Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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NOTIZIARIO SETTEMBRE-OTTOBRE 2008

 

 

AGGIORNAMENTI SULLE MOSTRE

 

I FONDATORI DI ORDINI RELIGIOSI FINO AL XVII SECOLO

ROMA, 13-20 Dicembre 2008
Mostra sociale del XXV AICIS

L’AICIS con la collaborazione della Parrocchia “Santa Dorotea” presenta in Roma, Via di Santa Dorotea 23 una mostra di immaginette sacre sul tema: “I fondatori di Ordini religiosi fino al XVII secolo”
Dal 13 al 20 dicembre con orario 10-12 e 16-20 – Ingresso libero
Partecipano con le proprie collezioni i soci: Giancarlo GUALTIERI di Roma, Giorgio LOMBARDI di Quercia Aulla (MS), Emilia BAGNASCO ANGIOLINO di Roma, Fabrizio PECCI di Alatri (FR), Orietta PALMUCCI di Roma, Renzo MANFE’ di Roma e Vittorio PECCI di Alatri.

 

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IL SANTO NATALE NEI SANTINI E NELLE LETTERINE

Roma, 16 dic. 2008-6 gen.2009


La socia ORIETTA PALMUCCI di Roma esporrà immaginette del Santo Natale e letterine di Natale nell’ambito delle iniziative dell’associazione Amici del Presepio sezione di Roma, che anche quest’anno propone la mostra d’arte presepiale al Chiostro della basilica di Santa Maria in Via (accesso via del Mortaro 24; fino al 6 gennaio 2008 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20, festivi e sabato dalle 10 alle 20 senza interruzione).


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IL NATALE NELLE IMMAGINETTE SACRE E NELLE LETTERINE


Roma 13 dicembre - 6 Gennaio 2009

L’AICIS, con la collaborazione dell’associazione AFNIR “Io collezionista”, presenta una mostra di immaginette sacre e di letterine di Natale della collezione personale del Segretario GIANCARLO GUALTIERI di Roma sul tema”La nascita del Redentore nei Santini”.
La mostra si inaugura sabato pomeriggio 13 dicembre 2008 e può essere visitata fino a 6 gennaio 2009. L’orario di visita è dalle 16.00 alle 18.000 tutti i giorni, eccetto il mercoledì, con ingresso nella Chiesa “Orazione e Morte” a Roma, in Via Giulia 262 (sotto l’Arco Farnese).


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LA NASCITA DEL REDENTORE NEI SANTINI


Cisterna di Latina - 27-28 Dicembre 2008

   Il Vice Presidente RENZO MANFE’, nell’ambito di una manifestazione filatelica organizzata dal socio MAURIZIO PROSPERI nei locali della Parrocchia di Santa Maria Assunta a Cisterna, presenta alcuni quadri di immaginette sacre sul tema “La nascita del Redentore nei Santini”.

 

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SANTINI E PRESEPI NEL RICORDO DI LIBERO


Serbariu (CA) - 19-21 dicembre 2008

  EMANUELA PIRASTRU ha contattato la Segreteria AICIS per annunciare l’allestimento nel prossimo periodo natalizio di una mostra commemorativa del proprio papà e nostro socio: LIBERO PIRASTRU, mancato in uno dei giorni più belli dell’anno: il 15 agosto u.s., festa dell’Assunzione della Vergine Maria, per la quale Libero aveva una venerazione speciale, filiale.
 L’esposizione comprenderà immaginette devozionali, presepi e anche lavori in ferro battuto: le passioni principali del caro congiunto e nostro associato.  La mostra verrà inaugurata nel Centro Elis di Serbariu venerdì 19 dicembre alle ore 15.30.
Sabato 20 e domenica 21 invece l’orario sarà: 10,00-12,00 e 16,00-20,00.

 

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MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE

 

CISLAGO (VA), 15 GIUGNO 2008 - MOSTRA DI SANTINI


Come preannunciato a suo tempo in www.cartantica.it, l’Associazione “Il Grappolo” con il patrocinio della Parrocchia S.Maria Assunta, del Comune di Cislago  e l’AICIS hanno organizzato una mostra di immaginette sacre a Cislago nella giornata del 15 giugno, domenica.
L’esposizione era sul tema: “Santi nelle immaginette devozionali”.
Hanno partecipato CARLO e OLGA MAZZELLA di Varallo Pombia (NO)
il Dott. SERGIO AGLETTI di Busto Arsizio (VA), ENRICA GRAZIANI e SILVA NA RAIMONDI di Olgiate Olona (VA); inoltre, hanno parteci pato SERGIO BEATO, VITO LIBONI e LUCIANO GALBUSERA di Cislago.(VA).


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FORNI DI SOPRA (UD), 15 LUGLIO – 7 SETTEMBRE 2008


   Dal 15 luglio al 7 settembre u.s. a Forni di Sopra(UD) il socio AUGU-STINO BUSATO di Maerne con la sig.ra AURELIA CAPPELLARI, hanno  presentato una interessante mostra di immaginette sacre sul tema “L’Eucaristia”. Busato ci ha confermato il successo che ha avuto l’esposizione allestita nella Chiesa di San Floriano pur decentrata rispetto il nucleo principale del paese. Vivo l’interesse dei visitatori, da tutta Italia e dall’estero. Diversi nostri soci  hanno visitato la mostra di Forni di Sopra.


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IMOLA  (BO), 5-6 LUGLIO 2008 - MOSTRA DI SANTINI

Il socio PIER-LUIGI BENASSI di Monteacuto Vallese (BO) ha allestito una esposizione di immaginette sacre nella Canonica della Parrocchia della Madonna del Carmine a Imola (BO) nei giorni di sabato 5 e domenica 6 luglio u.s., in vista anche delle celebrazioni della festa della Madonna del Carmelo (16 luglio).  
Il tema della mostra scelto per l’occasione era ovviamente mariano: “I Santuari Mariani nell’Emilia Romagna”.
   Ben oltre le duemila presenze di visitatori hanno onorato questa esposizione.
   Graditissima inoltre la visita del Vescovo di Imola, sua Eccellenza Mons. TOMMASO GHIRELLI .


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VADO, 11-13 LUGLIO 2008 – MOSTRA DI IMMAGINETTE SACRE

Il socio PIERLUIGI BENASSI di Monteacuto Vallese (BO) ha curato l’esposizione sul tema: “Santi e simboli – Come riconoscere i Santi” che ha avuto luogo nella Casa Parrocchiale di Vado da venerdì 11 a domenica 13 luglio u.s.  Interessante il tema e più che soddisfacente l’affluenza dei visitatori che è stata di ben oltre mille presenze.
Veramente sentito l’interesse dimostrato.


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BORGO FLORA (LT), 18-27 LUGLIO - MOSTRA A.I.C.I.S. DI IMMAGINETTE SACRE DAL '700 AD OGGI


Quando il nostro vulcanico parroco Don Giordano Pisanelli ci ha proposto di festeggiare i 50 anni dalla fondazione (4.9.1957) della Parrocchia di San Giuseppe in Borgo Flora, di certo non ci saremmo aspettati le tante iniziative che si sono susseguite. Tra le attività che ci hanno coinvolti come confraternita, la mostra iconografica su s. Giuseppe artigiano dell’AICIS: gli espositori giunti da Roma e le bellissime immaginette devozionali di Giancarlo Gualtieri mi hanno subito colpita; nei locali della scuola elementare del Borgo abbiamo allestito l’esposizione, della quale è stata fedele custode la sig.ra Alina, che ringraziamo.   
L’AICIS - Associazione Italiana Cultori di Immaginette Sacre ha qui in zona un socio validissimo, il sig. Maurizio Prosperi, che tante volte ha allestito interessanti esposizioni in città e non solo.
La Prof.ssa Stefania Colafranceschi ci ha illustrato la simbologia e lo sviluppo delle raffigurazioni giuseppine con dovizia di particolari e tanta passione.
La mostra è stata inaugurata il 18 luglio. La popolazione si è avvicinata all’inizio timidamente, ma poi sempre più numerosa, con commenti espliciti di vero apprezzamento.
L’iconografia in mostra rimanda, tra l’altro, all’immagine affrescata nella chiesa parrocchiale da Carmelo Stuto nel 1986, raffigurante san Giuseppe intento al banco di falegname, Gesù che gli passa un’assicella, e Maria impegnata a filare lana: lo scenario è quello della campagna verdeggiante della pianura pontina,  ricca di kiwi.  
Apprezzamento alla mostra è venuto da P. Renato Gaglianone,  consigliere nazionale Coldiretti, presen- te il giorno dell’inaugurazione, dall’editore Boiardi, dal poeta Comm. Ettore Scaini, dai tanti amici ed estimatori del Borgo.                             

Giovanna Topatigh

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RE (VB), 12 AGOSTO - 20 OTTOBRE 2008 – MOSTRA DI SANTINI


Il  5 agosto u.s. è stato festeggiato il 50° Anniversario di consacrazione della grandiosa basilica dedicata alla Madonna del Sangue, di stile bizantino-rinascimentale, iniziata nel 1922 e consacrata il 5 agosto 1958 dal Vescovo di Novara. Il Tempio è stato insignito da Pio XII del titolo di Basilica Minore.
Per la solenne circostanza del 50° Anniversario il nostro socio PIER LUIGI PATRITTI con STEFANIA BONZANI, grazie alla preziosa collaborazione del Comune e della Pro Loco, hanno allestito una grandiosa mostra di immaginette devozionali a tema mariano.
L’esposizione è stata inaugurata lo scorso 11 agosto nella Cripta della Basilica. Numerosi i visitatori che hanno ammirato le mille e più immaginette, molto interessanti, di epoca 1700-1900.
L’esposizione che doveva chiudere il 31 agosto, a grande richiesta rimarrà aperta al pubblico fino al 20 ottobre p.v.  

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MONTEACUTO VALLESE (BO), 14-17 AGOSTO 2008  - MOSTRA DI IMMAGINETTE SACRE


Il socio PIERLUIGI BENASSI di Monteacuto Vallese ) nell’ambito della Festa del Paese, ha allestito una esposizione di immaginette sacre nella sua località di residenza sul tema: “Patroni dei Comuni della Provincia di Bologna”.
Ottimo l’afflusso dei visitatori incuriositi dall’iniziativa del loro concittadino.

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"SAUL DI TARSO - SAN PAOLO - UN UOMO, UN SANTO  
LE VIE DEL SIGNORE PERCORSE DAGLI UOMINI DELLA FEDE  

ROMA, Basilica di S.Paolo 28 agosto-14 settembre 2008 - Partecipazione A.I.C.I.S. con santini dal ‘700 ad oggi
Il 28 giugno scorso nella sua omelia nella Basilica di San Paolo, Bene-detto XVI ha esordito dicendo:  “…siamo riuniti presso la tomba di san Paolo, il quale nacque, duemila anni fa, a Tarso di Cilicia, nell’odierna Turchia. Chi era questo Paolo? Nel tempio di Gerusalemme, davanti alla folla agitata che voleva ucciderlo, egli presenta se stesso con queste parole: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città [Gerusalemme], formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio…» (At 22,3).
Alla fine del suo cammino dirà di sé: «Sono stato fatto… maestro delle genti nella fede e nella verità» (1Tm 2,7; cfr 2Tm 1,11). Maestro delle genti, apostolo e banditore di Gesù Cristo, così egli caratterizza se stesso in uno sguardo retrospettivo al percorso della sua vita.
Egli è anche il nostro maestro, apostolo e  banditore di Gesù Cristo anche per noi.

Siamo quindi riuniti non per riflettere su una storia passata, irrevocabilmente superata. Paolo vuole parlare con noi – oggi. Per questo ho voluto indire questo speciale "Anno Paolino": per ascoltarlo e per apprendere ora da lui, quale nostro maestro, «la fede e la verità», in cui sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo. In questa prospettiva ho voluto accendere, per questo bimillenario della nascita dell’Apostolo, una speciale "Fiamma Paolina", che resterà accesa durante tutto l’anno in uno speciale braciere posto nel quadriportico della Basilica.
Per solennizzare questa ricorrenza ho anche inaugurato la cosiddetta "Porta Paolina", attraverso la quale sono entrato nella Basilica accompagnato dal Patriarca di Costantinopoli, dal Cardinale Arciprete e da altre Autorità religiose. È per me motivo di intima gioia che l’apertura dell’"Anno Paolino" assuma un particolare carattere ecumenico per la presenza di numerosi delegati e rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, che accolgo con cuore aperto.”
  
Tra le tante iniziative di questo Anno Giubilare, come già pubblicato in agosto nel sito AICIS ( cfr. www. cartantica.it), è stata inaugurata il 28 agosto a Roma, presso la Basilica Maggiore di San Paolo fuori le Mura, una mostra dedicata all'Apostolo delle Genti dal titolo: "SAUL DI TARSO - SAN PAOLO - UN UOMO, UN SANTO – Le vie del Signore percorse dagli uomini della Fede" .
L'organizzazione dell'esposizione è a cura dell'Associazione filatelica "TERRA-SANTA", della quale è Presidente dal 1998 ANNA PONTECORVO POTENZA di Roma, con la collaborazione di ENZA LEOPIZZI, e di Don GIANCARLO ROCCA della Società San Paolo (fondata dal Beato Don Giacomo Alberiorione).

L'AICIS è stata invitata a partecipare con delle immaginette sacre.
La nostra Associazione è così presente con tre pannelli di santini su san Paolo: il primo pannello è a cura del Consigliere e Segretario AICIS, GIANCARLO GUALTIERI di Roma, un secondo è del nuovo socio GIORGIO LOMBARDI di Quercia Aulla (Massa Carrara), e il terzo pannello è della socia prof.ssa FRANCESCA CAMPOGALLIANI CANTARELLI di Mantova. 
Sono stati esposti su San Paolo dei pezzi veramente significativi che vanno dal 1700 al 1900.
Sede della mostra è la Sala Barbo con ingresso dal Chiostro della Basilica Maggiore di S.Paolo fuori le Mura. Il settore espositivo inizia con un grande pannello della genealogia di Gesù partendo da Adamo; prosegue con un breve excursus sulla "Storia di Israele" al tempo dell'occupazione romana arrivando al periodo della nascita e morte di Gesù.
Segue una collezione dedicata alla "Storia di Roma" ed alla sua potenza militare. C’è poi un pannello dedicato ai "Dodici Apostoli" che apre la via alla "Storia di S.Paolo", dalla nascita al martirio.
Una sezione separata, e non solamente filatelica, è dedicata ai "Memorabilia" di San Paolo: sono esposte collezioni filateliche, tra cui una dedicata ai sei Papi a nome "Paolo", a immaginette sacre tra cui quelle dell'Associazione AICIS e cartoline. L'orario è quello della visita quotidiana della Basilica di San Paolo.


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ARENZANO  (GE), 30 AGOSTO – 5 OTTOBRE 2008 - MOSTRA DI SANTINI


Il 30 agosto u.s. è stata inaugurata la mostra di immaginette “Il piccolo Re nei santini – Esposizione di piccole immagini devozionali dal 1900 ai giorni nostri” in coincidenza con l’apertura dei festeggiamenti annuali di Gesù Bambino .
L’allestimento è stato curato dal socio ROBERTO DE SANTIS di Alessandria, nel Santuario del Bambino Gesù di Praga ad Arenzano (Genova).
La mostra rimarrà aperta fino al 5 ottobre p.v. tutti i giorni con orario 7.30-12.00 e 14.30-18.30.
Il 6-7 settembre le cerimonie religiose vedranno la parteci pazione del Cardinale ANGELO BAGNASCO, arcivescovo di Genova.


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"LEVANTO (SP), 20 SETTEMBRE - 5 OTTOBRE 2008 - MOSTRA "TESTIMONIAL DALL'AL DI LA' - UN PERCORSO PUBBLICITARIO DALL'OTTOCENTO AI GIORNI NOSTRI".


La prof.ssa LAURA BORELLO di Torino ha ideato ed ha in allestimento una esposizione presso la Sala Mostre del Comune di Levanto (La Spezia), nell'ambito di una serie di iniziative atte a promuovere il turismo del territorio cittadino, dal 20 settembre al 5 ottobre 2008 sul tema ""TESTIMONIAL DALL'AL DI LA' - Un percorso pubblicitario dall'Ottocento ai giorni nostri".
ORARIO: tutti i giorni dalle 18 alle 20 e dalle ore 21 alle 23
Partecipano con proprio materiale: Fondazione Tancredi di Barolo - Torino; Libreria antiquaria “Il cartiglio” - Torino; Laura Borello - Torino; Officina di Santa Maria Novella – Firenze; Libreria antiquaria Piemontese - Torino; Flavio Cammarano – Torino; Grazia Gobbi Sica – Firenze
Informazioni: per informazioni rivolgersi al numero 349 0704618
Catalogo : guida alla mostra con due cartoline ed annullo filatelico euro 8.50- cartoline con annullo filatelico 2 euro l’una guida alla mostra 6 euro

L’esposizione è articolata come segue:

I SEZIONE - LA CURA DEL CORPO E DELL’ANIMA
Le case farmaceutiche talora usano pubblicità “sacre”: cIò non stupisce perchè la medicina ha avuto, in passato, un che di magico e di sacro. Spesso il nome di una farmacia è abbinato a quello di un luogo di culto. Santuari ed abbazie con la produzione di polveri, oli ed amari a base d’erbe si ponevano e talora si pongono come luoghi di cura del corpo e dell’anima.

II SEZIONE - L’ACQUA E IL VINO
N
ei Vangeli il tema dell’acqua e del vino sono frequenti:
l’acqua di vita ed il vino/ sangue di Cristo sono alla base del Cristianesimo. Non sorprende trovare delle pubblicità “sacre” di acque minerali e di alcolici (soprattutto amari e birre). Negli ultimi anni i “nomi” sacri delle acque minerali tendono a scomparire mentre rimangono le caratteristiche proprie della tradizione sacra (leggerezza, purezza…).

III SEZIONE - L’OLIO E LA LUCE
Le ditte che producono olio per uso alimentare non usano quasi mai pubblicità riconducibili al sacro e se ciò avviene è legato a fattori toponomastici.
Se ne trovano invece alcune relative all’olio e alle candele per illuminazione.

IV SEZIONE - IL LIEVITO, LA FARINA E I PRODOTTI COLONIALI
Le pubblicità tratte dal repertorio sacro relativi al lievito, alla farina ed ai biscotti si rifanno al grano e al lievito ricordati nel Vangelo. Usano queste pubblicità anche il cioccolato (considerato cibo energetico per iconvalescenti) e il caffé: erano prodotti coloniali, ossia merci importate dalle colonie vendute nei negozi gestiti spesso da missionari.

V SEZIONE - LA CHIESA E L’INFERNO
Fra le tante pubblicità che hanno per tema il sacro, alcune rappresentano l’istituzione: preti e chierichetti. Entrambi sono visti con simpatia e con bonaria ironia. Negli ultimi anni con le campagne dell’otto per mille dell’Irpef il sacro pubblicizza se stesso. Diversi prodotti che richiamano il calore e le fiamme. usano l’inferno e il diavolo per i loro messaggi anziché la chiesa.

