Rubriche di
Patrizia Fontana Roca


COLLABORAZIONI

In questo Settore vengono riportate notizie e immagini fornite da altri redattori.

Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato dal Prof. Renzo Barbattini dell'Università di Udine, che ha fornito anche le immagini.

Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità su quanto fornito dai collaboratori.

N.B.: L'Autore prescrive che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi (sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo, Periodico) ."

 

 

API NELL'ARTIGIANATO ARTISTICO: IL VETRO
(I PARTE)



di Renzo Barbattini*
ed Emanuela Zerbinatti**

 


Il viaggio alla ricerca delle api nell’arte ci porta oggi tra i maestri vetrai italiani. Pur nascendo per caso da semplici fenomeni naturali, il vetro ha cominciato ad essere prodotto e lavorato dall’uomo a partire dal III secolo a.C. in Egitto e Mesopotamia.
Ma è solo in Italia che ciò che poteva restare un “semplice” prodotto manifatturiero diventa arte. E l’ape, in quanto soggetto naturale ricco di dettagli ma di dimensioni molto ridotte,è certamente una sfida. Ecco alcuni artisti italiani che l’hanno vinta con passione, talento e molto spirito di osservazione.

LA STORIA DEL VETRO

 

Il vetro entra molto presto nella storia dell’uomo. Già nell’era preistorica era conosciuto come prodotto naturale.
Il vetro, infatti, si può formare in modo spontaneo come lava solidificata e ossidiana, simile al vetro nero da bottiglie che si trova in zone vulcaniche della Terra. Molti oggetti degli uomini primitivi furono ricavati dall’ossidiana; ma il vetro può formarsi anche per altre cause: ad esempio, quando la scarica di un fulmine cade su un adeguato terreno sabbioso in inverno; le alte temperature raggiunte e il successivo rapido raffreddamento portano, infatti, alla formazione di vetro.
L’intuizione che questo materiale si potesse anche produrre arriva, invece, molto più tardi. Secondo quanto riportato in un testo antico, la scoperta si deve ad alcuni mercanti Fenici i quali, facendo un fuoco sulla spiaggia, si accorsero che la sabbia si scioglieva in un liquido trasparente.
I primi impasti vetrosi comparvero attorno al III millennio a.C. in Egitto e in Mesopotamia, zone ricche di sabbia silicea, componente principale del vetro. Le più antiche tecniche di lavorazione del vetro permettevano, tuttavia, soltanto la produzione d’oggetti di ridotte dimensioni, per lo più destinati a usi rituali o a scopo ornamentale.
Per arrivare ai primi vasi si dovette attendere il 1500 a.C. grazie al perfezionamento delle tecniche tra cui quelle del vetro fuso attorno ad un’anima di sabbia, del taglio a freddo e della levigatura con ruota che erano le più diffuse allora.
Successivamente in Siria, in Egitto e infine a Roma si sviluppò la tecnica della soffiatura che permise un notevole sviluppo commerciale della lavorazione del vetro. Fu però solo con l’arrivo nelle vetrerie Veneziane agli inizi del X secolo e più tardi nelle vetrerie dell’isola di Murano che la lavorazione del vetro raggiunse una produzione più sistematica e qualitativa assumendo caratteri artistici veri e propri.

L’ARTE DEL VETRO IN ITALIA


La lavorazione del vetro artistico del nostro Paese è presa ad esempio e modello ancora oggi: merito anche di una precisa scelta politico-economica. Nel 1291 la repubblica di Venezia ordinò il trasferimento di tutte le fornaci, funzionanti in centro storico, nell’isola di Murano per motivi di sicurezza legati al timore d’incendi (le case all’epoca erano tutte in legno).
Questa fu una data importante che segnò la concentrazione dell’attività dei maestri vetrai nell’isola di Murano che cominciò quindi a essere identificata come il luogo di origine delle bellissime opere che vi erano prodotte.
I prodotti dell’industria muranese acquistarono ben presto rinomanza mondiale. Venezia si era accaparrata i migliori artisti vetrai del mondo e ne era gelosissima: ogni loro tentativo di espatriare era severamente punito.
Inizialmente celebre per la produzione di vetri per vetrate, tessere e conterie (perline di vetro per collane), Murano raggiunse nel XV secolo fama internazionale per la produzione di vetri soffiati dovuta ad artigiani specializzati di altissimo livello tecnico ed artistico.
Nello stesso periodo ci fu però anche la più importante crisi che colpì il settore, quando si cominciò la fabbricazione dei cristalli di Boemia, forse ispirati agli stessi vetri di Murano. Venezia ne uscì, grazie alle grandi doti creative e all’abilità tecnica sempre più affinata dei suoi artigiani che li portò ad utilizzare il vetro per la realizzazione di lampadari, tutt’oggi tra i manufatti più noti di Murano.
Nei secoli seguenti, perfezionato l’impasto vitreo, fu possibile ottenere oggetti mirabili per leggerezza aerea. Tipici di Murano i vetri “a reticello”, “all’avventurina”, “a ghiaccio”, “millefiori”, imitati in diversi paesi del mondo.
Con la fine della repubblica veneziana una nuova crisi e la produzione di Murano fu quasi totalmente interrotta: rimase aperta solo qualche piccola officina.
L’attività vetraria riprese in pieno nella seconda metà del XIX secolo: si formarono scuole per futuri maestri vetrai (famosa la famiglia dei Seguso).
Oggi c’è maggiore attenzione al patrimonio artistico e culturale che l’arte vetraria rappresenta per il nostro Paese. La Regione del Veneto (1), nel più ampio contesto della tutela e valorizzazione della produzione e commercializzazione dei prodotti tipici e tradizionali veneti, tutela e promuove la denominazione d’origine dei manufatti artistici in vetro realizzati nell’isola di Murano, in quanto patrimonio della storia e della cultura secolare di Venezia.

