Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

PELLEGRINAGGIO A MEDJUGORJE - ANNO 1989

 

Sulla scia del pellegrinaggio del 1988, avendo scritto di getto il Diario di Medjugorje non appena ritornata a casa - per fermare sulla carta le impressioni che questa esperienza aveva lasciate nella mia mente, nel mio cuore, nella mia anima - nel successivo viaggio del 1989 avevo deciso di tenere un vero e proprio resoconto di tutto quello che sarebbe avvenuto fuori e dentro di me.
Tuttavia per l'incalzare degli impegni e della manzanza di tempo, non riuscendo ad annotare tutto quello che avrei voluto, un pò delusa, l'avevo "dimenticato", archiviandolo tra altri scritti. Riscoprendolo solo ora. Quando, comunque, mi sono decisa a rileggerlo ho trovato che, nonostante tutto, anche se parziale è pur sempre il racconto di un'esperienza umana e religiosa che può essere condivisa. E quindi eccolo qui.

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Questo nuovo pellegrinaggio è nato dal desiderio di pochi di ritornare a Medjugorje per ripetere l'esperienza meravigliosa avuta l'altr'anno. Iniziata con impegno e baldanza quest'impresa, i soliti tre organizzatori hanno diramato il loro programma, subito ben particolareggiato e realizzato, basandosi soprattutto sulla collaborazione di Jozo, il nostro amico croato che conosce bene Medjugorje.
Ma poi, quando tutto sembrava così ben impostato, sono sorti improvvisi ostacoli che di volta in volta hanno smorzato gli ardori dei tre: difficoltà derivanti da imprevisti aumenti di prezzo, defezioni di alcune persone già prenotate, la delusione derivante dal fatto che Jozo, avendo vinto una borsa di studio in Spagna, sarebbe stato libero solo alla fine di ottobre, ecc.

Tuttavia, eccoci qua

Ore 8,15, inizia questo nuovo cammino verso Medjugorje e bisogna fare uno sforzo per non essere sopraffatti dallo scoramento: Roma giace sotto la sferza d'una pioggia inusitata e copiosa, il cielo è cupo ed il traffico caotico. Noi siamo in ritardo (più di un'ora) forse c'è anche un pò di malumore che serpeggia sottile e strisciante per questi ostacoli che già si frappongono tra noi e il viaggio. Siamo imbottigliati tra file di macchine intricate, senza sbocco, i minuti corrono veloci, si tenta di trovare una strada più scorrevole, ma l'intervento dei vigili sembra complicare le cose: Prenestina, Casilina, la Tangenziale, quale di quelle strade ci porterà più velocemente a Pescara?
I primi "sintomi" di questi scompensi sono stati i ritardi, anzi l'assenza di alcune persone. Alle 5,30 - prima tra tante - ci ha raggiunti a casa una telefonata di Gabriella D. A. una delle più fervide sostenitrici di questo viaggio, per avvertirci che, a causa di una febbre alta di sua madre ottantenne non potevano più intervenire. Il dispiacere immenso era nella sua voce e nelle sue parole, quasi una disperazione, perchè i tre De Angelis - due vecchi diritti e determinati e Gabriella la loro figlia ormai avanti con gli anni anche lei, alta, fine, devota - sono stati i primi a dar fiducia agli organizzatori incerti se imbarcarsi in una nuova impresa, i primi a pagare tutta intera la quota del viaggio, quando ancora non era stato definito tutto il programma del nuovo viaggio.

Vi porteremo nel cuore tutti e tre, sarete in mezzo a noi quando saliremo sul Krizevac, quando ci inginocchieremo sul Podbrdo, vicini a noi nella grande chiesa dove la folla s'assiepa instancabilmente. Pregheremo insieme a voi, per voi e per tutti quelli che l'anno passato hanno vissuto con noi la prima esperienza a Medjugorje.

Gli organizzatori - sempre loro: i due Paoli e Mario - hanno raggiunto il luogo dellì'appuntamento dinanzi alla chiesa di san Martino alle 6,40 dove i più mattinieri già s'accalcavano, salivano sul pullman, prendevano i posti assegnati, scambiavano le prime impressioni col vicino. Molti già si conoscevano, altri dovevano ancora inserirsi.
Ancora una volta è con noi Cosimo, il nostro perfetto autista-compagno dell'anno scorso e questa sua presenza ci conforta e ci rassicura. Non solo è un valido autista ma soprattutto è sempre disponibile alle nostre richieste, è sempre pronto ad aiutare i più deboli, è sempre il più convincente nella preghiera.

Sono giunta alle 7,00 in punto con Donatella, Simone e Katia, tutti e quattro carichi di borse e borsette e con gli ombrelli a portata di mano perchè il cielo non prometteva niente di buono. Difatti, poco dopo, quasi a dimostrare contrarietà per questa nostra partenza, è cominciato a piovere con foga. Imperterriti - organizzatori e fumatori accaniti che presagivano una lunga astinenza - sostavano sotto l'esile riparo del muro di cinta della casa parrocchiale, in attesa dei ritardatari. Soprattutto di Francesca e dei suoi genitori e di 2 coppie di loro amici, una accompagnata dalla mamma ed una composta da Rina e Augusto, nostre vecchie conoscenze dell'anno scorso.
Purtroppo i minuti corrono e scoccate le 8,00 prendiamo la decisione di partire, sperando che i nostri amici, non vedendoci, ci raggiungano a Pescara.

Le vie sono intasate dal traffico in una maniera indescrivibile e la pioggia continua a cadere imperterrita creando disagi, caos, code, gonfiando gli avvallamenti del terreno, formando piccoli stagni...

