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                        quando, pronti a credere ad ogni ciarlatano che ci turlupina,
                        abbiamo difficoltà a credere alla parola della Verità incarnata.
Signore, perdonaci quando, come gli interlocutori beneficati
                        da te con la moltiplicazione del pane, pretendiamo
                        di capire con la nostra, pur meravigliosa, mente cose che la
                        trascendono infinitamente.
                        
                        Signore, perdonaci quando siamo tentati di perdere la
                        fiducia in te solo perché non riusciamo a comprendere il tuo
                        linguaggio: nei casi della nostra vita e nel dono della Santissima
                        Eucaristia.
                        
                        Signore, perdonaci quando, perché non riusciamo a comprendere
                        il tuo insegnamento, siamo tentati di abbandonarti,
                        come hanno fatto quasi tutti coloro che da te furono sfamati
                        nelle esigenze del corpo e dello spirito.
                        
                        Signore, perdonaci ogni volta che, nella santa Messa o
                        Comunione, veniamo incontro a te come se ciò che Tu hai
                        affermato nell’ultima Cena, fosse cosa la cui accettazione
                        dipende dal nostro capire e non dalla nostra fede.
                        
                        Signore, perdonaci quando, ricordando che nel Giovedì
                        Santo Tu, prima di istituire l’Eucaristia, hai lavato i piedi
                        agli Apostoli, noi veniamo a riceverti senza essere in pace
                        con tutti i nostri simili.
                        
                        Signore, perdonaci tutte le volte che il tuo invito Amatevi
                        come io vi ho amati, noi lo soffriamo solo quando i fratelli non
                        ci amano, e non lo soffriamo quando noi non amiamo gli altri.
                        
                        Signore, perdonaci quando ci accostiamo a te senza programmare
                        un solo minuto per riflettere sulla incredibilità del
                        dono che Tu ci hai fatto con la Santissima Eucaristia.
                        
                        Signore, perdonaci quando, dimentichi del dono che ci
                        hai fatto con la Santissima Eucaristia, passando vicino a un
                        tabernacolo, non facciamo neanche atto di adorazione. Cheè, poi, un atto d’amore e di doverosa gratitudine.
                        
                        Signore, perdonaci quando, invitati appassionatamente
                        da te, non te ne ringraziamo, come si fa sempre con tutti, e
                        non accettiamo l’invito. Come se ciò che Tu offri, non l’offrissi
                        per il nostro bene.
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                        tanta umiltà che ci faccia accettare ciò che tu affermi non
                        perché comprendiamo la verità, ma solo perché lo affermi Tu.
Signore, ti chiediamo una intelligenza, che ci faccia capaci
                        non di comprendere il mistero eucaristico, ma solo che esso  è un atto d’amore, oltre il quale non è pensabile alcun altro.
                        
                        Signore, ti chiediamo di donarci tanta gratitudine, da
                        ringraziarti, almeno qualche volta, per il dono che ci fai di
                        te stesso nella Santissima Eucaristia.
                        
                        Signore, ti chiediamo la fame che ci spinga a nutrirci di
                        te, nella Santissima Eucaristia, almeno pari a quella che ci
                        spinge a consumare il pane che altri ci offre.
                        
                        Signore, ti chiediamo la capacità di comprendere che,
                        ricevendoti indegnamente nella Santissima Eucaristia, non
                        facciamo solo un torto a te, ma soprattutto a noi stessi: in
                        quelle condizioni infatti noi mangiamo e beviamo la nostra
                        condanna.
                        
                        Signore, ti chiediamo tanta luce per capire che nel dono
                        della Santissima Eucaristia Tu ci ricordi che l’amore vero è
                        quello di dare la vita per i nostri fratelli.
                        
                        Signore, ti chiediamo quel minimo di onorabilità,
                        conosciuto anche qui in terra, grazie al quale ci asterremo
                        eternamente dal deridere te, che, nella Santissima Eucaristia,
                        ci dai la vita eterna.
                        
                        Signore, ti chiediamo una fede più intelligente e pronta
                        di quella dei tuoi interlocutori al discorso del Pane della
                        vita, non perché capiamo più di loro, ma unicamente perché
                        vogliamo sempre e solo credere a te.
                        
                        Signore, ti chiediamo la saggezza di Pietro che, dinanzi
                        alla rivelazione del dono di te probabilmente non aveva capito
                        tanto più dei suoi compagni, ma ha avuto il coraggio di
                        dichiararsi per te, perché fermamente convinto che Tu solo
                        hai parole di vita eterna.
                        
                        Signore, Tui hai una illimitata fiducia in noi. Dacci di
                        averne un po’ anche noi, nei confronti delle tue parole e dei
                        tuoi doni.
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per il miracolo della moltiplicazione dei pani, ma più ancora
                        per averci quasi sommersi in un mare di miracoli che, perché
                        sono continuamente sotto i nostri occhi, non consideriamo
                        più tali e non ci incantano più.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la professione di fede delle
                        folle che hai sfamato moltiplicando per loro il pane. Con
                        loro anche noi vogliamo gridare che un grande profeta, è
                        sorto fra noi.
                        
                        Signore, per noi miracolo è ciò che non avviene abitualmente,
                        e allora il miracolo delle primavere e delle altre stagioni
                        ci dicono poco. Ma ci rendiamo conto che anche quelle sono
                        miracoli sbalorditivi.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la capacità che racchiudi nel
                        chicco di grano che noi lasciamo cadere a terra in autunno.
                        Grazie a te esso sfida i rigori dell’inverno, germina, cresce e
                        si moltiplica nella spiga turgida.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la capacità che dai alla vite.
                        Per produrre di più essa sopporta la lacerazione della potatura.
                        Ma in estate si presenta orgogliosa dei tanti e deliziosi
                        grappoli d’uva di cui è carica.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il miracolo della vita che hai
                        partecipato a noi e che ci hai dato la capacità di trasmettere.
                        E’ la più incredibile partecipazione alla tua onnipotenza
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la capacità prodigiosa concessa
                        al nostro organismo di trasformare in sangue e vita gli
                        alimenti che la tua generosità non ci fa mai mancare.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il dono della intelligenza. Essa
è una prodigiosa capacità di estrarre idee dalla natura in cui
siamo immersi, di organizzarle e, grazie a ciò, programmare
                        le nostre scelte.
                        
                        Signore, soprattutto ti ringraziamo per il dono della
                        Santissima Eucaristia. Tu ci avevi dato tutto quello che potevi
                        darci. Ti mancava di donarci te stesso. E l’hai fatto: ci hai
                        donato te stesso.
                        Grazie, grazie, grazie!. Eternamente grazie!.
                        
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                        “I tre vangeli sinottici e san Paolo ci hanno trasmesso il
                        racconto dell’istituzione dell’Eucaristia; da parte sua, san Giovanni
                        riferisce le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao,
                        parole che preparano l’istituzione dell’Eucaristia: Cristo si
                        definisce il pane della vita, disceso dal cielo” (CCC n. 1338).
                        17 - Il primo giorno degli azzimi, i discepoli si avvicinarono a
                        Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare
                        la pasqua”?.
                        
                        18 - Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale e ditegli: il
                        Maestro ti manda a dire: il mio tempo è vicino, farò la Pasqua
                        da te con i miei discepoli”.
                        
                        19 - I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù e prepararono
                        la Pasqua.
                        
                        20 - Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
                        
                        21 - Mentre mangiavano disse: “In verità vi dico, uno di voi
                        mi tradirà”
                        
                        22 - Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno
                        a domandargli: “Sono forse io, Signore?”
                        
                        23 - Ed egli rispose: “Colui, che ha intinto con me la mano nel
                        piatto, quello mi tradirà”.
                        
                        24 - Il Figlio dell’uomo se ne va come è stato scritto di lui, ma
                        guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe
                        meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”.
                        
                        25 - Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli
                        rispose: “Tu l’hai detto”.
                        
                        26 - Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunciata
                        la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: 
“Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”.
27 - Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro,
dicendo: “Bevetene tutti,
28 - perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per
                        molti, in remissione dei peccati.
                        
                        29 - Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della
                        vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del
                        Padre mio”.
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                        al mistero divino del tuo amore perché fra noi non succede a
                        nessuno di offrire in dono la vita a vantaggio di chi lo tradisce.
                        Certo, Signore, perché il tradimento di Giuda, l’abbandono
                        della folla e dei discepoli, il rinnegamento di Pietro, in quella
                        notte, sono pesati sulla tua sensibilità umano-divina, forse,
                        ancor più della condanna a morte.
                        
                        Signore Gesù, noi crediamo che l’abbandono della folla,
                        della tua folla, quella folla che tu prediligevi e per le cui
                        disgrazie sentivi sempre compassione, sia stata una spina che
                        ti ha fatto soffrire prima e più ancora di quelle con cui sarai
                        incoronato
                        
                        Però, Signore, noi crediamo che quella folla è restata e
                        resterà sempre la tua folla, termine di un amore smisurato.
                        Nell’ultima Cena, infatti, assicuri gli Apostoli che il tuo corpo è dato e il tuo sangue versato per loro e per tutti.
                      
                        
                        Signore, noi crediamo che il tradimento di Giuda, che
                        Tu conoscevi prima che avvenisse, fu un doppio dolore: egli,
                        infatti era un uomo e un apostolo: come apostolo era stato
                        scelto proprio da te insieme a tutti gli altri.
                        
                        Signore, noi crediamo che il bacio di Giuda sia stata per
                        te una sorpresa amara: dimostrava che su questa terra non c’è
                        limite all’ipocrisia. Si arriva perfino a usare un segno caldo di
                        saluto, come segno di riconoscimento non per i tuoi amici,
                        ma per i tuoi nemici.
                        
                        Signore, noi sappiamo che il rinnegamento di Pietro Tu
                        già lo conoscevi e l’avevi predetto proprio per quella notte.
                        Noi crediamo che Tu hai unito tradimento e notte per ribadire
                        che, nel cuore dell’Apostolo, c’erano solo buio e paura.
                        
                        Signore, noi crediamo che il rinnegamento di Pietro, 
                        che avrebbe messo in crisi tutti noi, non ha intaccato la tua
                        fiducia nei disegni del Padre che, proprio a Pietro aveva già
                        rivelato la tua identità.
                        Ce lo conferma quel tuo sguardo pieno di amore: esso è
                        stato sufficiente perché l’uomo, su cui scommettevi per la
                        solidità del regno dei cieli, si purificasse con lacrime piante
                        amaramente.
                        
                        Signore, noi crediamo che la rivelazione di quanto doveva
                        avvenire, mentre ha disorientato i tuoi ‘amici’, ha anche condito
                        di amarezza l’ultima Cena che Tu facevi da Uomo-Dio.
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                        la tua divina pedagogia: essa insegna che, anche se su questa
                        nostra terra vanno sempre a braccetto dono e tradimento,
                        l’amore non deve mai dubitare né vacillare: esso è destinato
                        a vincere sempre.
                        
                        Signore, noi adoriamo la comprensione infinita che dimostri
                        nel camminare deciso verso il Calvario, pur vedendo
                        quale apprezzamento o ringraziamento avresti ricevuto in
                        cambio del tuo dono e del tuo sacrificio.
                        
                        Signore, noi adoriamo la divina comprensione, con cui
                        hai offerto, nell’ultima Cena, te stesso anche a coloro che in
                        quella notte sarebbero scappati: era l’antidoto attraverso il quale
                        soltanto essi avrebbero potuto superare altri momenti duri.
                      
                        
                        Signore, noi adoriamo quello sguardo che hai dato a Pietro,
                        e che dai a ognuno di noi quando ti rinneghiamo con le
                        nostre scelte. E’ uno sguardo che non distrugge il peccatore,
                        ma che fa nascere l’uomo nuovo.
                        
                        Signore, noi adoriamo il sovrumano controllo che hai
                        avuto di te stesso in quella notte: pur conoscendo tutto quello
                        che sarebbe accaduto, non hai mai rimproverato alcuno: anzi
                        hai chiamato amico perfino Giuda.
                        
                        Signore, adoriamo te, perché soltanto Tu hai il diritto,
                        dopo questa divina lezione di amore, di ripetere: vi ho dato
                        l’esempio, perché come ho fatto io, così facciate anche voi
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, pur conoscendo tutto, non solo
                        non hai avuto un momento di incertezza sul dono di te, ma
                        hai assicurato di essere angosciato finché non fosse compiuto.
                        E per anticipare i tempi hai lasciato in cibo te stesso.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché non solo non hai mai tremato di
                        
                        fronte al sacrificio di te, ma hai addirittura assicurato di aver
                        desiderato ardentemente di consumare quella Pasqua proprio
                        con coloro che ti avrebbero tutti abbandonato.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, solo dopo di averci fatto il
                        dono dei doni, offrendoci te stesso nella Santissima Eucaristia,
                        ti sei incamminato verso l’Orto degli ulivi.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché il tuo esempio ci scuote e
                        ci stimola tutti a percorrere le stesse vie che tu hai battuto.
                        
![]()  | 
                        
 la nostra incapacità di comprendere il tuo linguaggio di
                        amore: Tu sei venuto sulla nostra terra, infatti, proprio per
                        insegnarci a parlare la tua lingua: quella che si parla in cielo:
                        la lingua dell’amore.
                        
                        Signore, perdona le nostre paure che tanto spesso ci fanno
                        calpestare anche i più sacrosanti doveri. Ciò ci accade ogni
                        volta che trascuriamo di ripensare la dignità del tuo comportamento
                        durante quella Cena e durante la notte di passione.
                        
                        Signore, perdonaci ogni volta che usiamo il più grande
                        segno di amore, il bacio, proprio per tradire te e i fratelli.
                        
                        Signore, perdonaci ogni volta che, dopo averti osannato
                        nei momenti di entusiasmo incandescente, ti lasciamo poi
                        solo nel buio di quella notte. Tu, invece, per non lasciarci mai
                        soli, hai inventato la Santissima Eucaristia, che ti consente
                        sempre e dovunque di non lasciarci soli.
                        
                        Signore, perdonaci tutte le volte che, come Pietro, dimenticando
                        le tante proteste di amore che ti abbiamo fatto,
                        siamo capaci perfino di giurare di non conoscerti.
                        Signore, perdonaci ogni volta che affermiamo di aver
                        difficoltà a perdonare le offese ricevute. In quei momenti non
                        siamo discepoli ‘tuoi’. Tu, infatti, non solo hai perdonato i
                        tuoi nemici, ma hai dato ad essi, addirittura, le tua carne e il
                        tuo sangue in nutrimento.
                        
                        Signore, perdonaci quando, nel momento di una tentazione
                        che ci fa vacillare, trascuriamo di venire da te, nutrirci
                        di te, affrontare il combattimento con te.
                        Signore, perdonaci quando veniamo a riceverti nella
                        Santissima Eucaristia con abulia, distrazione, disinteresse 
                        come se, comunicandoci, facessimo qualche cosa che è nei
                        tuoi interessi e non nei nostri.
                        
                        Signore, perdona la nostra incapacità di renderci conto
                        dell’inimmaginabile dono che ci hai fatto donandoci te stesso.
                        Siamo esseri terrestri, non celesti.
                        
                        Signore, perdonaci quando non troviamo un solo minuto
                        per riflettere all’amore infinito che offri a tutti nella Santissima
                        Eucaristia.
                        
                        Maria santissima, Tu conservavi nel cuore e meditavi le cose grandi che Dio ha fatto in te. Aiutaci a prendere in considerazione
                        il fatto che solo meditando si comincia a scoprire
                        chi è Dio.
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                        solo una scintilla di quell’amore con il quale hai deciso di affrontare
                        la tua passione, una volta per sempre; e, soprattutto,
                        di rimanere con noi, per noi ogni giorno della nostra esistenza.
                        
                        Signore, ti chiediamo una fiamma di quell’amore che ti
                        ha portato a donare te stesso, che sei Dio, a noi, tue creature,
                        pur conoscendo in che modo avremmo accettato il tuo dono
                        e te ne avremmo ringraziato.
                        
                        Signore, ti chiediamo l’intelligenza necessaria e sufficiente
                        per capire che, come te, nessuno ci ha mai amato o ci amerà.
                        Nessuno, infatti, è disposto a morire per noi. E, soprattutto,
                        nessuno sarebbe disposto a rimanere per dar una mano a noi,
                        che sappiamo ricompensare solo preparando le croci.
                        
                        Signore, ti chiediamo la capacità di ascoltare e comprendere
                        i richiami meravigliosi e occulti, che continuamente ci
                        invii dal tabernacolo. E, soprattutto, ti chiediamo la volontà
                        per accettarli e la saggezza per giovarcene.
                        
