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                COLLABORAZIONI 
                   
                
                In questo Settore vengono riportate notizie 
                    e immagini fornite da altri redattori. 
                     
                    Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato 
                  dal Prof. Renzo Barbattini dell'Università 
                    di Udine, che ha fornito anche le immagini.
                 
                  Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati 
                  da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità 
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                "N.B.: L'Autore prescrive 
                    che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa 
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                    esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo, 
                    Periodico) ." 
                  
                 
                 
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                LE API NELL'ARTE DEL NOVECENTO (I PARTE)
                 
                di Renzo  Barbattini* e Giuseppe Bergamini ** 
                 
                 
                *Dipartimento di  Biologia e Protezione delle Piante – Università di Udine 
                    **Museo Diocesano e Gallerie del  Tiepolo - Udine 
                 
                
                    
                      L’arte del Novecento è attraversata a livello mondiale da
                        numerosi movimenti d’avanguardia: nuove tendenze astratte, 
                        cubiste, espressioniste, metafisiche, surreali si affermano e
                        convivono, specie in pittura, con modi e schemi tradizionali,
                        che continuano a godere i favori del pubblico. 
                        I dipinti presi in esame in questa puntata sono per lo più 
                        di carattere figurativo, talvolta quasi fotografico, poetici: 
                        illustrano con raffinata poesia e con toccante nostalgia un
                        mondo agreste oggi purtroppo in via di estinzione.
                        E’ nella seconda metà dell’Ottocento
                          che si sviluppa in Francia il rivoluzionario
                          movimento impressionista ad
                          opera di un gruppo di artisti - tra cui
                          Monet, Degas, Cezanne, Renoir - accomunati
                          dalla stessa ricerca di una
                          pittura naturalistica e antiaccademica
                          che li portò ad abbandonare il chiuso
                          degli studi per dipingere all’aria aperta
                          sulle rive della Senna. 
                          Partiti dal naturalismo, si mossero in
                          direzione edonistica e individualistica,
                          così che, esaurito l’iniziale intento polemico,
                          ognuno riprese la propria
                          strada e il movimento si esaurì nell’arco
                          di un decennio. I loro paesaggi
                          luminosi, i delicati ritratti, le scene di
                          vita della piccola borghesia riflettevano
                          una società appagata e senza problemi,
                          incline a godere della bellezza delle
                          piccole cose. Ma la loro nuova concezione
                          pittorica fu alla base di tutte le
                          avanguardie artistiche che seguirono,
                          non escluse le correnti astratte, per cui si può affermare che essa costituì l’inizio
                          dell’arte moderna. Il ‘900 è stato
                          testimone di cambiamenti radicali e
                          repentini, nell’arte e nella scienza, più
                          di qualsiasi altro periodo storico. Nel
                          primo decennio del secolo, la rottura
                          cubista con tutti i tradizionali metodi
                          di rappresentazione aprì la strada all’astrattismo. 
                          Ciò nonostante, la pittura
                          e la scultura tradizionali hanno
                          continuato a mantenere un posto rilevante. 
                          In questo contributo si desidera
                          segnalare, procedendo in ordine alfabetico,
                          alcuni esempi di pittori che
                          realizzarono opere con chiari riferimenti
                      all’ape. | 
                     
                   
                   
                     
                  
                  
                    
                      
                         AMEDEO BOCCHI
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                      Fig. 1a (sinistra) - Amedeo Bocchi, L’alveare (1915-16),
                        Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, sede di Parma 
                        Fig. 1b (destra) - Amedeo Bocchi, L’alveare (1915-16)
                      (particolare), Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, sede di Parma | 
                     
