Rubriche di
Patrizia Fontana Roca


 

 

 

VIA VAI 4

 

 

 

 

 

 

 

1989

Quando sarà finita la nostra storia, comincerà la nostra leggenda… scritta su un autobus

 

Posti  a sedere: 20. Posti in piedi:  98.  Ma chi li avrà mai calcolati quei 98 posti in piedi? Avranno fatto le prove con gente delle più svariate   corporature o  vi avranno, invece, "insaccato" solo persone magrissime?
E quel posto riservato ai mutilati, invalidi ed equiparati, situati più in alto degli altri, quasi irraggiungibili, con quegli alti scalini da salire mettono in seria difficoltà i poveri handicappati di cui sopra e qualsiasi altra  persona,  magari anziana, che agogna a sedersi e benchè arzilla, fatica ad arroccarsi su quel sedile là in alto...


 ...  Gente che va e viene, triste o allegra, ognuna un mondo a se stante col  suo carico di speranze e di sofferenze, indifferente,  distratta o infastidita dalla monotonia del percorso sempre uguale e  pesante... pensieri d'ogni  specie  che vagano saltellando come spiritelli sulla cilindrica sagoma del gazometro, che giace come un pezzo di vecchia costruzione abbandonata da un bimbo, lungo il nastro d'asfalto della Colombo, costeggiando enormi e solidi palazzi e il muro rossiccio e squallido della fiera, giungendo sino ai  bianchi palazzi, costruiti  durante l'era fascista, alle fontane che s'aprono come fiori lunari sotto l'obelisco...

 

 

9 Gennaio 1989

 

https://picchionews.it/cronaca/porto-recanati-aziona-l-allarme-di-emergenza-su-un-autobus-e-viaggia-senza-biglietto-denunciato-19enne

 

 

     Ritorno   in   ufficio  dopo   pochi   giorni d'assenza.  Difficile  riabituarsi  al  tran  tran quotidiano,  di nuovo agli orari, alla  folla,  al caos del traffico...
Gli  altri intorno a me sono tutti agghindati  nei loro  cappotti neri di saldo, nelle pellicce,  nei montgomery  ritornati  di moda,  nei  montoni  dai colori più disparati, mostrando i regali natalizi come trofei: gli orologi di marca dalle fogge più strane, le sciarpe chilometriche, vistosi anelli e spille di strass...
Mi  sento  quasi a disagio nel caldo  giaccone  di piume  di  mia figlia, che mi ingoffa e  mi  rende ancora  più  diversa dai miei  vicini:  mi  sento fuori luogo e anche poco presentabile, sono una donna che ha ormai superato i quarantanni e dovrei vestire in maniera più equilibrata, più  consona alla mia età... ma non mi ci vedo paludata in un cappotto alla moda, senza i miei comodi fuson neri elasticizzati ed un maglione lungo che  copra  il bacino.
D'altra  parte,  questo  invito continuo, senza requie, al  consumismo e  nel contempo alla livellazione dei gusti e dei costumi, non mi  vede consenziente: mi vesto così come mi detta il  mio umore  o il tempo metereologico o  la  praticità, bene  o male che sia, ma sempre in accordo con  la mia personalità.
Un  ragazzo  alto e biondo con due  occhi  azzurro intenso  mi  squadra dall'alto in basso,  forse a ragione,  non approvando la mia  giacca  sformata.
Con  quel cappotto lungo e scuro che fa  contrasto con  la  carnagione del volto pallido,  mi  fa l'effetto d'un giovane guerriero normanno paludato in  una  cotta  di  ferro,  già pronto  per la battaglia...

 

 

 

 

 

 

12 Gennaio

 

https://www.flowerpicturegallery.com/v/daisy-flower-pictures/frozen+daisy+photo.jpg.html


 

     Sotto  la  brina, bianca come  neve,  qualche margherita  già sboccia nei  prati,  anticipando l'annuncio  della Primavera.
È da S. Martino che non piove e questa atmosfera innaturale, che spinge ad una certa euforia porta però gravi scompensi agli uomini ed alla natura.
Irritabili, disorientati, sono coloro che soffrono di  turbe nervose, inclini all'irascibilità,  gli alberi  hanno già messo in movimento il  processo riproduttivo  e le prime gemme gonfie e delicate fanno capolino sui rami. In tutta la zona alpina e nelle località sciistiche si attende  inutilmente la neve. Il livello del Mar Ligure s'è  abbassato notevolmente e nelle città costiere verrà razionata  l'acqua,  un pò di pioggia  viene invocata per i raccolti... C'è chi dice  che  è una conseguenza della cattiva amministrazione,  da parte  dell'uomo, dei doni della Natura, chi  dice che il sole brucia con più intensità ogni undici anni, chi del buco prodottosi nell'ozono, chi già paventa la fine del mondo...
Certo che da più parti si desidera la pioggia, un bell'acquazzone che lavi la città, che trascini via la polvere, il sudiciume, le siringhe disperse negli  angoli bui; c'è bisogno di purificazione fuori e dentro di noi e si attende con ansia  uno di quei  temporali che spesso si  riversavano  su Roma, una volta e che erano quasi una leggenda.
Tanto  che, ai tempi della mia infanzia,  mio  zio Peppino (di appena sette anni più anziano di me), quando   arrivavo   nel  paese  in   cui   viveva,
accogliendomi sulla porta di casa, prima ancora di abbracciarmi, m'apostrofava con questa frase:  "Ma è vero che a Roma ci fanno sempre dei  goccioloni grossi   così?!".   Ed  io,   non   so   perchè, m'arrabbiavo...

 

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14 Gennaio

ù

https://www.ilpost.it/2018/01/06/la-fine-del-natale-fotografata/

 

 

 

     Sfogatosi durante le feste, il traffico  s'è ormai placato: per le strade si scorre meglio,  il servizio  pubblico  dopo vari   scandali  è leggermente  migliorato; insomma, si viaggia più comodi.  Sarà anche a causa della  "cinese", l'influenza che anche quest'anno sta imperversando costringendo  a letto il 30% della  popolazione...
Ma la sporcizia trasuda dai bidoni verdi in questa Roma  incivile ed avvilita, incapace di contenere tutte  le  nostre miserie. Lungo le strade,  ora, oltre  alle cartacce ed al sudiciume, accanto ai cassonetti stracolmi giacciono, ormai morti,  gli alberi di Natale rinsecchiti che fino a qualche giorno  fa facevan bella mostra di sè nella Via Merulana dinanzi ai negozi, adorni di festoni, di palline colorate, di scatoline  ricoperte di scintillanti carte-regalo...

 

     Un omino piccolo e dall'aria triste stringe a sè una busta di plastica  bianca; dentro v'intravvedo una  pianticella dalle foglie d'un verde vivissimo  costellate di  boccioli rossi.
Questi  toni  ancora  natalizi  mi  rallegrano  e ravvivano anche il volto smunto dell'omino quando, di tanto in tanto, vi getta una rapida occhiata. Rivedo   la  "liceale"  coi  suoi  capelli  tinti pettinati a modo, una pelliccia che l'ingrossa  un tantino  e un paio d'occhiali  stravaganti.  Oggi, però, ha un'aria severa, da professoressa; non è più  allegra come quel giorno che dissertava  sul Leopardi col gruppo di studenti spensierati...

