Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

 

CHIESE E MADONNE  DI ROMA - PARTE VI

Breve itinerario storiografico ed iconografico tra
Chiese e Madonne romane, 
con qualche digressione su immagini devozionali,
preghiere e la vita di alcuni Santi


 

 

CHIESA DEI SANTI MARCELLINO E PIETRO AL LATERANO

 

La chiesa dei Santi Pietro e Marcellino - ora per tutti Marcellino e Pietro - è un'antica chiesa del IV secolo, che sorge, nel rione Monti, affacciata su via Merulana, costruita con il benestare di Papa Siricio, presso le catacombe di Via Labicana.
La chiesa originaria venne successivamente rinnovata da Papa Gregorio II, mentre Papa Alessandro IV. fece depositare, sotto l'altare maggiore le reliquie dei due santi martiri, assieme a quelle di Santa Marzia.

 

La chiesa venne poi ricostruita nel 1751 da papa Benedetto XIV, con una facciata quasi anonima, a cubo, mentre l'intero era a croce greca ed una cupola che ricordava quelle del Borromini. La pala d'altare, che raffigura il martirio dei due Santi è di Gaetasno Lapis.

Fino al 1906 è stata amministrata dai Carmelitani scalzi.


 

La chiesa dei Santi Pietro e Marcellino si riallaccia a quella dell'Ospedale di S. Giovanni in Laterano, costruito nel 1216 ca.

Dapprima, proprio presso la chiesa dei SS Marcellino e Pietro, venne fondato un ospizio per i pellegrini poveri ed ammalati, di cui rimangono ben poche tracce, che venne affidato ad una delle tante Compagnie presenti a Roma, quella dei Raccomandati del Salvatore.

Nel 1338, essendo ormai l'ospizio in brutte condizioni, la compagnia acquistò un terreno adiacente la Basilica del Laterano per costruirvi un Ospedale, dapprima dedicato a S. Michele Arcangelo.

Verso la fine del XIV secolo, nella Basilica Lateranense venne istitutita la Compagnia di S. Giovanni in Laterano che si occupava di portare la Comunione agli ammalati e che per essere più fattiva si stabilì in San Marcellino e Pietro.

A fine 1400, papa Alessandro VI diede alla Compagnia il titolo di Confraternita, mentre il successivo papa, Clemente VIII, dopo aver fatto costruire nella Basilica un altare per custodire il Sacramento, incaricò la Confraternita di seguirlo nella distribuzione delle Ostie agli ammalati.

Nel 1592 la Confraternita si stabilì presso il Battistero, nell'Oratorio di S. Venanzio ed alla fine del XVII secolo le fu concesso un proprio Oratorio, a fianco della Scala Santa.

Qui si trova una tavola del XII secolo intitolata alla "Madonna delle gioie".

La Madonnna delle gioie

 

 

 

Sulla parte destra della chiesa si apre una Cappellina dedicata alla Madonna di Lourdes e a Santa Bernadette
Contiene anche una pregevole statua in legno di san Giuseppe e Gesù fanciullo

 
 

Un piccolo presepe davanti ail'immagine dei due Santi Martiri viene allestito per il Natale. E' inoltre presente il Santo Bambinello di Praga.

Fonte Battesimale

Sulle pareti delle piccole edicole custodiscono delle gradevoli statue di Sant'Antonio da Padova, Sant'Anna e Maria Bambina e di Santa Teresa del Bambino Gesù

 

Lapide a ricordo del primo parroco diocesano, don Giuseppe Rinaldi

Purtroppo, il 15 Ottobre 2011, durante una marcia pacifista degli "indignati", molti ragazzi con felpe, cappucci, caschi e bastoni hanno dato vita ad una guerriglia che ha fatto danni in tutta la strada, con conseguenti vetrine rotte e tanti altri disastri, ma la cosa che ha toccato profondamente è stato un atto davvero inimmaginabile.

Un gruppetto di essi si è introdotto con forza nella sala parrocchiale della Chiesa dei SS. Marcellino e Pietro, che dà su via Labicana, hanno affisso un manifesto, distruggendo alcuni arredi sacri e portando via, sotto gli occhi attoniti del parroco e di alcuni sacerdoti, una statua della Madonna di Lourdes ed un Crocifisso. Una volta in strada, poi, essi sono stati gettati in terra con forza e ridotti in pezzi.
Episodio di una tristezza impressionante, che ha lasciato in terra mille frammenti e tante domande


L'anno successivo, dal CeLs di don Mario Picchi una copia sia della Madonnina che del Crocifisso e successivamente, con una cerimonia sostenuta da varie associazioni, è stato donato alla chiesa dei SS. Marcelino e Pietro un bassorilievo della Madonna Immacolata, proveniente dailaboratori artistici di Carrara.

