Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

In questo Settore vengono riportate notizie e immagini fornite da altri redattori. Nello specifico, i testi sono stati realizzati da Fabio Arduino, che ha trasmesso anche le foto, mentre la grafica e la rielaborazione delle immagini è stata curata da Cartantica.
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BEATI, VENERABILI E SERVI DI DIO DI CASA SAVOIA

 

 

BEATA ADELAIDE DI SUSA Contessa di Savoia

 


La marchesa Adelaide di Susa, figlia di Olderico Manfredi e di Beta d’Este, sposò in terze nozze il conte Oddone di Savoia, terzo sovrano di tale casato, figlio del capostipite Umberto I Biancamano. Morì nel 1091. Fu sepolta nella cattedrale di Torino, ma la sua tomba è oggi scomparsa. Annoverata tra i beati da parecchie cronache benedettine, non è però ancora mai stata riconosciuta ufficialmente come tale dalla Chiesa. Ancora oggi viene “venerata” nella cattedrale di Susa, nella quale le è stata dedicata una statua.

 

MAFALDA DI SAVOIA, Prima regina del Portogallo, Fondatrice del Santuario di Fatima

 


Figlia di Amedeo III il Crociato, conte di Savoia, di Aosta e di Moriana, e di Matilde di Albon, dai quali nacque nel 1125. Nel 1146 sposò il primo re del Portogallo, Alfonso I e ricevette la signoria della piccola località denominata Canaveses, Valpaços.
Adottò la figlia di un califfo, di nome Fatima, che convertì al cattolicesimo ed in suo onore battezzò la città omonima, resa celebre dalle apparizioni mariane avvenute nel XX secolo. Qui la primitiva chiesa dedicata alla Madonna era stata fatta erigere proprio dalla regina Mafalda.
Mafalda morì il 4 novembre 1157 a Coimbra dove fu tumulata nel monastero della Santa Croce, dove saranno poi tumulati anche il marito, Alfonso I e poi il figlio Sancho I.
Tre loro figlie sono venerate dalla Chiesa come “beate”: Mafalda, Sancia e Teresa.

 

BEATO BONIFACIO DI SAVOIA, Arcivescovo di Canterbury

 


Undicesimo dei figli del conte Tommaso I di Savoia e di Margherita di Ginevra, Bonifacio nacque nel 1207 nel castello di Sainte-Hélène-du-Lac in Savoia. Fu monaco certosino e arcivescovo di Canterbury. Morì il 4 luglio 1270, nel suo castello natio di Sainte-Hélène in Savoia; venne sepolto nell’abbazia cistercense di Hautecombe sul lago di Bourget, dove riposa tuttora. Papa Gregorio XVI il 1° settembre 1838, ne approvò il culto per l’Ordine dei Certosini e per la diocesi di Chambéry.





SANT'ANNA PALEOLOGINA (Giovanna di Savoia), Imperatrice bizantina

Savoia, 1306 – Tessalonica, 1365

Giovanna di Savoia, nota come imperatrice bizantina col no­me di Anna Paleologina, figlia del conte Amedeo V e di Maria di Brabante, inviata diciottenne alla corte di Costantinopoli, nel 1325 divenne moglie del basileus Andronico III Paleologo, rappresentando il pegno dell'alleanza tra Bisanzio e i potentati ghibellini dell'Italia settentrionale.
Per l'occasione dovette convertirsi alla fede ortodossa, mutando il suo nome da Giovanna in Anna. Visse accanto al marito circa sedici anni, rendendolo padre sei volte e dimostrandosi degna della sua fiducia. Quando Andronico morì, il 15 giugno 1341, ella assunse la reggenza per l'erede Giovanni V, impegnandosi sino al 1347 in un'estenuante lotta contro Giovanni Cantacuzeno per consentire la successione al figlio.
Infine, proprio nel 1347 le due parti raggiunsero un accordo che prevedeva il governo congiunto di Giovanni VI Cantacuzeno e di Giovanni V Paleologo, estromettendo Anna dal potere. Tuttavia non per questo l'imperatrice sarebbe uscita dalla scena politica.

