Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

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L'ICONOGRAFIA DELL'ADDOLORATA DI CASTELPETROSO

Breve ma veritiera storia di un’immagine

 

Mosaico della tela del Gagliardi

 

Il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso è tra i luoghi più venerati del Molise. Elevato nel 2013 alla dignità di Basilica Minore può vantare, nel corso di circa 150 anni di storia, la visita di ben due papi, Giovanni Paolo II e Francesco, e un afflusso ininterrotto di pellegrini attratti dall’evento miracoloso e dalla bellezza delle architetture e delle opere d’arte che custodisce. Questa ricerca vuole ricostruire la storia della fissazione dell’immagine più cara ai molisani e la sua novità iconografica.

Il 26 ottobre 2013 si è conclusa presso il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso la mostra storico-artistica sull’arte sacra molisana nel Novecento “Immagine del Vespro”, organizzata da Don Massimo Muccillo, Vicario Episcopale per il Santuario, e dalla Diocesi di Campobasso-Bojano e curata dal sottoscritto; una mostra che ha consentito di indagare per la prima volta la parabola artistica dell’ultima costruzione in stile neo-gotico completata in Italia. Il luogo mariano è stato presentato attraverso il recupero di opere, delle varie discipline artistiche, che fino ad oggi risultavano dimenticate o abbandonate, e per l’occasione sono state esposti per la prima volta lavori di Amedeo Trivisonno, Marcello Scarano, Ettore Marinelli, Alessandro Caetani, la famiglia Chiocchio, che hanno testimoniato un secolo di commissioni all’interno della chiesa.
L’opera più importante presentata è stata di certo la Pietà di Giovanni Gagliardi, del 1889, conservata nella sacrestia e che si caratterizza come la prima ed unica iconografia ufficiale delle apparizioni della Vergine a “Cesa tra Santi”.
Paradossalmente l’immagine più venerata in Molise risulta anche la meno studiata, per quanto riguarda la genesi della sua iconografia, e pertanto questo breve studio, estratto dal catalogo della mostra ancora in fase di stampa, vuole portare chiarezza nella fissazione di tale rappresentazione.

Il 22 marzo 1888, il giovedì antecedente la domenica delle Palme, due contadine di Guasto, una frazione del comune di Castelpetroso, Fabiana Cicchino di 35 anni, chiamata in paese Bibiana, e Serafina Valentino di 34 anni, si recano a coltivare degli appezzamenti di terreno su Monte Patalecchia di fronte al loro paese.
In località “Cesa tra Santi”, essendosi smarrito uno dei due agnelli che portavano dietro, Fabiana comincia a cercarlo tra le rupi.
Spintasi verso un crepaccio che piegava creando una sorta di rientranze, nelle quali si aprivano piccole fenditure all’interno della roccia, trova l’animale in ginocchio e viene attirata da una forte luce che per tre volte esce dalle pareti.
Accostati gli occhi in una di queste fenditure ha modo così di osservare la Vergine Addolorata in atto di compiangere Cristo morto.

Serafina quel giorno non vede nulla ma il 1 aprile, festa di Pasqua, ritornate entrambe sul luogo, l’apparizione si ripete e questa volta anche lei riesce a vedere la Madonna.
La Vergine non parla né lascia messaggi ma pare assorta nel suo estremo gesto di compianto e contemplazione, come se la sola azione fosse più energica di altre parole.
La notizia del miracolo si diffonde subito a Castelpetroso e nei paesi vicini provocando l’afflusso di folle di pellegrini sempre più numerose. Il 26 settembre del 1888 Mons. Francesco Macarone Palmieri, vescovo di Bojano, con la nomina di Delegato Apostolico si reca sul luogo per indagare ed ha anch’egli, unico vescovo nella storia della Chiesa, la grazia di vedere per ben tre volte la Madonna Addolorata così come era apparsa alle due contadine.