VI SEZIONE - LA COMMERCIALIZZAZIONE DEL NATALE
Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti: l’invito al consumo per le festività natalizie è pressante.
Il significato religioso della festa cristiana è annullato dal commercio.
Tutto ciò risale alla fine dell’Ottocento, quando cambia il modo di vendere le merci: nascono i grandi magazzini e le confezioni di latta per le singole famiglie la cui funzione è quella di essere conservate e riutilizzate.
Diventano comuni le confezioni di Natale dove abbondano i simboli religiosi: negli ultimi anni sembrano essere meno diffusi forse per la scristianizzazione o in nome dell’intercultura.

VII SEZIONE - LA DISSOLUZIONE DEL SIMBOLO RELIGIOSO
L’abbigliamento e la moda : In questo settore le immagini “ sacre” sono usate in modo irriverente e dissacrante. Mancano riferimenti alle categorie evangeliche. Le sfilate con le modelle vestite da papesse o da Madonne servono per ottenere pubblicità gratuita sui giornali.
Sono fenomeni che hanno avuto particolare fortuna negli anni Novanta del XX secolo. Una delle prime immagini “dissacranti” della moda è quella dei pantaloni Jesus(1973) con la scritta “chi mi ama mi segua” su un bel fondoschiena femminile.

  Gli infiltrati: Alcune pubblicità usano sporadicamente il sacro senza riferimenti alle categorie evangeliche prive di un’ottica precisa o rimandi a comuni tradizioni popolari.


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BAGNACAVALLO (RA), 20 SETTEMBRE – 16 NOVEMBRE 2008 - MOSTRA DI IMMAGINETTE SACRE


Il 20 settembre p.v. nel Museo di Bagnacavallo (Ravenna) verrà inaugurata una mostra di santini su San Michele Arcangelo curata dal socio Prof. VITTORIO PRANZINI di San Pietro in Vincoli (RA).
Il tema della mostra è” “Micha'el. Presenze e immagini di San Michele Arcangelo in Romagna. Dalle grandi pale d'altare, ispirate all'iconografia classica, fino alle immaginette devozionali del culto popolare”.L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 16 novembre 2008.
 

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LUCCA, 4-8 OTTOBRE - DIECIMO (LU), 8-12 OTTOBRE - ROMA, 13-19 OTTOBRE 2008
MOSTRA DI IMMAGINETTE SACRE


L’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio e l’A.I.C.I.S. nell’ambito delle celebrazioni del Giubileo Leonardino nel IV Centenario della Morte di San Giovanni Leonardi (1609-2009), allestiranno una mostra di immaginette devozionali sul tema: “San Giovanni Leonardi e i fondatori di Ordini religiosi del suo tempo”.
Il materiale dell’esposizione proverrà dall’Archivio dei Chierici Regolari della Madre di Dio e dai soci GIANCARLO GUALTIERI di Roma e GIORGIO LOMBARDI di Quercia Aulla.
La mostra verrà inaugurata a Lucca il 4 ottobre p.v., nella Chiesa di Santa Maria Corte-Orlandini (co-munemente detta di Santa Maria Nera). Vi rimarrà fino a mercoledì 8 ottobre,quando sarà spostata a Diecimo, ove San Giovanni Leonardi è nato nell'anno 1541 ed ha ricevuto la prima formazione divenendo un giovane zelante e pieno di amore apostolico. 
A Diecimo ha vissuto da laico impegnato la prima stagione della sua esistenza e solo successivamente Giovanni sarà inviato a Lucca per apprendere l'arte del farmacista, inserendosi nel tessuto cittadino e attirando per la santità della vita e la radicale scelta evangelica l'entusiasmo della gioventù lucchese.  
Il giorno 13 ottobre la mostra sarà spostata a Roma, nella Parrocchia San Giovanni Leonardi, a Torre Maura, fino al 19 ottobre.

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CASSINA RIZZARDI (CO), 4 -12 OTTOBRE 2008 - MOSTRA DI SANTINI

IL Comune di Cassina Rizzardi (Como) e l’Associazione Culturale “Arte BaRocco” allestiscono una mostra di immaginette devozionali nel Comune di Cassina Rizzardi dal prossimo 4-12 ottobre sul tema: “La religiosità del mondo contadino - Uno strumento per conoscere i Santi e capire la loro iconografia”.
L’esposizione sarà situata presso l’Oratorio  “San Giuseppe” della Villa Porro Lambertenghi, e sarà curata dal nostro associato Dr. LORENZO PERRONE di Milano con proprio materiale.
L’esposizione sarà inaugurata da PAOLO DE CECCHI, sindaco di Cassina Rizzardi e potrà essere visitata dalle 16,00 alle 18,30.
 

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FORLI’ FINO AL 31 DICEMBRE 2008 – MOSTRA NELLA BIBLIOTECA COMUNALE
“CULTURA E TRADIZIONI POPOLARI NELLE RACCOLTE PIANCASTELLI”


L’esposizione di una piccolissima parte del materiale di Carlo Piancastelli è allestita presso la Biblioteca Comunale “A. Saffi” di Forlì ( Corso della Repubblica, 72) fino al 31 dicembre p.v., con orario dal lunedì al venerdì: 8.30-18.30 e il sabato: 8.30-13.  
Chiuso domenica e festivi. Per informazioni, rivolgersi alla Dr.ssa Antonelli Imolesi Pozzi, curatrice delle Raccolte Piancastelli tel.0543-712611. Anche se nella presente mostra, il lato dedicato alle “devozioni” è molto marginale in quanto è stato già in passato oggetto di esposizione a se stante, invitiamo i soci a visitare la presente interessante esposizione e chiedere alla Dr.ssa Imolesi Pozzi la possibilità di accedere al ‘cartaceo devozionale’ del Piancastelli.

Riportiamo qui di seguito una recensione della prof.ssa E.Gulli Grigioni:
 “E’ importante il fusignanese CARLO PIANCASTELLI (1867-1938), per i multiformi interessi verso le testimonianze culturali legate al territorio romagnolo che ne fanno una delle personalità significative nel quadro del fenomeno di studio-collezionismo, manifestatosi in Italia e in Europa sul finire dell’Ottocento, provvidenziale dal punto di vista della conservazione dei beni culturali.  La città di Forlì, erede dell’importante e ingente patrimonio culturale accumulato, dedica a Piancastelli una mostra intesa a ricostruirne la complessa figura, curata da ANTONELLA IMOLESI POZZI conservatrice delle Raccolte.
Piancastelli ordinò una sfaccettata documentazione oggettuale comprendente, tra l’altro, ceramiche polifunzionali, monete, medaglie, dipinti, sculture, cui affiancò importanti studi di ricerca demo antropologica.
Ma sono certo le sezioni cartacee che rivelano con più ampiezza la trama di intelligenti relazioni in cui si collocano le Raccolte: autografi a partire dal XII secolo, carte del Risorgimento, manoscritti, musica, cartoline, disegni, incisioni, sigilli e un prezioso e precoce interesse verso gli stampatori romagnoli, operanti localmente, ma anche in altre regioni”. 
                                                                                      ELISABETTA GULLI GRIGIONI     

 

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CERIMONIE DI CANONIZZAZIONE

12 OTTOBRE - 4 CANONIZZAZIONI IN PIAZZA SAN PIETRO

Domenica 12 ottobre, Benedetto XVI canonizzerà durante una celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro in Vaticano 4 beati, tra cui la prima santa indiana.

ALFONSA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

La prima santa indiana


Nel momento in cui i cristiani dell'India subiscono una dura persecuzione, la Santa Sede conferma la canonizzazione di Alfonsa dell'Immacolata Concezione (il suo nome di battesimo era Anna Muttathupadathu), religiosa della Congregazione delle Clarisse del Terz'Ordine di San Francesco.
Nata a Kudamaloor, nell'Arcidiocesi di Changanacherry (Stato del Kerala), il 19 agosto 1910, perse la madre quando era ancora molto piccola. Si prese cura di lei la zia, che desiderava che si sposasse.
Anna, però, si orientava a dedicare la sua vita a Gesù Cristo sull'esempio di Santa Teresa di Lisieux.
Entrò nel convento delle Francescane Clarisse a Bharananganam il 2 agosto 1928 e ricevette il nome Alfonsa. Il suo delicato stato di salute era considerato un ostacolo alla vita religiosa, per cui le sue superiore volevano che tornasse a casa, ma Alfonsa perseverò nella sua vocazione e nel suo impegno. Superate molte difficoltà, emise i voti perpetui il 12 agosto 1936.
Considerò tutta la sua vita un olocausto a Dio, offrendo ogni sofferenza al Sacro Cuore di Gesù.
Concluse la sua vita terrena tra grandi dolori, raccomandando serenamente la sua anima pronunciando i nomi di Gesù, Maria e Giuseppe. Era il 28 luglio 1946. Aveva 35 anni.
E' stata beatificata da Giovanni Paolo II a Kottayam (India) l'8 febbraio 1986, seguita poi dalla seconda beata Mariam Thresia Chiramel Mankidiyan beatificata nel 2000. La tomba della beata Alfonsa, a Bharananganam, vicino Kottayam, riceve durante l'anno la visita di numerosissimi fedeli.

MARIA BERNARDA BUTLER (1848-1924)
Una svizzera evangelizzatrice di Ecuador e Colombia


Nella lista dei futuri santi compare anche Maria Bernarda Bütler, fondatrice delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, il cui nome di battesimo era Verena Bütler.
Nacque ad Auw (Svizzera) il 28 maggio 1848 in una famiglia di contadini. Nel 1867 entrò nel monastero francescano di Maria Ausiliatrice. Due anni dopo fece la professione religiosa, prendendo il nome di Maria Bernarda del Sacro Cuore di Maria.
Insieme a sei compagni partì nel 1888 per l'Ecuador, dove fondò la Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, il cui carisma è la diffusione del Regno di Dio attraverso le opere di misericordia.
Sette anni più tardi, dopo la persecuzione contro i religiosi guidata dall'allora Presidente ecuadoregno Eloy Alfaro, madre Maria Bernarda e i suoi fratelli abbandonarono il Paese e vennero accolti a Cartagena da colui che era Vescovo di quella Diocesi, monsignor Eugenio Biffi.
Madre Bernarda rimase 29 anni a Cartagena, dove morì a 76 anni nel 1924.
“Non aveva una visione divisa dell'essere umano, ma integra”, ha detto a ZENIT suor Teresita Giraldo, direttrice della clinica Madre Bernarda a Cartagena; “ha incarnato gli insegnamenti di San Francesco sulla pace. La sua testimonianza parla molto della vita interiore”.          
   

NARCISA DE JESUS MARTILLO MORAN (1618-1645)
Narcisita, laica consacrata ecuadoregna.


Narcisa de Jesús Martillo Morán nacque nel villaggio di Nobol, nella Diocesi di Guayaquil, Ecuador. I suoi genitori erano agricoltori ed era la sesta di nove figli.
La mamma morì quando era piccola.
Le piaceva cucire, svolgere i servizi domestici, cantare e suonare la chitarra.
La ricerca di una direzione spirituale la portò a trasferir si quando aveva circa vent'anni a Guayaquil, dove conduceva una vita povera e viveva in alloggi semplici.
Volle seguire l'esempio di vita della santa ecuadoregna Marianita de Jesús (1618 – 1645), al punto che i suoi biografi le considerano anime gemelle.
Per essersi santificata sia in campagna che in città, e nella sua patria così come fuori di essa, molti migranti nutrono per lei una speciale devozione.
A Guayaquil conobbe il sacerdote francescano fr. Pedro Gual, che risiedeva a Lima. Narcisa era senza direttore spirituale ed egli cominciò ad aiutarla anche materialmente. Per questo le chiese di trasferirsi a Lima, dove si stabilì nel Beaterio del Patrocinio.
Praticava la carità soprattutto nei confronti dei poveri e dei malati, ai quali preparava infusi che miglioravano le loro condizioni.
Volle sempre riprodurre la passione di Cristo e compiva sacrifici con frustate e corone di spine. Morì il giorno dell'inaugurazione del Concilio Vaticano I, offrendo le sue ultime sofferenze per quell'importante evento ecclesiale.
“In Narcisita brillano l'umiltà e la carità, praticate in grado eroico, così come la penitenza adeguata all'epoca, l'espiazione dei peccati della sua gente, soprattutto dei sacerdoti, e l'irradiare Cristo in mezzo al popolo”, ha detto a ZENIT mons. Roberto Pazmiño, vicepostulatore della sua causa di canonizzazione.         (Fonte:Zenit)


GAETANO ERRICO (1791 -1860 Apostolo dei Sacri Cuori


Gaetano Errico nacque a Secondigliano, nella periferia nord di Napoli, il 19 ottobre 1791 e vi morì il 29 ottobre 1860. Brillantissimo negli studi, rifiutò la carriera universitària per mettersi a esclusivo servizio delle anime come sacerdote.
Padre Gaetano imparò a conoscere il cuore dell'uomo camminando tra gente che dalla miseria materiale era condotta alla miseria morale, visitando i malati terminali nell'ospedale napoletano degli "Incurabili" e avvicinandosi alla disperazione dei carcerati.
Fu confessore a tutte le ore del giorno e della notte fin sul letto di morte, e in un periodo in cui il giansenismo presentava una visione rigorista della fede cristiana.
Fu anche un consigliere spirituale ricercato dai Cardinali Arcivescovi di Napoli e dal re Ferdinando, che gli concesse l'ingresso a corte a tutte le ore; a lui si rivolgevano molti uomini di governo, ma soprattutto i poveri e quanti avevano bisogno di una guida sicura.
A tutti ripeteva: “Restate molto di più ai piedi di Gesù Sacramentato che ai piedi del confessore”.
Padre Gaetano è oggi ricordato anche come predicatore instancabile, prendendo a modello il santo partenopeo Alfonso Maria dé Liguori. Fece della predicazione una vera evangelizzazione permanente e a questo impegno essenziale per la formazione di coscienze cristiane chiamò i suoi missionari.
In quel contesto, la nuova Congregazione si collocò nella Chiesa e nel tempo come profezia della misericordia di Dio. Per questo, padre Gaetano la chiamò “Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria”.                                                                                        

  (www.vivicentro.org) 

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CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE

1-VERONA, domenica 21 settembre 2008

Beatificazione nel Palazzetto dello Sport della
venerabile VINCENZA MARIA POLONI
 


 Luigia Poloni nasce a Verona il 26 gennaio 1802.
La famiglia ha solide basi cristiane ed educa i figli a tutti i valori che danno credibilità e spessore alla fede.
Luigia matura gradualmente la scelta di donarsi ad un Amore che le possa dare vita, pienezza e gioia: l’Amore di Dio. Il suo confessore e padre spirituale, don Carlo Steeb la segue e la indirizza, esortandola a perseverare con umiltà e pazienza operosa nella ricerca di un progetto di vita conforme alla volontà di Dio. Don Carlo si rivolge a lei con semplici, ma chiare parole: “Figlia mia, il Signore vi vuole Fondatrice di un Istituto di sorelle della misericordia; nessuna difficoltà vi atterrisca o arresti; a Dio nulla è impossibile”. Con profonda umiltà e salda confidenza nel Signore, Luigia dà il suo assenso affinché il piano di Dio possa realizzarsi nella sua vita ed essere manifestato agli altri. Furtivamente, il 2 novembre 1840 Luigia lascia la casa paterna e dà vita, assieme ad altre tre donne, alla prima comunità delle Sorelle della Misericordia.
Gli inizi sono segnati, oltre che da un’estrema povertà e da tanto sospetto da parte degli operatori e delle inferme del Ricovero, da una totale fiducia in Dio e nella sua Provvidenza.  Sotto la sua guida, le compagne ricevono una solida formazione religiosa, assumono uno stile di vita semplice, umile, caritatevole che, attingendo profondamente all’amore di Dio, si concretizza nell’amore premuroso verso i più poveri. Ottenuta l’approvazione governativa (1847) e quella diocesana (1848), Luigia sceglie un gruppo di 12 donne che assieme a lei emettono la professione religiosa il 10 settembre 1848, sotto lo sguardo paterno e benevolo di Don Carlo Steeb. Luigia prende il nome di Suor Vincenza Maria, in onore di S. Vincenzo de’ Paoli - da Don Carlo ritenuto il vero Fondatore del nuovo Istituto - e accoglie i voti delle compagne. Il lavoro umile, appassionato e laborioso con cui queste sorelle traducono la misericordia di Dio, dal 1844 oltre che al Ricovero all’Ospedale Civile di Verona, viene richiesto in provincia e nelle zone limitrofe. Sorgono così le prime case filiali. Proprio in occasione dell’imminente apertura della comunità di Monselice, Madre Vincenza Maria si aggrava. Un tumore al petto, inizialmente tenuto nascosto alle figlie, la costringe a sottoporsi ad una dolorosa operazione, che non porta tuttavia gli esiti sperati.
Madre Vincenza Maria Poloni si spegne l’11 novembre 1855, a 53 anni, dopo aver lasciato alle sue figlie uno splendido testamento spirituale tutto incentrato sulla carità.                                                              
 

 (Fonte: http://www.vincenzapoloni.it)

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2 - BIALYSTOCK (Polonia), domenica 28 settembre
Cerimonia di Beatificazione del VEN. MICHAL SOPOCKO (1888-1975)
 nel Santuario della Divina Misericordia


Michele Sopocko nacque il 1 novembre 1888 a Juszewszczyzna in Polonia. Il 15 giugno 1914 ricevette l’ordi-nazione sacerdotale e inviato come Vicario nella  parrocchia di Taboryszki nel decanato di Turgiele.
Nel gennaio 1919 stava per iscriversi all’università, ma venne chiusa a causa della guerra nell’est, per cui si presentò come volontario alla Curia dell’Ordinariato Militare per essere ammesso a prestare servizio nell’esercito.   
Poco dopo fu nominato cappellano militare e mandato nell’Ospedale Militare n. 3 di Varsavia, poi a Rózanna. Nel 1923 conseguì il dottorato in teologia e si occupò in modo più ampio di pedagogia. Nel 1924 contribuì alla ristrutturazione della cappella di Marymont dove si tenevano le funzioni religiose per l’esercito e per gli abitanti della zona.
La stampa di Varsavia si accorse dei suoi meriti e pubblicò notizie di lui e del suo lavoro. Nel 1927 ebbe l’incarico di Padre spirituale del Seminario di Vilna, fu assunto all’Università e liberato dal ministero di cappellano militare.
La sua occupazione principale, accanto alla mansione di padre spirituale nel seminario, fu sia i corsi che il lavoro scientifico. Nel marzo 1934 don Sopocko si recò in pellegrinaggio in Terra Santa. A luglio del 1934 l’arcivescovo Jalbrzykowski lo nominò rettore della chiesa di San Michele a Vilna. Al periodo del ministero pastorale di don Sopocko presso la chiesa di San Michele si collega l’incontro con suor Faustina Kowalska della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. Questo incontro fu essenziale per tutta la sua vita e la sua futura missione. Dal 1932 era confessore delle suore di questa congregazione.
 Suor Faustina, giunta a Vilna nel 1933, divenne sua penitente. In Suor Faustina incontrò una persona che venerava la Divina Misericordia.
Lui stesso sperimentò nella sua vita numerose grazie e onorava Dio nella Sua Misericordia.
Don Sopocko morì nella sua stanzetta in via Poleska, il 15 febbraio 1975. Era una sera di sabato, il giorno di San Faustino, patrono di suor Faustina Kowalska.
Il defunto rimase nella memoria del clero e dei fedeli come un sacerdote esemplare che si era dedicato totalmente al servizio di Dio.
Nel Diario di Santa Faustina è scritta una promessa del Signore Gesù che riguarda il suo confessore, don Michele Sopocko: “Nella sua corona ci saranno tante corone quante sono le anime che si salveranno tramite quest’opera. Io do il premio per le sofferenze, non per il buon esito del lavoro” (Diario, 90).
                                                                                  

 (Fonte: www.santiebeati.it)

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3 - VIGEVANO (Pavia), domenica 4 ottobre 2008

VENERABILE FRANCESCO PIANZOLA (1881-1943)

nella Cattedrale di Sant’Ambrogio


 Padre Francesco Pianzola, fondatore delle Suore Missionarie dell'Immacolata Regina Pacis e degli Oblati diocesani dell'Immacolata, nacque in Sartirana Lomellina (Pavia) il
5 ottobre 1881. Fu ordinato sacerdote in Vigevano il 16 marzo 1907.
Morì il 4 giugno 1943 a Mortara (PV), ove fu sepolto nella cappella della Casa Madre delle Suore.
“Non tanto spazio di tempo; appena sessantuno anno e due mesi; ma un’esistenza, quella di Padre Pianzola, intensamente vissuta; una carriera agitata da urgenza incessante e crescente di carità, un poco come S. Paolo; una vita ripiena, tipata,rigurgitante di meriti e di buone opere.
Padre Pianzola vinto dalla morte, vive nelle opere che perpetuano l’irresistibile efficacia della sua parola….” (C. Ramponi: C. Gregotti, Dall’alba al tramonto, 848).
La passione di essere annunciatore del Vangelo nella sua terra, prediligendo i poveri, gli umili, i dimenticati delle campagne e delle fabbriche, lo spinse alla predicazione itinerante rivolgendosi al popolo e ai giovani.
Dal contatto vivo e profondo con la sua gente, di cui conobbe la fame di Verità e dalla conoscenza sofferta della situazione della donna nei campi e nelle fabbriche, percepì la voce di Dio che lo chiamava a realizzare nuove iniziative apostoliche al fine di arrivare a tutti per spezzare a ciascuno il buon pane del Vangelo.
Fondò perciò una Congregazione femminile, le Suore Missionarie dell'Immacolata Regina Pacis, perché "piccoli e poveri Gesù, serve di anime povere" andassero a cercare i più lontani, nei cortili, nelle periferie, per ripetere "con semplicità e amore" la Parola che salva, collaborando al sacerdozio cattolico.
                        

