Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

 

 

 

ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTORI IMMAGINETTE SACRE

 

 

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

 

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare.

Per il 30° anniversario della fondazione dell'A.I.C.I.S. (1983-2013), il Consiglio Direttivo, riunitosi in ottobre u.s., per nuovi tesserati, mai prima iscritti, ha riconfermato la campagna promozionale 2012.

Il Consiglio, infatti, ha stabilito che anche per l’anno 2013 quanti non sono stati mai iscritti all’AICIS e desiderano associarsi oltre la quota di iscrizione (euro 3,00), pagheranno nel 2013 la quota promozionale di euro 22,00, anziché 35,00. L'importo dovrà essere versato sul conto corrente postale nr. 39389069 intestato all' A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre)

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

 

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.


Per Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel. 328-6911.049
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

 

 

 

SANTINI E SANTITA'

NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N. 1- 2920
Gennaio - Marzo 2020

1870-2020: 150° Anniversario della proclamazione
San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale

Incisione di Santamaria – Milano. Fine sec. XIX. Collezione S. Colafranceschi
[cfr. Articolo a Pag. 5]

 

 

 

1 - Santa Bernadette. Retro: Preghiera. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.

 

2 - Santuario Maria SS.ma Annunziata – Picciano (Matera). Retro: Preghiera. Santino offerto da Fra Michele Maria GIULIANO.

 

3 - San Francesco di Sales. Retro: Preghiera. Santino offerto da Pierluigi BENASSI.

 

4 - Madonna di Lourdes e S. Bernadette (copia di santino sloveno). Retro: frase di Madre Teresa. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.

 

5 - San Giovanni Antonio Farina. Retro: Preghiera. Santino offerto da padre Michele M. GIULIANO, ofm.

 

6 - Beata Vergine di San Luca. Retro: Preghiera. Santino offerto da Pierluigi BENASSI.

 

7- San Giuseppe Dormiente (Isonzo 448 – EGIM Milano). Retro: Preghiera. Santino offerto da Renzo MANFE’.

 

8 - Servo di Dio Antonio Bello (19351993). Retro: Preghiera di Mons.Luigi Martella per la canonizzazione di Don Tonino Bello. Santino offerto da Ippazio MASTRIA.

 

9 - Santo Natale. Retro: Preghiera a Gesù Bambino del Card.Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano. Santino offerto da Ezio BERNARDINI.

 

10 - Beato Ippolito Galantini (1565-1619). Retro: Note biografiche. Preghiera. Santino offerto da Lucio BIGI.

 

11 - N.S. di Lourdes Scultura in legno di tiglio [Ortisei 2012] dono dei fedeli della Diocesi di Alessandria all’OFTAL. Retro: Preghiera. Santino offerto da Roberto DE SANTIS.

 

12 - Santino del Santo Natale 2019 di Papa Francesco. Retro: “Viderunt oculi mei salutare tuum” (Lc 2, 30). Santino offerto da Ezio BERNARDINI.

 

 

VITA ASSOCIATIVA

 

 

AUGURI DI BUON ANNO 2020! Il Presidente Giancarlo Gualtieri (nella foto: 1° a sinistra con Antonino Cottone, padre Davide Carbonaro, Renzo Manfè e in seconda fila, da sinistra, Luigi Zanot, Gianni Zucco e Santo Nigrelli) e il Consiglio Direttivo AICIS augurano sia agli associati che ai loro familiari un Buon 2020 apportatore di soddisfazioni, nonostante le note grandi difficoltà della situazione presente sia nazionale che internazionale.

 

 



AICIS – PROGRAMMA RIUNIONI NELLA SEDE DI CAMPITELLI PER IL 2020

 

Il Consiglio Direttivo nella riunione del 10 settembre 2019 ha stabilito le date degli incontri mensili AICIS presso la Parrocchia di Piazza Campitelli 9 - Roma. Gli incontri pur previsti il primo martedì del mese, per il 2020 hanno le seguenti date: 14 Gennaio, (2° martedì); 4 Febbraio; 3 Marzo; 7 Aprile (Martedì Santo); 5 Maggio; 9 Giugno (2° martedì); 7 Luglio; Agosto = vacanza; 8 Settembre (2° martedì); 6 Ottobre; 3 Novembre e 1° Dicembre.


