Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

CHIESE E MADONNE  DI ROMA - II PARTE

Breve itinerario storiografico ed iconografico tra
Chiese e Madonne romane, 
con qualche digressione su immagini devozionali,
preghiere e la vita di alcuni Santi

 

 

CHIESA DI SANT'AGOSTINO

MADONNA DEL PARTO

 


Preghiera


Vergine Santissima, Madre del Verbo Incarnato, tesoriera delle grazie e rifugio di noi miseri peccatori, noi ricorriamo al Vostro materno amore con viva fede e Vi domandiamo la grazia di far sempre la volontà di Dio e la Vostra.
Mettiamo il cuor nostro nelle Vostre santissime mani e Vi domandiamo la salute dell'anima e del corpo.
Speriamo di certo che Voi, nostra Madre amorosissima, ci esaudirete e con viva fede diciamo:

Virgo ante partum, ora pro nobis

Ave Maria, ecc

Virgo in partu, ora pro nobis,
Ave Maria

Virgo post partum, ora pro nobis
Ave Maria, ecc

Sulle rovine  della piccola chiesa medievale  dedicata a San Trifone, nel 1420 venne costruita la Chiesa di Sant’Agostino, una delle prime rinascimentali in Roma, con scalinata realizzata col travertino depredato al Colosseo.
Essa venne poi ingrandita verso la fine del 1400 e successivamente restaurata all’interno dal Vanvitelli, che realizzò anche qualche particolare della facciata, il chiostro ed il convento,  mentre le decorazioni furono effettuata dal Gagliardi. L’interno è a tre navate  con cinque cappelle su ogni lato, riccamente decorate. Molte e di grandi artisti le pitture e sculture, tra le quali:



Madonna dei Pellegrini del Caravaggio

- una pittura di Raffaello raffigurante Isaia Profeta

- altri quadri di santi

- una “Madonna delle Rose” realizzata sempre su disegno  di Raffaello

-  una bellissima tela del Caravaggio dedicata alla Madonna di Loreto, detta “ Madonna dei Pellegrini”

- mentre l’altare maggiore è del Bernini e sotto di esso si trova la tomba della madre di s. Agostino, santa Monica.

La chiesa è famosa non solo perché  la bella Madonna del Parto del Sansovino, che si trova entrando sulla destra,  sarebbe miracolosa ed è invocata dalle partorienti e dalle donne che desiderano un figlio.

Secondo un’antica diceria essa venne realizzata su una precedente statua dedicata ad Agrippina che aveva in braccio Nerone bambino.

E’ anche nota per aver accolto molte delle cortigiane romane, alcune delle quali vi sono state sepolte, come Fiammetta, amante di Cesare Borgia.

Nella Chiesa sono conservate molte reliquie. Le più importanti sono quelle di Sant’Agostino e di Santa Monica, sua madre, morta ad Ostia nel novembre del 387. Papa  Martino V fece portare il suo corpo a Roma ed ora esso riposa nella chiesa intitolata al figlio, sotto la cappella a lei dedicata
Vi è, inoltre, i corpi di Benedetto, di Trifone e di Respicio, gli ultimi due martiri della Frigia,  i resti di Silvio martire in Alessandria dove morì assieme ad Aratore Prete, Fortunato, Felice e Vitale, probabilmente attorno al IV secolo, le reliquie di Ninfa  e dei martiri Mamiliano, Eustazio, Procolo, Golbodeo.


Conversione di Sant’Agostino

Preghiera


O preziosa conquista delle preghiere e delle lacrime di S. Monica, o prodigio ammirabile della grazia divina, inclito S. Agostino che dal lavacro della rigenerazione sorgeste a guisa di fulgidissimo sole ad illuminare il mondo coi raggi della vostra incomparabile sapienza, a ravvivare negli uomini le fiamme della carità…  Noi ci prostriamo  dinanzi a voi pregandovi di voler essere nostro benigno intercessore presso il trono della divina Clemenza.
Lo splendore delle vostre virtù, i grandi meriti di cui vi arricchiste su questa terra, i doni eccelsi di cui fose favorito dal cielo, lo zelo instancabile, onde tante fatiche e tanti travagli sosteneste per la gloria di dio e per la salvezza delle anime, ci sono di argomento più che certo del vosto valevole patrocinio nei nostri pressanti bisogni.
Volgete dunque, o grande Santo, uno sguardo sulla chiesa di Dio  tanto perfidamente combattuta dai suoi nemici, sulla società sconvolta da insane ed empie dottrine e sopra di noi esposti a tanti pericoli e accorrete in nostro aiuto! Muovetevi a pietà di noi, o glorioso S. Agostino e fate sì che per vostra intercessione Dio, che vi trasse dal profondo abisso delle vostre miserie, colmandovi di tante grazie e di tanta gloria, salvi pure noi da tutti gli assalti delle potenze infernali che desiderano la nostra rovina spirituale, renda alla chiesa ed al suo Capo la libertà e la pace; riconduca sul retto sentiero i traviati e restituisca alla grazia i peccatori affinché così tutti uniti coi vincoli di una stessa fede, di una stessa speranza e carità, passiamo un giorno da questo misero esilio a glorificarlo insieme a voi nel cielo.
Così sia !

Sull'altare vi è una icona di una Madonna bizantina, attribuita come tante altre a San Luca, che precedentemente all’invasione di Costantinopoli da parte dei turchi si trovava nella Chiesa di Santa Sofia.

Maria Madre di tutti

Preghiera

Dolce cara dispensatrice di grazie, Mamma Maria perdonami, accetta il mio pentimento, te ne supplico.
Ma non lasciare di aiutarmi. Sono certo che lo farai e non mi abbandonerai mai, specialmente adesso. Tu sei colei che può far tutto per un'anima peccatrice.
Il tuo cuore di Madre non può lasciare abbandonata una persona in preda all'angoscia. Perdonami anche per il cattivo esempio che ho dato agli altri.
Te lo ripeto, aiutami, consolami, guariscimi.

Grazie, dolcissima Mamma.

Una piccola storia tratta da un’immaginetta devozionale della Madonna del Parto

“Talvolta Dio si serve di piccoli mezzi, di piccole persone per i suoi doni. Un giorno si servì di un giovane operaio Leonardo Bracci e gli fece scoprire la Madonna del Parto.
Entrato nella chiesa di sant’Agostino, sulla destra egli vide la bella statua fatta scolpire da Francesco Martelli sulla tomba della sua famiglia.
Nel 1510 Andrea Cantucci detto il sansovino aveva scolpito sant’Anna con Maria ed il Bambino Gesù ed il Martelli pensò bene di farsi scolpire un’altra opera dal Sansovino non quello predetto ma un omonimo, Giacomo Tatti fiorentino, che gareggiava nell’arte con Michelangelo.
Tatti accettò e fece una copia in gesso di quanto intendeva realizare, scolpendo poi in marmo la statua della Vergine del Divin Parto. Nel 1820 il giovane Leonardo si ritrovò davanti a quel capolavoro. Non gli bastarono le preghiere per dire il suo amore a Maria e dopo qualche mese coi suoi risparmi andò dal sagrestano chiedendogli di accendere davanti alla Vergine una lampada perpetua.
Accanto a quella, subito se ne accesero delle altre e la Madonna, commossa da tanto ardore, cominciò a rendere grazie con vari miracoli a chi a Lei ricorreva. Così anche il Papa, i Cardinali e i Vescovi vennero ad inginocchiarsi davanti a Lei.

Davanti a questa statua inginocchiamoci anche noi e con la stessa fede invochiamo il patrocinio della Vergine, sicuri di ottenere ciò che chiediamo e che i nostri predecessori ottennero, anzi ancora di più se ciò richiede la gloria di Dio e la salvezza eterna delle anime nostre.

 

 

SANTUARIO DELLA MADONNA DELL'ARCHETTO

MARIA SANTISSIMA CAUSA NOSTRA LAETITIAE

Incoronata nel 1946

Preghiera

Volgi il Tuo sguardo materno, o Vergine pura e santa, dall'alto seggio della Tua gloria e vedi i tuoi figli che a te levano suppllichevoli le mani ed i cuori.
Da ogni parte ci premono le angustie, sorgono fieri e tremendi sempre nuovi nemici; le anime, le famiglie, la chiesa, la Patria sono da tanti mali travagliate e pongono ogni speranza in Te.

Deh! Tu che in questa immagine volgendo gli occhi in Roma, mostransti quanti e quale fosse la Tua potenza e la tua pietà, volgili ora a nostro pronto soccorso.
Tu da Gesù ne ottieni più forte la fede, più viva la speranza, più accesa la carità. Sicchè a Te e a Gesù per te tornati e congiunti non ce ne separiamo mai più.