                    
                      Amedeo Bocchi (nato a Parma il
                        24/8/1883 e morto a Roma il
                        16/12/1976) è una figura assolutamente
                        singolare nella storia dell’arte
                        del Novecento. Autore fin dai primi
                        decennni del secolo di opere d’eccezionale
                        significato, per la qualità intrinseca
                        e per la partecipazione aggiornata
                        e originale al contesto europeo, seppur
                        apprezzato da importanti critici e studiosi,
                        non ha ancora trovato il posto
                        che gli compete nella storiografia artistica
                        del secolo XX. L’opera riportata
                        (fig. 1a) s’intitola L’alveare; essa è stata
                        eseguita negli anni 1915-16 con tecnica
                        mista (tempera, ecc.) per la decorazione,
                        con l’affresco Il Risparmio, di
                        una parete della Sala del Consiglio
                        della Cassa di Risparmio di Parma e
                        Piacenza, sede di Parma (oggi Cariparma). 
                        Questa, sala, progettata, preparata
                        e realizzata fra il 1913 e il 1916 è uno dei più alti risultati stilistici del                    “liberty” italiano. In questo caso, l’artista                    è incorso in un “incidente” sistematico
                        rappresentando un gran numero
                        d’insetti che, invece di essere api adulte
                      sono Ditteri Sirfidi (fig. 1b). | 
                     
                   
                   
                   
                  
                    
                      
                         HENRY BACON
                       | 
                     
                    
                      Quest’artista americano (1839-1912)
                        realizzò nel 1881 il dipinto La figlia
                        dell’apicoltore (Bee Keeper’s Daughter)
                        (fig. 2). In quest’olio si nota una figura
                        femminile sull’uscio di una casetta di
                        campagna sulla cui facciata esterna
                        sono disposti, su due mensole, alcuni
                        alveari di paglia (i cosiddetti bugni villici). 
                         
                        Il linguaggio artistico che caratterizza
                        quest’opera rivela i profondi
                        legami con il realismo figurativo tradizionale;
                        i molteplici elementi visivi che
                        concorrono a formare l’immagine rappresentata
                        sono, infatti, tratti dalla realtà
                        quotidiana. 
                         
                        La figura femminile                    è abbigliata
                        con vestiti dell’epoca;
                        colui che
                        la osserva la percepisce
                        però come
                        una persona familiare,
                        quasi viva
                        con ogni probabilità
                        realmente
                        esistita. 
                         
                        Con la sua presenza,
                        rafforza la
                        dimensione quotidiana
                        dell’episodio
                        presentato dall’artista. 
                         
                        Lo stesso dicasi
                        per il paesaggio
                        circostante, appartenente
                        a una natura
                        raffigurata
                        con un intento narrativo, attraverso un’attenzione
                        meticolosa per ogni suo aspetto. 
                         
                        L’oggettività della scena è ottenuta da
                        Bacon con uno stile pittorico caratterizzato
                        da una estrema veridicità che
                        può anticipare nel risultato finale la fotografia
                        quale mezzo di riproducibilità
                      del reale.
                       | 
                      
                          
                           
                        
                        Fig. 2 - Henry Bacon, La figlia dell’apicoltore (Bee Keeper’s
                          Daughter) (1881), Caldwell Gallery, Manlius, NY
                        | 
                     
                   
                   
                  
                   
                  
                  
                    
                      
                           SALVADOR DALÌ
                       | 
                     
                    
                        
                         
                      
                        Fig. 3  - Salvador Dalì, Sogno causato dal volo di
                          un’ape (Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una
                          granada un segundo antes del despertar) (1944), Museo Thyssen-
                          Bornemisza, Madrid 
                         | 
                      Il pittore, scrittore e poeta spagnolo
                        (nato a Figueras, 11/5/1904 e morto
                        a Figueras, nella Torre Galatea, il 23/1/1989) resta nell’immaginario collettivo l’esponente 
                        per eccellenza
                        del surrealismo:
                        alla sua popolarità
                        contribuirono certamente uno
                        stile di vita eccentrico e la grande considerazione
                        di sé stesso. 
                         