Ma, come Dio vuole, riusciamo a prendere l'autostrada che ci porterà a Pescara. Nonostante tutti queste difficoltà, Dio è con noi, ci accompagna in questo viaggio ed il Nemico che ci pone ostacoli non può che ritirarsi senza aver potuto fermare la nostra corsa, nè diminuire la nostra baldanza. I nostri animi esultano perchè ormai poche ore ci separano da Medjugorje.

Padre Barnaba Hechich, un carismatico francescano croato che vive da sempre in Italia, che conduce e e segue diversi gruppi del Rinnovamento, grande oratore, grande studioso ed uomo di cultura (Presidente della Commissione per l'Edizione Critica delle Opera omnia del B. Giovanni Duns Scoto (Commissione Scotista Internazionale - insegnante di metodologia scientifica alla Pontificia Università Antonianum, dove ha tenuto anche diversi corsi semestrali di critica testuale, di introduzione alla filosofia di Giovanni Duns Scoto e seminari su Scoto e sulla mariologia), parla con ardore, ringraziando con un inno di lode il Signore e ci presenta il libriccino che ci accompagnerà e guiderà in questo viaggio:"Pregate col cuore", scritto da Padre Slavsko, un francescano che opera in Medjugorje, laureato a Friburgo in psicologia, su cui il nostro oratore ci ragguaglia.
E' un libro che riflette molto la spiritualità di Medjugorje e P. Barnaba spera che ci serva come scuola di preghiera, per pregare, appunto, con il cuore e non solo meccanicamente, entrando nelle profondità della orazione, preparandoci e permettendo a Dio di operare. Molti terminano la preghiera senza esserci mai "entrati".
Altro libro consigliato è la Via Crucis in cui il predetto P. Slavsko - cosa proprio nuova - inserisce un pensiero dedicato alla Madonna.

Ci illustra poi la figura di Padre Jozo Zovko che incontreremo a Thjalina, il parroco della chiesa di san Giacomo al momento delle prime apparizioni, incredulo dinanzi alle visioni di quei ragazzi, ma che colpito egli stesso dagli avvenimenti, cercherà di salvaguardare i veggenti dalle autorità comuniste che avrebbero voluto intralciare il cammino sulla terra di Maria. E' stato incarcerato per circa due anni e duramente provato, ma è uno dei più ardenti sostenitori delle apparizioni.

Ci racconta, infine, delle sue esperienze personali e di alcuni "miracoli" avvenuti a Medjugorje, operati dalla forza della fede, ribadendo però che quelli più grandi sono le conversioni che là si realizzano a centinaia di migliaia.
Tra aneddoti ed informazioni, ci narra poi la storia del piccolo paesino della Bosnia Erzegovina dove avvengono le apparizioni e quella dei veggenti che egli ha conosciuto personalmente sin dai primi tempi e della sorella di una di loro, presente il primo giorno all'apparizione della Madonna ma che il giorno successivo aveva però ceduto il posto alla sorella. Interrogata sul fatto se le dispiacesse o no che la Madonna non le fosse apparsa più, che l'avesse vista una sola volta, la piccola aveva risposto che era comunque contenta di aver visto la Madonna (e ti pare poco!? Che merito ho io? - avrebbe esclamato).
I veggenti sono un dono alla Chiesa, per la chiesa, mezzi che servono a scuotere le coscienze, che servono a darci pace. Non ci può essere pace in terra se prima non c'è nei nostri cuori: le armi si possono deporre se dentro l'animo dell'uomo c'è il germe della pace, altrimenti...
Poco conosciuto è un altro dono, quello delle due ragazze che hanno delle locuzioni interiori, cioè "sentono" interiormente i consigli che la Madonna dà loro da riferire poi ai fedeli.

Per raggiungere la pace interiore e quindi la conversione da una vita tiepida ad una vita di fede autentica, la Madonna ci indica varie vie:

- la Penitenza della confessione
- la Preghiera, dedicando più ore alla preghiera che agli svaghi inutili e dannosi
- il Digiuno - ci eravamo dimenticati del digiuno - che non è il patire la fame, ma un'offerta a Dio per amore
- l'Eucaristia: vedere Dio, gustarLo, entrare in contatto con Lui.

Una domanda sale, talvolta, alla bocca dei denigratori di Medjugorje: perchè la Madonna continua ancora giornalmente a farsi vedere e a far arrivare a Marja - ovunque essa si trovi - i messaggi, che poi lei riferisce al mondo?
La risposta può essere questa:
La Madonna poteva anche non apparire, ma oggi la nostra società, i mass media ci bombardano e ci sommergono ed Ella è corsa in nostro aiuto per salvarci. Se Essa fosse già scomparsa, di Medjugorje forse non si sarebbe mai più parlato e non ci sarebbero stati i numerosi frutti di fede e di conversione che si sono avverati.
Maria vuole guidarci alla salvezza eterna e come una qualsiasi mamma che guida i suoi figli per le vie del mondo, con i Suoi messaggi ripetitivi ma amorosi e pazienti, ci sollecita a raggiungere questo traguardo, dispiegandocene i mezzi attraverso cui possiamo raggiungerlo. Nonostante la sollecitudine di Maria, siamo però restii a cambiare, a pregare, a convertirci. Abbiamo per lo più recepito i messaggi ma ancora non ci adeguiamo alle amorose richieste della Vergine. Ed Ella continua ad apparire!