AICIS – QUOTA SOCIALE PER L’ANNO 2020: euro 38,50

 

Il Consiglio Direttivo conferma che la quota sociale di questi ultimi anni, euro 38,50, rimarrà anche per il 2020. Il modulo di c/c postale per il versamento è stato allegato con il nr.4/2019 della Rivista “Santini e Santità”. Confidiamo nel rinnovo della quota da parte di tutti gli associati. Abbiamo già una decina di nuovi richiedenti l’iscrizione alla nostra Associazione.

TESSERA SOCIALE 2020

 

Presentiamo la Tessera sociale per il 2020: essa commemora sul lato A il primo Centenario della Proclamazione della Madonna di Loreto a Patrona degli Aeronauti (1920 – 24 marzo – 2020) e sul lato B il primo centenario della canonizzazione di San Gabriele dell’Addolorata. Si invia con il nr.1 tale tessera a tutti i soci dei quali è giunta in Segreteria la conferma dell’Ente Bancoposta circa il pagamento della quota sociale per il 2020.

APPROVATO IL RENDICONTO DELL’ESERCIZIO 2018

 

Il Rendiconto dell’Esercizio 2018 è stato pubblicato sulla Rivista nr.3 del 2019 ed a tutti i soci aventi diritto è stato inviato l’apposita scheda per la votazione. Sono pervenute in Segreteria 76 schede. Tutte e 76 hanno approvato il Rendiconto dell’Esercizio 2018. Qualche socio ha aggiunto un’osservazione o un suggerimento che il Consiglio Direttivo ha preso in considerazione. Pertanto il Rendiconto dell’Esercizio 2018 si ritiene approvato dai soci. Un sentito ringraziamento a quanti hanno partecipato alla votazione.

APPROVATA IN CONSIGLIO DIRETTIVO LA PROPOSTA: “PER IL 2020 UN NEOFITA PER OGNI TESSERATO”

 

Lo scorso 3 dicembre 2019 il Consiglio Direttivo ha approvato la proposta del Consigliere Renzo Manfè “Per il 2020 un neòfita per ogni tesserato” . In cosa consiste? Ogni socio Aicis, tesserato nel 2020, può presentare in Segreteria Aicis (anche contattando telefonicamente il Vice Presidente R.Manfè – 328-6911.049) un amatore di immaginette sacre, previo il di lui consenso, comunicando generalità e telefono. L’Aicis richiederà al neòfita la sola iscrizione (3.00 euro) e l’invio dei moduli debitamente compilati della “privacy”. Siamo un’associazione e non possiamo prescindere da questo.

L’Aicis per tutto il 2020 invierà al neòfita quanto previsto per il tesserato presentatore. Dal 2021 il neofita sarà tenuto a pagare la quota sociale annuale. Ecco le condizioni: 1]-Deve trattarsi di un amatore di santini mai iscritto all’Aicis; 2]-Il nome deve essere presentato e confermato dal Consiglio Direttivo, come previsto dall’articolo 1 del Regolamento, approvato dall’Assemblea AICIS nel maggio 2005. 3]-Il neòfita dovrà far pervenire in Segreteria debitamente firmati e compilati i moduli che la Segreteria stessa gli invierà insieme a tre euro in francobolli per l’iscrizione. Invitiamo tutti gli associati ad aderire a questa proposta. Grazie.

 

 

LUNGO I SENTIERI DEL FONDATORE DELL’A.I.C.I.S. di Attilio GARDINI

 

In questa nuova rubrica presentiamo alcuni articoli del fondatore e primo Presidente dell’Aicis: il Comm. Gennaro Angiolino (1928-2002). Questo servizio è tratto dalla Circolare informativa per i Soci Aicis n. 214 dell’ottobre 2000.