                        Nel 1944 realizzò
                        Sogno causato dal volo di un’ape
                        (Sueño causado por el vuelo de una
                        abeja alrededor de una granada un segundo
                        antes del despertar) (fig. 3). 
                         
                        In quest’opera, il cui titolo intero è
                        Sogno causato dal volo di un’ape attorno
                        a una melagrana, un attimo prima del
                        risveglio compare Gala, la moglie di
                        Dalì, che dorme sospesa a mezz’aria su
                        una specie di scoglio galleggiante sul
                        mare, con accanto la melagrana. 
                         
                        L’ispirazione
                        del quadro venne a Dalì dalla
                        puntura di un’ape subita mentre stava
                        dormendo. 
                         
                          Il dolore produsse quindi
                          una serie di sensazioni ingigantite dalla
                          mancanza momentanea della coscienza
                          di quanto stava avvenendo. 
                      
                       | 
                     
                    
                      L’immagine è una  rappresentazione
                        simultanea del prima e del dopo:
                        l’istante della puntura è dato dalla
                        punta della baionetta che sta per trafiggere
                        il braccio della donna nuda;
                        l’istante del dolore è invece rappresentato
                        dall’irrompere di allucinazioni
                        quali le tigri inferocite che fuoriescono
                        dalla bocca di un pesce che a sua volta
                        sorge da una melograna o l’elefante,
                        con l’obelisco sulla groppa, e con le
                        lunghe zampe esili, che riesce a camminare sul pelo dell’acqua. 
                        Dalì fonde
                        così in una stessa tela sogno e realtà,
                      oggetti e proiezioni della sua mente. | 
                     
                   
                   
                   
                  
                  
                    
                      
                           MAKSIM GASPARI
                       | 
                     
                    
                      E’ uno dei più amati pittori della Slovenia,
                        terra in cui è nato (26/1/1883
                        nella località di Selscek, vicino a
                        Cerknica) ed è morto (1980, a Ljubljana). 
                        Italosloveno (il padre, Giacomo
                        Gaspari, infatti, era friulano di
                        Paularo, la madre, Ivana Svigelj, invece,
                        era slovena). 
                         
                          Nella sua immensa produzione (dipinti
                        a tecniche miste, olio e acquarello,
                        cartoline e illustrazioni di libri,
                        soprattutto libri per bambini), ha sviluppato
                        un proprio stile e ha trattato i
                        suoi motivi preferiti. 
                         
                          Dipinse, in special
                        modo, motivi folcloristici sloveni
                        (ad es. scene relative a matrimoni, funerali,
                        artigianato, lavori in campagna, danza,
                        ecc.) traducendo, quindi,
                        visivamente la vita del popolo. 
                         
                        Tutto ciò è segno del suo amore per
                        una tradizione che non è, certamente,
                        superata; anzi è modello di vita contemporanea.
                         
  La fig. 4 (pag. 37) riporta l’immagine
                        di un dipinto, Apicoltore davanti al
                        suo apiario (Cebelar pred svojim ãebelnjakom),
                        realizzato nel 1929 e oggi
                        collocato presso la Cassa di Risparmio
                        di Ljubljana (Mestna hranilnica
                        ljubljanska). 
                         
                        In esso è rappresentato
                        un apicoltore intento a disopercolare,
                        con l’apposito coltello, un pezzo di
                        favo; alla scena assistono due fanciulli. 
                         
                        Sullo sfondo si nota un tipico apiario
                        sloveno costituito da numerose arnie
                        di tipo Žnidersič1 sovrapposte; queste
                        arnie sono visitabili dal retro e spesso
                        la parete anteriore (il “frontale”) è decorata:
                        su di essa sono ritratte scene di
                        arte popolare. 
                         