                        Signore, ti chiediamo di aiutarci a capire che soltanto
                        nutrendoci della tua carne e dissetandoci del tuo sangue noi
                        possiamo vivere, perché Tu solo sei il pane vivo disceso dal
                        cielo.
                        
                        Signore, ti chiediamo di aiutarci a volere ciò che Tu vuoi,
                        perché solo nella tua Santissima volontà è l’appagamento
                        della nostra più profonda aspirazione: quella di diventare
                        una sola cosa con te
                        
                        Signore, ti chiediamo l’intelligenza necessaria per capire
                        che quando, per caso, fossimo offesi, dobbiamo reagire donando;
                        proprio come ha fatto Gesù in quella notte.
                        
                        Signore, Tu solo potevi dire di compiere sempre ciò che è gradito al Padre. Dona a noi un minimo di intelligente
docilità che ci convinca ad adorare te, a nutrirci di te: questo
infatti è gradito a Dio Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Signore, ti chiediamo di ricordarci, nei momenti della
                        sconfitta e della prova, che Tu ti sei fatto per noi nutrimento.
                        E che sei disponibile per noi sempre e dovunque.
                        
                        Signore, ti chiediamo di comunicarci un po’ di quella
                        generosità per la quale Tu hai desiderato ardentemente offrirti
                        a noi tutti nella santissima Eucaristia.
                        
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                        per l’insegnamento divino di quella notte: con i fatti ci hai
                        detto che alla disattenzione, all’offesa e al tradimento si risponde
                        col dono di se stessi.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché hai tentato di recuperare
                        Giuda, anche nel momento che ti dava il bacio traditore.
                        Siamo tutti ‘Giuda’ in questo mondo. Quando ci succede di
                        tradirti, ripetici la parola che hai detto a Giuda: amico!
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, nella sera della istituzione
                        della Santissima Eucaristia, Tu ci hai mostrato, con l’esempio,
                        che la misura del dono è quella di donarsi senza misura.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché ti sei donato, anima e
                        corpo, per noi, proprio nella .
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché non perdi la fiducia in
                        noi, come non l’hai persa nei confronti dei tuoi Apostoli,
                        neanche quando le nostre scelte sono deludenti.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché hai fondato la tua Chiesa
                        non sull’innocenza, ma sul pentimento. Con questa scelta
                        l’hai fondata proprio per noi che siamo sempre peccatori e,
                        poche volte, pentiti.
                        
                        Signore, ti ringraziamo: Tu tante volte, dopo che ti abbiamo
                        abbandonato, ci inviti a riprendere il cammino; e Tu
                        ti metti al nostro fianco, non solo come compagno di viaggio,
                        ma soprattutto come nutrimento che dà forza e vita.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, anche se distratti e poco
                        partecipi, ci hai sopportato in quest’ora di adorazione. E,
                        invece di umiliarci per la nostra freddezza, ci inviti a ripetere
                        questi incontri quanto più spesso possiamo, perché rimane
                        sempre vero che la tua delizia è stare con i figli degli uomini.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la solidarietà che hai avuto
                        per noi quando ti sei offerto sulla croce per liberarci dai
                        peccati; e quando ti sei offerto nell’Eucaristia per aiutarci a
                        non peccare più.
                        
                        Signore, grazie, grazie per il dono che ci hai fatto nell’Ultima
                        Cena. Donaci la capacità di apprezzarlo e l’accortezza
                        di giovarcene.
                      
![]()  | 
                        
                        12 - Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la
                        Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “dove vuoi che andiamo a
                        preparare perché Tu possa mangiare la Pasqua?”.
                        
                        13 - Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate
                        in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua;
                        seguitelo
                        
                        14 - e là dove entrerà dite al padrone di casa: il Maestro dice:
                        Dov’è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con
                        i miei discepoli?
                        
                        15 - Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con
                        tappeti; già pronta; là preparate per noi”.
                        
                        16 - I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come
                        aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
                        
                        17 - Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.
                        
                        18 - Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: “In
                        verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”.
                        19 - Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo
                        l’altro: “Sono forse io?”.
                        
                        20 - Ed egli disse loro: “Uno dei Dodici, colui che intinge con
                        me nel piatto.
                        
                        21 - Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai
                        
                        a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Bene per
                        quell’uomo se non fosse mai nato!”.
                        
                        22 - Mentre mangiavano prese il pane e, pronunciata la benedizione,
                        lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è
                        il mio corpo”
                        
                        23 - Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero
                        tutti.
                        
                        24 - E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue della alleanza,
                        versato per molti.
                        
                        25 - In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite
                        fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”.
                        
![]()  | 
                        
                        nella tua parola: Non sono venuto per distruggere, ma per
                        portare a compimento. Infatti per la nuova Pasqua hai usato
                        e completato il rituale ebraico e contenuto nei Libri sacri
                        dell’Antico Testamento, a partire dall’Esodo.
                        
                        Signore, noi crediamo che, al gesto del Capofamiglia di
                        spezzare il pane e offrirne ai commensali in segno di comunione
                        e di benedizione, tu offri, inaspettatamente, a quel
                        gesto un significato sorprendente ed inedito.
                        
                        Signore, noi crediamo che decisive in questo senso sono
                        le tue parole pronunciate dopo la ‘benedizione’: Prendete,
                        questo è il mio corpo. Che è quanto dire nel linguaggio semitico:
                        Questo (pane che vi offro) sono io stesso.
                        
                        Signore, noi crediamo che nel rito del calice, che seguiva
                        la consumazione del pane azzimo e dell’agnello pasquale, hai
                        impresso al rituale ebraico un compimento con le parole del
                        suo ringraziamento.
                        
                        Signore, noi crediamo che le parole Questo è il mio sangue,
                        il sangue dell’alleanza, versato per molti (tutti) sono il
                        completamento alla benedizione solenne del calice con un
                        significato non solo inedito, ma assolutamente inatteso.
                        
                        Signore, noi crediamo che tutti i banchetti ai quali Gesù,
                        invitato, era stato presente, come pure tutti i miracoli della
                        moltiplicazione del pane, raggiungono ora il loro ultimo e
                        segreto significato.
                        
                        Signore, noi crediamo che, superata la notte buia della
                        passione Tu berrai il calice del vino nuovo nel regno di Dio
                        
                        Signore, noi crediamo che quel calice di vino nuovo sta ad
                        indicare il banchetto cantato dai Profeti e confermato da
                        Gesù: ad esso parteciperanno tutti coloro che, in questa notte
                        terrestre di tenebre di tradimenti e di morte, seguiranno il
                        suo esempio, accettando, per amor tuo, il calice amaro che
                        la vita riserva ad ognuno.
                        
                        Signore, noi crediamo che le scelte, che Tu hai fatto, sono
                        state motivate dalla volontà di lasciare a noi un insegnamento
                        concreto: te stesso nella santissima Eucaristia.
                        
                        Signore, noi crediamo che possiamo onestamente dire di                        professare la fede in te, solo se e quando ci sforzeremo di far
                        nostre le tue stesse scelte.
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                        perché, potendo Tu scegliere, hai preferito solidarizzare con
                        tutti noi, e bere fino in fondo il calice della passione.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, per essere solidale con tutti,
                        hai voluto versare il tuo sangue non solo per i meritevoli, ma
                        per tutti.
                        
                        Signore, adoriamo la carità infinita grazie alla quale,
                        dopo averci dato l’insegnamento, i miracoli e l’esempio, non
                        avendo altro da darci, ci hai dato te stesso.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, per mostrarci l’amore che
                        ci porti, hai scelto, per donarci te stesso, addirittura la notte
                        in cui tutti noi, in Giuda, in Pietro, negli Apostoli pavidi, ti
                        abbiamo abbandonato, rinnegato, tradito.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché non avresti potuto annunciare
                        il tuo dono con parole più inequivocabili di quelle che
                        hai usato: Questo (pane spezzato che tengo fra le mie mani) è il mio corpo, che è dato per voi. Questo (vino contenuto nel
calice che vedete) è il mio sangue.
Signore, ti adoriamo perché, dopo tutti i nostri tradimenti,
hai stabilito con noi un’alleanza nuova, non più soggetta
a cambiamenti, perché essa è e sarà eterna.
Signore, ti adoriamo perché, grazie alla nuova alleanza da
                        te stipulata, l’umanità potrà sempre presentarsi a Dio senza
                        arrossire. Tu, infatti, resti eternamente vivo, a intercedere
                        per noi.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, nella notte del tradimento,
                        ci hai donato te stesso in maniera che l’effetto del tuo dono
                        non fosse percepito per una volta, ma per sempre.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché il dono che ci hai fatto in
                        quella Cena, è stata una tua trovata divina, per poter rimanere
                        eternamente con noi, prima che noi veniamo a vivere
                        eternamente con te.
                      
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*
                        quando ricordiamo la sera del Giovedì Santo senza capire e
                        senza riflettere un minuto all’incredibilità del dono che Tu
                        ci hai fatto.
                        
                        Signore, perdona noi sacerdoti, quando ripetiamo sul
                        pane e sul vino le parole della consacrazione senza rimanere
                        scossi da un brivido di commozione.
                        
                        Signore, perdona noi fedeli quando veniamo a riceverti
                        nella santa Comunione pensando ad altro, magari a come
                        vendicarci per un torto ricevuto: ciò che sarebbe la più atroce
                        profanazione del tuo Sacramento d’amore.
                        
                        Signore, perdonaci, quando, nella nostra colpevole
                        ignoranza, non vediamo l’istituzione della Santissima Eucaristia,
                        nel contesto della Pasqua, che Tu non sei venuto per
                        distruggere, ma per completare.
                        
                        Signore, perdonaci quando accettiamo, anche solo per
                        pochi istanti, un dubbio su ciò che il tuo sacramento d’amoreè, o su ciò che le tue parole consacratorie vogliono dire.
                        
                        Signore, perdonaci quando accettiamo di discutere
                        sull’istituzione della Santissima Eucaristia, e dimentichiamo
                        che, dinanzi a sì ineffabile mistero, non c’è da disquisire, ma
                        solo da adorare.
                        
                        Signore, perdonaci perché quasi mai riflettiamo sulle
                        circostanze, sui commensali o sul contesto di quella Cena,
                        nella quale hai donato te a noi e a tutti; per noi e per tutti.
                        
                        Signore, perdonaci quando colpevolmente non riflettiamo
                        che, avendoci donato te stesso, non abbiamo altro
                        da aspettare da te, solo per il fatto che ora non hai più altro
                        da dare. Aiutaci a capire e, in qualche modo, a tentare di
                        ricambiare il dono.
                        
                        Signore, perdonaci quando riceviamo, in una esistenza
                        ristretta dal nostro egoismo e priva di opere buone te, che, per
                        la tua Pasqua, hai voluto una sala grande e arredata da tappeti.
                        
                        Signore, perdona la nostra maleducazione che non si
                        ricorda mai, o quasi mai, di ringraziare, mentre Tu, dopo
                        quella Cena, hai cantato, con i tuoi commensali, l’inno di
                        ringraziamento..
                        
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+
                        un aumento di fede che scuota la nostra abulia spirituale con
                        un sussulto di devozione tale che ci faccia prendere coscienza
                        che, quando siamo davanti al Tabernacolo, siamo davanti a
                        Dio-amore, che lì si è rinchiuso per amore.
                        
                        Signore, la lingua che noi parliamo qui in terra è quella di
                        aride conoscenze; la lingua che parli Tu è quella dell’amore.
                        Ti chiediamo di aiutarci a capire e a parlare anche noi il tuo
                        linguaggio perché esso è l’unico che soddisfa e perché è quello
                        che parleremo in cielo, se avremo la fortuna di entrarci.
                        
                        Signore, hai detto di essere venuto a portare il fuoco sulla
                        terra e di volere che fosse acceso. Ti preghiamo di accenderne
                        in noi una fiammella che ci consenta di sentire qualche cosa
                        dell’incendio d’amore che ti ha portato a farti uno di noi e a
                        rimanere sempre con noi.
                        
                        Signore, prima della Cena del Giovedì Santo hai rivelato
                        ai tuoi Apostoli Uno di voi ()mi tradirà. Conosciamo la nostra
                        debolezza e fragilità, ma Tu liberaci dalla vergogna di diventare
                        Giuda proprio con te che ci hai amato come nessuno mai.
                        
                        Signore, in quella Cena Tu hai precisato che ti avrebbe
                        tradito colui che mangia con te. Riconosciamo che anche
                        noi lo abbiamo fatto ogni volta che ti abbiamo ricevuto in
                        condizioni indecenti. Ti chiediamo, oltre al pentimento, di
                        aiutarci a mantenere il proposito di non farlo mai più.
                        
                        Signore, allo sgomento dei tuoi discepoli, hai ribadito
                        che ti avrebbe tradito Uno dei Dodici, colui che intinge con
                        me nel piatto. Ti chiediamo la grazia di non arrivare mai, pur
                        nella nostra fragilità, a questa aberrazione.
                        
                        
                        Signore, in quell’ultima Cena Tu hai confermato che il
                          Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a
                            quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito. Signore,
                        questo ‘Guai!’ ci terrorizza.
                      
                          
                        Signore, hai concluso la tua rivelazione aggiungendo Bene
                          per quell’uomo se non fosse mai nato!. Ti chiediamo la grazia
                        di non sentire mai detta per noi quella sorte.
                        
                        Signore, ti chiediamo docilità così intelligente che ci porti
                        a fidarci di te sempre, e a seguire i suggerimenti che Tu ci dai.
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*
                        per l’amore grazie al quale ci hai chiamato alla vita. Essa è un
                        valore tale che, per recuperarla, Tu hai messo in gioco la tua.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la pazienza e la comprensione
                        con le quali hai educato gli Apostoli. Dovendoti allontanare
                        da loro hai voluto salutarli nel clima familiare e fraterno
                        dell’ultima Cena.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché Mentre mangiavano prendesti
                        il pane e, pronunciata la preghiera di benedizione, l’hai
                        spezzato e dato loro dicendo: Prendete, questo è il mio corpo.
                        I tuoi Apostoli, quella sera, erano l’intera umanità. Perciò
                        quell’offerta e quell’invito Tu l’hai rivolta a tutti. Aiutaci ad
                        essertene grati e a nutrirci, quanto più spesso possiamo, di
                        quel pane.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché Preso il calice e rese grazie,
                        ne desti ai tuoi discepoli e tutti ne bevvero. Beati loro che
                        hanno avuto la docilità di accogliere il tuo invito. Aiutaci a
                        non essere sordi alla tua voce.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la precisazione che hai fatto
                        quando hai affermato che quel calice contiene il sangue della
                        nuova alleanza. Ancora un’alleanza! Dunque un altro patto di
                        amicizia! E, questa volta si parla di alleanza nuova. E’ proprio
                        vero. La ‘novità’ di questa Alleanza consiste nel fatto che essa  è suggellata con il sangue di te, Uomo-Dio!.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per averci assicurato che il tuo
                        sangue veniva versato per gli apostoli e per molti. Grazie due
                        volte, Signore. Sappiamo infatti che quel ‘molti’ sta per ‘tutti’.
                        Dunque anche per ognuno di noi. E’ proprio vero che Tu,
                        che ci hai creato, ci vuoi tutti in paradiso.
                        
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il prezzo che hai pagato per la
                        Redenzione nostra sulla croce il Venerdì Santo. Ma infinitamente
                        più ti ringraziamo per aver deciso di rimanere sempre
                        con noi nella Santissima Eucaristia e, addirittura, di nutrici
                        di te, divino Pellicano.
                        
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il dono dell’Eucaristia. L’hai
                        pensata, realizzata e offerta a noi, pur sapendo che l’indomani,
                        nel processo a te, avremmo gridato Crocifiggilo! Solo il tuo
                        amore poteva arrivare a tanto.
                        
                        Signore, prestaci le parole e il cuore per dirti eternamente
                        grazie per i doni che mai avremmo potuto anche lontanamente
                        immaginare.
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                        1 - Fate questo in memoria.
                        Era il ricordo della liberazione egiziana ()
                        Far memoria dell’esodo significava farne propri gli ideali, 
                        assumersi il compito della sua realizzazione nel tempo.
                        2 - ‘Fate questo in memoria di me’
                        E’ un banco di prova del grado di coraggio, di dedizione, di
                        servizio, di sacrificio che il cristiano, sull’esempio di Gesù, è
                        disposto a fare per i fratelli
                        3 - Fate questo in memoria di me’
                        Non è un comando liturgico e teologico, ma pratico. Non
                        si tratta di celebrare con le parole esatte o con i gesti precisi,
                        ma con i grandi impegni della vita.
                        4 - ‘Fate questo in memoria di me’
                        E’ istituito il ‘nuovo’ sacerdozio cristiano: non è basato sulla  ‘ereditarietà’, ma su una misteriosa ‘vocazione’ da parte di
                        Dio stesso.
                        Il vino versato nel calice, ricordava il sangue delle vittime
                        immolate per il sacrificio dell’alleanza.
                        Al posto delle ‘vittime’ Gesù presenta la vittima.
                        Al posto della ‘vecchia’, annunzia la nuova alleanza.
                        
