Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

LA LEGIONE TEBEA

 

 

La mitica Legione Tebea o Tebana, detta anche Legione Fulminante per i grandi prodigi di valore compiuti in Oriente, era formata - così dice una antica Passio - da oltre 6000 soldati, ma più probabilmente si trattava di una coorte, circa un migliaio di uomini, per lo più originari dell’Egitto e più precisamente delle zone della Tebaide (da cui il nome di Tebea) della Nubia e dell’Etiopia.
Poichè queste terre erano state tra le prime ad essere evangeizzate, i soldati che la componevano erano in maggioranza di religione cristiana e si dice che il Primicerius Maurizio, cioè il Capo della Legione, non accettasse nelle sue file se non dei cristiani.
Essa era stanziata normalmente sui confini meridionali dell’Impero Romano, ma per arginare le numerose incursioni delle tribù celtiche nelle Gallie, proprio sui confini tra Gallia e Italia, nel 286 d. C., la Legione Tebea venne trasferita sulle Alpi, sotto il comando generale di Marco Aurelio Massimiano Erculeo, che condivideva il titolo di imperatore con Diocleziano e che aveva designato Milano come capitale dell’impero.

Secondo una delle versioni storiche, traversato il passo del Gran San Bernardo e giunti ad Octodurum (ora Martigny), prima del combattimento imminente, Massimiano comandò ai soldati di offrire sacrifici agli dei, ma la gran parte di essi rifiutò, professando che essi adoravano solo Gesù Cristo.

Santi Cefalofori

 

Al comando di Maurizio, i dissidenti si allontanarono quindi dal grosso delle truppe, stabilendosi ad Augaunum, poi diventata Saint Maurice dal nome del Legionario, seguiti e raggiunti però dalle altre truppe fedeli a Massimiano, che ne ordinò dapprima la flagellazione e poi la decapitazione. Probabilmente venne dapprima giustiziato un soldato ogni dieci, procedendo poi ad una seconda decimazione.
L’altra versione della storia riguardante la Tebea - desunta dalla Passio stilata dal Vescovo Eucherio di Lione – narra che la Legione si sarebbe rifiutata di combattere contro delle popolazioni cristiane che popolavano le Alpi e per questo sterminata.
Quasi tutti i soldati uccisi trovarono sepoltura in piccoli centri montani adiacenti i luoghi in cui era avvenuta la loro decapitazione; alcuni di quei corpi, poi, vennero trasferiti a Roma per ordine papale e successivamente varie reliquie ritornarono nei siti dove questi eroi della fede erano stati inizialmente seppelliti.
Questi legionari, ricordati anche come i Martiri di Auganum, sono molto venerati in quella zona in cui sono stati ritrovati i resti di un’antica basilica, risalente al IV secolo, in cui probabilmente il Vescovo Teodoro aveva raccolto alcune delle reliquie dei Legionari, il chè confermerebbe la realtà degli avvenimenti sopra riportati.
Si dice anche che il sangue di alcuni di questi martiri sia stato conservato da San Martino di Tours.


San Maurizio

Patrono degli Alpini
e delle Guardie Svizzere.

San Candido

San Vittore

Patrono di Caselle


Sta di fatto che un grande numero di legionari cristiani furono martirizzati, fra il 285 ed il 300 d.C. e fra questi, forse primo fra tutti, SAN MAURIZIO, che era il Comandante in capo (Primicerius) e gli altri alti ufficiali, tra i quali CANDIDO, Senatore dei soldati (Senator Militum), ESUPERIO o Essuperio, (Maestro di campo), Vittore il Veterano ed altri di cui non si conosce il nome. Liturgicamente essi vengono ricordati il 22 settembre.

Sant'Urso è rappresentato nel vessillo in alto a sinistra

Ad alcuni dei soldati venne ordinato di trucidare i compagni che dissentivano gli ordini di Massimiano ma questi, rifiutatisi d'impugnare le lance contro i loro fratelli, vennero anch'essi condannati a morte; dapprima scampati alla carneficina e fuggiti, furono però alla fine raggiunti ed uccisi.
Tra questi martiri si ricordano URSO E VITTORE, ufficialmente riconosciuti dal Martyrologium Romanun come soldati tebei, insieme ai precedenti già citati, che vengono ricordati il 30 settembre.
Sembra, invece, che il San VITTORE venerato a Caselle, Asigliano, Feletto, Borghetto, Canale, Odolengo e Balangero, sia un ulteriore pseudo-martire tebeo, quindi ben distinto dai due precedenti, ma le notizie in proposito sono frammentarie ed insufficienti.