Ringraziamo il nostro socio Attilio Gardini che, consultando documenti associativi degli anni passati, ci resti tuisce la figura fresca e innovativa di G. Angiolino innamorato curatore delle immagini sacre di piccole dimensioni e ci espone anche le classiche tematiche ricche di spunti per noi filiconici.

LE IMMAGINETTE RELIGIOSE di G. Angiolino

N ei tempi antichi l’umanità era idolatra, ad eccezione del popolo ebraico, che conseguentemente era accanitamente oppositore dell’uso delle immagini sacre. Il mondo islamico seguì in pieno la tradizione ebraica più osservante, proibendo, non solo qualsiasi raffigurazione della divinità, ma perfino di persone umane. Sinagoghe e moschee erano dunque prive di raffigurazioni antropomorfe di ogni tipo, ed altrettanto dicasi per i libri usati per il culto

 

Con l’avvento del Cristianesimo, proprio per attestare di aver visto il Cristo, la Madonna e gli Apostoli, i primi cristiani ne raffigurarono le effigi: “Se li abbiamo visti, perché non rappresentarne le sembianze?”. Ciò fu ritenuto non solo lecito, ma anche utile per richiamare visibilmente l’episodica del Nuovo Testamento, e come stimolo alla meditazione e alla preghiera.

 

Dura fu la reazione dell’ambiente tradizionalista, sobillato da quello ebraico, specie in Oriente, e per diversi secoli le lotte iconoclaste produssero milioni di martiri. Dopo le pitture delle Catacombe, troviamo le prime chiese cristiane affrescate e poi arricchite di mosaici, di sculture, di pitture. I Benedettini introdussero nelle funzioni liturgiche l’uso di “rotuli” dove al testo si alternavano figure riprodotte in senso contrario, in modo di poter essere viste dai fedeli, durante la funzione, mentre il diacono o il sacerdote leggeva le Sacre Scritture. I messali furono miniati, arricchiti di figure e di rappresentazioni bibliche.

 

Dopo che la Chiesa si era pronunciata favorevolmente all’uso delle immagini nel culto, in varie occasioni, arriviamo al Concilio di Trento (1545 - 1563), che confermò tale liceità. La quasi contemporanea invenzione della stampa fece fiorire la produzione di immagini a soggetto religioso, che per avidità di guadagno di privati stampatori si ridussero sempre più nelle dimensioni, per consentire, con un solo passaggio di stampa, di ottenere un maggior numero di copie, e quindi più lucro.

 

Dalle immagini si arrivò così alle immaginette, e quando ci si accorse che erano utili come segnalibro per messalini e messali, e funzionali per aggiungere ad essi altre preghiere dedicate a santi particolari e di culto locale, queste si stabilizzarono in un piccolo formato, che è giunto fino ai nostri tempi. Sulle immaginette troviamo un susseguirsi di tutte le tecniche usate dalla stampa: dalle pergamene poi dipinte a mano, alle riproduzioni mediante incisioni su pietra, e poi su lastre di rame, alla serigrafia, alla calcografia, sino ai più recenti sistemi del rotocalco e dell’offset. Circa le figurazioni, esse ci hanno tramandato l’iconografia cristiana in modo incisivo e fedele.

 

Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, sosteneva che le immaginette erano la “Bibbia del povero” consentendo, con le loro figure, di far “leggere” la Bibbia, a chi leggere non sapeva, ed era la massa della popolazione di quei tempi. Si sforzava però di convincere i disegnatori di immaginette a dare alle loro produzioni significati pedagogici ed educativi: ma essi preferirono proseguire sulla via di ciò che più piaceva ed incuriosiva il popolino, ricavandone così maggior vendita e, quindi, maggior guadagno. La produzione di immaginette, infatti, fino alla fine del secolo scorso, rimase in mano a privati stampatori, e solo da poco più di un secolo troviamo editori nell’ambiente ecclesiastico e degli Ordini religiosi.

