COLLABORAZIONI
                    In questo Settore vengono riportate notizie 
                      e immagini fornite da altri redattori. Nello specifico, 
                      i testi sono stati realizzati da Fabio Arduino, 
                      che ha trasmesso anche le foto, mentre la grafica e la rielaborazione 
                      delle immagini è stata curata da Cartantica.
                      Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati 
                      da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità 
                      su quanto fornito dai collaboratori.
                    "N.B.: L'Autore prescrive 
                      che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa 
                      o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi 
                      (sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà 
                      avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e 
                      citando esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, 
                      Titolo, Periodico) ."
                    
                    ******
                    SANTI BULGARI
                    
                      Il 1° gennaio 2007 la Bulgaria entra a far parte dell’Unione 
                      Europea. Approfittiamo dell’occasione per ripercorrere 
                      in una veloce carrellata alcuni dei numerosi fiori di santità 
                      sbocciati in questa gloriosa nazione cristiana.
                    *****
                    Iniziamo da colui che è considerato quale protettore 
                      della Bulgaria, nonchè indubbiamente il più 
                      celebre:
                    SAN GIOVANNI DI RILA
                      anacoreta
                    
                    
                      Skrino, Bulgaria, 876 circa - Rila, Bulgaria, 18 agosto 
                      946
                      San Giovanni, anacoreta del Monte Rila, meglio noto come 
                      Ivan Rilski, è il santo più amato dal popolo 
                      bulgaro. Nato a Skrino verso l’anno 876 da una famiglia 
                      cristiana molto ricca. Quando rimase orfano, Giovanni distribuì 
                      tutti i beni ereditati ai poveri ed ai malati per divenire 
                      monaco. Abbandonò dunque il paese natio con addosso 
                      solo una veste di pelle e si stabilì su una montagna 
                      alta e deserta, ove rimase a vivere in una capanna fatta 
                      di ramoscelli, nutrendosi esclusivamente di piante selvatiche. 
                      Dopo qualche tempo dei briganti lo cacciarono ed il santo 
                      trovò allora una grotta profonda in cui abitò 
                      per altri dodici anni. Dalla grotta si trasferì poi 
                      nel deserto di Rila in una tana scavata in un albero. Pregava 
                      continuamente, si nutriva di erba e non aveva alcun modo 
                      di incontrare altre persone. Un giorno alcuni pecorai scoprirono 
                      il suo nascondiglio e fu così che si sparse la voce: 
                      la sua fama crebbe e tanta gente volle andarlo a trovare.
                      Per sfuggire ai visitatori l’eremita abbandonò 
                      la sua quercia e si trasferì su una rupe alta ed 
                      inaccessibile. Qui egli trascorse sette anni sotto il cielo 
                      aperto, esposto a tutte le intemperie e pregando incessantemente. 
                      La sua fama colpì anche lo zar bulgaro San Pietro, 
                      che avrebbe anch’egli voluto incontrarlo, ma il santo 
                      rifiutò. Il luogo scelto dal santo come eremitaggio 
                      attrasse ben presto dei discepoli, che diedero vita al celeberrimo 
                      Monastero di Rila, dedicato alla Vergine Ossenovitza, cioè 
                      Protettrice. Qui Giovanni rese l’anima a Dio il 18 
                      agosto 946.
                      La fama di questo grande santo non cessò di crescere 
                      anche dopo la sua morte e si diffuse nelle nazioni vicine. 
                      Il suo corpo fu traslato con tutti gli onori a Sredez (Sofia) 
                      e collocato nella chiesa di San Luca. Nel 1183 le sue spoglie 
                      furono portate ad Estergom dal re ungherese Bela III. Restituite 
                      in seguito in un feretro d’oro, furono nuovamente 
                      conservate a Sofia e nel 1238, durante il regno di Ivan 
                      Asen II e del patriarca Vasilij, nell’allora capitale 
                      Tirnovo, per finalmente ritornare nel 1469 al Monastero 
                      di Rila, che nel frattempo era stato ricostruito dopo la 
                      sua distruzione ad opera di bande di briganti. Nel 1961 
                      il Monastero fu confiscato dal regime comunista e trasformato 
                      in Museo nazionale, ma tanta fu la pressione popolare che 
                      i monaci dovettero essere richiamati nella loro sede.
                    
