Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

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L'APE NELLA SACRA SCRITTURA

 

La Sacra Scrittura ci ricorda, qua e là, il mondo delle api, ci parla di api, di favi, di miele e di cera. E ce ne parla non come libro di scienza ma come libro di vita.

Le api, osservate nel loro comportamento e nella loro attività, offrono allo scrittore sacro spunti per rendere più comprensibile il suo messaggio, per calare nella vita concreta l'annuncio che egli desidera trasmettere agli uomini.

L'autore sacro, per rendere il suo scritto più incisivo e aderente all'esperienze delle persone, usa conoscenze popolari ed esempi noti ai lettori, tratti dall'esperienza personale, dai modi di dire correnti o dalle tradizioni, via via cristallizzatesi.

Una ricerca condotta anche con l'utilizzo delle risorse informatiche - che consentono un rapido e automatico reperimento dei brani interessati - mi ha consentito di riunire quasi un centinaio di brani biblici contenenti termini apistici, di confrontarli e di coglierne il significato e l'insegnamento desiderato dallo scrittore sacro.

Può essere di interesse anche degli apicultori - credenti e non credenti - venir a conoscere i risultati di questa ricerca (un pò diversa dagli aspetti comunemente trattati nei periodici del settore).

Con brevissimi cenni, questo contributo, vuole introdurre il profano alla lettura della Bibbia, segnalando alcuni aspetti culturali, letterari e religiosi e riportando i brani che citano "l'ape", gli "sciami", il "miele", i "favi" e la "cera".

 

Raccolta di favi dalla cavità di un albero
(dipinto allegorico)

 

INTRODUZIONE


Al fine di inquadrare nel suo corretto significato questa ricerca e per non disilludere coloro che leggeranno quanto ho preparato, ritengo opportuno richiamare innanzitutto brevemente che cosa sia la Bibbia (le Sacre Scritture), sulla quale si è basata la mia ricerca.

La Bibbia potrebbe essere definita come una biblioteca di antiche opere, costituita da una settantina di libri, scritti nell'arco di circa mille anni, da autori diversi per differenti destinatari.

Si tratta, più in particolare, di 46 libri dell'Antico Testamento e di 27 libri del Nuovo Testamento. Sono stati scritti per lo più in ebraico; poche pagine dell'Antico Testamento sono state stese in aramaico, mentre tutto il Nuovo Testamento in greco; nel tempo, poi, la Bibbia è stata tradotta in quasi tutte le lingue antiche e moderne, presentando talvolta alcune varianti di dettaglio, che per lo più non alterano i concetti base.

Questi libri risentono dell'ambiente e delle condizioni di vita, nonché degli usi e dei costumi, del Vicino Oriente considerati in un ampio periodo che va dai secoli XIII-XII a.C. al secolo I d.C.

Gli animali nella Bibbia  - Coloro che leggono la Bibbia o come libro storico o come testo di Storia sacra o come sussidio di preghiera e di riflessione, hanno certamente colto nei vari libri alcuni riferimenti all' ape e agli sciami, nonchè ai favi, al miele e alla cera.

Ma accanto a queste tematiche apistiche (a dire il vero non molto richiamate, se si tien conto dell' ampiezza e della complessità dei testi considerati !) sono citate altre decine di specie animali alle quali lo scrittore sacro applica caratteristiche, capacità ed attività, frutto dell'osservazione diretta o della tradi-zione popolare.

Fra gli insetti, oltre alle api e alle devastanti cavallette, i Libri Sacri ci parlano fra l'altro delle fastidiose mosche, pulci e zanzare, dei pungenti tafani, della dannosa tignola della lana e dei vestiti, delle moleste vespe e delle previdenti formiche. L'utilizzo da parte dell'Autore sacro di riferimenti agli animali conosciuti a quei tempi può avere vari motivi che, in genere, sono riconducibili a tre ragioni:

- a) da una intenzione teologica: es. "Il  Signore è il mio pastore: noi siamo il suo gregge..." (Sal 23,1; Sal 95,7). L'Autore sacro ricorre al mondo animale per esprimere in senso figurato o metaforico il rapporto fra Dio e l'uomo. Nel caso dei due Salmi citati, il rapporto è paragonabile a quello esistente fra il pastore e il gregge da lui seguito e custodito;

- b) da una preoccupazione morale-sapienziale: es. "L'ape è piccola fra gli esseri alati, ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori" (Sir 11,3).
Si tratta di una osservazione che vuole sottolineare come per primeggiare nella dolcezza non è necessario essere primi anche nelle dimensioni del corpo o nella forza fisica;

- c) da un intento letterario: come in tutti i testi letterari si fa uso traslato del mondo animale, così si possono trasferire all' ape, secondo un rapporto di analogia, le caratteristiche di un altro essere vivente.

