Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

SANTI "FRATELLI" DI SANGUE, DI FEDE E DI MARTIRIO

 

SANTI COSMA, DAMIANO, ANTIMO, LEONZIO ED EUPREPIO


Ovviamente i più noti e venerati di questi 5 fratelli martiri sono i Santi Cosma e Damiano della cui vita si conoscono molti particolari, a cominciare dalla loro professione, come note sono le circostanze della loro morte avvenuta durante la persecuzione di Diocleziano. Degli altri tre, probabilmente fratelli minori o forse solo discepoli, poco o nulla si sa se non che vennero trucidati assieme a Cosimo (Cosma) e Damiano.

San Leonzio

Sant'Euprepio

Sant'Antimo

Erano probabilmente nati in Asia Minore, probabilmente in Arabia, in una famiglia cristiana, avevano compiuto gli studi di medicina, trasferendosi in Cilicia dove esercitarono con dedizione la loro professione, cercando nel contempo di convertire al cristianesimo i loro pazienti.

Dopo la loro morte il loro culto fiorì spontaneamente in Asia Minore, diffondendosi poi ben presto a Roma e in tutta Italia dove, specie al Sud, sono ancora molto venerati, invocati come protettori di vari paesi. Moltissime le chiese a loro dedicate. Sono protettori di medici, farmacisti e delle professioni affini come barbieri e dentisti. Vasta e varia l'iconografia che li rappresenta, a seconda delle epoche, in vesti variopinte e con gli strumenti della loro arte: ampolle, strumenti chirurgici ecc.

Vengono ricordati liturgicamente il 26 settembre.

Preghiera ai Santi Cosma e Damiano

Cristo re dei martiri, esaudisci la nostra preghiera per intercessione dei Santi Cosma e Damiano che sono venerati come speranza di sicura salvezza per il tuo popolo  - Ascoltaci, Signore!
Per i meriti e l’esempio dei Santi Martiri che ti hanno seguito nella via della carità e del martirio, dona al sommo Pontefice, ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i cristiani la forza di testimoniare con fermezza e perseveranza il tuo messaggio di fronte al mondo - Ascoltaci o Signore!
Signore Gesù che permettesti ai Santi Cosma e Damiano di esercitare l’arte sanitaria con particolare efficacia in virtù del Tuo nome, donaci sempre buona salute e fa che usiamo  le nostre energie per cantare la gloria di Dio e per la felicità degli uomini nostri fratelli - Ascoltaci, Signore!
Noi Ti invochiamo, o Cristo, come medico dei nostri mali e ti preghiamo per i malati, per i sofferenti di ogni genere, per tutti noi e i nostri familiari, per l’umanità intera e in modo speciale per i medici perché curino gli infermi con coscienza ed amore - Ascoltaci, Signore!
Signore Dio nostro, l’intercessione dei Santi Cosma e Damiano, medici e martiri, ci fortifichi nella fede in questo clima di incertezza e di indifferenza, ravvivi la nostra speranza nel trionfo del bene su tutte le forme di violenza, accenda nel nostro animo un ardente amore verso di Te ed i fratelli.

Per Cristo signore nostro, Amen.

 

 

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SAN CRISPINO E CRISPINIANO MARTIRI


I santi Crispino e Crispiniano, secondo i racconti agiografici, erano due cristiani inviati in missione nel Belgio (allora Gallia Belgica) per diffondervi la Parola di Dio. Essi erano calzolai e svolgevano al meglio il loro lavoro. Purtroppo anche là dove vivevano le persecuzioni anticristiane erano all'ordine del giorno ed essi vennero imprigionati a causa della loro religione e torturati per xcercare di farli abiurare. Essi resistettero stoicamente finchè il prefetto Rizio Varo, in un momento d'ira, si uccise dandosi fuoco.
Per vendicarlo, l'imperatore Massimiano condannò i due a morte e la sentenza venne subito eseguita nel 286 d. C. . I loro corpi, ritrovati poi da alcuni cristiani vennero sepolti a Soissons su cui successivamente venne eretta una basilica in loro ricordo.

La loro festa viene celebrata il 25 ottobre. Sono patroni dei calzolai e dei lavoratori del cuoio.I

 

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SAN GREGORIO NAZIANZENO E SAN CESARIO


SAN GREGORIO

Nato nella cittadina di Arianzo, presso Nazianzo in Cappadocia (Anatolia, attuale Turchia), venne allevato cristianamente dalla madre Nonna che in seguito riuscì a convertire anche il marito Gregorio il Vecchio, ebreo-pagano che divenne addirittura Vescovo di Nazianzo.

Per gli studi si trasferì a Cesarea di Cappadocia, poi a Cesarea di Palestina, ad Alessandria d'Egitto ed infine ad Atene dove rimase per parecchi anni, contraendo una profonda amicizia con San Basilio con cui trascorse un periodo di tempo in un monastero, teso ad una vita sempre più ascetica. Tuttavia, richiamato a Nazianzo, venne ordinato sacerdote dal padre Vescovo. Sulle prime questa nuova situazione non gli sembrò confacente ai suoi desideri ma ben presto capì che invece il sacerdozio era la sua vera vocazione.

Negli anni seguenti dovette superare momenti difficili derivanti sia da varie dottrine scismatiche imperanti che riuscì a debellare, che dalla sua nomina a Vescovo della cittadina di Sasima voluta da San Basilio. Egli, tuttavia, non vi si recò ma tornò a Nazianzo per dar man forte al padre ormai vecchio che di lì a poco morì.
Nel 379, san Gregorio venne nominato Patriarca della comunità cattolica di Costantinopoli da Teodosio I e l'anno seguente Vescovo della città, con l'approvazione del secondo Concilio Ecumenico i cui lavori iniziarono nel maggio del 381 e che Gregorio, dopo la morte di Melezio, Vescovo di Antiochia, dovette presiedere, tentando di dirimere discussioni e divisioni. Infine, rendendosi conto che non avrebbe potuto far nulla per calmare gli animi - gli contestavano la nomina a Vescovo di Costantinopoli - abbandonò il Concilio per ritirarsi nuovamente a Nazianzo, prodigandosi ancora come Vescovo, poi si ritirò nella sua cittadina natale, Arianzo, e là morì nel 390.

Scrisse vari testi religiosi, tra cui una "Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo", lettere, innumerevoli omelie, sermoni, specie durante il periodo in cui fu vescovo di Costantinopoli, numerosi elogi funebri e discorsi sulla teologia.
E' stato insignito del titolo di Teologo e proclamato dottore della Chiesa già da Papa Pio V. Nella chiesa Ortodossa è chiamato "gerarca", assieme a San Basilio e a san Giovanni Crisostomo e viene ricordato assieme a loro il 30 gennaio dalla chiesa ortodossa, mentre in quella Cattolica viene festeggiato il 25 gennaio, giorno della sua morte.

Venne sepolto a Costantinopoli nella chiesa di Tutti i Santi, ma alcune sue reliquie furono portate a Roma e deposte nella Basilica di San Pietro dove tuttora sono venerate.

 

SAN CESARIO

Fratello di San Gregorio Nazianzeno, nacque nel 330 e, portato per lo studio, si trasferì ad Alessandria per seguire varie materie, specializzandosi poi come medico. Tornato in Anatolia svolse la sua attività presso la corte di Costantinopoli dove però più tardi si insediò Giuliano l'Apostata che invanò tentò di farlo abiurare dalla fede cattolica, pur se Cesario non era stato ancora battezzato.