Il primo articolo a riportare la notizia a livello nazionale esce sulle pagine del Giornale di Sicilia di Palermo, un quotidiano di impostazione liberale; partendo da questo servizio Il Servo di Maria, un giornale mariano stampato a Bologna, comincia a seguire la vicenda diventando col tempo l’organo ufficiale degli eventi miracolosi di Castelpetroso.
Sarà grazie a tale rivista, divulgata sotto la guida del direttore Carlo Acquaderni, che verranno pubblicati importanti documenti i quali serviranno col tempo a ricostruire le vicende delle apparizioni ed a testimoniare la veridicità degli eventi nella causa di riconoscimento.
Oltre alle due contadine e al vescovo la Madonna continua ad apparire a tantissime altre persone, tra le quali molti parroci increduli della zona, mentre i pellegrinaggi giungono sempre più numerosi tanto che la montagna brulica di fedeli: se ne contano circa quattromila al giorno.

Durante il 1889, a settembre, il vescovo Palmieri, insieme all’arciprete don Achille Ferrara e a Carlo Acquaderni, costituiscono ufficialmente un comitato per la raccolta di fondi per costruire un tempio da consacrare all’Addolorata, con la benedizione del pontefice.
Si susseguono intanto folle di fedeli e visite di personaggi illustri: le cronache riportano la presenza di monsignor Giacomo Della Chiesa, futuro papa col nome di Benedetto XV, padre Agostino Marini, filologo, e padre Giuseppe Lais, membro della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri e vice direttore della Specola Vaticana, illustre fisico e matematico, tutti giunti per compiere sopralluoghi e indagini. Proprio Lais avrà a scrivere, dopo acute osservazioni sulla genuinità delle persone del luogo: «Queste sono le impressioni da me ricevute sul luogo, e che dimostrano il fatto molto più serio di quello che si potrebbe a prima vista sospettare».

Oltre alle apparizioni continuano anche i miracoli.
Sul finire del 1888 Acquaderni si reca personalmente a “Cesa tra Santi” insieme al figlio dodicenne Augusto, gravemente malato di tubercolosi ossea, per chiedere la grazia del risanamento. Augusto beve l’acqua della sorgente e, per intercessione della Vergine, riceve il dono della guarigione, che diventa importante testimonianza per il riconoscimento delle apparizioni.
Agli inizi del 1889, dopo gli accertamenti medici che attestavano il miracolo, Carlo e Augusto tornano nuovamente sulla rupe per ringraziare la Madonna che fa loro la grazia di manifestarsi in atteggiamento medesimo a quello delle precedenti visioni.
Con la costituzione del comitato per la costruzione della chiesa e la posa, il 28 settembre 1890, della prima pietra si concludono le originarie vicende relative alle apparizioni che, ormai unanimemente accettate dalla autorità religiose e accolte da fedeli sempre più numerosi, avevano mostrato al mondo l’immagine addolorata della Vergine.

Le apparizioni di “Cesa tra Santi” non sono da sottovalutare perché hanno una caratteristica di unicità che le rende oltremodo importanti, quando non esclusive, nella storia della Chiesa.
Ecco come parlava di Castelpetroso la rivista Civiltà Cattolica:
"Castelpetroso è il Lourdes dell’Italia, con questo divario, però che, ove a Lourdes la Vergine S. apparve soltanto alla contadinella Soubirons, qui diessi a vedere a moltissime persone di diversa età, sesso e condizione. Colà l’apparizione fu sempre ad un modo; qui è varia e in molte forme. A Lourdes era L’Immacolata, qui è l’Addolorata col figlio morto sulla braccia, che in mezzo ad un nimbo di luce si manifesta, ora soletta ed ora corteggiata dagli angeli o in compagnia del suo purissimo sposo S. Giuseppe!"
La peculiarità di tali eventi è la continuità delle visioni, concentrate tra il 1888 e l’ultimo decennio dell’Ottocento ma accertate almeno fino al 1950, e la molteplicità dei veggenti, poiché dopo Fabiana e Sarafina la Vergine scelse di mostrarsi, attraverso le tre fenditure nella roccia, a tanti altri fedeli
Anche se la Madonna, nella lezione accettata dai fedeli e riproposta nelle tante opere d’arte, è stata rappresentata da subito come Addolorata nell’atto di offrire a Dio il corpo morto del Figlio, così come si è mostrata la prima volta alle due contadine, è anche vero che ha voluto apparire in una diversità e complessità di sembianti che aprono a interessanti riflessioni sull’importanza dell’immagine nell’economia della salvezza.