                    Il Monastero mariano di Rila rappresenta 
                      dunque ancora oggi il cuore del cristianesimo bulgaro e 
                      della stessa cultura nazionale. Sorge in una regione montuosa, 
                      a 1147 metri di altitudine, a pochi chilometri dalla strada 
                      statale che unisce Sofia alla città greca di Salonicco, 
                      e si presenta circondato da mura come una vera e propria 
                      fortezza. Possiede una chiesa a tre navate, decorata all’esterno 
                      da vivaci dipinti a soggetto biblico e tutta affrescata 
                      all’interno con altre scene bibliche, vari ritratti 
                      di santi e di fedeli donatori e leggende apocrife sulla 
                      Madonna, mentre nell’abside domina l’icona della 
                      Vergine Odigítria del XII secolo. La "Theotókos 
                      Ossenovitza", custodita in una Cappella e ornata di 
                      pietre preziose, fu offerta dall’Imperatore bizantino 
                      Michele Comneno (sec. XIII) in ringraziamento della guarigione 
                      sua e di quella del suo grande dignitario Skilitza, per 
                      intercessione riconosciuta ad una reliquia di San Giovanni 
                      da Rila. L’afflusso dei pellegrini e dei turisti bulgari 
                      e stranieri superi oggi le trecentomila unità annue.
                      La venerazione per San Giovanni di Rila accomuna le Chiese 
                      Ortodosse a quella Cattolica. Quest’ultima, pur non 
                      avendolo incluso nel Martyrologium Romanum, lo commemora 
                      nei calendari delle Chiese Greco-Cattoliche ed il papa Giovanni 
                      Paolo II, che si recò pellegrino sulla sua tomba, 
                      lo ha voluto raffigurato nello splendido mosaico della Cappella 
                      Redemptoris Mater in Vaticano, quale sintesi di duemila 
                      anni di santità nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente.
                      Ecco alcuni passi del discorso pronunciato dal Santo Padre 
                      il 25 maggio 2002: “Il beato Giovanni di Rila – 
                      che ho voluto raffigurato con altri santi orientali ed occidentali 
                      nel mosaico della Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo 
                      Apostolico Vaticano e di cui questo Monastero è testimonianza 
                      duratura – udita la parola di Gesù, che gli 
                      diceva di rinunciare a tutti i suoi beni per darli ai poveri 
                      (cfr Mc 10, 21), lasciò ogni cosa per la perla preziosa 
                      del Vangelo, e si pose alla scuola di santi asceti per imparare 
                      l'arte della lotta spirituale. [...]Con la lotta spirituale, 
                      il beato Giovanni di Rila visse anche la "sottomissione" 
                      nell'obbedienza e nel servizio reciproco richiesti dalla 
                      vita comune. Il cenobio è il luogo della realizzazione 
                      quotidiana del "comandamento nuovo", è 
                      la casa e la scuola della comunione, è lo spazio 
                      in cui ci si fa servi dei fratelli come ha voluto essere 
                      servo Gesù in mezzo ai suoi (cfr Lc 22, 27). Quale 
                      forte testimonianza cristiana offre una comunità 
                      monastica quando vive nella carità autentica! Di 
                      fronte ad essa, anche i non cristiani sono portati a riconoscere 
                      che il Signore è sempre vivo e operante nel suo popolo. 
                      Il beato Giovanni conobbe, poi, la vita eremitica nella 
                      "compunzione" e nel pentimento, ma soprattutto 
                      nell'ascolto ininterrotto della Parola e nella preghiera 
                      incessante, fino a diventare – come dice san Nilo 
                      – un "teologo" (cfr De oratione LX, PG 79, 
                      1180B), un uomo cioè dotato di una sapienza che non 
                      è di questo mondo, ma che viene dallo Spirito Santo. 
                      Il testamento, che Giovanni scrisse per amore dei suoi discepoli 
                      desiderosi di avere una sua ultima parola, è un insegnamento 
                      straordinario sulla ricerca e sull'esperienza di Dio per 
                      quanti desiderano condurre una autentica vita cristiana 
                      e monastica”.
                    