 

 

 

GLI ARTISTI ITALIANI

 

 

 

MICHELE RINALDO (si firma MIRI)

 

E' l’autore del vaso raffigurante le Api, presente nelle sale espositive dell’Azienda Eugenio Ferro & c. 1929 di Murano (VE).

La lavorazione del vaso è stata eseguita con la tecnica del“cammeo”; i vetri a cammeo sono realizzati in fornace dal maestro vetraio, quindi finemente incisi così da ottenere dei bassorilievi in vetro bianco opaco su un fondo più scuro colorato (Figg. 1A, 1B, 1C).

A Bressagio di Murano è collocata l’opera Le Quattro Stagioni, concepita nell’ambito della rassegna Natale di Vetro, per testimoniare la maestria e la ricchezza della produzione vetraria delle aziende consorziate e concessionarie del Marchio “Vetro Artistico di Murano”.

Con la versione Primavera-Estate, Murano si prepara ad accogliere la bella stagione con un’esplosione di colori (Fig. 2A).

Dopo la versione invernale, il secondo degli allestimenti ha come tema la primavera e l’estate e presenta le lavorazioni e le produzioni tipiche delle aziende di Murano.

L’opera, costituita da una struttura in ferro autoportante che raggiunge un’altezza di 4,50 m per un diametro massimo di 2,50 m, è caratterizzata da 70 bracci metallici dove alloggiano, con sistemi di aggancio e sospensione, le opere in vetro (Fig. 2B).
La struttura è dotata di un impianto puntuale d’illuminazione che ne esalta l’aspetto scenografico durante le ore serali.

Le Quattro stagioni di Murano è un progetto ideato e organizzato dal Consorzio Promovetro; il design e il coordinamento è a cura dell’Arch. Simona M. Favrin.
Questa è un’opera impegnativa, dai colori cangianti, caleidoscopica e ironica al tempo stesso, dove tra i fiori, le foglie ed i rami si possono incontrare non solo uccelli, api, ragni o coccinelle, ma anche pesci, mongolfiere, conchiglie, campane, cactus, oltre a oggetti che caratterizzano la produzione muranese.

Fig. 1A

Fig. 1B

Fig. 1C

 

 


Fig. 3A - Vittorio Costantini, 2010, Telaino con api, collezione privata (Venezia).

Il Maestro VITTORIO COSTANTINI, nato a Burano (un’isola vicino a Murano, VE) nel 1944, è famoso per la bravura e la maestria con cui interpreta il mondo degli insetti utilizzando la tecnica di lavorazione del vetro denominata“vetro a lume” (www.popweb. com/costantini/index.htm e www. vittoriocostantini.com). Visitando questi siti, ci siamo imbattuti, felicemente, in una sua opera “api”.
Contattato, ci ha inviato le immagini (Figg. 3A, 3B e 3C).
Nella prima è mostrato un telaino da melario, il cui favo (Fig. 3A), è ben costruito ma le sue cellette sono da riempire e su di esso “passeggiano” numerose api; nella seconda, è riportata una porzione di favo con sopra alcune api e nella terza sono rappresentate due api attratte dalla marmellata.
In tutte e tre le figure, le api sono realizzate con la citata tecnica del “vetro a lume”, antica arte nella tradizione Muranese dove l’abilità e la tecnica si notano negli oggetti realizzati completamente a mano donando al singolo pezzo l’originalità del prodotto.
Il vetro è chiamato anche “soft glass” perché è molto morbido quando si“scioglie” con la fiamma del cannello.
La base del vetro sono la sabbia di fiume, il potassio e la soda, a cui vanno aggiunti i vari minerali per colorarlo.


Fig. 3B - Vittorio Costantini, 2010, Favo con api, collezione privata (Venezia).

Vittorio è sempre stato affascinato dalla natura. Per creare ogni singolo oggetto, infatti, impiega ore ed ore di lavoro: insetti multicolori (api e farfalle), uccellini, pesci, fiori coloratissimi sono il risultato delle sue capacità manuali. L’artista,
infatti, dice: «L’esperienza di molti anni di lavoro, l’amore per la natura, una grande passione per il vetro... il talento naturale... questi sono i segreti per creare insetti il più possibile fedeli, sia per i colori che per le forme, alla natura.
I dettagli sono molto importanti; la sfida quotidiana è la ricerca di nuove tecniche per migliorarli».
Vittorio Costantini, dunque, è un grande osservatore di quel piccolo universo che ci circonda, con la profonda visione, tipica di un artista, dei prati, del cielo e del mare… in grado di osservare quello che a molti può facilmente sfuggire. Il suo talento artistico lo ha portato a partecipare a numerose esposizioni in Italia e nel mondo.
L’artista riesce a valorizzare la plasticità dell’amorfa pasta vetrosa, modellandola con una tecnica ineguagliabile supportata da singolare sensibilità artistica; grazie a queste riesce a fissare nella rigida fragilità del vetro alcuni degli aspetti biologicamente più significativi della vita dell’ape mellifera.


Fig. 3C - Vittorio Costantini, 2010, Api attratte dalla marmellata, collezione privata (Venezia).