Egli infatti, dopo essersi salvato miracolosamente da un terremoto che lo colpì in Bitinia dove era questore, decise che era giunto il momento di lasciare ogni carica pubblica per pensare più approfonditamente alla salvezza eterna, si fece battezzare e si dedicò ad una vita ascetica e di penitenza. Morì poco dopo, nel 369, lasciando ogni suo avere ai poveri.

Viene festeggiato il 25 febbraio.

 

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SANTI PRIMO E FELICIANO


Secondo un antico manoscritto "Il Perfetto leggendario della vita e fatti di Ns. Signor Giesù Christo e di tutti i santi" Primo e Feliciano erano cittadini romani vissuti al tempo dell'imperatore Diocleziano che, non volendo sacrificare agli idoli vennero imprigionati e minacciati di ogni tormento. Ma essi, consolati da un angelo, erano impavidi di fronte a tante provocazioni.
Portati alla presenza dell'imperatore e richiesti ancora una volta di adorare gli dei pagani, essi si rifiutarono di nuovo, accettando ogni tormento. L'imperatore vedendo la loro compostezza e caparbietà nel voler adorare il solo, vero Dio, li affidò ad un altro carnefice, li divise e li sottopose separatamente a vari supplizi, finchè stanco anche lui dei tormenti inventati per loro, che non facevano desistere i due santi fratelli, li fece decapitare nell’anfiteatro dell’antica Nomentum, oggi Mentana.
I loro corpi vennero recuperati da alcuni cristiani che li venerarono e nel luogo del supplizio venne fondata una chiesa (Chiesa di San Tommaso) in cui essi vennero sepolti.

Le loro reliquie vennero trasportate da Nomentum alla basilica di Santo Stefano Rotondo, sul Celio, dove venne loro dedicata una cappella e successivamente, verso il 646, il pontefice Sergio II concesse parte di esse al nobile milanese Eremberto che le portò in una chiesa presso il Lago Maggiore, Legiano o Leggiuno, a loro dedicata. Altri luoghi pretendono di avere altre reliquie dei due santi ed il loro culto è diffuso in vari paesi d'Italia.


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SANTI NEREO ED ACHILLEO


Santi Nereo, Achilleo e Domitilla

I due santi, spesso erroneamente accomunati a Domitilla, il cui culto non trova però testimonianze, sembrano esser vissuti nel III secolo e morti poco prima dell'avvento della persecuzione di Diocleziano contro i cristiani.
Erano destinati a torturare ed uccidere i seguaci di Cristo, alle dipendenze di un "tiranno" ma, turbati e commossi dalla fede delle loro vittime, decisero di abbracciare quella stessa fede. Così vennero a loro volta condannati e martirizzati e tumulati in una tomba nel cimitero di Domitilla sull'Ardeatina dove poi venne costruita una chiesa sotterranea.
Le reliquie delle loro teste si trovano in S. Maria in Vallicella, mentre i corpi si trovano nella chiesa romana a loro intitolata.

I due santi vengono ricordati liturgicamente il 12 maggio.

 


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SANTA PRASSEDE E SANTA PUDENZIANA


Le Sante Prassede e Pudenziana (Potenziana), figlie di San Pudente - che sembra esser stato il primo romano convertito da san Paolo - raccoglievano le ossa e il sangue di chi aveva subito il martirio per la fede,  per conservarle in un luogo di culto e venerarle e per questo atto di devozione  entrambe subirono il martirio.
A loro ricordo venne dunque eretta la primitiva chiesa, dedicata poi alla sola Santa Prassede, mentre a Pudenziana ne venne intolata un’altra sempre in Roma, poco distante dalla precedente.

Una narrazione abbastanza fantastica narra le gesta di Prassede martire. Pare che Pastore, un prete romano, abbia raccontato in una lettera a Timoteo la storia di Pudente, definito "amico degli Apostoli" che si era dedicato con tutte le sue forze alla religione cristiana, istruendo anche le sue figlie e realizzando nella sua casa una chiesa domestica.
Alla sua morte, i quattro figli, due maschi e due femmine, continuarono la sua opera, realizzando con l'approvazione del Papa Pio I un battistero nella chiesa domestica creata dal padre, convertendo molti pagani alla religione cristiana, dedicando la loro vita a questa missione.
Poco dopo Pudenziana morirà in giovanissima età, forse martire e verrà sepolta accanto al padre sulla via Salaria. Anche uno dei fratelli, Novato, morirà ben presto di malattia lasciando i suoi averi alla sorella Prassede ed alla nascente chiesa.

Santa Prassede

Prassede chiede al Papa l'approvazione per costruire una chiesa che verrà intitolata alla sorella Pudenziana e al rinvigorirsi delle persecuzioni, si impegna a nascondere nella sua chiesa domestica molti cristiani che, tuttavia, scoperti e deferiti all'imperatore Antonino Pio, verranno imprigionati e condannati a morte. Prassede provvede al recupero dei corpi ed alla loro sepoltura in terra consacrata, ma anche lei poco dopo morirà martire e verrà sepolta accanto al Padre ed alla sorella.

Nonostante tanti florilegi sulla vita delle due sante, esse sono realmente esistite e vengono menzionate in molti antichi scritti. Nell'817 i corpi di molti martiri delle catacombe vennero traslati in Roma ed anche quelli delle due sante: Pudenzianaaccanto al padre, in una chiesa dapprima intitolata a Pudente e Prassede in una chiesa a lei consacrata dove vengono venerate molte reliquie di altri martiri di quell'epoca.

Le due sante vengono ricordate il 21 luglio (s. Prassede) ed il 19 maggio (Santa Pudenziana).

Preghiera a Santa Prassede

O gloriosissima Vergine s. Prassede,
voi che foste discepola del Principe degli Apostoli, capitato nella vostra casa,
che fin dai più teneri anni vedeste cadere intrepidi sotto la spada del carnefici
 i seguaci più illustri della fede di Gesù Cristo,
che ne raccoglieste le preziose reliquie ed il sangue scaturito dalle loro vene,
per arricchirne la stessa Vostra casa convertita in sacro tempio,
venite, Vi prego, in aiuto della santa Chiesa,
a cui oggi si muove una guerra non meno empia e furibonda,
ed ispirate a noi quei sentimenti di fede e di carità che ardevano nel Vostro cuore.

Volgete uno sguardo benigno alla Vostra Roma
e conservatele pura quella Fede che ne è stata sempre il più bel vanto.
Affrettate alla Chiesa ed al suo Pontefice
quel trionfo che è il sospiro di tanti cuori.

Così sia


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SANTE IRENE, AGAPE E CHIONA


I nomi greci di queste tre sante, nate appunto in quella terra, significano Amore (Agape), Pace (Irene) e Neve (Chiona).
La storia di queste tre martiri è davvero avvincente. Sembra che la causa della loro prigionia e della loro morte sia derivante dal fatto che le giovani, appartenenti ad una famiglia pagana di Tessalonica (Salonicco), da poco accostatesi al Cristianesimo, erano fuggite di casa, rifugiandosi su di un monte per vivere una intensa vita di preghiera e leggere i libri delle Sacre Scritture di cui erano venute in possesso e che avevano portato con sè.

In quegli anni (inizi del IV secolo) l'imperatore Diocleziano aveva proibito a chiunque di detenere libri e scritti cristiani, pena la morte. Le tre ragazze vennero sorprese dai soldati mentre, appunto, leggevano i sacri testi e, subito condotte dal governatore, furono condannate a morte. Mentre, però la sentenza contro Agape e Chione venne subito realizzata e le due sorelle arse vive, Irene per il momento fu lasciata ancora in vita, a più riprese consigliata di sconfessare la sua appartenenza a Cristo.
Visti però i suoi dinieghi di abiurare alla fede, venne poi sottoposta a varie pene da cui uscì sempre indenne, ma, infine, due giorni dopo la morte delle sorelle anche lei verrà uccisa, inchiodata ad un palo.