 

Le immaginette ci hanno perciò tramandato il folclore del culto popolare, il più genuino e spontaneo, anche non consono ai canoni della Chiesa, portando a volte anche i segni delle eresie e di inesattezze. Sono perciò oggi oggetto di ricerca e di studio, da parte di molti cultori. Ma nella metà del secolo scorso, specie a cura di editori francesi, esplose il boom dell’immaginetta religiosa, con raffigurazioni impreziosite da artifici grafici, merlettature ed altro, che hanno attirato l’attenzione del pubblico di allora, come quello di oggi. Ora che, eliminati i ‘messalini’, si è automaticamente contratta la produzione di immaginette, è cresciuta l’attenzione dei collezionisti per questo settore, che - se non va sparendo - ha, comunque, assai limitato il proprio sviluppo produttivo.

Mediante le immaginette, che abbracciano ogni settore della Fede Cristiana, si può documentare qualsiasi aspetto della pietà popolare attraverso i secoli.

 

 

S.GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE

 

LA RICORRENZA DEL PATROCINIO DI SAN GIUSEPPE SULLA CHIESA UNIVERSALE
di Stefania Colafranceschi

 

LA RICORRENZA DEL PATROCINIO DI SAN GIUSEPPE SULLA CHIESA UNIVERSALE di Stefania Colafranceschi

 

 

Le Congregazioni che si ispirano a San Giuseppe, avevano espresso da tempo il proposito di commemorare i 150 anni dalla proclamazione del santo quale patrono della Chiesa universale, che Pio IX stabilì l’8 dicembre del 1870 col decreto “Quemadmodum Deus”.

 

E’ in programma un convegno, che si terrà a Roma a dicembre p.v., nella basilica di San Giuseppe al Trionfale in Roma. Insieme ai documenti pontifici, la pubblicistica, l’arte e le stampe devozionali diffusero nuove iconografie di San Giuseppe, rappresentato in prossimità della basilica petrina e del pontefice, o abbinato alle figure allegoriche della Chiesa universale, come si vede negli esempi qui riportati, coevi e posteriori. Viene così documentata l’affermazione di un patrocinio che esalta la figura di San Giuseppe per la tutela spirituale, e quale modello di vita evangelica.

 

La sua valenza di “custos”, che trae origine da una tradizione dalle profonde radici, aveva già trovato espressione negli aspetti di vita familiare, del lavoro e dell’educazione del Figlio: in questa circostanza San Giuseppe assume tratti di compartecipazione all’opera della Grazia, operata da Gesù sostenuto tra le sue braccia, intento a corrispondere le preghiere e le domande del Popolo di Dio.

 

L’iconografia si fece interprete di queste molteplici istanze, riflettendo al contempo le caratterizzazioni a lui riconosciute nelle Litanie, tramandate nelle pubblicazioni di carattere edificante e per la catechesi. A questa tematica è in progetto in Roma presso la chiesa di San Giuseppe al Trionfale verrà dedicata una mostra a cura anche dell’Aicis, inserita nel quadro dell’iniziativa.

 

Decreto di Pio IX proclamante San Giuseppe Patrono della Chiesa Universale

 

 

All’Urbe e all’Orbe. Nella stessa maniera che Dio aveva costituito quel Giuseppe, procreato dal patriarca Giacobbe, soprintendente a tutta la terra d’Egitto, per serbare i frumenti al popolo, così, imminendo la pienezza dei tempi, essendo per mandare sulla terra il suo Figlio Unigenito Salvatore del mondo, scelse un altro Giuseppe, di cui quello era figura, e lo fece Signore e Principe della casa e possessione sua e lo elesse Custode dei precipui suoi tesori.

 

Di fatto, egli ebbe in sua sposa l’Immacolata Vergine Maria, dalla quale nacque di Spirito Santo il Signor Nostro Gesù Cristo che presso gli uomini degnossi di essere riputato figlio di Giuseppe, e gli fu soggetto.

