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 ALTRI SANTI REGALI     
                    
                      |  | SAN FILIPPO I L'ARABO, IMPERATORE ROMANOTraconitide, 204 circa – Verona, 249Lo storico Eusebio di Cesarea indica Filippo l’Arabo 
                    come il primo imperatore romano ad aver abbracciato il cristianesimo.
 Associò al trono il figlio Filippo e con lui fu ucciso 
                          a tradimento dal servo Decio, che divenne poi imperatore.                       Alcuni calendari ortodossi li annoverano tra i santi. |    
                    
                      |  | SAN FILIPPO II, IMPERATORE ROMANO II m. Verona, 249
 Figlio di Filippo I l’Arabo, che storico Eusebio di 
                        Cesarea indica come il primo imperatore cristiano.
 Il padre 
                        lo associò al trono imperiale romano. I due furono 
                        uccisi a tradimento dal servo Decio, che divenne poi imperatore. 
                      Alcuni calendari ortodossi li annoverano tra i santi. |  
 
                    
                      |  | SANT'AUGUSTA IMPERATRICE E MARTIREL’imperatrice Sant’Augusta subì il martirio 
                          presso Alessandria d’Egitto con Santa Caterina.
 E’ 
                          venerata dalle Chiese Orientali il 24 novembre. |    
                    
                      |  | SAN TEODOSIO I IL GRANDE, IMPERATORE D'ORIENTECauca (Spagna), 347 – Milano, 395
 Teodosio, originario della Spagna, ove nacque nel 347, era 
                            figlio di un generale dell’imperatore Valentiniano I. 
                            Partecipò alle spedizioni del padre in Britannia e 
                            contro gli alamanni, e nel 374, come governatore della Mesia, 
                            sconfisse i sarmati. L’imperatore Graziano lo scelse 
                            nel 379 come augusto, assegnandogli il comando in Oriente. 
                            Teodosio riorganizzò l’esercito e liberò 
                            alcune regioni balcaniche dai barbari. Nel 382, non potendo 
                            respingere i goti, dette loro autonomia all’interno 
                            dei confini dell'impero in cambio di appoggio militare.
 Convinto che l’imperatore dovesse avere la supervisione 
                            sulla vita della Chiesa e garantire l’unità religiosa 
                            in funzione della coesione dell’impero, Teodosio nel 
                            380 con l’editto di Tessalonica proclamò il cristianesimo 
                            secondo il Credo niceno quale religione di Stato e convocò 
                            l’anno seguente il Concilio di Costantinopoli per ribadire 
                            la condanna dell’eresia ariana. Costretto in un primo 
                            tempo a riconoscere l’usurpatore Magno Massimo, nel 
                            388 lo sconfisse, restituendo formalmente l’Occidente 
                            a Valentiniano II, successore dell’imperatore Graziano.
 
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                      | Tornato in Oriente, Teodosio emanò nel 392 un editto 
                            con cui proibiva i sacrifici cruenti e il culto delle divinità 
                            pagane. L’Occidente allora si ribellò, riconoscendo 
                            Flavio Eugenio successore del defunto Valentiniano II, che 
                            Teodosio poi sconfisse nel 394. Affidò quindi l’Occidente 
                            al figlio Onorio, cui affiancò come tutore il suo fidato 
                            generale vandalo Stilicone, mentre l’Oriente passò 
                            alla sua morte all’altro figlio Arcadio, cui aveva conferito 
                            già nel 383 il titolo di augusto. Morì presso 
                            Milano nel 395.Teodosio I il Grande è venerato quale santo dalle Chiese 
                            Ortodosse, non tanto forse per le sue particolari virtù, 
                            quanto più per aver innalzato il cristianesimo a religione 
                            ufficiale dell’impero. Altri due casi simili sono costituiti 
                            da Filippo I l’Arabo, primo imperatore cristiano, e 
                            Costantino I il Grande, che concesse la libertà di 
                            culto. San Teodosio è commemorato dunque in Oriente 
                            al 17 gennaio e non è raro trovare raffigurazioni recanti 
                      un’aureola che cinge il suo capo.
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                      |  | SANTA ALESSANDRA IMPERATRICE E MARTIRE IV secolo
 Santa Alessandra, moglie dell’imperatore romano Diocleziano, 
                            fu vittima delle persecuzioni anticristiane indette dal suo 
                        stesso consorte.
 La sua venerazione in data 23 aprile è 
                            dovuta ad una leggenda che lega la sua vicenda al martirio 
                        di San Giorgio. |  
 
 
 
                    
                      |  | SANT'EUDOSIA IMPERATRICE D'ORIENTE   V secoloL’imperatrice orientale Sant’Eudossia, moglie 
                            dell’imperatore Teodosio II, è venerata dalle 
                      Chiese Orientali il 10 settembre.
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                      |  | SAN VAKHTANG GORGASALI, RE DI GEORGIATra i numerosi sovrani georgiani ascesi alla vetta della santità, 
                            si commemora San Vakhtang Gorgasali. Poche notizie storiche 
                            si sanno in realtà sul suo conto.
 Nella seconda metà del V secolo fondò la città 
                            di Tbilisi, attuale capitale della Georgia. Il nome Tbilisi 
                            è tradotto come “città di sorgenti calde”: 
                            racconta infatti la leggenda che un giorno durante la caccia 
                            il re Vakhtang Gorgasali sparò ad un fagiano che cadde 
                            in una sorgente calda. Quando il re si accinse a recuperare 
                            l’uccello dalla sorgente, scoprì che l’acqua 
                            era calda e l’uccello era bollito. Decise quindi di 
                            costruire una città in tale luogo e chiamarla Tbilisi.
 Il patriarcato di Antiochia, su richiesta del re Vakhtang 
                            Gorgasali, concedette l’autonomia all’Arcivescovo 
                            di Mitschete che assunse così il titolo di Catholicos 
                            di Iberia. Nacque così la Chiesa Georgiana, ancor oggi 
                            indipendente dalle altre Chiese ortodosse ed orientali.
 La fondazione della capitale e l’indipendenza della 
                            Chiesa nazionale: ecco dunque i due grandi meriti che fecero 
                            di Vakhtang Gorgasali un eroe degno dell’aureola della 
                            santità, così com’era intesa nei tempi 
                            antichi.
 Il santo sovrano morì all’incirca nell’anno 
                          502 e compare nel calendario georgiano al 13 dicembre.
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                      |  | SAN GIUDICAELE (JUDICAEL) RE DI BRETAGNASan 
                            Judicaël nacque all’incirca nel 590 e fu battezzato 
                            da un prete di nome Guodenon. Sino all’età di 
                            tre anni fu allevato a casa di suo nonno Ausoche, per poi 
                            passare alla corte del re di Bretagna Judhaël, suo padre, 
                            alla morte del quale avrebbe dovuto succedere alla corona 
                            essendo il primogenito tra tutti i suoi fratelli. Egli profuse 
                            dunque ogni forza nell’assicurarsi il trono, arrivando 
                            a sostenere i suoi diritti anche con l’uso delle armi. 
                            Ma Salomone II, suo fratello e suo competitore, lo battè 
                            ed conquistò così il trono verso il 605 circa.
 Ora però non gli restò che rinunciare al mondo 
                            e vestire gli abiti di penitente, all’età di 
                            soli vent’anni, entrando nel monastero di Saint-Jean 
                            de Gaël sotto la preziosa guida di San Meen. Tutta la 
                            Bretagna, afflitta per il ritiro del suo principe, grazie 
                            al quale aveva conosciuto grandi speranze, ammirò questa 
                            sua grande scelta, presa non senza una dovuta riflessione, 
                            che mise ancor più in risalto le sue splendide qualità.
 