   (Fonte: http://www.padrepianzola.it/)

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TRIESTE, domenica 4 ottobre 2008
Cerimonia di Beatificazione del VENERABILE FRANCESCO GIOVANNI BONIFACIO (1912-1946)
nella Basilica Cattedrale di San Giusto
 

La Chiesa, con il decreto firmato il 3 luglio u.s. da Benedetto XVI, ha riconosciuto il “martirio in odio alla fede” di don Francesco Bonifacio, sacerdote istriano, vittima delle foibe, che per la sua bontà e generosità in seminario era chiamato  “el santin”.
Francesco nasce a Pirano (Slovenia) secondo di 7 figli. Dopo le scuole dell’obbligo si trasferisce a Capodistria per il seminario; termina gli studi teologici a Gorizia, dove nel dicembre 1936 è ordinato sacerdote. Il suo primo incarico è a Pirano e dopo pochi mesi è nominato vicario a Cittanova d'Istria, dove si trasferisce con la mamma e i suoi due fratelli al seguito, che da allora lo seguiranno nei suoi ulteriori spostamenti. Qui istituisce la locale sezione dell'Azione Cattolica. Il 13 luglio 1939 è nominato cappellano di Villa Gardossi ove organizza il coro parrocchiale, fonda la filodrammatica e una piccola biblioteca civica, oltre a istituire anche in quel luogo la sezione dell’A.C. Si adopera per la promozione di attività ludico - sportive per i giovani e assistenziali per persone anziane e, più in generale, per gli ammalati e gli economicamente disagiati.   
L’inizio delle ostilità belliche in Italia (1940) e, poi, l’Armistizio (1943), trasformano il territorio di Villa Gardossi, grazie ai numerosi casolari sparsi e le ampie boscaglie, in rifugio privilegiato di molti partigiani che combattono alla macchia. Dopo la guerra, il nuovo quadro politico nella zona (occupazione jugoslava dei territori precedentemente sotto la bandiera dell’Italia) porta a guardare con sospetto le persone di lingua italiana, viste come possibili collaborazionisti del nazi-fascismo, e in particolare i religiosi. E’ un prete scomodo per la propaganda antireligiosa della Jugoslavia di allora, ma che nonostante le intimidazioni tira dritto fino per la sua strada.
Le testimonianze, le stesse esaminate in via conclusiva dal 1998 a oggi dalla Congregazione vaticana per la causa dei santi, portano a una data precisa: l’11 settembre 1946. Quel giorno, all’imbrunire, don Francesco sta tornando da Grisignana dove si è recato per la confessione. Ma a Villa Giadrossi non ci arriva mai. Lungo il per corso che lambisce le colline è avvicinato, fermato e prelevato dalla Guardia del popolo, i miliziani titini. Li vedono sparire nel bosco. È certo che prima di essere get tato in qualche cavità della zona (le sue spoglie non sono ancora state trovate) il sacerdote ha sofferto per le violenze infertegli dai suoi carnefici.
Tale ricostruzione a sostegno della tesi del «martirio in odio alla fede» - è stata presentata dieci anni fa alla Congregazione vaticana dal locale tribunale canonico, a chiusura di un lungo processo diocesano iniziato nel 1957.
Il prossimo 4 ottobre a presiedere la celebrazione della beatificazione saranno il vescovo di Trieste Mons. Eugenio Ravignani e, in rappresentanza del pontefice, l'arcivescovo Angelo Amato, dallo scorso 8 luglio Prefetto della Congregazione delle  Cause dei Santi.                             

(Fonti: Wikipedia e il quotidiano “Il Piccolo”)

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LISIEUX (Francia), domenica 19 ottobre 2008
Cerimonia di Beatificazione nella Basilica Santuario di Santa Teresa dei:
VEN.LOUIS JOSEPH MARTIN E MARIE AZELIE GUERIN MARTIN
 

Luigi Giuseppe Stanislao Martin nasce a Bordeaux il 22.8.1823 e muore Saint Sèbastien de Morsent, a La Musse, il 29.7.1894, mentre Zelia Guèrin nasce il 23 dicembre 1831 a Gandelain, sobborgo di Saint Denis sur Sarthon nell’Orne, Francia nord-occidentale, e muore di cancro il 28 agosto 1877. Hanno nove figli, di cui sono sopravvivono solo cinque figlie, diventate tutte religiose.
 Nella loro giovinezza avevano aspirato ambedue alla vita religiosa, ma formano  una famiglia, animati dalla preoccupazione principale del bene spirituale delle figlie.
Teresa scriverà: "Avevo soltanto buoni esempi intorno a me, naturalmente volevo seguirli". Essi creano un ambiente familiare di grande laboriosità e di forte sensibilità di fede, che porterà tutte e cinque le figlie a consacrarsi al Signore nella vita relIgiosa. “Quando abbiamo avuto i nostri figlioli - scrive Zelia nel 1877 - le nostre idee sono un po' cambiate: non vivevamo più che per loro, questa era la nostra felicità. Insomma tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso”.
   Non inganni quel "ci riusciva facilissimo", non si riferisce alla facilità delle circostanze, che invece furono durissime, ma alla certezza che quelle circostanze facevano parte di un disegno buono di Dio. E l'amore tra Luigi e Zelia sembra proprio consistere nell'aiuto a scoprire questa positività.
   L'affronto del dolore e delle difficoltà è uno degli aspetti che rende moderna questa coppia di 150 anni fa e l'educazione dei figli è un altro, con un'attenzione centrata su ciò che formava il loro animo. Come si deduce dalla dichiarazione delle figlie al processo di beatificazione di Teresa: “La nostra mamma vigilava con grande attenzione e la più piccola mancanza non era lasciata senza rimprovero. Era un'educazione buona e affettuosa, ma oculata e accurata”. Analoga immagine si ricava dai ritratti che Teresa fa di suo padre. A questa accuratezza e attenzione non creava ostacoli il lavoro. Già, perché i Martin lavoravano entrambi, e con mestieri impegnativi: un laboratorio di orologiaio Luigi, imprenditrice tessile lei: “Se avessi lavoro tre volte di meno - scrive Zelia alla cognata - ne avrei ancora abbastanza per non stare spesso senza far niente... un lavoro così dolce occuparsi dei propri figlioletti! Se non avessi da fare che quello, mi sembra che sarei la più felice delle donne. Ma bisogna bene che lavoriamo per procurare loro una dote”.
  In ogni caso la vera dote lasciata dai Martin è la testimonianza della fede, come dimostra santa Teresa quando ringrazia di aver avuto “genitori degni più del Cielo che della Terra”.                                       

  Carmelo Randello e Riccardo Cascioli   
                                                                                             (fonte:www.santiebeati.it

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CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI

 

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 3 luglio 2008 Benedetto XVI ha ricevuto in udienza privata il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti Decreti relativi a miracoli, martirii e virtù eroiche di Beati e Servi di Dio.

A-Prossimamente “SANTI”

   Sono stati promulgati i decreti riguardanti un miracolo attribuito all’intercessione dei seguenti Beati, per i quali verrà fissata quanto prima la data della Cerimonia di Canonizzazione.

1 - Beato DAMIANO GIUSEPPE DE VEUSTER (1840-1899)
 - un miracolo attribuito all'intercessione del Beato Damiano Giuseppe De Veuster, Sacerdote professo della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria nonché dell'adorazione perpetua del Santissimo Sacramento dell'altare, belga. Nasce il 3 gennaio 1840 a Tremelo, in Belgio.
Entrò nella Congregazione dei Padri dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Lovanio e, nel 1863, partì missionario per le Isole Hawaii.
Fu ordinato sacerdote il 21 maggio 1864 ad Honolulu.
Nel 1873 decise di andare a vivere nell’isola di Molokai dove erano confinati i lebbrosi; qui, al servizio di malati allora incurabili, conobbe una gioia impensabile: visse accanto a loro incurante del contagio, facendosi fratello e amico di tutti. Fu un vero e proprio apostolo dei lebbrosi; la sua esperienza commosse l’opinione pubblica europea, risvegliando una forte solidarietà nei confronti di questi malati. Morì a Molokai il 15 aprile 1889, avendo anche lui contratto la lebbra. Patrono dei carcerati, è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 4 giugno 1995.

2 - Beato BERNARDO TOLOMEI (1272-1348)
 - un miracolo attribuito all'intercessione del Beato Bernardo Tolomei, Abate Fondatore della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto, italiano, dell'Ordi ne di San Benedetto (1272-1348).
Bernardo Tolomei, nacque a Siena il 10 maggio del 1272: al fonte battesimale ebbe il nome di Giovanni.
Dottore in Giurisprudenza nella sua città, condusse vita spensierata e gaudente, pur coltivando uno spirito di intensa preghiera e prodigandosi in opere di carità.   Dopo un periodo di vita interiore travagliata a motivo di una malattia agli occhi, nel 1313 si ritirò ad "Accona", podere di sua proprietà, con alcuni amici, che ne condividevano l'ideale spirituale, nella solitudine di una vita eremitica e penitenziale.
Nel 1319 abbracciò la Regola di San Benedetto e fondò il primo monastero con il nome di S.Maria di Monte Oliveto, tuttora esistente, divenuto ben presto centro di un fiorente movimento monastico, che nei secoli XIV e XV raggiunse una notevole espansione nelle varie regioni d'Italia. Giovanni fin dall'inizio della sua "conversione" vestì l'abito bianco e cambiò il nome in Bernardo per devozione verso il grande cantore della Vergine Maria, S.Bernardo da Chiaravalle. Nel 1348 concluse la sua vita terrena, già arricchita da molte virtù, con un atto eroico di carità. Durante la terribile pestilenza, ben nota nelle fonti storiche e nei testi letterari, ritornato nella città natale di Siena per assistere i confratelli e i concittadini colpiti dal pestifero morbo, ne fu a sua volta contagiato e morendo offrì al Signore la sua vita in sacrificio di soave odore, realizzando così il Vangelo che dice: "non c’è amore più grande che dare la vita per gli amici".

3 - NUNO di SANTA MARIA ALVAREZ PEREIRA (1360-1431)
- un miracolo attribuito all'intercessione del Beato Nuno di Santa Maria Àlvares Pereira (al secolo: Nuno), Laico professo dell'Ordine dei Frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, portoghese (1360-1431).
Da tempo immemorabile la gente prega il Beato Nuño de Santa Maria Alverez Pereira, gran comandante in capo del Portogallo, conosciuto come "il santo comandante". Tuttavia Papa Urbano VIII (1623-1644) bloccò la venerazione di alcuni Servi di Dio che erano morti in odore di santità ma non erano stati ancora beatificati o canonizzati dalla Santa Sede. Allo stesso tempo il Papa istituì il processo di canonizzazione e proibì la prosecuzione di ogni pubblica venerazione dei non beatificati o canonizzati dalla Santa Sede. Alla fine del XIX secolo, fu introdotta l’istanza di beatificazione di Nuño de Santa Maria, affinché il culto del santo comandante potesse continuare. Tutte le formalità richieste furono espletate il 15 gennaio 1918 con una seduta plenaria della Congregazione per i Riti che approvò la ricognizione del culto del Beato Nuño per unanime acclamazione. Il Papa, Benedetto XV, il 23 gennaio ratificò la decisione della Congregazione con il Decreto Clementissimus Deus.
Il 13 luglio 2003 fu aperto il processo per analizzare la reale fama di santità e il culto del Beato Nuño per la canonizzazione. Il processo si è concluso il 3 aprile 2004.

2 -STEFANO DOUAYHY (1630-1704)
Le virtù eroiche del Servo di Dio Stefano Douayhy (AL-DWAYHĪ), Patriarca di Antiochia dei Maroniti; libanese. Stefano nacque in Libano, a Ehden, il 2 agosto 1630 nel periodo in cui i maroniti soffrivano l’oppressione Ottomana.
Fece la scelta di donare la vita al Signore. All’età di 16 anni, essendo già note le sue qualità morali e di intelligenza, fu invia to a studiare a Roma, nel Seminario dei Maroniti per ben 9 an ni. In questo periodo fu colpito da una grave forma di malattia agli occhi da giungere alla quasi cecità. Ma guarì in maniera inspiegabile per gli altri, ma per lui era certo l’intervento della Vergine Maria di cui era molto devoto. A 25 anni rientrò in Libano. Venne ordinato sacerdote. A 40 anni fu quindi nominato Patriarca della Chiesa maronita e vi restò dal 1670 alla sua morte nel 1704, facendo immensamente del bene, nonostante le tante avversità con cui dovette misurarsi.
  E’ ancora oggi considerato uno degli storici arabi più notevoli del XVII secolo,  era noto come il “Padre della storia maronita”, “Il secondo San G.Grisostomo”, “Lo splendore della nazione maronita” e anche “La gloria del Libano e dei Maroniti”.
  Il 3 luglio 2008 è stato dichiarato Venerabile da Benedetto XVI.

3 - BERNARDINO dal VAGO da PORTOGRUARO (1822-1895)
Le virtù eroiche del Servo di Dio Bernardino dal Vago da Portogruaro (al secolo: Giuseppe), Arcivescovo titolare di Sardica, dell'Ordine dei Frati Minori.
Giuseppe è nato a Portogruaro il 15 gennaio 1822. Giuseppe era infatti il suo nome di battesimo, datogli dai genitori Antonio Dal Vago e Nicoletta Antonia Barbarigo trasferitisi da Venezia a Portogruaro, dove Antonio esercitò la professione di farmacista. Morirà a Quaracchi - Firenze il 7 maggio 1895 a 73 anni. E Bernardino scelse di entrare nell’Ordine dei Frati Minori. Dotato di rara intelligenza e di santità di vita, esercitò il suo ministero prima come dotto insegnante, grande predicatore e ricercato direttore di spirito poi Padre Provinciale dei Frati del Veneto ed infine Ministro Generale dell’Ordine dei Minori dal 1869 al 1889.
   Le dolorose vicende della soppressione degli, Ordini Religiosi non solo in Italia ma anche in diversi paesi dell’Europa avevano reso difficile se non impossibile la sopravvivenza dei numerosi conventi. Per salvare l’Ordine e metterlo quindi nella possibilità di continuare a svolgere la sua missione storica, era necessario salvarne o ricostruirne il tessuto organizzativo. Iniziò allora a percorrere tutte le strade dell’Italia e dell’Europa visitando le province francescane dell’Austria, Bosnia, Polonia, Ungheria, Inghilterra, Irlanda, Spagna, Portogallo. Pur cagionevole di salute non si sottrasse a questa fatica tanto da essere considerato un rifondatore e ricostruttore dell’Ordine. Diede vita ad opere innumerevoli tra le quali meritano particolare memo ria il Collegio Internazionale di S. Antonio a Roma, il Collegio Quaracchi (FI) dove morì nel 1895. Diede ulteriore impulso alle Missioni Francescane nel mondo.
   Fu consigliere e Padre Spirituale di numerose fondatrici di Congregazioni religiose femminili, nate nella seconda metà dell’ottocento. Iniziò la pubblicazione della rivista ufficiale “Acta Ordinis” con la preziosa collaborazione di un’altra grande figura francescana e figlio della nostra terra, P. Fedele di Fanna. La sua santità si è diffusa un po’ ovunque soprattutto rinnovando lo spirito di generazioni di frati minori che ritrovarono in P. Bernardino un maestro sicuro di fede, un cultore della storia dell’Ordine e un intrepido missionario. (http://www.ofmve.it)

4 - GIUSEPPE DI DONNA (1901-1952)
Virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe di Donna, Vescovo di Andria, dell'Ordine della Santissima Trinità.
«Un esemplare missionario e pastore», ha ancora evidenziato il vicario zonale don Felice Di Palma, «di una intelligenza chiara, di un cuore ardente sempre disponibile ad operare per la libertà dei suoi fratelli». Per il sindaco Lanfranco Di Gioia, «nonostante siano passati ormai 54 anni dalla sua morte restiamo sempre più estasiati di fronte a questo uomo semplice e umile, ma capace di grandi cose come solo i Santi sanno fare».
Nato a Rutigliano nel 1901, andò nel 1926 in Madagascar, dove operò per dodici anni nella missione di Miarinarivo. La sua proficua attività apostolica in Africa si con cluse nel 1939, quando papa Pio XII lo nominò vescovo, assegnandogli la diocesi di Andria. Qui dovette fare i conti con le drammatiche tensioni sociali che si svilupparono nell'immediato dopoguerra, ponendosi sempre al fianco dei più deboli e degli indifesi. Quattro anni dopo la sua morte (1952) venne istituito il tribunale per la causa di beatificazione e canonizzazione. La Congregazione per le cause dei santi ha già accertato la fama di santità con la quale fu accolta dai fedeli la sua morte.