E dopo aver gustato in terra i frutti delle grazie e della pace, possiamo in cielo un dì salire a benedirti, a possederti, a godere Te con Gesù nei secoli dei secoli.
Amen

Il piccolo Santuario dove si trova l'immagine di Maria Causa Nostrae Laetitiae, una pittura realizzata su pietra da Domenico Muratori all'incirca alla fine del 1600, è davvero piccolo. L'immagine della Madonna ha una caratteristica particolare: perché fu la prima di quelle Madonne “miracolose” di Roma che poco prima dell’invasione delle truppe napoleoniche, furono protagoniste di prodigi e mossero gli occhi davanti alla folla attonita, come già accennato nel caso della Madonna del Carmine di san Martino e Silvestro ai Monti  e della Consolatrix Aflictorum presente in Santo Stefano del Cacco.
L’armata francese arrivò in Italia saccheggiando, incendiando, violentando, compiendo atti contro la religione, costringendo i pontifici ad un umiliante armistizio, con una clausola che prevedeva l'occupazione di Ancona, importante centro portuale ed economico, dove i nemici stavano per arrivare. Il panico si diffuse nella città e il 25/6/1796  il popolo si riunì nella Cattedrale per chiedere l'intercessione del loro Protettore, il Beato Fatato, Vescovo del XV secolo, affinchè liberasse la città da quel flagello. All'interno della chiesa vi era l'immagine di una Madonna, Regina di tutti i santi, un quadro di piccole dimensioni, a mezzo busto e con gli occhi socchiusi.
D'un tratto la Madonna aprì gli occhi e sorrise. Il caos fu totale tra i fedeli e la notizia si sparse tra la popolazione fulmineamente. Il fenomeno durò parecchio tempo, fino agli inizi di febbraio dell'anno successivo, interrotto proprio da Napoleone. Infatti, il 10 febbraio 1797egli arrivò in città e, reso edotto dello strano fenomeno, volle vedere il quadro che suscitava tanto clamore. Ma quando gli fu dinanzi, egli rimase interdetto ed ordinò di ricoprirlo subito con un panno. L'immagine venne sottoposta a perizie ed indagini da parte di fisici e di altri luminari e il processo canonico fu piuttosto breve, concludendosi nel novembre 1797, con l'acclamazione dela Madonna come Patrona di Ancona. Anche la Santa Sede riconobbe ufficialmente il miracolo e l'immagine venne incoronata ufficialmente da Papa Pio VII.
I miracoli si diffusero a macchia d'olio in varie città dello Stato Pontificio e solo a Roma vi furono più di 100 immagini, per la maggior parte Madonne, ma anche Crocifissi, che lacrimavano, aprivano e chiudevano gli occhi, in taluni casi prendevano un'espressione dolorosa e triste e perfino i colori dei dipinti diventavano più vividi. Tali fenomeni, durarono per alcuni mesi, ininterrottamente, fin oltre il febbraio del 1797. Tutta la città era in subbuglio e Papa Pio VI, constatati gli avvenimenti, convocò una Missione straordinaria nelle piazze principali, istruendo poi un procedimento giuridico per accertare i fatti, in cui più di 1000 testimoni prestarono giuramento d'aver visto di persona tali prodigi. In Roma essi iniziarono il 9 Luglio 1796.

La prima immagine miracolosa fu proprio quella della Madonna dell'Archetto che apriva e chiudeva gli occhi sulla folla raccolta, mentre nello stesso giorno anche una Madonna di un'edicola stradale, vicino a Fontana di Trevi, detta delle Muratte, alzògli occhi al cielo, girandoli sugli astanti, dal 9 luglio al 25.11.
Numerosissime altre icone o dipinti della città, sia nelle chiese che nelle strade, che in appartamenti privati, ed anche qualche Crocifisso, mossero gli occhi o comunque si trasformarono per qualche istante. E' un lungo elenco di fatti di natura estremamente "spettacolare" ed insolita, che sottolinea il particolare favore dimostrato dalla Vergine e dal Cristo ai fedeli.

Per moltissimo tempo però questi avvenimenti non sono stati più ricordati, forse proprio perchè così spettacolari da dar molto da pensare soprattutto ai non credenti o agli scettici. Il vasto numero di immagini miracolose, che non solo a Roma, ma in tutto lo Stato Pontificio e zone confinanti, si produssero in simili eventi straordinari, faceva forse paura soprattutto alle classi più colte di un secolo dominato dalla razionalità e dall'ateismo.

Ritornando alla Madonna dell’Archetto,  ovviamente il prodigio venne sottoposto ad un rigoroso processo sotto Papa Pio VI e verso la metà dell’Ottocento, attorno all'immagine della Madonna, dipinta su una superficie a maiolica da Domenico Maria Muratori nel 1690,  veneratissima dai romani, venne eretto un piccolo Santuario, opera dell'architetto Virginio Vespignani, considerato un vero capolavoro di armonia per le sue proporzioni sia pur limitate,  successivamente abbellito con opere pittoriche e scultoree. L’icona venne poi incoronata dal Capitolo Vaticano il 1° Novembre 1946 ed una seconda volta dal Card. Angelini l8 dicembre 1996 nella Chiesa dei Ss. Apostoli.
Molto devoti di questa immagine di Maria furono vari santi, tra cui San Gaspare del Bufalo, San Benedetto Giuseppe Labre, il Beato Kolbe, vari Papi tra cui Pio XII e Giovanni XXIII ed altri. Verso il 1870, Pio IX fondò la Primaria società Cattolica per le buone opere e le affidò il piccolo Santuario.

 

 

CHIESA DI SAN CRISOGONO

MADONNA DEL BUON RIMEDIO

Preghiera

O Vergine immacolata e nostra tenera Madre, Maria Santissima del Buon Rimedio, noi ci consacriamo interamente al Vostro dolce amore e al Vostro santo servizio. Vi consacriamo la mente coi suoi pensieri, il cuore coi suoi affetti, il corpo coi suoi sentimenti e con tutte le forze promettiamo di voler sempre operare per la maggior gloria di Dio e per la salute delle anime.
Voi, intanto, o Vergine incomparabile, che siete sempre stata il sicuro rimedio del popolo cristiano, deh! continuate a mostrarVi tale specialmente in questi giorni. Umiliate i nemici della nostra santa Religione e rendetene vani i malvagi intenti. Illuminate e fortificate i Vescovi e i Sacedoti e teneteli sempre uniti ed obbedienti al Papa, maestro infallibile: preservate dall'irreligione e dal vizio l'incauta gioventù; promuovete le sante vocazioni ed accrescete il numero dei sacri ministri, affinchè per mezzo loro il regno di Gesù Cristo si conservi tra noi e si estenda fino agli ultimi confini della terra.

Ma anche per noi vi supplichiamo, o gran Madre di Dio. Insegnateci a ricopiare in noi le Vostre virtù, in particolar modo l'angelica modestia, l'umiltà profonda e l'ardente carità, affinchè, per quanto possibile, col nostro esempio in mezzo al mondo rappresentiamo al vivo Gesù, benedetto vostro Figliolo e facciamo conoscere ed amare Voi, fiduciosi di poter salvare molte anime.
Fate, o Maria Santissima del Buon Rimedio, che noi siamo tutti raccolti sotto il Vostro manto di Madre e il ricordo dell'amore che portate ai Vostri devoti, ci sia di tale conforto da renderci vittoriosi contro i nemici dell'anima nostra in vita e morte e ci assicuri il Vostro possesso e godimento nel bel Paradiso.

Così sia.

L'immagine della Madonna del buon Rimedio, la cui venerazione venne trasmessa all’Ordine della SS.ma Trinità -  ogni chiesa dell’Ordine dei Trinitari aveva una Sua immagine -  dal suo fondatore, S. Giovanni de Matha che le aveva affidato la sua opera, si trova nella chiesa di San Crisogono proprio all'ingresso della basilica.

San Giovanni De Matha

San Giovanni De Matha (1154-1213),visse in un periodo di lotte religiose interne - quello delle Crociate - in cui però in Europa rinasceva anche un grande interesse per la cultura ma soprattutto verso il Vangelo.
Molti infatti erano i giovani che si allontanavano dagli agi e dalla loro famiglia per vivere una vita di preghiera e di eremitaggio.
In questo clima crebbe, dunque, il giovane Giovanni che svolse i suoi studi vicino a Marsiglia. Andando a passeggio per il porto, potè infatti venire a conoscenza di una ben triste situazione: quella che colpiva i musulmani deportati, come bottino di guerra, in Francia dopo le vittorie delle Crociate.
Si iscriverà all'Università di Parigi alle facoltà di Teologia e di Diritto, sentendo profondamente il richiamo della vita sacerdotale. Quindi conclusi gli studi diverrà sacerdote e celebrerà la sua prima Messa nel 1193.
Mentre celebrava ebbe la visione di un uomo dal volto sorridente che aveva nelle mani le catene a cui erano legati due uomini: uno nero, l'altro pallido. L'uomo sorridente lo supplicò di liberarli poichè essi erano schiavi a motivo della loro fede.
Al richiamo di Cristo egli comprese la via da seguire: liberare gli schiavi.
Prima di prendere ogni decisione si rifugiò nell'eremo di Cerfroid dove visse con altri seguaci giunti per iniziare una vita in comune, tra i quali S. Felice di Valois (1127-1212) che si unirà a lui nella costituzione dell'Ordine dei Trinitari.
La loro Regola verrà approvata da Papa innocenzo III con il nome "Ordo Sanctae Trinitatis et redemptionis captivorum" e si diffonderà per tutto il Paese ed oltre, cercando appunto di dare la libertà agli uomini resi schiavi nei Luoghi Santi e nelle zone islamiche, sia cristiani che musulmani.