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                      | Le numerose leggende sorte sul suo conto narrano cose meravigliose 
                            circa il fervore che lo pervase. La sua ascesi fu sin da subito 
                            estrema ed avrebbe raggiunto addirittura dei grandi eccessi, 
                            se la saggia discrezione di San Meen non l’avesse moderata. 
                            Numerosi altri fatti relativi alla sua permanenza in monastero 
                            sono inoltre narrati da dettagliati quanto fantasiosi racconti 
                            leggendari. Non era passato molto tempo dal suo ingresso nel 
                            convento, che giunse già per Judhaël il momento 
                            della tonsura clericale e ricevette l’abito monacale, 
                            segni del suo ingresso ufficiale nella vita religiosa.Un giorno però, quasi inaspettatamente, il santo abate 
                            Meen rese la sua anima a Dio, lasciando i suoi discepoli in 
                            una grande afflizione che nulla fu capace di consolare.
 Judhaël decise allora di lasciare il chiostro alla morte 
                            di suo fratello Salomone II, verso l’anno 630, riprendendo 
                            gli abiti secolari ed assumendo finalmente la corona di Bretagna. 
                            Edificò tutta la famiglia reale e tutta la corte con 
                            l’esempio delle sue virtù. Sposò Meronoë 
                            (o Merovoë), donna proveniente dalla stessa famiglia 
                            e dallo stesso paese della regina sua madre. Anch’ella 
                            si dimostrò virtuosa come il marito, impregnata di 
                            fede e di pietà, e tutto ciò contribuì 
                            a mantenere tra loro una pace ed una concordia ammirabili. 
                            Governò il regno con autorità e saggezza, puntando 
                            principalmente al rispetto della Legge di Gesù Cristo. 
                            Le sue qualità diplomatiche gli permisero di concludere 
                            una pacifica alleanza con il re dei franchi Dagoberto. Fatto 
                            ciò, decise di abdicare per tornare nuovamente alla 
                            vita monacale. Nel 640 circa si ritirò dunque nel monastero 
                            di Gaël, ma secondo altri in quello di Paimpont da lui 
                            fondato. La morte lo colse il 16 dicembre di un anno imprecisato, 
                            forse il 658. In tale data è commemorato dalle diocesi 
                            di Quimper e Léon, mentre nel Martyrologium Romanum 
                      compare il giorno successivo.
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                      |  | BEATA TEODOLINDA REGINA DEI LONGOBARDITeodolinda era figlia del re di Baviera Garibaldo che, stretto 
                            da una parte dai Franchi e dall'altra dai Longobardi, 
                            per sicurezza volle stringere un legame di parentale con i 
                            Franchi, promettendo la figlia Teodolinda al giovanissimo 
                            re Childelberto II. Ma questo progetto andò in fumo 
                            e Teodolinda fu allora data in sposa al re longobardo Autari. 
                            I due novelli sposi trasferirono la capitale del regno longobardo 
                            a Monza. La regina Teodolinda, di religione cattolica, intratteneva 
                            una fitta corrispondenza con il papa San Gregorio Magno, finalizzata 
                            alla conversione al cristianesimo del popolo del quale era 
                            divenuta regina. Non riuscì, però, a convertire 
                            il marito Autari, che non accettava che venissero battezzati 
                            i figli dei longobardi. Ma Teodolinda riuscì comunque 
                            a far battezzare a Monza il figlio Adaloaldo. Rimasta vedova 
                            nel 589, sposò due anni dopo il duca di Torino Agilulfo, 
                            al quale trasmise il titolo regio. Alla morte del secondo 
                            marito nel 616 resse il governo per nove anni a nome del figlio 
                            Adaloaldo ancora minorenne. La cristianizzazione dei longobardi 
                            era continuata durante il periodo della sua reggenza, nonostante 
                            la dura opposizione ed ostilità di alcuni duchi aderenti 
                            all’eresia ariana. Dopo alcuni mesi dal suo avvento 
                            al trono il giovane Adeovaldo fu dunque spodestato dal duca 
                            di Torino Ariovaldo e dovette fuggire da Milano con la madre 
                          Teodolinda.
 Si rifugiarono a Ravenna presso l’esarca 
                            bizantino Eleuterio. Nel 628 morirono entrambi, Teodolinda 
                            probabilmente di vecchiaia, mentre Adeovaldo forse avvelenato. 
                      Fu venerata come beata, ma il suo culto non fu mai confermato.
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                      |  | SANTA TEOFANO IMPERATRICE D'ORIENTE+ 897 circa
 L’imperatrice bizantina Santa Teofano, prima delle quattro 
                            mogli dell’imperatore Leone VI, si ritirò con 
                        il consenso del marito in un monastero.
 E’ venerata 
                      dalle Chiese Orientali il 16 dicembre. |    
                    
                      | SANT'ENRAVOTA-BOYAN, PRINCIPE, PROTOMARTIRE 
                    DI BULGARIA+ 833
 Il principe bulgaro Sant’ Enravota-Boyan, convertitosi 
                          al cristianesimo, fu fatto uccidere da suo fratello che non 
                          approvò tale scelta. Prima di morire affermò 
                          profeticamente che la fede per cui lui veniva ucciso si sarebbe 
                        diffusa in tutta la nazione bulgara.
 E’ popolarmente 
                          noto anche come “Bohdan” e tale nome è 
                          presente in Romania nella variante “Bogdan”. E’ 
                      festeggiato al 28 marzo. |    
                    
                      |  
 | SAN BORIS MICHELE I, RE DI BULGARIABoris I, khan dei Bulgari dall’852 all’889, si 
                          fece battezzare nell’864 con il nome di Michele, dando 
                          così inizio alla conversione al cristianesimo del suo 
                        popolo.
 Sostenne l’indipendenza della Chiesa Bulgara 
                        da Roma e da Costantinopoli.
 Nell’893 si ritirò 
                          in un monastero e gli successe il principe Vladimiro, appoggiato 
                        dai nobili, che ripristinò il paganesimo.
 Dopo la sua 
                          morte, avvenuta il 2 maggio 907, Boris divenne il primo santo 
                          della chiesa bulgara, alla quale lui stesso aveva dato origine, 
                      che lo venera come “Isapostolo”.
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                      | SAN PIETRO, RE DI BULGARIAm. Bulgaria, 969
 
