dall’acqua, insieme fertilizzante e distruttrice), ma anche ad  un’interpretazione magico-alchemica (allegoria del processo di trasformazione  rituale della materia prima che deve morire per rinascere); come pure ai riti  d’inizio della primavera, in area padana   (assimilati poi alle Rogazioni). 
 
Nell’insieme, possiamo concludere che s. Giorgio  incarna una molteplicità di simbolismi, connessi alle forze della natura, della  rigenerazione primaverile, e della ciclicità stagionale.
 Il percorso figurativo esemplifica questo insieme di  aspetti, in ordine cronologico e per tipologie.
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 S. Giorgio, immaginetta devozionale,Collezione privata, inizio ‘900
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 S.Giorgio, immaginetta devozionale, Croazia,Collezione privata, inizio ‘900
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				   L'articolo è stato pubblicato   in San Giorgio martire, Miolagrafiche Milano, 2010, testo realizzato da   Il mondo dei santini srl, in occasione del Convegno e mostra iconografica di San   Giorgio, Faenza 27-28 Novembre 2010.Si ringrazia il curatore, Graziano Toni,   per aver consentito a pubblicarlo nel sito.
  Della stessa Autrice:
 
          * La Prof.ssa Stefania Colafranceschi è membro dell' A.I.C.I.S.  |