Nella Chiesa sono presenti due reliquie di san Giovanni De Matha.

San Felice di Valois

San Crisogono

Su San Crisogono Vescovo di Aquileia e martire sono nate varie leggende. Secondo una fonte la sua storia si intreccia con quella di Sant’Anastasia Vergine e Martire. Egli nativo di Roma, a causa della sua fede venne arrestato e relegato nella casa di Rufo o Rufino per ordine di Diocleziano. Entrò in contatto con Anastasia – alcune fonti dicono che era il suo precettore -  discendente da una nobile famiglia romana, sposata ad un certo Publio ma ancora illibata con la scusa di una malattia. Ella,  nonostante le difficoltà per il divieto del marito, di nascosto portava aiuto  ai cristiani perseguitati.  e dopo la morte di Publio continuò a sostenere i suoi correligionari, seguendo san Crisogono nelle catacombe e successivamente presenziando alla morte del santo. Anastasia, invece, successivamente deportata da Diocleziano a Sirmio in Illiria, continuò ad aiutare i prigionieri finchè, scoperta, venne processata e, al suo rifiuto di tradire Cristo, venne martirizzata il giorno di Natale del 304.

Secondo altre ipotesi, pur rimanendo valide le altre informazioni di cui sopra, il Santo chiamato da Diocleziano ad Aquileia  per ricoprire importanti incarichi a patto però che abiurasse, non accettò di tradire la sua fede e venne quindi ucciso per decapitazione il  24 novembre 303. Il suo corpo  gettato in mare venne raccolto e sepolto degnamente.

Seguendo altre fonti,  san Crisogono era, invece, vescovo di Aquileia e soldato, martirizzato comunque sotto Diocleziano ed il suo corpo venne sepolto a Zara, tranne due reliquie presenti nella chiesa a lui dedicata in Roma, rubate e ritrovate per ben due volte. 

Il Titolo di S. Crisogono o “Titulus Chrysogoni”  - forse un antico fondo commerciale - viene menzionato per la prima volta nel 499.  Non si hanno notizie certe se la casa di Trastevere, poi diventata chiesa nel V secolo, appartenesse a San Crisogono, a Santa Anastasia o a San Rufo.
In essa vennero conservate le reliquie di San Crisogono e sulla prima costruzione ne venne poi edificata un’altra, più ampia,  eretta da Papa Gregorio III, che aveva indetto a Roma un Concilio a favore del culto delle immagini e che fece eseguire nella chiesa delle pitture che rappresentavano la conversione di San Rufo e Santa Anastasia ad opera di San Crisogono. Il Pontefice fece anche costruire un Monastero intitolato ai Santi Stefano, Lorenzo e Crisogono.
Alla chiesa di San Crisogono apparteneva anche il cimitero di San Pancrazio ed un altro cimitero intitolato a Generosa ove si rinvennero vari dipinti tra cui quello definito poi di San Rufiniano o Rufo e vari corpi di martiri.

La basilica in questione venne poi modificata, spostandola un po’, nel 1116 e definitivamente ristrutturata nella forma attuale nel 1620.
All’interno sono presenti antiche colonne e l’altare originale del 1100 su cui il Bernini costruì un imponente baldacchino. Come del resto in tutte le antiche chiese romane, molti i dipinti di eminenti artisti di varie epoche e affreschi dell'VIII e XI secolo.
Nel 1489 la chiesa venne affidata ai Carmelitani che avevano particolare devozione per la Madonna del Carmelo o Carmine e nella prima metà del 1500 in  San Crisogono prese vita la Confraternita di S.ta Maria del Carmine, successivamente seguita dalla costituzione della Confraternita del SS. Sacramento, che poi  accorpate formaranno la "Confraternita del SS.mo Corpo e della Gloriosissima Vergine Maria Mater Dei del Carmine", a cui anni dopo verrà conceso il titolo di Arciconfraternita. Sede della Confraternita era un oratorio che però col passare degli anni non bastò più a raccogliere gli appartenenti delle Confraternite che ne costruirono uno più grande su un terreno adiacente, ma anche quello diventò troppo piccolo  che fu necessario “migrare” verso la vicina chiesa di Sant’Egidio e poi in San giovanni Battista dei Genovesi. Nel 1909 l’Arciconfraternita venne accolta definitivamente nella chiesa – sempre gestita dai Carmelitani – di Sant’Agata in Trastevere.

Affidata ai Benedettini,venne poi concessa ai Canonici di S. Salvatore in Corte da Papa Innocenzo III, successivamente affidata ai Carmelitani calzati di Mantova da Innocenzo VIII ed infine, verso la metà del 1800, ai Trinitari. Appena concessa ai Trinitari, due di essi capirono che sotto la basilica sussistevano i resti di una chiesa sotterranea e nel 1907 iniziarono gli scavi che portarono in luce la cripta dell’antica basilica realizzata da papa Gregorio III.

Molto venerata, anche una statua di Gesù Nazareno, ritenuta miracolosa poiché sembra che nel 1834 il volto di Gesù si animò ed aperse gli occhi sulla folla. Essa venne riscattata, assieme a degli schiavi cristiani  e le fu imposto, come agli altri redenti, il segno della liberazione.
In tutte le chiese dei Trinitari è molto sentita la devozione al Santissimo Redentore, che richiama all’attività redentrice propria dell’Ordine. La festa di Gesù Nazareno si celebra il 23 ottobre.

 

Preghiera

 

O Dio, principio della vera libertà e autore della nostra salvezza,
ascolta la voce del tuo popolo e fa che quanti hai redenti
con il Sangue del Tuo Figlio
e hai consacrati con l’unzione dello Spirito,
vivano nel dono del tuo amore
e godano della felicità senza fine.
Per Cristo nostro signore
Amen

Beata Anna Maria Taigi

In una cappella a lei dedicata, è conservato il corpo della Beata Anna Maria Taigi (1769-1837), mentre un frammento dello sterno è conservato nella Cappella delle Reliquie da poco realizzata nella stessa chiesa.
Bella figura di madre di famiglia, eroica testimone del Vangelo nello svolgimento dei suoi doveri di sposa, di madre, di casalinga, accudendo, appunto, al marito ed ai sette figli. Il marito, un domestico di un conte della zona, quando depose per la causa di beatificazione disse: “Quando mia moglie era con me, stare in casa era come stare in paradiso”.

Nella citata Cappella delle Reliquie si conservano anche resti dei martiri Vincenzo, Tranquillino, Ireneo, Rufina, Prospero, Marziale, Adeodato, Teodoro e Valentino.

 


CHIESA DI SANTA MARIA DEI MIRACOLI

MARIA MADRE DEI MIRACOLI

Incoronata nel 1646

Preghiera

O Santissima Vergine, Madre di Dio e Madre nostra, che in questa chiesa siete venerata sotto il glorioso titolo dei Miracoli, noi benchè indegni Vostri divoti, prostrati ai Vostri piedi, Vi tributiamo i nostri umili e filiali ossequi. E pieni di confidenza nella Vostra potente e benigna intercessione, Vi preghiamo di mirare pietosamente i tanti bisogni spirituali e temporali dei vostri figli.

Deh! Voi o gran Vergine, dalle Vostra S. Immagini operaste tanti prodigi muovetevi a compassione delle nostre miserie, degnateVi di mostrare quanto è grande la Vostra potenza in cielo e la Vostra bontà verso di noi in terra.

In particolare, Vi preghiamo, o Santa Madre dei miracoli, di difendere la santa Chiesa, di proteggere l'augusto suo Capo, di convertire i peccatori, di confortare gli infermi, di assistere i moribondi, di recar refrigerio alle Anime purganti e d'impetrare a tutti noi quelle grazie che ci sono maggiormente necessarie per la nostra eterna salute.

Benedite, o Madre amabile ed ammirabile, la nostra preghiera e noi benediremo in eterno la Vostra bontà.

O Madre della divina grazia, Vergine potente, Aiuto dei cristiani, in Voi speriamo e non saremo confusi.

La Madonna venne chiamata Santa Maria dei Miracoli a causa di un prodigio avvenuto nel 1325, quando un bimbo che giocava sul fiume cadde in acqua e sua madre invocò un’ immagine di Maria dipinta su un muro vicino.
Il bimbo, poi, tratto in salvo da due ragazzi, disse che era stato sollevato sulle acque da una signora dal vestito chiaro -  molto simile alla pittura murale.