 San Pietro, zar dei Bulgari, succedette nel 927 a suo padre 
                            Simeone I.
 Durante il suo lungo regno cercò l’accordo 
                            con i Bizantini.
 Repressa una ribellione interna (928-930), 
                            dovette sostenere gli attacchi degli Ungheresi, dei Peceneghi 
                            e più tardi, nel 966, quelli di Niceforo Foca e del 
                            principe russo di Kijev, Sviatoslav, che giunse a occupare 
                            la Dobrugia (968).
 La Chiesa Ortodossa Bulgara lo venera come 
                            “santo” al 30 gennaio.
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                      | SAN BAGRAT III RE DI GEORGIA27 maggio (Chiese Orientali) 
                            975-1014
 
 San Bagrat III fu il primo re della Georgia unificata e fondatore 
                        della cattedrale di Bragat.
 L’iconografia a lui relativa 
                            costituisce una tangibile testimonianza della venerazione 
                      quale santo da parte della Chiesa Ortodossa di Georgia.
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                      |  
 | SANTO STEFANO I NEMAJA (SIMEONE)1132 - 13 febbraio 1200
 
 Stefano I Nemaja, capostipite della dinastia dei Nemanidi 
                            (principe di Serbia), è considerato il fondatore della 
                          Grande Serbia.
 Lottò contro Bisanzio, estendendo il 
                            suo dominio a sud. Saggio e pio, entrò in monastero 
                          assumendo il nome di Simeone. |    
                    
                      |  
 | SANTA ANASTASIA DI SERBIAXII secolo
 
 Santa Anastasia, battezzata con il nome di Anna, proveniva 
                            dalla famiglia imperiale bizantina.
 Sposò il fondatore 
                            della dinastia serba dei Nemanidi, Santo Stefano I Nemanja.
 Da questa unione nacque San Saba I, primo arcivescovo di Serbia.
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                      |  
 | SANT'ALESSANDRO NEVSKIJ, PRINCIPE DI NOVGOROD, 
                    MARTIRERussia, 1220 – Gorodets, Russia, 14 novembre 1263
 Alessandro Nevskij nacque in Russia nel 1220, figlio del Granduca 
                            di Vladimir Jaroslav II Vsevolodovic e della principessa Feodosia 
                            di Halic. Suo fratello maggiore Feodor Jaroslavic, erede del 
                            titolo e dei privilegi, morì precocemente all’età 
                            di soli quIndici anni ed Alexander si trovò così 
                            principe di Novgorod nel 1245. Sposò la principessa 
                            Bassa di Potolsk, da cui ebbe quattro figli, di cui l’ultimogenito 
                            fu San Danilo di Mosca.
 Nessuno meglio di Alessandro può rappresentare la figura 
                            classica del “santo guerriero”, tipologia forse 
                            lontana dalla sensibilità contemporanea. Nel 1240 si 
                            trovò a dovere respingere un massiccio attacco degli 
                            svedesi che avevano invaso il suo principato. In questo frangente, 
                            chiamato a raccolta il suo piccolo esercito, si rivolse ai 
                            soldati con queste parole: “Dio non è nella forza 
                            ma nella verità. Alcuni confidano nei principi, altri 
                            nei cavalli, ma noi invocheremo il Signore Dio nostro!”. 
                            La notte che precedette lo scontro, sulla riva della Neva, 
                            un soldato di nome Filippo ebbe una visione: i santi principi 
                            martiri Boris e Gleb, si avvicinavano a bordo di una barca 
                            all’accampamento russo. Secondo la tradizione San Boris 
                            pronunciò queste parole: “Fratello Gleb, andiamo 
                            ad aiutare il nostro pari Alessandro!”. Il giorno successivo 
                            Alessandro ed il suo esercito riportarono una storica vittoria 
                            sul nemico. Da quel momento Alessandro fu soprannominato “Nevskij”, 
                            cioè “della Neva”, luogo della mirabile 
                            battaglia.
 
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                      | La tradizione narra una lunga serie di successi e di vittorie 
                            che trasformarono il saggio principe Alessandro Nevskij nell’eroe 
                            russo più amato e popolare, paladino della Chiesa indigena. 
                            Le guerre, le incessanti attività e i lunghi viaggi 
                            minarono però la salute di Alessandro. Tornando da 
                            un lungo viaggio in oriente e sentendo la morte avvicinarsi, 
                            decise allora di vestire l’abito monastico presso il 
                            monastero di Gorodets, assumendo il nome di Alessio. Il novello 
                            schema-monaco morì il 14 novembre 1263.Nel 1547 Alessandro Nevskij fu canonizzato dalla Chiesa Ortodossa 
                            Russa, che lo commemora il 23 novembre, giorno della sua sepoltura, 
                            ed il 30 agosto, giorno della traslazione delle sue reliquie 
                      presso la Lavra a lui dedicata in San Pietroburgo.
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                      |  
 | SAN RADOSLAV, RE DI SERBIARadoslav succedette nel 1227 a suo padre Santo Stefano detto 
                            “primo incoronato”.
 
 Regnò sulla Serbia 
                            sino al 1234 quando fu spodestato da suo fratello San Ladislao.
 L’iconografia a lui relativa costituisce una tangibile 
                            testimonianza della venerazione quale santo da parte della 
                            Chiesa Ortodossa Serba. |       
                    
                      | 
 | SAN LADISLAO, RE DI SERBIA + 1264Ladislao I, spodestato suo fratello re Radoslav nel 1234, 
                          governò la Serbia sino al 1242 quando fu a sua volta 
                          costretto a cedere il potere al fratello Stefano Uros I.  E’ 
                      venerato come santo dalla Chiesa Ortodossa Serba. |  
 
