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                    dal Prof. Renzo Barbattini dell'Univerisità 
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                  “LES ABEILLES DE FRANCE” 
                    LE API NELL'ARALDICA CIVICA DI FRANCIA
                   
                   
                  
                    di  Renzo Barbattini* e Massimo Ghirardi** 
                    *Dipartimento di Biologia e  Protezione delle Piante – Università di Udine 
                    ** illustratore e araldista,  insegnante presso il Comune di Reggio Emilia
                    
                  I PARTE
                    
                  
                    
                      INTRODUZIONE                         
                          Le api si ritrovano in numerosi  stemmi (1) (di famiglie nobiliari, di comunità locali – specialmente di Comuni –, di corpi  militari, di categorie lavorative, ecc.) diffusi in tutto il mondo. 
                          Questo contributo si propone di fornire un  panorama, degli  stemmi dei Comuni francesi che, hanno nel  blasone qualche elemento simbolico relativo alle api  o agli alveari. Per meglio strutturarlo, si è seguito un ordine alfabetico. Le nostre ricerche sono  state accurate, ma siamo certi che qualche emblema sarà sfuggito, fin da  ora ci scusiamo per l’involontaria dimenticanza: non tutte le Municipalità  hanno pubblicato il loro emblema  e  pochissime lo hanno inserito in Rete. 
                           
                          L’araldica civica ha una tradizione  assai antica in Francia, probabilmente questa nazione è stata la culla con la  Germania e l’Italia della scienza araldica, ragione per la quale la  terminologia è derivata dal francese antico (anche in Italia si usano i termini  francesi adattati, abbiamo messo per ogni stemma i due blasoni a confronto).  L’Araldica delle Comunità però è sempre stata considerata “secondaria” a quella  nobiliare, ha cominciato a diffondersi in Francia dopo il XV secolo (e in quel  periodo esisteva solo un migliaio di stemmi di  Comuni), sotto Luigi XIV (con la promulgazione del Trattato di Pierre D’Hozier)  ci fu un certo sviluppo di questa branca, spesso però con stemmi “fabbricati a  tavolino”, seriali ed astratti (che molti Comuni moderni hanno ripudiato)  all’epoca della Rivoluzione esistevano circa 1900 Comuni col rango di “città” e  pochissime dotate di emblema civico (a differenza di Germania e Italia che ne  annoveravano già alcune migliaia). Il fenomeno della diffusione degli stemmi  civici è relativamente recente e ancor più recente l’adozione di figure  naturali come quella dell’ape. 
                          L’Araldica Civica francese attuale,  pur in assenza di Enti nazionali centralizzati di controllo e riconoscimento, è  tuttavia caratterizzata da una certa omogeneità di uso e di stile (nonché da  una generale buona qualità grafica). 
                          Bisogna  anche dire che il  linguaggio tecnico araldico è caratteristico di questa disciplina, e si è  specializzato a tal punto da rendersi spesso, per chi non lo “frequenta”, di  difficile comprensione: per una più facile lettura, pertanto, i termini tipici  del gergo araldico usati, saranno riportati in corsivo. Da ricordare che, in  Araldica, le direzioni “destra” e “sinistra” sono invertite rispetto  all’osservatore, perché riferite all’ipotetico cavaliere che imbraccia lo scudo e alcuni termini sono stati  mantenuti nel pittoresco linguaggio derivato dal francese antico; così per gli smalti:  rosso (gueule), azzurro (azur), verde (sionople), nero (sable) e porpora (pourpre), oltre ai metalli giallo-oro e  bianco-argento. 
                          La parte principale dello stemma è  lo scudo, simbolo di protezione dei  soldati. Esso è il fondo (2) sul quale sono disegnate le figure (naturali o ideali)  e può essere di un solo colore o diviso in più parti con diversi smalti. La parte  superiore è detta capo, mentre  quell’inferiore è chiamata  punta. In Francia si usa, per lo più, l’elegante scudo di forma gotica (detta anche per questo “francese”), pressoché triangolare  con i lati molto convessi. 
                           
                          La quasi totalità degli stemmi dei Comuni e delle città  di Francia sono sovrastati (timbrati) da una corona murale turrita (simbolo d’autonomia territoriale) in metallo nobile, a sottolinearne  il rango (città grande, città media, Comune) derivate dall’amministrazione  napoleonica. Sono anche spesso contornati da rami di vegetali, più diffusi  sono: l’alloro (simbolo di gloria), la quercia (simbolo di forza, in senso sia  fisico sia morale), la palma (simbolo d’onore e di martirio, usato specialmente  negli stemmi dei Comuni i cui cittadini si sono distinti in eroici episodi  durante le guerre, che hanno subito assedi o  sono state teatro di battaglie famose; oppure dalle città che hanno santi  martiri come patroni); altre essenze possono indicare particolari posizioni  geografiche (canne palustri, rami di pino…). Da questi pendono, ove  riconosciute, le decorazioni e le onorificenze ottenute dalla città titolare  (Legion d’Onore, Croce di Guerra, ecc…). 
                          Diffusi, soprattutto nelle versioni auliche delle armi dei grandi centri, delle figure “tenenti” (umani, umanoidi e  figure animate anche fantastiche), talvolta riferite a personaggi della cultura  locale: ad esempio lo scudo di  Avignon è sostenuto, ad esempio,  da due  girifalchi (“gerfauts” Falcus rusticolus); quello di Chambéry è  tenuto da due levrieri; quello di Marseille da un toro e da un leone;  Clermont-Ferrand e Strasbourg da due leoni, e così via… 
                        
                         
                          Il  territorio della Repubblica Francese, secondo la Costituzione, è suddiviso in  diverse “collettività territoriali” (3):  Comuni e Dipartimenti sono una creazione del 1789 (4),  questi ultimi, in particolare, furono creati in modo che tutti coloro che  vivevano in un Dipartimento potessero raggiungere il capoluogo in una  giornata a cavallo (5) (3);  le Regioni sono nate dopo il 1950 come raggruppamento amministrativo di  Dipartimenti. Attualmente si hanno 24 Regioni (20 “metropolitane” e 4  cosiddette “d’Oltremare”: Guadeloupe, Guyane Française, Martinique, La  Réunion), 100 Dipartimenti (di cui 4 “d’Oltremare”), 36.783 Comuni (contro gli 8100 italiani).  
                          Il cosiddetto “Territorio  d’Oltremare” è composto anche da 4 Collettività con ampie autonomie: Polynésie  Française, Mayotte, Saint-Pierre-et-Miquelon, Wallis-et-Futuna (composta da 3  regni: Alo, Sigave e Uvéa); a queste si aggiungono: la “Nuova Caledonia”, a  statuto specifico (6) e le  “Terre Australi e Antartiche Francesi” (divise in 5 distretti) amministrate tramite  l’Amministratore Superiore residente all’isola della Réunion,  
                           
                          Ogni “collettività”, in Francia, può  possedere uno scudo araldico a sua  scelta, con l’unico vincolo che non sia già posseduto da qualcun altro. Dal  1884 (7) i Comuni dispongono della totale sovranità in materia di armi araldiche, che vengono accettate formalmente e  legalmente attraverso deliberazione del Consiglio Municipale. Non esiste un  Ufficio Centrale nazionale che regola la concessione o il riconoscimento delle armi araldiche dei Comuni o delle Città  (contrariamente, ad esempio, a ciò che accade in Italia o in Gran Bretagna) e  che protegga da abusi, per cui risulta spesso difficile verificare che il  disegno non sia già in uso da altri, cosa che può generare contestazioni. 
                          Alcuni Dipartimenti (ad esempio il Loiret  nel 1995) hanno perciò dato vita ad una Commissione Araldica Dipartimentale  (Commission Départementale de l’Héraldique), composta da personalità del campo  storico e tecnico-araldico nominate del presidente del Consiglio Dipartimentale  che offrono, a titolo gratuito consiglio e controllo sulla composizione delle  armi civiche dei territori del Dipartimento. È stata anche istituita nel 1999  dal Ministero della Cultura e della Comunicazione (8) una Commissione Nazionale di Araldica (Commission  Nationale d’Héraldique), insediata  presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, il cui presidente è il Direttore  Generale degli Archivi di Francia, con il solo ruolo di consiglio e  consultazione.  
                          Il  generale molti dei Comuni francesi (anche i più piccoli) si sono dotati di uno  stemma (alcuni in tempi recentissimi) da usarsi nelle comunicazioni ufficiali,  anche se la maggior parte preferisce rappresentarsi (soprattutto a livello  turistico e commerciale) attraverso delle versioni stilizzate (e graficamente  più efficaci) o dei veri e propri “logo”  pubblicitari, alcuni di questi ultimi non privi  di bellezza e eleganza. E’ questo il caso della maggior parte delle Regioni e  dei Dipartimenti (9), cosa che non ha mancato di suscitare aspre  polemiche per la mancanza di “radici storiche” (e per i costi, spesso elevati,  che le agenzie grafiche richiedono per la progettazione di questi “logo”). 
                          La maggior parte si ricollega ai  regolamenti araldici napoleonici (10),  ragione per la quale molti Comuni mostrano le corone “murali” di rango, con un  numero variabile di torri in vista (da 3 per i piccoli Comuni, 4 per i  capoluoghi di Dipartimento e 5 per la capitale Parigi). La corona murale, in  metallo nobile (oro e argento), merlata e “murata” (termine che indica il  cemento nelle commettiture delle pietre, di solito di smalto nero) è simbolo  dell’autonomia municipale. 
                           
                          Molti  stemmi derivano dai blasoni degli antichi feudatari, le cui armi sono state  adottate con qualche modifica (brisura) per differenziarsene o  semplicemente ricordati attraverso particolari dello stemma originale  dell’antico signore. 
                          Molto  diffusi i simboli legati all’agricoltura e all’industria (ruote, ingranaggi,  ciminiere, locomotive…) ma,per quanto riguarda questa ricerca, non sono molto  frequenti le api (abeilles o mouches-à-miel) (11) e  pochissimo gli strumenti legati all’apicoltura (quasi esclusivamente l’arnia,  detta ruche); ciononostante l’Araldica civica francese, per le sue  vicende storiche, è tra quelle che annovera il maggior numero di stemmi “apistici”  al mondo. Per questa rassegna, fondamentali sono stati i contatti con  alcuni gruppi di studio di Araldica e con alcune Istituzioni e Amministrazioni  (non solo francesi): infatti la possibilità di “navigazione” nei loro siti  internet è stata di grande importanza: dato che spesso forniscono (sul sito o  su altre documentazioni) notizie storiche di grande utilità, frutto di un del  lavoro di ricerca da parte di studiosi di storia locale; ma anche attraverso  contatti diretti con le singole Mairies; nonché la possibilità di continuo  scambio di informazioni con “cultori” della materia.  
                           