LUCA
                        22, 7-19
                        7 - Venne il giorno degli azzimi, nel quale si doveva immolare
                        la vittima della Pasqua.
                        
                        8 - Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare
                        per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”.
                        
                        9 - Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?”.
                          
                          10 - Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro
                          un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa
                          dove entrerà
                          
                        11 - e dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la stanza
                        in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”
                        
                        12 - Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e
                        addobbata, là preparate”.
                        
                        13 - Essi andarono e trovarono tutto come avevo loro detto e
                        prepararono la Pasqua.
                        
                        14 - Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,
                        
                        15 - e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa
                        Pasqua con voi, prima della mia passione,
                        
                        16- poiché vi dico che non la mangerò più, finché essa non si
                        compia nel regno di Dio”.
                        
                        17- E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo
                        tra voi,
                        
                        18 - poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto
                        della vite, finché non venga il regno di Dio.
                        
                        19 - Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
                        dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo
                        in ricordo di me”
                        
                        20 - Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo:
“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene
versato per voi”.
                        
                        
che la pasqua ebraica, ricordo della liberazione egiziana, significava,
                        per gli ebrei, il compito della sua realizzazione nel tempo.
                        
                        Signore, noi crediamo che le parole di Gesù Fate questo
                        in memoria di me sono, nel Nuovo Testamento, un banco
                        di prova del grado di coraggio, di dedizione, di servizio, di
                        sacrificio che il cristiano, sull’esempio di Gesù, è disposto a
                        fare per i fratelli.
                        
                        Signore, noi, infatti, crediamo ch Fate questo in memoria
                        di me non è un comando liturgico o teologico, ma pratico.
                        Non si tratta di celebrare con le parole esatte o con i gesti
                        precisi, ma con i grandi impegni della vita.
                        
                        Signore noi crediamo che l’Eucaristia e il Sacerdozio sono
                        stati istituiti insieme, in quell’ultima Cena, con quelle parole
                        fate questo in memoria di me; parole di sublime e terribile
                        grandezza.
                        
                        Signore, noi crediamo che Fate questo in memoria di me                        segna l’inizio di un nuovo sacerdozio: non più ereditario,
                        come quello levitico, ma scelto direttamente da te.
                        
                        Signore, noi crediamo che, in quella Cena, Tu ci hai
                        fatto, con l’istituzione del sacerdozio, un dono non uguale,
                        ma tanto simile al dono dell’Eucaristia. Con quest’ultima,
                        infatti, ci hai donato te stesso, con il sacerdozio ci hai donato
                        la capacità di disporre di te sempre e dovunque.
                        
                        Signore, noi crediamo che Tu ci avevi fatto un dono
                        divino quando hai partecipato ai tuoi sacerdoti la capacità
                        di rimettere i peccati, ma il dono di disporre della tua persona
                        sempre e dovunque è qualche cosa che supera ogni più
                        audace previsione.
                        
 Signore, noi crediamo che, partecipando ai tuoi sacerdoti
la divina capacità di consacrare il pane e il vino, Tu hai
                        voluto perpetuare nei secoli il tuo incredibile dono e sacrificio.
                        
                        Signore, noi crediamo che i sacerdoti, ai quali Tu hai
                        partecipato la tua stessa onnipotenza, siano gli esseri più
                        vicini al tuo cuore: perciò li hai chiamati a fare, per amore,
                        ciò che il tuo amore infinito ha fatto per tutti.
                        
                        Signore, noi crediamo che con il nuovo sacerdozio Tu fai
                        l’uomo ‘signore del paradiso’. Infatti ora egli può addirittura
                        disporre di te che sei Dio.
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*
                        le tue scelte, per noi infinitamente misteriose, ma vantaggiose
                        oltre ogni immaginazione.
Signore, noi adoriamo la tua divina carità. Sapendo Tu
                        che in nessun modo ci saremmo potuti accostare al trono
                        della grazia, stanti le nostre debolezze e fragilità, ti sei messo
                        a disposizione nostra attraverso i sacerdoti, creature e deboli
                        e fragili come tutti noi.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua sapienza. Essa ha saputo
                        inventare il sacerdozio per fornirci gli aiuti necessari a venire
                        verso di te, senza chiedere che arrossiamo per le nostre miserie.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua divina liberalità. Tu hai
                        partecipato a creature limitate e mortali il sacerdozio di Gesù,
                        sacerdote universale ed eterno.
                        
                        Signore, noi adoriamo il tuo incredibile amore. Per
                        esso Tu non solo ci hai redento, ma, istituendo il nuovo
                        sacerdozio, ci hai dato la possibilità di attingere al mistero
                        della redenzione la tua onnipotenza: quella che ci consente
                        di camminare verso di te.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua infinita comprensione per
                        la quale in quella Cena, mentre i tuoi discepoli discutevano
                        su chi potesse essere considerato il più grande fra loro, Tu ti
                        sei esinanito fino al punto di diventare, oltre che loro Dio,
                        anche loro cibo.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua divina pedagogia. In quella
                        Cena, nella quale i tuoi discepoli - i nuovi sacerdoti - erano
                        assolutamente impreparati per il dono che stavi per fare a loro
                        e all’intera umanità, hai dato la più sublime lezione, quella
                        dell’esempio; e hai ricordato Vi ho dato l’esempio, perché come
                        ho fatto io, così facciate anche voi.
                        
                        Signore, noi adoriamo l’illimitata fiducia che Tu hai nei
                        tuoi sacerdoti. Non hai affidato loro, infatti, ‘qualche cosa’
                        in quella Cena, li hai resi padroni della tua persona e ti sei
                        impegnato a ratificare in cielo anche i loro errori, così come
                        hai partecipato ad essi la potestà di rimettere i peccati.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua divina saggezza. Dovendo
                        Tu tornare al Padre, hai dato ai tuoi sacerdoti la possibilità
                        di richiamarti fra noi a loro discrezione. Era il tuo desiderio.
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*
 quando, invece di esserti infinitamente grati per aver Tu
                        donato a noi i Sacerdoti, ci permettiamo di giudicarli, di
                        criticarli e, forse, di calunniarli.
                        
                        Signore, perdonaci quando, pur sapendo che i nostri
                        sacerdoti sono creature umane e fragili come tutti, non ti
                        preghiamo mai perché riescano ad onorare le scelte eroiche
                        della loro vita.
                        
                        Signore, perdonaci quando, sentendo apprezzamenti e
                        giudizi non favorevoli per i tuoi sacerdoti, non abbiamo il
                        coraggio di dire una parola di difesa per loro.
                        
                        Signore, S. Francesco diceva che se avesse incontrato in
                        strada un Angelo e un Sacerdote, prima avrebbe baciato la
                        mano al sacerdote, poi avrebbe salutato l’angelo. Perdona noi
                        che il più delle volte non solo non baciamo loro le mani, ma
                        passiamo accanto a loro indifferenti o addirittura sprezzanti.
                        
                        Signore, sappiamo che i nostri sacerdoti pregano diverse
                        volte al giorno per tutti. Perdona noi che non ci ricordiamo
                        mai, o quasi, di dire una preghiera a te per loro.
                        
                        Signore, perdonaci, quando non abbiamo comprensione
                        per le debolezze umane dei nostri sacerdoti, mentre loro
                        sempre compatiscono e comprendono le nostre.
                        
                        Signore, perdonaci quando, ascoltando la proclamazione
                        della tua parola, fatta dai tuoi sacerdoti, ci permettiamo
                        atteggiamenti ipercritici, invece che disponibilità docile nei
                        confronti degli insegnamenti che ci danno.
                        
                        Signore, perdonaci quando trattiamo con i nostri sacerdoti
                        da giudici, o da pari a pari, dimenticando che essi sono i
                        tuoi collaboratori diretti: quelli che lo Spirito Santo ha scelto
                        nella sua sovrumana e misteriosa libertà.
                        
                        Signore, nell’Antico Testamento c’erano le ‘decime’ per il
                        sostentamento dei sacerdoti. Perdonaci quando non offriamo
                        loro neanche un piccolo aiuto e quando ci pesa quel poco che
                        diamo. E non ci ricordiamo mai, o quasi, di mettere nelle
                        loro mani qualche cosa per i poveri; che sperano più da loro
                        che da noi.
                        
                        Signore, perdonaci quando una persona ci confida di aver
                        sentito nel cuore il tuo invito per essere tuo e nostro sacerdote,
                        e noi, non solo non lo incoraggiamo, ma lo dissuadiamo dal
                        tuo invito.
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*
                        di aiutarci a far nostre queste tre scelte sagge di S. Francesco:
 1) Il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che
                        vivono secondo la forma della santa Chiesa, a causa del loro
                        ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad
                        essi..
                        
                        2) E se avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e
                        mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle
                        parrocchie dove abitano, non voglio predicare contro la loro
                        volontà.
                        
                        3) E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare
                        come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato,
                        poiché in essi io vedo il Figlio di Dio, e sono miei signori.
                        
                        Signore, ti chiediamo di aiutarci a non dimenticare mai
                        questo saggio monito di S. Francesco: Guai a coloro che li (i
                        sacerdoti) disprezzano; quand’anche, infatti, siano peccatori,
                        nessuno li deve giudicare, poiché solo il Signore si è riservato
                        di giudicarli.
                        
                        Signore, ti chiediamo di aiutarci a ricordare che i sacerdoti,
                        Tu direttamente li hai scelti, e dunque sono i tuoi fiduciari,
                        i tuoi confidenti, gli amici più intimi del tuo cuore.
                        
                        Signore, ti chiediamo la grazia di collaborare sempre e
                        volentieri con i tuoi sacerdoti, memori che collaborare con
                        loro è collaborare con te.
                        
                        Signore, ti chiediamo, nei momenti di dubbio, di farci
                        risuonare nella mente e nel cuore quelle divine parole con le
                        quali hai dato ai tuoi sacerdoti poteri sovrumani: Quello che
                        voi scioglierete sulla terra sarà sciolto anche nei cieli; quello che
                        voi legherete sulla terra sarà legato anche nei cieli.
                        
                        Signore, ti chiediamo la grazia di tener sempre nella mente
                        che ai sacerdoti, che Tu ti sei scelto, hai chiesto l’eroismo
                        di abbandonare, per te e per noi, casa, padre, madre, fratelli
                        e sorelle e seguire te nella via della redenzione, quella, cioè,
                        che conduce al Calvario.
                        
                        Signore, ti chiediamo amore, fede e comprensione per
                        i tuoi e nostri sacerdoti. Il loro cuore si è aperto a te, la loro
                        scelta sei solo Tu, il loro obbiettivo è la nostra salvezza.
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*
                        perché, nella stessa Cena, nella quale ci hai donato la Santissima
                        Eucaristia, hai istituito anche il sacerdozio ministeriale: esso
                        assicura il perpetuarsi del tuo dono nel tempo e nello spazio.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché hai suggerito ai sacerdoti,
                        di compiere il mistero eucaristico in memoria di te. Celebrare,
                        cioè, l’Eucaristia ripensando la tua ultima Cena, l’orto degli
                        ulivi, la cattura, il processo, la condanna, il viaggio al Calvario,
                        la tua morte e sepoltura, la tua risurrezione.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il dono dei sacerdoti. Grazie
                        a loro possiamo
                        
                        - ripresentarci a te dopo il peccato,
                        - rigodere della tua amicizia riacquistata,
                        - riascoltare il tuo divino magistero,
                        - nutrirci della tua parola,
                        - nutrirci di te nella Santissima Eucaristia,
                        - sperare di conseguire la vita eterna.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il dono dei sacerdoti: se loro
                        ci mancassero ci mancherebbero
                        
                        - la tua Eucaristia,
                        - la sicurezza del perdono,
                        - la tua parola di comprensione e di incoraggiamento,
                        - i consigli sicuri e necessari per conseguire la vita.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il buon esempio che ci danno
                        i tuoi sacerdoti. Guardando la loro scelta ci sentiamo incoraggiati
                        a fare anche noi qualche cosa che non ti dispiaccia.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la fiducia incondizionata
                        che dai agli uomini nella persona dei tuoi sacerdoti: hai comunicato
                        loro la tua stessa onnipotenza e li hai resi arbitri
                        della salvezza.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché hai dato il potere di perdonare
                        e di consacrare la Santissima Eucaristia a creature umane
                        fragili e deboli come tutti. Se quel potere lo avessi riservato
                        solo per gli angeli, chi di noi avrebbe avuto il coraggio di
                        avvicinarsi alla loro innocenza immacolata?
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, con il dono del sacerdozio,
                        Tu ci hai dato ciò che non solo mai avremmo sperato, ma ciò
                        che mai avremmo potuto immaginare.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, scegliendo come sacerdoti
                        creature fragili come noi, Tu scegli chi è in grado di comprenderci
                        e farci coraggio.
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*
                        S. Paolo non era ‘apostolo’ al tempo dell’ultima Cena.
                        La sua conversione avviene sulla via per Damasco, seguita
                        da lunga, approfonditissima riflessione e da rivelazioni che
                        lo portano a penetrare il ‘mistero di Cristo’ e diventarne
                        apostolo.
                        
Se si riflette che il tempo di redazione (di I Cor.) va assegnato
                        c. il 55-57, ci si rende conto che essa rappresenta il
                        documento più antico tra quanti ci riferiscono l’istituzione
                        dell’Eucaristia.
                        
                        In 1 Cor. (due brevi citazioni: 10, 16-21; 11, 23-34)
                        troviamo un’allusione all’Eucaristia. Pur nella sua frammentarietà,
                        ci espone l’aspetto dell’Eucaristia-sacrificio. Aspetto
                        richiamato dal parallelismo con i sacrifici pagani offerti agli
                        idoli: carne e sangue = manna e calice della benedizione.
                        
                        In I Cor, 11 20-31, invece ci fa nota la tradizione che si
                        era formata: l’istituzione dell’Eucaristia.
                        
                        Il valore fondamentale della testimonianza di Paolo, in
                        questo capitolo, (1 Cor, 11, 20 sgg) ci conferma nella fede del
                        rito eucaristico, praticato nella città santa (Gerusalemme) fin
                        dai primissimi giorni dopo la morte del Salvatore. ()
                        
                        La dottrina di Paolo non fa che ripetere e continuare la
                        dottrina della comunità primitiva gerosolimitana.
                        
                        Paolo, in 1 Cor. 11, 20 ss., ci offre la più antica relazione
                        che noi possediamo dell’istituzione dell’Eucaristia. In essa
                        espone la “Cena ecclesiastica” (quella usuale nella chiesa
                        della prima generazione cristiana) alla luce della storica Cena
                        Ultima di Gesù; pur descrivendo, al tempo stesso, la storica
                        Cena di Gesù alla luce della Cena ecclesiastica (Giuseppe
                        Ruffino, “L’Eucaristia nel N. T. in ‘Eucaristia’ di A. Piolanti’,
                        pagg. 48 e ss).
                        
                        1 - Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri
                        furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare,
                        
                        2 - e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero
                        la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una
                        roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era
                        il Cristo
                        
                        3 - Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e
                        perciò furono abbattuti nel deserto.
                        
                        4 - Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo
                        cose cattive, come essi le desiderarono.
                        
  16 - Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse
                        comunione con il sangue di Cristo?
                        E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il
                        corpo di Cristo?
                        
                        17 - Poiché vi è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un
                        corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.
  20 - Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più
                        un mangiare la cena del Signore.
                      
                        
                        21 - Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima
                        il proprio pasto e così uno ha fame e l’altro è ubriaco.
                        
                        22 - Non avete le vostre case per mangiare e per bere? O volete
                        gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non
                        ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
                        
                        23 - Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi
                        ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito,
                        prese del pane
                        
                        23 - e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio
                        corpo, che è per voi, fate questo in memoria di me”
                        
                        25 - Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice,
                        dicendo:”Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue,
                        fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”.
                        
                        26 - Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di
                        questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli
                        venga.
                        
                        27 - Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane e beve il
                        calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.
                        
                        28 - Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo
                        pane e beva di questo calice;
                        
                        29 - perché chi mangia e beve senza conoscere il corpo del Signore,
                        mangia e beve la propria condanna. ()
                        
                        33 - Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena,
                        aspettatevi gli uni gli altri.
                        