E' stato poi approntato un Reliquiario dove sono stati raccolti i pochi resti della Madonnina distrutta e del Crocifisso.

 

 



SU QUESTO ARGOMENTO VEDERE L'ARTICOLO DELLA D.SSA ROSITA TADDEINI, INTITOLATO:

Quando un simbolo oltraggiato fa riflettere

 

 

CHIESA DI SANT'ANSELMO


Nel rione Rièa, Adiacente la piazza dei Cavalieri di Malta, si erge la bella chiesa di Sant'Anselmo all'Aventino, Badia Primaziale dell'ordine dei Benedettini.
La piazza, antistante, intitolata ai
Cavalieri di Malta, promette altre sorprese...




Infatti, su questa bella piazza situata sull'alto dell'Aventino, tra il famoso Giardino degli Aranci e la Villa del Prioritato di Malta, si apre, all'occhio del visitatore, un piccolo miracolo e attraverso il buco di una serratura che si apre nel cancello del Priorato, quando ci si guarda dentro, ecco un'immagine inconsueta e sorprendente, vista da una nuova, diversa prospettiva: quella della cupola di San Pietro..

.Non si sa bene se la cosa sia nata proprio per questo, dare una nuova visuale o se sia stato un caso fortunato... sta di fatto che non si può andare via da quella piazza prima di aver sostato un pò in fila ed aver veduta la supefacente, inattesa visuale...

 

 

In fondo al lungo viale ecco apparire la Chiesa di S. Anselmo, arcivescovo di Canterbury, ma non solo, è anche sede del Pontificio Ateneo S. Anselmo e del Pontificio Istituto Liturgico, del Collegio degli studenti benedettini e della Curia dell'abate Primate.

La costruzione della chiesa venne sostenuta da Leone XIII che voleva supportare gli studi cattolici. I Benedettini, fecero dunque costruire il Seminario Internazionale.

 

 

La facciata è ornata da monofore su finta galleria

 

Il lungo viale di accesso porta, dunque, al porticato e subito ci si imbatte nella bella statua dedicata a S. Anselmo, realizzata dallo scultore svizzero A. Wider di Widnau.

 

La chiesa, rispetto alle tante altre di Roma è davvero recente, realizzata attorno alla fine dell'Ottocento da Francesco Vespignani su di un terreno donato dai Cavalieri di Malta ai Benedettini e costruita sulle vestigia di una antica domus del II-III secolo d.C.

Realizzata in stile neoromanico, l'interno è a 3 navate suddivise con colonne in granito e soffitto a capriate.

 

 

L'abside è decorata a mosaico e sotto l'altare maggiore in marmo bianco sono conservate le reliquie di S. Anselmo

 

 

Sull'ingresso e sull'altare laterale incisive immagini

 

 

Qui i monaci, soprattutto durante le liturgie domenicali, cantano i canti gregoriani, molto apprezzati da tanti romani.
Inoltre da questa chiesa si parte con la processione penitenziale presieduta dal Papa il mercoledì delle Ceneri, che si conclude presso la basilica di Santa Sabina dove viene celebrata la prima messa della Quaresima.


Annesso al complesso un negozio che vende ogni genere di cioccolata, liquori estratti da erbe e tante altre gustose cose, oltrechè cartoline, magliette, ecc...

 

 

 

CHIESA DI SANTA MARIA IN DOMNICA ALLA NAVICELLA


 

La Basilica di Santa Maria in Domnica - Titulus S. Mariae in Domnica - detta anche della Navicella, a causa della fontana a forma di nave che si innalza sin dall'antichità nella piazza dinanzi la chiesa, è stata costruita sul colle Celio. Non si è ancora riusciti a comprendere l'appellativo di "In domnica", probabilmente ha forse a che vedere con "Dominum" oppure col luogo, di proprietà imperiale, su cui venne eretta la chiesa.

Nata come Oratorio nel VII secolo, sorse probabilmente su un'antica caserma presso cui cominciarono a radunarsi i Cristiani.

La chiesa, già ricordata negli atti del sinodo di papa Simmaco, nel 499, risale al VII secolo ed il bellissimo mosaico dell'abside, quasi coevo, rispecchia la tematica delle Sante Icone presa in considerazione dal Concilio di Nicea del 787. Nell'ottavo secolo Papa Pasquale I la rinnova trasformando l'antico oratorio in una basilica a tre navate, divisa da colonnati.