                          Per quanto  riguarda la parte strettamente iconografica abbiamo dovuto fare riferimento al  lavoro dei grandi araldisti e disegnatori araldici francesi (soprattutto a  quelli di Robert Louis, noto disegnatore dei francobolli della serie “blasons  de France”, a quelli di Xavier d’Andeville e di Suzanne Gauthier), oltre che a  qualche opera “classica” (vedi bibliografia). 
                        Per uniformità grafica e per una  buona risoluzione delle immagini tipografiche, sono state utilizzate quelle  ricavate dagli originali all’acquarello (eseguiti rispettando le  caratteristiche araldiche degli stemmi “ufficiali”) da Massimo Ghirardi, coautore della ricerca e illustratore  araldico conosciuto in Italia (è autore, tra l’altro, con Bruno Fracasso e  Joseph Gabriel Rivolin, dello Stemmario Ufficiale italiano/francese della  Region Autonome Vallée d’Aoste).                       | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                      Acheres 
                         
                      
                       Comune detto “Paese delle api e del  miele” nel Dipartimento della Cher, nella Regione del Centro (da non confondere  con l’omonimo Comune dell’Yveline), deriva il nome dal villaggio gallo-romano  di Villa Apiarias, poi Acheriis (XI secolo) riferito alla  tradizionale produzione locale di miele (dal quale si ricavava anche la nota  bevanda alcolica dell’idromele). Nel francese antico, infatti, “aschier”  significa anche “arnia” e questo spiega l’adozione, tra gli altri, del  simbolo dell’arnia con le api. Si riconosce l’antica cappella, monumento  storico, risalente alla fine dell’XI secolo, costruita sul luogo di un Eremo  del X secolo. Le armi da guerra e le stoviglie di terracotta che completano lo scudo rammentano le antiche origini del  Comune (l’ascia è anche assonante col toponimo) e alcune note industrie locali:  “poterie” (fabbriche) di ceramica, fonderie e falegnamerie, anticamente  specializzate nella produzione di doghe (“merrain”) per la confezione dei tini.  Il fleur-de-lys d’oro richiama l’emblema dipartimentale e lo storico simbolo  dei re francesi. | 
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                      Aigremont 
                         
                      
                         Aigremont  è un piccolo Comune del Dipartimento dello  Yonne, in Borgogna, sorto sul fianco di una collina nel XII secolo per iniziativa degli abati dell’abbazia  cistercense di Pontigny, fondata nel 114, che ebbe questi territori dal conte  di Auxerre-Nevers, la cui proprietà venne confermata da una bolla di papa  Adriano IV del 1156. L’abbazia, che ebbe proprietà dei terreni fino alla  Rivoluzione, ne coltivava i terreni attraverso dei coloni che coltivavano  cereali e viti (dalle quali si ricavava il vino per la messa) e allevavano api (per  la produzione della cera per le candele, oltre al miele). Il terreno non doveva  essere un granché fertile dato che il nome significa, letteralmente, “monte  amaro, cattivo” (Agro Monte). 
                          Celebre località per la pratica  della caccia, in particolare per le battute al cinghiale, nelle folte foreste  dei dintorni, ne ha adottato l’emblema come simbolo civico, abbinato  alle croci e alle api che sono un richiamo, tra gli altri ai valori (fede e  lavoro) fondamentali per il bene della comunità. | 
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                      Alçay-Alçabéhéty-Sunharette 
                         
                      
                        Questo Comune, nato nel 1883 dall’unione dei  territori dei tre Comuni indipendenti già tutti parte del Cantone di Sunharette  del Distretto di Mauléon nel 1790, oggi si trova nel Dipartimento dei  Pyrenée-Atlantiques. 
                          Esso  presenta un interessante scudo  con una figurazione (lupo d’argento uscente da un’arnia d’oro), che riprende probabilmente una storia  locale (che non abbiamo rintracciato) che rende in maniera molto efficace il  simbolo dell’unità della popolazione che sconfigge il nemico venuto per  impossessarsi delle sue ricchezze: un’immagine del celebre motto francese “l’union  fait la force”. | 
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                      Anneyron 
                         
                      
                         La Parrocchia di Notre Dame di  Anneyron nacque come cella del Priorato di Saint Pierre di Vienne e ha fatto  parte, per lungo tempo, della Contea di Albon; solo il 4 maggio 1809 è stato  eretto in Comune, distaccandolo da quello di Albon e unendovi quello di  Mantaille. Oggi si trova nel Dipartimento del Drôme, nella Regione del  Rhône-Alpes. Mantaille è un villaggio di antiche origini, già menzionato nel  858 come Villa Mantelum, poi cappella di San Lorenzo de Mantelum nel XIV  secolo, derivante da un centro romano soggetto alla vicina Vienne. Fu nel  castello di Mantaille che, durante un concilio nell’879, Bosone fu eletto re di  Borgogna. Ebbe diversi feudatari: da Teutbert, nominato dal re, che lo cedette  agli arcivescovi di Vienne, che a loro volta lo vendettero ai Du Cros de Grolée  nel XVII secolo, per passare poi ai D’Allard, ai Leclerc de Ransonnière e ad  altri, fino a divenir nel 1790 un Comune autonomo, fino al 1809. 
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                      Lo stemma  adottato dal  Comune è “spiegato” dal motto che lo accompagna: Civis et Opifex. Porta infatti, uno scudo tagliato diagonalmente che presenta, nella parte superiore,  tre torri d’oro, simbolo per eccellenza della città in quanto allusivo alle  “difese” murarie e alle torri di guardia; nella parte inferiore, sono poste tre  api operaie, che simboleggiano, al medesimo tempo, i cittadini e i lavoratori,  portatori di diritti e di doveri, tra i quali la promozione e la difesa del  bene comune “cittadino”. Lo stemma è abitualmente completato da una corona  muraria con quattro torricelle, che indica il rango “urbano” di Anneyron. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                      Apprieu 
                         
                      
                         Apprieu è un Comune nel Dipartimento  dell’Isère, nella Regione Rhône-Alps ed è uno dei 13 Comuni della Comunità  della Bièvre Est (dal nome del torrente principale della regione). Quest’ultima  è nata nel 1993 per lo sviluppo dei rispettivi territori nella Regione Urbana  della città di Grenoble. Si ritiene che il nome derivi dal latino “Apprius”, anagramma di Priapus,  (Priape) dio della fecondità, che qualche erudito ha voluto associare  all’antica città di Lampsaque, vicina a Troia. 
                          Oggi la località è sede d’alcuni opifici industriali: a ciò si allude  nello stemma (Fig. 5) con la figura dell’altoforno, mentre l’ape (non a caso  “operaia”) è il classico riferimento all’operosità della popolazione, nonché  probabilmente un richiamo all’epoca napoleonica, allorché venne eretta la  Municipalità. Il simbolo delle chiavi è allusivo al patrono della chiesa  parrocchiale, San Pietro Apostolo.  | 
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                      Arcachon 
                         
                      
                         Nota  località balneare e climatica sulla riva sinistra del Bassin d’Arcachon. Lo  stemma (Fig. 6) è stato progettato da M. Lamarque de Plaisance nel 1860, che  prese spunto dall’iscrizione incisa nel 1855 sulla campana della locale chiesa  di Saint Ferdinand: Nox Heri – Hodie  Aurora – Cras Lux (“ieri la notte, oggi l’aurora, domani il giorno”) e che  interpretò come storia e auspicio per la cittadina con la divisa attuale Heri Solitudo, Hodie Vicus, Cras Civitas (“ieri ero una solitudine inabitata, oggi sono un borgo di pescatori, domani  sarò una città”); perciò si è aggiunto un capo (che, ridotto della metà, è detto propriamente colmo) diviso in tre parti (interzato)  con i colori nero, argento e oro che rendono simbolicamente l’iscrizione della  campana: il nero rappresenta la notte e la solitudine, l’argento la luce  nascente e la speranza, mentre l’oro simboleggia l’aurora dorata di oggi e la  speranza per un futuro migliore. 
                          A  ciò si aggiunse la leggenda, risalente al XVI secolo, del pio eremita  francescano Tommaso da Osimo, noto come Thomas  Illyricus (nato nel 1484 a Vrana, nella diocesi di Zara, in Dalmazia, o  Illiria da cui il suo soprannome Illyricus, e morto nel 1528 in Francia a  Carnolès), che trovò, sulla spiaggia, una statua della Vergine Maria. Essa, accolta  nel piccolo eremo, divenne oggetto di culto, soprattutto da parte dei marinai  durante le tempeste, per cui diede origine al santuario di Nôtre Dame  d’Arcachon (nel quale sono presenti numerosi esempi dello stemma civico). 
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                      Nel campo sinistro, di rosso, è quindi  raffigurato un naviglio squassato dai marosi, al di sopra del quale compare  l’immagine della Vergine, sormontata dalla stella d’oro della speranza. La cotissa d’oro (che è una banda ridotta; broccante cioè “che passa sopra”) vuole significare la prosperità  del presente (d’oro) assieme alla serenità (azzurro) di un presente produttivo  (l’alveare) in un luogo dall’aria benefica (pino); quest’ultimo è anche simbolo  della regione, dal carattere propriamente “marino”, ma ricca di verde. Nel  XVIII secolo i fratelli Desbiey intrapresero la piantagione del pino marittimo  sulle dune sabbiose del litorale, mentre nei vicini boschi da tempo  immemorabile si produce un pregiato miele. | 
                     
                   
                   
                   
                  Barbattini R., Ghirardi M., Bitetti C., 2011 - Les abeilles dans 
                    l'Haraldique   civique de France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 
                    977: 30 -34
                    
                  II PARTE
                    
                  
                    
                      Aschères le  Marché 
                         
                      
                         Il  Comune (Dipartimento del Loiret nella Regione del Centro) ha adottato uno stemma semplice ispirato  all’Aradica antica (Fig. 7) proposto dal Consiglio Dipartimentale d’Araldica  Urbana (Conseil Départemental d’Héraldique Urbane, CDHU fondato nel 1995) e  adottato ufficialmente l’8 marzo 2005, che unisce l’emblema proprio del feudo  di Ascherès a simboli legati all’agricoltura e alla laboriosità degli abitanti. | 
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                      Attichy 
                         
                      
                         Attichy  è un Comune situato nel Dipartimento dell’Oise della Regione della Piccardia. La  figurazione  delle asce d’armi (haches d’armes, in francese) è certamente attinente per  assonanza al toponimo. Il nome deriva dal celtico Attegies che  indicava un piccolo villaggio di capanne di boscaioli. Le asce sono riferimento  anche agli importanti reperti archeologici ritrovati nei dintorni del  capoluogo, tra cui delle pregevoli asce in selce (silex), scoperte in alcune  sepolture presso la frazione di La Faloise.
                       Le api sono il simbolo del lavoro e differenziano lo  stemma da altri consimili. | 
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                      Avesnes-sur-Helpe 
                         
                      
                         Antica città fortificata posta su un  pendio della riva dell’Helpe Majeure. Le armi della città di Avesnes sono piuttosto antiche, come testimoniato dalla loro  semplicità di composizione. La città ha ripreso le armi degli antichi  signori che si fanno risalire a tale Gérard d'Avesnes che compare come compagno  di Goffredo di Buglione (Godefroy de Bouillon). Secondo alcuni il rosso  rappresenterebbe il sangue versato durante la Crociata e l’oro la nobiltà dell’impresa  (secondo altri: il bottino!). Questo stemma si ritrova nel 1186, nel 1238 e nel  1243 sui sigilli del successore di Gérard. 
                          Nel XVI secolo fu ornato dall’arnia  e dalle otto api, ma non è chiaro a cosa alludano. Secondo una devota  tradizione ricorderebbero il miracolo dell’apparizione di Nostra Signora delle  Mosche presso il locale Santuario omonimo (Notre Dame des Mouches), ma  l’episodio è documentato nel 1498 e i documenti non fanno menzione di mosche o  api, ma solo d’una bacchetta d’argento tenuta dalla Madonna con la mano.   | 
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                      Secondo lo storico Michaux, nel XVI secolo sarebbero state adottate come stemma  da Philippe de Croÿ signore di Avesnes, morto nel 1511, e riportate dai suoi  figli su tutti i pezzi d’artiglieria destinati alla difesa della città. A  questo episodio, si vuole far risalire il nomignolo di “mosche d’Avesnes” dato  agli abitanti. Si crede, infatti, che gli incaricati cittadini del servizio  d’artiglieria agli spalti abbiano adottato questo nome e che l’abbiamo poi  trasmesso a tutti i loro compatrioti. Nel 1781, il maggiore Gossuin fece  incidere il sigillo comunale completo d’arnia e api e da allora è rimasta la  tradizione di presentarle assieme allo scudo,  anche se (a rigore) non si tratta di figurazione araldicamente corretta. 
                      La corona murale (o vallare, dal francese “vallaire”) indica  il rango di Comune secondo l’Araldica Civica Napoleonica, portando tre torri in  vista (quattro per i capoluoghi di Dipartimento, cinque solo per Parigi). | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                      Bagneaux-sur-Loing 
                         