                        34 - E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate
                        a vostra condanna. ()
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*
                        nel valore della ‘tradizione’ non diversamente da come crediamo
                        nel valore della ’rivelazione’.
                        
                        Signore, noi crediamo che la Sacra Tradizione e la Sacra
                        Scrittura sono i due canali attraverso i quali Tu ci fai conoscere
                        la tua parola.
                        
                        Signore, noi crediamo che se la Sacra Scrittura è la tua
                        parola, suggerita dallo Spirito ai sacri agiografi, la Tradizione è la tua parola consegnata da te al cuore buono dei fedeli e
                        trasmessa da padre in figlio.
                        
                        Signore, noi crediamo che la prima redazione dell’Ultima
                        Cena l’abbiamo perché S. Paolo, scrivendo ai Corinti, ha
                        ricordato loro Quello che, a sua volta, aveva ricevuto.
                        
                        Signore, noi crediamo che tutto ciò che è contenuto nella
                        Sacra Scrittura è trascrizione di quanto Tu avevi affidato alla
                        fede dei tuoi uditori.
                        
                        Signore, noi crediamo che Gesù, come tutti i grandi
                        maestri, ‘diceva’, non ‘scriveva’ i messaggi che spiegava.
                        
                        Signore, il Vangelo ci dice, e noi lo crediamo, che Gesù
                        una sola volta scrisse col dito per terra. Era per salvare l’adultera
                        e lanciare la più incredibile sfida: Chi è senza peccato,
                        scagli la prima pietra.
                        
                        Signore, noi crediamo che quelle parole le conosciamo
                        non perché un documento scritto ce le ha tramandate, ma
                        perché chi le ha sentite le ha riferite a chi ha scritto il Vangelo.
                        
                        Signore, noi crediamo quanto S. Giovanni ha scritto: Se
                        si fosse dovuto scrivere tutto ciò che il Signore ha fatto e detto,
                        il mondo, trasformato in immensa biblioteca, non sarebbe
                        sufficiente per contenere i volumi.
                        
                        Signore, noi crediamo che quello che non potremo mai
                        documentare con i codici, potremo sempre documentarlo
                        con la vita. Essa, infatti, non legge nelle pergamene, ma nel
                        cuore; e la capacità di capienza del cuore è illimitata.
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*
                        la tua comprensione: affinché la ‘memoria’ del dono dell’ultima
                        Cena si perpetuasse fra noi, ne hai fatto un comando
                        agli Apostoli: fate questo in memoria di me.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, affinché il dono inestimabile
                        dell’Eucaristia, che Tu ci hai fatto, rimanesse sempre con noi,
                        come Tu rimani sempre con noi, hai ispirato agli Apostoli di
                        ripeterlo in ogni loro adunanza.
                        
                        Signore, adoriamo la tua pedagogia divina che è venuta
                        incontro ai nostri limiti, suggerendo il modo sicuro di
                        trasmettere ai posteri la memoria e la verità del dono della
                        Santissima Eucaristia.
                        
Signore, ti adoriamo per l’insegnamento che ci hai dato
                        attraverso l’Apostolo Paolo: Poiché vi è un solo pane, noi, pur
                        essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo
                        dell’unico pane. Quel ricordo ci aiuta a formare una cosa sola
                        con te, fra noi, come Tu formi una cosa sola col Padre.
                        
                        Signore, ti adoriamo per la rivelazione che ci fai attraverso
                        S. Paolo: Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero
                        la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia
                        spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.
                        
                        Signore, ti adoriamo per averci ricordato, tramite l’Apostolo
                        Paolo, che la Santissima Eucaristia, che ci hai comandato
                        di mangiare in tua memoria, non è un rito, ma è l’annunzio
                        della morte del Signore finché egli venga.
                        
                        Signore, noi ti adoriamo perché ci hai assicurato che bevendo
                        al calice delle benedizioni, noi entriamo in comunione Con il sangue di Cristo.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, richiamando una ‘tradizione’,
                        S. Paolo ci ha dato la più antica testimonianza dell’istituzione
                        della santissima Eucaristia.
                        
                        Signore, noi ti adoriamo perché hai consegnato alla fede
                        dei tuoi seguaci il mistero eucaristico. Le pergamene, infatti,
                        si lacerano, si smarriscono, si distruggono, ma i ricordi del
                        cuore sono eterni
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*
                        tutte le volte che ci accostiamo alla santa comunione dimenticando
                        che mangiamo La cena del Signore.
                        
                        Signore, perdonaci tutte le volte che ci accostiamo alla
                        santa comunione animati non da devozione, ma da vanità.
                        
                        Signore, perdonaci tutte le volte che, venendo a trovarti
                        per un minuto di adorazione, desideriamo dentro di noi che
                        qualcuno osservi la nostra pietà.
                        
                        Signore, perdonaci tutte le volte che veniamo alla mensa
                        che Tu hai preparato per tutti, e dimentichiamo di dividere
                        la nostra con coloro che non hanno nulla.
                        
                        Signore, perdonaci ogni volta che, dimenticando che
                        Tu non ti sei compiaciuto dei nostri padri e li hai abbattuti,
                        hai fatto ciò Come esempio per noi, perché non desiderassimo
                        cose cattive.
                        
                        Signore, perdonaci quando non ricordiamo che Chiunque
                        in modo indegno mangia il pane e beve il calice del Signore,
                        sarà reo del corpo e del sangue di Cristo.
                        
                        Signore, perdonaci quando dimentichiamo che Chi
                        mangia e beve senza conoscere il corpo del Signore, mangia e
                        beve la propria condanna.
                        
                        Signore, perdonaci quando andiamo alla santa Comunione
                        con senso di esibizionismo, senza aspettarci Gli uni
                        gli altri.
                        
                        Signore, perdonaci quando dimentichiamo che prima e
                        dopo la santa Comunione è doveroso una - per quanto breve
                        - ‘preparazione’ e un - per quanto breve - ‘ringraziamento’.
                        
                        Signore, perdonaci quando non richiamiamo alla mente
                        che Gesù Nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e,
                        dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: ‘Questo è il mio corpo,
                        che è per voi, fate questo in memoria di me’.
                        
                        Signore, perdonaci quando non ci ricordiamo di ringraziarti
                        per il dono della Santissima Eucaristia.
                        
                        
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*
                        di avere pazienza con noi: siamo incapaci anche di renderci
                        conto di quale dono Tu ci hai fatto con la Santissima Eucaristia.
                        
                        Signore, ti chiediamo misericordia: tante volte veniamo
                        a riceverti o ad adorarti senza ‘sapere e pensare chi si va a
                        ricevere’ o ad adorare.
                        
                        Signore, ti chiediamo luce affinché possiamo intuire, se
                        non comprendere, la sublimità del dono che ci fai quando
                        accetti di comunicarti con noi.
                        
                        Signore, ti chiediamo fede per credere che la Santissima
                        Eucaristia Tu, dopo aver rivestito e redento la nostra umanità,
                        ce l’hai donata come aiuto efficace per divinizzarci e renderci
                        adatti per il Regno dei cieli.
                        
                        Signore, ti chiediamo umiltà per riconoscere che veniamo
                        a riceverti o ad adorarti senza esaminare noi stessi, attraverso
                        un onesto esame di coscienza, e solo dopo averti chiesto
                        perdono per le nostre mancanze ci accostiamo a mangiare o
                        ad adorare il tuo pane e il tuo calice.
                        
                        Signore, ti chiediamo amore per tentare in qualche modo
                        di ricambiare l’amore sconfinato che ti ha suggerito e convinto
                        a donarti e rimanere sempre e dovunque in mezzo a noi.
                        
                        Signore, per condividere con noi il paradiso ti sei fatto
                        uomo e hai sofferto quello che hai sofferto. Ti chiediamo una
                        scintilla della tua carità per condividere il poco o il molto che
                        la tua provvidenza ci dà, con tutti i nostri fratelli.
                        
                        Signore, ti chiediamo di aiutarci a dimostrare quella
                        buona educazione, quando veniamo a riceverti o ad adorarti,
                        che abitualmente pratichiamo nei nostri rapporti umani.
                        
                        Signore, ci hai chiesto di amarci fra noi come Tu ci hai
                        amato. Aiutaci a volerlo e a provare di metterlo in pratica
                        donando, se non noi stessi, almeno qualche cosa di ‘nostro’
                        agli altri.
                        
                        Signore, donaci sempre di ‘non odiare il fratello’ perché
                        questo sarebbe la negazione del messaggio tuo eucaristico.
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 per la luce e i santi propostiti che hai fatto sorgere in noi in
                        quest’ora santa.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per averci dato, con la santa
                        Tradizione, la più antica testimonianza di ciò che hai fatto,
                        detto e donato a noi nell’ultima Cena.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché la notizia di come è avvenuta
                        l’ultima Cena, l’apostolo Paolo ci assicura di averla‘ricevuta’ dai fratelli, dunque per Tradizione.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per quanto l’apostolo delle genti
                        ha affermato: Egli non ha fatto altro che ‘ripetere e continuare
                        la dottrina della comunità primitiva gerosolimitana’.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché l’apostolo “Espone la‘Cena ecclesiastica’ (quella usuale nella chiesa della prima
                        generazione cristiana) alla luce della storica Cena Ultima di
                        Gesù”.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché la testimonianza di Paolo,
                        oltre che essere espressione della Sacra Tradizione, ‘ci
                        conferma nella fede del rito eucaristico, praticato nella città
                        santa fin dai primissimi giorni dopo la morte del Salvatore’.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché nella sua lettera l’Apostolo
                        Paolo ‘ci fa nota la tradizione che si era formata’ circa‘l’istituzione dell’Eucaristia’.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché la Santissima Eucaristiaè presentata, nella lettera dell’Apostolo, come sotto l’aspetto
                        di Eucaristia-sacrificio’.
                          
                        Signore, ti ringraziamo perché hai voluto che delle parole
                        da te pronunciate nella sera dell’istituzione della Santissima
                        Eucaristia, non ne perdessimo neanche una. Perciò le hai
                        affidate al cuore buono dei tuoi commensali.
                        
                        Signore, donandoci la Santissima Eucaristia. non ti rimaneva
                        altro da donare: con essa ci hai donato tutto ciò che hai
                        e tutto ciò che sei.. Grazie, Signore; grazie infinite!. Aiutaci
                        a ringraziarti nel tempo e nell’eternità!.
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*
                        Nel grandioso discorso nella sinagoga di Cafarnao (che
                        riportiamo per intero per comodità dell’Adoratore) Giovanni
                        non ci fa la cronaca dell’Ultima Cena (come Matteo, Marco,
                        Luca e Paolo), ma ci offre una catechesi eucaristica.
                        
                        E’, infatti,"fuor di dubbio che il cap. 6 del IV evangelo forma una vera
somma di insegnamenti eucaristici, e perciò stesso una vera
catechesi eucaristica".
Siamo ancora al cap. 6 del suo vangelo, dunque ben lontani
dall’Ultima Cena, raccontando la quale Giovanni non parla
affatto dell’Eucaristia.
Questo fatto autorizza alla conclusione che
1 - Probabilmente spesse volte, come è dato vedere nella sua
                        prima lettera, aveva esposto gli stessi soggetti a fedeli meglio
                        preparati a comprenderlo.
                        
                        2 - Che egli pone l’Eucaristia nello stesso piano dell’Incarnazione.
                        
                        3 - Che Gesù, nella Sinagoga, sta parlando di vera carne e
                        vero sangue, di una triturazione da frantumare con i denti
                        e mangiare. Si tratta dunque di una terminologia che non
                        poteva essere più realistica.
                        Segno che le sue parole erano proprio da intendersi nel modo
                        che egli voleva.
                        (Giuseppe Ruffino, ‘L’Eucaristia nel Nuovo Testamento’, in“Eucaristia” di A. Piolanti. Pagg. 97 ss.).
                        
                        1 - Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva del mare di
                        Galilea, cioè di Tiberiade,
                        
                        2 - e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva
                        sugli infermi.
                        
                        3 - Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi
                        Discepoli.
                        
                        4 - Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
                        
                        5 - Alzati gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da
                        lui e disse a Filippo: “dove possiamo comprare il pane perché
                        costoro abbiano da mangiare?”.
                        
                        6 - Diceva questo per metterlo alla prova, egli infatti sapeva
                        bene quello che stava per fare.
                        
                        7 - Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono
                        sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”.
                        
                        8 - Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon
                        Pietro:
                        
                        9 - “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci;
                        ma che cos’è questo per tanta gente?”.
                        
                        10 - Rispose Gesù: “fateli sedere”. C’era molta erba in quel
                        luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
                        
                        11 - Allora Gesù prese i pani, e dopo aver reso grazie, li distribuì a
                        quelli che si erano seduti, e lo stesso fece con i pesci finché ne vollero.
                        
                        12 - E quando furono saziati disse ai discepoli: “Raccogliete i
                        pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”.
                        
                        13 - Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei
                        cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
                        
                        14 - Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto,
                        cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire
                        nel mondo!”.
                        
                        15 - Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per
                        farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
                        
                        16 - Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare
                        
                        17 - e, saliti su una barca, si avviarono verso l’altra riva in
                        direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora
                        venuto da loro.
                        
                        18 - Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
                        
                        19 - Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù, che
                        camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
                        
                        20 - Ma egli disse loro: “Sono io, non temete!”.
                        
                        21 - Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca
                        toccò la riva alla quale erano diretti.
                        
                        22 - Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare,
                        notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i
                        suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano
                        partiti.
                        
                        23 - Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso
                        il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore
                        aveva reso grazie.
                        
                        24 - Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e
                        nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta
                        di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
                        
                        25 - Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbi, quando sei
                        venuto qua?”.
                        
                        26 - Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate
                        non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di
                        quei pani e vi siete saziati.
                        
                        27 - Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura
                        per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su
                        di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.
                        
                        28 - Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere
                        le opere di Dio?”
                        
                        29 - Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che
                        egli ha mandato”.
                        
                        30 - Allora dissero: “Quale segno dunque Tu fai perché vediamo
                        e possiamo crederti? Quale opera compi?
                        
                        31 - I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come
                        sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”.
                        
                        32 - Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè
                        vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal
                        cielo, quello vero;
                        
                        33 - il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al
                        mondo”.
                        
                        34 - Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.
                        
                        35 - Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me
                        non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.
                        
                        36 - Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.
                        
                        37 - Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene
                        a me non lo respingerò,
                        
                        38 - perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà,
                        ma la volontà di colui che mi ha mandato.
                        
                        39 - E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che
                        io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti
                        nell’ultimo giorno.
                        
                        40 - Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque
                        vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò
                        nell’ultimo giorno”.
                        
                        41 - Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto:“Io sono il pane del cielo”.
                        
                        42 - E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe?
                        Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire:
                        Sono disceso dal cielo?”.
                        
                        43 - Gesù rispose: “Non mormorate tra di voi.
                        
                        44 - Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi
                        ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
                        
                        45 - Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio.
                        Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
                        
                        46 - Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che
                        viene da Dio ha visto il Padre.
                        
                        47 - In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
                        
                        48 - Io sono il pane della vita.
                        
                        49 - I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono
                        morti;
                        
                        50 - questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia
                        non muoia.
                        
                        51 - Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di
                        questo pane vivrà in terno e il pane che io darò è la mia carne
                        per la vita del mondo”.
                        
                        52 - Allora i Giudei si misero a discutere fra loro: “Come può
                        costui darci la sua carne da mangiare?”.
                        
                        53 - Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate
                        la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non
                        avrete in voi la vita.
                        
                        54 - Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita
                        eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
                        
                        55 - Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
                        
                        56 - Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in
                        me e io in lui.
                        
                        57 - Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo
                        per il Padre, così anche chi mangia di me vivrà per me.
                        
                        58 - Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che
                        mangiarono i vostri padri e morirono. Chi mangia questo pane
                        vivrà in eterno”.
                        nelle tue affermazioni, senza contestare, perché sappiamo
                        che esse superano infinitamente le nostre capacità di comprensione
                        e sappiamo anche che un testimone più credibile
                        di te non esiste.
                          
                        Signore, noi crediamo che, dovunque le risorse umane
                        non sono adeguate, tu provvedi alle tue creature anche con
                        miracoli: Come hai fatto quella volta che su una montagna
                        hai moltiplicato il pane e hai sfamato cinquemila uomini.
                          
                        Signore, noi crediamo che, se noi siamo disposti a ‘dividere’
                        il nostro pane con chi non ce l’ha, Tu sei sempre pronto
                        a moltiplicarlo, perché ce ne sia in abbondanza per tutti.
                          