Il mosaico rappresenta la Beata Vergine Maria seduta in trono che presenta il piccolo Gesù ai fedeli, contornata da schiere di angeli, mentre In primo piano è raffigurato Papa Pasquale che dona ai fedeli questa immagine.

In alto la rappresentazione di Cristo Salvatore chiuso in una mandorla, segno di vita, seduto su una sfera che rappresenta il mondo. Accanto a lui due angeli eppoi la raffigurazione degli Apostoli. Ai lati del mosaico centrale le due figure di Mosè e di Elia.

Il soffitto, realizzato a metà del '500 dal Cardinale Ferdinando de' Medici, è composto da cassettoni dipinti, suddivisi in lacunari. Al centro una dedica a Papa Leone X e lo stemma del Cardinal de' Medici.

In quelli più grandi la tematica presente è quella della barca o Arca, riferita sia alla Madonna che alla Chiesa che naviga tra le mille insidie della vita operando per la salvezza universale. Compaiono, inoltre, le immagini degli animali che raffigurano i 4 Evangelisti. Infine in altri settori del soffitto sono presenti le Litanie ed i Titoli di Maria.

Tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500, regnante Papa Leone X, la chiesa venne abbellita sia all'esterno che all'interno, qui con affreschi raffiguranti le opere di carità effettuate da San Lorenzo diacono e Santa Ciriaca.
La chiesa era stata infatti deputata alle opere di assistenza e al servizio dei poveri. Altri affreschi sono posizionati nelle lunette laterali.

 

La chiesa venne ancora ristrutturata nel corso del XVI sec. per quanto riguarda il portico, il bel soffitto di legno, l'affresco dell'abside e apertura di nuove finestre, nel 1714 venne costruito il campanile a vela e, successivamente nel XIX con restauri del mosaico e dell'affresco centrale. Tra il 1920 ed il 1930 vengono realizzati gli affreschi degli altari laterali e nel 1957 si apre la criptasotto l'altare maggiore.

E' diventata Parrocchia nel 1932.
Dal 2003 è affidata alla Fraternità Sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo

 

 

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BASILICA DI SANTO STEFANO IN ROTONDO


 

 

 

La basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, del V secolo, è una chiesa paleocristiana costruita sul monte Celio, uno uno dei più alti tra i sette famosi colli di Roma.

Chiamata antecedentemente anche Santo Stefano in Girimonte, Santo Stefano in Querquetulano (perchè vicina ad un querceto) e Santo Stefano in capite Africæ (perchè era vicina all'antico Vicus Capitis Africae).

 

Fino a due secoli fa, si credeva che la tempio fosse stato costruito riutilizzando un antico edificio romano che serviva da mercato, mentre sembra che fosse accanto alla caserma romana dei Castra peregrina, cioè gli alloggi delle truppe provinciali, e di fronte ad un mitreo che era stato realizzato verso il 180 e riportato alla luce nel 1973-1975.
Nelle vicinanze si trovava, inoltre, una grande
abitazione dei Valeri(domus Valeriorum).

 

L'edificio fà parte della cosiddetta "rinascita classica" dell'architettura paleocristiana di roma che si espresse in maniera maggiore negli anni 430460, con la costruzione della basilica di Santa Maria Maggiore e di quella di Santa Sabina.

 

La pianta riprende, fondendo i due modelli di edifici a pianta centrale, quella circolare con deambulatorio e quella a croce greca, già utilizzate in epoca costantiniana per edifici di culto, e in particolare quelli dedicati alla memoria dei Martiri.

Probabilmente l'edificazione della chiesa fu voluta da papa Leone I (440-461), che aveva già fatto costruire una chiesa dedicata a santo Stefano, sulla via Latina.
F
acilmente la sua costruzione avvenne negli ultimi anni del suo pontificato, come attestano due monete, ritrovate sotto l'edificio, con l'effigie dell'imperatore Libio Severo (461-465). Inoltre, si è potuta appurare la data del legno utilizzato nelle travi del tetto, che risulta essere intorno al 455.

Tuttavia, solo successivamente la chiesa potè essere consacrata da papa Simplicio (468-483)

La costruzione all'epoca era adorna di mosaici e marmo, col tempo sono andate distrutte.

Tra il 523 e il 529, sotto i papi Giovanni I e Felice IV, si sa, da alcune fonti, che la chiesa fu ornata da mosaici e rivestita in marmi preziosi.

Là aveva predicato il papa Gregorio Magno (590 - 604), al quale viene attribuita una cattedra che tuttora vi è conservata, un sedile in marmo d'epoca romana, dal quale vennero eliminati nel XIII secolo la spalliera e i braccioli.

Vicino alla chiesa, c'era il monastero e la chiesa di s. Erasmo, dove visse il monaco Adeodato diventato poi papa.