Lasciata a capo della città di Tessalonica, nel 1352 probabilmente ancora da lì si adoperò per il successo del figlio fino alla resa del rivale nel 1354.
Il suo impegno nella capitale macedone, appena uscita dai gravi sconvolgimenti del periodo zelota (1342-1350), le guadagnò l'ammirazione dei dotti bizantini.
Nata latina, imperatrice dei Greci, adattando le proprie convinzioni alla ragione di Stato, l'augusta donna aveva imparato ad apprezzare la spiritualità bizantina favorendo la dottrina di San Gregorio Palamas. Conscia dei suoi doveri imperiali, abbracciò totalmente la fede dei suoi sudditi, morendo in abito monacale, presso Tessalonica, come si conveniva:
«[...] la nostra déspoina, chiamata monaca Anastasia nell'abito divino e angelico, che con le opere e le parole con tutta l'anima per tutta la vita ha lottato per l'affermazione degli insegnamenti degli Apostoli e dei Padri della Chiesa e per l'eliminazione dell'eresia perversa ed empia di Barlaam, Akindynos e i loro adepti. A lei eterna memoria».
Così recita il Synodikón dell'ortodossia accogliendo il nome di Anna tra le sante imperatrici, con la menzione dei suoi meriti speciali in difesa della retta fede.
Sant'Anna Paleologina e Sant'Andronico III sono entrambi venerati come santi ancora oggi nel Monastero della Trasfigurazione da loro fondato. La loro festa comune ricorre al 6 agosto.

 

BEATA LUDOVICA DI SAVOIA, Principessa di Chalons


Illustre principessa della Casa di Savoia. Ludovica nacque probabilmente a Bourg-en-Bresse il 28 luglio 1462, quinta dei nove figli del Beato Amedeo IX di Savoia e di Jolanda di Francia, sorella del Re Luigi XI. Dopo alcuni anni di matrimonio, rimasta vedova in giovanissima età, abbracciò la regola di santa Chiara, secondo lo spirito di santa Coleta. Passò i suoi anni in monastero come fulgido modello delle virtù religiose. Nell'ultimo periodo della sua vita Ludovica soffrì di diverse malattie; morì, sussurrando il nome della Vergine Maria, il 24 luglio 1503. Re Carlo Alberto ottenne nel 1839 la conferma del culto da papa Gregorio XVI che fissava la memoria liturgica della Beata al 24 luglio.


 

BEATO LUCIO DI SAVOIA, Martire mercedario

 

 

Discendente della nobile famiglia dei Savoia, il Beato Lucio, ricevette l’abito dell’Ordine Mercedario nel convento di Carcassona in Francia.
Inviato a redimere schiavi in Africa, fu sorpreso in mare dai corsari mori che portatolo a Tunisi, gli inflissero ogni genere di orribili torture.
Condotto poi in Egitto, per 16 anni sopportò con costanza una crudele prigionia, afflitto da molti tormenti, che tuttavia non valsero a fargli rinnegare la fede in Cristo Gesù.
Per ordine del sultano Bajazet II° venne decapitato nella città di Costantinipoli il 5 maggio 1470, giorno in cui viene festeggiato dall'Ordine Mercedario.

 

BEATO AMEDEO IX DI SAVOIA, Duca


Nato a Thonon il 1° febbraio 1435 da Anna di Lusignano e da Ludovico, duca di Savoia, figlio dell'antipapa Felice V (Amedeo VIII di Savoia), nel 1452 Amedeo sposò Iolanda di Valois, figlia di Carlo VII di Francia, come era stato deciso sin dalla sua nascita, per cementare l'amicizia tra i due paesi. Fu duca di Savoia. Morì il 30 marzo 1472 a Vercelli; le sue ultime parole furono: «Siate giusti, amate i poveri e il Signore darà pace ai vostri paesi», nobilissimo testamento spirituale di un ottimo principe. Fu inumato nella chiesa di S. Eusebio a Vercelli, sotto i gradini dell'altare maggiore. Ben presto la pietà popolare lo proclamò santo, e di fronte all'estendersi del suo culto, l'11 luglio il vescovo di Torino Claude de Seyssel, curò l'esumazione del suo corpo e iniziò il processo di canonizzazione, che siprotrasse molto a lungo, fino al 3 marzo 1677, quando Innocenzo XI confermò il culto di Amedeo, fissando la festa al 30 marzo. S. Francesco di Sales con grande zelo raccolse le prove della santità di Amedeo e s. Roberto Bellarmino lo additò come esempio ai sovrani.

 

SAN CARMELO (Girolamo Carmelo di Savoia), Mercedario, veggente, vescovo

Girolamo Carmelo di Savoia, chiamato San Carmelo, anche se all’interno dell’Ordine della Mercede è considerato Venerabile, era di origine piemontese appartenente alla famiglia dei duchi di Savoia.
Lasciati gli studi per dedicarsi alla vita militare, dopo un sogno decise di farsi religioso mercedario, fece i voti a Barcellona il 25 marzo del 1542.
Nel periodo giovanile subì molte tentazioni da parte del demonio, successivamente si dedicò allo studio della teologia. Fu grande devoto della Madonna con la quale dialogava molto spesso, considerandola la sua “Sposa Mistica”. Difese strenuamente il dogma dell’Immacolata Concezione e a Lei dedicò un libro intitolato “De Conceptione”, nel quale si legge il verso “Tota pulcra es, amica mea, et macula non est in te”.
Mentre era intento a scrivere questo testo, la Vergine gli apparve circondata di serafini e tale visione aumentò il suo amore verso di Lei tanto che diceva che era stato testimone oculare di questo dogma.
Su di lui si diceva che era stato vescovo di Teruel (Spagna), mentre in realtà durante la sua esistenza questa diocesi non era stata ancora fondata. Tuttavia egli era molto popolare fra i devoti per i tanti miracoli compiuti. Morì a Barcellona il 28 maggio 1558. L’Ordine Mercedario lo commemora il 2 marzo.