La Chiesa Ortodossa fa memoria delle sante Agape, Chionia e Irene il 16 aprile, il Martirologio Romano le ricorda il 5 aprile.

 

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SANTA RUFINA E SECONDA


Le notizie sulle Sante Rufina e Seconda sono fondate su verità e leggenda variamente intrecciate e difficile è dire dove comincia l'una e dove finisce l'altra.

Secondo le fonti agiografiche le due sante sorelle erano figlie del senatore Asterio che le aveva promesse a due giovani, Armentario e Verino, anch'essi seguaci di Gesù che però, durante la recrudescenza delle persecuzioni contro i cristiani, rinnegarono la loro fede e consigliarono a Rufina e Seconda di fare lo stesso.

Le due ragazze, però, non vollero abiurare e i due promessi sposi le deferirono alle autorità. Avvertite, le due giovani fuggirono ma vennero arrestate e portate dal prefetto Giunio Donato che le fece imprigionare e torturare ma, non ottenendo alcun risultato, le condannò poi a morte.

Rufina e Seconda vennero portate sul luogo del supplizio, poco fuori Roma e là vennero martirizzate, decapitata Rufina e Seconda picchiata selvaggiamente fino alla morte. I loro corpi vennero poi sepolti da una matrona romana nei pressi del loro supplizio.

Le due sante vengono ricordate il 10 luglio.

Preghiera a Santa Rufina e Seconda

O gloriosissime vergini ed inclite martiri di Gesù Cristo,
Rufina e Seconda, noi vi ringraziamo con tutto l'affetto del cuore
delle grazie per mezzo vostro ottenute.

Deh! per quella invitta intrepidezza
con la quale vi serbaste sempre fedeli al vostro Sposo celeste
e tra voi ancor più congiunte coi vincoli della grazia e della carità
che con quelli della natura,
unite sempre più i nostri cuori con Dio e col prossimo;
comunicateci quella fortezza cristiana
che rende superiori ad ogni ostacolo,
fate che, costantemente fedeli agli obblighi del nostro stato
sappiamo vincere noi stessi per venire un giorno
a cantare eternamente le ineffabili misericordie del Cuore di Gesù.

 

 

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SANTA FAUSTINA E SANTA LIBERATA


Santa Liberata

Santa Liberata e la sorella Faustina nacquero vicino Piacenza in un'agiata e potente famiglia. Alla morte della madre esse erano ancora molto giovani e vennero affidate ad un tutore, Marcello, con l'intento di farne due dame degne di contrarre matrimonio con qualche nobile. Ma le due fanciulle volevano dedicarsi solo a Dio e, contrastate dal padre, fuggirono di casa rifugiandosi a Como dove presero i voti monastici seguendo la Regola di san Benedetto.
Diedero vita ed impulso ad un monastero dedicato a S. Giovanni Battista che venne abbandonato solo durante l'invasione napoleonica in Italia.

Su di loro si raccontano vari episodi che fanno parte più della fantasia che della realtà ma stanno ad indicare che il loro culto era molto seguito. Tuttavia santa Liberata venne spesso confusa un'altra santa, santa Wilgefortis, morta martire sulla croce ed infatti così è stata spesso rappresentata nelle figurazioni agiografiche, come vergine e martire. Spesso santi con lo stesso nome sono stati confusi tra loro ma questo non diminuisce certo la misura della loro santità.

Ritornando alla realtà, le due sorelle morirono alla fine del 500 e vennero sepolte nel monastero ma durante le incursioni barbariche i loro corpi vennero trasferiti in Santa Maria a Como e, successivamente, parte delle lloro reliquie vennero affidate alla loro città natale dove si trovano ancor oggi nella chiesa di Sant'Eufemia.
Santa Faustina e Santa Liberata vengono ricordate il 19 gennaio.

Raffigurazione di Santa Liberata Martire

Raffigurazione di Santa Liberata con l'abito benedettino

Più raramente Santa Liberata viene raffigurata assieme alla sorella, oppure con in braccio due neonati segno della sua protezione verso partorienti, neonati e balie.

 

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SANTE FOSCA E MAURA


Di santa Fosca si narra che, proveniente da una famiglia di Sabrata, in Libia, assieme alla balia Maura, si convertì al Cristianesimo, durante il corso del II secolo d.C.. Il padre, pagano, cercò di convincerla ad abiurare ma non ci fu nulla da fare ed egli la deferì al prefetto Quinziano. Dapprima, le due condannate riuscirono, con l'aiuto di un angelo, a sfuggire ai loro persecutori ma poi esse si presentarono spontaneamente alle autorità, venendo così processate, sottoposte a torture ed infine uccise.
Il periodo in cui i fatti sono avvenuti è, presumibilmente, durante la persecuzione di Decio.

I loro resti vennero portati dalla Libia in Italia, nell'isola di Torcello vicino a Venezia, dove in loro onore venne costruita una chiesa. Il loro culto si diffuse dal XII secolo ma soprattutto a livello locale.

Il loro Dies Natali è il 13 febbraio.

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SANTE PERPETUA E FELICITA


Martirio delle Sante Perpetua e Felicita

Le Sante Perpetua e Felicita erano due ragazze cristiane probilmente native dell'attuale Tebourba, in Tunisia, che, attorno al 200, sotto il dominio di Settimio Severo, vennero martirizzate per la loro fede assieme a Saturo, Revocato, Saturnino e Secondino, anch'essi venerati come santi.

Il loro martirio viene ricordato in una memoria latina e in un testo greco "Gli Atti di Perpetua e Felicita" in cui vengono riportate le visioni di Perpetua e di Saturo. La redazione del testo dovrebbe risalire proprio alle stesse martiri poi riveduta e corretta da Tertulliano.

In esse si narra la storia di Perpetua, giovane nobile di Cartagine che venne arrestata - a causa del decreto di Settimio Severo che aveva proibito ai cristiani di professare la loro fede - assieme ad alcuni servi, tra cui Revocato, Saturnino, Secondino e Felicita, quest'ultima in procinto di partorire. Erano tutti catecumeni ma vennero battezzati prima di essere portati in prigione.

Mentre la madre ed il fratello minore di Perpetua erano cristiani, suo padre era pagano e cercò in ogni modo di farle ritrattare la sua professione di fede, ma senza riuscirvi. Anche gli altri non rinunciarono, nonostante i patimenti che avrebbero subito, a professare ardentemente di essere cristiani e vennero tutti condannati ad essere sbranati da belve feroci.

Perpetua durante la prigionia ebbe varie visioni che le indicavano tutte la sua prossima fine e le lotte interiori che avrebbe dovuto combattere. Anche Saturo ebbe alcune visioni che gli fecero intravvedere il regno dei cieli. Felicita, a cui mancava un mese per partorire invece diede quasi subito alla luce la sua bimba che venne adottata da una donna cristana, mentre lei venne avviata al martirio che avvenne di lì a poco. I martiri vennero condotti nell'arena, sottoposti a fustigazione ed abbandonati alle belve feroci.

Perpetua e Felicita ed i loro compagni divennero subito oggetto di culto e le loro reliquie, dapprima conservate in una grande basilica di Cartagine, vennero poi trasferite a Roma e successivamente in Francia, presso l'abbazia di Dèvres eppoi spostate a Vierzon agli inizi del XIX secolo, dove sono tuttora venerate. Santa Perpetua è la patrona di questa città.

La loro festa liturgica ricorre il 7 marzo.

