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PARLIAMO DI... CALENDARIETTI
E' ipotizzabile che il calendarietto sia una semplificazione
dei lunari contadini dell'Ottocento, a loro volta derivati
dagli almanacchi murali, calendari popolari che per consuetudine
venivano appesi nelle case rurali e nelle stalle, utilizzati
nella civiltà contadina poichè caratterizzati
da notizie riguardanti l'agricoltura, i segni zodiacali,
le previsioni metereologiche, ecc.
L'origine degli almanacchi
deriva presumibilmente dalla parola araba "al-manakh" (numero,
computo), con riferimento alle lunazioni e comunque all'astronomia
e astrologia.
Dapprima perpetui, illustrati con immagini
in bianco e nero, in xilografia (XV secolo), successivamente
con lo sviluppo della stampa divennero annuali e si diffusero
in due diverse forme: il calendarietto-libretto tascabile
e quella del foglio murale.
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Prendiamo in esame i calendarietti tascabili che sono quelli
più reperibili, nati come veicolo pubblicitario soprattutto
di profumi, cosmetici e saponi, regalati nei negozi dei
barbieri da uomo e signora e nelle profumerie.
In campo
maschile, non esistevano ancora, difatti, rasoi e lamette
di sicurezza e oltretutto la moda corrente era legata a
personaggi con baffi e barba fluenti, quindi l'unico modo
di tenerli in ordine e di farsi la barba era quello di frequentare
il barbiere.
Il "salone" diventava, quindi, in vero e proprio
luogo di contatto sociale in cui si stringevano rapporti
ed affari, si scambiavano chiacchiere e confidenze ed i
gestori erano quindi particolarmente interessati a conservarsi
la clientela a cui, a fine anno, regalavano questi piccoli
libretti - con la propria pubblicità - da conservare
nel portafoglio.
La loro utilità pratica era legata
all'opportunità di avere sempre sottomano un calendario
che consentisse di sapere subito quali fossero i giorni
festivi e quelli lavorativi, in una società ormai
sempre più attiva nei commerci.
Essendo per la maggior
parte destinati ad un pubblico maschile, una presenza costante
è quella delle "donnine", dapprima come fatto esclusivamente
decorativo e successivamente anche erotico.
Interessante
fatto di costume, quindi, da cui si può documentare
storia, usi e costumi, non ultima la moda femminile.
Le principali ditte del settore che utilizzarono i calendarietti
sono la Migone, la Bertelli, i Cella e la profumeria Sirio, moltissime poi quelle del settore dolciario ed infine un gran numero di "saloni" realizzavano in proprio calendarietti ad hoc per i loro clienti.
Un caso particolare quello della Bemporad e Figlio di Firenze
che ovviamente non producevano profumi.
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Le tematiche trattate dai calendarietti sono state innumerevoli,
ma si possono dividere soprattutto in due grandi categorie:
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la prima, quella dedicata al fascino femminile,
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la seconda, invece, dedicata a fatti,
avvenimenti o interessi legati al momento storico,
come la deposizione della salma del Milite
Ignoto sull'Altare della Patria
o le nozze del Principe Umberto di
Savoia con Maria Josè...
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... oppure illustravano le opere più in voga
in quel periodo
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e la vita ed i successi dei loro compositori...
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Oppure
erano dedicati ai divi del Cinema
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o a quelli dello sport, tra cui predominante era
il Calcio...
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Altri invece si riferivano
a guerre o a imprese coloniali,
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alle nuove scoperte, come la radio, l'automobile,
ecc.
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Il calendarietto classico è quello a forma di libriccino,
dalle 16 alle 20 pagine e i più ricercati sono quelli
che hanno una forma non regolare, ma scontornata, quelli
con motivi a rilievo in copertina o fondi oro.
Molto bella
e copiosa la produzione della Francia.
L'altro grande settore è quello dei calendarietti
a fisarmonica, composti cioè da una copertina da cui scaturiscono in sequenza e si distendono le pagine ricche di immagini.
Un settore a parte è quello riguardante
i calendarietti semestrali, cioè composti da un foglietto ripiegato
contenente all'interno i due semestri del calendario, meno
apprezzati dai collezionisti.
Piuttosto consistente anche la realizzazione di cartoline-calendario, quest'ultimo applicato sul davanti, mentre sul retro c'era lo spazio per il francobollo, l'indirizzo, ecc.