 

 

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21 Gennaio

https://circusticket.it/evento/circo-rolando-orfei-lara-orfei-guidonia-roma-dal-25-settembre-al-4-ottobre-202

 

     Proprio davanti alla Fiera, come ogni  anno, su  un'ampia  area erbosa s'innalza il  grande tendone del  circo di Moira Orfei;  attorno,  una teoria  di carrozzoni, di paletti, di  tende più piccole gialle e blu. Alto e gioioso, dinanzi alla porta del  tendone, s'erge un enorme clown di materiale plastico dal gonfio faccione  sorridente che  invita adulti e bambini ad entrare e  gustare le meraviglie del circo.

Chissà perchè non mi piace molto, il circo:  mi dà un senso di tristezza ed anche  nell'allegria forzata dei pagliacci, nei voli dei trapezisti, nelle crobazie dei ginnasti, intravvedo -  dietro la maschera gaia - una tristezza indicibile.

 

Ricordo una volta - ero già grandina - nel  paese in  cui trascorrevo le vacanze giunse  un piccolo circo  malmesso, un tendone piccolo e  rattoppato.
Pioveva quel giorno ed io e mio fratello insistemmo per entrare ma fu uno  spettacolo avvilente quello a cui assistemmo: leoni magri e spelacchiati,  privi di forze, trapeziste avanti con gli anni dai seni cascanti e dalle cosce troppo  floride che, nonostante il  trucco ed i costumi di lustrini, non   avevano  un bell'aspetto... Insomma, mi si stringeva il cuore.


Da allora, credo, di non avervi più messo  piede, nonostante le richieste dei miei figli. E  benchè anche per  il circo, la vita si stia evolvendo  verso nuove formule di spettacolo, dando spazio  a professionisti, giocolieri capaci, cavallerizzi di levatura mondiale, per me esso rimane un  mondo fatto di malinconia,  rappresentato dalla illusoriamente radiosa maschera d'un clown, dietro cui si nasconde una sconsolata infelicità.

 

 

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23. Gennaio

 

 

https://www.modenatoday.it/attualita/riciclare-rifiuti-alberi-natale-hera.html

     ...   Dinanzi alla "città di cassette", solidamente piantato nel terreno, resiste ancora un bell'abete che mostra a chi passa la  sua orgogliosa vitalità, ancora tutto  infiocchettato di natalizie coccarde rosse.

    

Una  nuova  sosta per il troppo traffico incanalato a forza sulla corsia di destra... sulla staccionata che delimita i  prati,  due  ragazzi consumano  la loro colazione. Sono due  mongoloidi vestiti di tute verdi che aiutano a ripulire il grande prato; poco più in là, un loro  compagno coadiuvato da altri uomini in tuta blu, guida una falciatrice.  Il più giovane e  più  mingherlino dei due, dà grossi morsi al suo pezzo di pizza e, temendo che cada o che qualcuno più svelto  possa portarglielo  via,  si porta alla bocca  la  palma della  mano spingendovi dentro il  cibo. 

L'altro, più flemmatico e meno famelico, stacca dalla  sua fetta  di  schiaccia  lunghe strisce  e  piano  ne addenta un piccolo boccone alla volta...

 

L'auto  riprende  il  cammino,  il  traffico  pare sbloccato e si procede più speditamente.
A  fianco  del mezzo scorre  una  vecchia  vettura rossa  dal tettuccio ammaccato in cui ho il  tempo d'osservare,  seduta dietro, una bimba  piccola  - tre  o  quattro  anni  al massimo  -  che  si  sta togliendo  di  dosso il  maglioncino  d'una  tuta, mostrando una canottiera lercia e  sbrindellata...
La  perdo subito di vista con rammarico e  ricordo solo  un  visetto smunto, sporco  e  due  ciuffini biondi scompigliati...
Alcuni ragazzi di colore, seduti sul fondo dell'auto ora semivuoto, parlottano allegramente ad alta voce,  ridendo di tanto in  tanto con quell'allegria rumorosa propria della loro  razza.
Forse,  incuranti di ciò che li circonda,  stanno raccontandosi qualche amena storiella...

 

 

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24 Gennaio

https://www.viaggidafilm.it/2015/03/27/roma-di-fantozzi-testaccio-garbatella/

 

     Dinanzi all'ospedale del S. Giovanni,  sulle siepi giallastre ciondola, ormai sbrindellato, uno striscione bianco su cui mani operose hanno dipinto  una  frase di protesta.  Dalle  grandi  O intagliate   fuoriescono,  bizzarri e  ormai cresciuti, i rametti verdi delle siepi.

 

Una ragazza bellina dai capelli biondastri morbidi sulle spalle, una boccuccia rosso vivo e due occhi brillanti  d'allegria,  chiede  al  conducente  se l'auto  che ci precede sia diretto a  Tormarancio.
La  risposta  è affermativa e, vista la fretta della giovane, si dà all'inseguimento del  mezzo, lo tallona passo passo,  fintanto  che  non  lo raggiunge permettendole di scendere dal suo mezzo. 
Lei  velocemente  risale su quello  davanti,  dopo avergli   elargito  uno  smagliante   sorriso  di ringraziamento.


Presso Piazza dei Navigatori fervono ancora grandi lavori: un lungo viale è già stato asfaltato  ed è  subito stato adibito a parcheggio:  circa  200 automezzi  sono  allineati  a  dimostrare  l'umana follia  di  quest'era  dominata  dalle   macchine.
Intanto,  lungo  tutta la Colombo altre aeree destinate allo stesso scopo sono  sossopra:  gli uomini del Comune hanno divelto lunghe strisce  di marciapiede, hanno  sterrato  la  zona e già s'intravvede un disegno geometrico preciso, delineato  dal pietrisco nero che le  ruspe  vanno
appiattendo a formare il primo strato  d'asfalto; giardinieri  comunali con vistosi camicioni  verdi si danno da fare intorno alle  vicine  siepi, potando ed aggiustandole, creando compatti  filari di  verde  mentre  altri, per dar  vita  a   nuove aiuole, scavano nell'umida terra marrone  profonde buche.
Un  automezzo  del  Comune, fermo  in  mezzo alla strada,  dirama intorno segnali luminosi emessi da una  lampada montata sul tettuccio.

Se  chiudo  le palpebre   già  stanche  di  luci,   ancora   ne intravvedo il fastidioso luccichio...

 

Su  tutto questo lavorio incombe il Palazzo della Regione, ex INAM fantozziano, a mostrare l'arancione ormai sbiadito della sua insolita fisionomia.