Padre Barnaba seguita ad elargirci le sue parole, ci propone anche qualche racconto esilarante e ci presenta due ragazze - che fanno parte della comunità dei Carismatici di Perugia - che animeranno con la chitarra e i canti il nostro viaggio, ci fa conoscere Emanuela e Mario, entrambi in carrozzella, la sua "segretaria" Dina ed altri partecipanti che non conosciamo ancora.
Poi, sottolinea, che i giorni che stiamo per vivere saranno per noi provvidenziali per accrescere la nostra fede così tentennante, così in pericolo in questi tempi vissuti all'insegna dell'egoismo e del consumismo, contrassegnati da una mancanza d'amore verso il prossimo e in sostanza contro noi stessi. Prepariamoci, dunque, spiritualmente a questo incontro ed offriamo alla Madonna, quale piccolo dono, la nostra stanchezza, le nostre difficoltà, i nostri sacrifici, i piccoli inconvenienti che incontreremo in questo nostro cammino.

Ci invita, infine, alla preghiera per iniziare degnamente questo pellegrinaggio che ha come meta la ricerca di noi stessi e della pace, sotto la guida e la presenza operante di Maria. Se ci affidiamo a Lei, troveremo più facilmente Gesù.
Ci redarguisce, infine, perchè spesso ci vergogniamo di ringraziare il Signore e non lodiamo Dio all'inizio di ogni nostra giornata, mentre dovremmo farlo per tutto quello che ci dà - il Signore opera sempre nella nostra vita, anche oggi - e spesso preghiamo per noi ma senza aver perdonato ai nostri nemici.
Dà quindi il via al canto a cui tutti partecipiamo intensamente, anche se non tutti siamo abituati a gesticolare alzando le mani in alto in segno di lode al Signore, come fanno invece i carismatici!

La prima differenza che si nota tra noi almeno al momento è, infatti, la divisione in due distinti gruppi: quello di San Martino con Padre Antonio in testa e quello di Padre Barnaba e dei suoi di Palombara, di Fiano, di Riano, che sono tutti del Rinnovamento dello Spirito. Hanno quindi percorso già un cammino interiore ma soprattutto hanno dato spazio allo Spirito Santo di penetrare in loro con la sua voce e la sua luce e s'abbandonano al suo tocco e all'eloquio frequente in cui innalzano alla Trinità e a Maria il loro grazie: grazie per averli messi al mondo, grazie per tutto ciò che è loro concesso, grazie infine anche per le prove a cui vengono sottoposti.
Per noi, esplosivi sì ma in fondo chiusi in certe espressioni, questa loro professione continua di fede è destabilizzante e toccante. Tuttavia, sulle prime rimaniamo un pò sconcertati da quel loro fare, specie dalle loro esclamazioni: "Alleluja, alleluja", da quei loro canti: "Diamo lode al Signor, diamo lode..." che non hanno mai fine, da quel loro gesto di portare in alto le mani e di muoverle a ritmo per dare maggiore vigore ai loro canti e alle loro preghiere. Eppure, anche se sembra un rituale, tutto ciò viene fatto con il cuore, con spontaneità e slancio da fanciulli... è proprio questo, forse, che a noi manca, un cuore fanciullo che esalti la perfezione di Dio e di tutti i suoi doni. Il movimento carismatico, a cui loro appartengono, fa proprio leva su ciò che Dio ha regalato ad ognuno di noi e che noi dobbiamo mettere a frutto, al servizio dei fratelli. Facile a dirsi, difficile a farsi.

Rina ascolta, pensierosa, immersa nel suo mondo interiore di soferenza. E' una donna dalla struttura forte e provata che pure con coraggio affronta una dura realtà che non racconterò per delicatezza.



Mario M.

Un attimo di panico - subito acquietato - lo proviamo quando la Dottoressa Rosita Taddeini dà segni di sofferenza, ma un pò d'aria la rianima e ripartiamo più spediti, anche perchè la pioggia sembra diradarsi.

Mario M., intanto, ha un nuovo giocattolo quest'anno: una cinepresa nuova di zecca appartenente a Frà Ignazio che gliel'ha per il momento affidata e che lui sventaglia sotto il naso di tutti, riprendendo passo passo i momenti salienti della partenza e del viaggio. Ci regalerà, comunque, dei ricordi inestimabili.

Come Dio vuole raggiungiamo Pescara alle 12,00 passate sotto una pioggia torrenziale ma il cuore è tutto rallegrato dalla presenza di Francesca, Gabriella, di Franco, di Rina e Augusto e dei loro amici che, avendo ritardato per varie ragioni - si sono trovati imbottigliati nel traffico dell'Appia, rallentato da un incidente occorso ad un motociclista che è rimasto ucciso - sono arrivati al punto di incontro per la partenza appena cinque minuti dopo che eravamo andati via, ma non si sono persi di coraggio e ci hanno inseguiti fino a raggiungerci.

Esplicate le formalità relative all'imbarco, ci ritroviamo tutti in fila per salire sulla scaletta interna d'imbarco. Un pò di caos nel prender possesso delle poltrone prese d'assalto anche da altri due gruppi di pellegrini, poi si incomincia a far la fila per la toilette, per il ristorante, ecc. ecc.

 

Nel primo pomeriggio iniziano i preparativi per la Messa che si svolgerà in una delle sale ritrovo per i passeggeri. I giovani provano i canti, P. Antonio, P. Barnaba e don Giusto si preparano spiritualmente a concelebrare, i piccoli indossano le loro vesti da chierichetti... Intensa e solenne, la celebrazione, coinvolgente l'omelia.