 

VEN. FRANCESCA CATERINA DI SAVOIA, terziaria francescana

 


La principessa Francesca Caterina di Savoia nacque a Torino il 5 ottobre 1595 dal duca Carlo Emanuele I, figlio di Emanuele Filiberto, e da Caterina d’Asburgo, figlia del re Filippo II di Spagna. Terziaria francescana come la sorella Venerabile Maria di Savoia, fondò l’Istituto delle Figlie di Maria di Oropa e presso questo
celebre santuario mariano del biellese volle essere sepolta, in seguito alla morte avvenuta a Biella il 20 ottobre 1640.

 

VEN. MARIA CLOTILDE DI SAVOIA BONAPARTE, Contessa di Moncalieri

 

Nacque a Torino il 2 marzo 1843, figlia del primo Re d’Italia e Padre della Patria Vittorio Emanuele II e dell’ ultima Regina di Sardegna Maria Adelaide d’Asburgo, sorella del Re Umberto I. Fu data in sposa in giovane età a Gerolamo Napoleone Bonaparte ed accettò queste nozze con la speranza di poter avvicinare la sua famiglia a Dio. Dal 1872 fu terziaria domenicana con il nome di Maria Caterina del Sacro Cuore. Nel 1878 preferì la separazione consensuale, piuttosto che assecondare i sogni ambiziosi del marito. Si ritirò nel castello di Moncalieri. Costituì un punto di riferimento per tutti coloro che si trovavano in difficoltà, tanto da meritarsi l’appellativo di “santa di Moncalieri”. Alla sua morte, avvenuta il 25 giugno 1911 presso Moncalieri, ricevette sepoltura presso la Basilica di Superga, sulla collina torinese. Modello ai potenti ed agli umili; la causa per la sua beatificazione fu introdotta il 10 luglio 1942. Nel 1948 fu dichiarata “venerabile”.

 

VEN. MARIA DI SAVOIA, Terziaria francescana

 


La principessa Maria di Savoia nacque a Torino il 9 febbraio 1594 dal duca Carlo Emanuele I, figlio di Emanuele Filiberto, e da Caterina d’Asburgo, figlia del re Filippo II di Spagna. Terziaria francescana come la sorella Venerabile Francesca Caterina di Savoia. Morì a Roma il 13 luglio 1656.





VEN. MARIA CLOTILDE ADELAIDE SAVERIA DI BORBONE, Regina di Sardegna


Nacque il 23 settembre 1759 nel castello di Versailles, sorella del re martire Luigi XVI di Francia. Sposò il re di Sardegna Carlo Emanuele IV di Savoia. Il loro matrimonio non fu gratificato dalla nascita di un figlio, ma essi accettarono di comune accordo la volontà di Dio, ambedue abbracciarono la regola del Terz’Ordine Domenicano, lei prese il nome di Maria Clotilde di s. Margherita e lui Carlo Emanuele di s. Giacinto. Con l’infuriare della Rivoluzione Francese dovettero fuggire in esilio a Cagliari. Si spense a Napoli il 7 marzo 1802. Fu acclamata “angelo tutelare del Piemonte” e il suo nome fu dato ad altre principesse di Casa Savoia nonostante le sue origini francesi. Il 10 aprile 1808 cioè sei anni dopo la morte, il papa Pio VII la dichiarò venerabile e introdusse la causa di beatificazione.





VEN. MARIA TERESA LUISA DI SAVOIA, Principessa di Lamballe

Tra le vittime senza colpa della rivoluzione francese vi fu anche la principessa sabauda Maria Teresa Luisa, nata a Torino l’8 settembre 1749 figlia di Luigi Vittorio, 4° principe di Carignano, e di Cristina d’Assia. Fu la prozia del re Carlo Alberto.
Maria Teresa sposò giovanissima nel 1768 il principe di Lamballe, Luigi Alessandro di Borbone. L’anno seguente rimase vedova, senza figli presso la corte francese, accolta benevolmente dalla cugina, la regina Maria Antonietta d’Asburgo.
Al divampare della rivoluzione fu anch’essa arrestata con la famiglia reale e rinchiusa nella prigione del Tempio.
In occasione delle “stragi di settembre” fu processata dal tribunale rivoluzionario, che come colpa le attribuì l’amicizia con la regina, e ghigliottinata a Parigi il 3 settembre 1792. Il suo corpo venne lacerato e la sua testa, infilzata su una picca, fu crudelmente mostrata a Maria Antonietta dalla finestra del Tempio, dove questa era ancora rinchiusa. Nel 1929 il pontefice Pio XI le attribuì l’aureola dei martiri.