In questo monastero trovarono rifugio i seguaci di San Benedetto messi in fuga dai monasteri di Subiaco per opera dei Longobardi dopo il 601.

La cappella dei santi Primo e Feliciano

Nel VII secolo papa Teodoro I (642-649) fece portare a Santo Stefano Rotondo le reliquie dei santi martiri Primo e Feliciano.
Sul sepolcro dei martiri, posto nel braccio nord-orientale, venne realizzato un nuovo altare, con un paliotto d'argento, demolendo il muro esterno per realizzare l'abside, che venne decorata con un mosaico a fondo dorato, su cui sono presenti i due santi, ai lati di una grande croce gemmata, con sopra un medaglione con il busto del Cristo. Ancora più su, da un anello superiore si intravede il cielo stellato e la mano di Dio che offre la corona del martirio.
Questo mosaico è uno dei pochi di quest'epoca che si sia conservato a Roma, probabilmente eseguito da un artista bizantino.

Nell'XI secolo la cappella venne ridotta con tramezzi, al fine di ospitare una sacrestia ed un coro secondario.

Nel 1586 le pareti vennero affrescate da Antonio Tempesta con le storie del martirio dei due santi. L'attuale altare si deve al 1736 ed è opera di Filippo Barigoni.

Affreschi laterali della Cappella dei Santi Primo e Feliciano del Pomarancio

La chiesa decadde nei secoli successivi e perse le coperture originarie. Fu restaurata ad opera di papa Innocenzo II negli anni tra il 1139 e il 1143l'anello esterno e tre dei quattro bracci vennero abbandonati, mentre rimase intatto solo quello che ospitava la cappella dei santi Primo e Feliciano. Il colonnato più esterno venne chiuso con muri in mattoni e fu creato un porticato di ingresso, coperto a volta, a cinque arcate su colonne con fusti di reimpiego in granito e capitelli tuscanici.

 

Nel rifacimento delle coperture dello spazio centrale si costruì, per ridurre l'ampiezza, un muro di tramezzo, aperto con tre archi (quello centrale più ampio dei due laterali) sostenuti da due grandi colonne, con fusti di granito e capitelli corinzi e basi di reimpiego. Infine, per consolidare la struttura, 14 delle finestre aperte sul tamburo vennero murate.

L'edificio, senza un clero regolare, venne trascurato e nel 1420 la chiesa venne descritta come basilica disrupta e si arrivò ad interpretare i resti come quelli di un tempio dedicato al dio Fauno. Si era quasi certi che la chiesa derivasse da un nuovo impiego di un antico edificio romano, forse anche "un Tempio di Bacco"e questa convinzione durò fino al XIX secolo.

L'architettura della chiesa, a pianta circolare, a tre cerchi concentrici è a forma di croce greca: uno spazio centrale, delimitato da un cerchio di 22 colonne architravate, di altezza diversa l'una dall'altra, con presenza di capitelli ionici, appositamente realizzati nel V secolo.
Su di esse poggia un tamburo e tale parte centrale era circondata da due ambulacri più bassi ad anello: quello più interno delimitato da un secondo cerchio di colonne collegate da archi, oggi inserite in un muro continuo, mentre quello più esterno, ora scomparso, era chiuso da un basso muro.
Tale architettura la fa rassomigliare alla basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme.


Considerando questa forma così particolare, nel X secolo si pensava che originariamente essa fosse stato il tempio della divinità pagana Faunus o dell’imperatore Claudio, e che poi, ai primi albori del Cristianesimo, essa fosse stata dedicata al primo martire, come era avvenuto per il Pantheon.

I tratti intermedi dell'anello più esterno, più bassi, erano poi suddivisi in uno stretto corridoio esterno, con  volta a botte anulare ed in uno spazio più interno, probabilmente scoperto.
Dai corridoi, a cui si arrivava dall'esterno tramite otto piccole porte, si passava all'ambiente della croce greca e da qui allo spazio centrale, coperti forse volte costituite forse da tubi di terracotta.

Gli interni erano decorati con lastre di marmo e sono stati ritrovati i tratti del pavimento originale, con lastre in marmo cipollino e fori sulle pareti che attestano la presenza di un rivestimento parietale dello stesso materiale. Nello spazio centrale si trovava l'altare, inserito in uno spazio recintato.