 

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SANTI GIUDA TADDEO E GIACOMO IL MINORE, CUGINI DI GESU'



San Giuda Taddeo

San Giacomo Minore

San Giuda

San Giuda, fratello di Giacomo Apostolo, cugino di Gesù poichè figlio di Alfeo e di Maria di Cleofe, sorella della Vergine Maria, venne detto anche "Taddeo", da "Thad" che vuol dire "dolce, misericordioso, amabile, generoso, magnanimo", oppure "Lebbeo", cioè coraggioso.
Si può dire che sia stato il primo discepolo di Maria e di Gesù, perchè da bambino senz'altro come parente li frequentò entrambi. A causa del nome Giuda, purtroppo, talvolta viene confuso con l'Iscariota e quindi non molto considerato. Derivante da questo bel nome ebraico, una delle 12 Tribù, quella da cui sarebbe poi nato il Messia.
Giuda fu quindi tra i primi ad essere interpellato dal Maestro e si dice che fosse lo sposo delle nozze di Cana a cui, quindi, come parenti, erano invitati anche la Madre e il Figlio. Nei Vangeli, la sua presenza viene sottolineata solo una volta, nell'ultima Cena, quando gli domanda: "Signore, che cosa è avvenuto, che tu debba manifestarti a noi e non al mondo?".
E Gesù gli risponde: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà e verremo a lui, e faremo una cosa sola".
Di lui abbiamo una Lettera in cui accusa chi semina discordia, che lui definisce ""nuvole senza acqua, portate qua e là dai venti; alberi d'autunno, senza frutto, onde furiose del mare, che spumano le proprie turpitudini. astri erranti, ai quali sono serbate in eterno le tenebre più profonde".
Sicuramente seguì Gesù senza reticenze per tutta la vita, impegnandosi a divulgare il Verbo, non solo in Patria ma anche in Mesopotamia o in Libia e infine in Persia, dove sembra si sia ricongiunto con l'Apostolo Simone e dove entrambi sarebbero stati martirizzati.
Vengono ricordati dalla chiesa il 28 Ottobre e san Giuda è considerato il Patrono delle cause senza speranza.

Preghiera a San Giuda Taddeo 

O San Giuda Taddeo, apostolo e parente di Gesù, che hai dato la vita per il Signore!
Il nome del traditore è causa che molti ti dimentichino ma la Chiesa ti onora ed invoca universalmente come protettore dei casi più disperati, degli affari senza rimedio.
Intercedi per me che sono tanto miserabile; fà uso, te ne supplico, di quel particolare privilegio a te concesso di portare visibile ed immediato aiuto dove l'aiuto è quasi impossibile...
Vieni in mio soccorso in questa grande necessità così che io possa ricevere il conforto e la protezione del Cielo in tutte le mie tribolazioni, sofferenze ed angosce, particolarmente... (esprimere la propria necessità), e possa ringraziare il Signore con Te per tutta l'eternità.
Ti prometto, o San Giuda, di essere sempre riconoscente di questo grande favore e non cesserò mai di venerarti come mio speciale e potente protettore e di fare quanto sarà in mio potere per incoraggiare la devozione verso di Te.
Amen 

 

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San Giacomo "Il Minore"

Di San Giacomo, detto il Minore - per distinguerlo dal fratello di Giovanni chiamato il Maggiore - o anche "Il Giusto", nel Vangelo non si dice nulla, tranne che viene annoverato tra i 12 e che era cugino di Gesù, essendo anch'egli come Giuda Taddeo figlio di Alfeo, nato probabilmente a Cana. Dagli Atti degli Apostoli, invece, sappiamo che nella chiesa di Gerusalemme occupava un posto di primo piano, anche per la parentela con il Maestro, tanto che probabilmente ne diventò Vescovo, dopo l'uccisione di Giacomo il Maggiore.
Di San Giacomo possiamo leggere una Lettera, indirizzata a tutti i cristiani, che esorta con forza alla fede; tuttavia essa da sola non basta, è necessaria anche l'operato che si deve svolgere con umiltà, pazienza e carità.
Pietro, dopo la liberazione dal carcere lo investirà con la sua autorità del il compito di portare la Parola ai neoconvertiti e sarà accanto a lui nel primo Concilio di Gerusalemme, tenutosi attorno al 50 d.C., per parlare sull'ecumenismo della Chiesa. Ebbe poi contatti con San Paolo che lo cita nella sua lettera ai Galati dicendo: «Degli Apostoli non vidi nessun altro se non Giacomo, il fratello del Signore».
Secondo la tradizione sarebbe stato condannato alla lapidazione dai sacerdoti del Tempio attorno al 62 ed il suo sepolcro si trova quindi a Gerusalemme, mentre la sua testa viene venerata nel Duomo di Ancona.
La sua festa liturgica viene celebrata dalla chiesa, insieme a quella di San Filippo, il 3 maggio.



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SANTE DEGNA ED EMERITA


Le due sante erano ricordate nel Martirologio Geronimiano e successivamente in quello Romano.
La loro morte avvenne probabilmente sotto gli imperatori Massimiano e Gallieno e le loro reliquie sono conservate a Roma nella chiesa di s. Marcello al Corso.

 

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SANTI VALENTINO E ILARIO MARTIRI

 

 


Di essi si sa poco ma probabilmente Valentino era un prete ed Ilario un diacono. I due santi martiri di Viterbo vennero uccisi per la loro appartenenza al Cristianesimo, probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano.
I loro corpi, dapprima trasportati nell'abbazia di Farfa, vennero poi riportati a Viterbo dove sono tuttora conservati.

 

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SANTE RUSTICIANA, GALLA E PROBA


Erano figlie di Aurelio Memmio Simmaco, consigliere di Teodorico.
Rusticiana era andata in sposa a Severino Boezio, senatore e consigliere del re e da lui ebbe due figli che successivamente diventeranno consoli.
Coadiuvando Teodorico, Boezio cercò di diffondere tra i Goti la cultura romana ed anche il Cristianesimo. Tuttavia, il re lo accusò ingiustamente e lo sollevò dall'incarico, esiliandolo a Pavia dove poi venne ucciso nel 24. L'anno seguente Teodorico si accanì contro Simmaco, accusandolo di tradimento, facendo uccidere anche lui.
Anche Galla aveva sposato un giovane patrizio che però morì dopo un anno appena. Ella, allora, dedicò la sua vita a Dio, alle opere di carità e alla preghiera. Ebbe molti segni divini, tra cui un'apparizione della Madonna.
La terza sorella, Proba, sin dalla prima giovinezza si era dedicata interamente alla vita religiosa.
Vengono ricordate liturgicamente il 23 ottobre.

 

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SANTI DONAZIANO E ROGAZIANO


Fratelli di sangue, i due santi vennero martirizzati in giovane età a Nantes, città di cui sono i protettori.
Dei due solo Donaziano era stato battezzato mentre Rogaziano era ancora catecumeno, ma entrambi vennero catturati e condannati a morte. Il culto dei due santi è ancora molto vivo in tutta la Francia.
Vengono ricordati il 24 maggio.

 


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SANTI QUIRICO E GIULITTA


Erano madre e figlio e vivevano ad Iconio (odierna Turchia).
Durante la persecuzione di Diocleziano, avendo abbracciato la fede cristiana Giulitta, temendo per la vita del figlioletto di poco più di tre anni, fuggì dalla sua città natale ma venne catturata sulla strada di Tarso, imprigionata e torturata dinanzi al governatore Alessandro affinchè abiurasse la sua fede.
Pur nei tormenti ella temeva solo per suo figlio che, nonostante la giovanissima età, quasi miracolosamente e compitamente, affermò anch'egli d'essere cristiano.
A quel dire il governatore prese il bambino e lo uccise sotto gli occhi della madre che, purtuttavia, continuò a pregare Dio. Giulitta venne infine decapitata.
Parte delle loro reliquie arrivarono a Roma dove in loro onore venne innalzata una chiesa ma il loro culto è molto diffuso anche in Oriente.