                      ******
                    
                    Non bisogna però dimenticare come agli albori della 
                      Chiesa Bulgara vi sia stata la predicazione di sette missionari, 
                      meglio conosciuti come i Sette Santi Apostoli della Bulgaria:
                    SANTI CIRILLO, METODIO, CLEMENTE, NAHUM, 
                      SABA, GORAZD ed ANGELARIO
                    
                    I primi due, fratelli nel sangue oltre 
                      che nella fede, festeggiati al 14 febbraio, risulteranno 
                      celeberrimi al grande pubblico soprattutto in seguito alla 
                      loro proclamazione a compatroni d’Europa da parte 
                      di papa Giovanni Paolo II, che volle così mettere 
                      in risalto l’importanza del mondo slavo di cui furono 
                      apostoli, da lui considerato uno dei due indispensabili 
                      polponi spirituali del continente europeo; gli altri cinque 
                      santi, discepoli dei due precedenti, sono invece commemorati 
                      dal Martyrologium Romanum in data 27 luglio, che li cita 
                      quali vescovi continuatori in terra bulgara dell’opera 
                      di Cirillo e Metodio.
                      Occorre però ripercorrere brevemente la storia dell’immane 
                      opera intrapresa dai due fratelli, quale preambolo alle 
                      purtroppo assai scarse notizie tramandate circa ciascuno 
                      dei loro cinque discepoli.
                      Loro grande merito fu l’essersi adattati ai popoli 
                      da evangelizzare con metodi missionari che, pur pienamente 
                      approvati del papa, suscitarono tra i cristiani greci e 
                      latini non poche opposizioni. L’aver creato un nuovo 
                      alfabeto, che in seguito prese il nome di cirillico appunto 
                      da San Cirillo, offrendo al mondo slavo unità linguistica 
                      e culturale, con la traduzione della Bibbia, del Messale 
                      e del rituale liturgico, è un merito che nessuno 
                      nega loro.
                      Ciò poté avvenire grazie al prezioso supporto 
                      loro offerto dal principe moravo San Rostislavo, recentemente 
                      canonizzato quale martire dalla Chiesa Ortodossa Ceca. Accusati 
                      di scisma e di eresia, Cirillo e Metodio dovettero recarsi 
                      a Roma, dove però vennero accolti con molta soddisfazione 
                      dal pontefice Adriano II, che chiese loro di officiare i 
                      santi misteri in lingua slava dinanzi a lui stesso.
                      Cirillo, monaco, morì a Roma il 14 febbraio 869, 
                      mentre Metodio divenne arcivescovo della Pannonia con sede 
                      nella città oggi serba di Sirmio, ritornando così 
                      ad occuparsi dei popoli slavi. Quasi sino alla sua morte, 
                      avvenuta il 6 aprile 885, dovette lottare per far accettare 
                      l’utilizzo liturgico dello slavo, che venne usato 
                      nel suo rito funebre unitamente al greco e al latino.
                    