Fig. 4A - Antonella Di Vita, 2009, Api regina, proprietà dell’artista (Lecce)

ANTONELLA DI VITA artista leccese, nata nel 1987 (preziosefollie.wordpress. com), realizza gioielli (collier, bracciali, pendenti, orecchini ecc.) e oggettistica (borse dipinte, agendine, segnalibri ecc.).
Diplomata nel 2006 in un istituto di moda, oggi insegna cartapesta ai non vedenti all’Istituto Antonacci di Lecce.
Nel 2009, ha “creato” alcuni ciondoli denominati ognuno ape regina (Fig. 4A). Queste api regine (Figg. 4B e 4C) sono realizzate interamente a mano con l’ausilio di diversi materiali quali Originals Cristal Swarovski, pietre di vetro di Murano e perle di ceramica. La stessa Antonella Di Vita ci scrive: «Ho realizzato questi ciondoli ispirandomi alla donna moderna e ho scelto proprio l’ape perché simboleggia operosità e dolcezza».

Fig. 4B - Antonella Di Vita, 2009, Ape
regina azzurra, proprietà dell’artista (Lecce)

Fig. 4C - Antonella Di Vita, 2009, Ape
regina verde, proprietà dell’artista (Lecce)

 

 

ALESSIA FATONE, nata nel 1970 a Pescara, città in cui vive e opera (www.ilvetrointesta. com), da anni si dedica alla creazione di manufatti (collane, pendenti, orecchini, ciondoli, perle, bottoni, bamboline e gnomi, animali, penne, bomboniere) in vetro, considerandolo come uno strumento magico nel quale poter fondere l’abilità tecnica all’aspetto fortemente ludico.
Le sue creazioni sono in vetro di Murano classico e non solo: dicroico2, Lauscha, CiM, Double Helix, grazie alla loro compatibilità, si accompagnano volentieri. Argento, oro, semipreziosi e cristalli, ne arricchiscono l’aspetto e il pregio. Il vetro è lavorato alla fiamma (a lume), ad altissime temperature (circa 1300° C) secondo l’antichissima tecnica chiamata “per avvolgimento”, con strumenti più che moderni. Nel 2009, Alessia ha realizzato la prima Apina (Fig. 5A, pag. 40) e nel febbraio 2012, Apina Universitaria (Fig. 5B, pag. 40) per raccontare la storia di un ricordo.
Apina Universitaria è un piccolo manufatto che misura all’incirca 25 mm in altezza e 10 mm di diametro, ali escluse. E’ completamente realizzato a mano, in vetro di Murano, lavorato a lume (con il fuoco a circa 1300 °C.) edè utilizzato come pendente ma, modificandone la costruzione, può essere adattato a scopi diversi.

Fig. 5A - Alessia Fatone, 2009, La prima
Apina, proprietà dell’artista (Pescara)

Fig. 5B - Alessia Fatone, 2009, Apina
Universitaria, collezione privata (Udine).

 

(Tratto da APITALIA 6-2013, pagg. 39-43))

 

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II PARTE

 

Continuiamo il viaggio alla scoperta delle api nell’artigianato artistico del vetro con una panoramica degli artisti stranieri e delle tecniche utilizzate dai maestri vetrai per riprodurre soggetti così piccoli con livelli di precisione spesso sorprendenti.

Lavorare il vetro è impresa non facile. I primi prodotti realizzati dall’uomo di questo materiale erano, infatti, oggetti ornamentali semplici e abbastanza grossolani se non addirittura pezzi ottenuti tagliando o spezzando vetro di formazione naturale.
Solo successivamente, con lo studio delle proprietà chimico-fisiche del materiale e l’affinamento delle tecniche di lavorazione si è riusciti a realizzare utensili e oggetti artistici più complessi e raffinati.
Ciò non toglie che lavorarlo fino a ottenere raffigurazioni di soggetti di piccole dimensioni come l’ape con il rigore, l’attenzione al dettaglio e la precisione scientifica che le sono dovuti è cosa che richiede notevole maestria ancora oggi.

 

UN MATERIALE DA “ADDOLCIRE” COL FUOCO


Il vetro è un materiale duro, fragile e trasparente che appare incolore nella sua composizione base (sabbia silice per il 70% e altre sostanze come soda e calce chiamate “fondenti” perché permettono durante la fusione di abbassare la temperatura e ottenere un liquido omogeneo ed esente da bolle per il 30%).
Solo con l’aggiunta di piccole quantità di minerali, ossidi e derivati chimici si può ottenere un vetro con infinite combinazioni di colori trasparenti, pastelli e alabastri.
Per l’esattezza si usa cobalto per le gradazioni del blu/azzurro, oro per il rubino, selenio per il rosso, ferro cromo nichel per il violetto, criolite per il bianco, manganese per il nero, cadmio per il giallo, zolfo e resina per i topazi, ossido di rame per il verde, piombo arsenico fluoro per gli opali.
Sostituendo il calcio con il piombo, il sodio con il potassio si ottiene invece una miscela di sostanze purissime che da origine a vetro con un alto indice di rifrazione e un’elevata lucentezza alla composizione base di larghissimo uso in svariate applicazioni meglio noto come cristallo.
Il vetro Veneziano delle lavorazioni artisticheè un vetro lungo, cioè capace di rimanere in condizioni di lavorabilità per un intervallo discretamente lungo. Dopo di che deve essere riposto a contatto del fuoco per poter continuare.
Ciò permette le complesse manipolazioni e la soffiatura in spessori sottili, tipiche della tradizione vetraria Veneziana. Nelle fornaci di Murano si produce il vetro in bacchette di vari diametri, in tutti i colori trasparenti, pastelli e con disegni in mosaico millefiori, che costituiscono la materia prima per la lavorazione artistica, in
particolare delle miniature.