 

L'Hotel Love

Arriviamo che è ormai notte e non possiamo vedere la bellezza del paesaggio nè quant'altro ci circonda e il piccolo hotel-villaggio che ci accoglie, ma già dall'ampio salone possiamo notare che si trova proprio sul mare, su un ampio terrapieno a picco sulle acque.
Ci ha atteso là un amico di Jozo che si chiama Nicksa: non più giovanissimo, alto, un volto incisivo, capelli lunghi che gli saltellano sul viso perchè accompagna i suoi discorsi "fitti fitti" rivolti a Jozo, con lunghi scarti della testa. Le ragazze l'hanno già soprannominato "Raffaella Carrà" proprio per il modo in cui agita il capo. Lo ritroveremo poi come guida in un successivo pellegrinaggio...

Secondo giorno

E' una mattinata splendida e possiamo ammirare finalmente il luogo in cui ci troviamo: un bel villaggio con tante casette gialle in cui ci hanno disposto a due a due - tanto era tutto per noi - alberi in fiore, scorci caratteristici. Abbiamo riposato bene, disseminati nelle varie, piccole abitazioni ed ora con il sole ci godiamo un momento di tranquillità, benchè sia già incalzante la necessità di riprendere il percorso per raggiungere la nostra meta.
Diamo la sveglia ai più piccoli che ancora se la dormono della grossa, ci riuniamo nel giardino che dà sul mare per una foto di gruppo, eppoi con tutti i nostri bagagli rimontiamo sul pullman, alla volta di Markaska sullo sfondo d'un paesaggio caratterizzato da incombenti montagne, da lampi di verde nel grigio del pietrisco...

 

Al Santuario della Piccola Lourdes facciamo una sosta, poi proseguiamo sulla strada a strapiombo sul mare che degrada fino ad ampie e chiare anse e che ci regala paesaggi d'intatta bellezza.

 

Ripartiamo e Jozo prende il microfono per esortare a fare, una volta a Medjugorje, una buona confessione, cercando le radici profonde dei nostri peccati per vedere di estirparle definitivamente
Sulla destra, intanto, si sussegue un paesaggio sempre vario, una costa costellata di miriadi piccole isole, ma ad un tratto ci si rende conto di aver sbagliato la strada ed è necessario quindi tornare indietro, arrampicandoci su per le ripide montagne che ci riserveranno spettacolari vedute.

 

... Delle piccole viti stentate crescono entro confini di cemento, chiesette semplici e bianche, case diroccate ed il verde intenso di alberi rigogliosi che s'addensano in macchie boschive, poi ancora zone brulle, ghiaia, alberelli contorti e disseccati dall'estate appena trascorsa. Intanto Katia con voce intensa ci legge alcuni Messaggi della Madonna: "Cari figli", così ci chiama la Madre di Dio!.

Lasciamo la Dalmazia incastonata tra questi ostici monti, per immergerci nei caldi colori dell'interno della Bosnia Erzegovina, mentre P. Barnaba, raccontandoci delle sue esperienze come coadiuvatore di P. Amorth, uno dei più famosi esorcisti, ci illustra i pericoli in cui incorrono molte anime avvicinandosi all'astrologia, alla cartomanzia, alle sedute spiritiche, alle superstizioni. L'uomo deve pur credere in qualcosa e quando la fede in Dio comincia a vacillare, ecco che diventa facile bersaglio dei "ministri" del maligno.
Infine, ci intrattiene sulla storia della Jugoslavia ed in particolare della Bosnia-Herzegovina. Sotto la dominazione turca per i francescani da sempre presenti in quelle zone e per i devoti cristiani era molto difficile avere dell'acqua benedetta e così quando si poteva si faceva benedire il sale. Quando si aveva bisogno dell'acqua santa, si metteva nell'acqua comune qualche granello di sale.

...Sfilano sotto i nostri occhi grossi mucchi colorati di pannocchie appena raccolte che spiccano nel verde dell'erba, sfilano panni stesi e filari di tabacco appesi ad asciugare al sole, casupole di grosse pietre grigie e squadrate, piccoli recinti in cui pascolano poche sparute pecore... i bellissimi colori dell'autunno già inoltrato, ci sono tutti.

 

Siamo ormai vicini a Medjugorje e P. Antonio, emozionato, intona con forza, con la sua calda voce l'inno alla Regina della Pace. Anche Mario D.B. che ancora conosco poco, ma che mi va a genio per le sue pungenti battute, e che di solito brontola per attrarre l'attenzione, è stranamente silenzioso.

Una volta arrivati nel piccolo centro di Miletina, c'è un pò di confusione per la sistemazione nelle varie case, ma alla fine tutto si conclude più o meno felicemente, anche con la nostra adesione a condividere, io, Paolo, Mario e Giuliana un'unica camera da letto. Sulle prime forse non ci sarà sembrata una felice trovata ma poi negli anni quella condivisione, condita di semplici facezie e di risate di cuore, si è trasformata in un bellissimo ricordo.

La giornata trascorre con i suoi tempi cadenzati: pranzo, riposo, visita alla chiesa e successiva celebrazione.
I pellegrini sono innumerevoli e moltissimi i sacerdoti che concelebrano nella chiesa, diventata ormai troppo piccola per contenere il fiume di gente che arriva a Medjugorje.
Tanti, infatti, sono quelli che ascoltano la Messa seduti intorno alla chiesa o sui prati o in piedi, addossati alle mura perimetrali esterne mentre altrettanti attendono il loro turno per la confessione. Quest'anno, nel piazzale, hanno costruito dei nuovi confessionali in legno ed un trabiccolo in legno su cui risaltano i cartelli che indicano le lingue in cui ogni singolo sacerdote è pronto a confessare....