                       
                        | 
                            
 San Clemente | 
                            
 Santi Cirillo e Metodio | 
                    
                    San Nahum, oggetto della presente scheda 
                      agiografica, era originario della Misia (odierna Bulgaria) 
                      e ricevette il nome del celebre profeta biblico. Ordinato 
                      sacerdote, verso l’anno 864 Nahum si unì Gorazd, 
                      Clemente, Angelario e Saba, già discepoli di Cirillo 
                      e Metodio. Evangelizzata la Pannonia e ricevuta l’approvazione 
                      papale della loro opera, fecero ritorno tra i popoli slavi: 
                      Gorazd seguì Metodio nel suo nuovo incarico episcopale, 
                      mentre Clemente, Nahum ed Angelario si diressero verso la 
                      Bulgaria. Aiutati da un uomo a cui avevano miracolosamente 
                      resuscitato il figlio, toccarono Belgrado, poi attraversarono 
                      il Danubio e giunsero a Preslav, allora capitale bulgara, 
                      dove furono accolti dallo zar Boris Michele I, poi venerato 
                      come santo per l’appoggio che diede alla diffusione 
                      del cristianesimo nella sua patria.
                      Questi mise Nahum a capo di un monastero che aveva fondato 
                      e chiese a Clemente di evangelizzare la Macedonia. Verso 
                      l’894 il nuovo zar Simeone I nominò vescovo 
                      Clemente e mandò Nahum a fondare un monastero sul 
                      “lago bianco” di Ochrida, al quale rimase indelebilmente 
                      legato il suo nome. Nahum vi fece edificare una chiesa e 
                      dedicò il complesso religioso all’arcangelo 
                      San Michele.
                    
                      ******
                    SAN GABRIELE DI LESNOVO
                      anacoreta
                    
                    
                      
                      Visse tra l’XI e XII secolo e fondò il monastero 
                      di Lesnovo
                      E’ festeggiato il 15 gennaio
                    
                      ******
                    
                    Come in tutte le nazioni d’Europa, anche presso la 
                      corte bulgara non mancarono santi di sangue blu:
                    
                      SAN BOJAN detto ENRAVOTA
                      principe e martire
                    
                    
                    
                      Principe bulgaro, subì il martirio in odio alla fede 
                      nell’833 a Preslav, ancor prima che il cristianesimo 
                      divenisse religione ufficiale del regno. E’ festeggiato 
                      il 28 marzo.
                     
                    ******
                    
                    
                      
                        | SAN BORIS MICHELE Izar bulgaro

  Boris I, khan dei Bulgari dall’852 all’889, 
                            si fece battezzare nell’864 con il nome di Michele, 
                            dando così inizio alla conversione al cristianesimo 
                            del suo popolo. Sostenne l’indipendenza della 
                            Chiesa Bulgara da Roma e da Costantinopoli.
 Nell’893 si ritirò in un monastero e 
                            gli successe il principe Vladimiro, appoggiato dai 
                            nobili, che ripristinò il paganesimo. Dopo 
                            la sua morte, avvenuta il 2 maggio 907, Boris fu venerato 
                            dalla Chiesa bulgara quale “Isapostolo”.
 | SAN PIETRO Izar bulgaro

 
 San Pietro, zar dei Bulgari, succedette nel 927 a 
                            suo padre Simeone I. Durante il suo lungo regno cercò 
                            l’accordo con i Bizantini. Repressa una ribellione 
                            interna (928-930), dovette sostenere gli attacchi 
                            degli Ungheresi, dei Peceneghi e più tardi, 
                            nel 966, quelli di Niceforo Foca e del principe russo 
                            di Kijev, Sviatoslav, che giunse a occupare la Dobrugia 
                            (968). Morì nel 969. E’ festeggiato il 
                            30 gennaio.
 | 
                    
                     
                    *****
                    Nel XX secolo la piccola comunità 
                      cattolica bulgara ha subito atroci persecuzioni per mano 
                      del regime comunista. Papa Giovanni Paolo II ha beatificato 
                      4 martiri, festeggiati al 13 novembre, e per altri è 
                      ancora in corso la causa di beatificazione:
                    