 

Papa Nicola V (1447-1455), fu basilare nella vita della basilica. Dopo l’esilio di Avignone lavorò per ristabilire le bellezze di Roma e, in vista del Giubileo del 1450, avviò molti lavori realizzati da molti artisti, tra cui anche Bernardo Rossellino  a cui affidò il restauro completo della Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio e che rifece coperture e pavimento, rialzandolo e collocando al centro dell'edificio un altare marmoreo, elimininando definitivamente il cadente ambulacro esterno e tamponando le colonne del secondo anello con un robusto cilindro murario che corrisponde all'attuale parete esterna dell'edificio.
Dei bracci della croce greca ne rimase quindi uno solo utilizzato come vestibolo, in corrispondenza del portico d'ingresso del XII secolo. Alcuni autori hanno ipotizzato nella sistemazione un ruolo progettuale anche di Leon Battista Alberti.

In questo periodo furono realizzati elementi rinascimentali dell’edificio: il portone d’ingresso e la realizzazione dell' ottagono centrale, decorato con sculture di stemmi papali e affreschi.


Essendo la chiesa sempre sede del titolo cardinalizio,  titulus Sancti Stephani in Coelio Monte, sotto papa Alessandro III, il titolo era anche legato a quello della basilica di San Lorenzo fuori le mura, tra il 1454 e il 1580, il convento accanto alla chiesa divenne la casa romana dell’Ordine dei paolini e luogo di sepoltura dei monaci. Quest'Ordine, da contemplativo-eremitico divenne poi contemplativo-apostolico.
La chiesa da allora appartiene al Pontificio collegio germanico-ungarico di Roma e venne dichiarata  basilica minore ed è la chiesa nazionale di Ungheria.

L'altare maggiore fu dedicato, tra gli altri, ai santi ungheresi della famiglia reale degli Árpád, come santo Stefano primo re d’Ungheria (1000/1001-1038), il principe ereditario – e figlio di santo Stefano – sant’Emerico (+1031), e re Ladislao (1077-1095).
La sconfitta dell’Ungheria da parte dei turchi presso Mohács (1529), e il dilagare della riforma, misero in pericolo la vita dell’ordine e, con l’occupazione di Buda (1541-1686) venne soppresso anche il vicino centro dell’ordine, ma ad un ex alunno del Collegio Germanico, il gesuita Szántó István, venne l’idea di fondare un Collegio Ungarico al posto del convento dei paolini.
Papa Gregorio XIII appoggiò questa iniziativa, ma, il Collegium Hungaricum, fondato nel 1579, già l’anno successivo, per cause finanziarie, dovette essere unito al Collegio Germanico, fondato nel 1552. Nel 1580 il Collegio Germanico ed Ungarico, si riunirono, per formare buoni sacerdoti che contribuissero alla controriforma cattolica.

Tra il 1582 e il 1583 il pittore detto il Pomarancio, si dedicò all'esecuzione degli affreschi della basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio: ventiquattro scene che imitano rilievi scultorei, in toni di giallo, raffiguranti la storia di santo Stefano e del suo culto. Ricevette l'incarico di dipingere il muro che chiudeva l'ambulacro con scene di martirio. Il ciclo inizia con la Strage degli Innocenti, continuando con la Crocifissionedi Gesù, a cui segue la lapidazione di santo Stefano, con sullo sfondo le raffigurazioni dei supplizi degli apostoli.
I dipinti sono forniti di didascalie in latino e in italiano. Alcune delle scene, in cattivo stato di conservazione, vennero malamente ridipinte nel XIX secolo.

Affreschi sulle pareti della chiesa

Altro Martire

Madonna Addolorata

Nel 1613 sull'altare venne collocato un alto tabernacolo di legno intagliato, oggi situato nell'ambulacro e realizzata la nuova porta della sacrestia e attorno all'altare venne costruito un recinto ottagonale,
Il recinto è decorato con 24 scene che imitano rilievi scultorei, in toni di giallo, raffiguranti la storia di santo Stefano e del suo culto, in particolare, in Ungheria (vedi in particolare la scena del sogno di Sarota, madre di santo Stefano d'Ungheria).


Dal 1946 al 1975 Santo Stefano Rotondo fu chiesa titolare del cardinale József Mindszenty, arcivescovo di Esztergom e primate d’Ungheria. Dal 1985 è la chiesa titolare del cardinale Friedrich Wetter, arcivescovo emerito di München und Freising, che sin da giovane seminarista fu egli stesso studente nel Pontificio Collegio Germanico Ungarico.

 

Dal 1958 sono iniziati gli scavi archeologici nel sottosuolo della chiesa e nella zona circostante, ed una serie di restauri, tuttora in corso.

La basilica fa parte della parrocchia della vicina Santa Maria in Domnica alla Navicella.