5 - MARIA BARBARA DELLA SS.TRINITA’ MAIX (1818-1873)
Le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Barbara della Ss. ma Trinità Maix (al secolo: Barbara), Fondatrice della Congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria.
Madre Barbara nasce a Vienna il 27 giugno 1818.
Giovane, coraggiosa, incrollabile nella fede e nell’amore di Dio, si impegna a favore del popolo, senza mai esitare.
Espulsa dalla sua terra a causa della situazione politica regnante, si imbarca per il Brasile. Il 9 novembre 1848 giunge a Rio de Janeiro con 21 compagne, senza denaro, senza conoscere nessuno, senza sapere la lingua, con molta fame, ma piena di fiducia in Dio e nella Madonna.
La sua vita, dedicata a Dio, ai fratelli, specie ai più biso-gnosi, è segnata da molte sofferenze, malattie, povertà, lotte ed apparenti insuccessi.
Sull’esempio di Maria, abbandonata alla volontà del Padre, Barbara risponde “” alla chiamata del Signore. L’8 maggio 1849 fonda la Congregazione delle Suore dell’Immacolato Cuore di Maria. Muore il 17 marzo 1873, lasciando in eredità il “Perdono”. I suoi resti mortali sono custoditi nella Cappella s.Rafaele - Via Riachuelo 508 – Porto Alegre, R.S. – Brasile.


6 - PIO KELLER (1825-1904)
Le virtù eroiche del Servo di Dio Pio Keller (al secolo: Giovanni), Sacerdote professo dell'Ordine di Sant'Agostino. Nato in Germania nel 1825. E’ stato Superiore della Provincia agostiniana tedesca.

7- ANDREA HIBERNON GARMENDIA (1880-1969)
Le virtù eroiche del Servo di Dio Andrea Hibernón Garmendia (al secolo: Francesco Andrea), Fratello professo dell'Istituto dei Fra-telli delle Scuole Cristiane; spagnolo.

8 - CHIARA BADANO (1971-1990)
Le virtù eroiche della Serva di Dio Chiara Badano, giovane Laica. «Mamma, i giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene». È il messaggio che Chiara Badano, soprannominata “Chiara Luce”, ha lasciato alla gioventù di oggi.
Nata a Sassello il 29 ottobre 1971 dopo che i genitori l’avevano attesa per undici anni. Pochi i suoi anni di vita, ma tutti in ascesa. E’ ricca di doti, intelligente, bella e sportiva, vivace, attiva, con un sorriso che conduce immediatamente alla comunicazione. Nel giorno della Prima Comunione riceve in dono un vangelo. E’ per lei un grande regalo che apprezza moltissimo ed affermerà: «Come per me è facile imparare l'alfabeto, così deve esserlo anche vivere il Vangelo!»  Nel 1980, A 9 anni, entra come Gen nel Movimento dei Focolari e a poco a poco vi coinvolge i genitori. Scopre in Dio Amore l’ideale di vita: colma di gioia, la diffonde intorno a sé. Predilige i piccoli, gli umili e i poveri, soprattutto i bimbi dell’Africa che vorrebbe raggiungere come medico.
 Da allora la sua vita sarà tutta in ascesa, nella ricerca di «mettere Dio al primo posto».  Durante il periodo di studi di liceo classico, a soli 17 anni, viene colpita da un tumore; non si arrende: si affida alla volontà di Dio e va incontro a Gesù con amore di sposa. Ragazza normale, è straordinaria nel suo vissuto quotidiano.
 Per Chiara la  malattia è un dono: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io». Ella irradia serenità e pace, aiutando e confortando chi l’avvicina. «...I giovani sono il futu ro. Io non posso più correre,però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene!». La morte non le fa paura, ma continua a regalare il suo meraviglioso sorriso a quanti l’avvicinano.  
Aveva detto alla mamma: «Non chiedo più a Gesù di venire a prendermi per portarmi in Paradiso, perché voglio ancora offrirgli il mio dolore, per dividere con lui ancora per un po' la croce». Convinta dell’amore di Dio esclama: “«Dio mi ama immensamente». E’ il 7 ottobre 1990, quando dopo una notte molto sofferta, raggiunge il meritato premio del cielo. Queste le sue ultime parole: “Mamma, sii felice, perché io lo sono. Ciao”. Ancora un dono: le cornee.                                                 

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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI

 

 

IL CULTO DELLE IMMAGINI SACRE

 

DON ALFREDO RISPONDE SUL SITO CATTOLICO “TOTUS TUUS


1 - Gentile Don Alfredo, vorrei porle una mia domanda. Alle immaginette sacre bisogna dare devozione totale? Mi spiego: un pomeriggio ho notato per strada una immaginetta della Vergine Maria. Dopo averla guardata e raccolta, ho visto che era rovinata e così l'ho lasciata su una panchina e poi è caduta a terra. Ho sbagliato? Dovevo custodirla comunque? E se sì è un grave peccato? Sembra una domanda strana ma è che non so come devo comportarmi in queste situazioni.
La Chiesa cosa dice riguardo alle immaginette sacre? Grazie per tutto quello che farà per me e complimenti per le sue risposte, sono davvero importanti per tutti.                               Alessandro

2 - Caro Alfredo, ho fatto una ricerca biblica sull'idolatria dalla quale sono risultate decine e decine di versi dove chiaramente Dio è contrario ad ogni forma di idolatria ed in particolar modo all'ado- razione di immagini e statue, vedi i dieci comandamenti e la domanda sorge spontanea: come mai si adorano le statue di Gesù e di Maria? Deuteronomio 16:22 e non piazzerai nessuna statua; cosa che il SIGNORE, il tuo Dio, odia.


RISPOSTA

Mi sono giunte queste due domande: così, rispondendo ad Alessandro, posso anche confu tare anche gli errori contenuti nel secondo mail.
Caro Alessandro, non hai fatto nessun peccato, anche se hai lasciato l'immagine sacra sulla panchina; l'immagine sacra è solo un pezzo di carta, utile strumento per accrescere la nostra devozione, e niente di più. Il fatto che si possa anche buttare via un'immaginetta, è la chiara e lampante dimostrazione che noi cattolici non adoriamo le immagini sacre: le vene-riamo, cioè le usiamo come strumento, perché l'uomo, fatto non solo di anima, ma pure di cor po, ha bisogno anche di cose corporee per elevare lo spirito. Il buon senso ci dice poi di trat tare bene le immagini sacre vecchie o sciupate. Come portiamo riguardo alla fotografia di un nostro caro, senza adorarlo, e, in caso dovessimo distruggerla, non la butteremmo in luoghi particolarmente vili, così dobbiamo fare con le immagini sacre. Nessuno oserebbe dire che - perché non butto la vecchia foto della nonna nel gabinetto - "adoro" la nonna o la sua foto.
Concludo riportando alcune domande dal Catechismo Maggiore di San Pio X, che illustrano bene tutto la questione.

358-Che cosa è Idolatria? R. Si chiama idolatria il dare a qualche creatura, per esempio ad una statua, ad un'immagine, ad un uomo, il culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo.

359 - Come si trova espressa nella Sacra Scrittura questa proibizione? R. Nella Sacra Scrittura si trova espressa questa proibizione con le parole: Tu non ti farai scultura, né rappresentazione alcuna di quel che è lassù nel cielo e quaggiù in terra.E non adorerai tali cose,né ad esse presterai culto.

360 - Proibiscono queste parole ogni sorta d'immagini? R. No certo; ma solo quelle delle false divinità, fatte a scopo di adorazione, come facevano gli idolatri. Ciò è tanto vero che Iddio stesso comandò a Mosè di farne alcune, come le due statue di cherubini sull'arca, e il serpente di bronzo nel deserto.

367- Il primo comandamento proibisce forse di onorare ed invocare gli Angeli e i Santi?  No, non è proibito onorare e invocare gli Angeli e i Santi; anzi dobbiamo farlo, perché cosa buona e utile e dalla Chiesa altamente raccomandata, essendo essi gli amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui.

369 - Possiamo onorare anche le sacre immagini di Gesù Cristo e dei Santi? R. Sì, perché l'onore che si rende alle sacre immagini di Gesù Cristo e dei Santi si riferisce alle loro stesse persone.

370 - E le reliquie dei Santi si possono onorare? R. Sì, anche le reliquie dei Santi si debbono onorare, perché i loro corpi furono vivi membri di Gesù Cristo, e templi dello Spirito Santo, e debbono risorgere gloriosi all'eterna vita.

371-Che differenza vi è tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi?
R. Tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi vi è questa differenza, che Iddio lo adoriamo per la sua infinita eccellenza, e i Santi invece non li adoriamo, ma li onoriamo e veneriamo come amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui.
Il culto che si rende a Dio si chiama latria cioè di adorazione, ed il culto che si rende ai Santi si chiama dulia cioè di venerazione ai servi di Dio; il culto poi particolare, che prestiamo a Maria santissima, si chiama iperdulia, cioè di specialissima venerazione, come a Madre di Dio.              

(Fonte: Totus Tuus)


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CONSERVAZIONE E RESTAURO DELLE IMMAGINETTE SACRE

Credo che in ogni raccolta di immaginette sacre, o santini, ci sia un certo numero di esemplari in non perfette condizioni di conservazione; d’altra parte la peculiarità stessa dell’oggetto ed il suo impiego sono alla base del suo degrado e del suo deterioramento, cui si uniscono i danni che il tempo irrimediabilmente – specie negli esemplari antichi – provoca. Molti collezionisti, a fronte di problemi quali la conservazione ed il ripristino delle condizioni ottimali, applicano ai loro santini soluzioni non sempre ortodosse, provocando danni ancor più consistenti, compromettendo irreparabilmente l’oggetto.
Lavaggi in soluzioni saponate o altamente alcoliche, drastiche puliture con la patata o con la mollica del pane, uso di collanti vinilici o acrilici …..non vado oltre!
E, soprattutto i danni restano, o aumentano… Il restauro, anche il più attento ed oculato, è sempre un atto violento che si compie nei confronti dell’opera in oggetto, ed è bene quindi valutare attentamente tutte le condizioni prima di seguitare qualsiasi intervento. Vorrei quindi dare alcuni piccoli suggerimenti che potrebbero aiutare molti collezionisti ad affrontare e risolvere nel miglior modo possibile i problemi connessi al restauro ed alla conservazione delle immaginette sacre.
Bisogna innanzi tutto distinguere i danni relativi al supporto dai danni che interessano l’immagine, ossia alla stampa. I primi sono sostanzialmente i più frequenti, e relativamente anche i più semplici da risolvere e riparare, rispetto ai secondi, più rari ma sicuramente i più problematici. Il supporto, a prescindere dalla natura, è sottoposto ad una serie di sollecitazioni che possono nel tempo causare danni di diverso tipo, dagli strappi alle abrasioni, alle forature, e via dicendo, solo per citare i più comuni. I danni relativi alla stampa dipendono molto spesso dallo stato di conservazione delle immaginette, o all’intervento di agenti chimici esterni.
Danni del supporto.
Gli strappi del supporto, sia esso cartaceo o tessile, senza aspor-tazione di parti dello stesso si possono risolvere ricongiungendo le parti interessate mediante un collante naturale (colla di farina o di coniglio). Sono assolutamente da evitare collanti vinilici o acrilici, o naturali quali la colla di pesce. Il collante più comune è la cosiddetta colla di farina, che si ottiene sciogliendo in acqua tiepida della comune farina da cucina, fino ad ottenere un impasto fluido ed omogeneo, da applicare a pennello o con l’ausilio di una piccola spatola.
La colla di coniglio (reperibile in tutti i negozi di articoli per restauro) è un composto meno blando del precedente, ma oggettivamente molto più costoso; la preparazione e l’applicazione è analoga alla precedente.
Ambedue i collanti sono assolutamente reversibili all’acqua, condizione indispensabile per ogni tipo di intervento conservativo.
Sia prima che dopo l’applicazione del collante, l’immaginetta va tenuta sotto pressa (all’occorrenza va bene anche una pila di libri) per almeno 48 ore..
Gli strappi con asportazione del supporto si possono restaurare ricostruendo le parti mancanti.
La prima operazione è la scelta del nuovo supporto, che deve essere compatibile, per grana e tonalità, all’originale. E’ in ogni modo preferibile utilizzare una carta a tinta neutra e grana media. Il santino viene quindi adagiato sul foglio di carta, e con una matita si disegnano i margini dello strappo; si ritaglia la porzione di foglio facendo particolare attenzione ai margini segnati, che dovranno perfettamente coincidere con lo strappo del santino. Le parti da unire dovranno essere leggermente abrase con un bisturi (o una lametta da barba) al fine di creare le barbe alla carta, fondamentali per l’applicazione del collante.
La ricongiunzione delle parti si ottiene mediante l’applicazione di colla di farina o di coniglio, le cui modalità sono state prima descritte.
Talvolta il supporto presenta tracce di collanti sul retro (era consuetudine incollare i santini nei posti più disparati, dai mobili alle porte, etc..). Questo problema può essere risolto immergendo l’immaginetta in una soluzione a bagnomaria, composta al 50% di acqua distillata, 25% di alcol etilico e 25% di acetone ,per un tempo massimo di 2h.
Il collante può essere poi asportato meccanicamente con l’ausilio di un bisturi.
Dopo l’evaporazione del solvente il santino va sottoposto a pressatura.

Danni alla stampa

I danni relativi all’immagine sono di difficile risoluzione, anche perché molto spesso sono irreversibili. Quando il danno è particolarmente esteso è comunque preferibile non intervenire. I danni più comuni sono causati dall’azione di agenti chimici quali inchiostri e collanti. 
Le abrasioni sono generalmente causate dalla frizione meccanica delle dita o dalle pagine di un libro nel quale l’immaginetta è stata riposta per un lungo periodo.
La rimozione dello sporco superficiale può essere fatta mediante un bastoncino cotonato  imbevuto in acqua distillata, leggermente strofinato sulla superficie da pulire; nei casi più tenaci si può utilizzare una soluzione al 50% di acqua distillata e alcol etilico, da utilizzare anche a bagnomaria in situazioni più gravi.
La rimozione di inchiostri e collanti può essere effettuata, a bagnomaria, con una soluzione al 50% di alcol etilico, 25% di acetone e 25% di acqua. Tenere presente che tale soluzione, oltre rimuovere gli agenti chimici, può talvolta arrecare danni irreversibili alla stampa stessa, soprattutto se si tratta di cromolitografie. Perciò consiglio di agire con cautela in questo genere di problemi.
Le abrasioni, generalmente, comportano una piccola perdita della stampa, con la relativa comparsa del fondo cartaceo neutro; a questo problema si può ovviare con il rifacimento ad acquerello del colore, con la tecnica del rigatino, ben nota a chi opera nel restauro di opere pittoriche.
Tale tecnica, assolutamente irreversibile,permette la ripresa del colore o della composizione, senza alterazioni tonali brusche e violente.
Il colore viene applicato mediante un sottilissimo pennello, creando una serie di bastoncini verticali molto vicini, e per tonalità separate e sovrapposte (partendo da quelle più blande fino ad arrivare alle più forti).
Tale tecnica può essere applicata anche per le parti ricostruite, specie in quelle molto estese dove la tinta neutra può visivamente disturbare.

Danni di origine organica

La comparsa di muffe o di aloni, così come danni causati da insetti, sono molto frequenti e generalmente sono di difficile soluzione.
E’ assolutamente sconsigliato l’uso di pesticidi o di prodotti chimici; molto spesso l’unica soluzione efficace è un’opportuna conservazione che garantisca al santino un adeguato ricambio d’aria, evitando raccoglitori plastificati o con forti pressioni all’interno.
Una delle soluzioni può essere l’uso di angolari plastificati adesivi, e di album porta-foto con interspazio tra i fogli, al fine di garantire una buona ossigenazione della carta; tale accortezza porterà nel tempo alla scomparsa delle muffe e degli aloni.
L’uso di solventi chimici, così come l’applicazione di colle naturali, sono assolu-tamente da evitare per i santini colorati a mano, poiché l’utilizzo di tali sostanze comporterebbe danni irreversibili ai colori, generalmente tempere solubili in sostanze acquose.                        
                                                                                   

 Piergiorgio Granata

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SULLA "FILICONIA"  


  Il socio avv .BIAGIO GAMBA ci ha inviato l’unito contributo sul neologismo “filiconìa” che volentieri pubblichiamo:
   Sfogliando  vecchi numeri della nostra circolare mi sono soffermato su alcuni articoli scritti dal socio Attilio Gardini in riferimento alla creazione del neologismo filiconia, con cui si dovrebbe identificare l'attività di studio e di raccolta sistematica, rectius collezionismo, delle immaginette religiose.
    L'etimologia del termine proviene dal greco filos (amico) ed eicon (immagine).
   Da appassionato collezionista e cultore di santini ritengo che la parola coniata da Gardini sia perfettamente appropriata e, aggiungerei, necessaria.
  Essa è la naturale e più idonea sintesi terminologica di quello che è ormai un fenomeno, inteso proprio nel senso di  “fatto degno di considerazione”, qual è appunto il collezionismo di immaginette religiose.
   Se la passione per questi piccoli pezzi d'arte ha radici antiche, oltreché motivazioni diverse che variano da soggetto a soggetto, il collezionismo di essi è fenomeno recente, che ha raggiunto una rilevanza tale da non poter essere trascurato e relegato fra le cosiddette “raccolte curiose”, alla stessa stregua della raccolta di tappi o di gomme da cancellare.
   Si obietterà che il neologismo in questione si riferisca  più genericamente all'imma gine, a tutte le immagini sacre, mentre l'immaginetta religiosa risponde a peculiari caratteristiche. Se questo è vero da un punto di vista strettamente etimologico, è anche vero che stiamo parlando di un neologismo, vale a dire di un termine nuovo, che può assumere un significato preciso nel momento in cui viene accettato ed utilizzato con preciso riferimento al fenomeno che vuole identificare: lo studio e il collezionismo di immaginette religiose.
    D'altra parte anche il termine filatelia, universalmente accettato per identificare il collezionismo di francobolli, etimologicamente deriva dal greco filos (amico) e atéleia, termine  che significa esenzione da una tassa.                    