                        Signore, noi crediamo che Tu, che doni il pane a tutti,
                        non vuoi che esso venga sprecato. Perciò hai voluto che si
                        raccogliessero gli avanzi dopo che tutti avevano mangiato.
                          
                        Signore, noi crediamo che, oltre il pane. che nutre il
                        corpo, il Figlio tuo ci darà il pane che dura per la vita eterna.
                        Perché su lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo.
                          
                        Signore, noi crediamo che l’opera che Dio vuole da ciascuno
                        di noi è credere in colui che egli ha mandato: credere
                        in te, Gesù, Verbo Incarnato.
                          
                        Signore, noi crediamo che la manna, che Mosè ottenne
                        che piovesse miracolosamente dal cielo, non era il pane dal
                        cielo, ma che il pane vero, quello dal cielo, è quello che Tu ci
                        dai: Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che è disceso dal cielo                        e dà la vita al mondo.
                          
                        Signore, noi crediamo che Gesù è il pane della vita; chi viene
                        a Lui non avrà più fame e chi crede in Lui non avrà più sete.
                          
                        Signore, noi crediamo che, chi accetta la proposta di
                        fede che il Figlio offre a tutti, egli non lo respingerà, perché è
                        disceso dal cielo per fare non la propria volontà, ma la volontà
                        di te che l’hai mandato.
                          
                        Signore, noi crediamo che Gesù, che viene da Dio e ha
                        visto il Padre, è il pane della vita.
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                        la divina fermezza con la quale hai condottoti osannato, ti
                        avrebbero abbandonato, però dove non è possibile e lecito il
                        compromesso Tu sei sempre te stesso.
                        
                        Signore, noi adoriamo il tuo parlare, certo crudo, ma
                        che scandalizza solo quelli che in te vedono qualche volta il
                        taumaturgo, raramente il Maestro, e mai Dio.
                        
                        Signore, noi adoriamo la divina generosità per la quale,
                        purché venisse recuperata la tua creatura umana, hai offerto
                        te stesso come vittima di espiazione e di riconciliazione.
                        
                        Signore, noi adoriamo l’inimmaginabile dono che ci hai
                        fatto quando hai reso disponibile, per tutti sempre e dovunque,
                        la tua stessa carne e il tuo stesso sangue.
                        
                        Signore, l’uomo, decaduto col peccato, non avrebbe mai
                        potuto sperare di poter recuperare la tua amicizia. Noi adoriamo
                        la tua divina sapienza che ha saputo trovare la soluzione
                        impensabile grazie alla quale l’uomo è tornato non solo tuo‘amico’, ma addirittura tuo ‘figlio’. 
 Già! Ma una volta restituito a quella dignità era necessario
                        che si nutrisse di un cibo adeguato: Gesù, tuo Figlio, che siè fatto nostro cibo donandoci da mangiare la sua carne e bere
                        il suo sangue: quella carne e quel sangue di Dio fatto uomo. 
                        Signore, noi adoriamo questa degnazione e questo amore.
                        
                        Signore, noi ora comprendiamo il tuo discorso: con la
                        redenzione Tu ci hai ridato la vita: essa è vita umano-divina.
                        Non può esser sostenuta che con un cibo umano-divino: la
                        carne e il sangue dell’uomo-Dio. Signore, ti adoriamo.
                        
                        Signore, ti adoriamo per la chiarezza e concretezza con
                        
                        le quali ci hai avvertito che, per avere in noi la vita eterna, è
                        indispensabile nutrirci della tua carne e dissetarci con il tuo
                        sangue.
                        
                        Signore, pensando a queste cose la nostra mente si
                        smarrisce perché si trova di fronte a un mistero d’amore che
                        Tu solo, Dio, potevi programmare e realizzare. Genuflessi,
                        ti adoriamo.
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                        tutte le volte che, dimenticando o non volendo riconoscere
                        i nostri limiti, pretendiamo dire l’ultima parola, anche se il
                        nostro interlocutore è lo stesso Dio.
                        
                        Signore, perdonaci quando ci illudiamo, con il nostro
                        piccolo cervello, di capire realtà che non
                      
                        
                        Signore, perdonaci ogni volta che noi, esseri mortali, vogliamo
                        parlare di ciò che è immortale; noi, esseri finiti, di ciò
                        che è infinito; noi, impastati di materia, di ciò che è spirito.
                        
                        Signore, perdonaci quando, come gli interlocutori di
                        Gesù, dubitiamo della sua incarnazione. E, solo perché non
                        la comprendiamo, andiamo anche noi ‘mormorando’: Costui
                        non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre
                        e la madre. Come può dunque dire: ‘Sono disceso dal cielo?
                        
                        Signore, perdonaci quando ci troviamo di fronte al mistero,
                        che Tu solo puoi comprendere e spiegare, e rifiutiamo
                        il nostro assenso solo perché è mistero.
                        
                        Signore, perdonaci, quando, solo perché non comprendiamo
                        i tuoi divini misteri, ti abbandoniamo, anche se
                        ancora i nostri occhi sono abbagliati da opere misteriose e
                        meravigliose che Tu solo hai compiuto e Tu solo sei in grado
                        di compiere.
                        
                        Signore, perdonaci quando mettiamo in discussione le
                        tue parole di luce solare, anche se siamo stati avvertiti da
                        Gesù che il rifiuto di esse comporta rinunciare alla vita eterna.
                        
                        Signore, perdonaci quando, perché non capiamo, non ci
                        gioviamo dell’alimento divino che Tu ci offri, pur sapendo
                        
                        che esso è l’unico nutrimento necessario e adeguato per raggiungerti
                        in paradiso.
                        
                        Signore, perdonaci quando, non accettando per fede la
                        parola di Gesù: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
                        bevanda, diventiamo autolesionisti, preferendo per noi la
                        morte alla vita.
                        
                        Signore, perdonaci quando, non accettiamo il tuo invito
                        e rinunciamo a dimorare in te e Tu in noi.
                        
                        
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*
                        di aver sempre fame e sete di te, evitando così la denutrizione
                        del nostro spirito.
                        
                        Signore, donaci intelligenza per capire e credere che Tu
                        solo hai parole di vita eterna, e che, lontano da te, da chi
                        andremo?
                        
                        Signore, con la folla strabiliata per il miracolo della moltiplicazione
                        del pane, ti chiediamo: Che cosa dobbiamo fare
                        per compiere le opere di Dio?
                        
                        Signore, conosciamo la tua risposta: Questa è l’opera di
                        Dio: credere in colui che egli ha mandato. Ti chiediamo quel
                        granello di fede in te, che ci consenta di scegliere te sopra e
                        prima di tutto il resto.
                        
                        Signore, ti chiediamo la saggezza necessaria per scegliere
                        di giovarci di te, al fine di non perdere la vita: realtà alla quale
                        siamo morbosamente attaccati.
                        
                        Signore, ti chiediamo l’umiltà di riconoscere i limiti del
                        nostro capire, e l’onestà, di fronte al mistero, di fidarci di te
                        che non puoi ingannarti né ingannare alcuno, perché Tu sei
                        la stessa Verità.
                        
                        Signore, ti chiediamo la stessa docilità dei figli che accettano
                        dai genitori una spiegazione che non possono comprendere
                        e si tranquillizzano perché: ‘L’ha detto babbo/mamma’.
                        
                        Signore, ti chiediamo di accettare, anche se per noi è
                        misteriosa, la tua affermazione: Come il Padre, che ha la vita,
                        ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche chi mangia
                        di me vivrà per me.
                        
                        Signore, ti preghiamo di liberarci sempre dalla tentazione
                        
                        di mettere in discussione la tua parola, e di non accettare mai
                        la tentazione di chiederci: Come puoi tu darci la tua carne
                        da mangiare?
                      
                        
                        Signore, sappiamo che di fronte ai misteri della fede non
                        c’è da speculare, ma da credere; non c’è da disquisire, ma di
                        cadere in adorazione. Ti preghiamo: donaci l’intelligenza per
                        capire che l’Eucaristia è il mistero dei misteri; donaci il fervore
                        che ci faccia cadere in ginocchio davanti ad essa.
                        
                        
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*
                        per le rivelazioni che ci hai fatto nel discorso alla Sinagoga
                        di Cafarnao. Esse sono tutte spirito e vita.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la incoraggiante rivelazione
                        che ci hai fatto quando hai detto: Questa è la volontà di colui
                        che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi
                        ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
                        
                        Signore, nel confronto alla sinagoga di Cafarnao ci hai
                        ricordato che è scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati
                        da Dio. In Gesù, Uomo-Dio, si realizza in modo sublime
                        quella profezia. Grazie, Signore, oggi e sempre.
                        
Signore, ti ringraziamo perché, conoscendo Tu che per
                        nessun’altra via avremmo potuto recuperare la dignità perduta
                        col peccato, in Gesù ti sei incarnato, hai sofferto e sei morto.
                        Nell’Eucaristia, poi, ci hai donato l’alimento necessario per
                        sostenere e far crescere la vita nuova.
                        
                        Signore, deve essere stato un colpo al cuore vedere diradarsi
                        sempre più la folla dei tuoi seguaci. Noi ti ringraziamo
                        per la lealtà con cui hai ribadito, senza cedimenti: In verità,
                        in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo
                        e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
                        
                        Signore, quando sei rimasto soltanto con i Dodici, e
                        davanti a te lo spettro di rimanere solo, hai offerto anche
                        ai Tuoi la possibilità di prendere o lasciare. Ti ringraziamo,
                        
                        Signore, per questa sublime lezione di onestà.
                        Ti ringraziamo, Signore, per l’esempio di coerenza.e
                        dignità che ci hai dato quando, pur vedendo spegnersi l’entusiasmo
                        e vacillare la fede, non hai scelto il compromesso.
                        Perché la verità è Una. La verità sei solo Tu.
                        
                        Le parole di Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai
                        parole di vita eterna, certamente sono state per te l’incoraggiamento
                        che aspettavi e di cui avevi bisogno. Anche per noi
                        quelle parole, ispirate dal Padre, sono la falsariga per le nostre
                        scelte. Ti ringraziamo di questo aiuto che ci offri.
                        
Signore, ti ringraziamo perché, nonostante la sfiducia che spesso abbiamo nei tuoi confronti, Tu rimani sempre disponibile per chi vuole credere in te.
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                        Noi ci siamo già fermati in qualche modo sul famoso capitolo
6. Ora vogliamo fermarci sulle parole che, nel racconto
                        di Giovanni, furono pronunciate da Gesù nell’ultima Cena.
                        Esse sono illuminanti per capire, oltre tutto l’insegnamento
                        del Vangelo, il mistero di quella Cena e di quella Notte.
                        1 - Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era
                        giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre,
                        dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino
                        alla fine.
                        
                        2 - Mentre cenavano, quando già il demonio aveva messo
                        in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo,
                        
                        3 - Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle
                        mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da
                        tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse
                        attorno alla vita..
                        
                        4 - Poi versò dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i
                        piedi degli apostoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui
                        si era cinto.
                        
                        ()
                        
                        12 - Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le
                        vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete bene ciò che vi
                        ho fatto?
                        
                        13 - Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché
                        lo sono.
                        
                        14 - Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri
                        piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni con gli altri.
                        
                        15 - Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io,
                        facciate anche voi
                        ()
                        
                        34 - Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli
                        altri; come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli
                        altri.
                        
                        35 - Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
                        amore gli uni per gli altri.
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                        che il distintivo di discepoli tuoi, lo mostreremo solo quando
                        ci ameremo gli uni altri. Non certo quanto ci hai amato Tu,
                        ma come ci hai amato Tu.
                        
                        Signore, noi crediamo che il primo stadio dell’amore vero
                        non è quello che si dice, ma quello che si fagiusto come
                        hai fatto Tu in quella Cena quando, versata dell’acqua in un
                        catino cominciasti a lavare i piedi degli apostoli e ad asciugarli
                        con l’asciugatoio di cui eri cinto.
                        
                        Signore, noi crediamo che solo allora l’esempio, il suggerimento è efficace. Giusto come hai fatto che, che, dopo aver lavato
                        i piedi ai discepoli hai chiesto: Sapete bene ciò che vi ho fatto?
                      
                        
                        Signore, noi crediamo che con le tue scelte i valori umani
                        si capovolgono. Tu infatti non sei solo colui che gli apostoli
                        chiamano Maestro e Signore; ma Tu sei proprio ciò che Pietro,
                        ispirato dal Padre, ha affermato: il Cristo, il Figlio di Dio.
                        
                        Signore, solo perché ce l’ha assicurato Giovanni noi crediamo
                        che Tu hai lavato i piedi ai tuoi apostoli. Se, infatti,
                        non ci fosse la testimonianza di uno presente in quella sera a
                        quel gesto incredibile, mai saremmo disposti a credere.
                        
                        Signore, credere che Dio, incarnato per amore delle sue
                        creature, si umilia fino a lavare loro i piedi, è cosa inconcepibile
                        e inverosimile nel nostro mondo.
                        
                        Signore, più ancora è incredibile pensare che quello era solo
                        uno stadio di umiliazione e di amore, preparatorio di quello
                        che avresti, in quella Cena e in quella Notte, dovuto mostrare.
                        
                        Signore, ma noi crediamo a quel segno, perché conosciamo
                        quanto è seguito: il precetto dell’amore e il dono di te.
                        
                        Signore, anche se inconcepibile, noi crediamo che Tu ci hai dato un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli
                        altri; e come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli
                        altri.
                        
                        Signore, noi crediamo che il comandamento dell’amore,
                        dato da te nel contesto di quella Cena e di quella Notte è il
                        distintivo di chi vuol seguirti.
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*
                      
                        la tua divina pedagogia. A te, per fare, basta una sola parola,
                        ma per insegnare hai voluto far precedere l’esempio all’insegnamento.
                        Anche fra noi fa così ogni maestro, che vuol farsi
                        capire e seguire dai suoi allievi.
                        
                        Signore, noi pure, come gli apostoli, ti chiamiamo ‘Rabbi’
                        e siamo meravigliati per l’eccellenza unica del tuo insegnamento.
                        Ma cadiamo adoranti ai tuoi piedi quando pensiamo
                        che Tu, nei nostri confronti, non sei soltanto Maestro: Tu sei
                        addirittura il nostro Signore e nostro Dio che ci educa e ci
                        insegna con paterna comprensione.
                        
                        Signore, noi adoriamo l’amore infinito che ci manifesti
                        in Gesù. Egli, prima della festa di Pasqua () sapendo che era
                        giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo
                        aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
                        
                        Signore, noi adoriamo l’amore infinito che ci manifesti
                        in Gesù. Egli, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle
                        mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava volle offrirci
                        una incredibile prova di amore mentre cenavano, pur sapendo
                        che già il demonio aveva messo in cuore a Giuda, figlio di
                        Simone, di tradirlo.
                        
                        Signore, noi adoriamo l’amore infinito che ci manifesti
                        in Gesù. Egli, nell’estremo tentativo di recuperarlo, prima
                        di quella cena, lavò i piedi anche al suo traditore. E tra poco,
                        nell’orto degli ulivi, lo chiamerà amico.
                        
                        Signore, noi adoriamo l’incredibile fiducia che Tu hai
                        nel recupero di noi peccatori. Gesù non solo ha comunicato
                        anche a Giuda, in quella Cena, la carne e il sangue suoi sotto
                        le specie del pane e del vino, ma nel momento ultimo del
                        tradimento, ha ancora tentato di salvarlo con la dolcezza che
                        Dio solo conosce: Con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?
                        
                        Signore, noi ti adoriamo per la comprensione infinita
                        che Tu hai per tutti i ‘Giuda’, che ripetono, in ogni tempo,
                        quel bacio traditore, venendo a riceverti nella S. Comunione
                        in condizioni spirituali indecenti.
                        
                        Signore, noi ti adoriamo per la pazienza infinita che hai
                        con tutti noi. Dopo che ti abbiamo voltato le spalle Tu ci
                        consideri sempre amici. Amici da recuperare. Amici da amare.
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*
                      
                        quando non prendiamo in seria considerazione il tuo nuovo
                        comandamento di amarci. Noi lo reputiamo, quando qualche
                        rara volta lo pensiamo, un suggerimento, un consiglio, un
                        invito. E invece esso è un ‘comandamento’. Il ‘nuovo’ comandamento.
                        Il ‘tuo’ comandamento.
                        
Signore, compatiscici tutte le volte che, non solo non ci
                        amiamo, ma litighiamo fra noi come se in Gesù non fossimo
                        tutti fratelli.
                      
                        
                        Signore, perdonaci quando, per ogni torto ricevuto, cerchiamo
                        una rivalsa, se non addirittura una vendetta. Come
                        se fossimo ancora nell’Antico Testamento in cui vigeva la
                        norma di ‘occhio per occhio, dente per dente’.
                      