 

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BASILICA DI SANT'ANTONIO DA PADOVA IN VIA MERULANA

 

 

La Basilica di Sant'Antonio da Padova, ubicata a Roma, in Via Merulana, rione Esquilino, tra le Basiliche di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano, è sede del titolo cardinalizio di Sant'Antonio da Padova e l’attuale titolare è il cardinale Claudio Hummes.


L'attuale via Merulana fu fatta realizzare, in occasione dell'Anno Santo 1575 da papa Gregorio XIII, secondo l'idea già segnalata da Pio IV, per unire il Laterano con S. Maria Maggiore, anticipando in qualche modo l'idea di Sisto V. La lunga via, percorsa nel 1575 dai pellegrini che potevano spostarsi facilmente tra le due Basiliche, era chiamata dal nome del papa anche Gregoriana.

In tempi precedenti, già forse nel medioevo esisteva una via Merulana, di percorso diverso dall'odierno e che, da quella che è ora piazza Vittorio, andava all'Ospedale di S. Giovanni. Il nome di Merulana deriva dal cognome della famiglia Merula (o Meruli o Merli) e una zona circostante «Domus Merulana», viene anche ricordata da S. Gregorio.

Forse bisogna anche rammentare che, anticamente, in una zona vicina, cinta di mura sormontate da merli («menili»), esisteva un accampamento di soldati barbarici. Nell'età imperiale, al Laterano e nelle vicinanze, vi erano delle caserme e Costantino, presa Roma, volle costruire sul Laterano la chiesa del Vescovo della città collegata ad un battistero e ad un palazzo papale, "Domus Faustae", sul luogo in cui sorgeva una strada ed una caserma degli «Equites singulares».

Nel Medioevo c'erano già tre chiese lungo questa via, di cui non rimane nulla: la più antica, S. Matteo, del V sec., quella dedicata al martire Basilide e pare esistesse anche una chiesetta dedicata a "S. Bartholomaei in Capite Merulanae". L'unica che oggi ancor esiste è quella dei Ss. Marcellino e Pietro del 595, ricostruita poi nel 1751, eretta poi parrocchia da Papa S. Pio X.
 
Altre chiese sulla via Merulana sono della metà del secolo XIX: S. Alfonso de' Liguori, tra via S. Vito e via dello Statuto, prima importante architettura neogotica a Roma nell'Ottocento, i cui lavori iniziarono nel 1855, su progetto dell'architetto inglese Giorgio Wigley e sulla destra della via, ad angolo con via Ruggero Bonghi, è la chiesa di S. Anna, incorporata all'edificio della sede generalizia delle Figlie di S. Anna che vi si erano stabilite nel 1882. La chiesa, consacrata nel 1887, fu quasi completamente rifatta ai primi del '900. Essa conserva al suo interno la tomba della fondatrice della Congregazione, suor Anna Rosa Gattorno, morta nel convento annesso il 6 maggio 1900.

 

Tornando alla moderna chiesa di S. Antonio da Padova, in Via Merulana, gestita dai Frati Minori, bisogna narrare u pò di storia: dal 1250 al 1885, essi avevano risieduto in S. Maria in Aracoeli sul Campidoglio, nella famosa Torre di Paolo III, dove avevano dato vita agli studi di filosofia e teologia dell'Ordine, ma la costruzione del Monumento a Vittorio Emanuele II o Vittoriano, portò alll'esproprio di tale sede.

L'area nei pressi del Laterano, ancora libera, sembrò quella più adatta e ricordava Innocenzo III che aveva avuto in sogno San Francesco che sosteneva la Basilica madre di tutte le chiese, in atto di cadere e, subito, approvò la Regola dei Frati Minori.
La scelta di Sant'Antonio come santo titolare venne consigliata dal Cardinale Vicario Parrocchi, che poi benedisse la prima pietra della nuova chiesa e del Collegio, già approvati e benedetti da Sua Santità Leone XIII.


La progettazione della nuova sede, di cui all'epoca faceva parte una grande villa, venne realizzata dall'arch. romano Luca Carimini, che potremmo definire un neoclassico. Il suo progetto venne discusso in più sedute dal Definitorio del progetto, con proibizione ad ambo le parti, architetto e Commissione, di alterare e cambiare il disegno approvato. che la edificò in tempi brevi, tra il 1884 e il 1888,


L'esecuzione dei lavori fu piuttosto rapida: la prima pietra fu benedetta il 16 aprile 1884, i lavori andarono avanti con impegno, all'inizio del 1886 la chiesa era già coperta e si stavano ultimando le celle. Il 17 agosto 1887, la Curia generalizia potè quindi trasferirsi in S. Antonio, anche se i lavori di rifinitura si protrassero ancora per un pò e la consacrazione della Chiesa avvenne il 4 dicembre, alla presenza di vari Vescovi francescani.

