Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

 

In questo Settore vengono riportate notizie e immagini fornite da altri redattori. Nello specifico, i testi sono stati realizzati da Michele Chieppi, che ha fornito anche le immagini. La grafica è stata realizzata da Cartantica.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità su quanto fornito dai collaboratori.

"N.B.: L'Autore prescrive che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi (sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo, Periodico) ."

 

 

L'ENIGMA DEL MONASTERO DEL LIANO

 

L'ultimo lavoro di Michele Chieppi

 

DESCRIZIONE DELL’OPERA


 

Viste e considerate le soluzioni a dir poco appariscenti si è resa necessaria, a vantaggio della credibilità di questo testo, riportare ricche citazioni documentarie di tradizione pavese e non, concentrandosi in particolar modo sulle fonti rare. Ciò porta vantaggio anche a chi è desideroso di interessarsi a quella parte di letteratura reperibile solamente nelle biblioteche più prestigiose e che prevede quindi prolungate consultazioni nelle medesime. Grazie alla notevole quantità di frammenti proposti, il testo porta spesso a far dialogare gli studiosi antichi e moderni in un dibattito acceso, in cui l’Autore, conciliando le sentenze, propone la sua personale soluzione.

Delucidazioni sul Testo


Questo Studio analizza gran parte del Repertorio documentario pavese che tratta di San Martino del Liano, riportando, in alcuni casi, anche ampi frammenti degli originali. Questo anche con il fine, oltre a dare testimonianza che le ipotesi formulate non derivano da ragionamenti di fantasia ma poggiano le loro fondamenta su elementi concreti, di portare ai Lettori parti di scritti relegati in Volumi di grande valore storico, che solo un lungo “pellegrinaggio” nelle Biblioteche di Pavia porterebbe alla Loro attenzione. Inoltre, mi è parsa un’operazione inutile e storicamente scorretta cambiare alcuni termini di un frammento di testo e farlo indebitamente mio!
Chi vorrà concedermi l’onore di proseguire la lettura di questo libro avrà quindi modo di ritrovare anche parte della propria storia, o meglio, sarebbe mio desiderio portare al Lettore un frammento della vita passata di quel meraviglioso universo chiamato Pavia. E’ sembrato così utile citare Testi che racchiudono nelle proprie lettere una bellezza stilistica degna di essere ricordata.
Da tenersi sin d’ora in considerazione il fatto inoltre, che malgrado sia di notevole interesse percorre approfonditamente l’analisi storica dalla nascita sino alla scomparsa del Complesso pavese, questo Studio focalizzerà l’attenzione sul periodo che corre fra la fondazione fino al 1300 circa, anche se, naturalmente, non ometterà di riportare in linea generale notizie dei periodi successivi.
Ma non si parlerà solamente di San Martino del Liano: si tratterà anche del Palazzo Regio di Pavia, di San Siro, di San Marino, di Costantino il Grande, ecc.