                        Il dipinto Apicoltore alveari
                          (Cebelar
                          nosi panje) (fig.
                          5), è del 1935. In
                          esso è rappresentato
                          un apicoltore
                          con il suo carico
                          di alveari (arnie
                          o r i z z o n t a l i                    “Kranjič”2, un
                          tempo molto diffuse
                          in Slovenia)
                          sulla schiena, in
                          sosta, per una
                          preghiera, dinanzi
                          a un’edicola
                          dedicata alla
                      Beata Vergine.
                       | 
                        
                         
                      
                        Fig. 4 - Maksim Gaspari, Apicoltore davanti al suo apiario
                          (Cebelar pred svojim ãebelnjakom) (1929), Cassa di Risparmio
                      di Ljubljana (Mestna hranilnica ljubljanska) | 
                     
                    
                      
                          
                           
                        
                        Fig. 5 - Maksim Gaspari, Apicoltore porta i suoi alveari (Cebelar
                          nosi panje), (1935), collezione privata, Celje, Slovenia
                        | 
                     
                   
                   
                     
                     
                  
                  
                    
                      
                           LUDVIK KUBA
                       | 
                     
                    
                       
                         
                          Fig. 6 - Ludvìk Kuba, Apiario (Rucher), Castello di Breznice,
                      Repubblica Ceca
                       | 
                       
                        Il castello di Breznice3
                        (Repubblica
                        Ceca) ospita una
                        galleria con opere
                        di Ludvik Kuba
                        (1863-1956). 
                        L’artista era solito
                        trascorrere le sue
                        vacanze in una casetta
                        di sua proprietà,
                        situata non
                        lontano dal castello che con il suo parco
                        e la città stessa di Breznice gli offrirono
                        numerosi soggetti per le sue tavole, raffiguranti
                        scene e motivi tratti dalla
                        realtà della Boemia meridionale. 
                        Nelle sue molteplici opere Kuba rivela
                        un’inclinazione artistica che per certi
                        versi lo avvicina all’arte dell’impressionismo
                        francese della seconda metà
                        dello Ottocento. 
                      
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                      Tra queste si ricorda Apiario (Rucher), dipinto realizzato secondo
                        lo stile impressionista  (fig. 6)
                        ancora vicini alla pittura paesaggistica
                        tradizionale, quali Sisley e Renoir,
                        piuttosto che alle innovazioni visive
                        realizzate dai “grandi” del periodo
                        come Monet. 
                        Esso dimostra la predilezione artistica
                        del pittore per le prime sperimentazioni
                        stilistiche e tecniche realizzate
                        dagli esponenti francesi della pittura                        “en plein air”. 
                        L’episodio raffigurato rivela una natura
                        pacata, tersa, “a misura d’uomo”, che risente
                        ancora dell’influsso figurativo della
                        poetica del cosiddetto “pittoresco”, tendenza
                        artistica affermatasi nella prima
                        metà dell’Ottocento. 
                        Gli elementi paesaggistici convivono  con la realtà dell’uomo armoniosamente
                        gli alberi che emergono ai lati
                        della tavola non turbano con la loro
                        presenza i sentimenti umani e lo spazio
                      pittorico della scena. | 
                     
                   
                   
                   
                  
                  
                    
                      
                           ISAAC LEVITAN
                       | 
                     
                    
                      Pittore paesaggista lituano (1860-
                        1900), Levitan strinse amicizia con gli
                        impressionisti francesi, ma i suoi innumerevoli
                        studi
                        sulla natura lo
                        pongono senza
                        dubbio fra i                        “realisti russi”. 
                        Opera significativa                        è L’apiario
                        (The Apiary) (fig.
                        7) in cui sono riprodotti
                        numerosi
                        bugni, tipici
                        di un’apicoltura
                        villica. 
                        A differenza degli impressionisti
                        francesi della seconda metà dell’Ottocento,
                        impegnati nella sperimentazione
                        di un nuovo e più moderno
                        linguaggio figurativo, l’artista lituano
                        si dimostra ancorato alla tradizione
                        della pittura di paesaggio (o paesaggismo). 
                        Nella resa degli elementi naturali
                        emerge un rispetto pressochè
                        totale per il dato oggettivo, per la realtà
                        quale è percepita empiricamente,
                      ovvero attraverso i sensi.  | 
                       