 
                    
                      |  
 | SANTO STEFANO UROS I (STEFANO IV) RE DI SERBIA+ 1280Stefano Uros I (noto anche come Stefano IV) ascese al trono 
                          serbo nel 1243.
 Combatté vittoriosamente contro i Bulgari.
 Spodestato dal figlio San Dragutin nel 1276, si ritirò 
                          a vita monastica.
 L’iconografia a lui relativa costituisce 
                            una tangibile testimonianza della venerazione quale santo 
                          da parte della Chiesa Ortodossa Serba.
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                      |  
 | SANTA ELENA, REGINA DI SERBIA+ 8 febbraio 1306
 Santa Elena fu moglie del re serbo Stefano Uros I (Stefano 
                        IV) e madre dei Santi Re Dragutin e Milutin.
 Si ritirò 
                        a vita monastica.
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                      |  
 |  SAN DRAGUTIN (STEFANO V) RE DI SERBIA + 2 marzo 1316
 Figlio del re serbo Stefano Uros I (Stefano IV) e di Santa 
                          Elena, usurpò il trono paterno nel 1276 e fu poi costretto 
                        ad abdicare in favore del fratello Milutin.
 Dragutin è 
                        conosciuto anche come Stefano V.
 Ritiratosi in monastero assunse 
                        il nome di Teoctist.
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                      |  
 | SANTA CATALINA, REGINA DI SERBIA Santa Catalina e suo marito San Dragutin (Stefano V), sovrani 
                        serbi, furono i fondatori del monastero di Arilje.  Catalina 
                        era una principessa di origine ungherese.  L’iconografia 
                            a lei relativa costituisce una tangibile testimonianza della 
                      venerazione quale santa da parte della Chiesa Ortodossa Serba. |    
                    
                      |  
 |  SANTO STEFANO UROS V (STEFANO X) RE DI SERBIA
Nato nel 1337, incoronato nel 1346 e morto probabilmente tra il 2 ed il 4 dicembre 1371.
 Santo Stefano Uros V, re di Serbia, noto anche come Stefano 
                            X, sconfitto dai popoli sottomessi dal padre Stefano IX Dusan, 
                          fu infine battuto dai Turchi.
 Sotto il suo regno la Serbia 
                            si frammentò in molteplici staterelli. L’iconografia 
                            a lui relativa costituisce una tangibile testimonianza della 
                      venerazione quale santo da parte della Chiesa Ortodossa Serba.
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                      |  
 |  SANTA SIMONIDA, REGINA DI SERBIAXIII-XIV secolo
 Santa Simonida, moglie del re serbo San Milutin, fondò 
                            con lui il monastero di Gracanica, nel quale figurano le sue 
                            icone, tangibile testimonianza della sua venerazione quale 
                          santa da parte della Chiesa Ortodossa Serba.
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                      | 
 | SANTA ANGELINA BRANCOVICH, PRINCIPESSA DI 
                        SERBIA
 Serbia, XV secolo
 Santa Angelina, di origine albanese, sposò il principe 
                          serbo Santo Stefano Brancovich, dal quale ebbe il figlio San 
                          Giovanni, re di Serbia. Si conservano i corpi incorrotti dei 
                      tre santi, fonti di numerosi miracoli.
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                      |  
 | MARIA STUARDA, REGINA DI FRANCIA E DI SCOZIA Scozia, 
                            1542 – Inghilterra, 8 febbraio 1587
 Dall’allocuzione concistoriale “Quare lacrymae” 
                            pronunciata dal pontefice Pio VI a Roma il 17 giugno 1793:
 3. Maria Stuarda, regina di Scozia, figlia 
                            di Giacomo V re di Scozia, e vedova di Francesco II re di 
                            Francia, avendo assunto i titoli e le insegne dei re d’Inghilterra, 
                            che gl’Inglesi avevano già attribuito ad Elisabetta, 
                            come narrano molti storici, quante avversità dovette 
                            affrontare da questa sua rivale e dai facinorosi Calvinisti, 
                            che le portarono insidie e violenze! Spesso incarcerata, spesso 
                            soggetta agli interrogatori dei giudici, rifiutò di 
                            rispondere, dicendo che una regina deve rendere conto della 
                          sua vita solo a Dio.
 Vessata continuamente e in tutti i modi, 
                            rispose, dimostrò l’infondatezza dei crimini 
                            che le erano stati attribuiti e provò la propria innocenza. 
                            Ma non per questo, tuttavia, i giudici si astennero dal compiere 
                            l’ingiustizia già premeditata e pronunciarono 
                            contro di lei la condanna a morte, come fosse irrefutabilmente 
                            rea e quella testa regale fu troncata sul palco.
 
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                      | 4. Benedetto XIV nel terzo libro sulla Beatificazione 
                            dei Servi di Dio, cap. 13, n. 10, ragiona così su questo 
                            evento: "Se si dovesse istituire un processo sul martirio 
                            di questa Regina, processo che finora non è mai stato 
                            disposto, risalterebbe subito un’obiezione evidente 
                            contro il suo martirio, desunta dalla sentenza del processo 
                            e da tutte le calunnie che contro di lei hanno farneticato 
                            gli eretici, specialmente Giorgio Buchanan in quell’infame 
                            libello che ha per titolo: "Maria smascherata". 
                            Ma se si esamina la vera causa della sua morte, che si riassume 
                            nell’odio contro la Religione Cattolica che ella sola, 
                            unica superstite, professava in Inghilterra; se si esamina 
                            l’invitta costanza con la quale respinse le proposte 
                            di abiurare la Religione Cattolica; se si osserva la forza 
                            ammirevole con cui sostenne la morte; se si tien conto, come 
                            si dovrebbe, che ella protestò prima della decapitazione, 
                            e nell’esecuzione stessa, che era sempre vissuta da 
                            cattolica e che moriva volentieri per la fede cattolica; se 
                            non si omettono, come non devono essere omesse, le evidentissime 
                            ragioni dalle quali emerge non solo la falsità dei 
                            crimini attribuiti alla regina Maria dai suoi oppositori, 
                            ma anche l’ingiusta sentenza di morte, fondata su calunnie 
                            ispirate dall’odio contro la Religione Cattolica, perché 
                            restassero immutabili i dogmi ereticali nel regno d’Inghilterra; 
                            allora si comprenderà che non manca nessuna condizione 
                            necessaria per affermare che il suo fu un vero martirio".5. Sappiamo da Sant’Agostino che "non 
                            è il supplizio che fa il martire, ma la causa". 
                            Per questa ragione Benedetto XIV si dichiarò propenso 
                            a ritenere vero martirio l’uccisione di Maria Stuarda. 
                            Egli si chiese "se per il martirio è sufficiente 
                            dimostrare che il tiranno fu mosso dall’odio contro 
                            la Fede di Cristo, anche se si attribuisce l’occasione 
                            della morte ad un’altra causa che non riguarda la Fede 
                            di Cristo o vi appartiene soltanto accidentalmente". 
                            Risolse il caso affermativamente, indotto dalla ragione che 
                            un atto desume la sua specifica natura non da un’occasione 
                            o da altra causa impulsiva, ma dalla causa fondamentale. Pertanto 
                            per dichiarare un vero martirio è sufficiente che il 
                            persecutore, per procurare la morte, sia mosso dall’odio 
                            contro la Fede, anche se l’occasione della morte provenisse 
                            da altri motivi, che, a causa delle circostanze, non appartengono 
                      alla fede.
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                      |  
 |  SANTA KETEVAN, REGINA DI GEORGIA E MARTIRE
 + 1624
 Giovanni Paolo II, durante la sua visita in Georgia, la citò 
                          tra i più grandi martiri di tale nazione.
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 |  SAN COSTANTINO BRANCOVEANU E COMPAGNI MARTIRI  Costantino Brancoveanu, principe di Valacchia, i suoi figlioletti 
                            Costantin, Stefan, Radu, Matei ed il dignitario di corte Ianachi 
                            Vacaresco morirono martiri dei turchi a Costantinopoli il 
                          15 agosto 1714.
 