 

LAVORAZIONI DEL VETRO DI MURANO

Il vetro di Murano è sodico. La temperatura di fusione della silice è abbassata mediante aggiunta di soda che rende la pasta vitrea adatta alle complesse lavorazioni a caldo tipiche dell'arte veneziana: la murrina, tecnica antichissima che è stata abbandonata per lungo tempo e poi riscoperta nel XIX secolo che consiste nella fusione di pezzi di canna vitrea colorati e di tessere di vari colori seguendo una precisa disposizione che porta alla formazione di un disegno colorato che è impossibile non riconoscere per i suoi tratti caratteristici; la soffiatura, tecnica che risale al I secolo a.C. con cui si realizzano vetri leggeri e bellissimi; la scultura, che si realizza mediante modellazione di pesanti masse di vetro, per cui sono state messe a punto tecniche per evitare la deformazione dovuta al peso del vetro stesso; e il vetro a lume, ovvero la tecnica di lavorazione usata soprattutto per produrre piccole miniature come appunto quelle delle api presentate in questo articolo.

Esistono tre diversi tipi di lavorazioni con la tecnica del vetro a lume, sono piccole opere disponibili in tre diverse lavorazioni. Si parte sempre da una canna vitrea colorata che è poi riscaldata alla fiamma di un cannello da cui si possono ottenere le forme più svariate.
Nella lavorazione a vetro striato, l'artigiano esegue striature nei toni di blu, verde arancione e rosso, su una base di vetro trasparente; in quella a vetro fenicio, le striature gialle rosse e verdi sono eseguite su una base di vetro nero, mentre in quella a vetro dorato le sculture in vetro trasparente sono esaltate da parti con una doratura lucente.
Alcuni artisti hanno però provato a raffigurare le api anche con tecniche diverse da quella del vetro a lume.
Molti degli esempi citati anche in quest’articolo si rifanno in particolare alla cosiddetta tecnica del vetro piombato che consiste nell’utilizzare delle strisce di piombo intramezzabili a sostegno dei vetri.
In quest’antica tecnica di lavorazione, usata soprattutto per realizzare vetrate artistiche, si parte da un disegno su cartone del quale si ricalca una copia che è ritagliata in tanti tasselli quanti sono quelli del motivo scelto. Appoggiando le sagome di cartone sopra il vetro, si procede al taglio che è eseguito con il diamante.
Nel taglio si deve tener conto dello spessore del trafilato di piombo, quindi le sagome saranno rimpicciolite di qualche millimetro. Terminato il taglio dei vetri colorati si ricompongono i pezzi sopra il disegno base e partendo da un angolo, si inserisce il profilo di piombo ad H in un vetro, poi in un altro e così via, fino al termine della composizione.
Si adattano tutte le giunture di piombo e si passa alla saldatura con stagno da ambedue le parti. La pittura dei vetri in questo particolare tipo di lavorazione si ottiene con ossidi di terre, mescolati a olio di trementina e altri tipi di resine.
Il tutto è poi portato nel forno a una temperatura tale in cui il vetro fondendosi assorbe i colori rendendoli indelebili.
Un’altra tecnica di colorazione nel vetro piombato è la vetro-fusione che consiste, invece, nel sovrapporre più strati di vetro di colore diverso che, portati a fusione, danno particolari effetti cromatici.

 

 

GLI ARTISTI STRANIERI

 

ALBIN ELSKUS

Artista lituano, nato il 21/8/1926 a Kaunas (Lituania) e deceduto l’8/2/2007 a Maine negli Stati Uniti è uno dei “padri” della corrente“Stained Glass” (il cosiddetto “vetro piombato”, www.albinaselskus.com).

Il suo libro “The Art of Painting on Glass” (L’arte della pittura sul vetro) (Scribners, 1980) è un testo fondamentale per i pittori del vetro.
Dopo la prima edizione, è stato ristampato più volte.

Albin era un acquarellista e un disegnatore eccezionale: i suoi lavori fanno parte di molte collezioni private e pubbliche. In una carriera lunga oltre cinquanta anni ha realizzato molte opere in vetro piombato, di cui molte vetrate negli Stati Unti: tra queste ricordiamo quelle al The National Shrine (Washington, District of Columbia), al Gate of Heaven Mausoleum (East Hanover, New Jersey), alla Civil Rights Memorial Window - Sage Chapel alla Cornell University (Ithaca, New Jersey), alla Epiphany Church (New York City), alla Holy Family Church (Bronx, New Jersey), al Mt. Sinai Medical Center (New York City), al The National Arts Club (New York City), all’Holy Cross Cemetery Mausoleum (N. Arlington, New Jersey), alla Notre Dame de Lourdes Church (Skowhegan, Maine), alla Holy Family Church (Lewiston, Maine), alla Miles Hospital Chapel (Damariscotta, Maine) e Coves Edge Chapel (Damariscotta, Maine).

Fig. 6 - Albin Elskus, 1978, Nature's Critic
(Critica della Natura), collezione privata
(USA).