 

 

Terzo giorno

 

Ci avviamo verso il punto d'incontro, ma prima facciamo una sosta nella casa in cui sono alloggiati i miei figli. Stanno ancora facendo colazione con gli altri compagni, una lauta colazione - direi - imbandita da Mila, la padrona di casa.
E' una donna dalla struttura forte, contadina, con un viso sorridente, che cerca in ogni modo di soddisfare i suoi "ospiti" e cerca di comprendere, anche se poi non ci riesce, quello che noi, talvolta concitatamente, le chiediamo.

I due piccoli, Simone e Tommaso, sono suoi ospiti ed ella cerca di chiudere un occhio sulla loro estroversione e mobilità che li trascina dentro e fuori della casa, senza sosta, nei momenti che dovrebbero essere dedicati al riposo quotidiano. Ecco che si avvicinano alla pergola dell'uva ormai matura e ne staccano alcuni grappoli sugosi, oppure danno il tormento al cane che riposa nel cortiletto. O ancora scorrazzano intorno alla casa alla ricerca di melograni - quante piante, qui intorno, cariche di frutti - o di more.Tuttavia Mila, forse memore delle scorribande dei suoi figli alla loro stessa età, li guarda silenziosa e sorride...

Adiacente alla casa in cui pernottano, un'altra abitazione simile alla prima, preceduta da un cortiletto in cui, sotto un pergolato, quattro persone stanno recitando il Rosario. Predomina su tutte la voce di Edmondina, la nostra arzilla compagna ottantaduenne che con la sua cadenza romagnola dà il via alle preghiere.
Tutti hanno una faccia radiosa, sono tutti contenti della sistemazione, tranne F. e M. che hanno come compagno di stanza Frà Ignazio che, purtroppo per loro, dormendo, russa sonoramente. Non hanno chiuso occhio e pregano gli organizzatori di trovare per loro un'altra sistemazione, lontana da "quella fonte di rumore".

Sul tetto della casa vicina, interrotto dal nostro frastuono, uno spazzacamino - figura ormai d'altri tempi e quasi sconosciuta a noi di città - saluta il nostro gruppo vociante e ci dice qualcosa nella sua lingua, per noi oscura.
Saliamo sul pullman e ci avviamo verso la chiesa - intorno alla quale si innalzano nuove costruzioni, insegne, bancarelle, negozi... (insomma anche qui il consumismo fa passi da gigante, ma è anche questo che i pellegrini vogliono!) - dove lasciamo solo poche persone che non se la sentono d'affrontare l'ardua salita e i due ragazzi in carrozzella, Emanuela e Mario e ci dirigiamo verso il Krizevac.

 

Iniziamo a salire con gioia sotto il sole già alto e tra una stazione e l'altra recitiamo una posta di Rosario, ci fermiamo, preghiamo e cantiamo all'unisono.

In alcuni momenti la commozione è forte, la voce s'incrina...

 

 
 


Anche i due piccoli si sono avventurati in questa che per loro è una sfida ed una prova di forza.
Camminano innanzi al nostro gruppo tenendo tra le mani una piccola croce di legno che di tanto in tanto si passano di mano.

 

 

Le mani alzate verso Te, Signor
per offrirti il mondo.
Le mani alzate verso Te, Signor
gioia in me nel profondo...

 

La salita è come sempre difficile ma è un dono da parte di chi la fa e che tuttavia, arrivato al culmine dell'ascesa, riceve il quadruplo o anche di più di quello che ha dato.
Arrivare a toccare la croce che svetta sul monte è davvero esaltante.
Forse è solo l'impegno fisico che viene ricompensato dall'arrivo a quell'altezza? Non credo, a me sembra davvero di essere, in quel momento, più vicina a Dio.

Discesa dal Krizevac


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Nel pomeriggio Padre Barnaba ci riunisce tutti in un piccolo cortile fiorito per una Liturgia penitenziale. Ci sediamo sulle panche di legno, un pò storditi dal profumo dei fiori, timorosi e compunti come scolari alla prima lezione, tutti intenti a seguire le sue parole che parlano al nostro cuore di serenità e di desiderio di migliorare, scalzando i macigni che noi stessi abbiamo sepolto nelle nostre coscienze.
Mentre la luce dorata del tramonto incipiente ci accarezza, come fosse la mano benedicente di Dio, ad uno ad uno ci dirigiamo verso lo stesso P. Barnaba o verso P. Antonio per una buona confessione.

E' quasi sera, nel piccolo paese le luci sono poche, utilizziamo qualche torcia portata con noi e, seguendo P. Barnaba ci dirigiamo verso una chiesetta di cui solo lui conosce la strada, tra le viuzze polverose e non asfaltate, finchè ad un suo richiamo capiamo di essere vicini alla meta. Qualche pietra affiora dal terreno e, puntando su di esse la torcia, ci accorgiamo che non sono pietre qualunque ma dei cippi funerari. Si, siamo proprio nel piccolo cimitero in fondo al paese. Lì per lì un moto di stizza (o forse è timore?) ci anima poi lo seguiamo in silenzio nella piccola cappella del cimitero.
La funzione è intensa, meditata, coinvolgente mentre le lunghe ombre causate dal piccolo cero che illumina l'abside, creano evanescenti figure che danzano sulle pareti. Ma non ci si può distrarre quando Cristo è là sull'altare e ci invita alla Sua Mensa.

E Padre Barnaba, sembra proprio un inviato del Signore per insufflare in questi nostri animi così vuoti un pizzico di Spirito Santo, con la forza della sua fede, della sua intelligenza, della sua cultura, del suo impegno.