 Nel 1992 furono canonizzati dalla Chiesa Ortodossa 
                          Romena che li venera quali eroi nazionali.
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 |  BALDOVINO I DI SASSONIA-COBURGO-GOTHA, RE 
                    DEL BELGIO  Bruxelles 
                            (Belgio), 1930 – Motril (Spagna), 31 luglio 1993
 Salito al trono il 17 luglio 1951, alla morte del padre Leopoldo 
                            III, in giovanissima età, regnò sino alla propria 
                            morte.
 Gli anni del regno di Baldovino videro il Belgio impegnato 
                            in importanti questioni interne e decisamente proiettato verso 
                            una politica comunitaria europea. Durante la sua seconda visita 
                            in Belgio, il papa Giovanni Paolo II rese grazie a Dio “per 
                            il Re Baldovino difensore dei diritti di Dio e dell'uomo” 
                            durante la recita del Regina Coeli di domenica 4 giugno 1995 
                            e pregò la Vergine dicendo “Ti ringraziamo anche, 
                            Madre della Grazia divina, per il Re Baldovino, per la sua 
                            fede incrollabile e per l'esempio di vita che ha lasciato 
                            ai suoi concittadini e a tutta l'Europa.
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                      | Ti ringraziamo per 
                            la forza che ha dimostrato nella difesa dei diritti di Dio 
                            e dei diritti dell'uomo, e in particolare del diritto alla 
                            vita del nascituro. Ho avuto la gioia di conoscere la profondità 
                            dello spirito di Re Baldovino, la sua eccezionale e ardente 
                            pietà cristocentrica e insieme mariana. Come non ringraziare 
                            lo Spirito Santo per ciò che ha compiuto nell'anima 
                            del Re defunto? Che grande esempio ci ha lasciato! Che grande 
                            esempio ha lasciato ai suoi concittadini!”.Nel 1990 il re aveva rifiutato di firmare la legge che depenalizzava 
                          in modo parziale l’aborto, dimettendosi dalla sua carica 
                            per un giorno, nominando a fare le sue veci il fratello. Questo 
                            era stato uno dei tanti suoi interventi in difesa dei diritti 
                            dell’uomo a cui il Santo Padre fece riferimento.
 Il 31 luglio 2003, nel decimo anniversario della scomparsa 
                          del sovrano, un messaggio dello stesso pontefice ne ricordava 
                          l’alta figura “umana, morale e spirituale”. 
                            Giovanni Paolo II sottolineò l’esempio che re 
                            Baldovino aveva dato al suo paese ed al mondo intero. “La 
                            sua vita di servizio, radicata in una profonda relazione con 
                            Dio e fondata sui valori essenziali” - si legge - possa 
                            incoraggiare il popolo belga a “seguire le sue tracce 
                            per edificare una società sempre più giusta 
                      e fraterna, nel rispetto della dignità delle persone”.
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                      |  
 |  MASSIMILIANO D'ASBURGO AGUSTIN I,IMPERATORE 
                          DEL MESSICO
 Vienna, 1832 - Querétaro (Messico), 19 giugno 1867
 Fratello minore dell’imperatore austrio-ungarico Francesco 
                            Giuseppe d’Asburgo, l’arciduca Massimiliano fu 
                            governatore del regno Lombardo-Veneto e nel 1864 venne incoronato 
                            imperatore del Messico con il nome di Agustín I, per 
                            iniziativa della Francia che aveva occupato il paese l’anno 
                            precedente.
 