Incisione di Giuseppe Vasi

Questo episodio portò all’edificazione di una piccola cappella lungo il fiume e la Madonna venne chiamata “Madonna dei Miracoli”.
Nel 1515 l’icona venne assegnata da Clemente VII all’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili, successivamente ai Cappuccini che però poco dopo dovettero lasciare la chiesetta per una piena del fiume e successivamente ad altre Congregazioni, finchè nel 1590 venne portata in San Giacomo in Augusta. Quella che si trova in Piazza del Popolo è solamente una copia.
Nella seconda metà del 1600 Papa Alessandro VII - che aveva precedentemente già approvato il progetto di Carlo Rainaldi per la costruzione di due chiese gemelle in Piazza del Popolo -  la prima delle quali Santa Maria in MonteSanto era stata appena realizzata - diede l’approvazione per l’avvio dei lavori per una chiesa identica, sull’altro lato della piazza.
In realtà esse sono solo molto simili.

Infatti, si differenziano all’esterno per il numero di colonne del portico, per il numero delle statue ivi presenti, per la forma della cupola (una ha otto lati, l’altra 12), per la fattezza dei campanili. Altre differenze si notano all’interno: Santa Maria dei Miracoli è di forma circolare e l’altra è ellittica.

Ma la costruzione venne rimandata di anno in anno, finchè il Card. Gastaldi si assunse l’impegno di dare avvio ai lavori, affidandoli come per la chiesa precedente alla prestigiosa opera degli architetti Bernini  e Fontana che tuttavia non eccelsero come era loro consueto.
All’interno, quattro cappelle decorate da dipinti, affreschi e varie sculture funerarie, di cui eseguita dal Canova, l’altare maggiore – su cui è la copia della Madonna dei Miracoli  - realizzato dal Fontana, stucchi di Antonio Raggi.
Dal 1915 Santa Maria dei miracoli è stata affidata ai Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù di Betharram.

Nella chiesa si trovano alcune reliquie di martiri, tra cui  i resti di Diodoro ed il corpo di Candida, protetto da un simulacro in cera. Uccisa durante la “decima persecuzione di Diocleziano, il suo corpo era stato dapprima inumato con altri martiri nelle Catacombe di Priscilla.

 

 

ABBAZIA DELLE TRE FONTANE

VERGINE DELLA RIVELAZIONE

Incoronata nel 1946

Preghiera

Vergine Santissima
che alle grotte delle Tre Fontane Vi siete degnata
di rivelare a tre innocenti e al loro padre i tesori di grazie,
ora infondete nei nostri cuori un grande amore
a questa santa devozione
affinchè meditando i misteri
della nostra Redenzione in essa commemorati,
ne raccogliamo i frutti
e otteniamo la grazia che Vi chiediamo
a maggior gloria di Dio, onor vostro
e vantaggio delle anime nostre.
Così sia.

 

Il 12 aprile  del 1947,  tre bambini che si trovavano nella zona delle Tre Fontane, vicino alla chiesa sorta sul luogo della decapitazione di san Paolo, assieme al loro padre Bruno Cronacchiola, videro improvvisamente apparire una giovane donna  che indossava un vestito bianco ed un mantello verde e che in una mano stringeva un libro. Ai bimbi essa disse di pregare per la salvezza dei peccatori, specialmente per gli atei e per l’unità dei cristiani.

Bruno era da tempo passato alla religione protestante, entrando a far parte della Chiesa Avventista del Settimo giorno, dimostrando molta avversione per la Chiesa Romana nella persona del Papa, per la Madonna e per la Transustanziazione e cercava di far proseliti per la sua causa, volendo a tutti i costi convincere anche sua moglie, molto devota,  ad abiurare la fede cristiana mentre essa perseverava, invece, nel suo credo. Dovendo preparare per il giorno successivo un discorso finalizzato a procacciare seguaci alla sua causa, egli aveva portato con sé i suoi tre bambini sui prati delle Tre Fontane e si apprestava a stilare il testo che avrebbe poi divulgato.
I bimbi per primi si accorsero di quella giovane donna che chiamarono “Bella Signora” ed il Cornacchiola, vedendoli estatici si avvicinò loro per farli alzare. Ma essi sembravano di pietra. Allarmato, Bruno chiese l’aiuto di Dio ed improvvisamente vide anche lui la donna che  si definì “la Vergine della Rivelazione”,  che lo invitò a rientrare nell’ambito della chiesa cattolica, gli diede un messaggio da portare a Papa Pio XII e lo informò – ancor prima della proclamazione del dogma dell’Assunzione – di essere stata assurta al cielo in corpo ed anima.

La Madonna continuò ad apparirgli per alcuni anni, dandogli alcuni messaggi per sensibilizzare i cristiani alla recita del Rosario per la conversionedei peccatori, annunciandogli un fatto prodigioso relativo al movimento del sole che avrebbe ruotato molte volte così come era successo a Fatima (prodigio che si è rinnovato spesso nel corso degli anni alla data del 12 aprile) e chiedendo la costruzione di un santuario in quel luogo.

Dopo la scomparsa della visione, la notizia dell’apparizione si diffonde ed i primi pellegrini iniziano ad onorare quel luogo in cui Maria Santissima è apparsa; molte guarigioni e conversioni si produrranno e sul luogo verrà costruito un Santuario che continua ad essere sempre molto frequentato dai romani e non solo.

 

 

CHIESA DI SANTA LUCIA AL GONFALONE

MARIA SALUS POPULI ROMANI

 

Preghiera

O Vergine e Madre di Dio, mi dono a Te come tuo figlio e tuo ministro. Mi consacro al Tuo amore materno. perchè Tu formi in me Gesù, il figlio e l'Inviato del Padre, l'Unto dello Spirito Santo per annunciare la buona Novella ai poveri.
Mi pongo nelle Tue mani perchè sii anche Tu ad inviarmi a tutti gli uomini, tuoi figlie e miei fratelli. Fà che io riveli loro il Padre!
Insegnami a conservare come te la Parola nel cuore fino a trasformarmi in Vangelo di Dio.
Convertimi in strumento docile del Tuo amore materno perchè, per mezzo del Vangelo, Ti generi nuovi figli.
Madre, ecco tuo figlio, formami
Madre, ecco Tuo figlio, inviami.
Madre, ecco Tuo figlio, parla Tu in me, ama Tu in me.
Tieni su di me il Tuo sguardo e non avvenga che portando agli altri l'annuncio del regno, io ne rimanga escluso. In Te, madre mia, ho posto tutta la mia fiducia e non rimarrò deluso.

L’immagine della Madonna Salus Populi Romani, venerata in Santa Lucia del Gonfalone, venne realizzata  presumibilmente da L. Agresti attorno alla metà del 1800.

Si ritiene che la chiesa sia stata costruita durante il 1200 e successivi interventi di ristrutturazione vennero effettuati nel corso del 1799, ma venne ricostruita solo nel 1899, sotto Papa Pio IX, con vari lavori tesi ad ingrandirla, come la costruzione di varie cappelle ed un ampliamento del soffitto.

Le pitture, sotto la spinta rinnovativa dello stesso Pontefice vennero realizzate quasi tutte dal pittore romano Cesare Mariani, che s'inseriva nel filone contrario al Neoclassicismo ed era  teso a ridar nuova vita all'arte figurativa rinascimentale.
Piuttosto giovane, Mariani decorò varie importanti chiese tra cui quelle di San Paolo fuori le mura, San Lorenzo fuori le mura, Santa Maria in Monticelli, Santa Maria di Loreto e Santa Maria in Aquiro: i suoi dipinti, le sue decorazioni e i mosaici si rifanno ai grandi pittori del passato.
Interessanti le immagini realizzate dal Mariani di Debora e di Giuditta, ricordate per le loro gesta a favore degli schiavi, nonchè la rappresentazione dell'Arte e della Storia.
Anche nelle cappelle laterali realizzò le figure di alcuni profeti ed altri personaggi della Bibbia e le opere svolte dall'Arciconfraternita e lungo la navata le varie stazioni della Via Crucis realizzate con maestria e veridicità.
Altre pitture si trovano ai lati dell’altare e nell’abside, dove ritrasse san Bonaventura che tanta parte aveva avuto nella fondazione dell’Arciconfraternita.

La chiesa di S. Lucia del Gonfalone ha un legame stretto con l’Arciconfraternita omonima.

L’Arciconfraternita del Gonfalone o “Raccomandati di Maria Vergine” ha origini antiche e la sua storia si snoda nel corso dei secoli, con una tappa importante: il riconoscimento ufficiale da parte di Papa Clemente IV nel 1267 e la fusione con altre associazioni similari.
A metà del 1300, essendo la città di Roma sotto il dominio di Luca Savelli che aveva scacciato il rappresentate del Papa trasferitosi ad Avignone, i Raccomandati di Maria e moltissima gente raccolta attorno al loro gonfalone riuscirono senza spargimenti di sangue ad affrancarsi  dal suo potere, cacciandolo dalla città.