E Quegli, che tanti re e profeti bramarono vedere, Giuseppe non solo Lo vide, ma con Lui ha dimorato e con paterno affetto L’ha abbracciato e baciato; e per di più ha nutrito accuratissimamente Colui che il popolo fedele avrebbe mangiato come pane disceso dal cielo, per conseguire la vita eterna.

Per questa sublime dignità, che Dio conferì a questo fedelissimo suo Servo, la Chiesa ebbe sempre in sommo onore e lodi il Beatissimo Giuseppe, dopo la Vergine Madre di Dio, sua sposa, e il suo intervento implorò nei momenti difficili.

 

 

Ora, poiché in questi tempi tristissimi la stessa Chiesa, da ogni parte attaccata da nemici, è talmente oppressa dai più gravi mali, che uomini empi pensarono avere finalmente le porte dell’inferno prevalso contro di lei, perciò i Venerabili Eccellentissimi Vescovi dell’universo Orbe Cattolico inoltrarono al Sommo Pontefice le loro suppliche e quelle dei fedeli alla loro cura commessi chiedendo che si degnasse di costituire San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica.

 

Avendo poi nel Sacro Ecumenico Concilio Vaticano più insistentemente rinnovato le loro domande e i loro voti, il Santissimo Signor Nostro Pio Papa IX, costernato per la recentissima e luttuosa condizione di cose, per affidare Sè e i fedeli tutti al potentissimo patrocinio del Santo Patriarca Giuseppe, volle soddisfare i voti degli Eccellentissimi Vescovi e solennemente lo dichiarò Patrono della Chiesa Cattolica, ingiungendo che la sua festa, cadente nel 19 di marzo, per l’avanti fosse celebrata con rito doppio di prima classe, senza ottava pero, a motivo della Quaresima.

 

Egli stesso inoltre ha disposto che tale dichiarazione, a mezzo del presente Decreto della Sacra Congregazione dei Riti, fosse resa di pubblica ragione in questo giorno sacro all’Immacolata Vergine Madre di Dio e Sposa del castissimo Giuseppe. Nonostante qualsivoglia cosa in contrario.

Il dì 8 dicembre 1870. Card. Patrizi. Prefetto della S. C. dei RR. Vescovo di Ostia e Velletri. Domenico Bartolini. Segretario della S. C. dei RR

 

 

RELIQUIE VIVENTI: S. GIOSAFAT

LA PALMA SEMPRE VERDE DI SAN GIOSAFAT KUNCEVYC IN SAN PIETRO IN VATICANO

di Reginaldo LUCIOLI

 


Visitando la Basilica di San Pietro in Vaticano può capitare di soffermarsi davanti all’urna di San Giosafat, arcivescovo e martire della Chiesa rutena e notare, sul lato sinistro del Santo, oltre al pastorale, anche un ramo di palma piuttosto nascosto dal pastorale stesso. “Beh, effettivamente sia il pastorale, ma soprat tutto la palma, sono gli attributi di un martire!” direbbe qualsiasi visitatore.

 

È notorio, infatti, che nella iconografia cristiana molti sono i martiri raffigurati con il ramo di palma; quindi, nulla di più naturale che esso accompagni il riposo di S. Giosafat. Ma, guardando meglio, si osserva che le foglie sono di un verde naturale, intenso, insomma…vive! E come è mai possibile? Andiamo con ordine.

Innanzitutto: chi è questo San Giosafat? S. Giosafat, al secolo Giovanni Kuncevyc, nasce verso l’anno 1580 in Wladimira, piccola città della Volinia e vive il passaggio della regione carpatica della Rutenia dal dominio russo a quello polacco e l’unione della popolazione slava di rito bizantino con la Chiesa di Roma nel 1596. (1)

Nato da nobile famiglia di ortodossi scismatici, egli si converte alla Chiesa rutena unita entrando nel 1604 nel monastero della Ss.ma Trinità di Vilna (2) in Lituania, con il nome di Giosafat, con chiaro riferimento alla valle dove si riuniranno – come dice il profeta Gioele – tutte le anime per il Giudizio Universale. Monaco, priore, abate; infine, nel 1617, è nominato arcivescovo di Polock.
Si impegna totalmente nel suo magistero, dando priorità alla riforma dei costumi monastici della regione rutena e, in particolare, battendosi per l’unità dei Cristiani.