                      
                         La regione acquitrinosa, con estese  paludi formate dal Loing e da altri corsi d’acqua, era denominata dai romani  BALNEOLE, dal latino balneum (bagno),  da un primitivo insediamento è poi derivato il toponimo attuale, che ha  adottato il determinante sur-Loing nel 1911. Questo piccolo Comune di 1500  abitanti circa, del Dipartimento della Seine-et-Marne, nella Regione parigina  dell’Île-de-France, porta uno stemma piuttosto complesso . Si  riconoscono due simboli principali: quello delle industrie vetrarie e dei  mulini. Nel campo d’oro dello scudo, infatti, è stata rappresentata  una ruota dentata infiammata in capo sulla quale è posto un alambicco d’argento (cornue), simbolo appunto delle  antiche vetrerie locali; l’alambicco è accostato da due api e da due  “quintefeuille” rossi (cinquefoglie: una figura caratteristica dell’Araldica);  nella parte inferiore due linee rette nere delimitano altre due verdi sinuose  (una gemella ondata di verde) dalle  quali emerge la caratteristica ruota da mulino. 
                          Lo scudo è abitualmente accompagnato da due rami di quercia, albero  sacro ai celti e simbolo di forza e perseveranza, incrociati sotto la punta e legati da un nastro azzurro;  nonché dalla corona muraria con tre torri, che identifica i Comuni del  territorio Francese. | 
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                      Bains-les-Bains 
                         
                      
                         La località è nota fin  dall’antichità per le sue fonti minerali, presso le quali si sono insediati I  primi abitanti; il toponimo Bains è documentato nell’XI secolo. Il territorio,  nel Medioevo, era soggetto al Balivo di Remiremont e la Badessa del monastero  di quella località designava il curato della chiesa pievana, dedicata a San  Colombano. Nel 1790 Bains fu inserito nel Distretto di Darney come  Bains-en-Vosges, Il 24 giugno 1829 il Prefetto comunicò al Maire, Barone  Girare, la concessione del titolo di città e, a seguito di quest’importante  evento, furono composte le armi araldiche civiche di quella che già era  conosciuta come Bains-les-Bains, denominazione che fu poi prescritta per  decreto dal 9 settembre 1892 (Fig. 11), documentate però dal 1887. 
                          La fontana evoca il termalismo, che  ha rappresentato una delle principali caratteristiche (anche economiche) del  territorio. L’iniziale B d’oro è caricata di bisanti d’argento che  rappresentano i chiodi “têtes de clous” (sorta di borchie usate in carpenteria  e architettura) nota produzione locale (diffusa in tutta la Valle del Côney);  l’ape fu l’emblema di Luigi XII e di Napoleone. | 
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                      Bar sur Aube 
                         
                      
                        Antica località storica dell’Aube  (Regione della Champagne-Ardenne). Lo  stemma (Fig. 13) si può considerare parlante giacché “bar” (barbo) è il nome del pesce nel primo campo del partito,  simbolo dell’antica Contea, a questo è accostato lo stemma della Contea di  Champagne perché alla Champagne Crayeuse, l’importante città di Bar fu soggetta  dall’XI secolo dopo la morte dell’ultimo conte di Bar (due secoli più tardi  passerà alla Corona di Francia, attraverso il matrimonio di Giovanna di Valois  con Filippo il Bello). 
                          Le tre api d’oro al volo spiegato poste  in fascia nel capo azzurro differenziano le armi comunali da quelle della contea storica, sono derivate  direttamente dall’Araldica Civica napoleonica (dove la figurazione su fondo  rosso designava le città di prima classe, in luogo dei tradizionali gigli  capetingi) e la Commission Départementale d’Héraldique chiese, in passato, di sopprimerle;  i cittadini decisero invece di mantenerle modificandole leggermente (oggi si  figurano con il volo spiegato, cioè con le ali  aperte) per farne il simbolo del lavoro collettivo per il bene della comunità. | 
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                      Bazancourt 
                         
                      
                         Bazancourt è un Comune industriale del Dipartimento della Marne, nella  Regione Champagne-Ardenne. Il territorio apparteneva al capitolo della  cattedrale di Saint Remy, il cui santo titolare aveva come simbolo una colomba.  Il primo insediamento industriale avvenne per opera di Napoleone I, che fece  edificare a sue spese la fabbrica Lelarge, da dove uscì il primo filo prodotto meccanicamente in Francia, mentre durante  il “Blocco Continentale” venne agevolato l’impianto dello zuccherificio, per  estrarre lo zucchero dalle barbabietole, procedimento ideato da Benjamin  Delessert.  
                          Il nipote Napoleone III  invece favorì l’apertura di un’industria di casseforti, grazie all’amicizia con  Auguste Nicolas Bauche, che cent’anni fa realizzò la prima chiave “Monopole”  che ha dato notorietà alle industrie Fichet-Bauche. Si tratta di una chiave  con serratura per casseforti, la prima del tipo “volumetrico” che rende  impossibile prenderene l’impronta, progettata dagli specialisti meccanici Noel  e Scailquin, tutt’ora prodotta (modello M3B) dalla ditta. 
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                      Lo  stemma (Fig. 15) quindi porta alcuni simboli che ricordano la storia  socio-economica della città:: la pergola (figura araldica che assomiglia  ad una “Y” maiuscola) allude al pallio arcivescovile e alle ali aperte della  colomba di Saint Remy; i “biglietti” d’argento rassomigliano ai cubetti  (morceaux) di zucchero di Delessert, la bobina rammenta la bachicoltura,  molto diffusa in passato, e il primato nella realizzazione dei filati, la  chiave “Monopole” rappresenta l’altra importante industria locale delle casseforti.  Le spighe sono un evidente simbolo dell’agricoltura (che rappresenta ancora  un’importante voce nell’economia locale). Porta un capo, rosso con tre api d’oro, dal volo spiegato, che ricorda quello delle “Bonnes Villes” dell’Impero Napoleonico e ricorda  la predilezione degli imperatori della casa Bonaparte per il Comune, però, in  questo contesto, le api assumono anche una connotazione di simbolo della  produttività degli abitanti e della qualifica “industriale” della città. Gli smalti azzurro e argento sono ripresi  dall’emblema della Champagne. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                      Bessèges 
                         
                      
                        Bessèges è situata in una regione  mineraria, nel Dipartimento del Gard, dove si è  sviluppata un’importante industria metallurgica (fonderie, forge, altiforni)  che dopo la Seconda Guerra mondiale si è specializzata nella produzione di tubi  d’acciaio. Tutto questo è simboleggiato nella composizione figurativa dello  stemma (Fig. 18) con la presenza di un’incudine d’argento e degli antichi  attrezzi del minatore (pala, piccone e lanterna). Le tre api d’argento (poste  in capo) e le tre arnie d’oro (poste  nelle barra rossa) richiamano l’attività apistica e, metaforicamente  l’industriosità dei cittadini. Lo stemma è talvolta accompagnato dal motto  latino dare et super abundare (donare per ricevere di  più).  | 
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                      Bihorel 
                      
                                    
                        Comune dell’Isere, sorto nel 1892  distaccandone il territorio da quello più antico di Bois-Guillaume. Dal 1953  porta uno scudo piuttosto curioso  (Fig. 19): il campo rosso è suddiviso  da una sbarra d’oro, nella parte superiore si riconosce un’arnia, mentre in punta sono raffigurati i due leopardi  della Normandia storica. Il tutto è abbassato sotto un capo azzurro diviso in tre campi da sottili linee nere, entro i  quali sono stati riportati i simboli dei principali sport praticati nel  territorio comunale: tiro con l’arco, equitazione, e football. Il Comune,  precedentemente, aveva un emblema diverso: lo scudo era suddiviso verticalmente in due parti (partito), nella prima erano posti i due  leopardi d’oro, nel secondo un cavallo impennato.  | 
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                      Boulieu-les-Annonay 
                         
                      
                        Città medievale fortificata della Linguadoca, che conserva ancora  importanti tracce del suo passato guerresco, oggi nel Dipartimento  dell’Ardèche, nella Regione del Rodano-Alpi. La città è situata nella valle del Deume, nella cosidetta Ardèche Verte, ai  piedi del Massiccio del Pilat sui bordi del Massiccio Centrale, tra i  Dipartimenti dell’Haute-Loire, della Drôme, dell'Isère e del Rhône. Menzionata  già come Boulieu dai documenti storici nel 1093 (Cartulario di St.  Saveur-en-Rue), priorato benedettino. Prende il determinante nel 1900 dalla  vicina città di Annonay, dalla quale dista pochissimi chilometri. 
                          Lo stemma (Fig. 21), recuperato da Marcel Chaprier, è stato adottato nel  1962, ma trae la sua origine da una antico sigillo del 1381, descritto dall’Armorial  du Vivarais; presenta in modo eloquente la condizione di “città murata” di  Boulieu, con un muraglia di pietre a difesa della abitazioni, della sede della  Mairie (risalente al XV secolo) e della chiesa (la città fu anche un importante  centro della Riforma Protestante). Le api simboleggiano il lavoro, e celebrano  l’impresa della popolazione che ha costruito il paese e le fortificazioni.  Abitualmente, come nella maggior parte degli stemmi civici francesi, lo stemma  si completa con la corona murale, simbolo dell’autonomia municipale e delle  fortificazioni del capoluogo, e da un serto vegetale di alloro e quercia  che vogliono significare (analogamente  all’Italia) la gloria e la forza. | 
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                  Barbattini R, Ghirardi M.Bitetti C., 2011 -   Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France &   l'Apiculteur, 978: 29 - 32
                    
                  III PARTE
                    
                  
                    
                      Bourg-de-Péage 
                         
                      
                         La località si trova nel  Dipartimento della Drôme, nella regione del Rodano-Alpi, e dopo il 1033  sostituì il piccolo villaggio di Pizançon, prendendo questo nome per il fatto  d’esser collocato presso un importante ponte sull’Isère. Per poter attraversare  questo ponte i viaggiatori dovevano pagare un diritto feudale o pedaggio i cui  ricavi andavano all’Abbazia di Saint Bernard di Romans. 
                      La fede (così si chiama la figura delle due mani che si stringono)  dello stemma (Fig. 22) rappresenta la pace, durante la quale sono possibili gli  scambi commerciali (e non solo) e richiama l’alleanza degli abitanti per il  bene comunitario, ma anche le rive opposte del fiume collegate dal ponte. Api e arnia sono altrettanti simboli dell’operosità e della produttività  dei cittadini che amministrano e valorizzano le risorse del territorio. | 
                      
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                      Bremmelbach  
                         
                      
                         Piccolissimo villaggio del  Diapartimento del Basso-Reno, nella regione dell’Alsazia, parte della Regione  naturale denominata Outre-Forêt. Bremmelbach, è detto “pays des balais” o  “paese delle scope” (Basenescht, in tedesco, letteralmente “nido di scope”):  perché, secondo una  antichissima  tradizione gli abitanti sono sempre stati abili fabbricatori di scope, tanto da  farli definire, nel dialetto germanico locale, Basebinder (“noueurs de  balais”), o come gente abitante il Baseland (Terra delle Scope). Il nome  appare, per la prima volta nel XIV secolo, come parte del Baliaggio di  Cleeburg, successivamente feudo dei nobili Palatins - Deux-Ponts. Dal 1 gennaio  1973, il Comune si è associato a quello del vicino Cleeburg, col quale  condivideva gia un lungo trascorso storico. Contrariamente a quanto molti pensano l’insetto dello  stemma  non è un’ape, ma un tafano, perché il nome tedesco “die  breeme” è certamente in rapporto di assonanza al toponimo di Bremmelbach  (analogamente, come vedremo, a Tahon).  
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                      L’adozione dello smalto rosso  sarebbe allusione alla rinomata qualità dei vini della zona, certamente è stato  adottato in ossequio alla regola araldica che vieta di mettere su un campo di metallo (argento) una  altra figura di metallo (il colore tipico dell’ape araldica è infatti  l’oro). 
                        L’ape rossa (così dice il blasone)  dello stemma (secondo alcuni una mosca, probabilmente tratti in inganno  della definizione antica dell’ape come mouche  a miel), sarebbe allusione alla rinomata qualità dei vini della zona, tra  cui il pregiato Pinot Auxerrois. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                      Bugeat 
                         
                      
                       Bugeat è un Comune situato nel  Dipartimento della Corrèze nella Regione del Limousin.  Questa località di villeggiatura (sul cartello all’inizio del villaggio è  riportato “station climatique, altitude 700 m, sites pèche e chasse”) proclama  la “dolcezza e la salubrità” del suo clima anche attraverso lo stemma civico  (Fig. 26): nel capo sono riportate  due api d’oroe un pino d’argento. Entrambi gli elementi  alludono alla “dolcezza” del clima e dei prodotti del sottobosco. Il termine  “gironné” deriva dal germanico gairo (punta di lancia) si riferisce alla  figura araldica del gherone, “pezza” triangolare prodotta  da due linee di partizione intersecantesi nel cuore dello scudo: cioè ognuno dei triangoli che formano la  figura rassomigliante una “ventola” ottenuta dalla suddivisione dello scudo con linee perpendicolari e  oblique, può essere di 6, 8, 10 o 12. | 
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                      Cap d’Ail 
                         