Gli associati alla Confraternita vennero da allora chiamati  “I Raccomandati del Gonfalone”. La loro sede era la Basilica di S: Maria Maggiore  ma verso la fine del 1400  si trasferirono nella chiesa di Santa Lucia Vecchia e nel 1486 le varie confraternite dei Raccomandati si unirono insieme con il nome di “Confraternita del Gonfalone” con il benestare di Papa di Innocenzo VIII ed un unico Statuto.
L’attività della Confraternita  era quella di compiere devozioni ed opere di misericordia verso gli ultimi, soprattutto negli Anni Santi.
Nel corso del 1500  al posto della chiesa di Santa Lucia sorgerà poi un oratorio del Gonfalone e Papa Gregorio XIII darà la sua approvazione per la nascita dell’Arciconfraternita, affidando ad essa la salvezza ed il riscatto degli schiavi cristiani che fino  ad allora era stata prerogativa dell’Ordine Trinitario  e della Mercede.

Questa loro missione decadde solo verso gli inizi del 1800, quando ci fu una flessione nel suo operato dovuta all’invasione napoleonica, flessione che durerà per tutto il secolo. In quello nuovo, la chiesa di S. Lucia del Gonfalone viene affidata ai Missionari Clarettiani e l’Oratorio viene chiuso. Verrà riaperto solo nel 1968 ed è ora sede di un Coro.

Santa Lucia

Santa Lucia è una delle giovani martiri più venerata in tutt’Italia, soprattutto in Sicilia, in particolare a Siracusa, sua città natale, di cui è Patrona.

Nel corso della persecuzione di Diocleziano Lucia, giovane e bella, fidanzata ad un giovane concittadino, si era recata alla tomba di Sant’Agata per chiederle la grazia di guarire sua madre, facendo nel contempo voto di verginità. La Santa le apparve chiedendole di occuparsi dei meno fortunati; tornata a casa, Lucia prima di tutto rese noti al fidanzato i suoi i progetti e si diede a sostenere poveri, ammalati ed emarginati. Il giovane, furioso, la accusò pubblicamente di essere  cristiana ed essa venne arrestata e torturata ma non ritrattò la sua fede, tanto che il Prefetto per piegarla la destinò ad un lupanare dove però i soldati non poterono condurla poiché la santa sembrava pesare come una montagna e non ci fu verso di spostarla dal luogo in cui era.
Vennero poi usati altri mezzi per torturarla da cui la giovane però riuscì sempre indenne finchè, fatta l’ultima offerta di martirio a Dio, chinò il capo sotto la scure.
Si narra anche di altre torture tra cui l’asportazione degli occhi e così viene più che altro rappresentata nell’iconografia e per questo è la protettrice della vista, Patrona degli elettricisti e degli ottici. La sua ricorrenza è ricordata il 13 dicembre.

 

Preghiera

O gloriosa Martire, luce di santità, esempio di fortezza,
pensando alle tue sublimi virtù nasce in me
il desiderio di praticarle, ma sono debole
e perciò, a te mi rivolgo, o vergine, pregandoti
di ottenermi dal Sommo Bene la costanza in questo mio desiderio
ed una scintilla del tuo divino amore: acciocchè,
io sprezzi, al par di te, i vani piaceri terreni,
aspirando solennemente ai gaudi eterni. Così sia!

 

 

BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

MARIA SALUS POPULI ROMANI

Preghiera

(da un testo polacco, recitata da Papa Giovanni Paolo II)
Basilica di Santa Maria Maggiore
Domenica, 8 dicembre 1996

“Salve, Signora del mondo, Regina dei Cieli; salve, Vergine delle vergini, Stella del mattino.
Salve, o piena di grazia, splendida di luce divina; affrettati, o Signora, in aiuto del mondo.
Fin dall’eternità il Signore ti ha predestinata Madre dell’Unigenito Verbo, mediante il quale ha creato la terra, il mare, i cieli; e ti ha adornata qual sua incantevole sposa, in cui non si è diffuso il peccato di Adamo”.
Salve, Figlia di Dio Padre!
Salve, Madre del Figlio di Dio!
salve, Sposa dello Spirito Santo!
Salve, dimora della Santissima Trinità! Amen.

La basilica di Santa Maria Maggiore o Basilica Liberiana (perché fondata da papa Liberio) o Sancta Maria ad Nives o Santa Maria ad praesepem (dal latino: praesepium = mangiatoia), è una delle quattro basiliche maggiori di Roma.
La prima chiesa venne costruita sul Colle Esquilino, dove anticamente sorgeva il Tempio di Giunone e là dove il Papa aveva assistito al “miracolo della neve. Nella notte tra il 4 e 5 agosto del 352 aveva difatti nevicato fuori tempo ed il Papa aveva avuto una visione della Madonna che chiedeva in  quel luogo la costruzione di una chiesa a Lei dedicata ed egli ne tracciò subito il perimetro.  Si dice anche che un patrizio romano e sua moglie, nella stessa notte, avessero avuto la stessa apparizione della Madonna a cui i due si affidavano ogni giorno chiedendole la grazia di un figlio.
Nel secolo successivo sull’antica chiesa,  ne venne fatta costruire un’altra a tre navate, non dissimile da quella attuale, da Papa Sisto III che fece realizzare dei mosaici con le storie del Vecchio e Nuovo Testamento e quelli dell’Arco trionfale sull’Infanzia di Gesù.

Disegno del 1833

La basilica di Santa Maria Maggiore o Basilica Liberiana (perché fondata da papa Liberio) o Sancta Maria ad Nives o Santa Maria ad praesepem (dal latino: praesepium = mangiatoia), è una delle quattro basiliche maggiori di Roma.
La prima chiesa venne costruita sul Colle Esquilino, dove anticamente sorgeva il Tempio di Giunone e là dove il Papa aveva assistito al “miracolo della neve. Nella notte tra il 4 e 5 agosto del 352 aveva difatti nevicato fuori tempo ed il Papa aveva avuto una visione della Madonna che chiedeva in  quel luogo la costruzione di una chiesa a Lei dedicata ed egli ne tracciò subito il perimetro.  Si dice anche che un patrizio romano e sua moglie, nella stessa notte, avessero avuto la stessa apparizione della Madonna a cui i due si affidavano ogni giorno chiedendole la grazia di un figlio.
Nel secolo successivo sull’antica chiesa,  ne venne fatta costruire un’altra a tre navate, non dissimile da quella attuale, da Papa Sisto III che fece realizzare dei mosaici con le storie del Vecchio e Nuovo Testamento e quelli dell’Arco trionfale sull’Infanzia di Gesù.

 Nel corso dei secoli essa venne arricchita da  molte opere d’arte da cappelle, affreschi, dall’altar maggiore più tardi abbellito dal Valadier, da ricchi decori, da quadri, statue di vari Papi di alcuni dei quali sono presenti anche le tombe: Niccolò IV, Clemente IX, S. Pio V,  Paolo V,  Clemente VIII.

Splendida, tra le altre, la scultura dedicata a Maria Regina della Pace, fatta realizzare da Papa Benedetto XV alla fine della Prima Guerra Mondiale.

La pavimentazione è della fine del 1200, mentre risale alla metà del 1400 il bellissimo soffitto in legno dorato a cassettoni, dono del Re di Spagna, realizzato con il primo oro proveniente dalle terre di conquista.
All’interno si aprono varie Cappelle, una delle quali, la Sforza, venne realizzata su disegno di Michelangelo.

La cosiddetta Cappella Borghese o Paolina, costruita all’inizio del 1600 da Papa Paolo V per conservare l’immagine della Salus Populi Romani, è ricca di marmi, di stucchi e di angeli in volo, alcuni realizzati dal Maderno, che sembrano presentare all’altissimo l’icona della Madonna che si staglia su di un imponente altare cesellato, con varie statue e le tombe di due Papi: Clemente VIII e Paolo V.

Di forte impatto il bassorilievo dedicato a Papa Liborio che traccia le fondamenta perimetrali della basilica.
La Cappella è ricca di pitture del Cavalier  d'Arpino, del Cigoli,  di Guido Reni, del Maderno.

La Cappella Sistina, così chiamata perché fatta costruire da Papa Sisto V attorno al 1587 e perché accoglie anche la statua del Pontefice,  venne invece realizzata con maestria da Domenico Fontana.
Essa doveva accogliere il Santissimo su uno splendido altare eretto al centro,  a cui fanno corona 4  grandi angeli dorati  e custodire sotto l’altare il Presepe di Arnolfo di Cambio, primo esemplare di presepe scolpito, realizzato nel 1288.

Questa prima riproduzione della Natività era stata precedentemente inserita in una “Grotta”, creata da Papa Sisto III secondo le informazioni esistenti su quella originale di Betlemme.
Le pitture presenti nella Cappella e dedicate ad esaltare la figura della Madre di Dio vennero realizzate da vari artisti.

Sotto l’altare centrale, a cui si accede tramite due scale, di fronte alla bella statua di Papa Pio IX in preghiera, c’è la sacra teca realizzata dal Valadier, in cui viene conservata la “Culla” di Gesù, o meglio dei pezzettini di legno che appartenevano a quella originale di Gesù, recati in dono dai pellegrini che tornavano dalla Palestina.