 Biagio Gamba  
                                                                    (http://collezionaresantini.blogspot.com)

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SANTINI... VERO E PROPRIO VALORE CULTURALE

   Nel 1983 Daniela Pozzi Editore lanciò sul mercato il libro di Michele Falzone del Barbarò con il titolo: “SANTI DI PIZZO”. La presentazione è dell’Arcivescovo di Torino Card. Anastasio Ballestrero che esordisce scrivendo:
    “L’attenzione ai segni espressivi della religiosità popolare sta oggi manifestandosi in modi molteplici e in dimensioni che talvolta costituiscono vero e proprio valore culturale”

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EROI, MARTIRI, VERGINI
Dal 9 agosto in edicola i "Santini da collezione"

di Antonio Gaspari


     Dal 9 agosto, per 60 settimane, le edizioni Hachette (http://www.hachette-fascicoli.it/) distribuiranno in edicola i "Santini da collezione", un'opera editoriale che tra devozione, tradizione e preghiera raccoglie la storia del cristianesimo raccontata dalle immagini sacre, più note come "santini".
In ogni fascicolo, insieme alla biografia, all'iconografia, al culto e alle tradizioni di ogni santo, ci sarà la riproduzione fedele dei santini d'epoca.
   Si tratta di preziose immagini, dal 1600 fino ai primi del XX secolo, scelte dalla collezione privata di Graziano Toni, uno dei maggiori collezionisti europei.
I santini sono stati riprodotti integralmente, anche con il tipo e la coloritura della carta d'epoca, da Gianni Grande della Tipolitografia F.G di Savignano sul Panaro (Modena), specializzato in riproduzioni e opere d'arte e volumi preziosi.
   La Tipolitografia F.G. ha una grande tradizione nella riproduzione di opere antiche, quali il "Libro d'Ore Visconti" (o Offiziolo Visconti) uno splendido codice miniato, conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, realizzato in due tomi tra la fine del Trecento e i primi anni del Quattrocento per la famiglia Visconti.
  
Per comprendere le ragioni e le finalità di questa coraggiosa impresa editoriale, ZENIT ha intervistato Simona Manacorda, che dirige la redazione di Hachette.  Da dove è nata l'idea di pubblicare un opera di santini?
Manacorda: Dopo il grande successo di "Rosari e corone devozionali", giunta già a più di 50 uscite, ab biamo pensato di dare voce a un altro campo dove devozione e collezionismo si incontrano in manufatti di grande interesse storico-artistico e religioso.
Insomma, in un momento di grande fioritura di pubblicazioni e articoli sacri ai più diversi livelli e ambiti, sia editoriali che commerciali, ci è sembrato giusto restituire ai santini il posto di primo piano che spetta loro, anche perché rappresentano il primo e più immediato contatto con l'immagine sacra, semplice, alla portata di tutti e che tutti ricordano con affetto e nostalgia.
  
Un'opera di queste dimensioni non è mai stata tentata finora. Quali sono stati i risultati dei vostri sondaggi? Quali risultati pensate di raggiungere? Qual è il numero minimo di vendite necessario per dare ragione all'investimento?
Manacorda: Non è esatto, perché prima di noi è stato pubblicato qualche anno fa un album dei santini sulla falsariga di quelli delle figurine adesive che ha avuto un ottimo successo. Le ricerche di mercato hanno avuto nel nostro caso un esito positivo, anche se non eccezionale, forse per la grande quantità di prodotti che affollano oggi le nostre edicole, ma sufficienti a tentare il lancio nazionale.
Per un'iniziativa editoriale di questo tipo si prevede per la prima uscita, con un prezzo promozionale molto basso, di distribuire almeno 80.000 fascicoli. Bisogna però tenere conto del fatto che, a partire dalla 2° uscita a prezzo pieno, si perde il 50% ca. degli acquirenti, che vanno diminuendo fino a attestarsi intorno all'uscita n. 15 e restare fedeli fino alla fine.

Il mondo che viviamo sembra essere sempre più secolarizzato. Cosa vi ha convinto a puntare sulla storia dei santi?
Manacorda: La secolarizzazione del nostro mondo moderno va di pari passo con un bisogno diffuso di spiritualità, che potremmo considerare il "rovescio della medaglia", dovuto anche a un diffuso bisogno di "speranza".

Quali sono gli argomenti che utilizzerebbe per convincere una persona ad acquistare quest'opera?
Manacorda: La curiosità, l'attesa, il ritorno all'infanzia, il valore estetico e culturale delle riproduzioni, semplicemente perfette e, naturalmente, l'esercizio di fede che è sotteso alla conoscenza della vita di ben 360 fra santi e sante.

Come si svolgerà la distribuzione? Si troverà ogni settimana in edicola oppure ci si potrà abbonare? Qual è il piano completo dell'opera?
Manacorda: Sarà posta in vendita ogni settimana in edicola, ma dopo i primi numeri gli edicolanti tendono a ordinare solo le copie che sono sicuri di vendere, per questo è consigliabile prenotarle o, meglio ancora abbonarsi, fin dalla prima uscita utilizzando la cartolina allegata al fascicolo.

Qual è la qualità dei santini? Quali sono la storia e il valore artistico delle riproduzioni?
Manacorda: La qualità dei santini è eccellente, basti pensare che è riprodotto fedelmente non solo il fronte, ma anche il retro dove si trova la preghiera e di frequente anche una dedica, il nome della persona cui è appartenuto il santino originale...
Sono riprodotti perfettamente, i trafori, le dorature, le vernici speciali, la porporina, ma ciò che è stato soprattutto apprezzato dagli esperti è la cura nella restituzione della cromia. Tutto ciò è possibile grazie al lavoro di tecnici ed esperti specializzati nella riproduzione e stampa di antichi manoscritti e stampe d'epoca.
Inoltre, in ogni uscita, verranno forniti dei pratici angolini adesivi che permettono di applicare ogni santino sulla propria scheda agiografica contenuta nel fascicolo, come negli album di fotografie di una volta.  

(Fonte: Zenit, 25 luglio 2008)

Caro socio... vuoi dire il tuo parere?

    I soci che desiderano dare un loro parere su questa iniziativa della Casa Editrice Hachette possono indirizzare i loro commenti a:
AICIS- Segreteria - Via Merulana 137/a-10 – 00185 ROMA RM.
   Grazie a coloro che vorranno intervenire

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Continua la Rubrica “Iconografia. Figure e segni di protezione celeste”, della socia ELISABETTA GULLI GRIGIONI (foto a sinistra), già apparsi sul settimanale diocesano ravennate  “Il Risveglio” e che qui pubblichiamo grazie alla concessione del Direttore Don Giovanni Desio che ringraziamo.

  Si è fatto notare, nell’immaginetta raffigurante san Luca pittore proposta per la lettura nella precedente rubrica, che al bue (o toro) segno distintivo dell’Evangelista, mancavano le ali con le quali l’animale viene raffigurato nella sua completezza simbolica. Il fatto è molto frequente nelle immaginette devozionali.
Probabilmente, accanto all’indebolirsi di una circostanziata tradizione pittorica agiografica, agisce sugli artisti specializzati in raffigurazioni di piccolo formato una sensibilità estetica: la rappresentazione delle due propaggini pennute in uno spazio molto piccolo ne comporterebbe infatti una saturazione grafica con conseguente spiacevole perdita di chiarezza figurativa.
   L’assenza delle ali comporta comunque un indebolimento della forza simbolica identificatrice di cui esse sono depositarie, in grado, anche, di stabilire un contatto teologico con il clima della visione biblica apocalittica giovannea.
   L’uso del’animale come cavalletto, lungi dal dover essere considerato  una stravaganza iconografica,  invita a ricercare altre analoghe invenzioni, presenti nella pittura colta, come un quadro di Luca da Leida in cui appare San Luca seduto in groppa al toro di cui usa le corna in funzione di scrittoio, come è ricordato da James Hall nel già citato Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte.
  Anche altri santi (per esempio San Giovanni Evangelista che fa sorreggere il calamaio dall’aquila, sua simbolica compagna), intrattengono un rapporto collaborativo con il proprio animale in raffigurazioni soggettivamente creative.
   I destini di mediazione appartenenti a San Luca (medico cura i corpi, pittore ne interpreta i segni esteriori indici di spiritualità e di unione tra divino ed umano riscuotendo venerazione sia nella Chiesa Orientale che nella Chiesa Occidentale), sembrano diventare eredità di alcune Madonne a lui attribuite che, nel loro giungere miracoloso in Europa, portano con sé profonde tracce della loro origine orientale.
   Una Madonna per tradizione attribuita al pennello di San Luca, molto nota e venerata nella nostra regione [Emilia Romagna, ndr], è custodita sul Monte della Guardia sopra Bologna.
   La narrazione miracolosa vuole che la tavola dipinta sia giunta dapprima a Roma, portata da un pellegrino cui era stata consegnata nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli, prima residenza della sacra immagine, che però recava una scritta di avvertimento circa il definitivo luogo di culto: un “Monte della Guardia” di cui tutti ignoravano la collocazione geografica. L’arrivo a Bologna, grazie alle indicazioni ricevute dal pellegrino a Roma, è raffigurato nell’immaginetta qui riprodotta (litografia a colori della casa Sauer & Barigazzi di Bologna), edita nel 1910, l’8 maggio, in commemorazione del XV Cinquantenario dalla consegna dell’immagine.
  Un’altra immagine (attualmente simulacro scolpito ma forse, in origine, icona su tavola) che secondo il racconto di fondazione del Santuario è detta dipinta dall’Evangelista Luca, è la Madonna di Loreto nelle Marche, meta di pellegrinaggi, con la quale la Diocesi ravennate intrattiene un particolare rapporto devozionale che si manifesta specialmente attraverso l’annuale iniziativa del Treno della Grazia.
   L’arrivo dal mare scortata da angeli, seduta con il Bambino in braccio sul tetto della sua casetta di Nazareth, come appare in moltissimi santini (se ne propone qui una delle più popolari realizzazioni in cromolitografia) e incisioni antiche, ma anche in quadri di importanti pittori, custodisce una delle più intense e poetiche apparizioni miracolose mariane.
   In questo caso la mediazione mariana non si ferma al simbolismo della miracolo-sa trasvolata dell’Adriatico proveniente da un luogo di sosta vicino Tersatto nell’Illiria, ma acquisisce precisi e documentabili contorni storici cui si fa riferimento nella prossima rubrica. (continua).       
                                                                            

  ELISABETTA GULLI GRIGIONI
 

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SCRITTORI SANTI E SANTINI

A CURA DI e. emme


   Questa rubrica è nata per soddisfare una curiosità (speriamo condivisa).
   Ci siamo chiesti se in campo letterario si fosse talvolta fatto cenno ai santini. In altri termini, volevamo appurare se, al di là della saggistica sullo specifico tema delle immaginette sacre, scrittori e (perché no?) poeti, nelle loro opere, avessero ricordato in qualche modo i santini e, in caso positivo, conoscere i motivi di tale menzione, le finalità palesi o recondite e quali fossero gli aspetti considerati.
   I brani che abbiamo fino ad ora rintracciato e sottoposto alla vostra attenzione offrono già alcune risposte ai quesiti che ci siamo posti; tuttavia riteniamo che occorra una più ampia e approfondita indagine (cui se vorrete partecipare vi saremo grati) per giungere a considerazioni generali di qualche interesse.
   Al momento, quindi, continuiamo nella nostra opera di ricerca e selezione: questa volta riportiamo qui di seguito un brano in cui la presenza dei santini è determinante nel rendere stravagante e pittoresca la descrizione dell’abito della fattucchiera in un contesto di credulità, ignoranza e mistificazione dei valori.
                                                                                                                               

  e.emme
 

tratto da  “ILCANTO DELL’ORCO”
di Furio Bordon
Sellerio editore, Palermo 2007

  Il cortile era ampio, bianco di calce, con un portico tutto intorno. Nel centro, seduta eretta su una poltrona ricoperta di tappeti, c’era la strega: indossava un gonfio abito rosa-azzurro costellato di santini e sorrideva immobile sotto il sole come una bambola avvizzita. (…)
   Dalla parte opposta, in fondo al cortile, si snodava una fila di gente in attesa: vestivano quasi tutti di scuro, come per una cerimonia, e avevano portato con sé panieri di uova, frutta, caciotte, fiaschi di vino. (…)
   La vecchia fece segno a una donna che era la prima della fila. Questa avanzò con il capo coperto da un fazzoletto come in chiesa. Consegnò (…) un paniere d’uova, poi, a piccoli passi veloci, si portò di fronte alla strega, fermandosi con gli occhi bassi.
   “Mi vogliono male”, disse piano.
    La vecchia fece inginocchiare la donna e le serrò la faccia tra le mani, costringendola a sollevare lo sguardo.
   “Chi ti vuole male?”.
    Quella insaccò la testa nelle spalle: “Che ne so…?”.
   La strega, senza smettere di fissarla (…) cominciò a cantilenare una filastrocca ritmata (…)
   “Sciò, sciò, sciò!” concluse alla fine con un grido, e staccò le mani dalla faccia della donna.
   “Va’ in pace!” le disse sospirando di sollievo.
   Questa le baciò un lembo del vestito e tornò al suo posto turbata e commossa.

FURIO BORDON, triestino, si dedica alla scrittura e alla regia teatrale. Il suo maggior successo “Le ultime lune” è tradotto all’estero in venti lingue.

 

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Per correttezza nei confronti della socia PINA TROVATO comunichiamo che l’immaginetta indicata a pag.57 del Notiziario nr. 289 di Maggio-Giugno ’08 è stata inviata a tutti gli associati per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” da PINA TROVATO di Pozzallo e non da Giuseppe Furio di Manfredonia, come erroneamente indicato.

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RICERCA SANTINI

DON DAMIANO MARCO GRENCI
Cerco SANTINO o FOTOGRAFIA di SIMULACRI di Santi\Beati e Mariani in ARGENTO. Ricambio con santini secondo le tematiche del singolo collezionista. Grazie!

FLORIS GIUSEPPE – SINNAI (CA)
Dispongo dei seguenti doppioni della S.L.E. di Milano, prima serie: 2-4-8-12-18-22-24-33-45-76-82-90-92-97-98-99-139-141-163-164-167-171-173-179-198-200-228-237-293-294-309-311-317-323-328-331-335.
Sono invece alla ricerca dei seguenti numeri: 41-103-121-132-148-149-151-154-155-168-175-181-195-206-213-221-223-235-241-249-254-259-264-276-277-303-318-319-321-322-330-336.
Coloro che sono interessati allo scambio possono contattarmi telefonicamente.

GIUSEPPE MELONE –
Sono in possesso di grandi quantità di santini doppi.
Sarei oltremodo felice di venire incontro a quei soci collezionisti che desiderassero contattarmi per effettuare degli scambi.

BRUNI PRAMPOLINI –
Cerco santini moderni delle regioni di Abruzzo, Molise e Marche: Madon-ne e Santi Patroni locali. Non inviatemi Servi di Dio.

GIUSEPPE FURIO
Sono alla ricerca di santini, iconografia, preghiere e luoghi di culto, nonché notizie relative ai MARTIRI SIPONTINI o MARTIRI FORCONESI, venerati in Abruzzo, dove subirono il martirio, e in Molise. Essi sono: S.Giustino, s.Felice, s. Fiorenzo o Florenzo (ad Aquileia?), s.Giusta, s.Eusanio, s.Teodoro (a Gaeta?), s.Gratula, s.Teodosia, s.Umbrasia ed altri.
 

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  CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"

 

Padre LUCIO MIGLIACCIO, OMD, ha consegnato alla Segreteria AICIS l' immaginetta di San Giovanni Leonardi, Patrono dei Farmacisti, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.

Riportiamo qui appresso l’articolo di Padre Davide Carbonaro, OMD su San Giovanni Leonardi Patrono dei Farmacisti.
San Giovanni Leonardi citando in uno dei suoi Sermoni Dionigi l’Areopagita afferma: «ogni cosa è bellezza desiderabile ed amabile; ogni cosa è attratta dalla bellezza. In questo modo sembra che Dionigi voglia dirci che la bellezza in sé, è di così grande qualità e virtù che tutte le cose la bramano e la desiderano. Pertanto, ardisco affermare che non c’è realtà simile che conquisti e leghi a sé il cuore umano quanto la divina bellezza».  
(GIOVANNI LEONARDI, Sermone de divina pulchritudine).

Ci sembrava opportuno citare queste parole del Leonardi prima di presentare la nuova iconografia composta dal maestro Antonio Lomuscio che ritrae il Santo lucchese recentemente proclamato patrono dei farmacisti.
La tela sarà custodita e venerata presso la Chiesa di San Lorenzo in Miranda a Roma, sede del Nobile Collegio degli Speziali, che hanno commissionato l’opera per onorare il loro celeste protettore.

Lo sguardo e la statura
La figura del santo si staglia in primo piano con lo sguardo apparentemente fisso sullo spettatore. Sono gli occhi di chi contempla la profondità del Mistero ed è nascosto con Cristo in Dio (Col 3,3). L’angelo posto in primo piano, cattura l’attenzione dell’osservatore, è dà movimento gioioso alla scena. L’irruzione sembra distogliere il Leonardi dalla profonda orazione, mentre chi osserva si porta sul filo rosso che, nel muoversi vorticoso, lega fra loro i simboli delle opere compiute dal santo.
Lo sguardo del Leonardi allo stesso tempo severo e pacifico è un frammento di luce interiore che emerge dalla robusta personalità del riformatore della Chiesa, amico dei piccoli del Vangelo.
Nello scenario barocco, il santo, si erge in tutta la sua statura. Certamente, non per la forma fisica, ma per la statura spirituale. Rivestito dell’abito dei Chierici Regolari avanza su chi l’osserva come una fiamma che avvolgendosi s’innalza per congiungersi alla sua origine: il cielo. Il baricentro dell’immagine, segnala all’osservatore la postura delle mani. Quella sul petto dai tratti giovanili, individua il farmacista-chierico che lascia la spezieria per curare le piaghe della Chiesa, quella rivolta in basso, rugosa, è la mano dell’uomo maturo che ha lavorato costantemente nella vigna del Signore e ora indica nelle opere compiute l’eredità spirituale.
La veste è rigonfia quasi a rappresentare le vele di una barca riempite dallo Spirito che avvince i santi, li purifica come il fuoco nel crogiolo (Sap 3,6) e li fa brillare della luce intramontabile della Pasqua. La statura spirituale del Leonardi si misura con una colonna che fa da sfondo alla croce. E’ Cristo «Colonna della Verità», misura del discepolo credente «principio e fondamento» della vita interiore.