                        
                        Signore, perdonaci quando nei nostri rapporti con il
                        prossimo dimentichiamo che dobbiamo comportarci come
                        ti sei comportato Tu con Giuda, che hai chiamato ‘amico’
                        anche nella notte del tradimento.
                        
                        Signore, perdonaci quando dimentichiamo che c’è una‘vendetta’ che i tuoi seguaci sono invitati a imitare, quando
si credono offesi da qualcuno: essa è non solo il perdono, maaddirittura la preghiera che Tu hai innalzato al Padre, dalla
                        croce: Padre, perdonali.
                        
                        Signore, perdonaci tutte le volte che, offesi, ci dimentichiamo
                        che Tu ci hai dato l’esempio nel Cenacolo, in quella
                        Notte, e sulla Croce quando sei stato capace di non escludere
                        nessuno dai benefici della redenzione, ma hai dato te stesso
                        per tutti.
                        
                        Signore, perdonaci quando dimentichiamo che ognuno
                        di noi ha un dovere anche di collaborare all’avvento del tuo
                        regno: edificando il prossimo con scelte coraggiose dettate
                        dall’amore. Allora soltanto, infatti noi mostreremo concretamente
                        di essere tuoi discepoli.
                        
                        Signore, perdonaci quando veniamo a riceverti senza
                        essere, quantomeno, in pace con tutti. In quelle condizioni
                        noi proviamo a svisare la tua identità, tentando di unire insieme
                        l’amore e l’odio.
                        
                        Signore, perdonaci quando il nostro orgoglio, sentendosi
                        offeso, ha difficoltà a perdonare. In quei momenti ricordaci
                        che ci hai insegnato a pregare Perdona a noi i nostri debiti,
                        come noi perdoniamo ai nostri debitori.
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*
la grazia di guardare sempre, prima di ogni decisione, a come
                        hai fatto Tu. Perché solo Tu sei la via, a verità e la vita.
                        
                        Signore, ti chiediamo la memoria per ricordare sempre
                        che Tu, Dio, sei amore. E, dunque, è illusione sognare di
                        venire con te se non ci assuefacciamo a una vita d’amore.
                        
                        Signore, ti chiediamo il coraggio d’imitare sempre le tue
                        scelte, anche quando esse ripugnano al Nostro orgoglio ferito
                        o alla nostra buona reputazione, perché Tu ci hai invitato a
                        fare come hai fatto Tu.
                        
                        Signore, ti chiediamo, ogni volta che, peccando, ti offendiamo,
                        di aiutarci ad ascoltare e accettare l’invito della tua
                        misericordia. Quell’invito non è offerto per la preoccupazione
                        di salvaguardare il tuo onore, ma unicamente per tentare il
                        recupero della pecorella smarrita.
                        
                        Signore, Gesù ci ha insegnato che il bene che facciamo ai
                        bisognosi, lo ritiene come fatto a sé. Aiutaci a vedere sempre
                        nel volto di ogni creatura umana, i lineamenti di te, Creatore.
                        E aiutaci a sentirci fortunati, ogni volta che capita l’occasione
                        di beneficare, non meno di quella che proveremmo se offrissimo
                        qualche cosa a te.
                        
                        Signore, Tu, che sei amore, sei anche un mendicante di
                        amore. Tu hai detto: l’amore voglio più che il sacrificio. Aiutaci
                        a capire che un po’ soddisfatti possiamo sentirci non quando
                        abbiamo coscienza di aver rispettato le regole, ma quando
                        offriamo gesti e sentimenti di amore a te ed ai fratelli.
                        
                        Signore, sappiamo che non riusciremo mai a capire l’esagerazione
                        di amore che Tu hai mostrato a noi con il dono
                        dell’Eucaristia. Aiutaci a intuirne tanto, quanto basta per far
                        
                        diventare la nostra vita un atto di amore.
                        
                        Signore, dopo la sua conversione, S. Francesco piangeva
                        e gridava: L’amore non è amato! L’amore non è amato!.
                        Quanto è vero! Non perché lui non ti avesse amato al punto
                        da sacrificare tutto per te, ma perché al confronto dell’amore
                        che Tu hai avuto per noi, il nostro, quando ce n’è un po’, è
                        come niente.
                        
                        Signore, ti chiediamo la grazia di allenarci un po’ alla vita
                        d’amore. Come potremmo infatti vivere in cielo, se per la tua
                        misericordia ci verremo, dove si parla il linguaggio dell’amore
                        e ci si esprime unicamente con relazioni d’amore?
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- per il Vangelo che ci hai donato,
 
                        - per la compassione che hai avuto per le nostre
                        disgrazie,
 
                        - per la pazienza che hai per le nostre debolezze,
 
                        - per la carità con cui ci accetti, anche se traditori.
                      
                        
                        Signore, ti ringraziamo
 
                        - per la lezione d’amore che ci hai dato il
                        giovedì santo quando hai lavato i piedi agli
                        apostoli,
                        - per l’incredibile dono di te che hai fatto a noi deboli
                        quando ti sei donato come nostro nutrimento,
                        - per il sacrificio supremo della vita a cui sei andato
                        incontro in quella Notte. Ma soprattutto
                        
                        Signore, ti ringraziamo per il dono inaudito che ci hai
                        fatto, quando, per essere nostro amico e cibo, reperibile
                        sempre dovunque e da tutti, ti sei identificato con il pane
                        e il vino consacrati e hai comandato prendete e mangiate,
                        prendete e bevete.
                        
                        E ti ringraziamo, Signore, per la concretezza del tuo
                        insegnamento. Come ogni buon educatore, quando insegna
                        all’allievo cose superiori alle sue possibilità di conoscenza,
                        gli dice: ‘fa’ come me, così Tu: prima ci hai dato l’esempio e
                        poi ci hai detto: Amatevi come io vi ho amato.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, per rendere ancora più
                        comprensibile il tuo insegnamento, tu ci hai detto: Come ho
                        fatto io, il Signore e il Maestro, così fate voi.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, affinché i tuoi divini insegnamenti
                        non potessero essere fraintesi, Tu, dopo averceli
                        ripetuti tante volte, ce li hai stampati nella mente e nel cuore,
                        
                        in maniera indimenticabile, in quella Cena, in quella Notte,
                        dall’alto della tua Croce.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché ciò che ci hai tanto calorosamente
                        raccomandato costituisce l’essenza della tua divina
                        rivelazione: il massimo dei valori è l’amore. E, da persone
                        accorte, dobbiamo non posporlo ad alcuna cosa al mondo.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché ci comandi di acquisire
                        un valore che anche per te è il massimo dei valori. Infatti
                        Gesù, prima di passare la suprema responsabilità della Chiesa
                        a Pietro, ha proprio voluto la dichiarazione che lui ti amava
                        più di tutti gli altri.
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*
                      
                        13 - Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino
                        per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme,
                        di nome Emmaus,
                        
                        14 - e conversavano di tutto quello che era accaduto.
                        
                        15 - Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona
                        si accostò a loro e camminava con loro.
                        
                        16 - Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
                        
                        17 - Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo
                        fra voi durante il cammino”?. Si fermarono, col volto triste;
                        
                        18 - uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: Tu solo sei così
                        forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto
                        in questi giorni”?.
                        
                        19 - Domandò: “Che cosa”?. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda
                        Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in
                        parole davanti a Dio e a tutto il popolo;
                        
                        20 - come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato
                        per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso.
                        
                        21 - Noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele; con tutto
                        ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
                        
                        22 - Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi
                        al mattino al sepolcro
                        
                        23 - e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di
                        aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che
                        egli è vivo.
                        
                        24 - Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato
                        come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
                        
                        25 - Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore a credere alla
                        parola dei profeti!
                        
                        26 - Non bisognava che Cristo sopportasse queste sofferenze per
                        entrare nella sua gloria?”.
                        
                        27 - E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in
                        tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
                        
                        28 - Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli
                        fece come se dovesse andare più lontano.
                        
                        29 - Ma essi insistettero : “Resta con noi perché si fa sera e il
                        giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro
                        
                        30 - Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione,
                        lo spezzò e lo diede loro.
                        
                        31 - Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma Lui
                        sparì dalla loro vista.
                        
                        32 - Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore
                        nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando
                        ci spiegava le scritture?”.
                        
                        33 - E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme,
                        dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,
                        
                        34 - i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso
                        a Simone”.
                        
                        35 - Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come
                        l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
                        
                        L’episodio dei Discepoli di Emmaus è narrato soltanto da
                        Luca nell’ultimo capitolo (il XXIV°) del suo Vangelo.
 
                        La storicità del fatto non può essere messa in discussione.
                        Il motivo della sua collocazione (quasi a conclusione del
                        terzo Vangelo) ha qualche ragione?
                        
                        Nella mente del Pastore e del Narratore, di Luca, si voleva
                        mettere in evidenza qualche cosa?
                        Noi crediamo proprio di sì. Questo:
                        
                        1 - la parola di Dio illumina e infiamma (“Non ci ardeva
                        forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il
                        cammino?”)
                        
                        2 - l’Eucaristia dona forza e determinazione (“e partirono
                        senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”).
Questi due elementi saranno il leit-motiv di questa adorazione.
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*
                        che nel racconto dell’episodio dei Discepoli di Emmaus
                        (nell’ultimo capitolo del Vangelo) S. Luca ci vuole impartire
                        una grande lezione di fede e di vita.
                        
                        Signore, noi crediamo che la comprensione della parola
                        di Dio illumina la mente e riscalda il cuore di chi la medita.
                        
                        Signore, noi crediamo che la Sacra Scrittura è tutta in
                        funzione del Messia e della Redenzione. Gesù infatti, in
                        quell’episodio, cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò
                        loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
                        
                        Signore, noi crediamo che tutta la Sacra Scrittura è stata
                        rivelata per la nostra utilità. S. Pietro infatti afferma che: ()
                        fu loro (ai Profeti) rivelato che non per se stessi, ma per voi,
                        erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate
                        da coloro che vi hanno predicato il Vangelo nello Spirito Santo
                        mandato dal cielo.
                        
                        Signore, noi crediamo che la spiegazione di Gesù circa ciò
                        che in tutte le scritture si riferiva a lui, fu, per i due fortunati
                        Discepoli di Emmaus, luce. Infatti assicura Luca che allora
                        si aprirono loro gli occhi.
                        
                        Signore, noi crediamo che quando Gesù fu a tavola con
                        loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede
                        loro, lo riconobbero.
                        
                        Signore, noi crediamo che la virtù di quel ‘pane spezzato’
                        diede ai due Discepoli la determinazione di partire senza
                        indugio e di far ritorno a Gresulemme.
                        
                        Signore, noi crediamo che la tua risurrezione doveva essere,
                        per il cielo e per la terra, la conferma delle tue predizioni 
                        e il fatto determinante della Redenzione.
                        
                        Signore, noi crediamo che la notizia della tua risurrezione
                        si diffuse, tra i tuoi discepoli, rianimandoli, come la luce.
                        Infatti i due Discepoli di Emmaus a Gerusalemme trovarono
                        riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.
                        
                        Signore, noi crediamo che quanto Tu ci dici nel Vangelo,
                        nel magistero della Chiesa e con le sante ispirazioni serve per
                        la nostra vita di fede e di amore.
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*
                      
                        la divina pedagogia che tu hai usato per risollevare la prostrazione
                        dei due discepoli di Emmaus e ricaricarli per la
                        conquista del mondo a te.
                        
                        Signore, noi adoriamo la discrezione materna con la quale
                        ti sei avvicinato a loro e, con le tue domande, hai aspettato
                        che i loro cuori distrutti si scaricassero della tensione mortale
                        che li attanagliava.
                        
                        Signore, noi adoriamo la sapiente pazienza con la quale
                        hai ascoltato il racconto dei due compagni di viaggio su ciò
                        che conoscevi bene perché riguardava te.
                      
                        
                        Signore, noi adoriamo la comprensione con la quale sei
                        intervenuto per ricordare che le Scritture, si capiscano o no,
                        vanno ascoltate e credute con cuore aperto; e che quello che
                        non comprendiamo oggi potremo comprenderlo nell’eternità
                        o per un tuo intervento miracoloso.
                        
                        Signore, noi adoriamo in te la saggezza del Maestro che,
                        dopo aver detto cento volte agli allievi una cosa, sa che bisogna
                        ripeterla loro altre cento e mille volte.
                        
                        Signore, noi adoriamo la divina carità con la quale, facendo
                        come se dovessi andare più lontano, hai suscitato nei due
                        Discepoli il desiderio di te, esploso nella preghiera Resta con
                        noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino.
                        
                        Signore, adoriamo la divina condiscendenza con la quale
                        entrasti per rimanere con loro, e, a tavola, prendesti il pane,
                        dicesti la benedizione, lo spezzasti e lo desti loro.
                        
                        Signore, noi adoriamo la grande lezione che desti ai due
                        fortunati Discepoli quando, dopo che si furono aperti i loro
                        
                        occhi e ti riconobbero, sparisti dalla loro vista.
                        
                        Signore, noi ti adoriamo per la fiducia illimitata che
                        hai dato loro. Tu sei venuto per predicare, per inaugurare
                        l’avvento del regno di Dio sulla terra. Il realizzarlo, però, hai
                        voluto che fosse collaborazione e vanto dei tuoi Seguaci. Tu,
                        infatti, sparisti dalla loro vista.
                        
                        Signore, noi adoriamo te. Tu conosci perfettamente i
                        nostri limiti, ti avvicini a noi, smarriti, sempre al momento
                        giusto, con la parola giusta, con il giusto tono di voce.
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                        quando, non comprendendo i tuoi misteri, ci lasciamo disfare
                        dall’abbattimento. Tu sei venuto perché noi, sia che
                        comprendiamo, sia che non comprendiamo i misteri di Dio,
                        collaboriamo all’avvento del suo regno nel mondo.
                        
                        Signore, perdonaci quando, trovandoci di fronte ai misteri
                        di Dio, pretendiamo di penetrarli con le nostre limitatissime
                        capacità di comprensione.
                        
                        Signore, perdonaci quando, non comprendendo i misteriosi
                        piani di Dio, invece che chinare la fronte e ripetere sia
                        fatta la tua volontà, perdiamo tempo con le nostre lagnanze
                        insignificanti.
                        
                        Signore, perdonaci quando non diamo piena fiducia alla
                        testimonianza dei nostri fratelli, come se solo noi fossimo
                        nella verità, e come se, oltre che a noi, Tu non riveli a tutti
                        quelle cose che sono necessarie per salvarsi.
                        
                        Signore, perdonaci quando diventiamo sciocchi e duri di
                        cuore a credere alla parola dei profeti e tua.
                        
                        Signore, perdonaci quando non riusciamo a mettere
                        insieme la gloria e la croce, il Venerdì santo e la Pasqua di
                        risurrezione di Gesù, come se non bisognasse che egli sopportasse
                        queste sofferenze per entrare nella sua gloria.
                        
                        Signore, perdonaci quando consideriamo indifferente
                        che la tua presenza illumini o no la nostra vita. La preghiera
                        fervorosa dei due fortunati Discepoli di Emmaus Resta con
                        noi, ci ricorda che senza la tua presenza e compagnia non si
                        affronta la sera e il tramontare del giorno e della vita..
                        
                        Signore, perdonaci quando, nonostante la luce con la
                        quale Tu, attraverso le sante ispirazioni, guidi le nostre scelte,
                        noi viviamo come se Tu fossi muto e noi fossimo soli.
                        
                        Signore, perdonaci quando, nei momenti nei quali tu
                        sparisci dalla nostra vista, ti accusiamo come se fossi uno che
                        non ci vuole più bene, non ti interessi più di noi, ci abbandoni.
                        
                        Signore, perdonaci quando, nella nostra presunzione,
                        pretendiamo di insegnare qualche cosa a te, ripetendoti Tu
                        solo sei così forestiero da non sapere…?
                        
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*
                        Resta con noi quando la nostra giornata terrena volge
                        al declino: e facci vedere la luce del giorno che non conosce
                        tramonto.
                        
                        Resta con noi quando le nostre membra perdono il vigore
                        della sicurezza e la nostra mente comincia a perdere le
                        battute: la tua presenza ci ridarà la lucidità per comprendere
                        la tua parola.
                        
                        Resta con noi quando il nemico di ogni bene si avvicinerà
                        a noi e susciterà in noi i dubbi capaci di avvelenare il
                        nostro tramonto. La tua vicinanza sia la sicurezza che ci dà
                        la calma necessaria per non perdere gli equilibri del corpo e
                        dello spirito.
                        