Siamo tutti toccati da questa celebrazione ed usciamo nel buio disperdendoci tra le tombe come pecore sbandate. Ma, all'improvviso, da un angolo oscuro, la voce di Mario, intonata ed intensa, si alza nell'oscurità, accompagnata dall' inseparabile chitarra, a cantare la sua disperazione e la sua richiesta d'amore a Dio. E' un momento magico, un momento da ricordare.
Mario è un giovane uomo che dopo un incidente di moto è rimasto paralizzato. Non ha perduto solo la mobilità delle sue gambe, ha perduto una famiglia, una vita, le speranze, la fede. Ma forse ora, avrà finalmente deposto nelle mani di Dio il suo dolore.

In serata si svolgono altre varie attività oltre alla cena e ad una liturgia delle guarigioni, ma il meglio - ma non si parla di spiritualità, questa volta - deve ancora venire. La sera, infatti, gli organizzatori vanno di casa in casa per controllare che tutto proceda nel migliore dei modi per tutti i partecipanti. Ed ogni volta si viene accolti da persone raggianti e dalla famiglia che li ospita e che ci propina un dolcetto, un goccio di grappa appena distillata.
Torniamo alla nostra camera "quadrimoniale" col cuore lieto e leggero nel silenzio della notte rotto appena da qualche latrato di cane o di qualche piccolo animale selvatico, fissando il cielo bosniaco dove sembra esserci un affollamento incredibile di stelle luminose. Stelle che ormai nei nostri cieli gonfi di smog e di luci è impossibile vedere ad occhio nudo. Beandoci di questi regali che la natura ci offre, raggiungiamo la nostra casa e dormiamo il sonno dei giusti.

Quarto giorno

E' ancora buio quando ci svegliamo e ci apprestiamo a partire per Thjalina dove avremo la possibilità di ascoltare la Messa presieduta da P. Jozo e P. Barnaba.
Quando arriviamo, il sole inonda il piazzale antistante la chiesa già stracolmo di pellegrini tra cui ci facciamo spazio per entrare in chiesa.
P. Jozo ha un aspetto familiare è dolce ma diventa ieratico e solenne quando parla della Madonna, delle apparizioni e soprattutto dei messaggi e la sua voce si fa allora tagliente e ferma quando ci indica i nostri errori e ci invita a seguire il cammino indicato dalla Madre di Dio.
La volta della chiesa è del tutto simile a quella della chiesetta cimiteriale, tutta doghe di legno d'un bel marrone intenso che spiccano contro il bianco-avorio delle pareti. In fondo all'abside spicca, nera e contorta una grande croce di ferro battuto. Dalle finestre aperte entra prepotente un raggio di sole ed improvvisamente una rondine che volteggia in alto, a lungo, e poi si posa su un piccolo cornicione. Sembra attenta anch'essa alle parole del frate che, quando parla in croato, sembra davvero ispirato dallo Spirito Santo.

Terminata la funzione usciamo all'aperto ed attendiamo che P. Jozo dia una benedizione individuale ai pellegrini che si mettono in fila dinanzi a lui.

Per chi vuole c'è un'altra salita, questa volta notturna e quindi più difficile, al monte Krizevac. Molti aderiscono all'idea e si rimettono in cammino per l'ardua ascesa che assomiglia ad un viaggio spirituale verso Dio. Senz'altro il cammino, al lume fioco delle torce, è molto difficile anche se la luce delle stelle è abbastanza chiara per vedere gli ostacoli delle grosse pietre talvolta scivolose.
Eppure, pian piano arriviamo alla Croce che svetta bianca nell'oscurità. E' un altro passo verso il cielo, verso l'immenso. E mentre siamo lassù per un momento di riposo e di riflessione e ci immergiamo nelle oscure profondità del nostro animo, in cielo le stelle dispiegano, a milioni, i loro eterni misteri.


Quinto giorno

 

Vista del Krizevac dal Podbrdo

 

Stamani ci attende la salita alla collina delle Apparizioni, il Podbrdo.
La giornata è splendida e tutto il creato sembra attendere qualcosa di bello.
Il Podbrdo è molto meno impervio del Krizevac e quindi è quasi una passeggiata arrivare in cima.
Sul terreno sassoso è tutto un pullulare di croci lasciate dai pellegrini e diventate veri e propri altarini sotto cui ci si inginocchia per pregare e lasciare un lumino, una richiesta scarabocchiata in fretta su un pezzetto di carta, un rosario...

Momenti d'amicizia

Momenti di intensa preghiera solitaria, momenti di amorosa sollecitudine nei confronti dei più deboli

Momenti di preghiera corale

 

Vista di Medjugorje dal Podbrdo

 

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Incontro con Viska

 

Come sempre, lei accoglie i pellegrini di ogni nazionalità con un gran sorriso. Eppoi, questa volta, c'è Padre Barnaba che lei conosce sin dalle prime apparizioni.
Con la sua voce cantilenante inizia a recitare un Pater, un'Ave e un Gloria, ci parla dei messaggi della Madonna, ci incita a seguire i Suoi consigli e ad un rinnovamento interiore, ci racconta le straordinarie esperienze che ha vissuto con gli altri veggenti, anche quelle negative di quando li sottoposero a varie prove mediche per accertare la loro buona fede, ci racconta che non sta ancora bene dopo una grave malattia. Sia lei che Marja hanno avuto gravi problemi di salute che hanno però superato con l'aiuto di Dio.

 

Abbiamo poi anche un brevissimo incontro con Ivanka che ci dice poche parole: "Dio non ci chiede molto. Solo di fare in modo straordinario le cose ordinarie (questo è il cammino che seguiva anche San Josè Maria Escrivà de Balaguer). Là dove il Signore ci ha fatto fiorire, dobbiamo continuare a fiorire".