Il «filo rosso» della salvezza
La vera sapienza è rivelata dal Padre ai piccoli (Cf. Mt 11,25-27). C’è un filo rosso che attraversa la vita del Leonardi: «la salute delle anime». Il P. Bonafede, primo biografo del santo, riferisce che da giovane speziale a Lucca nella bottega del Parigi: «Chiamava quando era meno occupato, alcuni figlioletti ai quali con carità e semplicità grande insegnava l’oratione e le cose della nostra santa fede. Le quali ationi faceva con tanto zelo di carità che dava a conoscere che Dio l’haveva eletto non per esercitare lo speziale ma per procurare la salute di molte anime».
L’immagine del Leonardi nel nostro dipinto è circoscritta dal filo rosso, che da un verso è aggrovigliato intorno ad un ramo secco, dall’altro è tirato dall’ angelo che pieno di stupore ne provoca quasi per gioco il movimento sinuoso.
E’ il gioioso annuncio del Vangelo di salvezza che attraversa le aridità dell’uomo e della storia ed è consegnato dai «piccoli», eredi della sua novità trasformatrice.
 L’angelo è tra i libri. Il «libro» nell’iconografia classica del Leonardi è elemento essenziale.
Innanzitutto è il Vangelo per il quale ha donato la sua intera esistenza. E’ il Vangelo che ha annunziato da giovane farmacista, da chierico fondatore e riformatore della Chiesa.
E’ anche il libro della «Regola» offerta hai Chierici fondati nel 1574, nella quale ha raccolto e consegnato la sua esperienza carismatica. In definitiva, è il Vangelo vissuto, sperimentato, sofferto, annunziato. Vangelo ed angelo in greco hanno la medesima etimologia qui s’incontrano nella rappresentazione simbolica, e ricordano all’os-servatore, che la fatica apostolica del Leonardi non è altro che partecipazione all’opera evangelizzatrice che ha il suo vertice nella salvezza compiuta da Cristo.
La croce «medicina salutis»
Speculare al ramo secco è la croce con il serpente: l’albero della vita che salva l’uomo dai morsi del maligno (Cf.Nm 21,6-9).
L’episodio ricordato nel libro dei Numeri sarà ripreso dall’evangelista Giovanni che vede in Gesù il segno innalzato (Cf. Gv 3, 14). Il «serpentem aeneum», è dunque il sêmeion-Cristo nel quale il Padre manifesta la sua gloria e attira a sé l’umanità (Cf. Gv 8,28). D’altro canto, il simbolo del serpente, nel nostro dipinto, è richiamato nell’emblema dei farmacisti indicato dall’angelo. La scuola della Croce è sempre stata per il Leonardi la «cattedra dei Santi», «l’alfabeto di Dio» nel quale si rivela non solo il linguaggio dell’amore, ma Dio stesso. La Parola e il Crocifisso sono inscindibili. Nel libro della croce, afferma il Leonardi «si leggon tutti gli attributi di Dio e tutte le nostre miserie. Per questo dice Giovanni nell’Apocalisse di quello che era scritto dentro e fori».
La croce è dunque medicina salutis. Lo speziale di Lucca che distribuiva medicamenti per il corpo, nella croce riconosce il rimedio unico e indiscutibile per la salvezza del corpo e dell’anima. Fissare lo sguardo su Cristo «misura di tutte le cose», è nota caratteristica della spiritualità leonardina. La contemplazione del crocifisso-risorto ha segnato la vita del patrono dei farmacisti, rifugio nel tempo della prova, rimedio contro gli attacchi del maligno.
Così il Leonardi in un’orazione rivela i suoi sentimenti: «O Croce a te vengo, sicuro di recarti gioia. Vienimi incontro lietamente poiché tanto tempo ti ho cercata, ti ho desiderata, tanto tempo bramata e finalmente, ti ho trovata. In te finirò il mio viaggio, in te sarà confermata la mia fede».

Con la Madre di Dio nel cuore
Al centro del nostro dipinto è situata l’icona della Madre di Dio venerata nella Chie sa romana di Santa Maria in Portico in Campitelli. Il Leonardi ricevette dal papa Clemente VIII il santuario a lei dedicato sulle rive del Tevere nel 1601 stabilendovi la pri ma comunità romana dei suoi chierici e redigendo la prima «Narratione» dell’apparizione della prodigiosa immagine della Madre di Dio alla patrizia romana santa Galla, avvenuta secondo la tradizione nel VI secolo.

  

Tra le notizie raccolte dal Leonardi anche un’antica orazione che celebra la mater-nità di Maria ed il segno della prodigiosa apparizione con due tipologie bibliche: «le tavole della legge mosaica» (Cf. Es 24,12) ed «il serpente di rame innalzato nel deserto» (Cf. Nm 21,8). In effetti, Maria, continua nella Chiesa l’opera rivelatrice di Cristo e la sua vita è come «il prototipo di ciò che l’Ars Dei può formare da una materia umana che non si oppone a lui». Così recita l’antica oratio mariana: «Omnipotens sempiterne Deus, qui legem Moysi digito tuo in tabulis lapideis scriptam dedisti, et serpentem aeneum in eremo exaltari fecisti, concede quaesumus, ut hanc sacratissimam Genitricis Filii tui imaginem digito tuo formatam, et in hoc loco per sanctos angelos tuos mirabiliter exaltatam devote veneremur, cuius intuitu a mortifera antiqui serpentis peste, et a quibuscumque aliis corporalibus laesionibus liberemur». L’icona di Santa Maria in Portico è al centro della scena, sul cuore del Leonardi come sigillo e testamento spirituale. A questa immagine fanno eco le parole della Sposa del Cantico: «mettimi come sigillo sul tuo cuore» (Ct 8,6) e di riflesso quelle del Leonardi che amava ripetere ai suoi Chierici: «Fate alla Vergine Sposa un presente spirituale […] io vi ho offerti e donati tutti alla Regina degli Angeli, però non temete, che dovunque andarete, la trovarete in vostra protettione».

Uomo di scienza e di fede
Fides et ratio. Non divise ma unite nell’ardua ricerca della Verità. Nel simbolo della luce posta sul candelabro con accanto il mortaio, che richiama la nobile arte dello speziale, il maestro Lomuscio ha voluto indicare in sintesi l’esistenza del Leonardi.
Uomo di scienza e di fede; di cultura e di umile servizio ai doni dello Spirito.  
Nell’esercizio della riforma per curare i mali della Chiesa del suo tempo, il santo si fece più volte interprete presso i pontefici delle istanze di rinnovamento radicate nella conversione a Cristo e al suo Vangelo, perché i missionari della buona novella fossero «come lucerne poste sul candeliere», chiamati a risplendere per la trasparenza della vita quali custodi della Verità.
Da buon chimico il Leonardi sapeva che le cose si compongono una insieme all’altra; si aggiungono, non si sostituiscono.
Per questo un buon progetto di riforma ha come prerogativa la cura dell’interiorità e la ricerca della Verità, una sorta di «alchimia spirituale» che rigenera l’uomo nuovo, appartenente unicamente a Cristo e alla sua Chiesa.
La «pedagogia cristiana» proposta dal Leonardi, parte dalla cura dei piccoli si prolunga nel servizio di riforma del tessuto ecclesiale e prosegue verso gli orizzonti delle «nuove terre» che attendono il Vangelo di Cristo. E’ l’ultima opera del Leonardi che, poco tempo prima della sua morte avvenuta il 9 ottobre del 1609, pone le fondamenta del Collegio di propaganda fide, seme deposto nella terra in attesa di una abbondante fioritura.
Il dipinto segnale questa ultima fatica del Leonardi attraverso il simbolo dell’astrolabio posto dietro le sue spalle per indicare che l’intuizione profetica sarà nelle mani della Chiesa che in ogni tempo proporrà a tutte le genti l’annuncio universale di salvezza.
                                                                                      

 P. Davide Carbonaro OMD

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Il socio Dr. LORENZO PERRONE di Milano ha trasmesso l’ immaginetta del Beato Carlo I d'Asburgo per “Un santino per ogni socio” ed il seguente articolo:

"Nella circolare AICIS di dicembre 2007 è stato pubblicato un mio articolo sul Beato Carlo I d’Asburgo, ultimo imperatore d’Austria, che per i suoi meriti cristiani è stato elevato agli onori dell’altare nel mese di ottobre 2004 da Sua Santità il Servo di Dio Giovanni Paolo II. In occasione della memoria liturgica del Beato Carlo, stabilita dal Papa al 21 ottobre.
Il reverendo don Arnaldo MORANDI, parroco della Parrocchia S.Gottardo in Maddalena di Brescia, chiesa che custodisce alcune reliquie  del Beato - su mia richiesta, mi ha consegnato un congruo numero di immaginette che io invio con grande piacere per la campagna  “un santino per ogni socio”.
La storia agiografica di questo personaggio mostra che un uomo di Stato, e per di più immerso nella realtà bellica di una catastrofe epocale come fu la prima guerra mondiale può farsi santo, e dedicare ad una causa alta e nobile tutte le sue migliori energie.
Carlo I non solo ha parlato di pace: ha cercato di farla, giocando il suo potere, il prestigio, le parentele, le possibilità. Ha impiegato l’intelligenza e l’immaginazione, alla luce di una fede sincera che nessuno ha mai osato porre in dubbio.
E’ stato sposo e padre esemplare e tutta  la sua vita sembra volerci far riflettere sul fatto che ogni cristiano può essere santo considerato che lo è stato lui in mezzo alla tempesta più ardua di tutti i tempi. "                                 

 LORENZO PERRONE

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Padre MICHELE GIULIANO ha trasmesso un'immaginetta di s. Liberatore martire per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Questo santino, fatto stampare da Padre Giuliano, serie “MG21”, rappresenta San Liberatore, Martire, che si venera in Marigliano (NA) nella Chiesa della Ss.ma Pietà e san Lazzaro.

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 Il socio GIUSEPPE FURIO di Manfredonia ha inviato l’immaginetta della Madonna di Siponto per la campagna “Un santino per ogni socio” e le seguenti note.

"Il santino della Madonna di Siponto compatrona venerata nella Cattedrale di Manfredonia è stato  stampato ed avuto dalla Tipografia Falcone.
La Madonna prende il nome dalla antica Siponto, dove una fiorente comunità cristiana era presente dai tempi apostolici e dove  per secoli i cristiani hanno nutrito e coltivato un grande amore filiale verso la  S.Madre di Dio, tanto che l’appellativo del l’origine ha acquistato nei secoli un significato personale, quasi titolo, della stessa  icona ’Madonna di Siponto’.  La tradizione vuole che la Vergine Hodighitria venerata  a Costantinopoli, fu donata  al vescovo Lorenzo Maiorano dall’imperatore Zenone nel VI secolo e fu destinata alla chiesa di S.Maria Maggiore di Siponto ove è rimasta sino al 1963, quando in seguito a continui furti di oggetti sacri ne consigliarono il trasporto nella cattedrale di Manfredonia.
Considerata opera di S.Luca, la veneratissima  icona dovette attendere, dopo essere stata danneggiata nel 1872 da un incendio sviluppatosi nella Cattedrale in occasione dei festeggiamenti patronali, di essere restaurata segretamente a Roma, nei laboratori del Vaticano nel 1927 ed una seconda volta nel 1964 ad opera del Prof. Aronne Del Vecchio nel sacello di S. Giustino, protovescovo sipontino.
La festa liturgica  venne fissata al 30 di agosto,nella seconda metà del 1800, mentre il 31agosto,un processione chilometrica,si snoda per la città nel tardo pomeriggio, con una lunga teoria di ceri accesi.
In seguito a tanti eventi protettivi, non  ultimo quello relativo alla II guerra mondiale, periodo in cui la Santa immagine fu tenuta in venerazione nella Cattedrale di Manfredonia, fu  ottenuto prima il Decreto del Capitolo della Basilica di S.Maria Maggiore,e dopo quello del Capitolo Vaticano per cui il 28 Agosto 1955 l’allora  car. Angelo Giuseppe Roncalli, Patriarca di Venezia, su richiesta del fraterno amico, l’Arcivescovo Mons.Andrea Cesarano, pose le corone d’oro,sulla testa di Gesù e della Vergine.
In occasione del 50° ann.rio di tale avvenimento  nel 2005  si è svolto nell’Archidiocesi un  Anno Mariano. Tutti i luoghi di culto sono stati toccati dalla presenza del la copia di  questa santa immagine, che dal 2000 è quella che viene portata in processione, in quanto l’originale è rovinato ed in attesa di ulteriori restauri. Il titolo di” Madonna di Siponto”  costituisce quanto di più sacro ha la città  di Manfredonia."                      

 GIUSEPPE  FURIO

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Il socio ALFONSO SORRENTINO di Catanzaro ha inviato, per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” 550 immaginette della Madonna della Montagna di Polsi e le seguenti notizie.

 "In territorio del comune di San Luca (RC) sopravvivono interessanti testimonian-ze del suo passato bizantino-normanno. Ma il retaggio più significativo è costituito dal Santuario della Madonna di Polsi, posto nella vallata a 862 mt.di altitudine, nel cuore dell’Aspromonte, a 20 km. dall’abitato. Il sorgere di questo santuario si ricollega a una leggenda. In età normanna, un vitello si sarebbe fermato a lungo in ginocchio dinanzi a una Croce bizantina che lo stesso avrebbe dissotterrato con le corna; al bovaro che andò a cercarlo sarebbe apparsa la Vergine SS. In quel luogo, Ruggiero il Normanno (che altra leggenda vuole testimone dell’evento del ritrovamento della sacra Croce), a ricordo del fatto, eresse subito (1144) una chiesetta. Nel sec.XIV i monaci Brasiliani costruirono un convento a fianco della chiesetta; alcuni esuli siciliani portarono un quadro della Madonna, sostituito successivamente da una statua in pietra del 1560. Il simulacro (foto sotto) è monumentale; opera importante della Scuola siracusana, rappresenta una ieratica Madonna con il Bambino sulle ginocchia; una maestosa figura divina dagli occhi ampi e profondi, dall’atteggiamento severo e autorevole misto a un’espressione di dolcezza inesplicabile.
Più volte rimaneggiato, il Santuario dedicato a “Maria SS. Madre del Divin Pastore” è conosciuto come il Santuario della “Madonna della Montagna” o, ancora più comunemente come il Santuario di “Polsi” e si presenta con una disadorna facciata ed un superstite piccolo campanile della originaria costruzione. Nell’interno si trova la venerata statua in marmo della Madonna con il Bambino. Vi è venerata anche la “Croce polsiana”, singolare manufatto dell’artigianato locale e il culto è legato al monachesimo italo-greco, presente sul posto, e alla liturgia bizantina, che il 14 settembre celebra la solennità della universale Esaltazione della veneranda e vivificante Croce.
Si ritiene che “questa miracolosa Croce è quella stessa che diede origine al luogo di culto che, come si sa per antica tradizione, fu prodigiosamente rinvenuta in questo luogo, e propriamente nel luogo ove è col-locato l’altare maggiore, ‘in cornu evangeli’ dello stesso Santuario, la quale Croce fu quella che diede origine al luogo di culto” (Giovanni Palamara – Superiore del Santuario e primo Arciprete di Polsi dal 1783 al1820).
Il culto della Croce a Polsi, così, avrebbe preceduto quello mariano, in quanto la Croce “fu tro-vata molti secoli fa”, secodo la testimonianza dei Vescovi geracesi Ildefonso del Tufo (1730-1748) e Cesare Rossi (1750-1755). Alla Croce ferrea (cm.69,3x20,8) è dedicata una cappella dove essa è conservata in una teca d’argento, fatta costruire nel 1632 a devozione di alcuni abitanti di Mes-sina molto devoti e legati alla vita del Santuario, mentre la base, pure in argento, fu fatta costruire nel 1739 dai fedeli di San Luca.
Un breve e antico canto popolare calabrese in onore della Madonna di “Polsi” dice:
 “Madonna di li Porzi, la Regina, chi cumparzi ammenzu a ddù hiumari, di ogghiu ca ndavìa ‘ma giara china comu’ nu puzzu d’acqua s’assumava. La Cruci cumparìu supa ‘na cima, li jencu andinocchiuni l’adurava. O Rre, tu chi servi ‘ssa Rigina, servila di bonu cori ca ti paga!” (= “Madonna di Polsi, sei la regina, che sei comparsa in mezzo a due fiumare, di olio ne avevi una giara piena, come un pozzo d’acqua che sorgeva. La Croce è comparsa sopra un monte, e un vitello in ginocchio l’adorava. O Re, tu che servi questa Regina, servila di buon cuore perché ti ricom-pensa!”).
Il Santuario è meta di antichi e grandi pellegrinaggi in primavera e in agosto-settembre.
Ogni anno, durante il novenario in preparazione alla festa della Madonna della Montagna (2 settembre), viene dedicato un giorno al culto della santa Croce, con una pubblica processione.
La ricorrenza festiva viene poi solennizzata il 14 settembre quando, secondo un’antichissima consuetudine, vengono rinnovati i contratti agrari e i rapporti con i pastori.
Il culto mariano,così, viene abbinato a quello della “veneranda e vivificante Croce”, in mirabile sintonia con la storia della nostra salvezza."                                      

  ALFONSO SORRENTINO
 

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Il socio Prof. ALFREDO FICHERA di Mascali (CT) ci ha trasmesso un santino per la campagna ‘’un santino per ogni socio’’ e il seguente articolo.

"SAN  LEONARDO ABATE,  SANTO “EUROPEO”.
San Leonardo,rifulse a Limonges, città dell’Aquitania, al tempo dell’imperatore Anastasio  (491-518 ). Nato da genitori imparentati con Clodoveo, re dei Franchi, fu da questo tenuto a battesimo, amministratogli dal vescovo di Reims, S. Remigio. Costui fu anche maestro del Santo; ad imitazione del suo maestro, il giovane Leonardo chiese ed ottenne il privilegio di liberare tutti  quei prigionieri che avrebbe visitato nelle carceri. Cosicché ovunque sentiva dire che c’erano dei carcerati, prontamente vi accorreva per liberarli.  Inoltre ebbe il carisma delle guarigioni, per il quale ridonava la salute a tutti i malati che a lui facevano ricorso.
Il re, che lo aveva chiamato a corte, gli offrì un vescovado; ma Leonardo chierico  umile e mansueto, rinunciò all’elezione vescovile, preferendo vivere nella solitudine, lasciò la corte e fissò la sua dimora presso un bosco a dieci miglia da Limoges.
Continuò, in forza al privilegio regale,a liberare quelli  che dalle carceri invocavano il suo aiuto. Ceppi e catene gli venivano lasciati in segno di riconoscenza; molti ex-prigionieri presero dimora presso di lui, attratti dall’esempio della sua santa vita e dai miracoli che gli venivano attribuiti.
L’uomo di Dio, ricco di meriti e fulgido per molte virtù, chiuse la sua vita mortale il 6 novembre del 559 ; fu sepolto nell’oratorio che aveva fatto costruire in onore di “Nostra Signora di sotto gli alberi”. In quel luogo vennero ad abitare diversi nuclei familiari,parenti del Santo e molte persone miracolate, per cui l’eremo si trasformò in città commerciale e prese il nome di Saint Lèonard de Noblat.
La popolarità del Santo si diffuse rapidamente oltre che in Francia,in tutta Europa, specialmen-te in Baviera e in Germania, in Austria, in Belgio, in Svezia. In Italia il suo culto fu importato e diffuso dai Normanni.        
Verso la fine del sec.XIII, in Sicilia, sotto gli Angioini, la festa del Santo si diffuse in tutta l’isola, che già lo venerava dal 1185.
Si faceva ricorso a S.Leonardo da diversi ceti di persone, nelle loro contingenti necessità: i prigionieri di guerra e i carcerati, le donne in attesa di parto, i boscaioli e gli agricoltori, gli appestat , i malati e le persone sofferenti della tiroide.
Lo avevano eletto come loro speciale protettore e Patrono: i fabbricanti di catene, di ceppi, di fibbie, di fermagli ed arnesi affini; in Belgio, i minatori del bacino di Liegi; gli abitanti di località particolarmente sottoposte alle rappresaglie dei briganti e dalle incursioni degli Arabi.
Artisti di ogni epoca hanno contribuito a rendere la sua immagine gradita e familiare, prevalentemente è rappresentato in vesti monacali, ora bianche ora scure, qualche volta in aspetto di giovane diacono in dalmatica oppure di anziano abate.
Gli attributi comuni sono le catene,o i ceppi dei prigionieri liberati e il Vangelo, a cui si aggiungono, talvolta, la croce e una bandiera nel culto dei crociati.
Anche a Mascali (CT), si celebra il Culto di S. Leonardo Abate. La storia locale parla di numerosi interventi del santo Patrono in favore dei Mascalesi.
La chiesa Madre possiede un’antica reliquia di San Leonardo, contenuta in un prezioso reliquairio a forma di braccio, cesellato finemente nel 1662.
I Mascalesi sono molto devoti al loro Santo Patrono anche se quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della distruzione dell’antico paese, avvenuta proprio il 6 novembre del 1928 dalle lave dell’Etna, giorno che la Chiesa dedica alla ricorrenza liturgica della memoria di S. Leonardo.
Nel Paese, ricostruito subito dopo il drammatico evento, si festeggia annualmente il Santo con una solenne processione e la partecipazione di tanti fedeli che intervengono non solo da tutta l’area ionica-etnea, ma anche dalla provincia di Messina."
 