 

 

 

 

 

1 Febbraio

 

     Martedì grasso. Per le strade ho  incontrato decine di bambini mascherati che correvano ansanti e felici di questa festa.
Sull'auto sale una popolana grossa e furibonda con una bimba di circa tre anni in braccio; le  fanno subito posto e lei si siede pesantemente, facendo sobbalzare la piccola che stringe tra le mani  una bacchetta ed un cappellino da fata. Ha  un paltoncino  rosa  con  un  collettino  striminzito marrone ed un cappellino di lana bianco calcato sulla  testa, due occhi colmi di lacrime, una boccuccia triste.

 

La nonna schiamazza come una grossa gallina raccontando ad alcune donne che  le si fanno attorno che la mamma della bimba è al S. Giovanni  in attesa di  partorire; la piccola aspettava l'evento assieme al padre, in un angusto corridoio del grigio ospedale.  Avrebbe  potuto attendere per ore, se non fosse giunta a  portarla via...  Le donne approvano il suo  intervento  con cenni del capo e lei, tronfia e imponente, gode di quest'attimo breve di notorietà.
Di  fronte  alla Fiera, il circo  sta  levando  le tende  ed il pagliaccio all'ingresso  è  sparito.
Ragazzi   che  oggi  hanno  marinato   la   scuola, scorrazzano  per la città imbiancando di  schiuma macchine e vetrine. Un signore anziano seduto poco discosto  da me ha un tic stranissimo: corruga  di continuo la fronte muovendo ritmicamente il  basco grigio calcato sul capo.
I manifesti ormai non indicano più panettoni  o strenne natalizie da acquistare:  giganteschi e colorati s'ergono a propinare quanto di nuovo è stato scoperto  nel campo della  tecnica:  registratori, videoregistratori,   sintonizzatori,   televisori, videocamere... un'orgia di suoni, luci, rumori, un lavaggio del cervello continuo e stressante...

 

 

 

 

8 Febbraio.  Le Ceneri

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https://it.freepik.com/foto-gratuito/vista-dal-basso-di-un-aereo-nel-cielo_935237.htm


     Stranamente ho conquistato un posto a  sedere ma ecco che sale una vecchina minuta con un  buffo cappello a calottina, a cui subito faccio cenno di voler  cedere il posto. Lei rifiuta e  mostrandomi il  Rosario  che  serra  tra  le  mani,  con  voce cantilenante  mi  dice che può pregare  anche  in piedi, poi mi volta le spalle e con la voce simile al pigolio d'un uccello continua a recitare le sue preghiere.

L'auto si ferma  sulla  piazza S. Giovanni, inspiegabilmente deserta: solo  la giovane zingara col bimbo attaccato al  seno  è ferma  sul  marciapiedi  e non sente la vocetta striminzita della vecchina che la chiama;  allora lei,  fatto un cenno d'intesa all'autista,  scende quasi  di  corsa dalla vettura, s'avvicina alla zingara, le mette fra le mani un piccolo obolo, risale  sveltamente sul mezzo e riprende il suoposto  accanto  al conducente che la  osserva  con un'aria frastornata, come se avesse visto un marziano...
Anche gli altri passeggeri intorno la guardano con occhi interrogativi quasi che un gesto di carità fosse oggi un atto che generi meraviglia. Come se, in questa società ultramoderna, un atteggiamento d'amore nei confronti dei propri simili non fosse altro che l'espressione d'una mente un pò  folle, fuori della norma...

 

Nel cielo dinanzi a me è appena sfrecciato, solitario e irragiungibile, un aeroplano  argenteo che ha lasciato una scia bianca e sottile  presto dissolta. Nel parco di fronte alle "Tre Case",  un uomo  in tuta azzurra corre per tenersi in  forma, seguito  da  un cucciolo allegro  che  ogni  tanto compie grandi balzi nell'aria...
Un  sole  pallido, caliginoso sta sciogliendo la brina notturna che ammanta un esile mandorlo su cui già stanno sbocciando le prime turgide  gemme rosa, di primavera.

 

Il  tragitto è lungo ma, sia che io stia in piedi o più raramente seduta, prendo un quaderno dalla borsa e comincio a scrivere, sbandando un poco, interrompendomi ogni qualvolta l'auto fa una frenata improvvisa o affronta una curva. Mi guardo intorno  un  attimo per rendermi conto  di  quanto accade,  poi mi  rituffo  tra le  pagine del quaderno. È uno di quei vecchi taccuini della mia infanzia, dalla copertina nera e rugosa, grossi i  quadretti all'interno,  stampati  su  una  carta  leggera  e giallastra.
So che negli altri suscito curiosità ma continuo imperterrita a riempire pagine su pagine con calligafia minuta e talvolta tremolante. Sono ormai  abituata al tragitto che percorro da anni, conosco a menadito lo scenario che mi si  propone dinanzi e non sembro interessata all'infinita varietà di gente che mi si affolla  attorno  nè agli avvenimenti che accadono.
Ma, a  volte, lo  sguardo mi si fa  intento, indagatore quasi volessi scrutare fino in fondo a quegli sguardi, a quelle anime che il caso mi pone lì a portata di mano. In altre occasioni, senza che io ne abbia subito la percezione, i miei occhi  bruni sorridono ad una bizzarra immagine evocata  dalla mia mente, a un folletto spiritoso che s'affaccia alla finestra della mia fantasia e mi  fa intravvedere il lato buffo di ciò che va accadendo dintorno a me: certi esilaranti bisticci che scoppiano brevi e tempestosi come un acquazzone estivo, le risa allegre degli scolari, certe fisionomie caricaturali,  le  battute frizzanti di qualche vecchio romano...
Eppoi, invece, talvolta mi rattristo rapidamente, quasi fossi colpita da un grande dolore quando, sotto i  miei  occhi  sempre  giovani,   scorre un'umanità  sofferente  di  vecchine   esili   e solitarie, di  uomini  attempati   senza   più speranze,  di  folli,  di poveri,  di  delusi,  di ansiosi. E ancora di distratti, di presuntuosi, di rabbiosi, di ingenui, di indifferenti. Tutti  guardo  con lo stesso interesse  e  con  lo stesso amore e tutti archivio e catalogo nella mia anima,  galleria di volti e di voci,  dove tutti sono protagonisti.

Per riportarli poi alla luce e farli rivivere sulle  pagine di  quel vecchio quaderno a quadretti...

 

 

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Roma, 20 febbraio

 

 

https://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/monza-la-protesta-sulla-z206-io-in-sedia-a-rotelle-sullautobus-pieno-dal-cap_1328007_11/

 

     Non c'è di peggio quando qualche  passeggero non abituale della linea chiede informazioni sulla tale o talaltra via adiacente  al  percorso  da raggiungere;  è un intrecciarsi di notizie  quasi mai precise: "Scenda alla fermata dopo la mia, la vede, laggiù la tenda a strisce? dopo due fermate deve   scendere,   girare   a   sinistra...".  
Il malcapitato che non sa orizzontarsi, va avanti nella calca tentando di raggiungere l'autista che sembra dargli maggiori garanzie, ma purtroppo alle volte i conducenti sono nuovi della linea e  sono sguarniti  di notizie confortanti...  allora il poveretto, deluso, scende alla  prima  fermata, riprende  l'auto successivo sperando in  ulteriori informazioni.
Talvolta, invece, ci si trova di fronte a certi individui malfidati che non si accontentano neanche delle notizie più dettagliate fornite da qualche passeggero con esperienza pluriennale di quella linea e, caparbio, ripete la sua domanda ad ogni volto proteso  verso di  lui  finchè, finalmente convinto,  si  dà pace e resta in silenzio fino alla meta.