                         
                          Fig. 7 - Isaac Levitan, L’apiario (The Apiary), collezione privata. 
                        
                       | 
                     
                    
                      La natura che
                          pervade il dipinto, dal quale è estraneo
                          ogni elemento umano, non viene rappresentata
                          alla maniera degli impressionisti,
                          vale a dire attraverso rapide e
                          scattanti macchie, bensì attraverso una
                          minuziosa e quasi accademica stesura
                      dei colori. 
                      L’immagine che ne consegue
                          risulta meno “emozionale”, più
                          dettagliata e oggettiva, in ultima analisi
                          maggiormente tradizionalista e
                          meno aperta ai linguaggi artistici che
                          in quell’epoca si stavano affermando
                          sotto l’impulso degli impressionisti. 
                       | 
                     
                   
                   
                  
                    
                      Fonte 
                             
                            
                      
                        L'ape   nell'arte del Novecento (I parte). Apitalia, 36 (4) (2010): 33-37
                          
                         
                        NOTE
                         
                            1 - L’invenzione di questo tipo di arnia si deve all’apicoltore e imprenditore di Illirska Bistrica (anticamente chiamata Villa del Nevoso, in Slovenia al confine con la Croazia) Anton Žnidersič (1874-1947) il quale aveva sperimentato i diversi tipi di arnia esistenti allora, ritenendoli inadatti alle caratteristiche climatiche della Slovenia. Oltre che grande apicoltore,
                          poeta e scrittore, Anton Žnidersič fu anche un imprenditore di successo: infatti, a Illirska Bistrica era proprietario di una segheria, di una fabbrica di imballaggio e di un pastificio; a
                          Maribor, invece, possedeva una fabbrica di cioccolata. 
  2 - Esse portano il nome “Kranjic” perché il loro utilizzo prese piede originariamente nell’Alta Carniola, la cui capitale è Kranj. Erano costruite in legno di abete o di tiglio e avevano
                          una forma di “parallelepipedo” con una lunghezza media di 70 cm, una larghezza tra i 25 e i 30 cm e un’altezza tra i 18 e i 22 cm. Da un secolo questo tipo d’arnia è stato sostituito gradualmente, in prevalenza, dall’arnia moderna di tipo Žnidersič. 
  3 - In origine era una fortezza gotica circondata da un fossato; fu ricostruita nel XVI secolo in castello rinascimentale.
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                  L’APE NELL'ARTE DEL NOVECENTO (II PARTE)
                  di Renzo  Barbattini* e Giuseppe Bergamini ** 
                   
                   
                  
                    
                      Il Novecento, com’è noto, è dominato dalla poliedrica
                        e innovativa personalità di Pablo Picasso, capace di
                        sconvolgere gli antichi principi che regolavano il mondo
                        della pittura, della scultura, della grafica. 
                        Eppure questo secolo, quanto mai complesso per quanto
                        attiene l’arte, si distingue dai precedenti per la varietà
                        delle proposte artistiche, come in sunto mostrano
                      le significative opere qui presentate. | 
                     
                   
                   
                     
                  
                   
                  
                    
                      
                         RENÉ JULES LALIQUE
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                      René Jules Lalique, il maestro gioielliere francese (nato ad Ay il 6/4/1860 e
                        morto a Parigi il 5/5/1945), è riconosciuto
                        come uno dei designer di gioielli
                        più importanti che abbiano seguito i
                        dettami dell’Art Nouveau francese. 
                         
                        A
                        partire dagli inizi del ‘900, è stato fra i
                        primi designer di opere in vetro. 
                         