I suoi figli ci hanno inviato l’immagine di un’opera di Albin Elskus (Fig. 6) denominata Nature’s Critic (Critica della Natura) realizzata nel 1978 per la Pfizer Fine Arts Collection di New York.
Questo pannello è un tipico esempio di vetro piombato che, attualmente, si trova in una collezione privata negli Stati Uniti.
Esso riunisce le diverse tecniche usate, comprese la pittura e l’incisione, con pennellate di smalto e d’argento.
Sulla sinistra si nota un’ape che sta vistando un fiore, probabilmente di limone (Citrus limon L.); i fiori di questa specie vegetale sono una buona sorgente nettarifera (3).
La lavorazione con cui è realizzata quest’opera contribuisce a creare un’immagine fortemente cromatica, dalle tonalità abbaglianti e sgargianti, ottenendo così un effetto pittorico notevole.
Ogni particolare di questa curiosa realizzazione contribuisce a ottenere l’effetto ottico incentrato appunto sulla qualità visiva.

 

 

PAUL J. STANKARD

Il famoso artista del vetro PAUL J. STANKARD, nato nel 1943 ad Attleboro (Massachusetts, USA), ha ricevuto numerosi riconoscimenti (www.paulstankard.com); tra gli ultimi, citiamo il titolo di “Honorary Doctor of Fine Arts” rilasciato nel 1997 dalla Rowan University (Glassboro, New Jersey, USA) e quello di “Honorary Doctor of Fine Arts” rilasciato nel 2007 dal Muskingum College (New Concord, Ohio, USA).

Opere sue sono presenti in numerosi musei americani ed europei, quali l’Art Institute of Chicago (Chicago, IL), il Boston Fine Arts Museum (Boston, MA), il Cleveland Museum of Art (Cleveland, OH), il Metropolitan Museum of Art (New York, NY), il Musée des Arts Decoratif, Palais du Louvre (Paris, France), la Renwick Gallery del National Museum of American Art (Washington, DC).
La tecnica utilizzata da Paul J Stankard è sempre quella del vetro a lume (in inglese lampworking, flameworking o torchworking (4), l’antico metodo di lavorazione del vetro diffuso anche a Murano.

L’Artista ci ha inviato l’immagine di questi “fermacarte floreali con api” (l’artista, infatti, si rifà alla tradizione floreale francese della metà del 1800):
- Pineland Pickeral Weed Orb with Honeycomb and Honeybees (Pontederia cordata con favo e api) del 2004 (Fig. 7A);
- Swarming Honeybee (Sciamatura) del 2006 (Fig. 7B);
- Tea Rose Bouquet with Honeybee and Mask Paperweight (Fermacarte-Bouquet con rosa tea e api) (Fig. 7C) del 2009.

Fig. 7A -
Paul J. Stankard, Pineland Pickeral Weed Orb with Honeycomb and Honeybees (Pontederia cordata con favo e api), Marx-Saunders Gallery 2004, (Chicago, Illinois, USA).

Fig. 7B -
Paul J. Stankard, Swarming Honeybee (Sciamatura), 2006, Marx-Saunders Gallery

(Chicago, Illinois, USA).

Fig. 7C -
Paul J. Stankard, Tea Rose Bouquet with Honeybee and Mask Paperweight (Fermacarte -Bouquet con rosa tea e api), Hawk Gallery, 2009,

(Columbus, Ohio, USA USA).

 

 

MICHAEL ROGERS

Nato il 15/7/1955 a Wyoming, Illinois (USA), è docente presso il Rochester Institute of Technology’s School For American Crafts di New York, istituto in cui ha insegnato negli ultimi otto anni (www.codexapparition.com).

In precedenza, ha trascorso 11 anni in Giappone dove è stato capo di Aichi University’s Glass Program. Sue opere sono presenti in numerose collezioni internazionali permanenti, tra cui quella del Museo Suntory di Osaka (Giappone) e quella del Corning Museum of Glass, ubicato nella regione del Finger Lakes Wine Country dello Stato di New York (Stati Uniti).

Proveniente da una famiglia dedita all’apicoltura e apicoltore egli stesso, ci ha inviato le seguenti immagini:

Fig. 8A - Michael Rogers, 2009, Telling
The Bees (Raccontare le api), proprietà dell’artista.

Telling The Bees (Raccontare le api).

In quest’opera del 2009, in vetro soffiato e inciso, ’artista ha voluto immettere qualcosa di significativo e mistico al tempo stesso, ricordando la fine di una vita (di un familiare) e le
api in grado d’impollinare numerose specie vegetali, fornendo loro così nuova vita (Fig. 8A).


Fig. 8B - Michael Rogers, 2009, Steiner’s Garden (Giardino di Steiner), proprietà dell’artista.


Steiner’s Garden (Giardino di Steiner) (5).

Per realizzare questo lavoro, Michael Rogers ha immaginato di essere nel giardino di Rudolf Steiner e di poter rappresentare lo stato d’animo del grande pensatore austriaco.
Quest’opera, anch’essa del 2009, è costtuita da una lastra di vetro colato e incisa, racchiusa da un cornice di ottone (Fig. 8B).

The Murmur of Bees (Il mormorio delle api).

L’opera consiste in una vetrina, proveniente dal museo di storia naturale di Harvard, le cui pareti in vetro sono state incise con disegni relativi all’anatomia e alla biologia dell’ape (Figg. 8C e D).

All’interno della vetrina, vi è una trapunta su cui, a seconda della luce ambientale, sono proiettate le ombre delle immagini incise sui vetri (Fig. 8E); sulla trapunta sono posate sette piccole api.