 

UMBERTO I DI SAVOIA, Re d’Italia e martire


Il re d’Italia Umberto I di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, fu assassinato a Monza il 29 luglio 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci. Lasciò nell'angoscia la sua consorte, la regina Margherita, la quale definì tale regicidio il più grande delitto del secolo e a conforto del suo dolore compose per gli Italiani la famosa preghiera "Devozione", articolata in "cinque misteri dolorosi":
"O Signore!
Egli fece del bene in questo mondo. Non ebbe rancore verso alcuno.
Perdonò sempre a chi gli fece del male.
Sacrificò la vita al dovere e al bene della Patria. Fino all'ultimo respiro si studiò di adempiere la sua missione; e per quel sangue vermiglio che sgorgò da tre ferite, per le opere di bontà e di giustizia che compì, Signore pietoso e giusto, ricevetelo nelle vostre braccia e dategli il premio eterno".
Questa preghiera, approvata dal vescovo di Cremona Monsignor Bonomelli, fu stampata sul retro di immaginette commemorative del re, che vennero diffuse in tutta Italia in ricordo del sangue versato dal “Re buono”.



AMEDEO FERDINANDO MARIA DI SAVOIA E MARIA VITTORIA DAL POZZO DELLA CISTERNA, Duchi d’Aosta e Re di Spagna


Amedeo: Torino, 30 maggio 1845 – Torino, 18 gennaio 1890
Maria Vittoria: Parigi, 7 agosto 1847 – San Remo, 8 novembre 1876
Maria Vittoria Dal Pozzo, principessa di Cisterna d’Asti, ultima erede di questo grande casato piemontese, il 30 maggio 1867 sposò a Torino il principe Amedeo Ferdinando Maria di Savoia, primo Duca d’Aosta, figlio terzogenito del re d’Italia Vittorio Emanuele II e della regina di Sardegna Maria Adelaide d’Asburgo. Il principe Amedeo venne educato nel più alto rispetto delle tradizioni militari della famiglia: si distinse nella battaglia di Custoza, durante la terza guerra di indipendenza del 1866. In seguito ad una rivoluzione che aveva detronizzato la regina Isabella II, Amedeo di Savoia assunse per quasi due anni, dal 1870 al 1873, la corona di Spagna, designato dalle Cortes con 191 voti favorevoli e 120 contrari.

La novella coppia reale accettò l’incarico con spirito di servizio verso tale nazione, consci di non poterne assolutamente ricavare alcun genere di beneficio, vista l’estrema instabilità della corona. Sin dal suo arrivo nel nuovo paese Maria Vittoria si rivelò umile e buona, prodigandosi nell’assistenza dei poveri e dei diseredati, tanto da meritarsi di essere ricordata come la “Regina della carità”. Questa sua attitudine proseguì al suo rientro in Italia. Di salute Cagionevole, morì giovanissima lasciando tre figli ancora piccoli. Nel suo testamento la regina invitò i figli ad essere sempre “ virtuosi e fedeli a Dio”, “rispettosi del padre”, “generosi con i poveri” e ad “erigere a norma della vita la Religione, la Giustizia e la Virtù”. Lasciò molte eredità ad ospedali ed opere benefiche varie. Dopo il rientro in Italia Amedeo ricoprì numerosi incarichi ufficiali. Rimasto vedovo nel 1876, sposò dopo dodici anni la nipote Letizia Bonaparte, figlia di sua sorella Venerabile Maria Clotilde di Savoia. Proprio con questa sorella si attivò al fine di riappacificare lo Stato italiano con la Chiesa, in seguito alla breccia di Porta Pia. Morì a causa di una broncopolmonite due anni dopo il secondo matrimonio. Quale primo Duca d’Aosta, il principe Amedeo fu il fondatore del ramo Savoia-Aosta. Amedeo e Maria Vittoria furono tumulati entrambi nella cripta della Basilica di Superga. La città di Torino ha dedicato rispettivamente a ciascuno dei due coniugi due vie e due ospedali. Nei decenni succesivi la loro morte con l’avvento del fascismo non si creò il clima favorevole per l’avvio della loro causa di canonizzazione, che da più parti era stata proposta. L’interesse per questa coppia di sposi è recentemente tornato al centro dell’attenzione grazie all’opera di Carla Casalengo “Maria Vittoria. Il sogno di una Principessa in un Regno di fuoco”.