 



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I pochi sopravvissuti di questi legionari, si sarebbero spinti oltre le Alpi, in Italia, dove per lo più si fermarono, svolgendo un’azione evangelizzatrice a favore delle popolazioni che abitavano in quelle vallate. Va prima di tutto sottolineato che essi non vengono riconosciuti dal Martyrologium Romanum come ufficialmente appartenenti alla Legione Tebea e che secondo le varie Passio, decisamente successive di qualche secolo, le loro vite sono un intreccio di realtà e leggenda, secondo cui quasi tutti i finirono martirizzati. Si ricordano:



SANTI AVVENTORE, SOLUTORE E OTTAVIO

 

Sant' Avventore, Solutore e Ottavio vengono ricordati dalla liturgia il 20 novembre. Secondo una Passio scritta circa due secoli dopo le vicende, sembra che riuscissero a sfuggire alle varie decimazioni, ma vennero perseguiti e presi vicino Torino, dove Avventore e Ottavio furono uccisi, mentre Solutore riuscì a sfuggire di nuovo, trovando riparo in una cava di rena, venendo poi raggiunto ed ucciso anche lui dai soldati romani.
Il suo corpo, come quello degli altri due, venne ritrovato da una donna che li seppellì vicino Torino, facendo poi costruire su quel luogo una cappella, da cui poi i corpi vennero traslati alla Consolata e definitivamente collocati in una chiesa intitolata ai tre martiri.




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SANT’ALESSANDRO

 

 


Secondo la sua Passio, Alessandro, comandante di una centuria e vessillifero della sua Legione, di cui custodiva le insegne da battaglia, sembra essere sfuggito alla decimazione ed essersi rifugiato a Milano dove però venne riconosciuto ed imprigionato, là dove ora sorge la chiesa a lui dedicata. Essendo Massimiano arrivato in quella città, lo convocò alla sua presenza, imponendogli ancora una volta di sacrificare agli dei, ma al secco rifiuto di Alessandro, lo fece di nuovo imprigionare.

In prigione, il vessillifero della Tebea venne visitato da San Fedele che lo aiutò a fuggire verso Como, dove però venne ancora ripreso e destinato alla decapitazione, ma i carcerieri - forse per intervento divino - non riuscirono a compiere alcun gesto contro di lui e nuovamente Alessandro fuggì, portandosi a Bergamo dove, invece di vivere nel nascondimento, si diede alla predicazione, convertendo molti alla fede. Infine, venne catturato e decapitato, nel 303.

Si narra che, mentre alcuni cristiani erano intenti a trasportare il suo corpo fuori della città, per seppellirlo in un podere, lo depositarono per qualche momento su di un prato e quando lo risollevarono, videro che alcune gocce del suo sangue avevano dato vita, nell’erba, a dei fiori.

Alessandro, è Patrono di Bergamo e dei militari in genere e delle persone imprigionate senza colpa, viene sempre raffigurato a cavallo, mentre sventola un’insegna, talvolta decorata da un giglio che era l’emblema della sua centuria. Viene ricordato liturgicamente il 26 agosto.

 



SAN GIULIANO, Legionario

Della sua vicenda vengono narrate due versioni: in una viene ricordato come sfuggito alla carneficina di Augaunum e stabilitosi poi in un piccolo centro rurale dove visse allevando pecore e cercando di portare alla fede i contadini dei dintorni, ma venne ucciso per invidia, da alcuni pastori.
L’altra “vita” lo dice invece condannato ai lavori forzati in una miniera, dove avrebbe comunque svolto un’opera di evangelizzazione, attirando altre anime alla sua religione e sarebbe stato infine assassinato.