Tesi alla quale sono giunto dopo un anno e mezzo di ricerche


San Martino del Liano è da considerarsi un Complesso di Edifici Religiosi ispirato dal Santo Sepolcro di Nostro Signore, o meglio, è da intendersi la replica di questo in base all’esperienza mediatoria del Milion di Costantino il Grande a Costantinopoli.
Storicamente è stato dimenticato, confuso e messo in disparte, ma il suo valore è grande a cominciare dalle sue denominazioni. Era composto da tre elementi: San Martino in Petra Lata, San Salvatore Liano e San Maurizio (conosciuta anche come Santa Maria Parva).
San Salvatore del Liano era la componente che primeggiava.
Nel corso della Storia le tre parti assunsero posizioni indipendenti, ma è da supporsi che continuarono a mantenere costanti i rapporti fra loro.
Nella toponomastica pavese fu collocato in luogo ben preciso, corrispondente anche con l’area di primo insediamento longobardo (nella quale conviveva anche la chiesa esaugurata dall’arianesimo di Sant’Eusebio), su imitazione delle esperienze sopra citate.
Il Complesso fu fondato da Sant’Emiliano Vescovo di Vercelli fra il 500 e il 501, probabilmente durante una tappa del viaggio che lo portò a Roma per assistere ad uno dei Concili indetti da Papa Simmaco. Da lui ereditò il nome di Liano ed un’impronta di culto mariano di tradizione eusebiana. Non si esclude, anzi è probabile, che vi fu una devozione nei confronti di una Madonna Nera.
Dopo la rifondazione per mano di Ariperto Re dei Longobardi in un anno imprecisato tra il 653 e il 661, assunse nell’età longobarda un grande significato significato storico-religioso.
Dal punto di vista religioso, è presumibile che fu la Pietra scelta, un edificio santo, una testimonianza il cui valore è grande per chi crede. Al contrario, per chi non crede, essa è una Pietra d’inciampo e a questo inciampo sono destinati tutti coloro che non hanno fede.
Dal punto di vista storico, pur se San Martino del Liano non presenta un impianto architettonico simile al Santo Sepolcro a differenza di altre chiese medievali più vicine alla sua fisionomia, è da ricordarsi che Essa era una chiesa già esistente all’epoca di Ariperto e che i Longobardi procedettero a una rifondazione e non a una fondazione ex novo.
Letti i Documenti i quali attestano che i Longobardi conoscevano la struttura del Santo Sepolcro, è tuttavia indispensabile dire che questi sono da considerarsi i preparatori di un progetto i cui frutti saranno colti più tardi, in particolar modo in epoca crociata. Se ben dimostrarono di conoscere la Sua struttura, l’assenza di una maturazione completa dal punto di vista religioso-culturale portò solo all’inizio di un processo molto complesso che, partendo in modo embrionale dagli schemi impostati a proposito dei loca-sanctorum e applicando questi alla collocazione delle Reliquie nelle chiese di particolare interesse, si andava a delineare la creazione di un ambiente in cui si veniva ad esprimere concettualmente, e in alcuni casi anche fisicamente, ciò che si sprigionava, in fatto di misticismo, dai luoghi principali della cristianità oggetto della loro replica. Perciò, il Complesso del Liano va a commemorare il Santo Sepolcro (puntando l’attenzione in particolar modo al Milion di Costantinopoli) anche dal punto di vista storico, il che abbraccia e conforta, i principi espressi dalla Ricerca in ambito più strettamente religioso. Naturalmente è impossibile determinare i periodi in cui le Reliquie trovarono posto nella Chiesa pavese, il vuoto documentario è notevole: si può azzardare qualche ipotesi, ma nulla di più. Ciononostante i Longobardi rifuggono da qualsiasi ragionamento riguardo la traslazione di Corpi Santi: basti pensare alle incursioni di Astolfo a Roma. E’ doveroso invece ribadire il ruolo preparatorio dei Longobardi, i quali gettarono le basi ai secoli successivi, e che una maggior presa di coscienza religioso-culturale dei popoli che seguirono portarono a maturazione, per la creazione in Pavia, di luoghi-replica in ricordo della Passione e della Morte di Cristo. Eredi principali di ciò, furono i Crociati.
San Martino del Liano, celebra il culto dei Santi militari ancora attraverso le Reliquie che conservava: San Martino, San Procopio, San Giorgio e i Martiri della Legione Tebea (di cui era Ufficiale San Maurizio) infatti, rispondono tutti all’appello nell’elenco delle Reliquie stilato da Padre Romualdo per la Chiesa pavese. Sono queste figure di grande antichità ed il loro culto è attestato sin dall’Alto Medioevo; quindi è deducibile che le loro reliquie, a cui era strettamente correlata la devozione popolare, si siano diffuse in Pavia nel periodo longobardo e in quello che si può definire idealmente età di mezzo, vale a dire il periodo compreso tra il VII Secolo e l’inizio dell’XI, o poco più in là.
La maggior parte delle Reliquie che conservava sembrano comunque puntare in un’unica direzione: commemorare la Passione e la Morte di Gesù, con la soluzione finale rappresentata dall’affresco posto sull’altare di Petra Lata, raffigurante l’Ascensione al Cielo di Cristo.
La posizione del Palazzo Reale di Pavia nelle sue immediate vicinanze rafforzò la sua carica già densa di significati, indi per cui sono da rimettere in discussione alcuni fatti attribuiti ai ben più famosi Edifici Religiosi pavesi che recavano la dedicazione al Salvatore, quali: San Salvatore della Regina (poi San Felice) e San Salvatore Maggiore.
In conclusione è da dirsi che, quanto meno, la Chiesa e Monastero di san Martino del Liano sia da riscoprire sotto una nuova luce, attraverso altri innumerevoli aspetti che sicuramente saranno in questo frangente sfuggiti o archiviati perché giudicati privi d’importanza.

 

******

ARGOMENTI TRATTATI


Capitolo 1 - La Chiesa e il Monastero di San Martino del Liano
nei Documenti ufficiali
Capitolo 2 - Petra lata
Capitolo 3 - Il Liano
Capitolo 4 - L’Età dei Longobardi: la parola dei Critici
Capitolo 5 - Il Labarum di Costantino, i Vessilli Medievali e l’idea di guerra santa nell’Età di mezzo fra Longobardi e Crociati
Capitolo 6 - L’enigma di San Martino del Liano: scritti, confronti e commenti
Capitolo 7 - Il Palazzo Reale
Capitolo 8 - Le Reliquie del Complesso del Liano
Capitolo 9 - Tesi finale


******

 

 

******

 

Dello stesso Autore:

- Il Venerabile Agostino Chieppi

 

- San Siro, Primo Vescovo di Pavia (IV Secolo)

- Madre Anna Micheli e la Beata Eugenia Picco

- Le Chiese di Pavia entro il primo muro della Città, secondo Opicino de Canistris

Ciao a Tutti | Contattami | Nota Legale | Ringraziamenti |©2000-2020 Cartantica.it