LUIGI GIULIO DI SAVOIA-SOISSONS, Martire


Fratello maggiore del celeberrimo Principe Eugenio di Savoia, Luigi Giulio morì martire appena ventenne, combattendo a Costantinopoli per la salvezza dell’Europa cristiana. L’imperatore Costantino XI Paleologo, similmente deceduto, è venerato come santo e martire, mentre per questo principe sabaudo non si è mai aperto ufficialmente un processo di canonizzazione.

 


CARD. AMEDEO DI SAVOIA (AMEDEO VIII – FELICE V)


Amedeo nacque a Chambery il 4 settembre 1383, figlio del cosiddetto “Conte Rosso” Amedeo VII di Savoia, dal quale ereditò il titolo comitale nel 1391. Nel 1401 sposò Maria di Borgogna, dalla quale ebbe sei figli. Nel 1405 fondò l’università di Torino.
Nel 1416 venne incoronato primo Duca di Savoia dall’imperatore Sigismondo. Promulgò in seguito gli Statuta Sabaudiae, vero e proprio codice comprendente le leggi dei suoi Stati.

Nel 1434 si ritirò a Ripaglia, sul Lago di Ginevra, fondando l’Ordine di San Maurizio. Il 5 novembre 1439 il Concilio di Basilea lo elesse antipapa ed egli assunse il nome di Felice V, abdicando dunque alla corona sabauda. Nel 1449 rinunciò alla tiara ristabilendo così l’unità della Chiesa compromessa da parecchia anni. Il nuovo pontefice Niccolò V lo ricompensò allora nominandolo cardinale il 7 aprile 1449, in qualità di vescovo titolare di Sabina e nunzio apostolico per tutti gli stati di Casa Savoia e per la Svizzera, nonché per altre importanti diocesi quali per esempio Basilea e Strasburgo. Morì a Ginevra il 7 gennaio 1451 e fu sepolto nella chiesa del castello di Ripaglia. La devozione popolare sviluppatasi attorno alla sua tomba attribuì alla sua intercessione numerose guarigioni miracolose. I pellegrinaggi continuarono sino a quando i calvinisti bernesi occuparono la zona e distrussero la sua tomba. Oggi i resti del duca riposano a Torino nella Cappella della Sindone adiacente al duomo cittadino. Nonostante la fama di santità che lo circondò in seguito alla sua morte, non è mai stato aperto ufficialmente un processo di canonizzazione.



MARIA ADELAIDE D’ASBURGO-LORENA Regina di Sardegna


Milano, 3 giugno 1822 - Torino, 20 gennaio 1855
Moglie del re Vittorio Emanuele II, morì prima della nascita del Regno d’Italia. E’ raffigurata in atteggiamento di preghiera nel famoso gruppo marmoreo, realizzato dallo scultore Vincenzo Vela presso il Santuario della Consolata a Torino, insieme con la suocera Maria Teresa, a testimonianza della devozione dei torinesi verso le due regine. Nonostante la fama di santità che le circondò in seguito alla sua morte, non è mai stato aperto ufficialmente un processo di canonizzazione.

 





MARIA TERESA D’ASBURGO-LORENA Regina di Sardegna

Schönbrunn (Austria), 21 marzo 1801 - Torino, 12 gennaio 1855
Moglie del re Carlo Alberto. E’ raffigurata in atteggiamento di preghiera nel famoso gruppo marmoreo, realizzato dallo scultore Vincenzo Vela presso il Santuario della Consolata a Torino, insieme con la nuora Maria Adelaide, a testimonianza della devozione dei torinesi verso le due regine. Nonostante la fama di santità che le circondò in seguito alla sua morte, non è mai stato aperto ufficialmente un processo di canonizzazione.





AMEDEO UMBERTO DI SAVOIA Duca d’ Aosta e Viceré d’ Etiopia


Torino, 1898 – Nairobi (Kenia), 3 marzo 1942
Primogenito del Duca d’Aosta Emanuele Filiberto (sepolto a Redipuglia con i combattenti del Carso). Combattè nella prima guerra mondiale, raggiungendo il grado di capitano. Compì poi alcuni viaggi attraverso in Africa tra il 1922 ed il 1925. Sposò Anna di Borbone-Orleans dalla quale ebbe due figlie. Ufficiale di Artiglieria, combattente volontario della prima guerra mondiale, dopo la fine del conflitto passa alla nuova Arma Aeronautica. Duca delle Puglie, diviene, alla morte del padre, terzo Duca d'Aosta. Nominato Viceré d’Etiopia nel 1937, morì il 3 marzo 1942, prigioniero degli Inglesi, che gli avevano concesso l’onore delle armi al momento della resa ad Amba Alagi nel maggio 1941. In punto di morte disse: “Ora sto bene. E’ bello morire in pace con Dio e con se stessi”. Volle essere sepolto nel cimitero di Nyeri, con gli altri prigionieri italiani. Fu decorato con la medaglia d’oro al valor militare. Il pontefice Pio XII lo elogiò per aver vissuto cristianamente il suo essere marito, padre, principe e soldato.