Va inoltre detto che lo scrittore sacro, in non pochi casi, non è solo l' estensore di una storia sacra o di un annuncio per il popolo dei credenti, ma è anche molto spesso un poeta che esprime il pensiero e la verità che desidera tramandare, usando un linguaggio poetico o una presentazione comprensibile a tutti, anche alla gente molto semplice cui spesso si rivolge.
Proprio per rendere comprensibili verità non facili, l'autore sacro usa esempi noti ai lettori, tratti dalla conoscenza popolare, dall'esperienza personale o dalle tradizioni che circolano fra la gente comune. Così il suo scritto è anche aderente all'esperienza delle persone e quindi più incisivo per i destinatari.

- Il più antico manoscritto di un Libro completo della Bibbia (Isaia) finora trovato. "Rotolo" in cuoio del II sec. a. C., rinvenuto in una grotta di Qumran (non lontano dal Mar Morto)

 

 

- L'ape in secoli contemporanei a quelli della storia biblica, è stata ampiamente raffigurata nell'Antico Egitto.
E' noto, infatti, che pure gli Egiziani hanno allevato api parecchi secoli prima di Cristo.

L'ape in un sigillo reale dell'Antico Egitto

Dipinto di alveari orizzontali egiziani con numerose api

 

Cartiglio egizio con api

 

Presenza di un'apicoltura?

Occorre tener presente che le popolazioni cui gli autori dei singoli libri biblici scrivono (e ciò è avvenuto, come già detto, nell'arco di tempo di molti secoli) hanno un'esperienza agropastorale; pertanto gli esempi portati fanno spesso riferimento all'ambiente in cui questi popoli vivono (praticando il nomadismo, la pastorizia e un'agricoltura molto primitiva); le conoscenze degli Ebrei di allora hanno riguardato soprattutto gli animali selvatici.
Fra questi possiamo annoverare anche le api che, a quei tempi, non erano certa-mente allevate come lo sono oggi, non esistendo allora una vera apicoltura razionale, che è stata introdotta fra le vere pratiche agricole solo in questi ultimi due secoli!

Le api di cui parla la Bibbia, però, non sono più animali "selvatici" in senso stretto, che. nidificano cioè solo in cavità naturali (in tronchi d'albero, in caverne, in anfratti di vario tipo, ecc.).

Basandosi sulla nota frase biblica "Paese dove scorre latte e miele" (Es. 3,17), qualche studioso deduce pure che le api produttrici di miele dovessero in qualche modo venir "allevate" come lo erano i mammiferi produttori di latte.
Dobbiamo, però, ancora comprendere bene come si debba interpretare il termine "allevare"
Non possedendo descrizioni in merito, possiamo fondatamente pensare a sciami ospitati in contenitori rustici e primitivi o in vasi di terracotta e posti in vicinanza delle tende o delle abitazioni.
Per averne un'idea richiamerei i cosiddetti "allevamenti" che oggi si possono osservare presso alcune tribù dei Paesi fricani.

Gli Ebrei di allora poterono così osservare i costumi di vita di questi imenotteri, gustare il miele da loro prodotto, utilizzare la cera per alimentare le lampade o il fuoco consentendo all'autore sacro di far riferimento alle api e ai loro noti prodotti per trasmettere con varie esemplificazioni, facilmente comprensibili, lcune verità da divulgare e tramandare.