 

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SANTA FELICITA E I SUOI 7 FIGLI




Santa Felicita e Figli

La storia di Santa Felicita e dei suoi sette figli - detti anche "Santi Sette Fratelli o Frati" è stata molto dibattuta poichè si credeva fosse solo una trasposizione letteraria della vicenda dei Sette fratelli Maccabei narrata dall'Antico Testamento.
Si hanno invece prove certe dell'esistenza di questa famiglia, visto che verso la metà del IV secolo papa Bonifacio I fece erigere una chiesa a lei intitolata sulla Salaria nuova, a Roma, nel gruppo cimiteriale - chiamato appunto di Santa Felicita o Massimo - dov'era sepolta la santa.
Alla fine del VIII secolo, poi Papa Leone III traslò i corpi di Felicita e Silvano in Santa Susanna dove ancora si troverebbero all’interno dell’altare della cripta. Probabilmente una parte del corpo della santa si trova in S. Marcello, a Roma.
Santa Felicita era molto venerata nella capitale italiana, come protettrice delle donne in genere ed in particolare dalle donne che desideravano figli.
La vedova Felicita, appartenente ad una facoltosa famiglia romana, si occupava dei suoi figli ed era dedita a pie pratiche così come le dettava la sua appartenenza a Cristo. Proprio a causa del fatto ch'era cristiana venne imprigionata ma alle richieste del prefetto Publio di abiurare, ella rispose negativamente. Il giorno dopo, egli fece comparire in tribunale tutti i suoi figli a cui, uno alla volta, venne richiesto di abbandonare la vera fede. Essi rifiutarono fermamente e così vennero tutti uccisi, seguiti poi dalla madre.

San Silvano (o Silano) sarebbe uno dei 7 figli di Felicita che vennero martirizzati in massa.
Gli altri fratelli sono: Alessandro, Gennaro, Vitale, Marziale, Filippo, Felice e vennero sepolti in località differenti: Gennaro venne inumato nel Cimitero di Pretestato, Felice e Filippo nel cimitero di Priscilla, Alessandro, Vitale e Marziale nel cimitero dei Giordani. I resti di Gennaro, Felice, Filippo e Silano sono anche a S. Marcello al Corso, sotto l’altare di S. Paolo, mentre altre reliquie di Felice e Vitale a S. Nicola dei Lorenesi ed altre ancora nelle chiese di S. Cecilia e Ss. Pietro e Marcellino.

I 7 fratelli vengono ricordati il 10 luglio mentre Felicita il 23 novembre.



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SANTI MARTIRI CUONO ( O CONONE) E FIGLIO (CONELLO)


I santi Cuono (o Conone) e Conello, padre e figlio, sono molto venerati ad Acerra di cui sono i protettori. In questa città sono conservate alcune loro reliquie ed in loro onore venne eretta una chiesa.
Pare che il padre fosse un ingegnere idraulico, quindi di condizione agiata se non ricca che viveva in Iconio (Asia minore), che era cristiano e così pure il figlio. Conone era rimasto presto vedovo ed aveva abbracciato la vita monastica, ed il figlio Conello ne aveva seguito le orme, diventando Diacono del folto gruppo di cristiani della città.
L'imperatore Cesare Domiziano Augusto Germanico, si accanì contro di loro e i due vennero torturati e messi a morte verso la fine del II secolo.




Preghiera ai Santi Cuono e Conello

O gloriosissimi Martiri Conone e figlio, nostri possenti Avvocati e Protettori, Voi che formate l'ornamento e la gloria della nostra religione cattolica romana, pregate incessantemente per la sua pace ed incolumità; perchè si convertino al Signore delle Misericordie tutti i peccatori ed i nemici della sua chiesa, affinchè si faccia un solo ovile ed un solo pastore.
E, grazie alla vostra potente intercessione fate che Dio ci sia sempre propizio. Soprattutto vi chiediamo di impetrarci le grazie necessarie per salvare le nostre anime e con voi godere Iddio eternamente nel cielo.

 

 

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SANTI IPPOLITO, PAOLINA, ADRIA, MARIA E NEONE


Alcune reliquie di questi martiri sono venerate nella chiesa di Sant'Agata detti de' Goti e poi de caballo, perché situata verso "MonteCavallo" nella Suburra e successivamente denominata alla Suburra. Nella chiesa vi è un'iscrizione che ricorda appunto la traslazione dal cimitero di S. Callisto dei corpi di Ippolito, della sorella Paolina e del marito Adria e dei loro figli Neone e Maria.
Nel cimitero di S. Callisto, infatti, è ancora presente una lapide in cui sono ricordati i santi Martiri Greci: Eusebio prete, Marcello Diacono, Massimo, Martana, Aurelia ed i suddetti martiri, tutti perseguitati ed uccisi durante la persecuzione di Valeriano.

Publio Licinio Valeriano fu imperatore dal 253 al 260. Egli mandò un manipolo di soldati ad arrestare la famiglia di Ippolito dichiaratamente cristiana assieme al sacerdote Eusebio e al diacono Marcello. Interrogati, i prigionieri risposero sempre coerentemente con la loro fede, rifiutando di sacrificare ai falsi dei. Vennero sottoposti a numerosi tormenti e la prima a morire fu Paolina. Eusebio e Marcello vennero condannati alla decapitazione e i loro corpi gettati all'aperto, raccolti e seppelliti sulla Via Appia.
Dopo molti tormenti vennero uccisi Neone e Maria ed i loro corpi, raccolti da alcuni fedeli, sepolti all'Arenario. Ippolito ed Adria, vennero invece portati prima al Circo Flaminio dove vennero torturati eppoi ancora al ponte di Antonino dove morirono. I loro corpi vennero anch'essi sepolti all'Arenario.

Questi martiri vengono ricordati il 2 dicembre.

 

Preghiera composta da sua Emin. Card. Schuster per i santi Martiri Greci venerati a Roma nella Diaconia di sant'Agata dei Goti o della Suburra

O Signore che i dolci vincoli domestici che univano i santi Ippolito, Adria, Paolina, Maria e Neone voleste sublimare con la gloria d'un simultaneo martirio, concedi ai tuoi fedeli che venerandone le Sacre spoglie mortali possano altresì imitarne gli esempi.
Siano innocenti i fanciulli al pari di Neone, siano eucaristicamente pure le giovinette al pari di sua sorella Maria, siano forti nelle fede le madri ad esempio di Paolina, siano i genitori e i fratelli concordi nel divino servizio ad imitazione di Ippolito e Adria, di guisa che le famiglie cristiane riflettano l'esempio delle virtù ineffabili della Santa Famiglia Nazarena, ed in cielo ne conseguano il consorzio di gloria.
Per Cristo nostro signore, Amen.

 



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SANT'ELENA E SAN COSTANTINO


SAN COSTANTINO

La sua fama è legata alla sua politica nei confronti della religione cristiana, a cui garantì libertà di culto, con l'editto del 313 e alla leggenda della sua visione che gli suggerì di issare i vessilli con il segno di Cristo (In hoc Signo Vincit).

Intervenne come "Vescovo all'esterno" nella controversia ariana e convocò il Concilio di Nicea, costruì grandi Basiliche a Roma, come s. Pietro e s. Giovanni, da lui donata al Vescovo di Roma, che ne fece la sua residenza sino alla fine del Medio Evo.
Di certo, egli rimase semplice catecumeno sino alla fine dei suoi giorni e fu battezzato solo poco prima di morire.