                        Resta con noi quando ci manca la pazienza per ascoltare,
                        comprendere e compatire i nostri fratelli: ricordaci allora che
                        in ognuno di loro ti incarni. Tu stesso.
                        
                        Resta con noi quando non riusciamo a trovare il compromesso
                        necessario per convivere con situazioni difficili.
                        Suggeriscici, allora, che insieme a te ogni difficoltà si supera.
                        
                        Resta con noi quando ci resta difficile perdonare le offese.
                        Facci ripensare che il perdono che avremo da te è condizionato
                        con quello che noi offriamo al prossimo.
                        
                        Resta con noi quando ci opprime la coscienza di averti
                        offeso e ci sentiamo umiliati per non riuscire ad essere leali
                        con te. Confortaci facendoci sentire le parole che Tu solo sai
                        e puoi dire: ti son rimessi i tuoi peccati.
                        
                        Resta con noi quando ti ricrocifiggiamo con le nostre
                        scelte egoistiche. Crocifissi anche noi dai nostri peccati fa’
                        che imploriamo: Ricordati di me quando sarai nel tuo regno.                        E donaci di sentire: Oggi stesso sarai con me in paradiso.
                        
                        Resta con noi quando dobbiamo prendere decisioni difficili
                        e impegnative. Vinci le nostre incertezze con la fede nella
                        tua proposta: Chi vuol venire dietro a me, prenda ogni giorno
                        la croce e mi segua.
                        
                        Resta con noi quando ci sentiamo umiliati di fronte a
                        verità che superano le nostre possibilità di comprensione.
                        Ripeti Sciocchi tardi di cuore a credere… E ricordaci che con
                        le verità di fede non c’è da ‘capire’, ma da ‘credere’.
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*
                      
                        per la luce e il coraggio che ci offri nel tuo incontro con i
                        due Discepoli di Emmaus. Siamo certi che la stessa divina
                        comprensione la userai con noi nei momenti del buio.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per i momenti nei quali vorremmo
                        vederti, toccarti, parlarti e non ci esaudisci. La tua scelta
                        deve servire per consolidare la nostra fede.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per le volte nelle quali ti invitiamo
                        a rimanere con noi e Tu accetti. Fa’ che la tua conversazione e
                        la tua familiarità apra i nostri occhi e ti riconosciamo presente
                        e operante in tutti gli eventi della vita nostra.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per tutte le volte che, anche se noi
                        non ti avvertiamo, ti affianchi a noi, nei momenti di tristezza,
                        per confortarci e ricaricarci della voglia di vivere.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per quando, attraverso le tue
                        divine ispirazioni, ci fai comprendere qualche cosa della tua
                        parola di vita. Aiutaci a conservare quella illuminazione e a
                        tornare ad essa come a un punto di riferimento fisso e sicuro
                        per ogni nostra decisione.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per tutte le volte nelle quali
                        sembra che Tu voglia andare lontano da noi. E’ la tua divina
                        pedagogia. Fa’ che provochi sempre un atto di fede in te.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la pazienza senza limiti che
                        hai per la lentezza del nostro capire e per l’indecisione nell’accettare
                        le scelte che Tu ci suggerisci. Aiutaci a non abusarne.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per gli insegnamenti di vita che ci
                        dai nell’episodio dei due Discepoli di Emmaus e per la forza
                        con la quale ci sorreggi sempre quando spezzi il pane per noi.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per quando ci suggerisci di non
                        isolarci, ma vivere con i fratelli. Donaci determinazione,
                        allora, per ricercarli senza indugio, ascoltare le grazie che Tu
                        fai a loro e comunicare il bene che hai donato a noi.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la tua premura. Quando i
                        discepoli di Emmaus erano distrutti per ciò che era accaduto
                        in quei giorni a Gerusalemme, ti sei unito a loro; sta’ al fianco
                        nostro e di ogni uomo, ogni volta che ci smarriamo.
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                        La ‘Fractio Panis’ (lo spezzare il pane) è uno dei quattro
                        momenti della Pasqua dei primi cristiani di Gerusalemme.
                        
                        Eccoli nell’ordine (dopo ricevuto il Battesimo):
                        
                        - Insegnamento degli Apostoli,
                        - Unione fraterna,
                        - Fractio Panis,
                        - Preghiere.
                        
                        Ed ecco il testo degli Atti (2, 41-42. 46):
                        
“Essi, dunque, accogliendo la Parola, si fecero battezzare;
                        e si aggiunsero in quel giorno circa tremila anime. Si mostravano
                        assidui all’insegnamento degli Apostoli, nella fraterna
                        unione cristiana, alla ‘fractio Panis’ e alle preghiere”.
                        Alcune testimonianze dagli Atti degli Apostoli
                        
                        2, 42 - Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli
                        e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.
                        
                        13, 2 Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando,
                        lo Spirito disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo
                        per l’opera alla quale li ho chiamati”.
                        
                        20, 7 - Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a
                        spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva
                        partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte.
                        
                        20, 11 - Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e, dopo aver
                        parlato ancora molto fino all’alba, partì.
                        
                        27, 35 Ciò detto prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti,
                        lo spezzò e cominciò a mangiare.
                        
                        Queste citazioni hanno tutte sapore eucaristico. Totalmente‘eucaristiche’ sono:
                        
                        - 2,42; 2, 46.
                        - 20, 7,
                        - 27, 35.
                        
                        () La “fractio panis” (= lo ‘spezzare il pane’) fu così
                        denominata perché ebbe origine dal gesto di Cristo nell’Ultima
                        Cena, il quale “prese il pane…e lo spezzò” (Mc 14, 22
                        e parall.).
                        
                        Nel giudaismo, la formula “frangere panem” era riservata
                        al banchetto comune, e più propriamente al rito-cerimonia
                        che vedeva nel “pane spezzato” e nella “coppa della benedizione”,
                        entrambi fatti passare e distribuiti ai commensali, un
                        significato 0 simbolico-comunitario.
                        
                        Nell’Ultima Cena, nell’istituire l’Eucaristia, il Cristo
                        volle conservare questo significato simbolico-comunitario, e
                        perciò fece coincidere la consacrazione del pane con la “fractio
                        panis” del rituale giudaico, e la consacrazione del vino con la“coppa delle benedizioni”, la terza coppa che nel banchetto
pasquale seguiva la manducazione dell’Agnello. ()
Ma il gesto del Signore, la sera della Cena non era stato
                        il solito gesto del capo di famiglia o del suo rappresentante, il
                        quale spezzava il pane per distribuirlo ai convitati.
                        Le parole
                        consacratorie sul “pane spezzato” avevano già sostanzialmente
                        mutato il senso ‘primitivo che la “fractio panis” poteva avere
                        nel banchetto giudaico. Il gesto di Gesù era affatto singolare:
                        mai Egli aveva “spezzato il pane” così, né gli Apostoli s’attendevano
                        che il “pane spezzato” potesse essere il Corpo del
                        Maestro.
                        Ma quando il Signore fece loro l’esplicito comando:“fate lo stesso in memoria di me (Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24-
                        25) essi non poterono avere il minimo dubbio che si trattava
                        di ripetere quella specifica “fractio panis” dell’Ultima Cena
                        ch’era nello stesso tempo “comunione” al Corpo di Cristo e
                        rappresentazione della violenta morte di Lui.
                        
                        La “fractio panis” riassumeva e caratterizzava tutta
                        quell’ultima Cena, e gli Apostoli, ripetendola, nelle Sinassi
                        cristiane, erano sicuri di adempiere il rito del nuovo culto
                        cristiano.
                        Era, dunque, ‘formula liturgica’ per eccellenza. ()
                        E’ quindi indubbio che in Act 2, 42 la “fractio panis”
                        designi l’Eucaristia, nel suo duplice aspetto di sacramento
                        della reale presenza del Signore, e di sacrificio dell’alleanza
                        nuova (cfr 1 Cor 10, 16-17)
                        
                        (Giuseppe Ruffino, ‘L’Eucaristia nel Nuovo Testamento’
                        in “Eucaristia” di Mons. A. Pionanti - pagg. 39-40)
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                        che nel Giudaismo il rito-cerimonoia (del “pane spezzato” e della  “coppa della benedizione”, entrambi da passare e distribuire
                        ai commensali), avevano un significato simbolico-comunitario.
                        
                        Signore, noi crediamo che nell’ultima Cena, nell’istituire
                        l’Eucaristia, Gesù volle conservare questo significato simbolico-
                        comunitario. Infatti fece coincidere la consacrazione del
                        pane con la “fractio panis” del rito giudaico e la consacrazione
                        del vino con la “coppa delle benedizioni”: la terza coppa che
                        nel banchetto pasquale seguiva la manducazione dell’Agnello.
                        
                        Signore, noi crediamo che il gesto del Signore, nell’ultima
                        Cena, non fu il solito gesto del capofamiglia (o del suo
                        rappresentante), il quale spezzava il pane per distribuirlo ai
                        convitati.
                        
                        Signore, noi crediamo che le parole consacratorie sul”pane spezzato” avevano già sostanzialmente mutato il senso
primitivo che la “fractio panis” poteva avere nel banchetto
                        giudaico.
                        
                        Signore, noi crediamo che il gesto di Gesù, quella sera, fu
                        totalmente singolare: mai Egli aveva “spezzato il pane” così,
                        né gli Apostoli s’attendevano che il “pane spezzato” potesse
                        essere il Corpo del Maestro.
                        
                        Signore, noi crediamo che, quando Gesù fece loro l’esplicito
                        comando di Fate lo stesso in memoria di me (Lc 22, 19;
                        1 Cor 11, 24-25), essi non poterono avere il minimo dubbio
                        che si trattava di ripetere quella specifica “fractio panis”
                        dell’Ultima Cena che era, nello stesso tempo, “comunione” al
                        Corpo di Cristo e ‘rappresentazione’ della sua violenta morte.
                        
                        Signore, noi crediamo che lo ‘spezzare il pane’, pur essendo uno dei quattro momenti della liturgia nelle riunioni
                        dai primi cristiani, era ciò che caratterizzava in maniera
                        inconfondibile la riunione stessa, e gli Apostoli, ripetendola
                        nelle Sinassi cristiane, erano sicuri di adempiere il rito del
                        nuovo culto cristiano.
                        
                        Signore, noi crediamo che lo “spezzare il pane” nel contesto
                        di una riunione fraterna e di una proposta della parola
                        di Dio, era diventata, nel cristianesimo, la ‘formula liturgica’
                        per eccellenza.
                        
                        
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*
                        la tua divina condiscendenza nell’accettare un semplice rito,
                        per farne la base di una nuova, impensabile istituzione. Così
                        hai svolto anche la ‘predicazione del regno’: prendendo spunto
                        dalle cose comuni, quelle che cadevano sotto gli occhi di tutti;
                        quelle che tutti potevano comprendere.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua pedagogia unica. Tu non
                        cerchi di parlare per sorprendere, ma per essere capito. I tuoi
                        gesti e le tue parole, in quell’Ultima Cena, non potevano
                        essere più chiari ed espliciti.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua divina capacità di adeguare
                        la tua omniscienza con la nostra non-conoscenza. Tu solo sei
                        capace di ciò.
                        Signore, noi adoriamo la tua verità. Tu, Creatore, non ti
                        sei sentito umiliato nel parlare con noi, tue creature, incapaci
                        di comprendere un discorso che non sia basato sui nostri
                        luoghi comuni e sulle nostre limitatissime conoscenze.
                        
                        Signore, adoriamo il tuo amore infinito per noi. Perché
                        potessimo comprenderlo ti identifichi nel “pane spezzato”,
                        esso ‘è la sintesi della tua vita spezzata per gli altri’.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua santità. Non hai paura che
                        Tu, il tre-volte-santo, possa rimanere contaminato da noi
                        peccatori, ma sei preoccupato di abbassarti fino a noi perché
                        noi, partecipando della tua santità oggi, possiamo partecipare
                        della tua gloria nell’eternità.
                        
                        Signore, noi adoriamo la tua generosità senza misura:
                        nell’Ultima Cena, poche ore prima di dare la tua vita per noi
                        sulla croce, ci hai dato il tuo Corpo, la tua Anima e la tua
                        Divinità nella Santissima Eucaristia. Che altro ancora potevi
                        donarci? Nulla! Ci avevi dato tutto ciò che hai e tutto ciò che
                        sei. Per te non avevi lasciato più nulla.
                        
                        Signore, noi adoriamo Te, che sei Dio! Solo Tu potevi
                        concepire un piano di salvezza universale come quello che hai
                        concepito dall’eternità e che hai rivelato e donato nell’Ultima
                        Cena che hai consumato con noi su questa terra.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché nel segno del ‘pane spezzato’
                        ci hai indicato, con la tua solita concretezza, il Corpo dato e
                        il Sangue versato.
                        
                        
![]()  | 
                        
*
                        la nostra disattenzione di fronte a quanto ci hai dato nell’Ultima
                        Cena nella realtà resa, per noi, più comprensibile dai gesti.
                        
                        Signore, perdonaci per non sapere vedere, nel “pane
                        spezzato” e distribuito ai tuoi Apostoli e, in loro, a tutti,
                        la tua vita che hai accettato che venisse “spezzata”. Tu l’hai
                        fatto perché la nostra vita riacquistasse il valore dell’eternità.
                        
                        Signore, perdonaci per non saper vedere, nella coppa
                        della benedizione che Tu hai nuovamente benedetto, il tuo“sangue versato”, condizione e prezzo della vita che Tu hai
                        risuscitato in noi.
                        
                        Signore, perdonaci per quando sciupiamo la grazia, che
                        ci hai riacquistato al prezzo della tua vita, per motivi insignificanti
                        e sempre assolutamente inadeguati, anzi ridicoli,
                        di fronte al tuo dono e al tuo sacrificio. Tu ci hai creati come
                        esseri dotati di intelligenza, ma quelle nostre scelte offendono
                        l’intelligenza che ci hai regalato.
                        
                        Signore, i tuoi Apostoli hanno capito immediatamente il
                        valore del sacrificio e del dono di Te, infatti hanno ritenuto
                        l’Eucaristia il cardine-base su cui potesse poggiare la loro
                        predicazione e la loro evangelizzazione. Perdonaci, perché per
                        noi, troppe volte, rimane indifferente che il dono dell’Eucaristia
                        Tu ce l’abbia fatto o no.
                        
                        Signore, i primi cristiani nell’Eucaristia trovano l’entusiasmo
                        dell’evangelizzazione e la forza della testimonianza.
                        Perdona la nostra vita che non parla mai di te, né con la parola
                        né con l’esempio: le manca quasi sempre il vigore che viene
                        dal nutrirci dell’Alimento che ci hai donato.
                        
                        Signore, la fede dei tuoi commensali in quell’Ultima
                        Cena, e poi di tutti i martiri, non ha mai dubitato delle tue
                        parole. La nostra fede talvolta, anzi spesso, è incerta e dubbiosa.
                        Perdonaci! Riconosciamo che ciò dipende dal trascurare
                        di prendere e mangiare il tuo Corpo o di bere al calice del tuo
                        Sangue.
                        
                        Signore, perdonaci quando assistiamo allo ‘spezzare il
                        Pane’ e alla sua distribuzione ai fedeli con disattenzione e
                        disinteresse per ciò che si fa e per ciò che si dà.
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 di farci capire che il tuo amore è veramente incredibile per
                        noi. Aumenta la nostra fede e crederemo alla tua parola e al
                        tuo dono; donaci il coraggio per tentare di ricambiarlo in
                        qualche modo.
                        
                        Signore, nel “pane spezzato” c’è la vita che hai dato per
                        noi. E Tu ci hai detto: Vi ho dato l’esempio perché come ho
                        fatto io così facciate anche voi. Donaci la volontà di provarci
                        a camminare per la stessa direzione.
                        
                        Signore, il nostro prossimo crederà nelle nostre scelte
                        solo quando vedrà in noi, sia pure larvata, un’immagine di
                        te. Donaci la determinazione di offrire per gli altri la vita,
                        come Tu l’hai offerta per tutti.
                        
                        Signore, è bello e commovente ricevere, ma ancora più
                        soddisfacente è dare. Donaci la grazia di provare questa
                        esperienza. Essa ci aiuterà ad apprezzare il tuo esempio e a
                        deciderci di tentarne la riproduzione in noi.
                        
                        Signore, con le sole nostre forze non saremo mai capaci
                        di donare il corpo e il sangue per gli altri. Ma con il tuo aiuto
                        diventa possibile anche l’impossibile. Non ce lo far mancare.
                        