 

 

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25 Febbraio

 


    
     Finalmente la pioggia desiderata dopo tanta siccità..., ma non è una pioggia liberatoria,  è uno  scender sottile, quieto che rende ancor  più triste la già melanconica giornata... Rientro dopo due giorni passati a casa ed è ancora più difficile riprendere il contatto col lavoro ormai non più amato.

     Guardo un cartello che ballonzola a un metro da  me: "Una legge per i diritti degli animali". Ma, se dovunque  sulla  terra  si  sta  ancora combattendo  per  i  diritti   dell'uomo!  Siamo decisamente  assurdi.  A  malapena  digeriamo che altri  popoli  siano diversi da  noi  per  usanze, religioni, tradizioni millenarie e non accettiamo che essi vengano a vivere accanto a noi, esuli da paesi dove la libertà e gli altri diritti -  che per noi sono acquisiti da tempo e non li  teniamo, forse  per questo, in alcuna considerazione - non vengono riconosciuti, ma calpestati...  
     Le gocce di pioggia s'infittiscono sul finestrino  alla mia sinistra formando una rete argentea attraverso la quale il mondo  esterno appare ancora più lontano e non mi tocca l'anima. Dinanzi alla Fiera, dove si svolge una mostra di caravan, camping e accessori, un  grosso  animale preistorico in gomma e plastica riempie un'ampia superficie, con la sua sagoma  scura, quasi a ricordarci la nostra nebulosa origine animale.

 

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28 Febbraio

 

     Oggi, invece, è una mattinata splendida:  il cielo è terso dopo la pioggia di stanotte che ha lavato ogni cosa e sciorinato gonfie nuvole bianchissime, immobili e allegre come immensi grappoli di zucchero filato.
    
     Mi ricorda il cielo sereno ed  indescrivibile di  Medjugorje,  piccolo centro  jugoslavo a  cui l'altr'anno mi ha condotto un pellegrinaggio.
Vi  sono dei  ragazzi, là, che  asseriscono  di vedere la  Madonna  ed essa, attraverso di loro, lancia  messaggi a questo mondo inquieto  e  teso solo al benessere materiale. In forza o meno di queste "visioni" la gente del  luogo, rozza  ma gentile e semplice di cuore, ha  recepito  le indicazioni di Maria e si è resa disponibile ad una vita di pace e d'amore. 

Medjugorje è diventata meta di pellegrini che giungono da ogni parte del mondo, sacerdoti e laici  che, indubbiamente, stanno  cercando  Dio e la  sua parola.  In  quel piccolo  villaggio  lontano  dal caotico mondo  occidentale,  essi  trovano  una serenità ed una forza interiore che li muta e li predispone a ritornare in patria diversi, nuovi nell'anima, disposti a collaborare con Dio, ognuno nel modo che gli è piu' congeniale.
Quasi non si puo' descrivere quello che  avviene nel  cuore di chi vi si  è recato, sono cose intangibili, come queste nuvole immense e  soffici di oggi, tanto simili a quelle della scorsa estate quando, per  mia fortuna e quasi casualmente - poichè  la  chiamata della Madonna  si  manifesta appunto nei modi più disparati e talvolta curiosi -  mi  son  trovata a far parte d'uno di  questi gruppi diretto in Jugoslavia.
    
     L'inquietitudine che mi  serpeggiava dentro senza motivo, si placa misteriosamente al ricordo dell'esperienza vivificante che ho vissuto laggiù e  che  mi accompagna comunque ancora nella vita quotidiana.
Imperia, come sempre piena di vita e di  rancori, sputa ininterrotta le sue sentenze mentre l'autista, un bell'uomo bruno, somigliante a  un Maurizio Arena povero ma  bello degli  anni sessanta,  lancia  occhiate  interessate ad  una giovane donna  ferma accanto a lui, che non  lo ricambia affatto.
    
     Appena dopo l'angolo, alla  fermata  vicina alla  scuola d'arte Silvio d'Amico, su un  piccolo spiazzo  erboso,  è infissa una croce  bianca  di marmo dinanzi a cui non mancano  mai  dei  fiori freschi. È il luogo in cui qualche ragazzo su una moto ha  trovato la morte ed una mano  gentile  - forse  qualche compagno di scuola  - non  dimentica mai di mantener vivo il suo ricordo.

 

Ritorno      

 

Mi  rendo conto che per tutta la strada c'è un  fiorire di mandorli bianchi e rosa, ma ora il cielo limpido di stamani è minato  da  nuvoloni grigi forieri di maltempo.
Accanto a me una  giovane coppia cinguetta teneramente abbracciata:  ambedue in  jeans, lei bellina  e spavalda, lui con un viso ricoperto  di grossi brufoli di cui lei sembra non accorgersi; parlottano  sottovoce e a Caracalla scendono di corsa  tenendosi  per mano,  seguiti  dagli  occhi accorati di un ragazzo, un militare a giudicare dall'aspetto, improvvisamente preda della nostalgia.

Un altro giovane, accanto a lui, ascolta la  musica con una cuffia ma il volume è cosi' alto  che  anch'io posso udirla da una  certa distanza;  lui non se ne rende conto,  cosi' come del  resto la stragrande maggioranza dei suoi rumorosi coetanei che non pensano ai danni arrecati all'udito dall'uso indiscriminato di tali infernali aggeggi.
Anche mia figlia, purtroppo, non ne è esente: per lei  il rumore, la musica e la tv ad  alto volume sono vita e pane quotidiano.

     Il  pensiero  di  Donatella  mi  porta  ad osservare con più attenzione una ragazza  bionda, pulita e tirata a puntino che è seduta vicino  a me:  giacca imbottita, colori e tessuti soffici, collettino bianco della camicetta ricamato a piccoli  fiori rosa, mani affusolate ed eleganti che ancora  non  hanno  conosciuto  i  lavori domestici, unghie piccole e corte, qualche anello.
Rifinita in  tutti  i  particolari, coi capelli lisci tirati a coda di cavallo in modo da dar maggior risalto al viso chiaro  e agli occhi azzurri e limpidi, assomiglia in modo singolare  e impressionante a Lucia,  la  mia esilarante, coraggiosa, assurda,  ambiziosa  e  impertinente amica d'infanzia, avida di vita... 

 

 

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1 Marzo

https://www.affaritaliani.it/roma/alemanno-roma-in-tilt-con-un-temporale-estivo-cosa-succedera-in-autunno-556008.html

 

     Piove, d'una pioggia uggiosa, senza fine; via Merulana è intralciata dal lavoro dei tagliarami e due ambulanze, imbottigliate nel  traffico, chiedono   spazio  con  la  sirena  spiegata:   è questione di vita o di morte ed è assurdo che  la esistenza  d'un uomo sia messa ancor  più  in pericolo dal caos cittadino.
Dopo  qualche istante, però, il nodo di  macchine si scioglie, le auto si dispongono lateralmente ed esse passano col loro importante carico umano;  si cammina ora più che speditamente. 