Il ricordo di Costantino, è indissolubile da quello di SANT'ELENA, tanto che la chiesa Orientale li ricorda insieme il 21/5.

Nella chiesa Occidentale, Elena è considerata Santa a tutti gli effetti e ricordata nel Martirologio Romano il 18/8.
Nata a Bitinia, divenne concubina - una situazione "normale" in quel periodo - di Costanzo Cloro e madre di Costantino. Allontanata dalla corte, solo nel 320 le venne concesso il titolo di "Augusta".
Nel frattempo, convertitasi al Cristianesimo, aveva fornito i mezzi per la costruzione di molte chiese in Roma e di una cappella che diventò poi la Basilica di S. Croce in Gerusalemme, in cui sono state raccolte molte reliquie della Passione, tra cui quelle della Santa Croce, che Elena aveva ritrovato in Palestina, dove si era recata in pellegrinaggio e dove morì. Venne poi sepolta proprio in questa chiesa.

PREGHIERA A SANT'ELENA

Per la premura che voi aveste di trarre dalle rovine in cui stava nascosta
la santa Croce di Gesù Cristo,
e per lo strepitoso miracolo dell'immediato e perfetto risanamento di un moribondo
con cui il Cielo benedisse i vostri desideri,
perchè si distinguesse da tutti gli altri
il legno della comune Redenzione,
impetrateci, o incomparabile Sant'Elena,
di non gloriarci mai d'altro che della Croce di Gesù Cristo
e di portare con santa rassegnazione la croce dei nostri patimenti.

 

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SANTA MONICA E SANT'AGOSTINO


Agostino nasce a Tagaste, in Africa, il 13 novembre del 354 da genitori cristiani ed allevato secondo i criteri della fede. Gli venne fornita una notevole istruzione in lettere profane e quindi insegnò dapprima grammatica e poi retorica a Cartagine, a Roma e a Milano. L'incontro con sant'Ambrogio in questa città fu per lui decisivo poichè in passato aveva avuto contatti con i manichei, un gruppo di eretici. In breve però egli si avviò sulla strada giusta ed il suo più grande desiderio fu quello di ricevere il Battesimo. Decise quindi di servire Dio con tutto il suo essere.
Sua madre Monica che aveva tanto pregato per la sua conversione fu esaudita.
Agostino tornò nel suo paese natale per convertire altri alla sequela di Cristo e dopo aver lasciato tutti i suoi beni ai poveri, si dedicò ad una vita monastica con digiuni, preghiere, opere di carità, meditando e scrivendo quanto sentiva nel suo animo.
San Valerio Vescovo di Ippona lo nominò sacerdote a furor di popolo e gli affidò l'incarico di predicare soprattutto contro l'eresia manichea ma anche contro i donatisti e i pagani. Egli insegnava e predicava ovunque si trovasse, scrivendo numerose lettere e libri. Successivamente, il Vescovo di Ippona ormai anziano, lo fece nominare Vescovo ancora lui vivente. Agostino non avrebbe voluto ma il popolo l'acclamò a gran voce ed egli dovette acconsentire.
Diventato Vescovo, Agostino si diede con ancor maggior entusiasmo alla predicazione, cercando di redimere quanti più peccatori potesse, scrivendo molte lettere, esortando ed ammonendo gli eretici, soprattutto i donatisti che erano i più violenti. Molti di essi si distaccarono dall'eresia e tornarono al vero ovile ma vennero perseguitati.
Intanto ad Ippona vennero ordinati molti sacerdoti cresciuti sotto l'esempio di Agostino, destinati non solo alla chiesa d'Africa ma anche ad altre regioni dove si innalzavano monasteri e chiese. Agostino però venne preso di mira da alcuni eretici che cercarono di ucciderlo, tuttavia riuscì sempre a salvarsi dalle insidie che questi gli tendevano, mentre alcuni dei suoi seguaci vennero ridotti a malpartito.
Scrisse molte prediche, lettere e libri che rimangono pietre miliari nella storia del Cristianesimo, effettuando, poco prima della sua morte, un'attenta revisione dei suoi scritti per evitare ogni difformità dalla fede e purtuttavia alla sua morte lasciò alcune opere incompiute.
Con la discesa dei Vandali purtroppo le popolazioni, laici e sacerdoti, vennero messe a dura prova con torture, disagi e povertà, distrutte le opere, distrutte le vite ed anche Ippona alla fine venne posta sotto saccheggio. Agostino non voleva lasciare la sua chiesa e così consigliava agli altri presbiteri che chiedevano il suo consiglio.
Caduto ammalato, continuò comunque ad esortare i suoi fratelli e tutti coloro che chiedevano un suo parere, passò i suoi ultimi giorni in preghiera ed infine rese l'anima a Dio con obbedienza come aveva fatto per i suoi 40 anni di sacerdozio.

Santa Monica, sua madre, nata a Tagaste nel 332, era una donna colta e profondamente cristiana. Riuscì a convertire il suo sposo Patrizio al cristianesimo e, rimasta vedova a 39 anni, si occupò della sua famiglia e dopo molte intercessioni riuscì a vedere il suo amato Agostino, con cui aveva frequenti colloqui spirituali, rinnegare le eresie a cui si era legato in gioventù ed abbracciare definitivamente la religione cristiana. Morì ad Ostia dove stava attendendo una nave per rientrare in patria.

Viene ricordata il 27 agosto mentre sant'Agostino viene festeggiato il 28 agosto.

Preghiera a sant'Agostino


O preziosa conquista delle preghiere e delle lacrime di S. Monica, o prodigio ammirabile della grazia divina, inclito S. Agostino che dal lavacro della rigenerazione sorgeste a guisa di fulgidissimo sole ad illuminare il mondo coi raggi della vostra incomparabile sapienza, a ravvivare negli uomini le fiamme della carità… 
Noi ci prostriamo  dinanzi a voi pregandovi di voler essere nostro benigno intercessore presso il trono della divina Clemenza.
Lo splendore delle vostre virtù, i grandi meriti di cui vi arricchiste su questa terra, i doni eccelsi di cui foste favorito dal cielo, lo zelo instancabile, onde tante fatiche e tanti travagli sosteneste per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, ci sono di argomento più che certo del vostro valevole patrocinio nei nostri pressanti bisogni.
Volgete dunque, o grande Santo, uno sguardo sulla chiesa di Dio  tanto perfidamente combattuta dai suoi nemici, sulla società sconvolta da insane ed empie dottrine e sopra di noi esposti a tanti pericoli e accorrete in nostro aiuto!
Muovetevi a pietà di noi, o glorioso S. Agostino e fate sì che per vostra intercessione Dio, che vi trasse dal profondo abisso delle vostre miserie, colmandovi di tante grazie e di tanta gloria, salvi pure noi da tutti gli assalti delle potenze infernali che desiderano la nostra rovina spirituale, renda alla chiesa ed al suo Capo la libertà e la pace; riconduca sul retto sentiero i traviati e restituisca alla grazia i peccatori, affinché così tutti uniti coi vincoli di una stessa fede, di una stessa speranza e carità, passiamo un giorno da questo misero esilio a glorificarlo insieme a voi nel cielo.
Così sia.

PREGHIERA DI UNA MADRE PER LA FEDE DI UN FIGLIO CON L'INTERCESSIONE DI SANTA MONICA

Signore, che ti prendi cura di ciascuno di noi
come se fosse l'unico e di tutti come di ciascuno,
sono qui davanti a Te
col cuore pieno di trepidazione e di speranza.