Il titolo dell’opera è così spiegato dallo stesso Michael Rogers: “Mi riferisco a ciò che poeticamente le api direbbero se potessero parlare e mi riferisco a ciò che le api sono in grado di comunicare a noi, se le osserviamo con attenzione”.

Fig. 8E - Michael Rogers, 2006. The Murmur
of Bees (Il mormorio delle api), (part.).


Fig. 8C - Michael Rogers, 2006, The Murmur of Bees (Il mormorio delle api), The Corning
Museum in Corning, New York.


Fig. 8D - Michael Rogers, 2006. The Murmur of Bees (Il mormorio delle api), (part.).

The Beehive For Molly Bloom (6) (L’alveare per Molly Bloom).

Quest’opera è una sorta di alveare di osservazione (Fig. 8F).

L’artista, infatti, ha dapprima introdotto in una bottiglia di vetro soffiato un piccolo busto in cera d’api con una cella contenente una larva da regina, assieme a questi elementi è stato introdotto anche un piccolo gruppo di api “accompagnatrici”.

Quando l’ape regina è sfarfallata, essa se n’è andata dalla bottiglia seguita da tutte le api che hanno lasciato la figura di cera.

Purtroppo questo lavoro non esiste più: esso è stato distrutto durante una sua spedizione a una galleria.

Fig. 8F - Michael Rogers, 2002, The Beehive
For Molly Bloom (L’alveare per Molly
Bloom).

 

(Tratto da APITALIA 7-8/2013 (pagg. 41-45)

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TERZA PARTE

 

Completiamo il nostro viaggio alla scoperta delle api nell’artigianato artistico del vetro con gli ultimi esempi di artisti stranieri che hanno dedicato buona parte del loro lavoro alla raffigurazione di questi splendidi insetti.


GLI ARTISTI STRANIERI

 

MICHELE MANGIAFICO

Artista di Pittsburgh in Pennsylvania, insegna torchworking e soffiatura del vetro dal 1993 (www.figstudios.com).
La sua specialità, infatti, è quella di produrre insetti di vetro con la tipica tecnica del vetro a lume lavorando bacchette di vetro colorato reso incandescente su una fiamma viva; si diletta, anche, a produrre perline, marmi, monili, vasi e fermacarte. Tutti i suoi lavori sono disponibili presso gallerie nazionali e sono stati recensiti su riviste d'arte o pubblicazioni per il pubblico generale.
Michael porta i suoi piccoli capolavori presso scuole, fiere, gallerie e altre organizzazioni per mostrare le infinite possibilità creative che si aprono davanti a chiunque voglia imparare queste tecniche di lavorazione del vetro.


Per quanto riguarda le api, in particolare, ne ha prodotte due le cui immagini sono state concesse per l’uso in quest’articolo.
Nella prima (Fig. 9A) si può apprezzare un’ape monocroma, bellissima in tutta la trasparenza del vetro, che se ne sta appollaiata sul gineceo di un fiore ridotto alla sua essenza.
I dettagli, nonostante l’assenza della tipica colorazione a bande che caratterizza questo insetto, sono apprezzati: le antenne, gli occhi, l’apparato boccale con la ligula parzialmente estroflessa per la raccolta del nettare, le tre paia di zampe, le ali (solo una coppia però) e perfino il pungiglione in bella vista (anche se, in verità, il dardo è trattenuto all’interno dell’addome).



Fig. 9A - Michele Mangiafico, 2010, Prototype, proprietà dell’artista
(Pittsburgh Pennsylvania U.S.A).


La seconda immagine (Fig. 9B) propone invece un’ape più realistica con tutti suoi colori al posto giusto.
Anche qui, grande presenza di dettagli con antenne, zampe, ali, ecc.
Peccato solo che da questa prospettiva non si riesca ad apprezzarne meglio il capo e la porzione ventrale del corpo.
L’insetto è posato sulla rosetta basale di Verbascum thaspus (Scrophulariaceae)

Fig. 9B - Michele Mangiafico, 2010, Bee, proprietà dell’artista (Pittsburgh Pennsylvania U.S.A.).

 


WESLEY FLEMING

www.wesleyfleming. com/ scultore del vetro statunitense, nato nel 1976 in Pennsylvania (U.S.A.) è membro della Glass Art Society (GAS) (7) e dell’International Society of Glass Beadmakers (ISGB) (8).


Quest’artista si dedica al vetro a lume, precedentemente descritto, realizzando insetti e altri artropodi in vetro. Wesley Fleming trascorre, infatti, gran parte del suo tempo libero a esplorare l’ambiente esterno (anche sotto le rocce e i tronchi) ispirandosi, così, alle forme e colori della natura.
Egli riproduce in vetro (con numerosi dettagli, quali gli arti), perlopiù insetti presenti nelle entomofaune odierne ma a volte lavora di fantasia evocando creature da sogno riuscendo, quindi, a unire il fantastico con il reale. Indipendentemente dal risultato finale, lo stesso Wesley Fleming rivela: “trovo una grande gioia nell’assistere alla trasformazione di una sostanza fragile e fredda dapprima in un materiale fuso e duttile e poi nuovamente in una forma solida, la scultura in vetro”.
Tutte queste sculture sono realizzate a mano fondendo, su un cannello a gas acceso, bacchette di vetro provenienti da Venezia (Italia); il vetro fuso e modellato è, poi, ricotto in un forno a controllo numerico. Tra i numerosi soggetti realizzati riportiamo il bombo, un notissimo apide selvatico (Fig. 10A e 10B).