Frontespizio del libro di Cultrera (1880)
sulla fauna biblica

 

Sciame in una cavità di un albero della Galilea, presso Nazareth

 

Impurità dell'ape

Innanzitutto vorrei ricordare (e ciò fa forse problema per noi uomini del XXI secolo che, a ragione, tanto decantiamo l'operato delle api!) che, stando al libro del Levitico, le api - insetti volatori per eccellenza, come la massima parte degli Imenotteri - dovevano essere legalmente considerate dagli Ebrei come impure. Infatti leggiamo: "Sarà per voi un abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi (?).
Però fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra. Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acridi e ogni specie di grillo. Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi, lo terrete in abominio" (Lv 11,20-23).

Se ad una prima lettura ci può colpire negativamente il numero di zampe attribuito nel testo agli "insetti", non possiamo dimenticare che   la sistematica linneana non era stata ancora concepita e che pertanto, come nota giustamente Lupieri (1997), "la categoria di 'insetto' risponde a una nostra tassonomia che è assente nel modo di pensare giudaico antico".

Nelle discussioni sull'interpretazione delle norme bibliche fra le varie scuole rabbiniche sorsero anche alcuni problemi collegati all' 'ape: il miele "selvatico", provenendo da bestie impure, può essere ritenuto puro?
L'allevare api rende impuri gli uomini come sono coloro che allevano suini o cani?
La discussione ci porterebbe molto lontano e richiederebbe uno studioso specialista in discipline storico-bibliche! Ho voluto solo fare un accenno alle problematiche sopra riportate, per indicare come anche l'ape abbia dato àdito a discussioni, talvolta accese e contrapposte, in campo religioso-legale.

 

L'ape

Mentre il prodotto più noto dell'alveare, il miele, è richiamato con una certa frequenza nel testo sacro, ben poche volte troviamo citato l'insetto che svolge non poche attività per consentire all'uomo di disporre di tale prodotto.
L' ape ("deborah" in ebraico) quale insetto, è richiamata in tutta la Bibbia solo cinque volte, mentre lo stesso termine viene usato anche come nome proprio di donna (Debora) (v. Gen 35,8: la nutrice di Rebecca e Giud 4,4: la celebre profetessa).

Per tre volte (nel Deuteronomio, nel libro dei Salmi e in Isaia) viene utilizzata l' ape come riferimento per mettere in evidenza il concetto di forza. Pur essendo piccoli organismi, le api vengono contrapposte o paragonate a temibili nemici, come gli Amorrei (popolo bellicoso, nemico del popolo ebraico) e ai nemici di Davide che lo circondano come decine di api che ronzano attorno ad un uomo verso il quale non sono ben disposte, perchè le ha disturbate!

"Allora gli Amorrei, che abitano quella montagna, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api e vi batterono in Seir  fino a Corma" (Deut 1, 44).

"Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine, ma nel nome del Signore li ho sconfitti" (Sal 118, 12).

"Avverrà in quel giorno: il Signore farà un fischio alle mosche che sono alle estremità dei canali di Egitto e alle api che si trovano in Assiria" (Is 7, 18).

Nella sua "Fauna biblica ovvero "Spiegazione degli animali menzionati nella Sacra Scrittura" (Palermo, 1880), Paolo Cultrera nota

"E' da sapersi che le api non solo acconcian bene coloro che stuzzicano i loro alveari; ma per testimonianza di Aristotele e Plinio non temono di aggredire i più grossi animali, e qualche volta giungono ad ucciderli co' loro acutissimi punciglioni".

Par di vedere, anticipate di oltre 20 secoli, le scene che da circa 30 anni si verificano in America Meridionale con gli sciami aggressivi delle cosiddette "api africanizzate" (scene spesso ingigantite e drammatizzate anche dai film sulle 'api assassine'!, (*)


Il lago di Genezaret: si possono notare le alture del Golan e l'estuario del fiume Giordano

 

Sciame

Il quarto e il quinto testo che parlano di ape (dal libro dei Giudici e dal libro del Siracide o Ecclesiastico) ci introducono già al miele, richiamato più di 50 volte nell'Antico Testamento. In essi lo sciame d'api e la piccola ape vengono messi in relazione alla produzione di miele.