La descrizione che fa Carlo Aquaderni dell’apparizione da lui vissuta, dalle pagine del suo giornale, risulta comunque la più puntuale e canonica, come sarà riproposta nei primi dipinti commissionati:

"Mi appressai di nuovo, e restai attonito scorgendo uscire dal lato a sinistra un globo di luce, avvicinarsi, porsi nel mezzo della divisione del foro, a poco a poco dissolversi, prendere forma, e da ultimo comparire una donna addolorata seminginocchiata col volto levato al cielo, le braccia aperte verso il suolo in atto di chi fervorosamente prega. Il suo abito color viola scuro e la forma la manifestavano chiaramente la Vergine SS. Addolorata".

Il luogo delle apparizioni, con le tre piccole grotte nella roccia, andrà successivamente distrutto negli anni Settanta durante i lavori di sistemazione della zona ed oggi rimane una targa ad indicare il preciso punto dell’evento.

Santuario di Castelpetroso - Il luogo delle Apparizioni - Foto di L. Albanese

 

In Molise da sempre è stata molto sentita e vissuta la devozione all’Addolorata, testimoniata ancora oggi dalle due significative processioni del Venerdì Santo a Campobasso e Isernia.
A livello artistico, invece, registriamo la presenza di diverse opere soprattutto dal XVII secolo in poi. Riguardo ai dipinti interessante il Cristo in pietà di Francesco Guarino da Solofra, del 1643, conservato presso la chiesa di Sant’Antonio Abate di Campobasso, dai chiaroscuri intensi e una sofferta espressione dei volti, con echi di Ribera e Stanzione, mentre una struggente Pietà di Massimo Stanzione è conservata presso la chiesa di Santa Maria o dei Cappuccini di Larino. In quest’opera, dall’acceso naturalismo accentuato dall’uso energico del colore, leggiamo un patetismo nuovo nel contrasto tra la maestosa figura della Vergine, inginocchiata in preghiera, e il bellissimo corpo di Cristo deposto a terra su un lenzuolo bianco.
Interessante la Pietà seicentesca di ambito molisano nella chiesa di San Biase di Agnone, intessuta di dolce umanità, mentre di carattere più popolare risulta il Compianto sul Cristo morto, settecentesco e di ambito napoletano, nella chiesa di San Rocco a Frosolone.
Molto significativa, a testimonianza della devozione ai Sette Dolori, è la tela settecentesca di ambito molisano della Madonna Addolorata ora conservata presso la chiesa di San Nicola e Martino di Venafro ma proveniente dalla chiesa dell’Addolorata nel centro storico.

Se guardiamo alla statuaria non possiamo non ricordare i tanti gruppi lignei presenti in molte chiese, sculture di carattere devozionale che ripetono il modello iconografico della Pietà con la Vergine nell’atto di compiangere il Figlio morto disteso sulle proprie ginocchia. Le composizioni sono molto simili, seguono quasi tutte uno schema piramidale e presentano la figura di Cristo allungato con la testa sul lato destro della Madonna e il braccio destro cadente, mentre la Vergine sovente alza il braccio sinistro quale invocazione di dolore.
Tra le diverse sculture, notevole per qualità e differente per impostazione, si segnala la Pietà della chiesa di Sant’Emidio di Agnone realizzata da Amalia Duprè tra il 1879 e il 1882.
Un’attenzione particolare merita, in questa studio, l’antica chiesa parrocchiale di Castelpetroso, dedicata a San Martino Vescovo, costruita intorno al 1300, nella quale esiste da secoli, almeno fin dal 1600, una Confraternita in onore di Maria SS. Addolorata nella quale, al tempo delle apparizioni, risultato ascritti gli abitanti del castello, dei villaggi e delle borgate (Cenni sull’apparizione 1889):

"Da tempo immemorabile ivi la Vergine Addolorata riscuote un culto speciale. Vi ha una congregazione, sotto i cui stendardi sono schierati tutti gli abitanti del Castello e villaggi. La fede ivi si trova viva e grande, schietta e pura; una fede dei primi tempi Cristiani, sia che s’interroghi il palpito del pio lavoratore dei campi o il canto delle vezzose giovanette, che gorgheggiano le glorie di Maria".