                      BEATO EUGENIO BOSSILKOV
                      vescovo e martire
                    
                     
                      Belene (Bulgaria), 16 novembre 1900 - Sofia (Bulgaria), 
                      11 novembre 1952 
                      Vincenzo nacque a Belene (Bulgaria) nel 1900. La sua famiglia 
                      apparteneva alla minoranza cattolica di rito latino della 
                      diocesi di Nicopoli. A 11 anni venne mandato ad Ores, nella 
                      scuola dei Padri Passionisti, ove fiorì la sua vocazione, 
                      poi coltivata con dieci anni di studio in Belgio ed Olanda.
                      Entrò nella congregazione con il nome di Eugenio 
                      del Sacro Cuore e fu ordinato sacerdote in Bulgaria. Studiò 
                      poi ancora a Roma e, tornato in patria, rinunciò 
                      a tutti i compiti diocesani per dedicarsi a ciò che 
                      sentiva quale propria vera missione: spiegare la Croce ai 
                      contadini nella loro lingua. Nel 1944 venne nominato vescovo 
                      di Nicopoli, nel periodo dell’occupazione da parte 
                      del regime comunista russo.
                      Riuscì ancora nel 1948 a recarsi a Roma da Pio XII. 
                      Poi si avvia il meccanismo di confische, espulsioni, ordine 
                      di allinearsi a una “Chiesa nazionale” vassalla 
                      del regime, di rinnegare il Papa. Eugenio però si 
                      oppose fermamente.
                      Questo causerà l'arresto nel luglio 1952, la tortura, 
                      il processo-farsa, la condanna a morte e l'uccisione nel 
                      carcere di Sofia, in segreto. Il suo corpo venne gettato 
                      in una fossa comune. Fu beatificato il 15 marzo 1998.
                    
                      
                      ******
                    
                    3 Beati Martiri
                      
                      
                    
                    BEATO JOSAPHAT CHICHKOV
                      sacerdote e martire
                      
 
                    
                    
                      Plovdiv (Bulgaria), 9 febbraio 1884 - Sofia (Bulgaria), 
                      12 novembre 1952 
                      Rober Matej Siskov nacque il 9 febbraio 1884 nella città 
                      bulgara di Plovdiv, l’antica Filippopoli, da una famiglia 
                      di convinti cattolici. All’età di nove anni, 
                      nel settembre del 1893, Rober Matej entrò nella scuola 
                      di Kara-Agac, nei pressi di Odrin. Il 29 aprile1900, a soli 
                      sedici anni, divenne aspirante Assunzionista a Fanarachi 
                      in Turchia ed assunse il nome religioso di Josaphat.
                      Nel 1904 soggiornò nella città di Luven per 
                      poter continuare i suoi studi filosofici e teologici e l’11 
                      luglio 1909 fu ordinato sacerdote di rito latino.
                      Dal 1914 sino al 1919, durante la Prima Guerra Mondiale, 
                      insegnò al collegio Sant’Agostino in Plovdiv. 
                      Nel mese di luglio del 1929 ricevette la nomina a direttore 
                      del piccolo seminario Santi Cirillo e Metodio nella citta 
                      di Jambol, ove studiavano allievi di ambo i riti, orientale 
                      e latino.
                      Aperto alle novità tecniche, Padre Josaphat fu il 
                      primo a Jambol a possedere ed usare la macchina da scrivere 
                      con caratteri cirillici. Inserì inoltre il cinema 
                      nella formazione degli allievi ed organizzò serate 
                      per i giovani, che grazie a lui poterono ascoltare il grammofono 
                      per la prima volta. Ospite privilegiato del seminario era 
                      Monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni 
                      XXIII, a quel tempo Visitatore Apostolico in Bulgaria: egli 
                      rimaneva sempre ammirato delle attività svolte dal 
                      seminario.
                      Nel 1937 Padre Josaphat venne nominato Superiore provinciale 
                      di Varna, ove rimase sino al termine della Seconda Guerra 
                      Mondiale. Nel 1948, quando i sacerdoti stranieri fu intimato 
                      di abbandonare la Bulgaria, divenne parroco di Varna. In 
                      questa città fu arrestato dalla milizia comunista 
                      nel dicembre del 1951. Per quasi un anno gli Assunzionisti 
                      non ebbero nessuna sua notizia, sino a quando i giornali 
                      non pubblicarono un atto di denuncia contro quaranta persone, 
                      tutte denunciate per spionaggio e cospirazione contro il 
                      “Potere del popolo”. Tra loro figurava appunto 
                      anche il nome di Padre Josaphat Siskov, citato quale “una 
                      delle più vecchie spie”.
                      Per lui ed i confratelli Kamen Vitchev e Pavel Djidjov venne 
                      emessa la sentenza di morte il 3 ottobre 1952 e furono fucilati 
                      nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1952 a Sofia, 
                      capitale bulgara, insieme con il beato vescovo Eugenio Bossilkov. 
                      Il luogo della loro sepoltura nel cimitero della città 
                      non è mai stato scoperto. I tre sacerdoti martiri 
                      sono stati beatificati da Papa Giovanni Paolo II il 26 maggio 
                      2002.
                    