     A  P.za  Numa  Pompilio,  su  una   piazzuola erbosa,   tre  uomini  del  Comune  sarchiano   il terreno, tosano l'erba e respirano, incuranti,  le venefiche scorie delle macchine di passaggio.

 

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2 Marzo

 

     Esco di casa già in ritardo, lasciando sola mia figlia sedicenne vittima d'un piccolo malessere, secondo me immaginario.  In questi frangenti il mio cuore si è sempre diviso in due: da una parte il mio dovere di madre che sarebbe quello di stare accanto ai  suoi  piccoli  in difficoltà,   dall'altra il  mio ruolo di lavoratrice.

     Quando i miei figli erano piccoli, tale dicotomia era davvero insostenibile, difficile decidere dinanzi a quelle faccette rosse di febbre o di  varicella, dinanzi a quegli occhi  dolci  e imploranti la mia presenza che spesso negavo.
Forse, poi, allora  il mio senso materno benchè esistente, era soffocato da un egoismo giovanile che mi faceva preferire un pò di libertà dinanzi alla mia scrivania che non l'impegno dinanzi  al letto del piccolo ammalato di turno.
Ora, che questa dicotomia quasi non esiste  più, poichè  gli anni, la maturità e l'esperienza  mi hanno insegnato molto e cerco mille scuse per  non recarmi  al lavoro, eccoli qui  adolescenti,  quei piccoli  d'allora, con le facce ed i pensieri adulti, che quasi non hanno più bisogno di me!
So che un  domani non  molto  lontano, essi  mi rimprovereranno  del poco tempo loro dedicato in questi anni, anni in cui, ancora immatura per il mio ruolo di madre, (ma c'è forse un'età? Forse c'è, non già un'età anagrafica ma una mentale, di maturità interiore e vocazionale) ma forse io forse stoltamente e vanamente cercavo l'affermazione del  mio io...

     È una giornata splendida, calda,  trafficata come  sempre agli inizi del mese quando i  soldi circolano a  profusione e la  voce "benzina" è ancora in attivo nel bilancio familiare. Verso il 10/12 del mese già tutto s’acquieta...
Inoltre via Merulana è ancora sossopra,  per percorrerne  l'ultimo tratto, l'auto ha impiegato quindici minuti. Insomma, oggi tutto è dominato dalla confusione, dall’euforia, ma con una  punta di rabbia.

     Una  ragazza dai lunghi capelli ed il  volto bruni,  approfitta della sosta dell'auto per fare un cenno all'autista con un bel sorriso; lui  apre e  lei,  contenta,  sale  su  e  lo  ringrazia caldamente. 
Anche  il signore d'una certa età,  distinto nel suo cappotto  blu di panno, un  viso  affilato  e bianco che nonostante le diversità rassomiglia ad Andreotti,  ha  fatto tardi ma non dà il  minimo segno d'impazienza, siede tranquillo a guardare la strada che gli scivola accanto.

 

 

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4 Marzo

https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Almone#/media/File:Villa_Almone_ingresso.jpg

 

     Stanotte tuoni fragorosi hanno turbato la tranquillità del sonno, mentre stamani in cielo è spuntato un sole primaverile che rallegra il cuore. Un negro alto e scurissimo sale reggendo a tracolla un'enorme borsa in cui racchiude  chissà quanti  e quali oggetti che spera di vendere, una volta stesa la stuoia in qualche  angolo della città. In mano regge un'ingombrante scultura di legno, tipica della sua terra: è una nave  votiva intagliata con figure d'uomini seduti  sul fondo della barca. Orribile e di gusto piuttosto kitch.
    
     Le margherite invadono i prati a centinaia come una lieve nevicata dai riflessi dorati. Fuori tempo, ma ancora allegro con quelle coccarde rosse, insensibile allo smog ed alle intemperie, l'albero di Natale dinanzi alla  "città di cassette", resiste ancora. Piu' avanti un grosso albero di mimosa china i rami carichi di batuffoli gialli, a lambire il grigio dell'asfalto. Persino Villa Almone sempre chiusa, silenziosa e inaccessibile, oggi  spalanca alla primavera il cancello di ferro e  sul  prato che le si stende dinanzi, un nugolo di  piccioni svolazza e gorgoglia, gaio.

 

 

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7 Marzo

https://www.barinedita.it/reportage/n3417-la-storia-di-vito--l-ambulante-che-%22costringe%22-i-baresi-a-comprare-i-fazzoletti

 

     Attendo l'auto per tornare a casa, quando mi si avvicina un giovane con una  gran  borsa in spalla; in mano ha una scatolina di cerotti, fazzoletti di carta, sacchetti per il  freezer e insiste garbatamente affinchè gli acquisti qualcosa,  tanto per aiutarlo, finchè non  cedo. Quando  ha concluso quel misero affare, rimette dentro gli altri oggetti e si ferma a  parlare, sfogandosi un po': ha quasi trentanni e da cinque fa questo mestiere, non ha trovato altro, non può fare nemmeno  il  manovale  poichè  si richiede esperienza...
Ma non è un depresso,  la  sua è una rassegnazione,  un'accettazione composta e dignitosa; non vuol pesare sul già magro bilancio della  madre vedova e pensionata, ci pensa  lui  a sbrigare  le sue faccende ed è riuscito  anche a curarsi i denti che, purtroppo, sono malati.
Difatti, gliene mancano alcuni dell'arcata superiore;  solo uno lungo e buffo spunta a  far contrasto  con la dentatura inferiore quasi perfetta. indossa un completo jeans ordinato, cosi' com'è ordinato il suo aspetto ed i capelli biondorossicci pettinati all'indietro.
Aspetta con me l'auto e mi saluta quando salgo su, mentre io mentalmente gli auguro buona fortuna  ed un lavoro meno precario.

 

 

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8 Marzo

https://www.genova24.it/2020/03/giornata-della-donna-polverizzate-scorte-di-mimose-made-in-liguria-90-della-produzione-nazionale-232349/


     In  via  Merulana continua  un brulichio di grandi  lavori: ci  sono ancora  due  grandi gru gialle,  i  camions che man mano si riempiono  di legna,  gli uomini del Trentino che accuratamente spogliano i platani dai rami frondosi  ma superflui; dall'alto delle gru segano con  cura, lanciando avvertimenti agliuomini che stanno a terra e che si occupano di tener libera l'area sottostante, fermando gli incauti passanti distratti.
Capannelli di gente col naso all'aria seguono ogni operazione con attenta pazienza e sobbalzano ad ogni tonfo che i rami producono sul  selciato. 
 ...Altri uomini hanno invece. divelto l'asfalto dei marciapiedi, hanno aperto i tombini e stanno effettuando controlli alla rete idrica, ai  tubi del gas, ecc...