 




GIOVANNA DI SAVOIA Zarina dei Bulgari e Terziaria francescana


Roma, 13 novembre 1907 – Portogallo, 26 febbraio 2000
Giovanna Elisabetta Atonia Romana Maria di Savoia, quartogenita del re Vittorio Emanuele III e della Serva di Dio Elena di Savoia, andò in sposa allo zar dei Boris III di Sassonia –Coburgo-Gotha. Terziaria francescana, scelse Assisi per la celebrazione del matrimonio e delle esequie, nonché come luogo di sepoltura. Caritatevole come la madre, dovette affrontare con la sua nuova patria i flagelli della Seconda Guerra Mondiale. Rimasta vedova e caduta la monarchia fu costretta all’ esilio, ma la lontananza fisica non le impedì di poter ancora essere d’ aiuto al popolo bulgaro. Potè tornare in visita negli anni ’90, ma morì comunque esule in Portogallo. Un giorno la regina Giovanna affermò: “La libertà discende dalla morale cristiana, essa vive di generosità e di perdono”.

 




MAFALDA DI SAVOIA Langravia d’ Assia


Roma, 19 novembre 1902 – Buchenwald (Germania), 28 agosto 1944
Mafalda Maria Elisabetta Anna Romana di Savoia, secondogenita del re Vittorio Emanuele III e della Serva di Dio Elena di Savoia, andò in sposa al principe tedesco Filippo d’Assia. Morì nel campo di concentramento di Buchenwald, sicuramente la più celebre vittima italiana del regime nazista. A dei compagni di prigionia lasciò detto: “Italiani, io muoio. Ricordatemi non come una principessa, ma come una vostra sorella italiana”.

 

 

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E' necessario spendere due parole in più per la Regina Elena:

 

SERVA DI DIO ELENA DI SAVOIA

di Fabio Arduino

 

 

Jelena Petrovic Njégos nacque a Cettigne, allora capitale del Regno del Montenegro, l’8 gennaio 1873, dall’allora sovrano S. M. Nicola I.
Sposò, convertendosi al cattolicesimo, il principe ereditario d’Italia S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia, assumendo così anch’ella il titolo di Principessa di Napoli. Con l’assassinio di S.M. il Re Umberto I, il 1900 vide l’ascesa al trono della nuova coppia reale. Dal punto di vista ufficiale assunse, in versione femminile, tutti i titoli del marito S.M. Vittorio Emanuele III: Regina d’Italia e, con l’avvento dell’impero coloniale, Regina d’Albania ed Imperatrice d’Etiopia. La sua presenza accanto al sovrano si mantenne sempre umile e discreta, mai coinvolta in questioni strettamente politiche, ma piuttosto dedita e attenta ai bisogni del suo popolo adottivo.

Solo il 27 novembre 1939, tre mesi dopo l’invasione tedesca della Polonia e la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia alla Germania, la Regina Elena si sentì in dovere di scrivere una lettera alle sei sovrane delle nazione europee ancora neutrali (Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Bulgaria e Jugoslavia), al fine di evitare all’Europa ed al mondo l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Riconoscendo i suoi alti meriti, il Sommo Pontefice Pio XII il 15 aprile 1937 le aveva conferito la “Rosa d’oro della Cristianità”, cioè la più importante onorificenza possibile a quei tempi per una donna da parte della Chiesa Cattolica.

Qualche mese dopo l’Università di Roma la proclamò invece Dottore in Medicina “honoris causa” e parecchi stati le conferirono altissime onorificenze, che Ella accettò solo per ragion di stato, essendo particolarmente restia a qualsiasi forma di vanità. Con l’abdicazione di suo marito alla Corona d’Italia, si ritirarono in esilio presso Alessandria d’Egitto, dove il 28 dicembre 1947 Elena rimase vedova. Tre anni dopo si scoprì malata di cancro e si trasferì in Francia a Montpellier, presso l’Albergo Metropoli, continuando ad aiutare il prossimo, pur avendo risorse sempre più scarse e dovendo combattere strenuamente contro il male che l’affliggeva. Nel 1951 si trasferì al “Mas du Rouel” e nel novembre 1952 si sottopose ad un grave intervento chirurgico nella clinica di “Saint Cóme” ove morì il 28 novembre 1952.
Fu sepolta, come suo desiderio, in una comune tomba del cimitero cittadino a Montpellier, insieme ai poveri che aveva sempre amato.