                      
                         Già Comune italiano col nome di  Capodaglio (o Capo d'Aglio) è oggi un Comune francese situato nel Dipartimento  delle Alpi Marittime della Regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Secondo  alcuni, l’etimologia del toponimo deriverebbe da Cap des Abeilles  (letteralmente “Capo delle Api”), come ricordano le api d’oro presenti nello  stemma del comune (Fig. 27). Probabilmente è, invece, un derivato dal francese antico veille, col significato di "io  veglio", cioè "luogo di avvistamento" posto su un punto elevato.  Si ritiene, popolarmente, che le api siano state concesse a ricordo di  Napoleone, qui sbarcato al ritorno dell’esilio all’Isola d’Elba. La torre rimanda alla storica torre  d’avvistamento contro le incursioni dei Saraceni.  | 
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                      Cocumont 
                         
                      
                         Cocumont, Comune situato nel Dipartimento  di Lot-et-Garonne nella Regione dell'Aquitania, ha un toponimo curioso che gli  ha dato diritto ad unirsi ad altri nella “Association des communes de France  aux noms burlesques et chantants”. Nel Medioevo alcuni monaci provenienti  dall’Abbazia di Santa Fede di Conques, fondarono una cappella in una località  detta “Coculo Monte”, cioè “monte del cuculo” (o, più probabilmente, dal latino Lucus Montis: cioè “monte del bosco  sacro”), sulle rovine di un tempio pagano, presso alcune sorgenti e in un  territorio adatto alla coltivazione della vite (ancora oggi vi si produce un  vino AOC: Les Côtes du Marmandais). 
                          Poco distante da quel primo  insediamento si  formò il villaggio di  Cocumont che il principe Eduard (più tardi re d’Inghilterra), nel 1255  beneficiò d’alcuni privilegi, tra i quali quello di erigere delle  fortificazioni. I prodotti agricoli di Cocumont daranno prosperità al paese che  spediva derrate (cereali, vino, acquavite) fino al porto di Bordeaux,  attraverso il corso della Garonne. Nel 1854 il Comune assorbì anche il  territorio di Choy e nel 1863 adottò lo stemma attuale (Fig. 33), questo è parlante avendo il “monte” del toponimo  (coperto da un manto boscoso di querce, il lucus dei Romani) assoggettato dal capo d’azzurro con tre api d’oro, derivato dall’araldica napoleonica e oggi  considerato simbolo della comunità operosa e dedita “al di sopra di tutto” al  bene della comunità. | 
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                      Coucy-lès-Eppes 
                         
                      
                        Coucy-lès-Eppes  è un villaggio dell’antica regione del Lannois, situato nel Dipartimento  dell’Aisne nella Regione della Piccardia. Costruito su una bassa collina isolata nella pianura presso Laon, esso è  noto dai documenti come Cociacum Apia (‘apiario nella radura nel bosco’, da apis)  poi Cociacus nel 1178 e Cociacus Justa Apiam nel 1193; questa località era già Comune nel 1280, come  si ricava da un atto di transazione tra i signori d’Eppes e quelli de Marchais. 
                          Prende  nome dal feudo d’Eppes (l’antico Apiam)  del quale fece parte fino al 1451. L’ape è, quindi, uno degli elementi  simbolici più antichi per il Comune (Fig. 38), al quale si associano le ghiande  allusive ai boschi circostanti del Parc Naturel Régional de la  Montagne de Reims, un mulino a  vento e un edificio pubblico (palazzo-castello) allusivi  all’economia e all’autonomia del villaggio. Lo scudo è abitualmente accompagnato dalla croce della Legion  d’Honneur ai meriti di Guerra, meritata dal Comune durante la II Guerra  Mondiale. | 
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                      Daubeuf-près-Vatteville 
                       
                        
                         Comune  dell’Eure, nella Regione dell’Haute-Normandie. Alza uno scudo  che richiama la storia (con i celebri leopardi di Normandia) e l’economia,  soprattutto agricola, del territorio del Comune: mostra, infatti, covoni di  grano, api operaie (allusive alla laboriosità degli abitanti) e un generico  “albero”, che rimanda ai boschi della regione. Il termine tecnico cucito (“cousu”) del blasone sottolinea  che l’abbinamento azzurro (del campo)  col rosso (del capo) contraddice una  delle regole grafiche araldiche che prescrive di abbinare uno smalto (rosso, azzurro, verde, porpora)  con un metallo (oro o argento). | 
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                      D’Huison Longueville 
                         
                      
                         Si tratta di un piccolo Comune  situato nel Dipartimento dell’Essonne nella Regione dell’Île-de-France.                         Ha uno  stemma  che presenta un curioso bouquet di crescione,  soggetto a due martelli da stradino e a due api. Il suo colore  blu fa riferimento al fiume Essonne. 
                           
                          Sullo scudo,  i martelli da stradino ricordano le vecchie strade in arenaria, le api  l’apicoltura e il mazzo di crescione (Lepidium  sativum) evoca la diffusa coltivazione locale di questo ortaggio e la sua,  molto apprezzata, produzione.  | 
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                      Ennery 
                         
                      
                         La città  di Ennery si trova vicino al Vexin (Regione geografica e storica del nord-ovest  della Francia), al Centro-Sud del Dipartimento della Val d’Oise. Il  Comune ha adottato uno stemma composto: 
                          - nel primo campo si riconosce il fiore di eliotropio (Heliotropium europaeum L., pianta erbacea della famiglia Boraginaceae, perenne,  sempreverde, originaria del Perù), elemento preso dalle armi proprie di Victor  Thérèse Charpentier, marchese d’Ennery (1732-1776); 
                          - nel secondo campo vi sono tre api d’oro, tradizionale simbolo dell’industria,  dell’agricoltura e della popolazione laboriosa del paese; 
                          - nel capo,  tre gigli, anche loro d’oro, che testimoniano l’appartenenza di Ennery al  Vexin, feudo della corona di Francia. 
                          Abitualmente si rappresenta  accompagnato da spighe di grano, simboliche della regione agricola. | 
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                     Les abeilles dans l'Haraldique civique de   France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 979 (2011): 31 -34 (in coll. con   GHIRARDI M., BITETTI C.).
                  
                    
                    
                  IV PARTE
                    
                  
                    
                      Fixin 
                         
                      
                        Fixin è un piccolo Comune  situato nel  Dipartimento della Côte-d'Or nella Regione della Borgogna. 
                           Lo stemma è stato  approvato il 4 luglio 1960 dalla Commission Départementale d’Héraldique e  presenta un campo di porpora, poco  diffuso in altre Regioni ma caratteristico di molti stemmi della Regione  dell’attuale Bourgogne francese, come rafforzato dal capo “di Borgogna moderna” (del tutto analogo a quello presente  nello stemma del capoluogo Dijon e richiamante l’attuale emblema regionale). L’adozione,  specificato dalla Mairie (nota del 24 novembre 2010) dello smalto porpora è un’allusione alla pregiata qualità dei vini di Borgogna  conosciuti da secoli, mentre le api sono un  ricordo del Primo Impero, che le annoverava tra i suoi simboli principali.  | 
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                      Givors 
                         
                      
                        Il 9 maggio 1860 il Sindaco di  Givors (Dipartimento del Rodano della Regione del Rodano-Alpi) presentò al  Consiglio Municipale un progetto per le armi araldiche della città. Il disegno  rappresentava tre api in un campo rosso, che simboleggiano genericamente  l’industria, ma erano aggiunti trasversalmente al campo un remo e un martello  che sono gli attributi delle due prime industrie della città: la navigazione e  la metallurgia. Il surplus erano solo dettagli di ornamento. Il progetto fu  successivamente modificato dalla Prefettura. Con decreti del 2 febbraio 1861 e  del 14 aprile 1866, Napoleone III concesse le armi araldiche, amputate del remo  e del martello, e arricchite dalla “N” di Napoleone. (1) Gli  ornamenti esteriori allo scudo che è timbrato dalla corona murale a  tre torri merlate, d’oro, aperte e murate di nero, sono abitualmente anche due rami  di quercia. Alla caduta dell’Impero, il quarto di  azzurro alla N d’oro è stato soppresso. All’indomani della seconda guerra  mondiale, Givors ricevette la croce di guerra, cosa che rende lo stemma della  città come si presenta oggi.
                            Gli  ornamenti esteriori allo scudo , che è timbrato dalla corona murale a  tre torri merlate, d’oro, aperte e murate di nero, sono abitualmente anche due                      rami di 
                            quercia. Alla caduta dell’Impero, il quarto di  azzurro alla N d’oro è stato soppresso. All’indomani della seconda guerra  mondiale, Givors ricevette la croce di guerra, cosa che rende lo stemma della  città come si presenta oggi. | 
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                      Grand’Combe-Châteleu 
                         
                      
                         Grand’Combe-Châteleu è un Comune situato nel  Dipartimento del Doubs nella Regione della Franca Contea, in una zona  agricola fertile e ricca di foreste. L’11 novembre 1790 fu creato il Comune di  Grand’Combe de Morteau che mutò il nome nell’attuale nel 1937, riprendendo  quello del monte Châteleu che si stende tra i due combes, uno attraversato dal  Doubs, l’altro dal torrente Theverot e Beugnon. 
                          Lo  stemma  è molto noto e  presenta una figurazione semplice: un’arnia circondata dalle api. È  un’allegoria della città e della laboriosità degli abitanti, che con il loro  lavoro “ordinato” e cooperativo concorrono al bene comune e alla difesa della  propria autonomia. | 
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                      Heillecourt 
                         
                      
                         Comune del Dipartimento lorenese  della Meurthe-et-Moselle. Lo stemma comunale  presenta simboli della  storia della cittadina. Il cardo è l’emblema della famiglia Durival, che ebbe  residenza a Heillecourt; la testa di toro (tecnicamente rincontro) ricorda lo stemma di Stanislas Leszczynski, re di  Polonia e Duca di Lorena (1677-1766) che possedeva un castello nelle vicinanze,  a Malgrange; la stella e l’ape rimandano alla famiglia di Michel Bouvet (la  prima) e a quella di Richard Mique (la seconda): entrambi i personaggi ebbero  signoria su Heillecourt, rispettivamente nel XVII e XVIII secolo.
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                      Heimersdorf 
                         
                      
                        È un Comune del Dipartimento dell’Alto Reno che,  come denuncia il nome, faceva parte dell’Alsazia tedesca. Fin dal XVII secolo,  quando era compreso nella signoria di Montjoie, porta  un alveare, come emblema principale, simbolico dell’apicoltura,  attività allora assai diffusa nella zona. 
                          Oltre ai convenzionali simboli  legati alle api, la scelta di un alveare (soprattutto nelle aree che risentono  dell’influenza luterana) può essere un riferimento al versetto del salmo 133  che dice: “Ecco, come è buono e come è dolce che i fratelli abitino insieme”;  questo è, certamente, una metafora della “casa comune” di un gruppo di uomini  che riconoscono un’unica autorità (quella di Dio, nella fattispecie) e una  simbologia dell’unità  e della collaborazione degli uomini, come fanno le api, per il bene comune. | 
                      
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                      Ile de la  Réunion 
                         