All’interno è conservata la statua dell’Addolorata, con la veste bruna, riccamente ricamata in oro, col cuore trafitto da sette spade, datata sul finire del Seicento ed opera dello scultore napoletano Giacomo Colombo, e una tela seicentesca, sempre di scuola napoletana, che raffigura la scena del Compianto. Entrambe le opere, oltre a testimoniare il culto tributato all’Addolorata già secoli prima delle apparizioni, presentano anche legami con le apparizioni stesse.
La Madonna nell’atto di mostrarsi alle due contadine pur presentandosi in una posa diversa dalle normali rappresentazioni, ha voluto comunque richiamare immagini da loro già conosciute pertanto ha ripreso dalla statua di Colombo il cuore vivo con le sette spade e dalla tela il gesto implorante della Vergine.
Tra le tante attestazioni della Pietà o del Compianto in ambito molisano, infatti, non è un caso se l’immagine che più si avvicina a quella delle apparizioni a “Cesa tra Santi” sia proprio quella di Maria come raffigurata nella pala d’altare conservata nella chiesa di San Martino. In quest’opera, infatti, lo sguardo rivolto verso l’alto, le mani aperte con i palmi in su in segno di supplica e il vestito della Vergine ricordano alcuni particolari delle prime visioni, così come sono stati poi raffigurati da Giovanni Gagliardi.

La necessità di avere un’icona alla quale i fedeli potessero rivolgere preghiere, in assenza ancora di una cappella stabile, unita alla volontà della Vergine di mostrarsi sovente col titolo di Addolorata, spinse Carlo Acquaderni a commissionare al pittore romano Giovanni Gagliardi nel 1889 una grande tela che raffigurasse l’apparizione.
Giovanni Battista Gagliardi, nipote del pittore Pietro Gagliardi, nato a Roma nel 1838, si era formato presso l’impresa dello zio specializzandosi in soggetti religiosi e agiografici, trattati secondo un’iconografia tradizionale e accademica, e nella ritrattistica. L’opera che seguiva nell’iconografia la descrizione della prima comparsa alle due contadine, e probabilmente anche la relazione della visione dello stesso Acquaderni, diventerà l’immagine canonica dell’evento sacro e l’editio princeps dalla quale deriveranno tutte le altre attestazioni artistiche presenti nel Santuario.
Il quadro, che si può inserire nel fenomeno più ampio del mercato globale dell’arte sacra romana nell’Ottocento, ora disperso, fu replicato nel 1890 dallo stesso pittore in dimensioni più piccole e grazie a questa tela, conservata oggi nella sagrestia della Santuario ed esposta nella mostra, fortemente deteriorata e in attesa di un urgente restauro, possiamo farci un’idea della prima immagine che i fedeli e pellegrini giunti da tutta Italia poterono venerare.

Addolorata di Giovanni Gagliardi

Un ricordo di don Nicola Lombardi fa luce sulla perdita della prima tela (Ferrara 2008):

Carlo Acquaderni, di ritorno a Bologna, commissiona a un grande artista suo amico, il professor Giovanni Gagliardi di Roma, un quadro che riproducesse la prima Apparizione.
L’artista, nel comporre il quadro (2 metri x 1), s’ispirò alle indicazioni di Bibiana, non è certo se sulla base di un incontro diretto o attraverso il racconto dell’Acquaderni stesso. Fatto sta che questa tela, composta certamente nel 1889, nel corso degli anni ha subito seri danni a causa dell’umidità e della cattiva conservazione, al punto che adesso è irriconoscibile.
Non bisogna dimenticare che fino alla fine degli anni Quaranta i lavori del Santuario sono stati fermi e questa bellissima tela ne ha pagato le conseguenze.

Don Antonio Mattei, parimenti, ci ricorda la vicenda delle due tele facendoci intuire come il quadro più grande, il primo a venir realizzato, fosse qualitativamente superiore all’opera minore (Mattei 1982):