     Oggi  è  una radiosa mattinata e l'auto  è stato preso d'assalto da una massa  di  giovani vocianti  e allegri che si fanno spazio sul  mezzo già affollato di gente anziana o di mezza età; più avanti, un altro gruppo  si accalca  alla fermata di S. Giovanni: un'altra scolaresca in festa che si dirige verso il Luna Park e che sale con aggressività.
La  maggior parte delle ragazze ha in  mano un rametto di mimosa per festeggiare il giorno  della donna  e  lo  sventola  nello  spazio  ristretto
dell'auto  come  una  piccola  bandiera   gioiosa; altre, invece, ne portano un ciuffo  all'occhiello dove spicca, ancora più solare.
Jeans  e giacconi ornati di etichette  predominano nell'abbigliamento,  capelli ricci e  disordinati, capelli  impomatati  di gelatina secondo  la  moda corrente, volti  truccati e  non... in  tutti  una gioia  di vivere e di gioire che rompe gli  argini della monotonia.
Io  e  l'uomo grasso di fronte a me  ci  scambiamo un'occhiata  di  complice  allegria,  mentre   gli anziani  bofonchiano criticando  il  comportamento dei  giovani  e  il loro modo di  parlare  un  po' sguaiato.

     Al  ritorno  gli uomini del Nord -  solidi  e lignei anch'essi - hanno caricato i grossi tronchi tagliati  su alcuni camioncini e stanno  ripulendo la strada dei rami piu' esili.
Hanno terminato il lungo lavoro, presto torneranno a casa, ai loro monti silenziosi, alle loro  valli deserte in cui presto fiorirà la primavera.
Di essi, qui in città, rimarrà un breve ricordo, più  che  altro un po' d'invidia  per  quel  loro lavoro così affascinante, benchè pesante e rude: guardare  la  città dall'alto delle  gru  gialle, vedere i mille tetti delle case, le cupole  dorate delle   chiese   negli   abitacoli   sospesi   che assomigliano tanto alle coffe delle antiche navi, da  cui si  sperava di  veder  apparire  un'isola ignota, un nuovo mondo, una realtà misteriosa.

     I  platani che s'ergono ora nudi e  scultorei verso il  cielo,  privati  come   sono   delle frondosità,  non  nascondono più le  fisionomie dissimili delle case nè il cielo e lasciano  che l'occhio percorra tutta la via Merulana,  dall'una all'altra basilica.

 

 

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9 Marzo

     L'euforia primaverile di ieri ha subito un calo, forse a causa del cambiamento di clima prodottosi: da ieri pomeriggio s'è messo a piovere e solo ora il tempo sta migliorando.
I colori più vividi danno alla città un aspetto pulito e gentile, ma io oggi mi sento tutti i miei quarantunanni con quest'abito quasi elegante ed il cappotto rosso longuette, le scarpe col tacco che mi danno un po' fastidio, i capelli nè lunghi nè corti  (che  avrebbero  bisogno  del  taglio  del parrucchiere) che mi cadono  continuamente sugli occhi, il rossetto aranciato che mal s'accorda col rosso vivo del cappotto... Ma, tant'è, non avevo molto tempo da dedicarmi, stamani.

Il volto simpatico e ridente di Carosone - una brutta riproduzione cinematografica in bianco e nero - sfila ripetuto sotto i miei occhi da un  manifesto murale e mi rimette di buon umore.
Una donna dall'età indefinita è appoggiata ad uno dei sostegni, gli occhi distanti dalla realtà che la circonda; indossa un buffo impermeabile di plastica trasparente ed ha una faccia insonnolita, come molte altre stamattina. Forse ha  festeggiato il giorno della donna con altre amiche in qualche ristorante o ritrovo della città.

    

L'auto  mi è sfuggito, al ritorno, sotto  il naso. Ho timbrato in uscita alle 15,38 e appena fuori ho scorto il mezzo che filava via  vuoto e senza fretta. Peccato! Ho dovuto attendere mezzora alla  fermata, brontolando tra me e passeggiando avanti e indietro. Alle 16,05 ne è arrivato un  altro con  tutta calma: la gente sopra era infuriata, specie una signora d'età avanzata che sbraitava  contro l 'Atac e il governo, alzando la voce e condannando presenti e assenti a causa dell'accettazione passiva d'una tal  situazione.  Si', Roma è diventata un casino!" rincara la dose un giovane dal forte accento meridionale che incontro  spesso sulla linea. Anche lui è uno dei tanti un po' fuori di testa, disorientati che pero' non recano alcun danno ai loro consimili.
Oggi  stringe tra le mani una grossa radio e sta seduto sul gradino d'un sedile. Giorni fa se ne stava a capo chino, quasi sofferente,  tossendo ogni  tanto,  coi capelli ricciuti  bagnati  dalla pioggia che l'aveva colto alla sprovvista.

     Una donna dal volto stolido sale alla fermata successiva dando grande impiccio con la sua  borsa ingombrante.
Un'altra, bofonchia tra sè: "Chi sta  meglie, o 'vvi', è chisto ca sta assettate!",  rivolgendosi all'autista che, imperturbabile, continua a guidare il  mezzo  senza  curarsi del malumore  che  gli circola intorno.
Viaggia lento, senza affannarsi, quasi a fare un dispetto a tutti i passeggeri...

 

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11 Marzo

 

     Sabato: oggi l'aria è più che primaverile e le giacche di lana, i cappotti e i soprabiti sembrano inopportuni. Sull'auto tutti i finestrini sono  chiusi,  ma per fortuna nell'aria così compressa,  s'espande solo un odore d'arancia fresco e pulito, penetrante e inebriante.

    A P.za Numa Pompilio, un  ragazzo vende i giornali nel  traffico e si difende con una mascherina azzurra sulla bocca. Una donna piccola, con grosse borse mi spodesta dal solito angolino accanto all'autista, ma io continuo a guardare un pallone pubblicitario bianco che danza nel cielo come una luna estemporanea e inattesa.
Un'altra donna, seduta accanto a me, sta nettandosi le unghie guardando fuori del finestrino con una faccia triangolare e minuta, percorsa da una fittissima rete di rughe che s'aggrinziscono tutte ad ogni movimento e la fanno assomigliare ad una piccola buffa scimmia. E della scimmia ha lo sguardo curioso e indagatore che getta qua e là e fuori del finestrino, al  mondo che le scorre accanto. Un'anziana signora che le sta  di  fronte, la guarda scuotendo il capo ritmicamente come se la disapprovasse. O forse  è un tic?

 

 

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15 Marzo

 

     I  giorni volano irrequieti, se mi guardo indietro mi vedo ancora Natale e tra poco, invece, sarà già Pasqua.  Il cielo sembra limpido oggi, ma in realtà un velo grigio lo ricopre e ne sbiadisce la chiarezza.