"Dopo qualche tempo (Sansone) tornò per prenderla e uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco nel corpo del leone c'era uno sciame d' api e  il miele. Egli prese di quel miele nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo camminando; quand' ebbe raggiunto il padre e la madre, ne diede loro ed essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il miele dal corpo del leone" (Gdc 14, 8-9).

"L'ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori" (Sir 11,3).

La vetta rocciosa del "Gebel Musa"

Quando la colonia di api è sistemata in un ricovero anche provvisorio (nel caso citato dal libro dei Giudici, certamente non era sistemata molto bene, essendo in una carcassa di leone!), essa si dedica alla produzione di miele, che costituisce la provvista zuccherina della famiglia.

Monte Tabor

La descrizione sopra riferita, insolita per noi europei, di trovare uno sciame in una carcassa di animale superiore, non suscitava né suscita tuttora meraviglie nel vicino Oriente; infatti il calore asciutto di quei luoghi essica con facilità nel giro di 24-48 ore anche le carogne di grossi animali morti (quali i cammelli), cosicché esse non soggiacciono a decomposizione rimanendo per lungo tempo come mummificate, senza mandar fetore e offrendo spazio sufficiente anche alle api per nidificare entro la carcassa.

I testi biblici, pur limitati per la voce "ape", se collegati con la voce "miele", ci fanno intendere chiaramente che in Palestina le api produttrici di miele erano numerose, favorite come erano dalla flora rigogliosa e dal clima caldo del Paese.


 

Le Colline del "Deserto di Giuda" tra Gerusalemme ed il Mar Morto, prive di vegetazione

 

 

Carta della Terra Santa

 

Miele


Il miele era cibo comune del popolo e molto utilizzato anche negli scambi commerciali. La parola "miele" è ben più frequentemente usata delle parole "ape" e "sciame": compare infatti oltre una cinquantina di volte nell'Antico Testamento sia da sola sia collegata al "favo" (v. dopo) e soltanto tre volte nel Nuovo Testamento.

La parola "miele" è usata per ricordare alcune caratteristiche che, fra l'altro, lo rendono gradevole prodotto dell'alveare; non sarà superfluo sottolineare che il miele, in molti territori, era a quei tempi l'unico dolcificante a disposizione, per cui era fra i cibi prediletti dagli orientali.


Va comunque ricordato che anche altre sostanze di origine vegetale (ad es.: uno sciroppo o una marmellata di datteri o di uva) addolcivano la bocca delle popolazioni orientali e venivano indicate con lo stesso termine del miele di api (in ebraico: "debash").
E che la Palestina, per la grande varietà di fiori, avesse una abbondante produzione di miele - tanto che lo esportava anche verso Tiro - lo si deduce dal Libro di Ezechiele:

"Con te commerciavano Giuda e il paese d'Israele. Ti davano in cambio grano di Minnit, profumo, miele, olio e balsamo" (Ez 27,17).

Pertanto il miele non solo veniva consumato in loco, ma veniva anche esportato. Da questa, come da altre citazioni, emerge come il prodotto più noto delle api costituisse anche una preziosa merce di scambio. Ciò confermerebbe la tesi che una certa apicoltura, anche se primitiva, veniva in effetti praticata (v. quanto scritto nell'introduzione). !Infatti, non è possibile ricavare miele in quantità sufficiente per il commercio dalle sole famiglie di api selvatiche viventi entro cavità naturali!

È risaputo che per definire la "terra promessa" - cioè quel territorio particolarmente fertile promesso da Dio a Mosé per ospitare gli Ebrei usciti dall'Egitto dopo un quarantennale peregrinare per il deserto - gli Autori sacri usano una definizione, ripetuta ben 19 volte, e diventata quasi proverbiale: "Terra (o Paese) ove scorre latte e miele", con la variante presente due volte: "Terra stillante latte e miele".

Il latte e il miele, come una volta, anche oggi sono gli alimenti preferiti dai Beduini viventi in quella stessa terra e sono simbolo di prosperità e benessere. Ecco i numerosi testi:

"Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo" (Es 3,8).
 
"E ho detto: Vi farò uscire dall'umiliazione dell'Egitto verso il paese del Cananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo, del Perizzita, dell'Eveo e del Gebuseo, verso un paese dove scorre latte e miele" (Es 3,17).

"Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo, dell’Eveo e del Gebuseo, che ha giurato ai tuoi padri di dare a te, terra dove scorre latte e miele, allora tu compirai questo rito in questo mese" (Es 13,5).

"Va pure verso la  terra dove scorre latte e miele..." (Es 33,3).

"Vi ho detto: Voi possiederete il loro paese; ve lo darò in proprietà; è un paese dove scorre il latte e il miele" (Lv 20,24).

"Raccontarono: Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandati ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti" (Nm 13,27).

"Se il Signore ci è favorevole, ci introdurrà in quel paese e ce lo darà: è un paese dove scorre latte e miele" (Nm 14,8).

"E forse poco per te l'averci fatti partire da un paese dove scorre latte e miele per farci morire nel deserto... Non ci hai davvero condotti in un paese dove scorre latte e miele, nè ci hai dato il possesso di campi e di vigne" (Nm 16,13-14).

"Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto" (Dt 6,3).

„ ... e perché restiate a lungo sul suolo che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri e alla loco discendenza: terra dove scorre latte e miele" (Dt 11,9).

„ … e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele" (Dt 26,9).

".... e benedici il tuo popolo d'Israele e il suolo che ci hai dato come hai giurato ai nostri padri, il paese dove scorre latte e miele!" (Dt 26,15).

"Scriverai su di esse tutte le parole di questa legge, quando avrai passato ii Giordano per entrare nel paese che ii Signore tuo Dio sta per darti, paese  dove scorre latte e miele come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto-(Dt 27,3)

"Quando lo avrò introdotto nel paese che ho promesso ai suoi padri con giuramento, paese dove scorre latte e miele ..." (Dt 31,20).

“… e ai quali il Signore aveva giurato di non mostrare loro quella terra dove scorre latte e miele, che ii Signore aveva giurato ai padri di darci ..." (Gs 5,6).
 
"Cosi che io possa mantenere ii giuramento fatto ai vostri padri di dare loro una terra dove scorrono latte e miele, come oggi possedete" (Ger 11,5).

"Hai dato loro questo paese, che avevi giurato ai loro padri di dare loro, terra in  cui scorre latte e miele" (Ger 32,22)

"Così, come oggi constatiamo, ci son venuti addosso tanti mali insieme con la maledizione che il Signore aveva minacciata per mezzo di Mosè suo servo, quando fece uscire i nostri padri dall'Egitto per concederci un paese in cui scorre latte e  miele" (Bar 1,20).

"Questi due soli si salvarono fra i seicentomila fanti, per introdurre Israele nella sua eredità, nella terra in cui scorrono latte e miele" (Sir o Eccl.o 46,8).

"Allora alzai la mano e giurai di farli uscire dal paese d'Egitto e di condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre" (Ez 20,6).

"Avevo giurato su di loro nel deserto che non li avrei più condotti nella terra che io avevo loro assegnato, terra stillante latte e miele, la più bella fra tutte le terre, perché avevano disprezzato i miei comandamenti...." (Ez 20,15-16).

La fertilità del Paese promesso al popolo eletto, simboleggiata dal miele, è presente anche nel testo:
"....il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile; ....paese di ulivi, di olio e di  miele" (Dt 8,8).

Il libro del Siracide, invece, è esplicito sull'utilità del miele e sull'uso che l'uomo ne faceva; lo scriba riteneva il miele quale prodotto di prima necessità, come l'acqua, il fuoco, il sale, ecc.:

"Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono: acqua, fuoco, ferro, sale, farina di frumento, latte, miele, succo di uva, olio e vestito" (Sir o Eccl.o 39,26).

Il miele viene citato, poi, come "uno dei prodotti più scelti del paese" e regalo fra i più apprezzati:
"Israele loro padre rispose: "Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a quell'uomo: un po’ di balsamo, un o’ di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle" (Gen 43,11);

o come componente di cibi (focacce) tanto che veniamo a sapere che il gusto della manna assomigliava a quello di una focaccia fatta con il miele:
"La casa d'Israele la chiamò manna. Era simile al seme di coriandolo e bianca; aveva il sapore di   con miele " (Es 16,31);

o come alimento utilizzato con altri prodotti (olio, fior di farina, ecc.):
"Quando Davide fu giunto a Manacàim, Sobì, Machìr e Barzillài portarono letti e tappeti, coppe e vasi di terracotta, grano, orzo, farina, grano arrostito, fave, lenticchie, miele latte acido e formaggi di pecora e di vacca, per Davide e la sua gente perché mangiassero" (2 Sam 17,27-29)

"Prendi con te dieci pani, focacce e un vaso di miele. Va' con lui." (1 Re, 14,3).