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                      | Il nuovo sovrano dovette fronteggiare la resistenza dei repubblicani 
                            messicani, le cui forze ripresero il potere nel 1867. Massimiliano 
                            fu catturato e condannato a morte da un tribunale militare 
                            e fucilato con due suoi ufficiali il 19 giugno 1867 a Querétaro.Poco prima che venisse ordinato il fuoco, Massimiliano parlò 
                            a voce alta in modo che i 3000 soldati presenti sul campo 
                            d’esecuzione potessero udirlo bene: “Messicani, 
                            gli uomini della mia classe e della mia razza vengono creati 
                            da Dio per essere la felicità delle nazioni o i loro 
                            martiri […]. Perdono tutti. Prego affinché anche 
                            voi tutti possiate perdonare me e desidero che il mio sangue 
                            che sta per essere qui versato possa servire al bene del paese. 
                      Evviva il Messico, evviva l’indipendenza”.
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                      |  
 |  SANTO STEFAN CEL MARE (STEFANO IL GRANDE) 
                    voivoda di Moldavia
A metà del XIV secolo, sotto il governo 
                            di Stefan cel Mare (Stefano il Grande), la Moldavia raggiunse 
                            il periodo 
                            del suo massimo splendore.Figlio del Voivoda di Moldavia Bogdan II Musat e di Maria-Malina 
                            Oltea, fu celebre come strenuo difensore della cristianità 
                            nella lotta contro l’avanzata ottomana, ma al tempo 
                            stesso esempio di dialogo con il cristianesimo occidentale 
                            e con lo stesso islam. Con l’aiuto del principe di Valacchia 
                            Vlad III Tepes detto l’“impalatore”, conosciuto 
                            in occidente con il soprannome di Dracula, Stefano poté 
                            assicurarsi il trono di moldavo ed essere incoronato tra il 
                            12 ed il 14 aprile 1457. Minacciato dai potenti paesi vicini, 
                            respinse gli invasori ungheresi nel 1467 ed invase la Valacchia 
                            nel 1471, per liberarla dal vassallaggio Ottomano. Quando 
                            il sultano ottomano Maometto II attaccò la Moldavia, 
                            Stefano sconfisse gli invasori nei pressi di Vaslui nel 1475 
                            ed a Valea Alba l’anno successivo.
 Il 25 gennaio 1475 Stefano il Grande si rivolse ai sovrani 
                            cristiani d’Europa per ribadire l’importanza del 
                            ruolo svolto dal suo paese nella difesa dell’intero 
                            continente: “Il nostro paese è la porta della 
                            cristianità finora difesa, con l’aiuto del Signore, 
                            ma se questa porta sarà persa, che Dio ci guardi, tutta 
                            la Cristianità sarà in grande pericolo”.
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                      | Cercò invano l’aiuto dalle potenze europee contro 
                        l’Impero Ottomano, ma la sua determinazione nel “tagliare 
                        il braccio destro ai pagani” gli valse gli appellativi 
                        di “Atleta di Cristo” e “Difensore della 
                        Cristianità” da parte del papa Sisto IV (1471-1484), 
                        con il quale intrattenne un intenso rapporto epistolare. Dopo 
                        il 1484 Stefano dovette contrastare non solo la minaccia Ottomana, 
                        ma anche i progetti polacchi ed ungheresi di spartizione della 
                        Moldavia, finchè nel 1503 concluse un accordo di pace 
                        con il sultano Beyazid II, che ne garantì l’indipendenza, 
                        in cambio di un tributo annuale. Benché attraversato 
                        da numerose traversie, il lungo regno di Stefano il Grande 
                        fu nondimeno caratterizzato da un fiorente sviluppo artistico 
                        e culturale: non meno di 44 chiese e monasteri vennero eretti 
                        su sua iniziativa in ricordo di ciascuna battaglia vinta ed 
                        alcuni di essi sono tuttora patrimonio dell’UNESCO. 
                        Stefan morì il 2 luglio 1504 e fu sepolto nel Monastero 
                        di Putna, da lui fondato nel 1469 in Bucovina, regione settentrionale 
                        della Romania ai confini con l’Ucraina. Gli successe 
                        sul trono moldavo suo figlio suo figlio Petru Rares.E’ venerato come “santo” dalla Chiesa Ortodossa 
                        Rumena, il cui Santo Sinodo lo ha canonizzato il 20 giugno 
                        1992 fissandone la ricorrenza liturgica al 2 luglio.
 Stefan cel Mare, contemporaneo di Cristoforo Colombo, Leonardo 
                        da Vinci e Michelangelo, è attualmente considerato 
                        eroe nazionale sia dalla Romania, perché a lui si deve 
                        anche l’indipendenza della regione di Bucarest detta 
                        Valacchia o Tara Romanesca, che dalla Repubblica Moldova. 
                        Quest’ultima ha posto la sua effige anche sulle banconote.
 Il sommo pontefice Giovanni Paolo II Magno, durante il suo 
                        viaggio apostolico in Romania, il 7 maggio 1999 appena atterrato 
                        all’aeroporto di Bucarest affermò nel suo discorso: 
                        “Il seme del Vangelo, caduto in suolo fertile, ha prodotto 
                        nell’arco di questi due millenni numerosi frutti di 
                        santità e di martirio. Penso […] al santo re 
                        Stefano, “un vero atleta della fede cristiana”, 
                        come lo definì il Papa Sisto IV”, riconoscendone 
                        così anch’egli la santità, similmente 
                        a come avvenuto per altri santi ortodossi inseriti nei mosaici 
                        della cappella Redemptoris Mater in Vaticano.
 Il 30 settembre 2004, nel contesto dei festeggiamenti per 
                        il cinquecentesimo anniversario della sua morte, fu innaugurata 
                        alla presenza di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano, 
                        Segretario di Stato di Sua Santità, e di Sua Eccellenza 
                        Ion Iliescu, Presidente della Romania, una mostra a lui dedicata 
                        presso il Salone Sistino dei Musei Vaticani, intitolata “Stefano 
                        il Grande - Ponte tra Oriente e Occidente”. Tale mostra 
                        offrì l’opportunità di ammirare una scelta 
                        di capolavori, normalmente conservati nei monasteri eretti 
                        per iniziativa del santo sovrano, tra i quali il velo funerario 
                        della Principessa Maria di Mangop sua seconda moglie, raffinatissima 
                        opera di ascendenza bizantina, unica nel suo genere nel sud-est 
                      europeo.
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                      |  
 |  SANTI MIRIAN III E NANA re della GeorgiaMirian III e Nana, sposi, sovrani della Giorgia nel IV secolo, 
                            si convertirono al cristianesimo e collaborarono con Santa 
                            Nino, l’Apostola della Georgia.
 
 Sono venerati come “Isapostoli”, 
                          cioè “Uguali agli Apostoli”.
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                      |  
 |  SANTA EDVIGE D’ANGIO’ regina 
                    di PoloniaCon 
                            lei si aprì il “secolo d’oro” della 
                            storia cristiana della Polonia, cioè il XIV secolo. 
                            Fonti storiche risalenti a quel tempo permettono di delinearne 
                            un profilo alquanto dettagliato e di ammirare al meglio la 
                            sua personalità e la sua spiritualità. Edvige 
                            è presentata solitamente nell’atto di “regnare 
                            servendo”, comportamento che ne fa immediatamente risaltare 
                            la sua maturità cristiana, fondata su una vita impregnata 
                            di fede e di carità.
 Nei suoi confronti è riscontrabile inoltre un’ininterrotta 
                            ammirazione da parte del popolo polacco, accompagnata ad un 
                            vero e proprio culto ancora vivo oggi a distanza di secoli.
 In Edvige vi era un intreccio di doti e virtù, religiosità 
                            e devozione, e tutto ciò contribuiva ad irradiare santità 
                            in ogni sua attività quotidiana. Dalla sua profonda 
                            ascesi cristiana, scaturì un giusto autocontrollo volto 
                            a dominare il suo carattere forte e vivace.
 