     Un giovane sui 22/23 anni chiede informazioni al vetturino che non sa dargliene. Gli risponde, invece, un signore alto e stempiato, loden  verde, pantaloni blu elettrico, vistoso anello al dito. Gentile, logorroico, approfittando del fatto che il ragazzo si sta  dirigendo verso l'azienda  presso la quale lavora, senza  parere, l'uomo  inizia  una specie di interrogatorio al giovane biondo, alto, occhi celeste  chiaro, un viso strano e interessante che proviene dal  Nord, forse da Torino.
Il giovane replica con chiarezza, calmo anche  se un pò restio a mettere in piazza i suoi  affari: è già diplomato e iscritto all'Università, lavora e si mantiene agli studi. L'altro, un paio di baffi alla Menjou, lo travolge di discorsi e di consigli,  di modi di dire banali,  affettati  che pure,  sembrano nascondere qualcosa; ha l'aria di voler irretire il giovane nell'intrico  delle chiacchiere, è come un grosso ragno che stia tessendo una tela invisibile e vischiosa intorno ad una giovane preda... infine li lascio al loro oscuro destino, poichè sono arrivata  alla  mia fermata...

 

Ritorno
    
     Il viaggio di ritorno è sempre piu' stancante di quello della mattina: si è  logorati dal lavoro espletato, dalle scarpe strette, si è impazienti  di tornare a casa ad altri doveri ma anche ad altre gioie più consistenti; ora bisogna ancora assorbire gli umori di chi ci è accanto, gli odori pesanti dei cibi e delle bevande che gli altri hanno già ingurgitato,  si è piu' recalcitranti a sopportare con pazienza gli avvenimenti  talvolta assurdi che si  svolgono  al proprio fianco.

     Un  uomo grosso e calvo, malamente vestito - uno dei tanti senza tetto e senza "rotelle  a posto" sale e si ferma accanto a me;  mi guarda strano poichè sono intenta a prendere appunti sul mio quaderno a quadretti, allunga la testa glabra per scrutare i segni astrusi della mia stenografia, incuriosito e quasi sospettoso  ch'io possa archiviare anche lui su quelle pagine.
Ma io smetto e mi faccio spazio più avanti, accanto ad una donna e ad un bimbo che  stanno giocando con delle figurine di calciatori. Hanno  ambedueuna struttura solida e aperta,  un sorriso gentile e il bimbo chiacchiera senza sosta mostrando alla madre i visi di famosi goleadores.
Un giovane con pizzetto e barba alla D'Artagnan, capelli  ricciuti, un paio d'occhiali tondi dalla montatura argentea, non cosi' lontano dall'età in cui anche lui giocava senz'altri pensieri, sorride e si perde in ricordi nostalgici...

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17 Marzo

 

     Uomini in tuta arancione stanno depilando alberi e aiuole per permettere agli arbusti ed ai cespugli di rinnovare la loro veste naturale; raccolgono  i grossi ciuffi verdi in un  amioncino alzando ritmicamente le braccia ed i rastrelli dagli acuminati denti metallici.
Sono anziani e un po' curvi, hanno facce rugose e cotte dal sole ma non sembrano stanchi, le loro braccia guizzano di muscoli solidi e nervosi.
Un piccolo insetto verde brillante, che è entrato dal finestrino aperto, distoglie il mio sguardo dai  tagliacespugli...  lo seguo mentre saltella qua e  là, lo scaccio dalla  mia  mano e  lui, ripresa la via percorsa poco prima, scompare  nel cielo.

     La sagoma della  "groviera" o  "Colosseo quadrato" è ancora molto lontana. Intorno c'è un traffico  caotico  e scomposto: ad un tratto una macchina taglia la strada all'auto e quasi investe un incauto passante che pretendeva di passare sulle strisce; s'alza un coro di proteste da parte dei passeggeri mentre l'autista tira un sospiro di sollievo.
Oggi nell'aria c'è un brusio, un via vai allegro e vociante di zingari, di bambini, di uomini che sbarcano  il lunario vendendo giornali, pulendo  i vetri delle auto, protendendo ai passanti frettolosi fazzoletti di carta, cerotti, fiori  ed altri variegati generi di consumo.
A tutto questo brulichio, fa cornice il verde dei prati, degli alberi dei vivai e della primavera imminente. È quasi incredibile che a Roma ve ne sia tanto!

 

Ritorno

     Nell'anima ho una gioiosa attesa: oggi è il mio onomastico e so con certezza che troverò  ad attendermi una sorpresa da parte di Paolo, affettuoso e puntuale e dei miei figli che, pazientemente  guidati da lui, mi faranno  trovare un dono ed un biglietto assolutamente  originali.
Le frasi, forse, negli anni sono sempre le stesse, ma di volta in volta i sentimenti sono sempre piu' ricchi e profondi.
 ... In una bella scatola ricoperta d'una plastica bianca ornata di piccole mele rosse e vivide, conservo tutti i loro bigliettini dove grafie tremolanti, incerte dapprima e via via sempre piu' sicure hanno vergato pensieri, auguri e desideri per compleanni, onomastici, anniversari, Natali  e Pasque, letterine  destinate a Babbo Natale e a Gesù Bambino, disegni inconsistenti fatti di colori quando ancora non sapevano tratteggiare una figura...  I ricordi, insomma, della nostra vita comune, piccole cose che raccolgo nell'archivio della mia casa e del mio cuore e che guarderò, col passare degli anni, con nostalgia ed una punta di tristezza.
Poichè non potrò' più far niente per riprodurre fedelmente le sensazioni che passavano sui visetti intenti dinanzi  ad una sorpresa, in preda  alla gioia o ad un dolore,  gli sguardi colmi d'infelicità in certi momenti, le espressioni di meraviglia, le rapide strette nell'arco delle mie braccia, allora grandi per contenerli e proteggerli...
 
     Un giovane garbato chiede dove debba scendere per raggiungere Piazza Epiro. Siamo a Caracalla ed una signora anziana gli suggerisce di scendere là e prendere  un  altro  mezzo o di  farsela sportivamente a piedi; lui non se lo fa ripetere due volte e, attraversando l'ampia piazza, s'avvia a piedi baldanzoso. Io e l'autista non facciamo a tempo a consigliargli di scendere alla  fermata successiva,  distante solo pochi passi dalla  sua meta. "Cosi' impara a documentarsi prima!" dice l'autista tutto baffi, capelli e  barba.  "Tutta esperienza!" faccio io, di rimando.

   
  A  P.za S. Giovanni passa un francescano scalzo, alto ed ascetico con una faccia bianca, capelli cortissimi e due occhi sognanti, che vedo spesso correre la mattina verso il Laterano.  Un giovane è fermo dinanzi al semaforo  e  mangia tranquillamente una pizza; dietro di lui spunta il volto semicoperto d'un uomo seduto sul bordo del marciapiedi. È uno dei tanti folli della città: ai suoi piedi ha una borsa colma di cose, in mano  stringe  una coperta consunta con cui si nasconde il volto per tre quarti. Il mio sguardo incrocia il suo unico occhio  visibile  davanti a cui lui,  senza posa, muove  la mano quasi a voler scacciar via un invisibile - per me - pauroso avversario...
In via Merulana, il brecciolino gettato di fresco è d'un cupo grigio ferro e s'attacca  ai  tacchi delle scarpe...