In occasione dei festeggiamenti per il 50° anniversario della morte della Regina Elena la Repubblica Italiana ha voluto dedicare alla sua memoria un francobollo commemorativo con sovrapprezzo a favore della ricerca e delle prevenzione dei tumori del seno.
Sempre in tale ricorrenza il vescovo di Montpellier diede ufficialmente inizio alla causa di canonizzazione della “Serva di Dio Elena di Savoia (Jelena Petrovic Njégos), laica della diocesi di Montpellier e del vicariato di Roma, sposata, regina d’Italia”. Attore del processo è l’Association Internationale Reine Hélène d’Italie, con sede a 542 Rue de Centrayrargues, 34000 Montpellier, France, a cui ci si può rivolgere per ulteriori informazioni e relazioni di grazie ottenute per intercessione della Serva di Dio. La fama di santità della Regina Elena era già stata esplicitata dal Card. Ugo Poletti, in un’omelia di cui si riportano alcuni passi nel secondo documento sottostante.

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LETTERA ALLE REGINE D’EUROPA



“Signora e Cara Sorella,
La profonda commozione ispirata dalla visione della immane guerra che si sta svolgendo sui mari, per terra, per l'aria, dovunque grandi Stati e grandi Popoli con tutto il loro coraggio, con tutto il loro genio e con tutte le loro ricchezze, dibattono senza tregua e senza pietà interessi e sentimenti in contrasto, mi spinge a rivolgervi un cordiale invito:
La guerra che infiamma tanti eroismi a distruggere vite, lavoro, fede nel domani, cioè i presìdi stessi della civiltà, minaccia di dilagare nello spazio e nel tempo, e di inasprire i suoi terribili rigori ogni giorno peggio, così da scuotere la base stessa della comunione delle genti.
Altissime autorità hanno già rivolto ai belligeranti in nome di Dio ed in nome di uno, ovvero di un altro popolo neutrale, voti di pace che non furono accolti.
Questi precedenti potrebbero inaridire le speranze e togliere coraggio a nuove iniziative. Ma non impediscono ai cuori innumerevoli delle donne di ogni regione del mondo, di elevare ai Capi degli Stati belligeranti l'invocazione sorta dal proprio orrore, dalla propria pietà e dalla propria saggezza, perchè si fermino a considerare non solo le proprie ragioni, ma quelle altresì del sentimento umano . Esso implora tregua a tanta strage di vite, ed a tanta distruzione di beni, a tanto turbamento di animi, e a tanta interruzione di industrie, di arti, di studi civili; implora la cessazione della guerra, non ai soli belligeranti aspro flagello, ma a tutti, senza distinzione, causa di sacrifici immani.
Io mi rivolgo perciò a Vostra Maestà, a Sua Maestà la Regina Elisabetta del Belgio, a Sua Maestà la Regina di Jugoslavia, a Sua Maestà la Regina Giovanna di Bulgaria, a Sua Maestà la Regina Alessandra di Danimarca, a Sua Maestà la Regina Guglielmina dei Paesi Bassi ed a Sua Maestà la Granduchessa Carlotta di Lussemburgo, e le prego di volere accogliere con me quelle invocazioni di madri, di sorelle, di spose, di figlie; di conferire alle medesime invocazioni prestigio, vigore, diffusione, efficacia, unendo gli animi nostri e le nostre voci al fine di ottenere che le ostilità siano sospese e che gli sforzi siano uniti affinché si raggiungano accordi e pace duratura.
Nessuno può dubitare della devozione con la quale ciascuna di noi sarebbe pronta al sacrificio di sé e dei suoi stessi figli per la propria Patria.
Questo stesso comune sentire ci induce a comprendere di quali ansie vivano oggi milioni di madri, anelanti esse pure ai giusti riconoscimenti dei diritti dei loro Paesi, ma altresì alla salvezza dei figli mercé una pace definitiva e saggia.
A questo invito ed alla speranza di unire gli sforzi nostri pacificatori, mi incoraggia l'esempio di due Principesse di Savoia: Margherita d'Austria vedova di Filiberto II Duca di Savoia, che fu dal suo Padre nominata Governatrice dei Paesi Bassi, e Luisa di Angoulème moglie di Carlo di Valois, nata principessa di Savoia e madre di Francesco I Re di Francia.
Queste due Principesse, spinte irresistibilmente ad arrestare le ininterrotte effusioni di sangue prodotte dalle guerre fra imperiali e francesi, negoziarono nel 1529 quel trattato di Cambrai che, in loro onore , fu chiamato la "Paix des Dames".
Possa anche a noi essere consentito di persuadere gli uomini ad ammettere che la guerra sia troncata, e che adeguati metodi per risolverla, con onore di tutti, siano equamente cercati dalle parti”.