Successivamente partecipiamo, come ogni sera alla Messa, oggi concelebrata da circa 50 sacerdoti, a cui assiste una moltitudine di persone. E'' una grande, intensa emozione.

Più tardi abbiamo anche un incontro con Jelena, una giovanetta che ha locuzioni interiori, "sente" cioè interiormente la Madonna che le parla e la guida.

E' una specie di lunga intervista in cui ella ci racconta le sue esperienze spirituali e cosa vuol dire aver delle locuzioni. Difficile trovare il termine adatto, è un messaggio diretto che lei sente provenire dalla Madonna che le dà consigli e suggerimenti per crescere nella spiritualità, per superare difficoltà, per vivere al servizio degli altri, perdonando, pregando.
All'inizio, confessa Jelena, ha avuto anche un pò di paura, non sapeva cosa pensare, poi con l'aiuto di un sacerdote che le consigliò di pregare perchè se quello che le capitava era un dono della Madonna, Ella le avrebbe dato anche i mezzi per metterlo a frutto. Maria le aveva raccomandato la preghiera, ma Jelena non aveva una gran voglia di pregare, poi pian piano, proprio pregando, ha cominciato ad amare l'orazione. Jelena prova una gran pace quando la Madonna le parla e le dice di divulgare le sue parole, indicandoci Gesù come unico amico a cui rivolgersi, suggerendoci la via della pace interiore per arrivare poi ad una pace universale e facendoci sapere che con le sue apparizioni viene a rinnovare anche le parrocchie e la chiesa tutta.

 

Assistiamo per l'ultima volta alla Messa serale con grande partecipazione, lasciamo anche noi un lumino davanti alla scarna croce di legno che si trova lateralmente alla chiesa, aggiungendolo ai tanti che già tappezzano la zona sottostante, ci aggiriamo come pecore sbandate intorno ai confessionali... insomma siamo un pò tristi che questa grande esperienza stia volgendo ormai alla fine.

 

La cena si svolge nelle case in un'atmosfera un pò appannata dal senso di vuoto che già ci opprime, ma poi ci scrolliamo di dosso ogni tristezza e al seguito degli organizzatori, passiamo di casa in casa, accolti con gioia dagli amici e dalle famiglie ospiti che ci offrono, come al solito, dolcetti e grappa. Qui la grappa la fanno in casa e non è sottoposta alle tasse che esistono nel nostro paese. Ogni famiglia ha i suoi alambicchi, storte e quant'altro e in questo periodo, ognuna di esse ne distilla una gran quantità sotto una piccola tettoia vicino casa.
L'odore acre e pungente della bevanda che si raffina ci inebria ed il suo borbottio nel ribollire è l'unico rumore che udiamo, a parte le nostre risate che interrompono il silenzio, mentre rientriamo per l'ultima volta nella nostra casa, in questa notte fredda e nebbiosa che non ci consente d'ammirare il solito fiabesco corteo di stelle.

 

 

Sesto giorno

Mario D. B. si è svegliato presto questa mattina ed ha una faccia felice che finora non gli avevamo mai vista, si muove con sveltezza con la sua carrozzella, ci gira intorno, ci provoca con le sue battute, ma si vede che ha una serenità tutta nuova. Ieri notte, mentre noi facevamo il giro delle case, ha chiesto a Jozo, a P. Antonio e a Cosimo di portarlo sul Podbrdo.
Sì perchè tra Mario e Cosimo si è instaurata una bella amicizia, eppoi hanno scoperto di essere anche vicini di casa. Cosimo si è dato da fare per lui, facendolo scendere e salire dal pullman ogni volta, issandolo sulla sua carrozzella, accogliendo senza reagire i suoi scatti d'ira... insomma ha dimostrato, come sempre, di essere un vero cristiano e, come dico io, il primo pellegrino tra noi!
Armati solo di qualche lampadina e da tanto amore, si sono dati tutti da fare per portarlo su. Una volta arrivato in cima alla collina, Mario ha sostato per un bel pò, pregando a suo modo, deponendo sulle pietre del Podbrdo e nelle mani della Madonna - che lì è apparsa - il suo pesante fardello di rancore e di dolore.

Salutiamo Jozo che si è prodigato per noi, come accompagnatore, come traduttore nei nostri difficili rapporti con i singoli padroni di casa - solo a causa della lingua, s'intende! - che ci ha aiutato, guidato, consigliato. E' un amico impareggiabile, insostituibile, che vorremmo poter avere a portata di mano nel momento del bisogno. Ma, chissà... sembra probabile che ciò sarà possibile ben presto!

Caricati i bagagli sul pullman, seduti ognuno al suo posto, abbiamo quindi lasciato Miletina, le cui poche case si son dissolte subito nella nebbia autunnale di questa mattinata di fine ottobre, con un gran magone dentro... ma poi per ringraziare il Signore di averci dato tanto, abbiamo trasformato in un canto gioioso e prolungato la nostra malinconia.

Il nostro viaggio per il momento finisce a Dubrovnik dove arriviamo prima del previsto. Della città vediamo poco perchè più che altro ci aggiriamo attorno a porto per non disperderci in un'area più vasta e sconosciuta per noi. Passiamo qualche decina di minuti in un supermercato, poi un pò stanchi saliamo finalmente sulla nostra imbarcazione.

Siamo ormai alla conclusione del viaggio, su una bella e lussuosa nave che ci riporterà alla nostra terra.
Quasi tutti commossi, partecipiamo alla Messa con intensità, così come avveniva a Medjugorje, mentre i ragazzi animano la celebrazione con i canti. Anche Mario, ormai è dei nostri, collabora, canta con serietà durante la Messa, poi ride e scherza con tutti.