 



SAN FEDELE, Legionario

Soldato della Legione convertito al Cristianesimo, fugge da Milano per sottrasi alla persecuzione e alle imposizioni di Massimiano, con l'intento di raggiungere Como insieme ad alcuni commilitoni.

Vengono però ben presto raggiunti e lui solo riuscirà a scampare alla morte, rifugiandosi per qualche tempo in vari paesi dove cercava di evangelizzare le popolazioni. Verrà poi raggiunto dalla giustizia romana e decapitato.



SAN MAGNO

 



Come gli altri scampati alla decimazione, Magno sembrerebbe essersi rifugiato oltre le Alpi, in Italia ma ripreso venne giustiziato e poi sepolto là dove oggi sorge la chiesa a lui dedicata, nel paese da lui denominato Castelmagno.

Viene ricordato il 19 agosto.

La sua immagine iconografica, come per la maggior parte dei martiri tebei, lo raffigura appunto nelle vesti di soldato romano.



SAN MARCHESE

 



Soldato della Legione, cristiano, martirizzato nella zona di Altessano dove venne poi sepolto in una tomba scoperta, secoli dopo, durante dei lavori di scavo.

Nel sacello vennero ritrovate le ossa del Santo, un calice, un libro ma gli scopritori se ne appropriarono mettendo tutto a tacere.

Di lì a poco però, ad un povero che si recava in quel luogo a pregare, apparve una misteriosa visione di una giovane donna che gli raccontò del ritrovamento e del successivo occultamento del corpo del martire e lo esortò a rendere noto il luogo della sepoltura di Marchese.





SAN CHIAFFREDO


Anch'egli si sarebbantuario.e rifugiato sulle Alpi per sfuggire la persecuzione anti-cristiana di Massimiano, ma raggiunto dai suoi commilitoni, fu martirizzato e ucciso sulle montagne nel 290.

Nel 522, in seguito a circostanze miracolose, gli abitanti di Crissolo trovarono il sepolcro del santo e là costruirono una chiesa in suo onore, meta sin da allora di pellegrinaggi, chiesa che successivamente si ampliò fino a diventare un grande s

San Chiaffredo è Patrono di Saluzzo.







SAN BESSO E SAN PORZIO

 



San Besso

Scampato alla carneficina, San Besso scappò verso la val Soana dove evangelizzò le popolazioni della zona ma finì ucciso e gettato giù dal Monte Fantino.
Narra la leggenda che cadendo, lasciasse la sua impronta su una roccia, là dove ora c’è un santuario a lui dedicato.

 

 

 

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Insieme a Besso, anche lui fuggitivo dopo la decimazione, san Porzio si rifugiò in Valle d’Aosta dove predicò il Vangelo, ma poi i due si separarono e San Porzio si stabilì vicino al lago Miserin dove si dedicò alla pastorizia convertendo la popolazione. Si dice che abbia scolpito personalmente una statua della Madonna, ponendola poi in una piccola cappella che presto diventò meta di pellegrinaggi. La zona venne denominata Champorcier (Campo di Porzio) diventato poi Saint Porcier.



SAN FORTUNATO

 

 


Legionario, fu anche lui giustiziato insieme ai suoi compagni della Tebea, dopo essersi rifiutato di sacrificare agli dei ed aver gettato via le armi, inginocchiandosi e pregando Dio di accettare il sacrificio suo e dei suoi commilitoni.
Il suo corpo sembra esser stato traslato da Augaunum a Roma. Fu venerato infatti nelle Catacombe di Santa Priscilla dove il corpo rimase fino agli inizi del 1600 quando, dopo una ricognizione, venne traslato a Turbigo assieme ad altri quattro corpi di martiri.
Nel 1950 ca. il parroco di Lonate Pozzolo richiese con grande ardore uno dei corpi dei martiri e gli vennero concesse le spoglie di San Fortunato che vennero traslate nel paese tra grandi festeggiamenti e sistemate in una splendida urna sotto l'altare Maggiore della Parrocchia. (Vedi foto a destra).
Tuttavia, anche la cittadina di Casei vanta delle reliquie di San Fortunato che sarebbero state traslate da Roma a Casei verso la metà del 1700.
Probabilmente si tratta di due santi omonimi appartenenti entrambi alla mitica Legione.