                      ******
                    
                    BEATO KAMEN VITCHEV
                      sacerdote e martire
                     
                    
                    
                      
                      Strem (Bulgaria), 23 maggio 1893 – Sofia (Bulgaria), 
                      12 novembre 1952 
                      Petâr Vicev nacque il 23 maggio 1893 nel villaggio 
                      bulgaro di Strem, in diocesi di Tracia e regione di Burgas, 
                      da genitori ortodossi. L’8 settembre 1910 entrò 
                      come aspirante nella Congregazione degli Assunzionisti presso 
                      Gemp in Belgio. Assunse così il nome religioso di 
                      Kamen.
                      Nel 1912 iniziò gli studi teologici nella citta di 
                      Luven, che si protrassero sino all’estate 1918. Venne 
                      quindi nominato insegnante nel collegio Sant’Agostino 
                      di Plovdiv e poi nel piccolo seminario Kum-Kapu ad Instanbul. 
                      Proprio nell’antica Costantinopoli il 22 dicembre 
                      1921 ricevette l’ordinazione presbiterale come sacerdote 
                      di rito orientale.
                      Dopo aver discusso la tesi in teologia nell’Università 
                      di Strasburgo nel 1930, Padre Kamen venne nominato professore 
                      di filosofia nel suddetto collegio Sant’Agostino. 
                      Fu sovente invitato a tenere lezioni sui temi riguardanti 
                      la gioventù e la vita pubblica. Collaborò 
                      con il giornale “Veritas” e la rivista “Le 
                      ricerche bizantine”.
                      Il 4 luglio1952 fu arrestato dalla milizia comunista e denunciato 
                      quale capo dello spionaggio cattolico che operava contro 
                      la sicurezza dello stato. Non si ebbero dunque più 
                      sue notizie sino al 20 settembre 1952, quando i giornali 
                      pubblicarono sulle prime pagine un atto di denuncia contro 
                      quaranta persone accusate di essere spie contro il potere 
                      pubblico e di svolgere spionaggio in favore dei servizi 
                      segreti francesi e della Santa Sede. Padre Kamen fu inserito 
                      nella lista come primo organizzatore di questo spionaggio.
                      Per lui ed i confratelli Pavel Djidjov e Josaphat Chichkov 
                      venne emessa la sentenza di morte il 3 ottobre 1952 e furono 
                      fucilati nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1952 
                      a Sofia, capitale bulgara, insieme con il beato vescovo 
                      Eugenio Bossilkov. Il luogo della loro sepoltura nel cimitero 
                      della città non è mai stato scoperto. I tre 
                      sacerdoti martiri sono stati beatificati da Papa Giovanni 
                      Paolo II il 26 maggio 2002. 
                    
                      
                      ******
                    
                    BEATO PAVEL DJIDJOV
                      sacerdote e martire 
                    
                    
                    