Fig. 10A e 10B - Wesley Fleming, 2009, Bumblebee (bombo), proprietà dell’artista (Ashfield U.S.A.).



 

CARMEN LOZAR

Nata in Illinois nel 1975, Carmen Lozar utilizza il vetro come mezzo per manifestare la percezione emotiva in una forma fisica www.carmenlozarglass. com.

Docente presso la “University of Illinois” ha frequentato la vetreria Bullseye a Portland (Oregon, USA) e la Pilchuck Glass School, importante centro internazionale per lo sviluppo della lavorazione del vetro (Seattle e Stanwood, Washington, USA).

Grazie al fuoco prodotto da un cannello a gas (la già citata tecnica del flameworking), quest’artista manipola tubi di vetro ottenendo figure e oggetti che sono poi sabbiati e dipinti a olio.

Nel 2005, ha realizzato Girl Honey (Fig. 11), facente parte della serie “Natural wonder”.

In questa bella raffigurazione si nota una ragazza, incurante delle possibili punture arrecate dalle api, che pur non essendo visibili sono certamente presenti, si protende verso un alveare naturale appeso al ramo di un albero.

Da esso (in verità è molto difficile trovare in natura un alveare siffatto!) cola copiosamente il miele.



Fig. 11 - Carmen Lozar, 2005, Girl Honey
(Ragazza miele), collezione privata (Amsterdam.

 

 

JUDI HARVEST

L’artista Judi Harvest, nata a Miami (Florida, USA) - www.judiharvest.com - e trasferitasi a New York nel 1975, ove tuttora risiede e lavora, ha trascorso un lungo periodo (1987-1991) a Venezia; in questa città torna 3 o 4 volte ogni anno per lavorare a Murano.

Realizza, infatti, grandi opere in vetro, che sono esposte ogni anno alla fermata del vaporetto per San Marco/Calle Vallaresso e che sono diventate un appuntamento ricorrente per i suoi collezionisti e per la città di Venezia.

Nel 2008 ha realizzato alveare Monumentale (Monumental Beehive) (Fig. 12A) utilizzando oltre che il vetro, anche porcellana, cera d’api, foglie d’oro e resina. Judi Harvest ha dotato questa grande scultura di luce e di suono; in Fig. 13B si nota l’artista impegnata nella lavorazione della scultura.

L’opera di Fig. 14C (Murano Glass Hive), invece, è del 2010 ed è stata realizzata a Murano: è di vetro soffiato che include una rete di metallo, fatta a mano in precedenza.

 

L’artista stessa scrive: “Sia le api che Murano sono fragili e in via di estinzione. Queste realtà hanno molto in comune: infatti, tutto ciò che fanno e creano viene da dentro. Se perdiamo Murano e le api, a causa della grave Colony Collapse Disorder (CCD), ciò si tradurrà in una perdita di civiltà e di bellezza”.



Fig. 12A - Judi Harvest, 2008, Monumental Beehive (Alveare monumentale), (proprietà dell’artista, New York).



Fig. 12B - Judi Harvest impegnata nella lavorazione della scultura.



Fig. 12C - Judi Harvest, 2010, Murano Glass Hive (Alveare di vetro a Murano), (proprietà dell’artista, New York).

 

 

JENNIFER UMPHRESS

Grazie alla casa d’esposizione di vetri artistici e d’arredo Vetri (www.vetriglass. com), con due sedi (Seattle e Tracoma, USA) siamo venuti a conoscenza della produzione artistica di Jennifer Hamphress. Vetri, infatti, mette in mostra i talenti emergenti nella produzione di opere artistiche in vetro, così come il lavoro di artisti di fama internazionale.
Tutte le opere d’arte rappresentate sono realizzate a mano dagli artisti segnalati; tra questi va citata Jennifer Umphress, artista califoniana (www.jenniferumphress.com), residente a Kingston specializzatasi nella tecnica del Glass-Lampwork a Murano (VE, Italia). Il suo lavoro è in continua evoluzione, ma la più grande influenza è fornita dall’ambiente e dalla coltura presenti nelle isole Hawaii dove ha mosso i “primi passi” artistici.
Di quest’artista ricordiamo un bellissimo “portacandele” e un “profumatore d’ambiente”.



Fig. 13A e 13B - Jennifer Umphress, 2010, bee candle sticks (ape portacandele), (Vetri, Tracoma,
USA).

Fig. 14C e 14D - Jennifer Umphress, 2011, Essence (Essenza), (Vetri, Tracoma, USA).


 

LA ROCHERE

In questa lunga carrellata di esempi di arte vetraria straniera non si può non citare anche la collezione di bicchieri, piatti e bottiglie da tavola Abeille, creata nel 1997 dall’antica cristalleria-vetreria La Rochère (Passavant La Rochère, Haute-Saône, Franca-Contea) per il mercato francese, ma che ha riscosso un grande successo in tutto il mondo.
La Rochèreè operativa sin dal 1475, diversificandosi negli anni nella produzione di suppellettili (servizi per la tavola, vasi, vetri per la medicina e per la farmacia, articoli per l’illuminazione, bijoux, ecc.) arrivando a definire due linee produttive: vetro soffiato a bocca e vetro meccanico (www.larochere.com).