SANT’ANTONINO

 



Nato a Tebe, venne allevato secondo i dettami religiosi e si arruolò nella Legione Tebea insieme a s. Espedito e a San Fedele, sotto il comando di s. Maurizio.
Ad Auganum si unì a tutti i suoi compagni nell’affermare la sua fede cristiana ma riuscì a fuggire, benché ferito, e a raggiungere Piacenza dove, accolto dal nobile Festo cominciò a predicare.

Scoperto, gli venne imposto di sacrificare alla dea Minerva ma, rifiutatosi, venne ucciso per decapitazione sulle rive del fiume Trebbia, entro cui venne gettato.

 

Si narra che, per intervento di due angeli, il capo e il sangue raccolto in un'ampolla vennero depositati nella casa di Festo che successivamente ne trovò anche il corpo che seppellì con le altre reliquie. Le sue spoglie sono conservate con quelle di san Vittore a Piacenza e sembra che il suo sangue abbia le stesse proprietà di quello di San Gennaro.

E’ Patrono di Piacenza e viene quasi sempre rappresentato con uno stendardo della Legione Tebea.


 

SAN COSTANZO

 

 


Viene ricordato il 22 settembre.

Il suo nome, molto diffuso grazie al grande Costantino e ad altri imperatori romani, vuol dire “colui che è saldo nella fede”.

Insieme ad altri suoi commilitoni della Legione, scampò al massacro e si diresse verso la Val Maira dove sembra, insieme a san Ponzio, si diede ad evangelizzare le popolazioni della zona.

Successivamente, però, venne di nuovo perseguitato a causa della fede e decapitato nei boschi della Val Maira.

Nel presunto luogo della decapitazione venne poi costruita una chiesa a lui dedicata, attorno a cui si sviluppò una cittadina a lui intitolata, Villar San Costanzo, di cui è Patrono. E' anche Patrono di Saluzzo.

 

 

SAN VALERIANO

 

 


Appartenente alla Legione Tebea, riuscì a sfuggire alla decimazione e riuscì a rifugiarsi nella Val di Susa.

Là si diede ad evangelizzare le popolazioni nei pressi di Cumiana, dove però venne probabilmente raggiunto anche lui dai suoi ex-commilitoni, che l'uccisero.


Una leggenda vuole che là dove si inginocchiò per l'ultima volta, rimase l'impronta delle sue ginocchia. Là, dunque, venne poi costruita una cappella.

 

 


SAN SEVERIANO

Patrono di Polonghera.
Sembra esser stato anche lui un legionario della Tebea. Il suo corpo, una volta conservato a Cervere di Saluzzo, nella prima metà del 1600 venne concesso alla cittadina di Polonghera dove poi rimase.

 

 



SAN DONNINO, cubicularius, maestro di camera

 

Soldato e martire sotto il regno di Diocleziano venne decapitato con i suoi commilitoni per aver aiutato i cristiani che venivano torturati.

Si narra che egli raccolse la sua testa e guadò il vicino fiume, giungendo sull'altra sponda, dove più tardi verrà eretta una cattedrale a lui dedicata.

Se non viene rappresentato come Santo Cefaloforo, cioè senza la testa o con la propria testa in mano, San Donnino viene quasi sempre ritratto con un cane accanto, poichè aveva guarito una donna morsa da un cane rabbioso.

Avrebbe infatti il potere taumaturgico di guarire dal morso di cani affetti da rabbia e dal morso di altri animali velenosi.
In base a tale leggenda, nella zona di Parma, nella festa di questo Santo, per tradizione, si faceva mangiare del pane benedetto ai cani per preservarli dalla rabbia.


E' Patrono di Fidenza.



SANT'INNOCENZO, Soldato

 

 


Le sue spoglie si trovano ad Aosta.
Nella sacrestia della certosa di Calci (Pisa) è conservata una reliquia di questo Santo con la seguente scritta: Reliquiae Sancti Innocentii M.
Viene ricordato il 22 settembre.




 

 

SAN SECONDO



Era uno dei capi della Legione e venne ucciso prima di attraversare le Alpi, poiché venne giustiziato a Vittimulo.