Nella Basilica, tra le varie tombe presenti nella Basilica, ridondanti di statue e di fregi, se ne trova poi una costituita da una semplice pietra incisa, la più rigorosa, che ospita i resti del Bernini. E’ una semplice lapide posta sul pavimento accanto all’altare maggiore.
Il 5 agosto di ogni anno, in ricordo della Madonna della Neve, avviene la rievocazione del cosiddetto "miracolo della nevicata": durante una suggestiva celebrazione vengono fatti scendere dal soffitto dei petali di fiori e successivamente durante la sera vi è una rievocazione visiva e musicale della storia della basilica accompagnata da finta neve.

Nel campanile del 1370 una campana suona ogni sera alle ventuno per ricordare un altro episodio piuttosto curioso. Si narra che una persona – chi dice una vecchina, chi una giovinetta -  si fosse persa nell’allora zona di campagna e che avesse ritrovato la via grazie al suono della campana di Santa Maria Maggiore.

Come per rinnovare questo episodio, ogni sera alle 21,00, la “sperduta” fa sentire nella zona il suo suono, ora sovrastato dal rumore delle macchine.

 

 

CHIESA DI SANTA PRASSEDE

SANTA MARIA LIBERATRICE

Preghiera

S. Maria Liberatrice libera nos a poenis Inferni

Maria Santissima, ci prostriamo dinanzi alla Vostra Immagine che per tanti secoli han venerato i più grandi Santi, ai quali compartiste tante grazie, tanto che chiamarono questa cappella  l’Orto del Paradiso.

Noi pure, come essi vi invochiamo Liberatrice dalla pene dell’inferno.
Deh, liberateci ora dal peccato che a quello ci spinge e nell’ora della morte venite in nostro soccorso e introduceteci a godere in cielo il frutto della Passione e morte del Salvatore.

Così sia.

La chiesa, vicinissima alla Basilica di Santa Maria Maggiore, e retta ora dai Vallombrosiani, fu fatta costruire sull'Esquilino da papa Adriano I verso la fine del VII secolo sui resti di una Domus Ecclesia (Titulus Praxaedis), cioè una piccola chiesa domestica realizzata nell'ambito delle case dei romani convertitii, probabilmente del V secolo.
Venne ingrandita ed abbellita da Papa Pasquale I agli inizi del secolo successivo che vi fece tumulare i resti di circa duemila martiri.
Una cappella della chiesa, dedicata a san Zeno o Zenone era stata realizzata per contenere il corpo di sua madre Teodora.
La facciata esterna, di semplici mattoni risale al XIV secolo e ad essa si acceda tramite una scalinata che porta in un cortiletto da cui si entra poii nella chiesa, ma spesso è chiusa e si utlizza allora l'entrata secondaria prospiciente Santa Maria Maggiore.

La semplicità dell’esterno si dimentica subito entrando però nella chiesa dove sono conservati interessanti reperti d’epoca bizantina, affreschi probabilmente sulla vita di S. Prassede e mosaici per lo più fatti realizzare nella volta dell’abside da Papa Pasquale I – uno rappresenta lo stesso Papa – che raffigurano Gesù coi santi Pietro e Paolo e le due sante sorelle, i simboli degli Evangelisti e l’Agnello in trono.
All’interno si conserva un monumento funbre, opera giovanile del Bernini.

Nella parte superiore, al centro, la figura di Gesù con l'aureola su cui è tracciata una croce azzurra; la sua mano destra è alzata per far vedere il segno dei chiodi e nell'altra regge un rotolo. Sopra campeggia la mano di Dio cheemerge dalle nuvole e dà al Figlio una corona che ne attesta la gloria.
Alla sua destra sono rappresentati san Paolo, santa Prassede e papa Pasquale I, il quale ha un'aureola quadrata come si confò ai vivi, e che presenta a Gesù un modello della chiesa. Sulla destra (ma nella foto non compaiono, vi sono rappresentati San Pietro, Santa Pudenziana ed un diacono.

La basilica è a tre navate con archi e pilastri e l'altare centrale, la balaustra e le scale vennero realizzate nei primi decenni del 1700.

 

Entrando, sulla destra, una cappellina dedicata al Crocifisso dove sono conservati alcuni reperti in marmo di bella fattura, tra cui la tomba del Cardinal Anchier, targhe ed iscrizioni e piccole sculture di angeli. Sulla parete destra, entrando, un intenso Crocifisso ligneo del XIV secolo.


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Nella chiesa ci sono molte iscrizioni e tombe, tra cui quella di San Siricio Papa, il primo ad assumere tale titolo e che, dapprima sepolto nel cimitero di Priscilla, venne poi traslato in questa chiesa. Sembra che vi sia sepolto lo stesso Papa Pasquale I che ingrandì ed abbellì la chiesa.
In una cripta, In fondo alla navata sinistra, vi è una lastra di marmo nero che, secondo la leggenda pare sia la pietra sulla quale Santa Prassede dormiva e sotto cui sembra siano conservate le reliquie della stessa Santa e della sorella.

 

A sinistra, entrando, si trovano varie cappelline, da cui poi si può accedere alla Cappella della Colonna della Flagellazione (chiamata anche “Giardino o Orto del Paradiso”). In una di queste, evidenziata da uno splendido mosaico in stile bizantino, si trova l’antico mosaico della Madonna sotto il titolo di S. Maria Liberatrice raffigurata insieme alle due sante sorelle Prassede e Pudenziana.

Davanti a questa immagine pregarono molti santi e si dice che anche Papa Pasquale I davanti ad essa vide salire al cielo dal Purgatorio l’anima d’un suo nipote morto.
Egli dunque, concesse il privilegio di liberare un’anima dal Purgatorio, per intercessione della Madonna,  dopo 5 messe celebrate su quell’altare.

Dipinto sull'ingresso laterale della Cappellina che accoglie la Colonna della flagellazione, riportato poi nell'immaginetta sottostante

Ma la reliquia più venerata ed interessante è la colonna della fustigazione di Gesù, conservata sotto un reliquiario di bronzo dorato. La colonna, alta solo 63 cm. e piuttosto stretta (20 cm nel punto di massima ampiezza) venne riportata da Gerusalemme nel 1223  dal Cardinal G. Colonna.
Riguardo alla flagellazione, citata dagli Evangelisti Giovanni, Matteo e Marco) si conoscono due diverse versioni e due diverse colonne: una sarebbe stata presente nella casa del sacerdote Caifa dove sarebbe avvenuta una prima flagellazione (probabilmente distrutta) mentre la seconda colonna era quella del Pretorio, che comunemente si ricorda, dove i soldati romani su ordine di Pilato effettuarono una seconda, pubblica flagellazione.
Studi comparativi tra la colonna e la Sindone hanno riscontrato una compatibilità temporale.
Un’altra sezione della colonna è presente nel Santo Sepolcro, un’altra a Gerusalemme ed un’altra ancora ad Istanbul.

 

Preghiera a Gesù fustigato

Mio Divin Salvatore, come siete mai divenuto, dopochè per amor delle anime lasciaste che Vi legassero alla Colonna!... Quanta confusione, quale strazio cagionatoVi dai miei peccati1
Oh tristi voluttà che a Voi costarono tante pene! Ma ora detesto le mie colpe che furono la cagione e dinanzi a questa colonna che fu tinta del Vostro sangue prezioso, Ve ne domando di tutto cuore perdono!

Un Pater, Ave e Gloria

 



Interessanti, anche le varie cappelle che si aprono sui lati della Basilica, tra cui la Cappella Cesi, dedicata in anni a noi vicini a San Pio X, il cui altare è coronato da una teoria di Angeli in mosaico di vetro, mentre sulla destra si apre la bella cappella dedicata a san Giovanni Gualberto, fondatore dei Vallombrosiani, completamente rifatta nel 1933, con bei mosaici che raffigurano:
- in alto la Trinità, sotto la Madonna, Angeli, Santi e Sante in preghiera, sopra l'altare il Santo fondatore con a lato due Angeli

La vita di Santa Prassede, tra realtà e leggenda è comunque intrecciata a quella del padre San Pudente, senatore, che sembra esser stato il primo romano convertito da san Paolo e che aveva trasformato la sua casa in una chiesa domestica e a quella della Pudenziana, come era in uso nelle case dei patrizi convertitisi al Cristianesimo e di cui la zona dell’Esquilino è ricca.

Le due sorelle, molto devote, raccoglievano le ossa ed il sangue dei cristiani che avevano subito  il martirio per la fede durante la persecuzione di Antonino Pio, che poi conservavano in un campo di loro proprietà, per custodirle e venerarle.

Sembra che Pudenziana sia morta martirizzata, forse proprio a causa di questa pia devozione prima della sorella che usò poi tutti i suoi averi per continuare quella sua missione e per costruire due chiese.
In occasione di una ulteriore persecuzione sembra che anche Prassede, nel tentativo di nascondere e salvare molti suoi correligionari, sia stata perseguitata e martirizzata.
A loro ricordo venne dunque eretta la primitiva chiesa, dedicata poi alla sola Santa Prassede, mentre a Pudenziana ne venne intolata un’altra, sempre in Roma.