                        Sue fonti d’ispirazione sono quelle tipiche
                        dell’Art Nouveau, quali la fauna
                        (soprattutto insetti) e la flora, ma egli
                        le ha rinnovate servendosi di materiali
                        poco usati, in quegli anni, per creare
                        gioielli (vetro, smalto, cuoio, corno,
                        perle e pietre semipreziose) affidandosi,
                        quindi, più all’originalità del disegno
                        e alla qualità della lavorazione
                        che al valore del materiale utilizzato. 
                         
                          Molte delle sue opere sono pezzi unici. 
                           
                          Lalique, quindi, prende sovente ispirazione
                        dalla natura e dalla sua osservazione;
                        aggiunge, perciò, alla sua
                        maestria tecnica e di designer una curiosità
                        quasi scientifica, facendone partecipe
                        l’osservatore stesso. 
                         
                        Qui si riporta un disegno ad acquarello
                        Progetto di pettine con bombi (Projet
                        de peigne avec bourdons)
                        servito al maestro per il gioiello defintivo:
                        un pettine sulla cui sommità
                        sono posizionati alcuni bombi, apoidei
                        molto “vicini” all’ape domestica,
                      anch’essi ottimi impollinatori.
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                           PABLO PICASSO
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                      Pittore, scultore grafico e disegnatore
                        spagnolo
                        (Malaga, 1881 - Mougins/
                        Cannes, 1973) Picasso è l’artista più
                        celebre del XX secolo, le cui eclettiche
                        realizzazioni hanno condizionato la
                        maggior parte dei movimenti d’avanguardia. 
                         
                        La sua produzione è smisurata: nessun
                        artista è stato più fecondo o ha avuto
                        un’influenza maggiore sui suoi contemporanei. 
                         
                        Molta della storia dell’arte
                        del XX secolo gravita intorno alle
                        sue opere. Egli ha usato la tecnica
                        dell’acquaforte per realizzare numerose
                        tavole; tra queste si ricorda: 
                         
                        L’ape da lui
                        chiamata L’aveille (antico termine della
                        lingua spagnola) (Fig. 2). In essa si notano
                        tre api che volano sopra i fiori di
                        una leguminosa (probabilmente la ginestra,
                        Spartium junceum) e di una
                        malvacea (probabilmente la malva selvatica,
                        Malva sylvestris). In questa tavola è ben rappresentato il maggiore
                        interesse apistico di una delle due specie;
                        le api, infatti, si stanno indirizzando,
                        attratte, verso i fiori di malva.
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                           BAISHI QI
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                      Baishi Qi, longevo pittore nato nel
                        1864 (Xiangtan, Cina) e deceduto
                        nel 1957, con la sua splendida arte
                        pittorica ci ha lasciato oltre 40.000
                        dipinti, conquistandosi con i suoi capolavori
                        una brillante pagina nella 
                        storia dell’arte cinese. 
                         
                        La lunga pratica artistica lo ha portato
                        a eccellere non solo nella pittura, ma
                        anche nella poesia, nella calligrafia e
                        nell’incisione (1). 
                         
                        Nella tavola che si riporta (Fig. 3) si
                        nota un apide appoggiato a un fiore
                        di una bignoniacea (forse Tecoma
                        stans); nella parte bassa è immortalata
                        una cavalletta. 
                         
                          Le immagini di questi insetti (Baishi
                          Qi ha dipinto anche libellule, farfalle,
                          mantidi, locuste e cicale) lasciano stupiti
                      per la loro finezza.
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                           ALFRED GEORGES REGNER
                       | 
                     
                    
                        
                        Di questo pittore surrealista francese
                          (Amiens, 1902 - Bayeux, 1987) si riporta
                          il dipinto intitolato Sguardo
                          nell’alveare (Regard dans la ruche)
                          (Fig. 4). Il fatto che si tratti di un
                          bugno è intuibile dalla forma e dalla
                          presenza della porticina d’ingresso alla
                          base della struttura, e non da altri particolari. 
                          Il pittore, rappresentando le due
                          donne in quest’atteggiamento - come
                          se stessero spiando il contenuto del
                          bugno - vuole forse inviarci due messaggi. 
                          Il primo è che la curiosità è soprattutto
                          femminile - non a caso
                          entrambi i soggetti raffigurati nel quadro
                          sono donne -; il secondo è che il
                          mondo delle api possiede veramente
                          qualcosa di “magico”, che porta le
                          donne a spiarlo con interesse per cercare
                      di carpirne i segreti. | 
                     