                      
                         La  Réunion è un'isola dell'oceano Indiano, situata ad est del Madagascar. Le armi araldiche  sono state disegnate da  Laure Ferrando e sono state fatte eseguire dal Governatore Emile Merwart nel  1925 in occasione dell’Exposition Coloniale che ha avuto luogo nella cittadina  di Petite-Île. Si riconoscono quattro parti: 
                          - nel primo quarto sono rappresentate tre cime d’argento, quella centrale  sormontata dalla cifra romana MMM che indica l’altezza approssimativa del monte  Piton des Neiges (detto anche “de la Fournaise”), alto esattamente 3.069 metri:  massima emergenza orografica dell’isola; 
                          - nel secondo quarto, in un campo partito d’azzurro e di rosso, è raffigurato il veliero Saint-Alexis in argento,  che approdò nell’isola nell’estate 1638 e i militari trasportati la  conquistarono per la Francia. Il disegno ripete pressoché identiche le armi di  Dieppe, porto normanno dal quale partì il veliero, la differenza sta nel  veliero che nell’originale (di origine medievale) è generico mentre qui  simboleggia il Saint-Alexis; 
                          - nel terzo quarto sono riportati i tradizionali gigli della dinastia francese  dei Bourbon (Borbone) che simboleggiano la possessione dell’isola da parte del  Regno di Francia; esso indica anche il vecchio nome di Île Bourbon con la quale  l’isola era conosciuta, dal 1649 al 1794, fino alla Rivoluzione Francese, nome  poi ripreso dal 1810 al 1848; 
                          - il quarto campo, di smalto porpora  e seminato di api d’oro, simboleggia il dominio sull’isola del Primo Impero di  Napoleone Bonaparte dal 1806 al 1810; esso è rimasto così in quanto simboleggia  la produzione locale del pregiatissimo “miele verde” della Réunion; 
                          su tutto è posto  lo scudetto interzato con i colori  nazionali e le iniziali RF per République française, della quale l’isola fa  parte (come “Territorio d’Oltremare” (3) 
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                      La Ferté-Macé 
                         
                      
                         La Ferté-Macé è un Comune situato  nel Dipartimento dell’Orne (fiume omonimo) nella  Regione della Bassa Normandia. La cittadina prende nome da Mathieu, della  dinastia baronale dei La Ferté che fece costruire il castello nell’XI secolo,  come parte della cintura fortificata che proteggeva la zona meridionale del  Ducato di Normandia. Nel 1205 il feudo fu integrato nei domini del Regno di  Francia. 
                          Fino al XVIII secolo La Ferté-Maché  fu un piccolo centro, con non più di duemila abitanti dediti soprattutto all’agricoltura,  ma a quell’epoca cominciò lo sviluppo della fabbricazione dei tessuti, prima in  forma domiciliare poi industriale, specializzata nei lini e nei cotoni. Verso  il 1850 la manifattura “fertoise” comprendeva 150 imprese diffuse in tutta la  regione che impiegavano più di quindicimila lavoratori. 
                          A questa importante attività  industriale si riferisce la figurazione dello stemma civico: che  mostra una spola da telaio dominata dal simbolo dell’industriosità per  eccellenza, vale a dire un alveare. Rosso e oro sono i colori tradizionali  della Normandia (che porta uno scudo “di rosso, ai due leopardi d’oro” a  sua volta origine dell’emblema del Regno d’Inghilterra, che porta tre  leopardi). | 
                      
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                      La Meilleraye-de-Bretagne 
                         
                      
                        Comune  situato nel Dipartimento della Loira atlantica nella Regione della Loira. 
                          Le api richiamano il nome del Comune  (possibile una derivazione da “miel qui rayonne”, miele che si espande), mentre  l’ermellino del capo dichiara l’appartenenza  del territorio alla Bretagna, le cui “mosche” d’ermellino nere su fondo argento  sono il simbolo più noto e caratteristico. | 
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                      La Roche-Abeille 
                         
                      
                         Centro dell’Haute-Vienne, nella  Regione Limousin, letteralmente “Rocca dell’Ape”, come è efficacemente  simboleggiato dal disegno dello stemma. 
                          Le api sono state prese a simbolo  per ricordare la leggenda secondo la quale nel 1569 un aspro conflitto tra  l’armata cattolica del Duca d’Anjou e quella protestante del re Enrico di  Navarra (che diverrà Enrico IV re di Francia) fu  dissolto per intervento di un grande sciame di api, che mise in fuga entrambi i  contendenti. L’oro del campo ricorda anche che nella zona furono tentate in  tempi lontani, da parte dei Galli e dei Romani, delle perforazioni alla ricerca  del prezioso metallo.  | 
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                     Les abeilles dans l'Haraldique civique de   France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 981 (2011): 31 -33 (in coll. con   GHIRARDI M., BITETTI C.)
                  
                    
                    
                  V PARTE
                    
                  
                    
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                         Laval-Atger 
                           
                        
                         Laval-Atger è un piccolo Comune (190  abitanti) situato nel Dipartimento della Lozère nella Regione della  Linguadoca-Rossiglione alla confluenza del Chapeauroux e del Grandrieu. 
                          Questa  posizione è richiamata nello stemma  dalla figura triangolare rossa;  la località è nota soprattutto per le sue sorgenti minerali, a cui allude la  fontana. Le api, probabilmente,  riconducono alla capacità imprenditoriale di ricavare benessere dallo  sfruttamento delle sorgenti. 
                          Lo scudo è calzato: così  richiama in Araldica la figura, al centro, triangolare rossa con i fianchi  argento, mentre i tiri sono le file  degli scacchi (che devono avere sei pezzi ciascuna, perché la descrizione  altrimenti dovrebbe specificare il numero se diverso da sei).
                      
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                           Le Lamentin 
                                 
                          
                         Il Comune di Lamentin risale al XVI  secolo ed è il più vasto dell’isola di Martinica, situato pressoché al centro  dell’isola a sud ovest della baia di Fort-de-France, in una zona  particolarmente fertile circondata di mangrovie e attraversata da due torrenti:  il Lézarde e il Longvilliers (detto anche Canale di Lamentin). 
                          Prende nome dal lamantino delle  Antille (“lamentin” in francese, per via del suo verso simile ad un lamento  umano), mammifero marino sirenide (Trichecus manatus, detto anche manato  comune), un tempo molto diffuso nella zona e pressoché estinto a causa  della caccia indiscriminata e dall’inquinamento  del loro habitat. 
                          I simboli dello stemma   sono molto chiari: la colomba è il classico simbolo della pace, mentre le api  lo sono del lavoro organizzato e sociale, le parole (PAX e LABOR) rinforzano il  concetto.
                      
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                           Les Clouzeaux 
                             
                          
                           La località (Dipartimento della  Vandea nella Regione della Loira) deriva il proprio toponimo dal latino closellis, che significa “chiusura,  recinto”: a questo si richiama l’orlo che “chiude” lo scudo d’armi. 
                             
                          
                          Le tre api al volo simboleggiano l’operosità degli abitanti e la  collaborazione tra loro per il bene comune, con significativo riferimento al  valore dimostrato durante le guerre.
                      
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                           Lemud 
                             
                          
                           Lo stemma  del Comune di  Lemud, Dipartimento della Mosella, nella Regione della Lorena riprende  essenzialmente quello degli antichi signori. La località fu fondata intorno  all’XI secolo come piccolo centro del Ducato di Bar, divenne via via indipendente  e soggetta nel 1404 a Hungre, poi a Tournielle nel 1682, per divenire feudo dei  Georges, detti appunto “de Lemud” dei quali  il Comune ha adottato lo stemma famigliare, analogamente a molti altri centri  che hanno derivato o adottato direttamente le armi araldiche dei loro antichi feudatari. Il Dipartimento della  Mosella è tra quelli autorizzati a raccogliere e commercializzare il pregiato  “miel de sapin”.  
                            Il crescente (croissant) è la falce di luna: il tipico dolce da  colazione francese prende questo nome proprio per la sua forma.
                      
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                           Levallois-Perret 
                             
                          
                           Città dell’Île-de-France, fino al  1867 compresa nel territorio di Clichy, nata su un appezzamento agricolo dal  1215 di proprietà dell’Abbazia di Saint-Denis di Parigi che vi aveva impiantato  un vigneto, detto “la vigne aux prêtres”. Nel 1822 Nicolas Eugène Levallois  principiò un’importante lottizzazione edile nel luogo denominato Champerret  (già “les Champ pierreux”, campo pietroso) che comportò la sparizione delle  vestigia di villaggi risalenti al XVIII secolo: Villiers e Courcelles. Nacque  così Levallois, ufficializzato il 27 settembre 1845, festa di San Vincenzo de’  Paoli (anticamente curato di Clichy). Giorno nel quale Nicolas Eugène Levallois  acquistò la sua prima parcella di terreno nell’antica “vigna dei preti”. Il 30  giugno 1866, Napoleone III promulgò un decreto per la creazione della Comune di  Levallois-Perret, in vigore dal 1 gennaio 1867. 
                             
                          
                      
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                      Ha uno stemma  che richiama  le attività produttive locali. Le api, un tempo in oro, sono state ricolorate  in rosso, in ossequio alla regola araldica che vieta di mettere “metallo  (oro/giallo) su metallo (argento/bianco)”. Le api richiamano il lavoro  organizzato e le tradizionali industrie levalloises, quella dei profumi (qui ha  sede, tra gli altri, la ditta Roger & Gallet) e quella dell’automobile;  queste sono simboleggiate dal brucia-profumi d’oro e dalla ruota d’ingranaggio.  Lo scudo è normalmente timbrato dalla corona murale di città,  con tre torri in vista (che ricordano lo status di capoluogo di Cantone), e  accompagnato da un serto di rami di palma. 
                      Questo stemma è  stato formalizzato nel 1942 dalla Commissione appositamente creata dal  Prefetto, Charles Magny, nel febbraio dello stesso anno, per l’adozione degli  stemmi di tutti i Comuni del Dipartimento della Seine. Simbolo del dinamismo  della città. le api disegnate sullo stemma sono oggi realmente impiantate lungo  la Senna sull’isola de la Jatte, entro ventiquattro arnie colorate che ospitano  più di un milione di api, che producono un miele di alta qualità. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                       
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                           Lorette
                           
                          
                           Comune del Dipartimento della Loira  nella Regione del Rodano-Alpi noto per aver dato i natali al pilota  automobilistico Alain Prost (vero nome Alain Marie Pascal Prost nato a Lorette,  il 24/2/1955). Nel XVIII secolo il paese era un piccolo villaggio formato da  quattro agglomerati principali: Reclus, Corbeyre, Moulin Cuzieu ed altri  piccolissimi centri, posti in una regione ricca di minerali, soprattutto  ferrosi, presso il corso del Gier. Quest’ultimo è un affluente del Rodano, al  quale venne collegato con un canale artificiale nel 1810, che forniva la via  d’acqua per il trasporto e la forza motrice per far funzionare le numerose  officine di fabbriche si erano installate nella zona. 
                            Il Comune prende nome dalla cappella  costruita dalla grande famiglia di industriali Neyrand-Thiollière, dopo un  pellegrinaggio al celebre santuario mariano di Loreto, in Italia. Una  tradizione popolare vuole, invece, che Lorette fosse il nome di un’attraente  barista di un caffé nel villaggio di Bas-Reclus, lungo la riva del fiume Gier.   
                          