                      Plovdiv (Bulgaria), 19 luglio 1919 - Sofia (Bulgaria), 12 
                      novembre 1952 
                      Giuseppe Dzjidzjov nacque nella città bulgara di 
                      Plovdiv il 19 luglio 1919, da una famiglia cattolica di 
                      rito latino. Dal 1926 divenne allievo della scuola degli 
                      Assunzionisti Sant’Andrea nel suo paese natale. Dal 
                      1931 al 1938 studiò nel collegio Sant’Agostino, 
                      sempre nella medesima città. Il 2 febbraio 1938 entrò 
                      finalmente come aspirante Assunzionista a Noseroa, in Francia, 
                      ed assunse il nome religioso di Pavel.
                      Studiò filosofia e teologia a Lormoa, nei pressi 
                      di Parigi, fino al 1942, anno in cui fece la sua professione 
                      perpetua.
                      Costretto poi da una malattia a rientrare in Bulgaria, continuò 
                      come studente irregolare gli studi teologici. Il 26 gennaio 
                      1945 a Plovdiv ricevette l’ordinazione presbiterale 
                      come sacerdote di rito latino. Fu inviato a Varna per studiare 
                      economia e scienze sociali, allo scopo di delegargli in 
                      seguito le varie attività relative alle case e la 
                      gestione economica della missione. Padre Pavel, studente 
                      molto bravo ed attivo, esercitava una positiva influenza 
                      sui suoi compagni. Con coraggio non nascose mai le sue idee 
                      e convinzioni anticomuniste e quindi, proprio per questo, 
                      venne tenuto strettamente sotto controllo dai servizi segreti 
                      della nuova dirigenza bulgara.
                      I suoi superiori gli affidarono dunque l’incarico 
                      di economo del collegio Sant’Agostino in Plovdiv e 
                      più tardi economo del Vicariato Orientale. Seguito 
                      costantemente dalla milizia comunista, durante la notte 
                      del 4 luglio 1952 fu arrestato nel seminario assunzionista 
                      di Plovdiv, insieme con Padre Kamen Vicev. Pavel Dzjidjov 
                      figurava secondo nella lista dei denunciati.
                      Per lui ed i confratelli Kamen Vitchev e Josaphat Chichkov 
                      venne emessa la sentenza di morte il 3 ottobre 1952 e furono 
                      fucilati nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1952 
                      a Sofia, capitale bulgara, insieme con il beato vescovo 
                      Eugenio Bossilkov. Il luogo della loro sepoltura nel cimitero 
                      della città non è mai stato scoperto. I tre 
                      sacerdoti martiri sono stati beatificati da Papa Giovanni 
                      Paolo II il 26 maggio 2002.
                    
                      ******
                    
                      
                        | Servo di Dio FLAVIAN MANKINsacerdote cappuccino, martire
 
 
 
 Nikolajevo (Bulgaria), 11 novembre 1914 - Sekirovo 
                            (Bulgaria), 21 ottobre 1945
 | Servo di Dio PETAR BAKALSKI (FORTUNATO 
                            DA DUVANLI)sacerdote cappuccino, martire
 
 
 Duvanli (Bulgaria), 6 agosto 1916 - Sofia (Bulgaria), 
                            2 agosto 1952
 
 | Servo di Dio IVAN ROMANOVvescovo di Sofia, martire

 Sekirovo (Bulgaria), 10 settembre 
                            1878 – Shumen (Bulgaria), 8 gennaio 1953 | 
                    
                    
                      
                      ****** 
                    
                    A conclusione di questa panoramica sulla 
                      santità in terra bulgara, voglio presentare due figure, 
                      purtroppo ancor poco celebri, che legano il Piemonte a questa 
                      antica nazione cristiana che entra a far parte dell’Unione 
                      Europea. Si tratta di fratello e sorella che in Bulgaria, 
                      presso Tessalonica, nel 1889 fondarono le Suore Eucaristine 
                      (Sestri Evharistinki), che osservano la medesima regola 
                      delle Figlie della Carità, ancora oggi presenti soprattutto 
                      in Bulgaria e Macedonia.
                    
                      
                        | Servo di Dio GIUSEPPE ALLOATTIsacerdote vincenziano

 Villacastello (To), 7 luglio 1857 – Chieri (To), 
                            27 settembre 1933
 | Serva di Dio EUROSIA ALLOATTI(Madre Maria Cristina di Gesù)

 Villacastello (To), 4 maggio 1859 – Torino, 
                            26 dicembre 1920
 | 
                    
                     
                    ******