                        Signore, ti chiediamo la capacità, se non di capire, almeno
                        di intuire quanto è costato a te il sacrificio che hai fatto per
                        noi. Allora che ne avremo un’idea ci sarà meno difficile volerti
                        bene e ringraziarti per tutta la vita.
                        
                        Signore, crediamo che Tu hai permesso che venisse “spezzato
                        il pane” della tua vita e “versato il sangue” solo perché
                        ci vuoi bene ‘da morire’. Donaci la volontà di offrire la vita
                        per te attraverso una testimonianza credibile e convincente.
                        
                        Signore, la tua capacità di donare a noi tutto te stesso
                        ci dice di che cosa è capace l’amore quando ama davvero.
                        Donaci la convinzione che proprio così stanno le cose. E
                        donaci la volontà di provare a ripetere nella nostra vita le
                        tue stesse scelte.
                        
                        Signore, hai detto: Anche voi dovete essere disposti a dare
                        la vita per i fratelli. Quanto è lontana la nostra condotta
                        dai tuoi sublimi ideali! Raddrizza Tu le scelte egoistiche che
                        punteggiano la nostra vita.
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*
                        per gli insegnamenti e gli esempi divini che ci dai. Tu vuoi
                        in qualche modo allenarci alla vita che condurremo in cielo,
                        se potremo arrivarci per la tua misericordia.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la comprensione che hai per
                        noi nell’identificare te stesso nel “pane spezzato” e nel vino
                        consacrato. Comprendiamo quanto sia vera la tua parola
                        riportata dall’evangelista Giovanni: La mia carne è vero cibo,
                        il mio sangue è vera bevanda.
                        
                        Signore, hai detto Chi mangia di me vivrà per me. Ora
                        comprendiamo perché ti sei identificato negli alimenti indispensabili
                        per la nostra esistenza: il pane e il vino. Grazie,
                        Signore!
                        
                        Signore, il riassunto di tutta la tua Ultima Cena è nella
                        consacrazione e distribuzione ai tuoi commensali del pane
                        e del vino consacrati. Ti ringraziamo. Questo linguaggio
                        rimane meno ostico per il nostro capire tanto mai tardo.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché hai voluto che il “pane
                        spezzato”, che fu dato per noi e per tutti nel Sacrificio della
                        croce, rimanesse sempre a nostra disposizione nel Sacramento
                        della tua presenza reale. Aiutaci a prenderne coscienza profonda
                        e essertene grati.
                        
                        Signore, immaginiamo il disorientamento e la sorpresa
                        gioiosa degli Apostoli quando udirono le tue parole: Prendete
                        e mangiate, questo (pane) è il mio Corpo. Prendete e bevete,
                        questo (vino) è il mio Sangue che sarà versato per voi e per
                        tutti. Ti ringrazieremo con più cuore se farai provare anche
                        a noi l’una e l’altra cosa.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, parlando con noi, parli il
                        nostro stesso linguaggio: quello che ognuno può agevolmente
                        comprendere. Noi abbiamo bisogno di questa concretezza
                        perché siamo creature limitate.
                        
                        Signore, dopo averci creati a tua immagine, ci hai recuperati
                        a prezzo della vita. Ti ringraziamo dal profondo del
                        cuore e ti preghiamo: aiutaci a non sciupare ancora i tuoi doni.
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                        E’ accettato da tutti pacificamente che nell’Ultima Cena
                        Gesù ha seguito il rituale della Pasqua ebraica.
                        
                        In quella Pasqua ha immesso valori nuovi:
                        
                        - consacrazione, oltre la benedizione,
                        - Se stesso, al posto dell’Agnello,
                        - celebrare la Pasqua In memoria di me, cioè della sua Passione,
                        Morte e Risurrezione.
                        
                        Della nostra Redenzione, dunque.
                        
                        Per quanto riguarda il rituale della Pasqua ebraica Gesù
                        ha conservato
                        
                        a) “Fate questo in memoria” di me;
                        
                        b) la koinonia,
                        
                        c) la vittima sacrificale consumata nel contesto di una cena.
                        
a) Celebrare la Pasqua come memoria
  “Nel momento in cui Cristo sta per essere consegnato
                        ai suoi carnefici, la Pasqua giudaica e l’antica alleanza si incontrano
                        allo stesso punto: la duplice linea di riti sacrificali
                        dell’Alleanza del Sinai (che racchiudono, per dir così, tutto
                        l’A.T.) sfociano nella Pasqua nuova e nella nuova Alleanza,
                        unificate nell’Eucaristia.
                        E questa, a sua volta, in cui si concentra l’A. T., pervenuto
                        al termine, e ciò che già annuncia la morte del Cristo,
                        dovrà essere rinnovata fino alla fine dei tempi, in ricordo di
                        Colui che, donando il suo Corpo e Sangue agli Apostoli, loro
                        comanda di perpetuare ciò che Egli ha appena compiuto.
                        Pasqua
                        
                        Alleanza
                        
                        La spiegazione (della ‘memoria’), dicevamo, sta nel versetto
                        26: ogni volta che mangiate di questo pane e bevete
                        di questo calice, annunziate la morte del Signore sino a che
                        Egli venga.
                        
                        b) La koinonia = non è, come tanto spesso si crede, la sola
                        comunione di beni temporali (), ma è da intendersi in un
                        senso nettamente spirituale (): koinonia è quella dello Spirito
                        Santo, della fede, dell’Evangelo, del Sangue e del Corpo di
                        Cristo, ed anche del soccorso ai poveri.
                        
                        In quel contesto di amicizia e di amore la celebrazione
                        della Pasqua acquista un valore nuovo.
                        
                        L’idea di unità (della Chiesa) dei fedeli si riallaccia naturalmente
                        alla formula: il “pane spezzato” resta idealmente
                        uno. L’Eucaristia esprime e suppone la koinonia, ma anche
                        la realizza.
                        
                        c) la (nuova) vittima sacrificale consumata nel contesto di
                        una cena è Gesù stesso.
 
                        Il suo gesto compiuto (dello spezzare il pane) è la sintesi
                        della sua vita spezzata per gli altri.
                        Egli l’ha spiegato varie volte con la sua parola nel corso
                        della sua predicazione, ora vuole anche ritualizzarlo in modo
                        da rinchiudere tutti gli atti e tutte le parole in un sol gesto,
                        efficace, persuasivo, convincente. Invece di ricapitolare tutta
                        la vita o di elencare tutto ciò che ha compiuto, quando i suoi
                        avranno urgenza di cogliere d’un colpo d’occhio tutto il suo
                        immenso amore per la comunità umana, basta ripetere il‘segno’ che intende al riguardo lasciare.
                        
                        (da Giuseppe Ruffino, ‘L’Eucaristia nel Nuovo Testamento’,
                        in “Eucaristia” di A. Piolanti pagg. 93 ss).
                        che i sacrifici dell’A. T. erano solo la figura, l’immagine, il
                        tipo del vero e grande sacrificio di Gesù. Con Lui le figure
                        diventano realtà nuova.
                        
                        
                        Gesù, noi crediamo a quanto Tu hai dichiarato. Non
                        pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non
                        sono venuto per abolire, ma per dare compimento.
 
                        Infatti hai inserito la tua nuova Pasqua nel contesto
                        dell’antica Pasqua.
                        
                        Gesù, noi crediamo che il sacrificio del Nuovo Testamento
                        distrugge il peccato.
                        Quelli dell’Antico Testamento, invece, non lo annullavano;
                        solo disponevano il peccatore alla benevolenza divina.
                        
                        Gesù, noi crediamo che il sacrificio di te, Sommo ed
                        Eterno Sacerdote, non l’hai offerto per te, che sei stato reso
                        perfetto in eterno, ma per i peccati di tutti, che Tu hai assunto
                        in Te.
                        Nell’A. T., invece, ‘Ogni sommo sacerdote, preso fra gli
                        uomini, veniva costituito per il bene degli uomini nelle cose
                        che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati’.
                        Ma, rivestito di debolezza, () e proprio a causa di questa,
                        anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo
                        fa per il popolo’.
                        
                        Gesù, noi crediamo che Tu ci hai redento offrendo, una
                        volta per tutte, te stesso.
                        Nell’’A. T., invece, il sacerdote aveva bisogno ogni giorno
                        () di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli
                        del popolo.
                        
                        Signore, noi crediamo che Gesù, venuto come sommo sacerdote
                        dei beni futuri, attraverso una tenda () non costruita
                        da mani d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione,
                        non con sangue di capri o di vitelli, ma con il proprio sangue
                        sei entrato una volta per sempre nel santuario, procurandoci
                        così una redenzione eterna.
                        
                        Signore, noi crediamo che la prima tenda era figura per
                        il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che
                        non possono render perfetto, nella sua coscienza, l’offerente,
                        trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte
                        prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state
                        riformate.
                        
                        Signore, noi crediamo che fra i sacrifici dell’Antico Testamento
                        e quello del Nuovo Testamento c’è una distanza
                        abissale, In quelli, infatti, si offriva a te qualche cosa che noi
                        possediamo, in questo, invece, ci dai la possibilità di offre a
                        te, Te stesso.
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                        l’impensabile e incredibile piano attraverso il quale hai deciso
                        di risollevarci dallo stato in cui eravamo precipitati, e restituirci
                        la familiarità con Te.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché solo l’amore di te, che sei
                        l’Amore che ci ama perdutamente, poteva realizzare il progetto
                        di redenzione che Tu hai realizzato.
                        
                        Signore, adoriamo la tua divina pedagogia che adegua la
                        tua sapienza infinita con le limitatissime nostre capacità di
                        comprensione: con le immagini ci hai preparato ad ammirare
                        e comprendere il tuo disegno di redenzione.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché il Figlio tuo, venendo nel
                        mondo, dice:‘
                        Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
                        un corpo invece mi hai preparato,
                        non hai gradito
                        né olocausti,
                        né sacrifici per il peccato.
                        Allora ho dett
                        :‘Ecco, io vengo
                        per fare, o Dio, la tua volontà’.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché Dopo aver detto prima ‘non
                        hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti
                        né sacrifici per il peccato’, cose tutte che vengono offerte secondo
                        la legge, soggiunge: ‘Ecco, io vengo a fare la tua volontà’. Con ciò
                        stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché, guardando nella realtà della
                        Redenzione (la Pasqua del Sinai e la Pasqua cristiana) ci riveli
                        come tutto l’Antico Testamento era in funzione del Nuovo.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché Gesù,
                        avendo offerto un
                        solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla
                        destra di Dio.
                        Diversamente da ogni altro sacerdote che si presenta
                        giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli
                        stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché è per il tuo infinito amore
                        che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo
                        di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.
                        
                        Signore, ti adoriamo perché Tu non distruggi mai quanto
                        hai predisposto: lo perfezioni. Così nella creazione, così nella
                        missione e nella predicazione del Messia.
                        
                        
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+
quando ci permettiamo di giudicare male il popolo che Tu
  hai scelto, dimenticando che Gesù ha detto: Non giudicate,
                        se non volete essere giudicati.
                        
                        Signore, perdonaci quando ci meravigliamo che il popolo
                        da te scelto non ti ha riconosciuto. Noi, pur con tanta luce
                        che ci hai dato, quante volte manchiamo di fede!…
                        
                        Signore, perdonaci quando ci dimentichiamo di pregare
                        per il popolo eletto, attraverso il quale è venuto a noi Gesù
                        benedetto, la Madonna, gli Apostoli, la prima Chiesa.
                        
                        Signore, perdonaci quando non ti ringraziamo per averci
                        rivelato il mistero del tuo amore, attraverso figure e tipi adeguati
                        alla possibilità nostra così tarda e limitata.
                        
                        Signore, perdonaci quando, ripensando al tuo amore infinito,
                        non ci studiamo di metterlo in relazione con le profezie
                        e le figure dalle quali lo hai fatto precedere.
                        
                        Signore, perdonaci quando non ci sforziamo di vedere
                        come, pervenuto al termine l’antico Testamento (temporaneo),
                        era necessaria la nuova Pasqua che durasse fino alla fine dei
                        tempi.
                        
                        Signore, perdonaci quando viste in quest’unità (la Pasqua
                        del Sinai e la Pasqua cristiana) non riusciamo ancora a
                        comprendere come tutto l’Antico Testamento era in funzione
                        del Nuovo Testamento.
                        
                        Signore, perdonaci quando ci lamentiamo per le prove
                        necessarie della vita, dimenticando che, anche secondo l’antica
                        Legge, tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza
                        spargimento di sangue non esiste perdono.
                        
                        
                        Signore, perdonaci quando non ci sforziamo di capire
                        come era necessario che anche i simboli delle realtà celesti
                        fossero purificati con tali mezzi.
                        
                        Signore, perdonaci quando non troviamo risposta al
                        drammatico interrogativo: perché il sacrificio di Gesù? Dimenticando
                        che le realtà celesti () dovevano essere (purificate)
                        con sacrifici superiori a quelli terrestri.
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                        *
                        
                        Fede per credere alla parola di Cristo: questo è il mio Corpo, questo  è il mio Sangue, dato che i nostri occhi vedono ‘pane e vino’.
                        
                        Signore, Tu sei la vita. Donaci Fede per credere alla tua
                        parola che assicura Chi mangia la mia carne e beve il mio
                        sangue avrà la vita eterna.
                        
                        Signore, la vita è, insieme alla Fede, il massimo dono che
                        abbiamo da te. Aiutaci a credere che chi mangia di te, Tu lo
                        risusciterai nell’ultimo giorno.
                        
                        Signore, donaci la grazia di vedere, oltre il pane con il
                        quale sostieni la nostra vita, i segni che continuamente compi
                        per sostenere la nostra fede.
                        
                        Signore, donaci l’intelligenza per capire che, oltre e più
                        del cibo che perisce, dobbiamo cercare di procurarci il cibo
                        che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo ci ha dato, perché su di Lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo.
                        
                        Signore Gesù, donaci l’intelligenza e la determinazione
                        di compiere sempre l’opera di Dio: credere in colui che Tu
                        hai mandato.
                        
                        Signore Gesù, donaci la capacità di capire che il Padre
                        tuo ci dà il pane del cielo, quello vero.
                        
                        Signore Gesù, donaci di credere che il pane di Dio è colui
                        che discende dal cielo e dà la vita al mondo.
                        
                        Signore, donaci di capire che Gesù è il pane della vita;
                        chi viene a Lui non avrà più fame e chi crede in Lui non avrà
                        più sete.
                        
                        Signore, donaci di credere alle parole di Gesù: tutto ciò
                        che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me non lo
                        respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia
                        volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
                        
                        Signore, donaci di credere a quanto ha assicurato Gesù: Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non
                          perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo
                          giorno.
                          
                          Signore, è consolante quanto Gesù ci ha detto: Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede
                          in lui abbia la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
                        
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*
                      
                        perché, mentre nell’Antico Testamento, in segno di comunione,
                        solo una parte della vittima sacrificata veniva mangiata
                        dagli offerenti e dai sacerdoti, nel N. T. tutta la vittima viene
                        consumata: “Prendete e mangiate… Prendete e bevete”.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, come il sacrificio dell’A.T. veniva offerto ‘pro peccatis’ (per la purificazione dalle colpe),
                        anche quello del nuovo Testamento viene offerto ‘per la
                        remissione dei peccati’.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché Cristo () non è entrato in
                        un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma
                        nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro
                        favore, e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote
                        che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.
                        
                        In questo caso infatti avrebbe dovuto soffrire più volte
                        dalla fondazione del mondo. Ora invece, una sola volta, alla
                        pienezza dei tempi, (è) apparso per annullare il peccato mediante
                        il sacrificio di se stesso. Grazie, Signore!
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché il Figlio tuo, Gesù, dopo
                        aver espiato in nostro vantaggio, rimane al tuo cospetto
                        sempre pronto ad interpellarti per noi.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché, per irrobustirci contro il
                        male, ci hai dato, in nutrimento, la tua Carne e il tuo Sangue:
                        Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo
                        pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per
                        la vita del mondo.
                        
                        Signore, ti ringraziamo, perché hai ribadito con parole
                        che non lasciano spazio a dubbi: La mia carne è vero cibo, il
                        mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il 
                        mio sangue dimora in me e io in lui.
                        
                        Signore, ti ringraziamo perché con il tuo sacrificio, hai
                        dato a noi il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono
                        i padri vostri e morirono. Grazie, perché ci hai assicurato
                        che Chi mangia questo pane vivrà in eterno.
                        
                        Signore, ti ringraziamo per la lezione di coerenza che ci
                        dai. Tu, che sei sempre pronto a venire incontro alle nostre
                        debolezze, non accetti il compromesso di fronte alla verità

continua con Parte Terza
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