Anche se generalmente le figurazioni dei calendarietti vennero affidate ad artisti non di primo piano, che realizzavano rappresentazioni di tipo
"naif", facilmente "leggibili", molti furono i grandi illustratori raffinati e prolifici, che si impegnarono nella realizzazione di questi piccoli oggetti.
Ovviamente sono questi i calendarietti più ricercati dai collezionisti, specialmente quelli
rappresentativi dell'art Dèco e del Liberty, con
fondi dorati o argentati, volute, motivi floreali e molto
decorati o quelli in stile "novecento".
Tra i nomi illustri,
sono da citare, Rubino, Depero, Della Valle, Brunelleschi.
Interessanti sono i calendarietti dedicati
ad avvenimenti bellici, ispirati alle imprese coloniali
e più tardi al conflitto italo-turco conclusosi
con la conquista della Libia e del Dodecanneso, illustrati
con immagini di soldati, bandiere, divise, immagini
sempre molto estetiche e non realistiche che davano
a chi li sfogliava un'immagine edulcorata della guerra.
Anche quelli politici hanno una loro particolare vitalità,
a cominciare da quelli utilizzati dal partito socialista,
con risultati stilistici notevoli, fino a quelli della
propaganda fascista.
All'inizio questo tipo di propaganda,
più che sull'immagine faceva leva sui simboli
e sulle raffigurazioni di tipo ideale, su figure come
quella del vate D'Annunzio, il poeta-combattente che
incitava gli italiani a far valere quei diritti che
gli alleati e il trattato di Versailles avevano calpestato,
sui grandi uomini quali Leonardo da Vinci, Ettore
Fieramosca e altri condottieri rappresentativi dell'eroismo
italico.
Lo stile degli illustratori va da immagini retoriche
e pompose a figure che hanno chiari legami col Déco
e con il razionalismo tedesco, arrivando poi verso
gli anni 35 ad una propaganda più diretta ed
esplicita, con serie di calendarietti dedicati agli usi e costumi del
mondo africano conquistato, agli imperatori romani,
dominatori del mondo e predecessori dei conquistatori
contemporanei.
Si sottolinea, inoltre, insieme ad altri miti, anche quello della "maschia
virilità", in cui il militante fascista si
riconosce e che dà modo agli illustratori di
far comparire nelle loro figurazioni soggetti femminili
più o meno vestiti, donnine moderne e leggiadre
che con le loro fattezze distolgono dalla realtà
di una nuova guerra da combattere.
Mentre l'Italia riprecipita nel buio, il fascismo
ormai con le ore contate, non può far altro
che continuare a propagandare i suoi slogan e i suoi
simboli, così anche nei calendarietti tipicamente
militaristi in cui sono prevalenti immagini di soldati
e motti come "Vincere".
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La consuetudine di regalare calendarietti restò
ancora viva negli anni successivi e, pur non producendosi
più pezzi di valore sia grafico che di contenuto,
si possono reputare interessanti e gradevoli quelli degli
anni 50 e 60, dedicati al cinema e alle giovani donne un
pò osé, ancora di buona fattura.
Notevole
interesse suscitarono poi, per i patiti del settore, quelli
dedicati al calcio.
COME CATALOGARLI
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Molti collezionisti seguono il concetto cronologico, cioè
si sforzano di avere un calendarietto per ogni anno che
sia significativo, altri invece privilegiano le tematiche:
le donne - gli avvenimenti sportivi - gli spettacoli - la
tematica politica. Una tendenza che meriterebbe di essere
seguita, sarebbe quella di affiancare, tenendo conto dei
cento anni di vita del calendarietto, accanto ad un esempio
valido graficamente, anche quello - nello stesso anno -
più popolare o corrente.
La difficoltà di
conservarli e nel contempo di "vederli" al meglio, porta
il collezionista a tenerli entro bustine di plastica trasparente
oppure, nel caso di calendarietti tenuti insieme dal cordoncino
di seta, le pagine possono essere sfilate e sistemate in
album dalle taschine di plastica; in quest'ultimo modo si
possono ammirare tutte le immagini ma in qualche modo si
perde il valore dell'oggetto.
Si deve, tuttavia, considerare
che, di tanto in tanto - come tutte le cose di carta - essi
andrebbero tenuti all'aria.
Bibliografia: Collezionismo Italiano - Compagnia Gen. Editoriale
- I volume, 1979
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