                   
                   
                     
                     
                  
                  
                    
                      
                           PACIFICO SIDOLI
                       | 
                     
                    
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                       | 
                      Artista piacentino (1868 - 1963), nel
                        1913 dipinse un vasto affresco, di stile
                        divisionista 2, sul Tema dell’Abbondanza
                        sul soffitto del salone centrale della
                        Banca Cattolica di S. Antonino a Piacenza. 
                         
                        In seguito al fallimento della
                        Banca di Sant’Antonino l’edificio fu
                        venduto all’amministrazione delle
                        Poste e Telegrafi che vi aprì i suoi uffici
                        nel 1938. 
                         
                          La gran macchina allegorica
                        restava comunque in tema anche con
                        la nuova destinazione del palazzo,
                        visto che esiste un risparmio postale. 
                         
                        Protagonista di quest’opera (Fig. 5a
                        pag. 35), certamente la più impegnativa
                        di Pacifico Sidoli, è l’allegoria del
                        risparmio e la sua parte inferiore è occupata
                        da una gloria di fiori e da uno
                        sciame di putti alati, forti e gioiosi. 
                         
                        Molti sono i putti, ma cinque sono i
                        principali (Fig. 5b pag. 35); essi, disegnati con notevole maestria, rovesciano
                        alveari di paglia, ridendo e ruzzolando
                        tra i fiori. Il dipinto è di gusto
                        liberty nella sinuosità delle linee, nella
                        profusione di fiori, nella grazia dei
                        putti alati la cui anatomia salda e ben
                        tornita rimanda a modelli classici. 
                         
                        L’alveare, come emblema del risparmio,
                        non ha bisogno di spiegazioni,
                        tant’è che questa simbologia è giunta
                        fino ai giorni nostri a caratterizzare il
                      logo di alcuni istituti di credito.
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                           GRAHAM SUTHERLAND
                       | 
                     
                    
                      Pittore e artista grafico inglese di
                        fama internazionale (Londra
                        24/8/1903 - Mentone, 17/2/1980) si
                        dedicò a svariate forme d’arte, dall’incisione
                        alla pittura ad olio, dall’acquarello
                        al design d’oggetti in vetro, e
                        a temi anche distanti tra loro, dal
                        paesaggio all’illustrazione di testi
                        stampati, dalla pittura religiosa a
                        quella di scene di guerra. 
                        Nel 1968 eseguì numerose litografie
                        che composero un “bestiario” che è un
                        vero e proprio catalogo di fantasia in
                        cui i soggetti subiscono strani processi
                        di metamorfosi. 
                        Queste interpretazioni
                        antropomorfiche non compaiono
                        invece nel microcosmo delle api,
                        edito nel 1977 (ciclo composto di 14
                        acqueforti e acquetinte su lastre di
                        rame). 
                        Tra queste si ricordano: 
  • Espulsione e uccisione di un nemico
                        (Expulsion and killing of an enemy)
                        (Fig. 6) in cui è rappresentato l’attacco
                        Fig. a una vespa, nota predatrice di api
                        operaie, da parte di api “guardiane”; 
  • Metamorfosi: uovo, larva, pupa
                        (Metamorphosis: Egg, Larvae, Pupae)
                        (Fig. 7) che illustra il ciclo di
                        sviluppo dell’ape, dall’uovo deposto
                        dall’ape regina allo sfarfallamento
                        dalla celletta dell’insetto adulto; 
                        • L’apicoltore (The Beekeeper) (Fig. 8) in cui si nota un allevatore di
                        api con indosso l’apposita maschera,
                        utilissima per proteggere il viso.
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                           ERNESTO TRECCANI
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                        A buon diritto si può citare quest’artista
                          (Milano 1920 - 2009) in quanto ha
                          attraversato con la sua arte tutto il XX
                          secolo. Sensibile alla pittura cubista di
                          Picasso, sviluppò un linguaggio alternativo
                          allo stile del Novecento italiano,
                          con l’intento di recuperare il naturalismo
                          della tradizione lombarda. 
                          Una parte importante della sua opera  è ispirata dal’esperienza di vita e di lavoro
                          a Melissa, dal quotidiano contatto
                          con la gente e la cultura del
                        piccolo centro calabrese. 
                        E’ del 1967
                        il dipinto L’ape regina (Fig. 9). Il titolo
                        del quadro si rifà al personaggio rappresentato,
                          zio Giovanni, contadino
                        saggio di Melissa e apicoltore. 
                        Anche
                        in questa tela è espresso il tema del
                        rapporto tra l’uomo e la natura, tema
                          ricorrente nelle opere del periodo. 
                          Quest’opera gioca un ruolo importante
                          nello sviluppo del linguaggio figurativo
                          dell’artista. La definizione
                          dell’immagine (soprattutto per la parte
                          sinistra della tela) ha richiesto, infatti,
                          un lungo periodo di lavoro. 
                        