Il 21 luglio 1931 papa Pio XI, in occasione del VII centenario della morte di sant'Antonio di Padova (1195 - 1231), la definì Basilica minore, mentre, iIl 12 marzo 1960, Giovanni XXIII elevò la basilica di S. Antonio alla dignità di titolo cardinalizio.

Negli edifici annessi ha sede la Pontificia Università Antonianum.

Le difficoltà finanziarie incontrate durante il corso dei lavori e che continueranno a preoccupare per molti anni i superiori dell'Ordine, derivavano soprattutto dal contrasto tra la povertà francescana non solamente di spirito ma anche di fatto e le esigenze artistiche e ambientali dell'architetto, ma la fiducia dei frati nella Provvidenza non venne mai meno, fidando sopratutto dell'aiuto di San Francesco.

 

Sotto la Chiesa principale ce ne è un'altra incompiuta. La cripta, vera Chiesa inferiore, sulla via Merulana, a cui si accede direttamente, occupa un vano della grandezza complessiva della Chiesa: è a tre navate divise da colonne di travertino, con abside e deambulatorio attorno che serve da sagrestia.

 

La Chiesa, con un alto campanile, venne consacrata nel novembre 1997. Risulta essere un insieme ricco ed armonioso, con l'impiego di una cortina di mattoni con l'inserzione di finestre di travertino a forma diversa, tanto sulla facciata della Chiesa che del convento, a cui sembra sposarsi bene anche il portico a cui si arriva dalle scalinate laterali di accesso.

Sotto il portico, tre portali d'accesso alla Chiesa, due laterali ed uno centrale: sopra un arco a tutto sesto, ornato da acroteri con palmette e rosette, raffigurante: "Sant'Antonio da Padova in gloria tra angeli".

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La Chiesa si distingue per la soluzione personale, se non proprio originale, dell'interno.

 


 

 

 

Le decorazioni della  Chiesa effettuate tra il 1889 e il 1890, vennnero realizzate da Frà Bonaventura Loffredo da Alghero.Nel 1950 fu progettato un rinnovamento delle stesse, che però è stato realizzato solo parzialmente. Delle pitture del Frate Loffredo è rimasto solamente il grande affresco absidale che rappresenta l'Apoteosi dell'Ordine francescano.

 

La Chiesa ha tre navate, due laterali, un pò strette e oscure ed un colonnato, a due ordini sovrapposti, che delimita la navata centrale: sei colonne con capitello ionico e dodici con capitello corinzio cinquecentesco, che portano al loggiato interno che serve per il coro della comunità religiosa.



La navata centrale è coperta a tetto, con caratteristiche ed ornate capriate francescane. Il coro inferiore venne poi cambiato per meglio sistemare la statua di S. Antonio, spostando la balaustra centrale di marmo

 

Nel 1939 il pulpito di legno venne sostituito da quello attuale in marmo di Carrara.

Dalle navate laterali si accede a due sagrestie minori destinate alle confessioni e da quella di destra si passa alla grande sagrestia situata dietro l'abside.

 

 

 

 

 

 Apoteosi dell'Ordine francescano (1889 - 1890), affresco di frà Bonaventura Loffredo da Alghero.



Il desiderio di affidare a Ludovico Seitz, i quadri degli altari laterali, come la decorazione generale, non ebbe il successo desiderato: il quadro di Santa Chiara, commesso allo stesso Seitz, venne invece realizzato, a carattere provvisorio dal giovane Giuseppe Bravi, ma poi divenne definitivo.

 

 

Migliore fortuna ebbe quello di S. Francesco, eseguito da Franz De Rhoden (1817-1903).


 

 

Prima Cappella a sinistra: E' un dipinto che rappresenta San Gregorio Grassi e Compagni, martirizzati nel 1900 in Cina, nella Rivolta dei Boxer. Il quadro, di T. Ridolfi, del 1946, è intitolato "L'ultima Assoluzione"

 


Santa Chiara d'Assisi respinge i saraceni con l'ostensorio (1891), tela applicata su tavola, 1891

Terza Cappella sulla sinistra con altare e Tabernacolo. E' dedicata al Sacro Cuore di Gesù, Santa Elisabetta di Ungheria e San Luigi di Francia. Dipinto di Fra Caio D’Andrea (1887).

 

 

- Quarta Cappella a sinistra - Dedicata ai Martiri del Giappone crocifissi nel 1597 di Cesare Mariani ( 1826-1901 )

 

 

Quarta cappella a sinistra: San Francesco di Assisi San Pasquale Baylon, a destra e San Pietro di Alcantara, a sinistra, di Franz von Rohden.