 

E visto che oggi è il mio compleanno, ha acconsentito a cantarmi la sua bella canzone, forse sarebbe meglio definirla una preghiera, quella che inaspettatamente aveva cantato quella sera nel cimitero e che è diventata il leit-motiv del nostro pellegrinaggio.

 

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RISONANZE

- Questo viaggio è stato meraviglioso, siamo stati veramente una cosa sola, così come vuole il Signore. Pregate per noi - Rina e Augusto

- E' stato bello conoscervi e stare con voi, ho sperimentato una comunione molto forte. Grazie! - Nadia

- Sempre più ho conosciuto l'Amore. A Medjugorje ho chiesto di ricevere la capacità di donarmi. Grazie a Dio, alla Vergine e agli organizzatori - Rosita

- Gesù mio, per quella acutissima spina che trapassava le tue dolcissime tempie, ti prego non abbandonare mai questa famiglia, guidala con la tua santa protezione - Edmondina

- Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie...Sempre uniti nel Signore, alleluja - Dina

- Tutto è grazia, in questo caso è stata una pioggia di grazie delle quali mi sento profondamente responsabile. Un grazie di cuore e un augurio di ogni bene agli organizzatori - Emma

- Un grazie di cuore per quanto avete fatto per la mia Francesca. Ma attenzione! Un ammonimento: guai a voi se non rifarete il pellegrinaggio il prossimo anno. Intesi! Con tanto affetto e gratitudine - Graziella

- Grazie per la compagnia - Filomena

- Grazie per avermi fatto conoscere Medjugorje - Concetta

- Grazie per avermi fatto provare una sensazione spirituale interiore che forse non proverò più nella mia vita. Grata per sempre - Naida

- Con affetto e gratitudine e alla prossima - Liana

- Siete grandi. Dio vi benedica e continuate così, che va bene. Un forte abbraccio - Teodora

- La nostra mamma celeste ci tenga sempre uniti nel Suo cuore - Emanuela

- Il Signore mi ha donato in questa vita 100 volte tanto di più di quello che mi aspettavo... tanti amici. Grazie - Franca

- Creature tuttte della terra lodate il Signore e cantate a Lui con gioia - Maria Rita

- Questi giorni meravigliosi li porterò nel mio cuore per sempre. Grazie a voi tutti - Gioia

- Vi ringrazio per la bella esperienza E' stato il mio primo pellegrinaggio. Grazie ancora - Emilia

- Anche se è la seconda esperienza sono contenta del gruppo e degli organizzatori. Grazie - Giuseppina

- Possa il Signore darmi sempre la gioia di questi giorni - Francesco

- Ringrazio il Signore e la Vergine per questa splendida esperienza di fede -

- Che cosa, Signore, sono venuta a cercare? Forse solo me stessa, forse solo Te Signore, anzi Te e con Te ritrovo me. Alleluja - Angela

- Non è un traguardo ma una pista di lancio. La Madonna ci ha indicato la via. A te ora la risposta. Lei verrà con te. Ti ricordo P. Barnaba

- A me questa esperienza mi è piaciuta molto e mi è servita anche spiritualmente - Simone (10 anni)

- Niente capita a caso. La presenza della Madonna nella nostra vita è la realtà dell'Amore materno di Dio. Per questo abbandoniamoci con estrema fiducia - Don Giovanni Giusto

- A Medjugorje sono stati giorni meravigliosi di pace interiore e di preghiera. Grazie a chi mi ha dato l'opportunità di provare questa grande gioia - Antonietta

- Ringrazio il gruppo della gioia che ho provato di stare insieme a tutti loro - Aurelia

 

I Mitici

P. Antonio, Paolo R., Jozo, Cosimo, Paolo, P. Barnaba... manca Mario M.

 

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Il giorno dopo

 

Sarà la stanchezza che pur non mi pareva di sentire, sarà il rientro nel mondo di tutti i giorni, ma il mio morale è decisamente a terra: riecco i problemi quotidiani, il traffico, gli autobus ultraffiollati, le divergenze d'opinioni, il consumismo e chi più ne ha più ne metta. Mi sento sovrastata, schiacciata da questo cumulo di obblighi, dalla banalità della gente e della vita quotidiana. Dio, dammi la forza...

Ma sì, già lo so, questa sensazione di estrema fragilità è il risultato della nostalgia, già provata in passato, di questa esperienza di Medjugorje che si vorrebbe non abbandonare mai, per far restare intatta dentro di noi quella sensazione di pace e di comunione con Dio e con gli uomini.

Ma il coraggio sta proprio nel continuare a vivere o almeno tentare di farlo, nel clima sereno interiore che si instaura in Medjugorje, nel farne partecipi gli altri, quelli che abbiamo lasciato qui, quelli che non credono, quelli che sono alla ricerca di Dio, del Suo perdono e della Sua luce, quelli che vivono annaspando in un vuoto esistenziale fatto di conflitti, quelli che si lasciano assoggettare ai legami terreni ed hanno dimenticato che l'uomo è composto non solo di materia ma soprattutto di spirito.

E allora eccomi, sono pronta, anche se spesso cederò all'impazienza, alla nostalgia o ai richiami della vita materiale, all'orgoglio, alla superbia. Eccomi a farmi ancora portavoce di quello che ho vissuto per la seconda volta a Medjugorje. Eccomi a portare agli altri un pò di speranza, un pò di serenità...

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Mio Dio hai per noi grandi progetti. Ed anche se noi siamo così piccoli, tu ci dai la possibilità di realizzarli!

 

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