Tu che nell'eternità della Tua misericordia
accetti d'indebitarti con noi
proprio col debito del perdono,
volgi il Tuo sguardo d'indulgente attenzione
verso mio figlio che fatica
nel suo cammino di Fede.

Un giorno conducesti alla Fede e alla santità
un uomo che aveva vagato lontano da Te,
quel figlio di tante lacrime che fu Agostino,
conquistato dalla preghiera tenace e fiduciosa
di sua madre Monica.

E' a lei Signore, a S. Monica
ed alla sua intercessione,
che ora affido la mia pena e la mia preghiera,
che le sue lacrime di fede
ottengano anche per mio figlio
il ritorno ad una fede viva ed operosa,
perchè si realizzi in lui quell'ideale
di uomo cristiano che con fatica,
ma con tutto l'impegno della mia povera testimonianza,
ho cercato di costruire
negli anni della sua educazione.

Amen

 

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SANTI CIRILLO E METODIO

Fratelli di sangue, dal 1999 Compatroni d'Europa, nati a Tessalonica, i due santi diffusero il Cristianesimo nel mondo slavo, apprendendo la lingua delle popolazioni, traducendo i testi sacri, ma soprattutto creando le basi per una nuova lingua, un nuovo alfabeto che sarà alla base di quello cirillico, ancora in uso tutt'oggi. Tutto ciò avvenne anche grazie al supporto del principe di Moravia San Rotislavo, poi martirizzato.
Questà novità, tuttavia, non venne del tutto recepita come ortodossa ed i due santi vennero accusati di scisma ed eresia e dovettero interrompere la loro opera di evangelizzazione, trasferendosi a Roma dove però il Papa, Adriano II, li accolse cordialmente.
Cirillo morì proprio a Roma nell'869, mentre il fratello divenne arcivescovo della Pannonia, continuando la sua opera di evangelizzazione presso i popoli slavi. Morì a Velehrad nell'885.
Vengono ricordati liturgicamente il 14 febbraio.

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SAN PAOLO MIKI, GIOVANNI SOAN DE GOTO, GIACOMO KISAI, MARTIRI GIAPPONESI

 

Si tratta di un gruppo di missionari giapponesi della Compagnia di Gesù:

San Paolo Miki, (1556 ca - 5/2/1597), nato vicino a Kyoto da una famiglia nobile giapponese, venne battezzato da piccolo e raggiunta la maggiore età entrò come novizio nell'Ordine dei Gesuiti ma, mancando in giappone la figura di un Vescovo non potè essere ordinato sacerdote.
Divenne quindi missionario tra il suo popolo, avvicinando gente di ogni ceto e predicando in modo efficacepoichè al momento la diffusione del cristianesimo in Giappone aveva l'approvazione delle autorità locali, ma nel 1587 lo Shogun che governava la regione emanò un decreto di espulsione per tutti gli occidentali ed i missionari stranieri. Successivamente la situazione si inasprì e gli occidentali, per lo più religiosi, vennero fatti segno di una vera e propria caccia.
Alla fine del 1596 Paolo Miki e i suoi due compagni, Giacomo Kisai e Giovanni Soan de Goto, nonchè altri missionari francescani, dei teriziari francescani, catechisti e chierichetti vennero arrestati.

Egli restò sempre calmo e coraggioso pur nella sofferenza, aiutando gli altri a non perdere la fede, benchè sottoposti a dure prove ed infine crocifissi sulle colline nei pressi di Nagasaki, nel 1597, perdonando ai suoi nemici la crudele morte che gli stavano infliggendo.

I tre gesuiti sono stati beatificati da Papa Urbano VIII nel 1627 e Pio IX li ha canonizzati nel 1862. Vengono ricordati il 6 febbraio

 

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SANTI PROSPERO E FORTUNATO



San Prospero, vescovo di Tarragona del V secolo, volendo recarsi nella città del Papa, si diresse a piedi come pellegrino alla volta di Roma, affrontando un viaggio di molti mesi che però si interruppe quando il santo, oltremodo stanco, fermatosi a riposare in una località tra Recco e Camogli - di cui diventò compatrono - morì nel sonno. Venne subito venerato come santo.
San Fortunato, invece, venne acclamato a furor di popolo patrono dei pescatori di Camogli, quando gli abitanti della città, richiesero al Papa le spoglie di un santo martire da venerare quale protettore. Il Papa acconsentì alla loro richiesta, donando loro le spoglie di un martire romano a cui venne dato il nome di Fortunato.

 

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SANTI VALERIANO, TIBURZIO E CECILIA

 

Santa Cecilia è una santa ben nota la cui Passio risale però al V secolo. Di lei si dice che andò in sposa ad un pagano, Valeriano a cui la giovane rivela di aver votato la sua vita a Cristo e di essere protetta da un angelo del Signore. Al suo sposo ella consiglia di dedicare anche lui la vita a Dio, purificando la sua anima. Il giovane, dopo un primo disappunto, tuttavia, conviene di seguire la sua sposa nel camino di fede e si mette in contatto con il Papa Urbano che spesso si reca sulla via Appia e che gli indica il cammino di fede da seguire. Successivamente verrà da lui battezzato ed in seguito gli condurrà anche suo fratello Tiburzio anche lui catecumeno.

I due fratelli svolgeranno insieme il pietoso lavoro di dar sepoltura ai tanti martiri condannati a morte da Turcio Almachio, Prefetto di Roma, convertendo con la loro fede tante persone, tra cui un funzionario di nome Massimo. Dal Prefetto, su istigazione di un suo assessore, verranno anch'essi condannati a morte e decapitati sull'Appia, al Quarto miglio, seguiti successivamente anche da Massimo che da Cecilia verrà sepolto assieme al marito ed al cognato.

Almachio, desideroso di incamerare i beni dei due fratelli, convoca Cecilia, la interroga e la condanna a morte per immersione in un liquido bollente da cui però ella uscirà indenne. Sottoposta poi al taglio della testa per tre volte, Cecilia riuscirà illesa e continuerà a sopravvivere per tre giorni entro cui riuscirà a dare tutti i suoi beni ai poveri, chiedendo al Papa Urbano di accettare la sua casa per adibirla a chiesa. Papa Urbano, dopo la sua morte, seppellirà Cecilia. Il fatto che fosse coeva di Papa Urbano fa risalire il martirio di santa Cecilia tra gli anni 220-230 circa.

Questo è quanto riporta la Passio che non fa alcun riferimento alla musica di cui santa Cecilia viene ricordata come protettrice. Questa attribuzione sembra risultare dalla Passio in cui si racconta che Cecilia "cantava in cuor suo lodi al Signore".

Santa Cecilia viene ricordata il 22 novembre.

 

 

PREGHIERA A SANTA CECILIA



O Santa Cecilia,
che hai cantato con la tua vita e il tuo martirio,
le lodi del Signore e sei venerata nella Chiesa,
quale patrona della musica e del canto,
aiutaci a testimoniare,
con la nostra voce e con la voce dei nostri strumenti,
quella gioia del cuore
che viene dal fare sempre la volontà di Dio
e dal vivere con coerenza il nostro ideale cristiano.
Aiutaci ad animare in modo degno la santa Liturgia,
da cui sgorga la vita della Chiesa,
consapevoli dell’importanza del nostro servizio.
Ti doniamo le fatiche ed anche le gioie del nostro impegno,
perché tu le ponga nelle mani di Maria Santissima,
come canto armonioso di amore per Suo Figlio Gesù.
Amen.