"Non ascoltate Ezechia, poiché dice il re d'Assiria: 'Fate la pace con me e arrendetevi'; allora ognuno potrà mangiare i frutti della sua vigna e dei suoi fichi, ognuno potrà bere l'acqua  della sua cisterna, finché io non giunga per portarvi in un paese come il vostro, in un paese che produce frumento e mosto, in paese ricco di pane e di vigne, in un paese di ulivi e di miele; voi vivrete e non morirete" (2 Re, 18,31-32).

"Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e fare il bene" (Is 7,15).

"Per l'abbondanza del latte che faranno, si mangerà la panna; di panna e miele si ciberà ogni superstite in mezzo a questo paese" (Is 7,22).

"Fra quelli si trovavano dieci uomini che dissero a Ismaele: 'non ucciderci, perché abbiamo nascosto provviste nei campi, grano, orzo, olio e miele" (Ger 41,8).

"Così fosti adorna d'oro e d' argento ; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino ad essere regina" (Ez 16,13).

"Il pane che io ti avevo dato, il fior di farina, l'olio e il miele di cui ti nutrivo ponesti davanti ad esse come offerta di soave odore. Oracolo del Signore Dio" (Ez 16,19).

Non va sottaciuta, poi, la saggezza pratica del libro dei Proverbi che dice:
"Se hai trovato il miele mangiane quanto ti basta, per non esserne nauseato e poi vomitarlo" (Pr 25,16).

"Mangiare troppo miele non è bene, né lasciarsi prendere da parole adulatrici" (Pr 25,27).

"Stillano miele le labbra di una straniera e più viscida dell'olio è la sua bocca; ma ciò che segue è amaro come assenzio, pungente come spada a doppio taglio " (Pr 5, 3-4).

"Gola sazia disprezza il miele per chi ha fame, anche l'amaro è dolce" (Pr 27, 7).

Come il miele è dolce e ristoratore, così lo è la Parola di Dio:
"Quanto sono dolci al mio palato le tue parole : più del miele per la mia bocca " (Sal 119,103).

Didascalia foto: Muro di cinta del cosiddetto "Castello del Re Salomone" presso Betlemme.
Sotto l'arco, si vede un apiario (foto del 1888)

Il Mar Morto

Favo

 

Favo d'api in costruzione (foto Luca Mazzocchi)


In altri casi i testi sacri non citano direttamente o esplicitamente il miele, ma la costruzione di cera ove il miele è depositato dalle api: il favo che poteva essere utilizzato dall'uomo per ottenere il miele o tramite spremitura o tramite succhiamento diretto.

Altre volte, per rafforzare le affermazioni, si parla di miele prima e di favo poi, o viceversa; in alcuni casi miele e favo sono considerati sinonimi e utilizzati nel tipico parallelismo della poesia ebraica biblica:

"Tutta la gente passò per una selva dove c'erano favi di miele sul suolo. Il popolo passò per la selva ed ecco si vedeva colare il miele, ma nessuno stese la mano e la portò alla bocca, perché il popolo temeva il giuramento. Ma Gionata non aveva saputo che suo padre aveva fatto giurare il popolo, quindi allungò la punta del bastone che aveva in mano e la intinse nel favo di miele, poi riportò la mano alla bocca e i suoi occhi si rischiararono." (1 Sam 14, 25-29).

"I giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, più preziosi dell'oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo  stillante" (Sal 19,10-11).

"Favo di miele sono le parole gentili, dolcezza per l'anima e refrigerio per il corpo" (Pr 16,24).

"Mangia, figlio mio, il miele, perché è buono e dolce sarà il favo al tuo palato" (Pr 24,13).

"Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio  miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, e bevete; inebriatevi, o cari." (Ct 5,1).