 

Preghiera a Santa Prassede

O gloriosissima Vergine s. Prassede,
Voi che foste discepola del Principe degli Apostoli, capitato nella vostra casa,
che fin dai più teneri anni vedeste cadere intrepidi sotto la spada del carnefici
 i seguaci più illustri della fede di Gesù Cristo,
che ne raccoglieste le preziose reliquie ed il sangue scaturito dalle loro vene,
per arricchirne la stessa Vostra casa convertita in sacro tempio,
venite, Vi prego, in aiuto della santa Chiesa,
a cui oggi si muove una guerra non meno empia e furibonda,
ed ispirate a noi quei sentimenti di fede e di carità che ardevano nel Vostro cuore.
Volgete uno sguardo benigno alla Vostra Roma
e conservatele pura quella Fede che ne è stata sempre il più bel vanto.
Affrettate alla Chiesa ed al suo Pontefice
quel trionfo che è il sospiro di tanti cuori.
Così sia

 

 

BASILICA DI SANTA MARIA IN TRASTEVERE

MADONNA CON BAMBINO

Mosaico Absidale del sec XIII di P. Cavallini

Preghiera

Sotto la Tua protezione troviamo rifugio,
o Santa Madre di Dio.

Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova
E liberaci da ogni pericolo,
Santa Vergine gloriosa e benedetta

Una leggenda vuole che la chiesa sia stata costruita da San Callisto sul luogo di un’eruzione probabilmente di petrolio, interpretata come annuncio della venuta del Messia.

Essa venne invece eretta  da Papa Giulio I verso il 340 su un antico Titulus (denominato dapprima Titulus Callisti poiché si trovava nel luogo in cui era avvenuto il martirio di questo Santo eppoi dal nome del Pontefice Titulus Iulii)  essa era  una chiesa domestica, sembrerebbe, ma non può esser provato,  costruita al tempo di Costantino.

Successivamente vari Papi (tra cui Giovanni VII Gregorio II e III e Papa Adriano I)  la ristrutturarono ampliandola ed abbellandola di pitture ed aggiungendo due navate divise da due ordini di colonne prelevate da monumenti d’epoca romana. Nell’VIII secolo la chiesa era intitolata alla Santa  Madre di Dio, mentre successivamente prese il nome di Santa Maria in Trastevere.  Gregorio IV fece costruire un monastero, mentre Papa Leone IV fece delle ristrutturazioni e Benedetto III fece apportare nuove modifiche e lavori di mantenimento.
Agli inizi del 1100  Papa Innocenzo II  la fece quasi ricostruire del tutto, realizzando  il bellissimo mosaico absidale ed altri importanti cambiamenti conclusi poi durante il pontificato di Papa  Innocenzo III.

Incisione di G. B. Falda

Altre opere vennero effettuate da Papa s. Pio V e da Clemente XI che fece restaurare gli splendidi mosaici dell’abside  con i Profeti,  i Simboli degli Evangelisti, l’Incoronazione della Madonna e con le storie della Vergine realizzate da P. Cavallini alla fine del 1200.
Venne restaurata la facciata con un bel mosaico della Madonna  e venne aggiunto il portico disegnato da Carlo  Fontana.
Il soffitto fu realizzato su disegno del Domenichino che progettò anche la Cappella del Coro.
Ancora Pio IX intervenne con abbellimenti, affidando importanti lavori al Vespignani, che realizzò anche il ciborio posto su quattro colonne.
Nei lavori di scavo effettuati vennero ritrovati importanti reperti storici appartenuti alle precedenti basiliche.

Ai lati si aprono poi alcune cappelle che sono davvero due gioielli:

 - a sinistra la Cappella Altemps realizzata verso la fine del 1500 in cui è esposta la Madonna della Clemenza o Theotokòs, icona del VI secolo

-  e la splendida Cappella Avila, ricca di decorazioni, tombe, decori,  realizzata da Antonio Ghepardi con un gioco di suggestioni prospettiche e di luci.

Nella chiesa è sepolto Papa Innocenzo II la cui tomba venne realizzata da Vespignani.

La Madonna del Carmine viene portata annualmente in processione  e tutto il rione ed anche la gente dei quartieri limitrofi si riunisce intorno alla statua per ossequiarla, per trasportarla.  Un centinaio e più di anni fa i fedeli si contendevano accanitamente l’onore di portarla per le vie del rione,  per portare la croce, insomma per partecipare fattivamente, rendendo omaggio alla Vergine.
San Crisogono è stata la prima chiesa ad essere consacrata al culto cristiano

Una tradizione narra che nel portico della chiesa venivano abbandonate le armi di chi, dapprima dedito ai duelli e alla vita d’arme aveva deciso di cambiare completamente vita.

Nella chiesa sono conservate, varie, importanti reliquie tra cui un braccio dell’Apostolo San Giacomo.
Vi sono inoltre venerati i resti dei Papi  Callisto I,  Cornelio e Giulio I, di Apollonia, Calepodio, Quirino, Vescovo di Siscia, di Fiorentino, Corona, Ermogene, Eutropia, Felicissima, Fortunula, Iperemia, Pastore, Vittore, Frontone, Costanza, Fermo e Ospita.

 

 

MARIA SS.MA DELLE GRAZIE
CHE SI VENERAVA IN VIA DI PORTA ANGELICA, ORA NEL SANTUARIO AL QUARTIERE TRIONFALE


Preghiera

O Celeste Tesoriera di tutte le grazie, Madre di Dio e Madre mia Maria, poiché sei la Figlia Primogenita dell'Eterno Padre e tieni in mano la Sua onnipotenza, muoviti a pietà dell'anima mia e concedimi la grazia di cui fervidamente Ti supplisco. Ave Maria

O Misericordiosa Dispensatrice delle grazie divine, Maria Santissima, Tu che sei la Madre dell'Eterno Verbo Incarnato, il quale Ti ha coronato della Sua immensa Sapienza, considera la grandezza del mio dolore e concedimi la grazia di cui ho tanto bisogno. Ave Maria

O Amorosissima Dispensatrice delle grazie divine, Immacolata Sposa dell'Eterno Spirito Santo, Maria Santissima, Tu che da Lui hai ricevuto un cuore che si muove a pietà delle umane sventure e non può resistere senza consolare chi soffre muoviti a pietà dell'anima mia e concedimi la grazia che io aspetto con piena fiducia della Tua immensa bontà. Ave Maria

Sì sì, o Madre mia, Tesoriera di tutte le grazie. Rifugio dei poveri peccatori, Consolatrice degli afflitti, Speranza di chi dispera e Aiuto potentissimo dei cristiani, io ripongo in Te ogni mia fiducia e sono sicuro che mi otterrai da Gesù la grazia che tanto desidero, qualora sia per il bene dell'anima mia. Salve Regina

L’immagine della Madonna qui venerata sotto il titolo di Maria Santissima delle Grazie, incoronata per la seconda volta dal Cap. Vat. il 22 giugno 1924, era stata donata ad Albenzio Rossi,  l’eremita fondatore della Chiesa a Lei dedicata, a Via di Porta Angelica, durante il suo viaggio in Terra Santa per visitare il Santo Sepolcro.

Nel 1588, al ritorno, fermatosi  a Roma, egli diede inizio alla costruzione  del Santuario e ad un piccolo convento dove si raccolsero degli eremiti e dove i pellegrini di passaggio potevano  sostare  durante la visita alla città.  Gli eremiti, chiamati “scalzetti” o “Padri della Penitenza”, che badavano alla chiesa,  non avevano obbligo di voto e potevano lasciare l’eremitaggio qualora avessero così deciso di recedere dalla loro prima intenzione o potevano esserne scacciati per cattiva condotta.

La chiesa venne ristrutturata nel 1618 ma le adesioni degli “scalzetti” erano poche; così, durante il Papato di Pio VII, agli inizi del 1800, venne decisa la soppressione di questa istituzione.
Durante il fascismo, volendo Mussolini rinnovare la città, nel 1941 diede incarico all’Architetto Marcello Piacentini di realizzare Via della Conciliazione, demolendo gli edifici che si accalcavano davanti alla basilica di San Pietro.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie e l’annesso convento vennero dunque distrutti ed un edificio moderno venne a sostituire la chiesa.
Sul muro d’angolo, però venne realizzata a mosaico una copia dell’immagine della Madonna venerate nell’antica chiesetta.



L’immagine della Madonna venne trasferita in una nuova chiesa che portava lo stesso nome, ubicata nella zona Trionfale, in cui tuttora viene venerata e dove si trova una targa con incisa una frase del  venerabile Albenzio Rossi che diceva spesso “Facemo bene, adesso ch’avemo tempo!”.

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO DE PINEA, DETTA "DEL CACCO"

MARIA SANTISSIMA CONSOLATRIX AFLICTORUM

Preghiera 

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ti presentiamo tutti gli afflitti.
Non solo le malattie del corpo, ma tante altre cause ci fanno soffrire.
O Madre, trafitta nell'anima dalla spada del dolore, sai che sono tanti i mali che affliggono i nostri cuori: tristi ricordi del passato, preoccupazioni per il presente, paura per il futuro, angosce, traumi, dubbi, insicurezze, depressioni, tristezze, mancanza di amore e di stima, solitudine, offese, persecuzioni.
Consolatrice degli afflitti, guarisci le ferite del nostro cuore. Sorgente della nostra letizia, donaci la salute interiore: la pace, la serenità, la tranquillità in tutte le circostanze della vita. Dà coraggio a chi è sotto la croce.
Dà luce a chi è nel buio. Dà conforto a chi è in pena. Fa' sentire la tua presenza a chi è solo. Ridà la speranza a chi l'ha persa.
Per questo, o Madre di Dio e Madre nostra, prega per noi il tuo Gesù.