 

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SS. AGATANGELO E CASSIANO

 

Agatangelo Noury e Cassiano Vaz Lopez Netto, nati in Francia, l'uno a Vendome il 31 luglio 1598 e l'altro a Nantes il 14 gennaio 1607, entrambi cappuccini, vennero inviati come missionari prima in Egitto, per cercare di riunire la Chiesa Copta a quella Romana, poi nel 1638 mandati in Etiopia e giunti a Deborech sull'altipiano eritreo vengono imprigionati e deportati a Gondar - vengono infatti chiamati anche Martiri di Gondar - dove vengono sommariamente processati econdannati all'impiccagione che poi viene trasformata in lapidazione. (1638).
Agatangelo aveva iniziato il noviziato a Mans nel 1618 eppoi si trasferì a Poitiers per coninuare gli studi. successivamente, a rennes studia teologia e nel 1625 viene ordinato sacerdote. Nel 1628 viene inviato nelle missioni e nel 1629 giunge ad aleppo. Nel 1633 viene trasferito in Egitto dove incontrerà P. Cassiano che era stato ordinato sacerdote nel 1623.

Vengono definiti anche come Martiri di Gondar
Vengono ricordati il 7 agosto.

 

PREGHIERA DEL BEATO AGATANGELO

Per l'amore di Gesú crocifisso e della sua santa Madre, che il fuoco del vostro zelo s'infiammi contro questi enormi scandali.
Da parte mia, non sarò responsabile al tribunale di Cristo, che ci giudicherà tutti, e Lo prego con amore di chiamarmi ora tra i buoni e fedeli servitori che si saranno impegnati con fervore al suo servizio.

(b. Agatangelo da Vendôme)

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 SANTI VITALE, VALERIA, GERVASIO e PROTASIO


Questo gruppo di martiri sarebbe composto da Vitale, i cui resti mortali vennero ritrovati da sant'Ambrogio assieme a quelli di Agricola a Bologna, e Gervasio e Protasio, sempre da lui scoperti a Milano nel 396. Ad essi venne aggiunta tempo dopo anche Valeria, moglie di Vitale e madre di Gervasio e Protasio.

Le prime notizie di Valeria e Vitale sono risalenti appunto al periodo relativo alla scoperta dei corpi di Gervasio e Protasio, vissuti e martirizzati nel III secolo.
Vitale era ufficiale della scorta del giudice Paolino da Milano a Ravenna. Sarà presente, con esortazioni ed incoraggiamenti, al martirio di Ursicino, condannato a morte per la sua appartenenza al Cristianesimo. Dopo la sua morte, Vitale stesso comporrà il corpo in una tomba di Ravenna. Anche lui però, verrà preso e torturato per condurlo all'abiura della fede ma al suo fermo diniego verrà sepolto vivo in una fossa.
Valeria sua moglie avrebbe voluto seppellire il marito in Milano ma consigliata di fuggire, lungo il viaggio aveva incontrato alcuni pagani che decisi a farla sacrificare agli idoli, al suo rifiuto la maltrattarono e la ferirono mortalmente, tanto che al suo arrivo a Milano, quasi subito ella morirà
Gervasio e Protasio, i due giovani figli, dopo aver venduto tutte le loro ricchezze, si dedicheranno ad una vita di preghiera e di contemplazione ma anch'essi successivamente verranno martirizzati a causa della loro fede.

Questa storia che sembra fantastica ha invece dei riscontri reali poichè questi santi sono da sempre venerati sia a Ravenna - dove vi sono due splendide basiliche arricchite di mosaici preziosi ed unici nel loro genere, una intitolata proprio a san Vitale, l'altra dedicata a S. Apollinare - sia a Milano.

La loro festa viene ricordata il 28 aprile.

 

Traslazione dei corpi dei Santi Gervasio e Protasio


 

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SANTI MARTIRI SCILLITANI

 

Si tratta di un folto gruppo di martiri di Scilli - ora Tunisia - tra cui si ricordano Gennara, Generosa, Vestia, Donata, Seconda, Sperato, Cittino, Veturio e Felice.
Poichè cristiani venne deferiti al proconsole Saturnino, che li fece portare a Cartagine dove, essendosi rifiutati di onorare l'imperatore, vennero decapitati, così come compare negli Atti del loro martirio.
Vengono ricordati il 17 Luglio.

 

 

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SANTI AGAPIO E SECONDINO VESCOVI

Vescovi di due cittadine africane, fanno parte di un folto gruppo di martiri tra cui si ricordano Antonia, Emiliano e Tertulla ed altri che vennero martirizzati a Lambesa sotto Valeriano.
Ad essi erano stati anche accomunati i Ss. Mariano diacono e Giacomo lettore.
La loro fine venne descritta da un loro compagno di prigionia che, scampato al martirio, ne narrò la storia.
I due Vescovi richiamati dall'esilio a cui li aveva sottoposti Valeriano col primo editto del 257, furono però arrestati dopo il secondo editto del 258 che prevedeva la morte dei consacrati.
Agapio, che aveva in custodia due fanciulle, Tertulla e Antonia, pregava affinchè esse venissero salvate dal martirio, come poi avvenne.
Gli altri reclusi, invece, vennero uccisi il 4 maggio assieme a molti altri cristiani.
Due giorni dopo vennero suppliziati anche Mariano diacono e Giacomo, lettore ed infatti essi vengono ricordati liturgicamente il 6 maggio.

 

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SANTA SOFIA E TRE FIGLIE

 

Santa Sofia (o Sonia) è una martire del II secolo venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.

Secondo la tradizione Sofia era madre di tre figlie, chiamate Pistis, Elpis, Agape.
Traducendo in italiano questi nomi di origine greca, si può dire che la madre si chiamasse Sapienza e le figlie si chiamassero Fede, Speranza e Carità. Questo ha fatto nascere in alcuni studiosi il sospetto che non siano figure storiche, ma allegoriche; tuttavia le testimonianze del culto sono molto antiche.

Sofia subì il martirio a Roma sotto l'imperatore Traiano; anche le figlie ebbero la stessa sorte della madre.Sembra che siano sepolte a roma, sulla via Aurelia, nelle catacombe di san Pancrazio.

PREGHIERA A SANTA SOFIA

O gloriosa S. Sofia, specchio delle madri cristiane, colonna di fortezza, operatrice di tanti miracoli, Voi che fra le tenebre del paganesimo rifulgeste come sole scintillante per le vostre virtù, e sfidando il furore del tiranno, nella stessa Roma dei Cesari apertamente professaste la fede di Gesù Cristo,
Voi, che, novella madre dei Maccabei, sosteneste il coraggio delle vostre tenere figliuole Fede, Speranza e Carità fra gli strazii del più crudele martirio, piegate i vostri occhi pietosi su di noi, vostri devoti in lacrime e in questi tempi d'indifferentismo religioso fate che la Fede, la Speranza e la Carità siano sempre le tre fulgide stelle che illuminino la nostra anima.
Affinché imitando le vostre sante virtù, possiamo sperimentare, in vita e in morte, la vostra protezione. Così sia.

 

 


Per altre notizie vedere in Religiosità:

- Sui Santi Cosma e Damiano - Iconografia dei Santi Rocco, Cosma e Damiano

- Su santa Scolastica e San Benedetto vedere in Santi Fondatori e Sante Fondatrici

 

- per altre notizie sui Santi Martiri Fratelli nella Fede, vedere in Piccoli Martiri
- I Santi Innocenti - Santa Emerenziana e Santa Agnese - San Tommaso Crsaki, S. Antonio da Nagasaki e S. Lodovico Ibarki - I Martiri dell'Uganda

Per notizie sui Santi Cirillo e Metodio vedere in Collaborazioni:- Santi bulgari di Fabio Arduino

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