 

 

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18 Marzo

https://www.imolaoggi.it/2015/03/03/scippano-le-pensioni-agli-anziani-caccia-a-due-nomadi-romene/

 

     Eccoli di nuovi i piccoli zingari vocianti che invadono l'auto. È tutto un chiacchierio là in fondo, un brusio come di passeri allegri in una gabbietta che limiti i loro voli. Accanto a me, tre ragazze, tre tipi completamente diversi, ognuna delle quali possiede quel quid che ne  fa degli esemplari unici: una mora con lunghi capelli ricci, un paio di pantaloni neri stretti, camicia a righe nere e rosa schocking, calze traforate, un bel viso curato e truccato. L'altra è bionda, capelli raccolti a treccia e  riportati sulla sommità della testa; ha una borsa in plastica dalla forma d'un cestino, con  disegni grafici colorati e sui semplici pantaloni due bottoncini luccicano come piccole stelle. La terza ha lunghe gambe su cui un morbido tessuto disegna righe ondeggianti... tre ragazze del nostro tempo.
Un'altra giovane dall'aria simpatica e dal viso aperto chiede informazioni sull'Ufficio IVA;  le rispondono all'unisono una bionda sui trentanni ed una signorina  attempata che con fare deciso e materno sembra prenderla sotto la propria protezione interessandosi  alle vicende della ragazza che lavora da soli quindici giorni, e per giunta gratis, nello studio d'un commercialista. La cinquantenne ricorda le sue prime esperienze lavorative e rincuora la giovanetta con parole consolanti: se avrà volontà e voglia di lavorare, di sicuro troverà un posto più confacente alle sue possibilità!
 ...Molte facce interessanti, tra cui quella di un vecchio signore  distinto che ricorda  Lawrence Olivier ma con delle grosse labbra che alterano la somiglianza con il grande attore dalla bocca sottile ed imperiosa...

 

 

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22 Marzo

https://torino.corriere.it/scuola/20_giugno_16/fiore-salutare-maestre-speriamo-rivederci-settembre-22be612c-af32-11ea-a957-8b82646448cc.shtml

 

 

     Ultimo giorno di scuola prima delle vacanze pasquali.  I  bimbi s'affollano all'entrata del vecchio edificio scolastico accaldati, frettolosi, coi  visi allegri e festosi mazzi di fiori tra le mani destinati alle maestre, lasciando le mamme ad indugiare in piccoli crocchi ciarlieri dinanzi alle porte della scuola.

     È veramente primavera e nell'aria si respira già un'atmosfera di festa. Ma quanti in questa città fatta di caos e di consumismo, ricorderanno che  Gesu' sta per morire sulla  Croce  per riscattarci?

     L'auto è completamente  vuoto, c'è un affollarsi di 93 dinanzi alla fermata e per alcuni minuti  ne  sono  stata   l'unica,  strabiliata passeggera.  M'è sembrato quasi un sogno...  C'è molto traffico, pero', in giro per le strade ed il mezzo fa lunghe soste. Il sole attraverso il vetro è un allegro, carezzevole amico che concilia un torpore da cui mi lascio pigramente invadere, visto che son seduta. I pensieri vagano distratti, senza coerenza, saltellando di qua e di là tra i cartelloni dei films in programmazione e quelli pubblicitari, enormi e colorati, sfiorando i campi di calcio e di tennis ora vuoti, le antenne  che indicano  il cielo, le piazzuole erbose che dividono la Colombo e dove giacciono, allineati  e tristi i resti denudati di cespugli e di oleandri.
 

 

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30 Marzo

https://www.lavorofacile.info/news/item/3009-10-autisti-di-pullman-sul-territorio-nazionale-e-internazionale.html

 

    

Rientro dal breve periodo di vacanze pasquali tormentata dalla noia e dallo stress di affrontare, di nuovo, il percorso in auto ed il lavoro.
Ma sull'auto mi distraggo ascoltando lo sfogo d'un autista, romano di sette generazioni, grosso per quel piccolo abitacolo, che borbotta: "Non c'è più correttezza,  ordine,  gentilezza...  l'80%  delle persone fa quello che gli pare, salgono al centro, scendono  dietro... cattive abitudini... ma  debbo fare altri 10 anni, poi me ne vado... rimetteranno i  filobus...   io  non  mi  arrabbio ma  mi dispiace...".

Sbadiglia, si stira ed apre la porta ad un  trillo d'avvertimento, ma l'utente  -  un piccolo sardo ex minatore - gli manca una  falange alla mano destra, proprio come a mio cugino  Renzo -  si precipita a scusarsi per  l'abbaglio  preso.
L'autista gli è grato di questa gentilezza e alzate le spalle continua a guidare imperterrito.
    
     Mi guardo intorno ad osservare il paesaggio, questa natura amica che mi  scorre accanto:  è incredibile come sui cespugli rasati da poco già rinverdiscano le prime gemme; impettiti, spavaldi e brillanti, esili fili d'erba verdissima e qualche rametto scampato alle cesoie, spuntano dai ceppi, s'innalzano e dondolando festosi nel vento, sembrano dire: "Esisto anch'io...!".

 

 

 

31 Marzo

https://www.supereva.it/i-nostri-5-passatempi-preferiti-prima-che-arrivasse-lo-smartphone/uomo-legge-il-giornale-10414/

 

     Ieri sera in casa di amici ho mangiato molto e oggi su di me gravano, in parte, i pesanti umori derivanti dal troppo cibo e da questo cielo grigio e pesante.
Anche  l'uomo  piccolo e tarchiato che trovo costantemente alla fermata dell'auto a leggere imperterrito il suo Paese Sera e che è sempre gonfio di livore contro il traffico e gli autobus, oggi  non parla, non sbuffa, sbadiglia e sfoglia tranquillo il quotidiano. Mentre l'uomo anziano, -   un  volto segnato sotto le sopracciglia cispose  - che  di  solito  bofonchia contro  tutto,  siede composto e silenzioso.
Mi guardo intorno, apatica e  sonnolenta,  mi soffermo su un impermeabile di plastica disegnato a macchie leopardesche, indossato da una  donna già avanti con gli anni che lo porta con disinvoltura, corredato da una stravagante sciarpa di lamè dorato; sui capelli raccolti e biondi per la tinta, vari fermagli di fogge strane costellati di strass rilucenti.
    
     Guardo  una piccola suora anziana che sgrana lenta il Rosario, muovendo appena le labbra ed altri  passeggeri che hanno le facce chine sui giornali e che oggi indossano giacche ed indumenti leggeri, poichè nei giorni scorsi si  sono registrate temperature piu' che primaverili  che hanno invogliato tutti a sbarazzarsi dei cappotti. Ma oggi nell'aria aleggia un brivido  invernale. Eppure, nonostante  tutto, dagli alberi  spogli della via Merulana, rami vibranti di foglie nuove, d'un verde tenero e primaverile, si protendono  al cielo sporco.

 

 

 

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