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                      Nel 1829 i fratelli Jackson, impiantarono le loro acciaierie nella zona di  Assailly e svilupparono le tecniche di lavorazione secondo il modello  inglese,  diventando i principali  fornitori per la Marina dello Stato. Grazie a questi investimenti la  popolazione crebbe rapidamente e  nel  1847 fu creato, con Decreto Reale, il Comune della città di Lorette: la  “première ville nouvelle de France”. 
                      Per questi motivi nello stemma della  città  si riconoscono le api (curiosamente raffigurate discendenti anziché montanti verso l’alto) lungo una sbarra metallica d’oro, simbolo del lavoro e della buona convivenza  civile, associate ad una ruota d’ingranaggio, allusiva alle officine e al  lavoro industriale, che domina a sua volta un albero motore a camme d’argento,  a simbolo dell’ingegno umano e della produzione acciaiera. In alto il giglio  (fleur-de-lys) d’oro, “rafforzato” dal nome della città, è il tradizionale  emblema di Francia e anche della Vergine Maria; come detto è proprio la Madonna  Nera (come dice il salmista nel Cantico dei Cantici: Nigra sum, sed formosa) di Loreto che ha  dato il nome alla Municipalità. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                       
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                          Madriat  
                             
                          
                           Piccolissimo Comune del Dipartimento  del Puy-de-Dôme nella Regione dell’Alvernia. Presenta come emblema  composto dalle armi nobiliari dei duchi di Mercoeurantichisignori di Madriat: nel primo campo la figura del vajo, pelliccia pregiata che si usava nelle guarnizioni delle sopravvesti  di Araldi e Magistrati, formata dalle pelli riunite del vair, piccolo scoiattolo grigio europeo (Sciurus alpinus o Sciurus  vulgaris). Questa è la  seconda delle pellicce araldiche:  dato che la pelliccia era formata da pezze alternate ventrali (più chiare) e  dorsali (più scure) dell’animale, si ritiene che abbia originato il  caratteristico disegno composto di pezzi stilizzati in forma di “campanelli”  d’argento e d’azzurro contrapposti. 
                            I fiordalisi indicano l’apparteneza di Madriat ai domini reali di Francia  fino al 1789, e sono ripresi dall’arma di Louis-Armand de Bourbon, che fu  signore del luogo nel 1760. 
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                      L’ape, che la descrizione del bozzetto originale  che ci è stato mostrato dal Comune indica come “imperiale” (V. Abonnat, in  litteris), perpetua il ricordo di Napoleone III, che ebbe particolari  attenzioni per Madriat durante la sua visita dell’Alvernia nel 1862, che gli  aveva testimoniato la deferenza e le felicitazioni per essere scampato  all’attentato dell’anarchico Orsini. 
                      La croce rossa,  tradizionale emblema dei cavalieri crociati, ricorda la festa patronale del  capoluogo, che si rinnova per la ricorrenza della Santa Croce, e il fatto che  la parrocchia conserva una reliquia della “Vera Croce”. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                       
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                           Maison Alfort 
                             
                          
                           Durante l’anno 988 il villaggio di Maisons  (dal latino Mansiones) è donato da  Ugo Capeto, re di Francia, all’Abbazia benedettina di Saint-Maur. Nel Medioevo  la locuzione latina mansionibus o de mansio (dimorare, restare,  soggiornare) ha originato il toponimo, adottato  durante la Rivoluzione, al quale è stato aggiunto il determinante  Alfort, da una località del Comune e già feudo di Pierre d’Aigueblanche  d’Herefort nel XII secolo (Alfort corruzione di Herfort attraverso Hallefort). 
                               Il Comune (Dipartimento della Valle della  Marna nella Regione dell'Île-de-France) ha  adottato nel 1897 (modificato nel 1962, precedentemente il campo era d’argento  e le api erano solo sette) uno stemma  che vuole rappresentare con  nove api attorno ad un alveare, “l’attività laboriosa degli abitanti” (M. J. Loubrieu, Commune de Maisons-Alfort, dalla dichiarazione della  Commissione Araldica) e che è completato dalla corna murale a quattro torri a  vista, da un serto formato da un ramo di quercia e uno d’olivo d’argento, e  accompagnato (in capo) dalla divisa MANSIONIBUS. Nel Medioevo la  locuzione latina mansionibus o de mansio (che significa dimorare, restare, soggiornare) ha  originato il toponimo Masionibus, da  cui Maisons al quale è stato  aggiunto il determinante Alfort, da  una località oggi parte del Comune che fu feudo di Pierre d’Aigueblanched’Herefort nel XII secolo (Alfort corruzione di Herfort attraverso Hallefort). 
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                           Marcellus 
                             
                          
                           Comune del Dipartimento del  Lot-et-Garonne, nella Regione dell’Aquitania, alza uno stemma un  po’convenzionale  adottato nel 1865, che mostra il tricolore francese  abbinato alla stella d’oro (posto in palo significa che la figura è messa in verticale), il tutto soggetto ad un capo  azzurro con tre api d’oro, allusive al periodo della creazione dei Municipi da  parte dell’amministrazione imperiale napoleonica.
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                           Mazamet 
                             
                          
                           Importante centro industriale del  Tarn, vicino alla Montagne Noire. Lo stemma  è ispirato direttamente a  quello della casata dei d’Hautpol che furono signori di Mazamet e che  risiedevano nel castello oggi in rovina sul colle a sud della città.  
                            Esso si può  considerare arme parlante perché è riferito al nome Hautpol (letteralmente “alto  pollo” nel senso di “levato”: pronto ad attaccare il nemico), centro del  Catarismo e distrutto dalle armate di Simon de Montfort nel 1212.  E’caratterizzato proprio dalla figura del gallo d’oro crestato e bargigliato (“barbé”: cioè  munito di bargigli di colore diverso), esso ha zampa destra alzata (ardito), che è la sua posizione  “naturale” (cioè ordinaria) in Araldica. Le api simboleggiano il lavoro degli  operai dei numerosi opifici industriali, sorti a Mazamet a partire dal XIX  secolo e che ne fanno uno dei maggiori centri industriali del Midi.  Abitualmente lo stemma è accompagnato da un cartiglio col motto: “Je croîtrai et  je luirai” (crescerò è brillerò) e si collega alla luna crescente che serve  talvolta da cimiero allo stemma.
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                    Les abeilles dans l'Haraldique civique de France. L'Abeille de France &   l'Apiculteur, 982 (2011): 37 - 40 (in coll. con Ghirardi M., Bitetti C.).
                   
                   
                  VI PARTE
                    
                  
                    
                      Miélan 
                         
                      
                         Si tratta di una piccola cittadina  del Gers, nel Midi-Pyrénées, che, nel nome ricorda il miele (“miel”) e si  giustifica, perciò, la scelta della figura dello stemma anche se (più  probabilmente) il toponimo deriva da “mielz” che, in francese antico, significa  “meglio, migliore” riferito alla posizione dell’insediamento. La località ha  come emblema principale  tre arnie poste in banda in uno scudo azzurro; alcune versioni recenti,  però, presentano un disegno molto stilizzato, che le fa assomigliare più a  delle meduse. Il blasone, infatti, dice: 
                              D'azur aux trois ruches d'or posées en bande (d’azzurro  a tre arnie d’oro poste in banda). 
                      La città però si è dotata, in tempi  recenti, di un nuovo stemma il cui blasone recita: D’argent, aix trois abeilles de sable posées,  au chef d’azur aux trois fleur-de-lys ordonnées en fasce (D’argento, alle tre api di nero poste 2 e 1, col capo d’azzurro a tre  gigli di Francia d’oro ordinati in fascia). | 
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                      Mormoiron 
                         
                      
                        È un piccolo Comune posto ai piedi  del Mont Ventoux e presso la pianura della Vaucluse che, fino al 1790,  comprendeva anche il territorio di Flassan. 
                               
                      Nello stemma  sono  raffigurati un albero di gelso (scelto perché il nome, “mûrier” in francese,  richiama il toponimo del paese: anche in italiano esiste la variante “moro”),  una chiave (richiamo alla Vaucluse, letteralmente Valchiusa) e un’arnia  simbolica della laboriosità e solidarietà dei cittadini per il bene comune. | 
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                      Mulsanne 
                       
                        
                         Il curioso stemma  di  Mulsanne (Comune della Sarthe, Dipartimento nella  Regione di Pays-de-la-Loire) presenta elementi legati al toponimo e alla  sua storia. Il fondo verde è stato scelto perché evoca i campi, praterie e  boschi, nonché l’attività agricola praticata nel Comune. 
                            Le api si riferiscono alla  tradizione che vuole che Mulsanne derivi da Mulsus,  che indicherebbe un luogo dove si produceva miele in gran quantità, nonché ai  due agglomerati nei quali si divide il paese: Vieux Bourg e Neuf Bourg, divisi  dalla Via di Tours (l’antica Voie Royale). 
                            La figura della strada, simile ad  uno scaglione (15), è invece un  riferimento alla “Curva di Mulsanne”, celebre difficoltà per i piloti che  corrono la “24 ore di Le Mans” e che ha contribuito a rendere famosa la  località nel mondo. 
                      Infine nel capo è rappresentato l’azzurro del cielo, che ha visto il primo  volo di Wilbur Wright, in località Hunadières nel 1908, i due campi sono separati da una burella (piccola fascia) d’argento che  simboleggia il campo d’atterraggio del velivolo di Wright. | 
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                      Neuvic-sur-l’Isle 
                         
                      
                       Il Comune, situato nel Dipartimento  della Dordogna nella Regione dell'Aquitania, ha ripreso, brisate (cioè “modificate” leggermente),  le armi degli antichi feudatari, i Mellet-Fayolle, la cui arma originaria (del  ramo Mellet)  portava tre arnie, allusive  e simboliche col termine latino “mel”,  come “mielatoi” o “produttori di miele”. | 
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                      Paris VII 
                         
                      
                       Il VII Arrondissemenet di Parigi si  trova sulla riva sinistra della Senna ad ovest del centro e rappresenta un  quartiere residenziale prestigioso (vi ha sede, tra gli altri, la Tour Eiffel)  e di pubblici servizi, nato dall’espansione della città nel XIX secolo.  L’araldista Daniel Juric ci ha segnalato questo stemma creato dall’araldista  Robert Louis, che inseriamo in questa raccolta, come interessante  curiosità, giacché pare che non sia mai stato formalmente adottato dal  Municipio del VII Arrondissement di Parigi. La figurazione con le spade e le  api vuole richiamare la presenza nel quartiere del Camp de Mars, luogo storico  della città, dell’Assemblea Nazionale, dell’Hotel des Invalides, di numerosi  Ministeri, come quelli del Lavoro, dell’Agricoltura, della Difesa, nonché del  Consiglio Regionale dell’Ile-de-France. Secondo l’articolo del Code Général des  Colléctivites Territoriales (R 2512-1) il Quartiere potrebbe denominarsi anche  “Arrondissement du Palais Bourbon”; denominazione raramente applicata nella  comunicazione corrente, ma che spiega la presenza dei fleurs-de-lys nello  stemma, derivati dall’arme della Casa di Borbone e richiamo altresì all’emblema  di Parigi, capoluogo della Regione Ile – de-France. | 
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                      Penwénan/Penvénan  
                         
                      
                         Il Comune (Dipartimento della  Côtes-d'Armor nella Regione della Bretagna) ha adottato uno stemma   che unisce il simbolo degli scaglioni della famiglia Plusquellec, fondatrice di Penvénan, alla figura delle api in  funzione parlante: giacché “api” in  bretone si dice “gwenan” e “pen” sta per “testa” (quindi “testa d’ape”) assieme  al tradizionale emblema del Ducato di Bretagna, ovvero uno scudo d’ermellino. In araldica questa pelliccia nobile si raffigura  con dei segni neri particolari, detti “mosche” che rappresentano i codini neri  di diverse pelli dell’animale omonimo. 
                      Nelle intenzioni dell’araldista  l’insieme simboleggia la continuità storica, l’appartenenza etnica, come pure  la fermezza e la perseveranza dichiarati dal motto che abitualmente accompagna  lo stemma “Nerz kalon bepred, douster ivez”: fermezza (di cuore) sempre, con  dolcezza. | 
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                      Querqueville 
                         
                      
                         L’origine  del nome di Querqueville (Dipartimento della Manica nella Regione della Bassa  Normandia) va ricercato nell’antico “kirkja”  (lingua normanna) che significa “chiesa” in riferimento al fatto che si  trattava di un luogo feudalmente “soggetto all’autorità della chiesa” quindi  “città della chiesa” (‘kirkie-ville’) col significato di “dominio della  chiesa”.  
                            Lo stemma con la chiesa,  in funzione parlante, è stato  adottato con deliberazione del Consiglio Municipale di Querqueville nel 1972.  Il disegno s’ispira all’antica cappella di Saint-Germain de Querqueville,  risalente al IX secolo, tuttora esistente e dominante la rada, mentre le api  d’oro ricordano la sosta di Napoleone I nel locale castello, mentre si recava a  visitare Cherbourg. La chiesa è dedicata a San Germano lo Scoto,  evangelizzatore della Bassa Normandia nel V secolo, e, in effetti, la sua  pianta non si rifà a tre absidi come nello stemma ma consta di una semplice  navata rettangolare con una piccola abside quadrata posta a est.  
                      Dal 1971 la cittadina fa parte della  Communauté Urbaine di Cherbourg (CUC). | 
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                      Ravilloles 
                         