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                      | Nata a Buda nel 1374, dalla stirpe capetingia degli Angioini 
                            a quel tempo regnati sull’Ungheria, dovette appena maggiorenne 
                            annullare gli “sponsalia de futuro” stipulati 
                            dai suoi genitori quando lei aveva solo quattro anni, com’era 
                            tipica prassi medievale, per combinare un matrimonio con Guglielmo 
                      d’Asburgo.Il 18 febbraio 1386 sposò invece il granduca lituano 
                    Jagello, che promise di ricevere il battesimo insieme con 
                    tutta la sua nazione, ultimo baluardo pagano in Europa, nonché 
                    l’unificazione alla Polonia. Pare che Edvige sia giunta 
                    a prendere una decisione così importante per la sua 
                    vita a seguito di un lungo travaglio interiore, intense preghiere 
                    dinnanzi al Crocifisso di Wawel e parecchie consultazioni 
                    con vescovi e nobili polacchi.
 Questo matrimonio cambiò la storia europea, trasferendo 
                    la frontiera della civiltà occidentale sino ai confini 
                    orientali del neonato regno polacco-lituano e ponendo nella 
                    schiera dei protagonisti dell’evangelizzazione del vecchio 
                    continente. Ciò le avrebbe sicuramente meritato da 
                    parte delle Chiese orientali il titolo di “Isapostola”, 
                    come le sante Maria Maddalena, Olga di Kiev, Elena madre di 
                    Costantino il Grande e Nino di Georgia. Per noi cattolici 
                    può essere invece considerata come la regina di Brigida 
                    di Svezia “patrona d’Europa”, come ha osservato 
                    il papa nell’omelia in occasione della canonizzazione.
 Aperta la strada alla cristianizzazione della Lituania, si 
                    rese necessario fornire un’adeguata formazione religiosa. 
                    A tal scopo Edvige decise di fondare a Praga un collegio per 
                    i futuri sacerdoti lituani. Nel documento protocollare dell’atto 
                    di fondazione, lei stessa spigò come tale fondazione 
                    fu preceduta da lunghe consultazioni ed intense preghiere.
 Ritenendo che anche l’Università di Cracovia 
                    dovesse collaborare all’opera di evangelizzazione, l’11 
                    gennaio 1397 con il consenso del papa Bonifacio IX fondò 
                    la prima Facoltà Teologica polacca. La regina ebbe 
                    così a cuore questa sua opera tanto da lasciarvi in 
                    testamento le sue gemme ed altri beni personali per anche 
                    dopo la sua morte avesse potuto crescere e funzionare al meglio. 
                    Queste operazioni, apparentemente pure espressioni di mecenatismo, 
                    furono in realtà il frutto della sua fede matura e 
                    lungimirante.
 Sin dalla sua infanzia Edvige era stata a leggere abitualmente 
                    la Sacra Scrittura, il Salterio, le Omelie dei Padri della 
                    Chiesa, le meditazioni e le orazioni di San Bernardo, i Sermoni 
                    e le Passioni dei Santi ed altre opere religiose classiche. 
                    Alcune di esse vennero tradotte su sua iniziativa in lingua 
                    polacca e fece redigere un salterio in tre versioni linguistiche, 
                    denominato “Salterio Floriano”, oggi custodito 
                    nella Biblioteca Nazionale di Varsavia.
 Giovanni Štìkna, Stanislao di Scarbimiria ed Enrico 
                    di Bitterfeld, guide spirituali di grande pregio, furono messi 
                    a disposizione degli ecclesiastici, dei cortigiani e degli 
                    uomini di cultura, assicurando loro in tal modo non solo una 
                    formazione culturale.
 Edvige esigeva infatti dal clero un alto livello sia spirituale 
                    e che culturale.
 In quei tempi, in cui vi fu un amalgamazione di varie credenze, 
                    dottrine e prassi, spesso provenienti dal mondo pagano, Edvige 
                    si rivelò sempre fedele alla tradizione ed in profonda 
                    comunione con la Sede Apostolica. Al tempo stesso si dimostrò 
                    tollerante nei confronti delle altre confessioni cristiane 
                    e delle altre religioni. In tale direzione va citato l’esempio 
                    della fondazione della chiesa e del convento dei Benedettini 
                    slavi a Cracovia, che avrebbero dovuto recarsi nella Rus’Rossa 
                    per celebrare la liturgia nel rito slavo, per giungere pacificamente 
                    ad un riavvicinamento fra i differenti culti. In qualità 
                    di sovrana cristiana, seppe testimoniare la sua fede con irrepetibile 
                    sensibilità; per esempio, per ravviare il culto nella 
                    cattedrale di Cracovia, fondò nel 1393 il “Collegio 
                    dei 16 Salmisti”, perché giorno e notte potesse 
                    risuonarvi la gloria di Dio.
 In occasione del Giubileo dell’Anno Santo 1390, desiderando 
                    poter avvicinare tutti i suoi sudditi, polacchi, lituani e 
                    ruteni, ai frutti spirituali della Chiesa, ma ben conscia 
                    degli enormi disagi di natura politica e sociale ai quali 
                    sarebbero stati esposti in pellegrinaggio per Roma, chiese 
                    ed ottenne dal papa Bonifacio IX la grazia di poterlo celebrare 
                    nel proprio paese.
 Incoronata “Regina della Polonia”, con il passare 
                    del tempo prese parte sempre più attivamente agli affari 
                    pubblici dello suo stato, rivelando sempre più la sua 
                    prudenza e saggezza politica. Dal 1389 si trovò ripetutamente 
                    a dover fare da mediatrice nei rapporti conflittuali fra la 
                    Polonia e l’Ordine teutonico, nonché in varie 
                    rivalità familiari.
 Consapevole dell’immane pericolo che i Turchi costituivano 
                    per l’Europa cristiana, Edvige tentò di dissuadere 
                    l’ambizioso duca lituano Vitoldo dal disperdere le forze 
                    dell’esercito polacco-lituano in un’inutile spedizione 
                    bellica contro i Tartari.
 Ma gli affari dello stato non le impedivano di soccorrere 
                    i suoi sudditi nei loro bisogni quotidiani. Ciò è 
                    testimoniato anche dai registri dei conti reali. In Edvige 
                    è sicuramente da sottolineare l’acuto senso, 
                    non solamente di giustizia, ma di rispetto per ciascun essere 
                    umano. Un episodio in particolare dimostra inequivocabilmente 
                    la fermezza che la contraddistinse sempre nel difendere i 
                    deboli e gli oppressi. Nel 1386, avendo appreso che gli abitanti 
                    di un villaggio erano stati privati dei loro beni da parte 
                    dei cavalieri reali, ordinò che fossero risarciti non 
                    solo i danni materiali, ma, preoccupata della ferita provocata 
                    alla loro dignità umana, affermò con dolore: 
                    “Se pure abbiamo restituito il bestiame ai coloni, chi 
                    restituirà loro le lacrime?”. Questa domanda, 
                    tramandataci dai cronisti del tempo, pone in rilievo il suo 
                    “genio del cuore”, al punto che Konrad Górski, 
                    storico della spiritualità polacca, l’ha definita 
                    “l’espressione più profonda della cultura 
                    cristiana”.
 Solita contemplare l’immagine del Crocifisso Nero di 
                    Wawel, la santa regina attingeva amore e forza per regnare 
                    servendo, lo slancio missionario, l’umiltà di 
                    cuore, l’altruismo e la pace nel soffrire e nell’agire. 
                    Diverse fonti ricordano come fosse solita assistere alla Messa 
                    nei giorni feriali, anche durante i suoi viaggi.
 La croce l’accompagnò sempre nel suo pellegrinaggio 
                    terreno, anche nelle circostanze più difficili: la 
                    morte prematura del padre, il distacco dalla casa paterna 
                    a Buda, l’incoronazione a Regina all’età 
                    di dieci anni in un regno a lei ignoto, la rassegnazione circa 
                    i falliti progetti matrimoniali dell’infanzia, la tragica 
                    morte della madre nel 1387 e dell’ultima sorella nel 
                    1395, le calunnie diffuse nei suoi riguardi nelle corti europee, 
                    il tentativo di creare discordia fra lei e suo marito Ladislao 
                    Jagello più anziano di lei. Ma in tutte le numerose 
                    e complesse difficoltà politiche e umane in cui venne 
                    a trovardi, Edvige seppe sempre prodigarsi con tutto l’amore 
                    possibile.
 Una di queste fu rappresentata dalla lunga attesa dell’erede 
                    al trono. Nel Medioevo, infatti, la sterilità della 
                    donna era considerata un segno del castigo divino: Edvige 
                    dunque ne soffriva, tanto più che sperava di rafforzare 
                    l’unione polacco-lituana e di proseguire l’opera 
                    di cristianizzazione con la nascita di un figlio. La sofferenza 
                    fu interrotta solo per breve tempo dalla lieta novella della 
                    gravidanza. All’approssimarsi del parto Jagello era 
                    solito raccomandarle di addobbare sontuosamente la stanza 
                    del nascituro.
 Grazie al noto cronista polacco Jan Dlugosz conosciamo lo 
                    stato d’animo della regina in questo periodo, tramite 
                    la sua risposta al re: “Da lungo tempo ho allontanato 
                    da me il fasto del secolo e non lo voglio seguire in prossimità 
                    della morte, che, abbastanza spesso, il parto è solito 
                    causare, ma piuttosto voglio piacere a Dio, il quale mi ha 
                    donato la fecondità, tolto l’obbrobrio della 
                    sterilità, non per lo splendore dell’oro e delle 
                    gemme, ma nella mansuetudine dell’umiltà”.
 Purtroppo ebbe modo di gioire assai poco della sua maternità 
                    fisica, perché la neonata erede al trono Elisabetta 
                    Bonifacia morì in breve tempo. A distanza di quattro 
                    giorni, il 17 luglio 1399, si spense anche Edvige, alla giovanissima 
                    età di 25 anni e 5 mesi. Premurosa della sorte del 
                    coniuge, preoccupata per la solidità dello stato e 
                    per la continuità della dinastia Jagellonica, prima 
                    di morire consigliò al marito di sposare Anna di Cilli, 
                    figlia del Guglielmo e nipote del re San Casimiro il Grande.
 Giovanni Paolo II l’ha proclamata “santa” 
                    l’8 giugno 1997 a Kraków, in Polonia.
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                      | SANTI 
                        DAVID E COSTANTINO, principi georgiani, martiri
 |  
                      |  | I santi fratelli georgiani David e Costantino, Principi d'Argweth, 
                          oltre che valorosi e coraggiosi condottieri militari seppero 
                          dimostrarsi convinti cristiani, che si impegnarono nella difesa 
                          della Georgia e conseguentemente dell’Europa intera 
                          dagli attacchi dei mussulmani. Il comandante arabo, nonché 
                          futuro califfo, Marwan-Abdullah Kasim li fece prigionieri 
                          tra gli anni 731 e 734 e tentò con false promesse di 
                      convincerli alla conversione all’Islam.  |  |  
                      | I due fratelli 
                        perseverarono però nel levarsi in piedi per professare 
                        la loro fede in Cristo. Allora Murvan Kru (“kru” 
                        significa “sordo”) tentò di servirsi dell’aiuto 
                        di alcuni stregoni ed ipnotizzatori per ottenere la loro conversione, 
                        ma con la preghiera i santi principi David e Costantino vinsero 
                        anche queste astuzie pagane. Considerando la loro ostinata 
                        risoluzione, ai mussulmani non restò che procedere 
                        alla tortura dei due e ad affogarli nel fiume Rioni. Consumatosi 
                        così il loro martirio, i due corpi santi, illuminati 
                        da tre colonne di luce forse simboleggianti la Santissima 
                        Trinità, furono trasportati dalla corrente d’acqua 
                        per un certo tragitto. Alcuni fedeli riuscirono però 
                        finalmente a recuperarli e riporli al sicuro in una caverna 
                        del monte Tskhaltsiteli, nei pressi della città di 
                        Kutaisi. Ivi riposarono sino al dodicesimo secolo, quando 
                        ebbe a ripetersi il miracolo dei bagliori di luce ed il re 
                        georgiano Bagrat il Grande (1072-1117) le rinvenne durante 
                        una battuta di caccia. Il sovrano pensò allora di erigere 
                        una chiesa in onore dei due martiri fondando il monastero 
                        Motsameti. In questo luogo si verificarono molti miracoli 
                        che vennero dunque attribuiti alla presenza delle reliquie 
                        dei due santi. David e Costantino sono citati tra l’altro 
                        nella lista dei martiri a cui fece riferimento il panegirista 
                      di san Razden il Persiano. Sono festeggiati al 15 ottobre. |  
 