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Padre MICHELE GIULIANO di Marigliano ha trasmesso un'immaginetta del martire Sant’Esuperanzio per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Il martire è rivestito di una dalmatica rossa e nella mano destra ha la palma, simbolo del martirio. Egli è venerato ad Ischia nella Chiesa di Sant’Antonio.
L’immaginetta fa parte della serie “MG22”.
 

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Il socio PAOLO LIONELLO di Asti ha trasmesso un'immaginetta del patrono di Asti e della Diocesi per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.

"San Secondo di Asti fu certamente uno fra i primi martiri in terra piemontese, ma non va confuso con altri due santi omonimi venerati nella medesima regione: San Secondo di Salussola, venerato anche a Torino e Ventimiglia, e S.Secondo di Pinerolo, entrambi ritenuti dalla tradizione popolare soldati della Legione Tebea.
Maggior mistero aleggia sull’esistenza terrena del veneratissimo santo astigiano, i cui “Atti” raccolti dai bollandisti in quattro codici lo ritraggono quale uomo profondamente religioso ed assai famoso in Asti, associandolo però a figure di dubbia storicità. Secondo sarebbe venuto a contatto con il cristianesimo grazie a San Calogero di Brescia, cui era solito far visita in prigione. Udendo che era giunto ad Asti il prefetto Sapricio, inviato dall’imperatore Adriano al posto di Antiochio, Secondo si recò da lui per chiedergli per quale buon motivo Calogero fosse stato imprigionato. Gli fu data quale motivazione che egli insegnava al popolo il disprezzo per i beni materiali, soggiungendo di aver saputo che a Tortona vi era un cristiano di nome Marciano e di aver intenzione di raggiungerlo. Secondo volle accompagnare il prefetto e Calogero predisse al santo che sarebbe stato battezzato a Tortona ed al suo ritorno ad Asti avrebbe subito il martirio. Anche Martiniano, vescovo di Tortona, gli predisse le stesse cose.
Secondo si trasferì poi a Milano, ove incontrò i Santi Faustino e Giovita. Faustino lo battezzò e lo comunicò, affidandogli anche una particola consacrata da portare a Marciano e Calogero, quale segno del suo avvenuto battesimo. Fatto ritorno a Tortona, Secondo andò a trovare Marciano in prigione e gli portò la comunione, chiedendogli anche di pregare per lui. Il giorno seguente Marciano fu chiamato a comparire dinnanzi a Sapricio, il quale gli ordinò di offrire sacrifici agli dei, ma il cristiano rifiutò e fu allora fatto decapitare fuori della città. Sapricio rimase sorpreso alla notizia che Secondo aveva dato sepoltura al corpo del martire e lo mandò a chiamare, ma questi non si presentò ritenendo il prefetto reo di sangue innocente. Avendo rifiutato per ben tre volte la convocazione, infine fu arrestato ed obbligato a comparire davanti all’autorità, ove non esitò a confermare di essere cristiano.
Venne dunque torturato e rispedito in cella. Il racconto viene poi condito da elementi fantastici, secondo i quali il giorno seguente Secondo era scomparso ma la cella era chiusa. Sapricio, sempre più infuriato, diede allora ordine di tornare ad Asti per vendicarsi su Calogero: qui come per miracolo ritrovarono anche Secondo rinchiuso in cella con l’amico. Entrambi rifiutarono per l’ennesima volta di sacrificare agl’idoli pagani: Calogero fu nuovamente imprigionato e solo in un secondo momento trovò il martirio presso Albenga sulla riviera ligure di ponente, mentre Secondo fu subito condotto fuori della città e decapitato.
Correva l’anno 119 circa.
Secondo quanto riporta la nuova edizione del proprio piemontese del Messale Romano il tragico eccidio avvenne il 29 marzo del 119/120 ed infatti il Martyrologium Romanum pone la commemorazione di San Secondo al 30 marzo. Nella diocesi e nella città di Asti, che lo venerano quale loro patrono e ne custodiscono le reliquie, è però festeggiato solennemente il primo martedì di maggio. "              
                                     

 FABIO ARDUINO  (Fonte: www.santiebeati.it)

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Il socio GIANCARLO DE LEO di Fano ha trasmesso un congruo numero di immaginette della Madonna del Ponte Metauro in Fano per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Lungo la Statale Adriatica, dopo Fano, in prossimità della foce del Metauro, si trova il Santuario della B.V. di Ponte Metauro.
La sua origine, secondo la tradizione, di deve a S.Francesco d'Assisi che nel 1219, compì un miracolo nella "selva" attigua.
La comunità francescana che si stabilì nel sito, dove già dal 1148 esisteva un ospedale.
Il Santuario sorse tra il 1319 ed il 1323 ad opera del Beato Francesco (Cecco) da Montegranaro, terziario francescano che morì nel 1350 e il cui corpo riposa nella Cappella dei Beati al Duomo di Pesaro. A lui si deve la committenza dell'affresco della Madonna che allatta il Bambino.
I numerosi prodigi operati dalla sacra immagine conferirono grande fama al luogo, tanto da condurvi personaggi illustri quali il cardinal Gu-glielmo da Novelletto (1374) e nel 1399 Carlo Malatesta ed Elisabetta Gonzaga che partiranno a piedi da Rimini con un corteo numeroso di fedeli per sciogliere un voto fatto a S.Maria del Ponte durante un’epidemia di peste che infieriva in quella città. Si vuole che anche san Carlo Bor romeo, pellegrino a Loreto, vi abbia sostato verso la metà del 1500. La Chiesa verrà ampliata una prima volta nel 1470 e prolungata fino all’ingresso attuale nel XVI secolo.
  Il 29 maggio 1857, Pio IX proveniente da Senigallia e diretto a Pesaro, sosterà per pregare davanti alla prodigiosa Immagine.
La visita di Papa Giovanni Paolo II a Fano il 12 agosto 1984, in occasione della quale l'immagine è stata incoronata e proclamata Patrona della Città di Fano e dei marinai, ha riattualizzato l'importanza del Santuario.
L’interno del Santuario è impreziosito da affreschi di notevole interesse artistico; oltre alla immagine della Madonna, una bellissima Ultima Cena di Scuola marchigiana del XIV secolo, una Vergine in trono con a lato San Rocco patrono dei pellegrini, di Scuola Urbinate del XV secolo e il Crocefisso ligneo dell’altare maggiore acquistato nel 1554.
La festa Patronale della B.V. del Ponte si celebra ogni anno il martedì di Pasqua, mentre l’Anniversario dell’Incoronazione, la prima Domenica di agosto.

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La socia ELIANA PONTISSO di Codroipo (UD) ha qui trasmesso l'immaginetta del simulacro della Madonna della Neve per la campagna “Un santino per ogni socio”.
San Martino è una frazione del Comune di Codroipo con circa 250 anime e forma una comunità in cui il senso dei valori veri di vita e socializzazione costituiscono elemento vivo ed essenziale della propria quotidianità.
La chiesa parrocchiale è dedicata a San Martino che viene festeggiato l’11 novembre. Ma gli abitanti del piccolo centro sono anche molto devoti della Madre di Dio, venerata sotto il titolo di Madonna della Neve.
Il simulacro della Vergine campeggia maestoso sull’altare di sinistra della Chiesa.
Tra le iniziative di questo 2008 emerge quella promossa da Don Luigi DEL GIU-DICE, che segue questa realtà parrocchiale con zelo, affetto e giovanile entusiasmo, il quale ha fatto stampare una immaginetta sacra con la riproduzione su un lato della locale statua lignea della Madonna della Neve e, sull’altro, di una bella preghiera alla Madonna, scritta da lui stesso:
   ”Ricorriamo fiduciosi a te, Madre di Dio e dei tuoi figli nel Figlio.  
   Accoglici con i nostri problemi quotidiani, le nostre debolezze e deficienze, le nostre crisi personali e familiari. Santifica le nostre famiglie.
   Veglia sull’anima dei giovani e sul cuore dei bambini, sostieni gli ammalati e gli anziani. Aiutaci a superare le minacce morali che colpiscono i fondamenti della vita e dell’amore.
   Donaci di vivere lo spirito del Vangelo.
   Accompagnaci nel cammino della vita con il tuo affetto di Madre, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”.
 La Vergine, maestosa, e con sulla testa una corona, è in piedi su una nuvola sorretta da tre testine di angeli e presenta ai devoti suo Figlio Gesù in piedi a sua volta sul suo ginocchio si-nistro.
Il Bambino ha il braccino destro sollevato nell’atto di benedire i fedeli che a Lui ricorrono. Il viso della Vergine e del Figlio sono dolcissimi.
L’usanza, qui, è di festeggiare la Madonna della Neve nella prima domenica di agosto con la “festa del perdon” (“festa del Perdono” di antica tradizione).
Lo scorso 3 agosto l’intera comunità ha partecipato alle cerimonie religiose presiedute da Don Luigi. Nel pomeriggio la statua è stata portata in processione per le vie del borgo per l’occasione addobbato di fiori lungo il percorso e di drappi multicolori alle finestre delle case. La festa si è conclusa con una gioiosa agape fraterna.                               

ELIANA PONTISSO

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Il socio LUCIO BIGI di Firenze ha trasmesso le immaginette di San Fiorenzo Martire per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Il giovane Fiorenzo, nato a Roma e qui martirizzato nel 303 durante la persecuzione ordinata da Diocleziano contro i cristiani, fu sepolto nel Cimitero di Ciriaco sulla via Tiburtina.
Il suo corpo fu ritrovato in occasione dell’Anno Santo del 1700.
Il marchese fiorentino Francesco Riccardi ne fece richiesta ed ebbe l’autoriz zazione di portarlo  a Firenze e collocarlo nella cappellina del suo palazzo, Medici Riccardi in Via Cavour, 1.
Per onorare l’evento, il marchese, aprì il luogo di culto ai suoi concittadini, i quali così poterono ammirare gli affreschi di Benozzo Gozzoli.
Oberata dai debiti, la famiglia Riccardi nel 1812 di disfece del Palazzo e si tra-sferì con le reliquie nella dimora di Borgo Pinti. Qualche anno dopo, cedendo alle pressanti richieste di p.Costantino Paoli, il marchese Francesco Riccardi Vernaccia, le consegnò al Padre Giovanni Inghirami, provinciale degli Scolopi. Il 2 maggio 1842 le reliquie furono traslate in san Giovannino. Fatta la ricognizione, Luigi Calamai ricompose le ossa del giovane martire e le ricoprì di cera. Il desiderio dei Padri Scolopi era quello di proporlo come esempio e protettore dei piccoli allievi delle loro scuole.
Dal 24 al 30 luglio 1842 l’urna rimase esposta solennemente in questa Chiesa con grande afflusso di fedeli; e poi fu riposta sotto l’altare.
In quella circostanza, e anche in seguito, diverse persone ottennero grazie e favori particolari dalla loro preghiera al martire.
 

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Don DAMIANO MARCO GRENCI ha trasmesso l’immagine più venerata di s.Maria Goretti per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
L’unita immaginetta è stata stampata a cura del Santuario S.Maria Gioretti di Corinaldo (Ancona) dove la martire è nata il 16 ottobre 1890, seconda di sei figli. Nel santino in basso è riprodotta la casa natale della santa, ora ristrutturata.
Poco dopo la famiglia emigrerà nell’Agro Pontino nel Comune di Cisterna, allora in provincia di Roma. Per difendere la sua castità da un aggressore, morirà il 6 luglio 1902 a Nettuno.  E’ stata proclamata santa da Papa Pio XII nell’Anno Santo 1950.
 

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La socia ADELAIDE VENTURA di Cisterna di Latina ha inviato un'immaginetta per la campagna “Un santino per ogni socio”.
La storia del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli incomincia oltre cinquecento anni fa, attorno al 1460. Un giovane saronnese, di nome Pedretto, malato e costretto a letto da alcuni anni, venne miracolosamente guarito dalla Madonna della Strada Varesina, che lo invitò a costruire una chiesa in suo onore. Dopo la costruzione e la rovina di tre piccoli oratori, l’8 maggio 1498 fu posta la prima pietra ed ebbe inizio la costruzione del Santuario.
Il grande afflusso di fedeli e di pellegrini dimostrò che la chiesa era troppo piccola per accoglierli tutti; così nel 1556 iniziarono i lavori per l’ampliamento, secondo il progetto di Vincenzo Seregni, con una navata centrale e due laterali su cinque campate.
Lo stesso Seregni diresse i lavori sino alla terza campata.
La prosecuzione della costruzione riprese a seguito della visita pastorale del 1570 compiuta da S. Carlo Borromeo, che volle che il Santuario venisse completato. Al Santo il Santuario fu molto caro per la sua devozione alla Beata Vergine e nel 1581 traslò il simulacro dalla prima cappellina all’interno della chiesa. Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini, nel 1578 disegnò la maestosa facciata . La sua costruzione, iniziata nel 1596 e conclusasi nel 1613, fu diretta da Lelio Buzzi e dall’architetto saronnese Jacopo Borroni.
Il santuario ha avuto, nei secoli, grandi favori dai Sommi Pontefici, che con 114 documenti (bolle, lettere apostoliche e brevi), concessero diritti particolari e indulgenze, anche esclusive. Questi documenti unitamente ad altri 30.000 sono conservati nell’archivio storico del Santuario. Il Santuario è stato dichiarato Patrimonio Europeo.
                                                       (Fonte: http://www.santuariodisaronno.it/storia.html)


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I soci AGOSTINO CERINI e LUIGI ZANOT, di Roma, hanno trasmesso un'immaginetta della Pontificia Opera della Propagazione della Fede per la festa della Esaltazione della Croce nell’ambito della campagna sociale “Un santino per ogni socio
La Chiesa cattolica, molti gruppi protestanti (spesso quelli di origine Anglicana), e gli ortodossi celebrano la festa dell'Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre, anniversario della consacrazione della Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme. Nei secoli successivi queste festività inclusero anche la commemorazione del recupero della Vera Croce dalle mani dei Persiani, nel 628.
 

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Il socio GIANCARLO DE LEO di Fano ha trasmesso un'immaginetta per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Secondo un’antica tradizione, san Paterniano nacque a Fano ver so il 275. Mentre infuriava la persecuzione di Diocleziano una visione angelica lo avvertì di lasciare la città, riparando in luogo deserto al di là del fiume Metauro.
Più tardi, quando le persecuzioni cessarono e il Cristianesimo divenne religione di stato con l’imperatore Costantino, la cittadinanza fanese reclamò vescovo il virtuoso eremita da tutti considerato santo. Invano egli tentò di opporsi, tanto che «quasi a viva forza» fu portato in città. Governò la diocesi per 42 anni istruendo, confortando e convertendo numerosi pagani.
Il Signore avvalorò il suo zelo con molti prodigi.
Avvertito della fine imminente, intraprese la visita all’intera diocesi, volendo arrivare di persona dove non era giunto il suo insegnamento. Morì alla periferia della città il 13 novembre, probabilmente dell’anno 360. Sul suo sepolcro si moltiplicarono i prodigi e il suo culto si estese rapidamente anche oltre i confini d’Italia.
Trentadue paesi l’hanno scelto patrono e molte località portano il suo nome.
Le sue reliquie si venerano a Fano, nella Basilica a Lui dedicata.   (Avvenire)
      
    

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La socia DONATA CAROLILLO di Tricarico ha inviato un' immaginetta per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Si racconta che poco prima dell'anno 1000 la Santa Vergine apparve sui rami di una quercia ad un pastore abruzzese, che cercando la sua mucca smarrita la trovò genuflessa ai piedi dell'albero. In realtà le prime tracce dell'odierno Santuario di Santa Maria di Picciano, che si trova a poco più di 15  chilometri da Matera, si fanno risalire addirittura prima dell'anno Mille, e trovano, nelle  intercessioni miracolose testimoniate dai pastori provenienti dal Gran Sasso, la ferma volontà di  erigere un oratorio, del quale rimane solo un portale scolpito.
Due secoli dopo, l'edificio è stato  ampliato e trasformato in chiesa, i cui lavori si sono definitivamente conclusi solo nel XIX secolo. Dal 1966, il Santuario è custodito dai Monaci Benedettini Olivetani, che sono tornati a Picciano dopo sei secoli ad accogliere i pellegrini che giungono da più parti, specialmente dall'Abruzzo e dalla vicina Puglia, numerosissimi nelle domeniche di Maggio.
 

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Don DAMIANO MARCO GRENCI ci ha trasmesso l' immaginetta da lui fatta stampare a celebrazione dei suoi primi dieci anni di sacerdozio (1998-2008). In essa appaiono San Damiano martire, il Beato Andrea Carlo Ferrari e la b.ta Colomba di Rieti.       
L’invio è motivato dalla campagna “Un santino per ogni socio”.
Damiano, era gemello di Cosma. Le notizie sono molto scarse. Sappiamo che nasce tra la fine del III secolo e l’inizio del IV in Arabia.
E’ cristiano, e con il fratello, anch’egli battezzato, si dedica alla cura dei malati dopo aver studiato l'arte medica in Siria.
Sono medici molto speciali …perché non si fanno pagare.
Di qui il soprannome di anàgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). E questa attenzione ai malati è soprattutto uno strumento di apostolato. «Missione» che costa la vita ad entrambi. Infatti, vengono martirizzati a Ciro, vicino ad Antiochia, in Siria, forse nel 303 sotto l’imperatore Diocleziano.  
Un'altra narrazione attesta invece che Damiano e Cosma vengono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro.
Il loro culto ha inizio immediatamente e, fin dal V secolo, è attestato con certezza.
 

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Padre MICHELE GIULIANO di Marigliano ha trasmesso l’ immaginetta della martire Santa Maria Goretti per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.