Era diretto insieme ad altri soldati verso la Svizzera ma, avendo proclamato la sua appartenenza alla fede cristiana, era stato imprigionato e condotto in catene a in quella cittadina, dove venne giustiziato.

Le sue spoglie rimasero là fino al IX secolo, poi vennero traslate in varie zone, tra cui Torino, nel Duomo di San Giovanni Battista, mentre il capo venne conservato a Novalera e successivamente portato a Ventimiglia, di cui divenne Patrono contro la pestilenza, per aver liberato la città dalla malattia.

Viene ricordato, come Sant’Alessandro, il 26 agosto.


 

Si dice che appartenessero alla Legione Tebea anche moltissimi altri martiri, la cui storia a volte sfuma nella leggenda e nella sovrapposizione con altri personaggi, indubbiamente santi anch'essi, ma di epoche diverse. Vengono spesso citati come trucidati nella carneficina di Augaunum e dintorni anche:

Defendente, Ponzio, Alverio, Cassio e Fiorenzo, Sebastiano, Tegolo, Verano, Evenzio, Pancrazio, Leone, Dalmazio o Dalmazzo, Tiberio, Carpoforo, Essanto, Severo, Licinio, Severino, Vitale, Costanzo, Ponzio, Teonesto, Espedito, Gusmeo e Matteo.

 

San Defendente

San Ponzio

Santi Cassio e Fiorenzo

San Tegolo

San Magno al centro, San Maurizio, San Costanzo,
San Ponzio, San Chiaffredo, San Dalmazio, San Pancrazio


 




SANTA VARENA



Sembra, inoltre, che tra gli altri martiri sia da ricordare anche una donna, Santa Varena, giunta anch'essa dall’Egitto e che, al seguito della Legione, svolgeva la funzione di vivandiera.

Allontanatasi dal grosso dell'esercito e sfuggita dunque alla decimazione, avrebbe vissuto nella zona di Villa del Foro, prima di recarsi a Milano, per poi raggiungere un paese delle Alpi svizzere dove si dedicò alla cura dei lebbrosi, morendo poi per il contagio.


La festa di Santa Varena si celebra a Villa del Foro con una processione a fine agosto, inizi di settembre.

 

 

 

SANTI FELICE E REGOLA

 


Anche se probabilmente la loro appartenenza alla Legione Tebea è una leggenda, i Santi Martiri Felice e Regola ed il loro servitore Essuperanzio vengono ricordati tra i tanti martiri morti nella decimazione o successivamente.

Scampati al massacro, essi si sarebbero rifugiati a Zurigo dedicandosi all'evangelizzazione della città ma, scoperti dalle autorità romane, vennero condannati alla decapitazione dal Governatore.

Come San Donnino, farebbero parte dei cosiddetti santi Cefolofori, cioè "portatori di testa", in quanto avrebbero preso le loro teste cadute in terra e le avrebbero portate sino al luogo della loro sepoltura.

I tre santi sono rappresentati nel vessillo in alto a destra

 

 

SANTI GUSMEO E MATTEO SOLDATI

 



Sulla vita dei Santi Gusmeo e Matteo Martiri, patroni di Gravedonia sul Lago di Como, si raccontano due differenti versioni.
Una racconta che erano compagni dei santi Fedele e Carpoforo prima citati e che con questi subirono il martirio durante la persecuzione di Massimiano, ma dalla lettura della Vita dei Santi Fedele e Carpoforo non si fa menzione della loro amicizia.
Si è quindi venuti alla conclusione che Gusmeo e Matteo facessero comunque parte della Legione Tebea e che come altri loro compagni erano riusciti a sfuggire al massacro di Augaunum e a rifugiarsi a Gravedona, dove però vennero comunque scoperti ed uccisi.
Non vi sono però notizie certe e testimonianze prima del rinvenimento dei loro corpi avvenuto nel 1250 circa. I loro resti vennero venerati e lo sono tuttora nella chiesa del capoluogo. La loro ricorrenza viene festeggiata l'11 settembre, data in cui i corpi vennero rinvenuti.

 


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Si ringrazia per il contributo all'idea e per alcune foto, Fabio Arduino, i cui articoli troverete nel settore Collaborazioni

 

 

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