 
                     
                      | 
  
 BEATA BIANCA D'ARAGONA
 
                           Regina, fece parte dell’Ordine Mercederio, 
                            è festeggiata il 12 novembre. |  
                          
  
 BEATA BEATRICE DI CASTIGLIA
 Regina, fece parte dell’Ordine Mercederio, 
                            è festeggiata il 25 settembre. | 
  
 BEATA BEATRICE DE SUABIA
Regina, fece parte dell’Ordine 
                          Mercederio, è festeggiata il 5 novembre. |  
 
 
                    
                      |  
 | BEATA BERTA
 Regina dei Franchi e moglie di Pipino "il breve", 
                          madre di Carlo Magno, morta nel 783, detta "Berta la 
                          Pia", patrona delle filatrici.
 
 E’ festeggiata il 
                        24 marzo.
 |  
 
 
                    
                      |  
 | BEATO AUGUSTO CZARTORYSKI principe e salesianoIl principe polacco Augusto Czartoryski nacque a Parigi da 
                          genitori polacchi il 2 agosto 1858. La famiglia si era stabilita 
                          in Francia quando, dopo lo rivoluzione del 1830 e lo confisca 
                          dei beni, era stata posta al bando dalla Russia.
 Nel 1886 
                          entrò nella Congregazione Salesiana, dove fu ordinato 
                          sacerdote.
 Si ammalò presto e trovò nella nuova 
                          condizione il motivo e il metodo per salire le vette della 
                          perfezione. Morì in fama di santità a soli 34 
                          anni 1’8 aprile 1893, sabato dell’Ottava di Pasqua.
 E’ stato beatificato da papa Giovanni Paolo II, suo 
                          connazionale, in San Pietro il 25 aprile 2004
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                    Santi Re vedere :   Per notizie su altri Venerabili, Beati e Santi Sabaudi vedere:   |