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DALL’OMELIA DEL CARDINALE UGO POLETTI


Il 24 Ottobre 1993 ebbe luogo la solenne inaugurazione dei paramenti, confezionati dall'abito nuziale della Regina Elena, restaurati dall'Association Internationale Reine Hélène d’Italie, con una Santa Messa solenne celebrata da S.Em.Rev.ma il Signor Cardinale Ugo Poletti, che pronunciò l'omelia della quale qui di seguito si riportano i passi più salienti ed inerenti la vita di S.M. la Regina Elena: “II ricordo odierno della Regina d'Italia, Elena di Savoia, è doveroso, anche secondo le parole della Sacra Scrittura: «Mementote praepositorium vestrorum ...» (Eb.17,7), «Ricordatevi dei vostri capi». La Regina Elena è stata forse troppo sottovalutata anche nell'estimazione popolare perché, entrata con nobile discrezione, con umiltà e con intelligenza nella Famiglia Reale, ha saputo tenere, nella storia del popolo italiano, il suo ruolo di Regina con silenziosa generosità e con spirito sciolto e spontaneo. Ha portato, nella Casa Reale Sabauda, sempre contraddistinta da uno stile austero, rigoroso, estremamente riservato, con caratteristiche prettamente piemontesi, un tocco di delicatezza, di finezza, di umanità, di apertura verso la povera gente, come si conviene ai nobili ed ai governanti, che devono avere cura e sollecitudine verso tutti i sudditi, ma anche amore per i più poveri. La Regina Elena è stata definita la «Regina della Carità», e non poteva esserle attribuito titolo più nobile e più degno; si è servita della sua altissima dignità per un compito veramente cristiano, il più nobile tra tutti i compiti: «servire»; servire i bisognosi, servire la povera gente.
L'esempio nel quale la bontà e sollecitudine materna della Regina rifulse in modo incancellabile, è stata la sua azione nel terribile terremoto che distrusse Messina nel 1908. La Regina si recò subito là, in mezzo alle famiglie doloranti, tra case in lutto, a soccorrere i feriti e a guidare gli smarriti, organizzando di persona un efficace e intelligente servizio di amore, di carità cristiana, che La rese cara a tutto il popolo italiano, il quale Le attribuì di conseguenza, il nome memorabile di «Regina della Carità». Quello fu l'episodio più evidente. Ma la regina Elena ha profuso amore e carità in mille forme sconosciute, in mille modi che, sempre personalizzati, raggiungevano i bisognosi più nascosti della popolazione italiana. Donna forte, serena, aperta e persino garbatamente estroversa; consorte saggia a prudente; madre cristiana educatrice; di nonna affettuosa, gioiosa; persona attenta al bene e al servizio del suo popolo italiano. Parlano tuttavia la sua stessa vita pubblica, la sua dignità e la sua sempre composta nobiltà, la sua fede, il suo amore silenzioso per l'Italia che non possono essere dimenticati. Sono certo che quella fede cattolica che Ella ha accettato e abbracciato per poter sposare Vittorio Emanuele III, non è stata mai per lei una formalità, bensì una regola di vita piena di servizio, e Colui che tiene conto anche delle più piccole cose, certamente ha premiato già nella gloria questa nobile donna. Non tanto dunque preghiamo per lei, ma preghiamo con lei perché molti imparino questa lezione: la nobiltà più grande è quella dello spirito, la nobiltà più vera è quella che illustra, illumina la vita. È vera dignità regale quella che dona la regalità allo spirito. Noi preghiamo perché non vengano mai meno nel popolo italiano i valori di rispetto, d'amore, di servizio alla gente, per i più poveri, per i più umili. La Regina Elena nella Casa Savoia e nella storia d'Italia è una gemma di dignità regale e di nobiltà cristiana”.

 

 

PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE


composta da S.E. mons. Louis Boffet

Seguendo Gesù Cristo
Amico e Servitore dei poveri,
Ella non ha cessato di crescere
in carità e in santità.
Noi ti domandiamo di coronare
i Suoi meriti
nella gloria del Tuo cielo.
E Tu, Serva di Dio,
intercedi per noi.
Veglia sui nostri figli
e sulle nostre Patrie.
Ottienici, sul Tuo esempio,
la generosità nella prova
e la prontezza nel servizio per gli altri:
vera espressione della carità di Cristo.
E Tu, che hai vissuto intensamente
la lacerazione tra i cristiani,
pacifica gli spiriti,
placa i rancori
e che la Pace infine rifiorisca.
Signore, noi Te lo chiediamo
per Gesù Cristo
che regna nei secoli dei secoli.
Amen.

 

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