Altra nobile iniziativa che l’Acquaderni portò a compimento nel 1889 fu il fissare in una tela i particolari dell’apparizione: l’opera fu affidata al pittore Prof. Gagliardi di Roma il quale, nel portare innanzi il suo lavoro, si attenne alle indicazioni fornite da Fabiana.
Non sappiamo se venne personalmente a Castelpetroso ovvero fu lo stesso Acquaderni a raccogliere le indicazioni della veggente per trasmetterle all’artista. La tela misura poco più di due metri per un metro circa.
Il prezioso dipinto fu il primo segno della specifica devozione mariana nata a Castelpetroso e la prima immagine dell’apparizione, intorno a cui si polarizzò il culto dei fedeli. A Castelpetroso nello scantinato della nuova casa annessa al Santuario ancora oggi si conserva questo dipinto chiamato l’originale, senza essere più esposto alla venerazione.
Dato il deterioramento che ha subito per l’umidità del posto in cui è custodito, avrebbe bisogno di un radicale restauro che lo riporti allo stato primitivo.
La figura della Madonna, il cui volto è tutto soffuso di una celestiale bellezza che incanta. E’ evidente che il Gagliardi impegnò tutte le risorse della sua arte nel dare espressione a quel volto […] La figura di Cristo è ormai tutta cancellata, come pure non è più visibile la firma dell’autore. Nel Santuario è custodita altra tela più piccola (m. 1 x 0,80) su cui è rappresentato nello stesso atteggiamento la Madonna: questo secondo dipinto è in ottimo stato di conservazione.

 

L’esistenza della tela più piccola, certamente fedele dal punto di vista compositivo e iconografico alla prima versione, insieme a piccole incisioni presenti all’inizio degli opuscoli che raccontano e testimoniano delle apparizioni, ci permettono di ricostruire con buoni margini di sicurezza la prima opera di Gagliardi che comunque non sembrerebbe, in assoluto, la prima immagine attestante gli eventi miracolosi se si considera una piccola xilografia presente all’inizio del testo Cenni sull’Apparizione di Maria Santissima Addolorata stampato a Bologna nel 1889.

Questa piccola stampa, sintetica e spigolosa nella grafia ma estremamente suggestiva, mostra all’interno di una grotta un nimbo di luce che circonda la figura della Vergine col Cristo morto appoggiato ad una pietra.

La Madonna, ammantata, reca in evidenza le sette spade dei Dolori, sproporzionate rispetto al corpo, e una corona che la fa assomigliare alla statua di Colombo presente nella chiesa di San Martino.

Le altre due piccole incisioni rinvenute nei libelli devozionali, la prima, una xilografia molto schematica nella delineazione della scena, la seconda, un’acquaforte curata nella resa dei corpi e della luce e nella delicata cornice floreale, invece, riprendono entrambe l’iconografia della tela del 1889.

 

Pietro Gagliardi, Pietà - Hamrun, Malta
Foto di T. Evangelista

Ritornando all’opera di Giovanni Gagliardi ci sono da fare ancora alcune precisazione poiché il soggetto, per quanto ripreso dalle testimonianze delle due contadine e dello stesso Acquaderni, non risulta essere impostato esclusivamente sulle fonti riprendendo in maniera molto precisa, per alcuni dettagli, la pala dell’Addolorata realizzata dallo zio di Giovanni, Pietro Gagliardi, nel 1882 per la chiesa parrocchiale di San Gaetano ad Hamrun, nell’isola di Malta.

Pietro, nato nel 1809 a Roma, si era formato all’Accademia di San Luca sotto la guida di Camuccini e Minardi, ricevendo pertanto una solida formazione di stampo eterogeneo.
La formazione del Gagliardi risente delle diverse influenze culturali e stilistiche proprie dei suoi maestri: il recupero neoclassico dell'antico, le reminiscenze barocche e l'apporto delle recenti teorie nazarene, premesse alla formulazione del purismo e alla ripresa della pittura a fresco.
Di qui la disinvoltura nell'adottare sia tipologie rinascimentali e di primo Seicento sia modelli tardobarocchi, pur mantenendo la pennellata piana e precisa di scuola minardiana. Cavaliere, membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon dal 1857, della quale fu anche presidente, accademico di San Luca, fu un caposcuola della pittura parietale sacra ad affresco.
Intorno al 1880 invia due opere per la chiesa di Hamrun, costruita da pochi anni in stile neogotico e che vanta altri capolavori ottocenteschi di Calì, Bruschi, Di Giovanni, un San Gaetano e un Compianto per l’altare dell’Addolorata.