L’immaginetta fatta stampare da Padre Michele, serie “MG23”, ri-produce il simulacro di Santa Maria Goretti, che è venerata nella Chiesa Madre della Ss.ma Annunziata, a Sparanise in provincia di Caserta.
Ci risulta che, precedentemente, lo stesso simulacro rappresentava Santa Filomena di Roma, una delle sante più controverse dell’agiografia cristiana. Infatti, poiché a seguito di particolari studi, era venuta a cadere la certezza del martirio di santa Filomena, la Sacra Congregazione dei Ri ti, nella Riforma Liturgica degli anni ’60, tolse dal calendario il nome di Filomena.
Successivamente, ma non sappiamo se nel simulacro sia stato immesso una reliquia di prim’ordine di s.Maria Goretti,   è stato rivestito di bianco e posto il nome della martire nata a Corinaldo nel 1890 e morta a soli 12 anni, a Nettuno, il 6 luglio 1902.                                         

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28 SETTEMBRE - INAUGURAZIONE DEL SACRARIO DEI SERVI DI DIO NEL CONVENTO DI SANTA LUCIA AL MONTE - NAPOLI

Il socio DINO AITO di Sarno ha trasmesso le unite notizie relative al Sacrario dei Servi di Dio e venerabili della Riforma Alcantarina vissuti nel Convento francescano di Santa Lucia al Monte in Napoli.
Detto Sacrario, che ha visto finalmente chiudersi i lavori di restauro, sarà inaugurato sabato 20 settembre, alle ore 18.30 da S. Ecc. Mons. A. Di Donna, vescovo ausiliare di Napoli. Il Sacrario fu costruito nel 1940 e vi furono traslati i resti mortali di questi testimoni del Vangelo. La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 11 dalle 17, 00 alle 19:00 eccetto il martedì mattina.
Chi desidera fare un’offerta, contatti il parroco di S. Lucia al Monte P. Stefano Lanza -
Riportiamo l’elenco dei Servidi Dio e Venerabili qui sepolti:


1- Fr. Stefano della Natività.
2- Fr. Apostolo del Bambino Gesù.
3- Sr. Anna della Croce
4- Sr. Maria Crocifissa
5- Fr. Martino della Croce
6- Fr. Luigi del Crocifisso
7- Fr. Modestino della Concezione
8- Fr. Paolino di S.Pasquale
9- Fr. Attanasio di S.Giovanni battista
10-Fr. Giovanni Crisostomo di s.Antonio
11-Fr.Carlo di Gesù Cristo
12-Fr.Innocenza da Castello.
13-Fr. Michelangelo di S.Francesco
14-Fr. Francesco di S.Antonio
15-Fr. Ludovico del Ss.Sacramento

Profili biografici dei Venerabili e Servi di Dio della Riforma Alcantarina vissuti nel Convento francescano di Santa Lucia al Monte in Napoli.

FRA' MICHELANGELO DI SAN FRANCESCO (1740-1800)

   Fra Michelangelo al secolo Pietro Isidoro, nacque a Frattamaggiore il 25 maggio 1740 da Domenico Vitale e Cecilia Marchese, onesti e pii genitori che esercitavano con i loro figli, il mestiere di tessitore. A circa 22 anni affascinato dall’esempio dei Frati Minori Scalzi del convento di S. Caterina in Grumo Nevano, parti per il convento di S. Lucia al Monte in Napoli, dove fu accolto dal Ministro Provinciale.
Fu accettato come novizio ed inviato a Piedimonte Matese, dove vestì il saio francescano l’8 luglio 1863. Emessa la professione, continuò il mestiere di tessitore nel lanificio di S Lucia al Monte. Questo fu il suo campo di battaglia. Come esperto del mestiere, diresse i suoi compagni ed il laboratorio divenne ben presto un luogo di lavoro e di orazione.
Aveva nel cuore la visione dell’Assunta e riuscì a far costruire un altare sul quale fece mettere una tela che la rappresentava.
Il re Ferdinando e la regina Maria Carolina lo chiamavano “Compare” perché aveva tenuto a battesimo uno dei principini. Consumato dagli anni e dalle sofferenze rese l’anima a Dio il 10 luglio 1800.
Avviati i processi per la canonizzazione, Pio IX firmava il decreto della loro validità il 2 ottobre 1873. Il suo corpo e custodito nel Sacrario dei Servi di Dio in S. Lucia al Monte in Napoli. Manca il miracolo per la sua Beatificazione.
 

SUOR MARIA CROCIFISSA DELLE 5 PIAGHE DI GESU' (1782-1826)

   Nacque a Napoli 19 febbraio 1782, dai genitori Pasquale D’ Ambrosio da Camerata e da Rosa Ventrosini di Napoli. Fu istruita nella pratica cristiana e alle faccende domestiche dalle Suore Domenicane del Conservatorio dello Spirito Santo. Nel 1802 a vent’ anni ricevette l’ abito alcantarino e cambiò il suo nome di Maria Giuseppe in quello di Maria Crocifissa delle Cinque Piaghe di Gesù Cristo come terziaria.
Abitò per molti anni di fronte al convento di Santa Lucia al Monte.
A mezzanotte quando la campana invitava gli Alcantarini alla preghiera, ella si poneva in ginocchio fuori al balcone della casa e vi rimaneva immobile pregando per tutto il resto della notte.
La sua fama di santità giunse fino al S. Padre Pio VII che, tornato dalla prigionia, le inviò un prezioso reliquiario. Morì alle ore 13:00 del 16 dicembre 1826. Le sue spoglie furono trasferite nella chiesa di S.Agostino alla Zecca.
Nel 1846, dietro istanze di numerosi devoti, i quali soffrivano che le sue spoglie mortali riposavano in una chiesa estranea a lei, chiesero al Cardinale Sisto Riario Sforza affinché si degnasse di trasferirle nella chiesa di S. Lucia al Monte.
   Le ossa furono poste nella cappella di San Pietro d’ Alcantara. Oggi si trovano nel Sacrario dei Servi di Dio. Venerabile, manca il miracolo per la sua Beatificazione
 

LUDOVICO DEL SANTISSIMO SACRAMENTO (1654-1738)

  Dai nobili don G. Battista Del Balzo dei Duchi di Presenzano e Donna Laura Del Balzo di Schiavi, patrizia del Seggio di Nilo, nacque il nostro Padre Ludovico, a Santa Maria di Capua, il 9 dicembre 1654.
A dodici anni il piccolo Gaetano chiese di consacrarsi al Signore, entrando a far parte dei Cavalieri dell’ Ordine di Malta, in qualità di Paggio.
Vestì l’abito Alcantarino in Santa Lucia al Monte, in un periodo di altissimo di clima spirituale per la presenza lassù di grandi Servi di Dio, tra i quali S. Giovan Giuseppe della Croce che fu ministro provinciale dopo il governo di S. Giovan Giuseppe della Croce.
Fu il braccio forte di S.Giovan Giuseppe, giacché il Santo se ne servì per venire a capo di questioni scabrose e per missioni delicate presso la corte di Madrid e presso la Santa Sede.
Zelò l’osservanza regolare; consumò la sua lunga vita nel portare anime a Gesù attraverso l’apostolato del confessionale e della predicazione.
Volò al cielo in Santa Lucia al Monte il 30 novembre 1738.
Il suo corpo fu conteso tra S. Maria di Capua e Napoli, per la grande venerazione in cui tenevano il Servo di Dio. I nobili parenti lo vollero nella città di origine e difatti vi fu traslato per un breve tempo, per ritornare poi definitivamente a Santa Lucia al tempo del re Ferdinando. E’ sepolto nel Sacrario dei Servi di Dio

FRA' FRANCESCO DI SANT'ANTONIO (1681-1764)

Giovanni Toietti nacque a Calasca, nel novarese, nel 1681; di umile condizione fin dalla più tenera età fece il pastorello.
Da giovane fece il vinaio a Pavia dove tentò di farsi religioso ma ne fu impedito dalla famiglia. Imparò a fare lo stagnino e poi si recò a Roma dove fece il cameriere in un osteria.
A trentacinque anni fu accolto come terziario alcantarino.
Fu ammesso alla professione nel 1718 e fu assegnato al Convento di S. Pasquale a Chiaia; nel1722 passò a S. Lucia al Monte con la mansione di questuante di frutta e ortaglie. 
Il miracolo più strepitoso fu la resurrezione in nome della SS. Trinita del vescovo di Calcedonia Mons. Giulio Torno
A Santa Lucia vi è un affresco della Madonna del Conforto, di fronte ad essa il frate trascorreva lunghe ore a meditare, a pregare, a sparlarle e a chiederLe consiglio.
Mori nel convento di S. Lucia al Monte il 25 ottobre 1764 e fu sepolto nella chiesa. Ora riposa nel Sacrario dei Servi di Dio.  Manca il miracolo per la sua Beatificazione
 

FRA APOSTOLO DEL BAMBINO GESU' (X-1615)

La tela che lo raffigura è posta sulla parete del corridoio del Convento di S. Lucia al Monte insieme ad altri Venerabili e Servi di Dio. Esso per quanto si sappia, è l’unico esemplare, esistente tra noi, di ritratto di Barbante, ossia di frate minore conventuale con la barba. Fra Apostolo era nato a Taverna, in provincia di Catanzaro. Vestì l’ abito francescano tra i Conventuali Riformati di S. Lucia al Monte, da semplice fratello laico ed era tanta la fama delle virtù e dei miracoli di fra Apostolo, morto in S. Lucia al Monte il 21 aprile 1615, che appena quattro anni dopo la sua morte, si sentì la necessità di aprire il processo.  
I napoletani lo chiamarono santo in vita, e, dopo la morte, si assieparono per tre giorni intorno al suo feretro per invocare la sua  protezione e tagliuzzarne l’ abito per reliquie. Il 26 novembre 1940, il suo corpo fu traslato dalla cappella di S. Giovan Giuseppe della Croce al nuovo Sacrario.

FRA GIOVANNI CRISOSTOMO DI SANT'ANTONIO (FINE 1500)

Fu compagno inseparabile di Padre Innocenzo da Castello. Era nato verso la fine del 1500.
Dalla nativa Cava de Tirreni, dove aveva una sorella suora, venne a Napoli per gli studi e vi si addottorò in utriusque jure.
 Ma innamoratosi di S. Francesco, si consacrò alla vita religiosa tra i Conventuali Riformati, divenendo un apostolo ardente, un veneratissimo maestro di spirito, consultato in vita, invocato in morte.
Morì in S. Lucia al Monte, dove si custodisce il suo corpo.

PADRE INNOCENZO DA CASTELLO

Fu compagno e maestro di P. Giovanni Crisostomo da Cava non sappiamo di quale Castello fosse nativo.
Verso la fine della sua laboriosa esistenza, venne a Napoli, a reggere il convento di S. Lucia al Monte e S Maria dei Miracoli durante i lutti del fiero morbo. Qui doveva consumarsi l’olocausto della sua lunga esistenza in bagliore di carità.
La città rigurgitava ancora appestati e P. Innocenzo, senza paura del morbo nè della sua ottuagenaria età, si prodigò oltre ogni dire, mostrandosi padre affettuoso di quei desolati figli. Mentre dimorava nel convento dei Miracoli, morì nel giorno e nell’ora profetizzati. Il suo corpo fu trasportato in S. Lucia al Monte dove si conserva nel sacrario.
 

PADRE CARLO DELLE 5 PIAGHE DI GESU' (1622-1672)

Discepolo di P. Giovanni Crisostomo da Cava, era nato a Finale, nel modenese, il 3 giugno 1622 dai nobili Pietro Moretti e Francesca Petroni; al battesimo fu chiamato Ludovico.
Andò ad abitare con i frati, i quali furono lieti di accoglierlo nel loro noviziato a Ferrara. Insieme a P. Giovanni Crisostomo e a P. Innocenzo percorrevano le terre dell’ Abruzzo, del Lazio e della Campania trattenendosi a confessare numerosi fedeli.
 Fu nominato superiore del Convento di S. Lucia al Monte e dei Miracoli che in quel periodo era svuotato per mancanza di religiosi.
Padre Carlo e P. Giovanni di S. Bernardo devono considerarsi come i primi fondatori dei Minori Scalzi di San Pietro d’ Alcantara in Napoli.
Le sue devozioni furono: la Passione di Cristo, Gesù Sacramentato, la Vergine Maria. Il 3 febbraio 1672 chiuse gli occhi in S. Lucia al Monte.
Il suo corpo dopo la morte, conservò per 47 giorni un’ammirabile freschezza. 
Nel nuovo Sacrario unito nel riposo ai suoi compagni d’ ideali attende la gloria finale.

FRA MARTINO DELLA CROCE (1674-174)(

Da Francesco Farano ed Elisabetta Coffa nacque Antonio, in S. Massimo, contrada presso Boiano l’ 11 gennaio 1674.  Fin da piccolo fu educato alla pietà cristiana dai suoi genitori.
Ma un giorno Antonio non rincasò. Un biglietto lasciato sul tavolo, rivelava la sua decisione; partiva per farsi frate. Entrò nel noviziato di S. Lucia al Monte, ricevendo l’abito il 24 maggio 1694 dalle mani di Padre Ludovico De Balzo. Lettore di Filosofia e di Teologia, Definitore, Maestro dei novizi fu amato e stimato dai frati. Fu ministro provinciale, zelantissimo nell’ osservanza
Una particolare e  delicata devozione ebbe per S. Agnese romana e nel suo soggiorno a Roma, mentre celebrava la messa all’ altare della Santa, fu rapito in estasi.
Contemporaneo di S. Giovan Giuseppe della Croce ne emulò le virtù, ne raccolse lo spirito. Il Santo spirava nelle sue mani ed egli ne continuò la scuola. Morì il 19 dicembre1744, nell’infermeria di S. Lucia al Monte. Accanto a lui, riposa nel nuovo Sacrario dei Servi di Dio in attesa della gloria.
 

FRA LUIGI DEL CROCIFISSO (1674-1803)

Pietro Giovannelli nacque in Pietra Catella, nel Molise, da Giovanni ed Isabella Berardinelli il 7 novembre 1727. Suo padre esercitava la professione di medico. Frequento l’ università di Napoli e un giorno, incontrandosi per una via di Napoli con un francescano, lo seguì fino al Convento di S. Lucia al Monte, dove chiese di vestire le serafiche lane.
Dopo la professione fu mandato a dimorare nella Solitudine di Piedimonte d’ Alife. Tenne moltissime cariche: predicatore, superiore della Solitudine, Definitore provinciale Maestro dei novizi. Dal 1777 fino alla morte insegnò Teologia scolastica nel Convento di S. Lucia al Monte. Fu confessore del Cardinale Zurlo, Arcivescovo di Napoli, il quale si recava a S. Lucia al Monte da lui, per consiglio e conforto.
Tra le sue devozioni ebbe una tutta speciale per S. Margherita da Cortona, la francescana penitente che fu chiamata rete dei peccatori. Morì il 4 giugno 1803. Dopo la morte seguirono troppi fatti prodigiosi attribuiti all’ intercessione del Servo di Dio. Pio IX, il 9 febbraio 1871 firmava il decreto sulla validità dei processi. Il suo corpo è custodito nel Sacrario di S. Lucia al Monte. Presso la Postulazione OFM ci sono fascicoli a stampa che erano destinati ad una “ Positio super vita et virtutibus” mai completata.
 

FRA ATTANASIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA (1668-1751)

Nato nel 1668, si consacrò a Dio tra i figli del Poverello d’ Assisi nel 1693. Erano gli anni della permanenza di S. Giovan Giuseppe della Croce a S. Lucia al Monte, dopo che nel ’93 era sceso da Piedimonte Matese per la malattia che lo tormentò per tutta la vita.
Fu la sua vita esemplarissima, dentro e fuori il chiostro. Visse in somma ritiratezza, non uscendo dal convento, che per confessare; alieno degli uffici della religione non occupò mai posto di prelato; esatto nella regolare osservanza praticò a puntino ogni apice più minimo della regola francescana. Caro a Do, ed agli uomini, ridotto all’estremo della debolezza, carico di meriti, e di anni, oppresso da maligna apoplessia,in S. Lucia al Monte rese la sua anima nelle mani del Signore il 20 marzo 1751. Il suo corpo è custodito nel Sacrario di S. Lucia al Monte.


NELLA CAPPELLA SANT’ANTONIO 


FRA BERNARDO DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE (MONS. BERNARDO CENICOLA)

(1766-1814)

 

   Era nato a Guardia San Framonti nel 1748. Si chiamava Giuseppe Maria e vestiì l’abito francescano della riforma Alcantarina  a Piedimonte Matese il 25 ottobre1766.
   Fu ministro provinciale della provincia Alcantarina napoletana in età abbastanza giovane proprio perché aveva le doti necessarie e riscuoteva stima ed affetto da parte dei confratelli.
   Il suo governo iniziò sotto il segno delle tribolazioni soprattutto per la terribile eruzione del Vesuvio del 1794. Ordinò pubbliche preghiere per tutti i conventi della provincia per implorare la misericordia di Dio. In S.Lucia al Monte fece esporre il SS. Sacramento, e a Cristo Signore chiese la forza per rincuorare i suoi frati sbigottiti dalla calamità. Fu creato vescovo di Reggio Calabria nel 1797. Nel 1806 fu esiliato dalla sua diocesi. Arrivò a S. Lucia al Monte dopo venticinque giorni di viaggi, il 9 settembre 1806. qui passò gli ultimi anni della sua vita e si addormento nel Signore il 17 settembre 1814. Il suo corpo riposa nella cappella di S. Antonio.

 

 

NELLA CAPPELLA SAN PASQUALE BAYLON
 

FRA BERNARDO DEL CUORE DI GESU' (1843-1917)

  Il servo di Dio Padre Berardo Atonna nacque a Sarno il 1 luglio del 1843 da Raffaele e Maria Domenica D’Angelo, che al battesimo chiamarono il loro piccolo col nome di Giuseppe.
  Presto sentì la chiamata al sacerdozio e a 14 anni vesti l’abito talare nel seminario di Sarno come chierico esterno addetto al servizio della chiesa di S. Teodosio Martire, il cui parroco era uno zio paterno Don Aniello Atonna.
  Il 16 agosto del 1859 lasciò Sarno e si recò a Napoli a S. Lucia al Monte per ricevere l’abito alcantarino. Il 28 dello stesso mese ricevette l’abito, cambiando il nome di Giuseppe in quello di Berardo del Cuore di Gesù. Il 16 febbraio del 1866 fu ordinato sacerdote da Mons. Maria no Ricciardi, Arcivescovo di Reggio Calabria.
   Ebbe modo di incontrare diverse anime nel suo cammino tra cui il Beato Bartolo Longo, la Beata Cristina Brando e le Serve di Dio Suor Serafina Micheli, fondatrice delle Suore degli Angeli, Maria di Gesù Landi, fondatrice delle Ancelle della Chiesa.
   Molto intensa fu la sua devozione per la Madonna del Divino Amore la cui immagine portava con sé durante le sue missioni al popolo. Fondò sulla collina di Capodimonte un ospizio per poveri e anziani e qui il 4 marzo del 1917 morì santamente.  Nel 1929 il suo corpo fu riesumato e le spoglie mortali furono trasferite nella chiesa di S. Lucia al Monte. È in corso il processo per la sua beatificazione.

 

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INVITO AI SOCI AICIS


Mi rivolgo a tutti i soci, ma in particolare a quelli della Campania: se qualcuno è in possesso di materiale cartaceo di questi Servi di Dio o Venerabili è pregato di contattarmi telefonicamente. Il vostro aiuto può essere valido e prezioso per il prosieguo dell’iter canonico.
La cause in corso riguardano i Venerabili fra Michelangelo da Frattamaggiore, suor Maria Crocifissa delle Cinque Piaghe e Fra Francesco di Sant’Antonio, i Servi di Dio Padre Berardo Atonna e Padre Luigi del Crocifisso.                       

  DINO AITO

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Circolare di Giugno 2005

Circolare di Maggio 2005

Circolare di Aprile-Maggio 2005

 

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