                      
                        Comune del Dipartimento dello Jura,  nella Regione della Franca-Contea, edificato nel Medioevo su un costone boscoso  tra i 600 e i 700 metri d’altezza, come dipendenza benedettina dell’abbazia di  Saint-Oyend-de-Joux (oggi Saint Claude). A questa posizione si riferisce la  scelta iconografica dello stemma. L’abete simboleggia le estese  foreste del territorio. 
                      La località è caratterizzata dalla  presenza di un antico mulino, alimentato dal torrente Lizon, trasformato in  torneria a partire dal 1830, il che spiega la figura dell’ape “operaia” d’oro  (produttrice di ricchezza) e simbolica dello sviluppo industriale della  località. Gli abitanti del Comune sono anche conosciuti dal XVII secolo come  “bourdons”, per cui così viene identificato l’insetto del blasone. Una leggenda  vuole sia dovuto al fatto che, durante le guerre di Religione, la popolazione  fu costretta dalla fame a cibarsi di tutto, compresi i diffusi bombi  (bourdons).  | 
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                      Reignac-sur-Indre 
                         
                      
                         Reignac-sur-Indre  è un Comune situato nel Dipartimento di Indre-et-Loire nella Regione del  Centro. Erede della gallica Brica (da “bry”: zona  acquitrinosa) e della romana Brixis,  da cui Breis poi Bray con i quali fu nota la località, fu anche un’importante  tappa lungo il Cammino di Santiago di Compostela, nel XIV secolo fu feudo del  normanno Jean du Fau, che mutò il nome da Bray in Le Fau. Successivamente fu  assegnata a Luigi Barberini (Luis-de-Barberin) conte di Reignac-en-Saintonge,  poi signore anche di Reignac-en-Touraine nel 1710, per cui l’ulteriore modifica  di denominazione. Louis era membro di una ramo “francese” dei Barberini, noti  appunto come Barberin-de-Reignac, dei quali il Comune attuale ha adottato il  blasone nel primo campo del partito . 
                      L’ultimo signore di Reignac fu  Joseph-Gilbert-Paul-du-Mottier, meglio noto come Marchese De-la-Fayette, ultimo  nipote di Luis-de-Barberin. Durante la Rivoluzione il paese cambiò ancora una  volta il toponimo: da Reignac divenne Val-Indre, abbandonato nel periodo  dell’Impero Napoleonico. Infine, col decreto del 13 agosto 1920, fu assegnato  il determinante sur-Indre (per evitare confusioni con Reignac-de-Charente e  Reignac-de-Côte-de-Blaye). | 
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                      Rive-de-Gier 
                         
                      
                        Comune appartenente al Dipartimento  della Loira nella Regione Rhône-Alpes. 
                            Porta uno stemma  che,  nell’insieme, simboleggia l’apicoltura e l’industriosità cittadina. Esso ha  subito molte modificazioni nel tempo, ma si è sempre mantenuta la  rappresentazione dell’arnia contornata da quattordici api svolazzanti. 
                            Queste  sono simboliche della laboriosità degli abitanti e della vocazione industriale  del territorio, al proposito la Mairie interpreta lo stemma in questo modo: “Rive de Gier fut de tout temps une ville  ouvrière avec les premiers forgerons, ils trouvaient du charbon  à affleurement de sol. Viens ensuite  l'exploitation des mines, les verreries et enfin la sidérurgie” (C.  Morellon, in litteris). I due rami d’alloro (o, secondo quanto conservato  presso l’Archives Départementales – Dossier Louis XIV – 1696 di palma), sono un simbolo di onore e di  gloria, allude alla prosperità e ai valori del lavoro organizzato e  cooperativo. 
                      Come la totalità degli stemmi comunali francesi, anche questo si  completa con una corona murale di rango. | 
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                  Les abeilles dans l'Haraldique civique de France - 
                    L'Abeille de France &   l'Apiculteur, 983 (2011): 
                    39 - 42 (in coll. con GHIRARDI M., BITETTI   C.). 
                  
                       
                   
                     
                    VII PARTE
                    
                  
                    
                      Romilly-sur-Seine 
                       
                          
                    
                          
                         Il  toponimo, analogamente a quanto accade in Italia, è un prediale: prende nome cioè dal fondo agricolo di una tale Romilius, un possidente gallo-romano.  Nel medioevo e fino al XVIII secolo il potere su Romilly era esercitato da un  signore laico, che aveva il suo castello (oggi scomparso), ma parte del  territorio era soggetto all’abbazia di Sellières, nei pressi della quale venne  sepolto anche Voltaire (fino al trasferimento delle spoglie al Panthéon nel  1791). 
                          E’ la città dell’industria  del cappello che, come in tutta la periferia di Troyes, ha istallato questa  produzione nell’ambiente rurale. Da prima della Rivoluzione, intorno al 1750,  l’industria del cappello occupa un posto essenziale nell’economia locale a  fianco della silvicoltura e delle produzioni agricole. L’industria del  cappello, fino a quel momento alla stretta dipendenza di quella di Troyes,  acquisisce la sua autonomia con l’impianto di società e di grandi unità di  produzione esclusivamente di Romilly: la città diventa così uno tra i primi  centri francesi di produzione del tessuto elastico e di calze e, nella  quantità, brillano i nomi di famose case quali Chantelle, Le Coq Sportif,  Olympia, Barbara e altre. 
                          La  guerra del 1870 accentua quest’evoluzione inducendo la Società delle Ferrovie  dell’Est a spostare le sue officine di riparazione dei Vagoni della Lorena,  annessa dalla Germania, a Romilly. L’officina ricopre uno spazio considerevole  che il viaggiatore che attraversa la città identifica immediatamente  percorrendo il suo lungo muro di cinta decorato di vite selvatica. L’officina  arriverà a contare fino a 2000 addetti. Anche se, al giorno d’oggi il personale  è molto diminuito, l’officina resta una delle attività faro della città. 
                      Sia l’industria  del cappello sia l’officina ferroviaria sono richiamati nello stemma:  la prima con la figura di una bobina d'oro da cui  si srotola un filo d'argento a formare una R (di Romilly), la seconda da  una ruota dentata d'argento, simbolo dell’industria, sorretta da due leoni  rampanti (che, in quella posizione in Araldica si dicono leopardi),  simbolo della potenza e della forza motrice, con i colori sociali (rosso e  verde) della Societé Nationale des Chemins de Fer de France (SNCF). Le api  sono, insieme, richiamo alla laboriosità e alla convivenza civile, ma anche  agli lavoratori delle altre aree produttive. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                      Roquebillière 
                         
                      
                         Il  villaggio di Roquebillière (Dipartimento delle Alpi Marittime della Regione  della Provenza-Alpi-Costa Azzurra), dall’antico Roccabellera, interpretato come “Roche à abeilles” (Rocca delle  api) è un centro di villeggiatura al centro del Parco du Mercantour risalente  al XII secolo. La scelta delle api nello scudo è quindi giustificata dall’assonanza con il nome, il colore azzurro  richiama le importanti sorgenti termali di Berthemont-les-Bains, un borgo del  Comune). 
                           
                        Dato  che, convenzionalmente, tre figure si ordinano due e una (due sopra e una sotto al centro tra le prime due, in  guisa di triangolo, rammentante lo scudo,  con la punta verso il basso) in questo caso le api sono male ordinate perché sono disposte differentemente. La locuzione è convenzionale e non  implica considerazioni estetiche o di giudizio.                       | 
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                      Saint-André-de-la-Marche
      
                          
                         Saint André de la  Marche è una località d’antiche origini: derivata da un insediamento della  tribù gallica degli Ambilatres (Ambiliati,  come li nomina Giulio Cesare nel De bello Gallico.  50-58 a.C.) che abitavano tutta la regione della Bassa-Loira e il  massiccio Armoricano. Divenuto romano nel 13 a.C. fu unito alla città della  tribù dei Pictoni: Lemonum (attuale  Poitiers); evangelizzata da San Macario (Macaire) nel V secolo e posta da  questi sotto il patronato di Sant’Andrea Apostolo. Le prime menzioni sono  riportate in un Cartulaire del vescovo di Poitiers, Gauthieril Grande come Parochia Sancti Andreæ nel XII secolo.  Nel 1317 (e fino al 1648) la parrocchia venne assegnata alla Diocesi di  Maillezais, quindi a quella de La Rochelle fino al XIX secolo. Verso la fine  del Medio Evo, con le nuove divisioni amministrative, il paese venne a trovarsi  in una zona di confine  tra la Marca  (“territorio di confine”) del Poitou e quella dell’Anjou, da cui il  determinante del toponimo odierno. 
                          Nello  stemma attuale  si riconoscono: 
                          - la croce rossa di Sant’Andrea,  formata da due assi di legno inchiodate e ritenute simbolo dell’artigianato; 
                          - la scarpa, che ricorda  l’importanza dell’industria calzaturiera di Saint André de la Marche; 
                          - la stella, ripresa dal simbolo principale della locale associazione  ricreativa-culturale “Etoile des Mauges”; 
                          - il carro (o aratro), simbolo  dell’agricoltura; 
                          - l’ape, evidente riferimento  all’apicoltura; 
                          - il fleur-de-lys, ripreso dal  tradizionale simbolo dell’Anjou; 
                          - le pietre (o rocce), che rammentano l’attività di costruzione delle  strade e, indirettamente, le importanti vie di comunicazione che attraversano  il territorio; 
                      - infine i “gradini” (marches) con il cartello (panneau), il sacco di  sale, il rastrello (râteau) del salinatore (paludier), ricordano che  Saint-André si trova nella umida regione della Marche tra le regioni storiche  del Poitou e dell’Anjou. | 
                     
                   
                    
                    
                  
                    
                      Saint-Etienne-au-Mont 
                         
                      
                         Saint-Étienne-au-Mont è un Comune situato nel  Dipartimento del Pas-de-Calais nella Regione del Nord-Passo di Calais. 
                            Esso  è formato dai centri di Saint-Etienne vero e proprio, Pont-de-Briques e Ecault.  Il centro di Pont-de-Briques (letteralmente “Ponte di Mattoni”) è quello  storicamente più importante e a questi si riferisce lo stemma con il  ponte di mattoni d’argento, che richiama quello romano (del I secolo a.C.)  costruito presso Isques, per mettere in comunicazione facilmente la zona  d’Outreau e i paesi a sud della Liane con Boulogne, attorno al quale si formò  il centro poi conosciuto come Pont-de-Briques. Il disegno risale al 1965 ed è  stato scelto in alternativa a quello dell’antico signore del luogo, il  Sénéchuax du Boulonnais.  
                      Il capo seminato d’api ricorda che la  località fu scelta da Napoleone Bonaparte come residenza temporanea durante la  campagna di Boulogne del 1805 e le attività produttive del paese. La  scelta del verde anziché dell’azzurro simboleggia la verdeggiante vallate della  Liane. | 
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                      Saint Genes-du-Retz 
                         
                      
                         Saint Genès-du-Retz é un Comune del Dipartimento Puy-de-Dôme nella Regione di Auvergne. 
                      Anche questo comune ha adottato gli  emblemi dei suoi antichi feudatari: come hanno fatto molti Comuni,  non solo di Francia. | 
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                      Saint-Vallier 
                         
                      
                         La città borgognona  di Saint-Vallier si trova nel Dipartimento del Saône-et-Loire e, secondo la  tradizione, deve il suo nome al fatto d’esser stato accampamento del generale Valerius durante le guerre di Gallia. Su  questo primo insediamento si sviluppò poi un villaggio, che adottò il nome di  San Valerio (dopo la sua conversione al Cristianesimo, Valerio venne  martirizzato e fatto santo), cioè Sanctus  Valerius, oggi Saint-Vallier. 
                           
                        Il  Comune, istituito nel 1790, alza uno stemma rosso con la lanterna da  minatore d’oro, a ricordo delle miniere di carbone che hanno rappresentato la  principale ricchezza per la comunità in passato, con una bordura d’argento con  otto api d’oro. Si tratta quindi di una simbologia legata al lavoro.  Abitualmente nel capo dello stemma  viene inserito (non proprio correttamente dal punto di vista araldico) il nome  del Comune, mentre lo scudo stesso è  timbrato da una corona murale con cinque torricelle.                       | 
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                  Les abeilles dans l'Haraldique civique de   France. L'Abeille de France & l'Apiculteur, 984 (2011): 36 - 38 (in coll.   con GHIRARDI M., BITETTI C.).
                    