"Poiché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di miele" (Sir o Eccl.o 24,19). (**)

 

Ape operaia intenta alla raccolta di una goccia d'acqua (foto Luca Mazzocchi)

 

Cera


La cera viene secreta da speciali ghiandole addominali delle operaie e viene utilizzata dalle api per la costruzione dei favi e per chiudere le cellette da miele.

La cera d'api veniva utilizzata dall'antico popolo ebraico per l'illuminazione, quale materia prima a lento consumo, per alimentare lampade e torce. La stessa fonte di energia luminosa veniva usata sia nei luoghi del culto sia negli altri luoghi abitati dall'uomo. Le altre fonti luminose (legna e olio) erano meno frequenti, anche perché meno convenienti per i costi.

Il termine "cera" viene utilizzato solo cinque volte nell'Antico Testamento per riferirsi ad una realtà che facilmente fonde, passando dallo stato solido a quello liquido. Lo stesso termine non si ritrova nel Nuovo Testamento.

"Davanti a te le rocce si struggeranno come cera; ma a coloro che ti temono tu sarai sempre propizio" (Gdt 16,15).

"Il mio cuore è come cera si fonde in mezzo alle mie viscere" (Sal 22,15).

"Come si disperde il fumo, tu li disperdi; come fonde la cera di fronte al fuoco, periscano gli empi davanti a Dio" (Sal 68, 3).

"I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra" (Sal 97,5).

"Si sciolgono i monti sotto di lui e le valli si squarciano come cera davanti al fuoco come acque versate su un pendio" (Mi 1,4).

 

Ape bottinatrice che raccoglie acqua - Foto Luca Mazzocchi

 

E Pappa reale, polline, propoli e veleno?


La moderna apicoltura presta attenzione ad altri prodotti dell'alveare: alla pappa reale, al veleno delle api, nonché al polline e al propoli raccolti in campo dalle operaie.

Sono quattro prodotti apistici di valorizzazione relativamente recente che, a quanto mi risulta, non sono stati però citati dagli Autori sacri.

Alcuni asseriscono che il propoli, noto oggi per la sua azione batteriostatica, fosse usato dagli Egiziani, assieme alla cera (forse anche al miele), per la mummificazione dei cadaveri; tale pratica, però, non era certamente seguita dagli Ebrei che ritenevano ogni manipolazione eseguita sui morti come un' attività impura.

Non è possibile sapere, inoltre, se gli Ebrei usassero far fermentare il miele, per ottenere una bevanda aromatica alcoolica, come facevano invece altre popolazioni loro contemporanee.

Antico affumicatore in terracotta, probabilmente conosciuto in Palestina, descritto dal romano Columella, autore di scritti sull'agricoltura (I sec. d. C.).
Il fumo, prodotto da braci e paglia collocate nella parte centrale, fuoriusciva dal beccuccio piccolo, sospinto da soffiate dell'apicoltore nell'imboccatura grossa (Museo apistico di Oderzo) 

 

 

Di quale razza era l'ape nella Bibbia?


Quanto alla razza di ape che viveva in Palestina, non si può dire alcunché di certo: infatti la sistematica, molto recente, non ha elementi per studiare oggi la genetica delle api di 20-40 secoli fa; d' altra parte la distribuzione geografica delle specie e delle razze si perde nella notte dei tempi!

Le possibili ipotesi vedono al primo posto l'Apis mellifera syriaca. Non sono però da escludere ibridi fra questa razza e A. m. lamarckii (= A. m. fasciata), magari favoriti dalla possibile importazione di api ad opera degli Ebrei al momento della fuga dall'Egitto!