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                      RINGRAZIAMENTI
                         
                          Sentitamente si ringraziano il compianto
                          Dottor Stefano Fugazza, già direttore
                          della Galleria d’Arte Moderna 
  “Ricci Oddi” (Piacenza), la Dottoressa
                          Cecilia Farinelli di Cariparma (Parma),
                          la Dottoressa Laura Fortunato e il Professor
                          Franco Frilli dell’Università di
                          Udine, Emanuele Lazzarin (guide.supereva.it/liberty_e_deco) e Giovanni
                          Miani (Udine) per la collaborazione
                          prestata. 
                        
                         
                        Fonte 
                             
                            
                        
                         L'ape   nell'arte del Novecento (II parte). Apitalia, 37 (6/2010)
                         
                          *Renzo Barbattini - Dipartimento di Biologia
                          e Protezione delle Piante
                          Università di Udine 
                          e **Giuseppe Bergamin Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo
                          Udine 
                       
                        
                        NOTE
                        1 In riconoscimento dei suoi successi artistici, nel 1953, il Ministero della cultura gli conferì il titolo onorifico di “Artista del popolo”; nello stesso anno, Baishi Qi fu eletto Presidente 
                          dell’Associazione degli artisti cinesi; e nel 1956 ottenne il Premio internazionale della pace conferito dal Consiglio mondiale della pace, diventando un personaggio illustre nella cultura 
                          mondiale 
                          2 Il Divisionismo, derivazione del Simbolismo, è una tendenza artistica sviluppatasi in Italia tra il 1885 e il 1915. I pittori divisionisti adottarono un procedimento molto simile a quello 
                          del neo-impressionismo francese; essi scomponevano il colore con una separazione metodica delle tinte complementari. 
                          Fig. 3 (sinistra) - Baishi Qi, Insetti e fiori, Cina , collezione privata. 
                          Fig. 4 (destra) - Alfred Georgres Regner, Sguardo nell’alveare (Regard dans la ruche) (1954). 
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                      Api e Religione - 
                           
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                      Api nel collezionismo e nella pubblicità
                           
                               
                          
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                      Il mondo delle Api 
                             
                      
                        
                         
                        
                         
                        
                      
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                      Api nel mondo infantile 
                             
                      
                        
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                      Api e loro prodotti
                         
                         
                        
                       
                      
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                      Di altri Autori:
                         
                        
                         
                        
                      - sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura" | 
                     
                    
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