                    
                  VIII PARTE
                    
                  
                    
                      Salbris 
                         Salbris è un Comune situato nel Dipartimento di Loir-et-Cher nella Regione del  Centro. Lo stemma  è stato disegnato dall’araldista Robert  Louis riprendendo dalle Grandi Armi della Sologne. 
                          Il  verde richiama la foresta della Sologne (Fôret Solognote), nella quale è  situata Salbris; il “cinquefoglie” (detto anche anche quinfolio) è una figura tipica dell’araldica che ricorda il fiore  di pervinca (o della potentilla) e richiama la lussureggiante vegetazione. I  due fagiani ricordano l’attività venatoria particolarmente praticata nelle  riserve della regione della Sologne. 
                      Al  centro dello stemma (tecnicamente in  abisso) (Fig. 105b) sono riportate le antiche armi degli antichi feudatari,  i De Thou, signori di Salbris, dei quali esiste ancora una fattoria detta  appunto Ferme Du Thou. Le api simboleggiano il lavoro ed una delle risorse  economiche tradizionali del luogo. Lo scaglione (o capriolo) è un’antica pezza  onorevole, molto diffusa (nero in campo argento è anche l’emblema della città di Udine,  in Italia). | 
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                      Salouël 
                         
                      
                       Comune  situato nel Dipartimento della Somme nella Regione della Piccardia, alle porte  d’Amiens in una Regione bagnata dalla Selle, (torrente simbolizzato dalla sbarra verde nello stemma) che “dà  lavoro” (api) al Comune, nato dalla separazione da quello di Saleux nel 1864.  Si tratta, ancor oggi di un Comune rurale, ricco di verde e ampie fioriture che  determinano la produzione di un miele molto pregiato.
                      È sede del Gruppo  Ospedaliero Regionale e di numerose imprese produttive, ragione per la quale lo  stemma comunale  è caratterizzato delle api e, soprattutto, dalle  arnie in metallo nobile (oro e  argento). | 
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                      Thonnance-lès-Joinville
                         
                        
                         Thonnance,  all’inizio del XIX secolo, doveva decidere quale determinante adottare per il  suo toponimo: tra Thonnance Vellicité e Thonnance-lès-Joinville. Il 20 ottobre  1806 il Consiglio Municipale di Thonnance decise di modificare lo stemma  comunale; la deliberazione recita: “… il blasone dello scudo sarà un campo d’azzurro caricato da una V  d’argento e da una T d’oro allacciate, lettere iniziali dell’antico e del nuovo  nome del Comune, accompagnate da tre api d’argento, una in capo e due in  abisso, lo scudo contornato da un pampino di vite su quello, in alto dello  scudo, comparirà… la divisa con le parole: Duro Assuisce Labori, al fine di perpetuare tra gli abitanti di  detta Thonnance il grande amore per il lavoro che li ha sempre caratterizzati;  in modo particolare, attorno allo scudo si leggerà, per legenda, Thonnance  Vellicité ou les-Joinville sulla base della scelta del Signor Prefetto della  Haute Marne…”. 
                      Il toponimo scelto fu  Thonnance-lès-Joinville, ma le iniziali V T sono rimaste nello scudo. Il disegno che usa il Comune (Dipartimento dell'Alta Marna nella  Regione della Champagne-Ardenne)  abitualmente è leggermente diverso da quello previsto dal Consiglio Municipale:  il monogramma VT è posto al centro, di nero e d’oro, e le api sono poste una in  capo e due in punta (probabilmente per una cattiva interpretazione del  blasone). | 
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                      Vernoux-en-Vivarais 
                         
                      
                         Il  Comune di Vernoux-en-Vivarais, nel Dipartimento delle Ardèche, nella Regione  del Riodano-Alpi, alza uno stemma  simbolico del suo stato di  comunità unita e operosa per il bene comune, affidando questo concetto alla  figura dell’arnia attorno alla quale volano numerose api d’argento. In alcune  figurazioni l’arnia è accompagnata in basso da un nastro con il motto Verno Semper Verna, talvolta posto più  correttamente al di fuori dello scudo (in basso, sotto la punta). Secondo alcuni le api rappresenterebbero le  comunità riunite nell’antico Cantone di Vernoux. 
                           
  In  precedenza ha avuto un altro stemma, composto da una torre l’argento in campo  rosso, con tre stelle in capo; figurazione “convenzionale” e imposta al comune  che però l’ha sostituita con quella presente, che richiama le api dell’Impero  Napoleonico.                       | 
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                      Villiers-Saint-Frédéric 
                         
                      
                        Il  Comune (Dipartimento degli Yvelines nella Regione  dell'Île-de-France) si denominava anticamente  Villiers-Cul-de-Sacq, ma nel 1783 ha assunto la denominazione attuale,  adottando il determinante di Saint-Frédéric, in segno di riconoscenza verso il  conte di Maurepas, monsignor Frédéric Phélypeaux, scrittore, Segretario di  Stato di Luigi XV (1718-1749) e Ministro di Luigi XVI (1774-1781). 
                           
                          Lo  stemma, composto con insegne dei feudatari e con quelle del conte di  Maurepas, presenta: 
                          - il primo campo con curiose api nere (che, secondo  alcuni dovrebbero essere delle “mosche”, ma come api sono blasonate  ufficialmente) dei nobili De Menuau; 
                          - il secondo campo con ghiozzi (pesci d’acqua dolce, Gobius nigricans) dei De Rouville; 
                      - il capo con il seminato di quadrifogli d’oro proprio dei conti  Phélypeaux.                       | 
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                      CONCLUSIONI 
                      
                          
                         A  conclusione di questa “carrellata” (seppur incompleta) si evidenzia come in  gran parte degli stemmi individuati siano riportate api operaie: questo è un  uso abbastanza comune nell’araldica civica internazionale; infatti, solo  eccezionalmente è rappresentata la regina. E’ corretto, però, dire che le api,  come del resto ogni altro insetto, sono abbastanza rare in araldica,  soprattutto in quella più antica, ma  caratteristiche di quelle francese e italiana dopo il XIX secolo. L'ape è  sempre vista dal dorso e comunemente rappresentata, come avviene normalmente in  araldica, montante, cioè nell’atto di  salire, verso la parte alta dello stemma (capo),  con le ali aperte (al volo spiegato o volante) o chiuse (al volo chiuso); essa viene quasi sempre  raffigurata “d'oro”, ma mai su un fiore! L’oro è il primo metallo nobile usato in araldica e raccoglie in sé ogni significato  buono e glorioso: ricchezza, potenza, magnanimità, nobiltà, splendore,  sovranità, prosperità, ecc. L’argento viene subito dopo, e spesso richiama  valori religiosi (molte suppellettili liturgiche sono in questo metallo). 
                                      In  araldica, l’ape è un simbolo nobile; essa simboleggia l’industriosità, la  fatica “virtuosa”, la regolarità, la laboriosità e l’operosità degli abitanti  dei paesi interessati nonché – di questo era  assertore Napoleone – la immortalità e la resurrezione. E’ quindi un simbolo  molto diffuso su tutto il territorio nazionale. Da rimarcare è una notazione “mistica” della simbologia dell'ape; essa,  infatti, in Occidente è anche chiamata “Uccello del Signore” o “della  Madonna” e si può considerare un simbolo dell’anima. Ciò è valido per quegli stemmi che  uniscono l’aspetto allegorico del lavoro a quello della fede religiosa. 
                                      Gli  usi delle api negli stemmi comunali sono di due tipi: come parlanti, cioè allusive al nome stesso del comune, e allegoriche,  come generico simbolo di laboriosità, industriosità, abbondanza. ecc. 
                                      Il  primo uso (detto anche cantante) è tipico di stemmi che, attraverso gli smalti (cioè i “colori”) o alle figure, alludono al nome della città. Oppure giocano  sull’assonanza o sulla similitudine con il nome. Spesso solo alcuni elementi  formano una sorta di “gioco di parole” o stabiliscono una relazione sonora con il comune titolare. In sostanza si tratta d’emblemi “basati sulla parola” e  illustrano, come nei rebus, il nome del titolare, magari in forma variata. Tra i più celebri, esulando dal nostro campo di  ricerca, ricordiamo quello della famiglia Canossa di Verona, che ha tuttora un cane tenente un osso tra i denti; quello degli Scaligeri di Verona che  avevano una scala quale emblema; quello della famiglia del celebre condottiero  Bartolomeo Colleoni di Bergamo che aveva, in origine, come simbolo principale  tre coppie di testicoli di leone (“collioni”: coglioni, testicoli, simboli di  fiera forza); o quello degli Orinali, che mostrava dei vasi da notte! Infine,  lo stemma dei Barberini, la più conosciuta tra le famiglie nobili ad avere le  api come simbolo, in origine aveva dei Tafani, anch’essi con funzione parlante perché il loro cognome  originale era Tafani di Barberino. Al di là degli esempi citati, questi stemmi  assolvevano al compito di essere facilmente ricordati e interpretati. 
                                  Quando le api rappresentano  una risorsa del territorio, ciò è evidenziato sullo stemma: a testimoniare che  fin dall’antichità in quelle terre si praticava l’apicoltura. | 
                     
                   
                    
                  
                    
                      Note 
                         
                      
                        
                          
                              (1) Il termine stemma è di origine greca e significa benda o corona. Con i romani diventò albero  genealogico perché vennero così chiamate le tessere con i nomi degli  antenati. Nel Medioevo furono detti stemmi gli scudi che i cavalieri  utilizzavano durante i tornei. Oggi è il simbolo di Enti Pubblici, di altre  istituzioni o di famiglie nobili.
                          
                          
                              
                            (2) In Araldica si usa il termine troncato per indicare uno scudo ripartito orizzontalmente in due parti uguali e partito se diviso verticalmente, trinciato e tagliato se diviso  diagonalmente a seconda che il taglio scende verso sinistra o destra.
                          
                          
                              
                            (3) La suddivisone territoriale francese è all’origine anche di quella  italiana, come la regolamentazione araldica napoleonica è la stessa che ha  ispirato quella dei due Paesi.
                          
                          
                              
                            (4) Legge del 22 dicembre 1789 (dal sito del DGCL del Ministére de  l’Interiéur).
                          
                          
                              
                            (5) Dall’Atlas  de la Révolution Française 4, Le Territoire (1), Réalités et  Représentations, EHESS, Parigi 1989. 
                          
                          
                              
                            (6) Un  referendum locale ha iniziato l’iter per la totale indipendenza dalla Francia a  partire dal 2014. 
                          
                          
                              
                            (7) Legge  del 5 aprile 1884.
                          
                          
                              
                              (8) 
                            14  dicembre 1999 (con il compito formale di “… donner un avis sur le projets  héraldiques qui lui sont soumis par les collectivités territoriales et de  conseiller celles-ci dans la création d’armoiries ayant toutes les garanties  scientifiques et artistiques souhaitables”), con il Ministero emana delle  circolari che precisano la regolamentazione in vigore e che richiamano le  regole e la tradizione araldica. 
                          
                          
                               
                            (9)Fanno eccezione, ad esempio, la Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur e i  Dipartimenti del Finistère, del Corrèze, che hanno adottato emblemi  tradizionali e riferiti alla storia secolare dei loro territori.
                          
                          
                              
                            (10) Decreto  del 17 maggio 1809 le cui prescrizioni sono tuttora prese in riferimento, pur  non rivestendo più carattere prescrittivi. Esso  prevedeva tre “classi” di Comuni: la prima, delle “Bonnes Villes”,  prevedeva, invariabilmente, un capo rosso con tre api d’oro allineata (in fascia) e sette merli; alle  quali seguivano le città di “seconda classe” e quelle di “terza classe”…
                          
                          
                               
                            (11) In Araldica le abeilles sono dette anche mouches à miel.
                          
                         
                         
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                  Dello stesso Autore:
                    
                  
                    
                      Api nell'Arte
                           
                        
                        
                        
                         
                        
                         
                        
                        
                        
                         
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                      Api e Religione - 
                           
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                      Api nel collezionismo e nella pubblicità
                           
                               
                          
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                      Il mondo delle Api 
                             
                      
                        
                         
                        
                         
                        
                      
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                      Api nel mondo infantile 
                             
                      
                        
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                      Api e loro prodotti
                         
                         
                        
                       
                      
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                      Di altri Autori:
                         
                        
                         
                          
                      - sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura" | 
                     
                    
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