Anch'essa fa parte delle Madonne che mossero prodigiosamente gli occhi nel periodo dell'invasione napoleonica, a Roma e in tutta Italia. Il prodigio avvenne il 9 luglio 1796.
La chiesa dedicata a S. Stefano Protomartire, venne poi detta S. Stefano “de pinea”  (pigna) per la scultura di una pigna che si trova sul campanile e poi chiamata “del Cacco”, nome che deriva da una statua del dio Thot, egiziano, con la testa di cane, ritrovata   nella zona adiacente su cui sorgeva il grande tempio dedicato agli dei Iside e Serapide, nella zona  i cui resti si trovano sotto l’attuale chiesa di S. Stefano e di Santa Maria sopra Minerva. Il nomignolo deriva dal fatto che la testa di cane del dio venne identificata dal popolo come “scimmia” o “macaco”, da cui poi  “cacco”.
La chiesa venne fatta costruire da Papa Pasquale I nel IX secolo secondo i canoni dello stile romanico ma successivamente, nel XVII venne ristrutturata secondo gli schemi del gusto barocco e ancora più tardi di nuovo restaurata.
La sua gestione vennne affidata ai Benedettini Silvestrini nel corso del XVI secolo che tuttora la gestiscono e nell’attigua costruzione hanno la Curia generalizia. 
L’interno è a tre navate con colonne, ricco di quadri, di affreschi e nei sotterranei vengono conservate numerose pietre tombali

In questa chiesa è particolarmente venerato il santo Volto di Gesù -  esposto nella Cappella ad esso dedicata in S.  Stefano - da molti ritenuto miracoloso ed ogni primo martedì del mese si svolge una celebrazione ad esso dedicata. Tale venerazione deriva dalle rivelazioni fatte alla Serva di Dio Madre Pierina De Micheli tra il 1939 e il 1945, tramite visioni diei Santi Benedetto e  Silvestro Abate. In questa chiesa essa ebbe numerosi colloqui con il suo Padre spirituale Servo dei Dio don Ildebrando Gregori che non aveva mai avuto particolare devozione al Santo Volto. Ma che, successivamente ai colloqui con madre Pierina, accertata la veridicità delle sue visioni e rivelazioni sul Santo Volto, divenne un fervente promotore di questa devozione. di Gesù è particolarmente venerato in Roma nella chiesa di S. Stefano Protomartire, dove, nella cappella a lui dedicata, è esposta la sacra immagine del S. Voltoa molti ritenuta miracolosa

Preghiera

Volto Santo del mio dolce Gesù, espressione viva ed eterna dell'amore e del martirio divino, sofferto per l'umana Redenzione, Ti adoro e Ti amo. Ti consacro oggi e sempre tutto il mio essere. Ti offro per le mani purissime della Regina Immacolata le preghiere, le azioni e le sofferenze di questo giorno, per espiare e riparare i peccati delle povere creature. Fà di me una Tua vera apostola.Che il Tuo sguardo soave mi sia sempre presente, e si illumini di misericordia nell'ora della mia morte. Amen.

 

 

CHIESA DI SAN SILVESTRO IN CAPITE

MADONNA ADDOLORATA



Preghiera alla Madonna della Pietà

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi tuoi figli ricorriamo a Te.

Le nostre necessità sono grandi come le nostre miserie, ma più grande è il tuo amore per noi.
Accogli l'umile e fiduciosa supplica che ti rivolgiamo: prega per noi Gesù che tieni nelle tue braccia, affinchè ci conceda le grazie di cui abbiamo bisogno.

Noi ci impegnamo ad amarti e a servirti come figli e di fare sempre la volontà del tuo Gesù

Madonna della Pietà, prega per noi.

 

Ricca di marmi, di quadri dedicati a vari santi (sant’Antonio, San Francesco, ecc.), di affreschi (Immacolata Concezione, la visione di Papa Marcello della sacra Famiglia e del Transito di S. Giuseppe) e di reliquie di martiri i cui nomi sono incisi in due lapidi ancora esistenti,  la chiesa venne costruita nell’VIII secolo dai Papi Stefano II e Paolo I sulle rovine di un tempio romano dedicato ad dio Apollo.

Dal XII secolo la reliquia della testa di San Giovanni Battista venne qui custodita ed il monastero concesso ai Benedettini, mentre pochi anni dopo fu innalzato il campanile romanico. Attorno alla fine del XVI secolo vennero effettuati dei restauri ad opera di Francesco da  Volterra e Carlo Maderno, mentre agli inizi del XVIII secolo venne restaurata la facciata di stile barocco.
All’interno tra le altre reliquie vi sono conservate quelle di Papa Silvestro I.

Particolare de dipinto sul soffitto di anonimo dedicato all' Assunzione della Madonna con Bambino con S. Giovanni Battista e San Silvestro Papa

Madonna della Speranza

Davanti all'altare due statue di Angeli realizzate dal Bernini

Vetrata che si trova accanto alla Statua della Madonna Addolorata con Gesù morto

Puttini sull'altare maggiore

Coro e organo


Base del pulpito

Pulpito

Gloria di Santa Chiara

Davanti alla chiesa un atrio su cui campeggiano lapidi e frammenti di sculture cristiane dei primi secoli. Vicino alla chiesa venne costruito un convento di suore, dedicato alla memoria dei Papi Silvestro I e Stefano I, di cui all’interno della chiesa si conservano le reliquie, assieme a quelle di Papa Dionisio e di san Tarcisio. Le suore vi restarono fino all’invasione napoleonica e nel 1876 il convento venne requisito ed entrò a far parte dei beni comunali.
Dedicata dapprima ai ss. Silvestro, Stefano e Dioniso, la chiesa si chiamò  “inter duos hortos” a causa della sua ubicazione tra due orti, poi venne detta “in Capite”.
Tale definizione potrebbe derivare – questa è una prima ipotesi non troppo fondata -  da  “capite domorum “inizio delle Case” per indicare che da quel punto cominciavano le abitazioni.

“Salomè con la testa di San Giovanni nel catino” conservato a Londra nella National  Gallery

La tesi invece più accreditata è che il nome le derivi dal fatto che al suo interno, nella cappella dell’Addolorata sin  dagli inizi del 1100 si conserva nella chiesa la testa mummificata di San Giovanni Battista, posta in un reliquiario del XIV secolo, inserito poi in uno successivo realizzato alla fine del 1800. 
Il ritrovamento di questa importante reliquia ed il suo trasporto in San Silvestro in Capite risale al 29 agosto di un anno imprecisato.  Fino agli inizi del 1400 la reliquia veniva portata annualmente in processione e per il resto del tempo era guardata a vista da soldati ben armati.
Trasferita per una quarantina d’anni in Vaticano essa venne riportata in San Silvestro nel 1904.

Pare che il Caravaggio per il suo quadro "Salomè con la testa del Battista”, conservato a Madrid nel Palazzo Reale e per  “Salomè con la testa di San Giovanni nel catino” esposto a Londra nella National  Gallery, per riprodurre le fattezze del Santo, si sia proprio ispirato alla reliquia esistente a Roma.

Un’altra fonte vorrebbe che la testa del Battista sia conservata nella Cattedrale di Amiens ma sembra incontrovertibile che quella di Roma sia quella autentica.
Al teschio manca la mandibola che è invece a Viterbo, custodita nella Cattedrale.
Numerose altre reliquie sono sparse in tutt’Italia.

Affidata  ai Basiliani fino al 1100  venne poi destinata ai benedettini e infine, Papa Leone XIII nel 1900 la destinò ai Monaci Benedettini inglesi. Oggi è custodita dai Pallottini Irlandesi  e la messa vi viene sempre officiata in inglese; è molto frequentata da una comunità filippina.

Salomè con la testa del Battista”, conservato a Madrid nel Palazzo Reale

 

Continua

 

- Chiese e Madonne di Roma - Breve itinerario storiografico ed iconografico tra Chiese e Madonne romane,  con qualche digressione su immagini devozionali, preghiere e la vita di alcuni Santi

 

- I Parte

- III Parte

- IV Parte

- V Parte

- VI Parte


 

- per altre notizie sulla Chiesa Santa Maria sopra Minerva de' Predicatori, troverete altre dettagliate informazioni e foto nell'articolo sulla Mostra di immaginette Sacre "Nativitas Christi" Dicembre 2013-Gennaio 2014

- per notizie sulla chiesa dei SS. Silvestro e Martino ai Monti in Roma, vedere - sempre in Religiosità - l'articolo: - Due santi e una chiesa

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