 

 

Ultima Cappella di sinistra:

S. Ludovico o Luigi di Tolosa, Diego d'Alcalà e Francesco Solano. L'originale è di Caio D'Andrea, mentre questo è una copia degli affreschi della cappella di S. Bernardino in Aracoeli eseguita dalla terziaria francescana Eugenia Pignet, nota pittrice.

 

La prima Cappella sulla destra è dedicata a San Bernardino da Siena con S. Giovanni da Capestrano e san Giovani della Marca di Frà Michelangelo Cianti, che si era ispirato al famoso affresco di Pinturicchio presente in Santa Maria in AraCoeli.

 

Seconda cappella sulla destra, dedicata alla morte di San Giuseppe, realizzato da Frà Giuseppe Rossi

 

V Cappella sulla destra dedicata a S. Bonaventura, a sinistra l'Arcangelo Michele e a destra San Raffaele

 

IV sulla destra: Cappella dei Martiri di Gorinchem di Cesare Fracassini. L'originale si trova ai Musei vatican.

 



A destra - Cappella (col Santssimo) dell'Immacolata Concezione con San Giovanni e Santa Margherita da Cortona di Francesco Szoldaticz

 

Ancora a destra, Cappella del Beato Duns Scoto di Silvia Polizzi, che commemora il 700esimo anniversario della morte del Beato, morto nel 1308, assertore della Immacolata Concezione. A sinistra, la Venerabile Maria di Gesù Agreda.

Al centro Madonna col Bambino, che schiaccia la testa del serpente. con il Beato Duns Scoto in preghiera. Sulla sinistra Papa Paolo VI e sulla destra Papa Giovanni Paolo II con il documento che lo attesta come Dottore Mariano e dell'Immacolata.

In fondo alla navata di sinistra, si apre la Cappella del S.mo Sacramento, a guardia della quale, sembra stiano due bellissimi Angeli.

 

In fondo alla Chiesa, sulla destra, c'è un ambiente dedicato a Sant'Antonio dove ci sono dei quadri, di De Meo, uno dedicato al Miracolo dei Pesci e l'altro al Miracolo della Mula. C'è, inoltre, una bellissima statua di Sant'Antonio con Gesù Bambino a cui lasciare oboli o richieste. Molti gli ex-voto esposti per grazia ricevuta. Più oltre, la Sacrestia.

 
 

Durante il periodo natalizio viene allestito un grande, corposo e magnifico Presepe

 


L’attività pastorale della Basilica, si svolge con l'amministrazione del sacramento della penitenza, che riunisce fedeli di tutte le lingue, per il carattere internazionale dei frati minori che custodiscono il Santuario e con le varie funzioni.
La devozione popolare dedicata a S. Antonio, specialmente nel giorno della sua festa, una volta offriva la visione di una grande folla di grandi e di piccoli, anche abbigliati in varie fogge, vestiti da Comunione, piccoli sai, ecc., ormai si è notevolmente ridotta, anche se sempre numerosa.

Nella Basilica si sviluppano le Opere Antoniane di carità: la Pia unione di S. Antonio; i due Orfanotrofi, maschile e femminile, con il loro organo ufficiale La Voce di S. Antonio, dal 1894, una ONLUS a servizio delle persone senza dimora o con disagio economico, attraverso la Mensa di Via Matteo Boiardo, servizi di ascolto e di ambulatorio medico di via Aleardo Aleardi e per la festa del Santo e per Natale nella Cripta viene allestita una pesca di beneficenza, nonchè una mostra di Presepi.. 

 

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Bibliografia:

 

Wikipedia

Cathopedia

http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=1196

 

- per altr notizie su Sant'Antonio, vedere:

SANT'ANTONIO, VITA, MORTE E MIRACOLI


- Chiese e Madonne di Roma - Breve itinerario storiografico ed iconografico tra Chiese e Madonne romane,  con qualche digressione su immagini devozionali, preghiere e la vita di alcuni Santi

 

- I Parte

- II Parte

- III Parte

- IV Parte


- V Parte

 

- per altre notizie sulla Chiesa Santa Maria sopra Minerva de' Predicatori, troverete altre dettagliate informazioni e foto nell'articolo sulla Mostra di immaginette Sacre "Nativitas Christi" Dicembre 2013-Gennaio 2014

 


- per notizie sulla chiesa dei SS. Silvestro e Martino ai Monti in Roma, vedere - sempre in Religiosità - l'articolo: - Due santi e una chiese

 

- per notizie sulla chiesa dei SS. Silvestro e Martino ai Monti in Roma, vedere - sempre in Religiosità - l'articolo:
- Due santi e una chiesa

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