Quest’ultima tela, oggi in fase di restauro, presenta diverse affinità con la successiva realizzazione del nipote per Castelpetroso, e forse ci aiuta anche a ricostruire la pala più grande andata dispersa. Tra le analogie per prima cosa notiamo la posizione del corpo esanime di Gesù, disteso su un lenzuolo bianco e appoggiato alle ginocchia della Vergine che riprende a sua volta, nell’abbandono del braccio e nello scorcio del viso poggiato sull’omero, la tela del Baciccio del 1667.
Anche la presenza della corona di spine e dei chiodi in primo piano, il gesto della Vergine con i palmi rivolti verso l’alto e la sua espressione implorante e malinconica, sono elementi che ritornano nella tela di Giovanni. Di diverso c’è il corpo di Gesù allungato con la testa verso destra, appoggiata ad una pietra, la scena collocata, come riferiscono le testimonianze, in una grotta e fortemente illuminata, e la figura della Vergine, maggiormente distaccata, che reca sul petto il cuore vivo trafitto dalle sette spade dei Dolori e mostra un atteggiamento allo stesso tempo di preghiera e di solenne regalità. Tale aspetto è la novità più significativa nell’iconografia della Pietà, come analizzata nel corso dei secoli, poiché Maria si mostra in atteggiamento “sacerdotale” di Madre sofferente

Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio o Baciccia,
Roma, Galleria Nazionale -

 

Nel 1947 viene inaugurata la cappella delle Apparizioni. Proprio per questa chiesetta la popolazione di Pietramelara offre l’altare e un quadro che viene commissionato al pittore romano Mario Barberis, tra i massimi esponenti dell’illustrazione a tema religioso della prima metà del Novecento.
Barberis, pur mantenendosi sostanzialmente in linea con l’iconografia canonica nella disposizione e nei gesti delle figure, prendendo spunto sicuramente dalla grande tela di Gagliardi, ambienta l’apparizione in un ampio paesaggio roccioso che si staglia su un cielo nuvoloso.
L’anatomia e le forme, in particolare quelle della Vergine, appaiono sostanzialmente semplificate ma l’opera, datata 1946, non cade nella semplice illustrazione di carattere popolare per un sapiente uso del colore, dai toni delicati, e per una morbida pennellata e si qualifica come la migliore derivazione dall’opera originale.

Interno della Cappella delle Apparizioni a Castelpetroso - Quadro di Mario Barberis

Le qualità di illustratore, invece, emergono in tre disegni a matita, ora dispersi, che raffigurano tre diverse apparizioni a “Cesa tra Santi” rispettivamente alle due contadine, Serafina e Bibiana, al vescovo Palmieri di Bojano e a Carlo Acquaderni col figlio.
In tutti e tre i fogli i personaggi guardano all’interno della roccia, attraverso una fenditura che il pittore, con abile artificio compositivo, ci mostra in spaccato; pertanto riusciamo a cogliere contemporaneamente le figure, con le loro reazioni, e l’immagine della visione che rimane sempre fedele al modello proposto nell’Ottocento e alla sua novità iconografica.

Disegno di Mario Barberis

 

A Castelpetroso, e nella tela di Gagliardi, la Vergine, Madre della Chiesa, appare realmente come Corredentrice, «amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da Lei generata» (Lumen Gentium, 58), e così facendo esplicita in cosa consiste il trionfo del suo Cuore Immacolato. Il suo è un dono che viene dal Cuore seppur trafitto dai Dolori e del quale si è fatto carico il Santuario di Castelpetroso.

L'Addolorata del Gagliardi e la tela di Mario Barberis esposte alla mostra "Immagine del Vespro" - Foto T. Evangelista

 

 

Bibliografia

Bellia, G 1897, Storia dell’Apparizione di Maria Santissima Addolorata in Castelpetroso ricavata da documenti autentici, Isernia

Cenni sull’Apparizione di Maria Santissima Addolorata nel territorio di Castelpetroso in luogo detto Cesa tra Santi 1889, Bologna

Ferrara, A. 2008, Intervista al Santuario di Castelpetroso. Don Nicola Lombardi racconta. Marino

Mattei, A. M. 1982, Il Santuario dell’Addolorata a Castelpetroso, Isernia

 

- Link all'articolo su:

http://www.academia.edu/15482451/Liconografia_dellAddolorata_di_Castelpetroso.

 

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