 

 

Famoso quadro di Andrea Mantegna (XV secolo) che raffigura Gesù orante nell'Orto degli ulivi e gli Apostoli addormentati
I due bugni ben visibili a sinistra sono un chiaro esempio di come l'ape e l'attività apistica siano state spesso riprese da artisti di primo piano 


 

 

RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare mons. prof. Rinaldo Fabris, Presidente dell'Associazione Biblica Italiana, per i suggerimenti accordatimi e per parte della documentazione fotografica; l'ing. Franc Sivic, Vicepresidente dell'Associazione Apicoltori della Slovenia, per le foto apistiche scattate in Palestina; la prof.ssa Vittoria Masutti per le ricerche nell'Archivio Capitolare e Arcivescovile di Udine; il p.a. Alberto Loschi per le intelligenti soluzioni trovate nella predisposizione delle illustrazioni.
Sento infine la necessità di esprimere il mio più vivo grato apprezzamento all'A.P.A.M., al suo Consiglio di Amministrazione e al suo Presidente ing. Ovidio Locatelli per aver appoggiato in vari modi la presente pubblicazione. Il maggior merito va comunque riconosciuto al dott. Lorenzo Montefiori, che con pazienza, con costanza e con numerose proposte migliorative sia per le illustrazioni sia per i contenuti, derivanti dalle sue poliedriche conoscenze, ha consentito, con tutta l'équipe tecnica di "L'Ape nostra amica", di giungere alla realizzazione di questo contributo.

 

RIASSUNTO

Le parole ape, sciame, miele, favo e cera ricorrono quasi un centinaio di volte nelle Sacre Scritture. Tali termini vengono utilizzati dagli autori sacri come riferimenti conosciuti dai popoli antichi per consentire al lettore di comprendere con maggior facilità alcune verità teologiche e morali, nonché per illustrare per analogia alcune caratteristiche di un altro essere vivente.
Da vari riferimenti biblici si deduce che il miele veniva raccolto non solo da favi naturali, ma anche da famiglie ospitate in rustici contenitori primitivi posti in vicinanza delle tende o delle abitazioni.

 

SUMMARY

The terms "honeybee", "swarm", "honey", "comb" and "wax" appear in the holy bible almost one hundred times. Such terms, which had to be familiar to ancient people, were used by the authors, to make it easier for the reader the comprehension of some theological and ethical truths as well as for illustrating by means of analogy some traits of another living organism. From several references we can conclude that honey was harvested not only from natural combs but also from colonies housed in containers which were kept near the tents or the houses.

 

Bibliografia

AA. VV. Enciclopedia della Bibbia, LDC Leumann, Torino, 1981.
G.W. Bromiley (gen. ed.), The international standard Bible Encyclopedia, 4 voll., W.B. Ferdmans, Grand Rapids, Michigan, 1979-1988.
W. Corswant, Dictionaire d'archéologie biblique, Neuchâtel, 1956.
P. Cultrera, Fauna biblica ovvero Spiegazione degli animali menzionati nella Sacra Scrittura, Palermo, 481 pp, 1880.
F. Frilli, Le api nelle Scritture, I: L’Antico Testamento. Quaderni dell'Associazione della Carnia, Amici ciel Musei e dell'Arte, N.4, 45-54, Tolmezzo, 1997.
E. Loubet de l'Hoste e A. Crivelli, L'ape al servizio della salute, CEM, Parma, 177 pp., 1982.
E. Lupieri, Halakah qumranica e halakah battistica di Giovanni: due mondi a confronto, Ricerche storico bibliche IX (2): 69-9, 1997.
JL. Mc Kenze, Dizionario biblico, Cittadella Ed., Assisi, 1981.

 

 

Note

(*) La versione della Bibbia cosiddetta "dei Settanta", dopo Prov 6,8, aggiunge un brano che non viene riportato invece nella Bibbia della CEI e che sembra il panegirico dell' ape:
"Va verso l'ape  e osserva come è laboriosa, e quanto nobile è l'opera che essa compie. Re e cittadini, per la loro salute, usano i suoi prodotti; è ricercata e famosa presso tutti, benchè debole sotto l'aspetto della forza, si distingue per aver onorato la sapienza".

(**) Nel Nuovo Testamento - ma solo nel testo della Volgata - vi è un'altra citazione del favo d'api. Gesù appare agli Apostoli e chiede: "Avete qui qualcosa da mangiare?" Gli offrirono una porzione di pesce arrostito (Lc 24,42) "e un favo di miele".

 

 

 

da" L'APE NOSTRA AMICA", 7/8-9/10, 2002

 

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In Collaborazioni, altri articoli sulle Api, del Prof. Renzo Barbattini

 

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