Gli oggetti della collezione Abeille riprendono l’ape napoleonica e il disegno s’ispira, in particolare, a un nécessaire da viaggio appartenuto all’imperatore: si tratta di un contenitore in cuoio tipo“marocchino” (9) blu, sul quale sono incise e dorate finemente alcune piccole api (oggi conservato al Museo Carnavalet di Parigi). Per l’occasione della cerimonia della consacrazione di Napoleone furono scelte ufficialmente le armi, gli scudi e le figure araldiche del nuovo impero.
L’ape fu voluta espressamente dall’imperatore che la utilizzò ovunque. La troviamo, infatti, sugli indumenti di corte, sui cuoi e sui tessuti d’arredamento, sui tappeti, sulle bandiere, e anche (in numero variabile secondo il rango) sugli scudi araldici della nobiltà e delle città di tutto il territorio dell’Impero.





Fig. 15A e 15B - La Rochère, 1997, collezione Abeille, Passavant La Rochère (Haute-Saône,
Franca-Contea).



Tratto da APITALIA 10 2013 (pagg. 37-40)

(*) Renzo Barbattini
Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
Università di Udine

(**) Emanuela Zerbinatti
medico e webwriter medico-scientifico
Università di Milan

 

NOTE

1) - Il marchio del “Vetro Artistico di Murano”, realizzato dal designer Diego Lazzarini, è registrato e depositato presso Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno di Alicante al n. 000481812, è stato istituito ed è disciplinato dalla Legge Regionale n. 70 del 1994. Sebbene solo le aziende concessionarie siano autorizzate dalla Regione del Veneto ad apporre il bollino raffigurante il marchio, vi sono comunque numerose aziende operanti a Murano (in particolare alcuni tra gli artisti locali più noti a livello internazionale) che hanno deciso di non chiedere la concessione.

2) - Il dicroismo è il fenomeno ottico per cui alcuni minerali trasparenti presentano due colori diversi a seconda che siano osservati per rifrazione o per riflessione.

3) - Dal nettare dei suoi fiori, ma anche da quello dei fiori di altri agrumi si ottiene un ottimo miele. In Italia, il miele di agrumi più comunemente prodotto è d’arancio o di agrumi misti: più rari i mieli di un’unica varietà diversa dall’arancio (limone, mandarino, bergamotto, cedro).
Si produce principalmente in Sicilia e Calabria, ma anche Puglia, Basilicata, Campania, Sardegna e Lazio rientrano nelle regioni produttrici. Il miele d’agrumi rappresenta uno dei prodotti uniflorali più conosciuti e apprezzati nel mondo intero. In Italia è secondo, per diffusione nei punti vendita e nelle preferenze del consumatore, solo al miele d’acacia.

4) - La tecnica del vetro a lume in lingua inglese può essere indicata con tre diversi termini che fanno, però, riferimento al medesimo tipo di lavorazione del vetro che utilizza il fuoco prodotto da un cannello a gas per fondere barre e tubi di vetro trasparente e colorato. In pratica quello che intendono i mastri vetrai veneziani con vetro a lume in cui il vetro, una volta allo stato fuso, è lavorato da soffiaggio e sagomatura con strumenti e movimenti della mano fino a realizzare oggetti, vere e proprie opere d’arte, tra cui fermacarte, ornamenti per l’albero di Natale, sfere, ma anche strumenti scientifici e modelli in vetro di animali e di specie botaniche.

5) - 3 Rudolf Steiner (Donji Kraljevec, 25/2/1861 - Dornach, 30/3/1925) è un filosofo, esoterista e pedagogista austriaco. È il fondatore dell’antroposofia, di una particolare impostazione pedagogica (la scuola steineriana), di un tipo di medicina (la medicina antroposofica o steineriana) oltre che l’ispiratore dell’agricoltura biodinamica.

6) - Molly Bloom è un personaggio del romanzo Ulisse di James Joyce, famoso scrittore irlandese (Dublino 2/2/1882 - Zurigo 13/1/1941

7) - La Glass Art Society (www.glassart.org) è una organizzazione “no profit” internazionale fondata nel 1971 allo scopo di promuovere lo sviluppo nel mondo dell’arte della lavorazione del vetro incoraggiando gli artisti attivi in questo settore. Ogni anno GAS organizza un convegno: quello del 2011 (il 41°) si è tenuto a Seattle, Washington e quello del 2012 a Toledo, Ohio.

8) - Anche l’International Society of Glass Beadmakers (www.isgb.org) è un’organizzazione no profit dedicata a promuovere e sostenere il lampworking.

9) - Il marocchino è un tipo di cuoio pregiato ottenuto dalla pelle di capra e di montone con uno speciale trattamento che la rende morbida, lucida, impermeabile
e variamente colorata. Il prodotto finito serviva per rivestire oggetti che dovevano durare (contenitori, cuscini) e anche come rivestimento per la parete.

 

 

Dello stesso Autore:

 

Api nell'Arte

 

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- Giorgio Celli, amico dell'ambiente e delle Api

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- Dalle Api un liquore davvero speciale

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- La Cera delle api e le Religioni

 

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- Propoli

 

 

- 42° Congresso Internazionale di Apicoltura (Apimondia) a Buenos Aires, 2011

- Per un'apicoltura a misura dei disabili

 

e, di altro argomento:

- Appunti di vacanze - Il rifugio di Resy

- Metamorfosi del legno

- Pellegrinaggio in Terrasanta

 

 

Di altri Autori:

- sull'argomento "Miele" in Collaborazioni varie, di Maria Cristina Caldelli: DOLCILOQUIO - A TAVOLA CON IL MIELE ITALIANO.


- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura".

 

 

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