Il suo impegno è tale che i suoi oppositori lo chiamano “rapitore di anime” per la gran quantità di persone che riesce ad attrarre. Nutre un tale grande amore per la Chiesa e per la sua unità da offrire la sua propria vita domandando a Dio la grazia del martirio. E’ stato udito esclamare: “Signore concedimi di poter versare il sangue per l’unità e per l’obbedienza della Sede Apostolica.” (3).

La sua difesa della Chiesa Uniate gli attira l’odio degli Ortodossi. Il 12 novembre 1623, in Bielorussia, Monsignor Giosafat viene assassinato mentre, benedicendo, invoca la divina pietà per i suoi uccisori. Il suo corpo martoriato è gettato nel fiume Dvina. Dopo alterne vicende le sue spoglie sono recuperate.

 

È beatificato il 16 maggio 1643 da Papa Urbano VIII e il 29 giugno 1867 Papa Pio IX lo iscrive solennemente nell’albo dei Santi: è il primo santo orientale canonizzato da Roma. La Chiesa affida la Sua memoria liturgica al 12 novembre.

Le reliquie di San Giosafat sono trasportate a Vienna nel 1916 e poi trasferite a Roma, e il 22 novembre 1963, per volontà del Papa Paolo VI, sono collocate sotto l’altare dedicato a San Basilio Magno nella Basilica di San Pietro a poca distanza dalle Reliquie di San Pietro Apostolo.

Nelle immagini sacre, San Giosafat è raffigurato con il bastone pastorale, simbolo della sua carica ecclesiastica, o con l’ascia e con la palma, simboli del suo martirio (foto).

La palma dunque. Dicevamo che il Santo, perfettamente consapevole della delicata situazione in cui si trovava, era altrettanto lucidamente preparato a offrire la vita per i propri ideali. Sembrano profetiche le sue parole: “So che mi vogliono uccidere, ma anche i Santi Padri sono stati uccisi per la Ve rità. Piacesse al Cielo che io riportassi la bella palma del martirio” .(4)

Un presentimento? Forse. Come già osservato, non ci meraviglia scorgere delle foglie di palma nella sua urna; quello che ci meraviglia è che dopo tanti anni esse siano ancora verdi. Ed è difficile non sentire un impercettibile legame tra il verde della pianta e l’incorruttibilità del corpo del Santo.

Come ricorda più volte Nicola Contieri nel suo libro sulla vita del santo (5), nonostante il martirio subìto e lo scempio operato dalla furia bestiale degli assassini, “uno de’ segni più miracolosi, cò quali è piaciuto alla Divina Bontà di glorificare in terra il Santo Martire Giosafat, è la prodigiosa conservazione ed integrità del sacro corpo di lui…e…la mirabile integrità che conservò sempre, non altrimenti che se morto non fosse” .(6)

Perché dunque questa palma è rimasta verde? Un miracolo? Sarebbe semplice definirlo tale se per miracolo intendiamo un fatto eccezionale, che desta meraviglia. Sarebbe semplicistico farlo se al miracolo attribuiamo il significato di evento al di sopra delle leggi naturali che si considera operato da Dio direttamente, o tramite l’intercessione di una sua creatura.

 

Limitiamoci, allora, all’accezione comune della parola nel linguaggio quotidiano e attribuiamo all’aggettivo “miracoloso” il valore di “insolito, eccezionale”. Parliamo di un fenomeno apparentemente inspiegabile così come inspiegabili sono altri eventi che sembrano sottintendere una misteriosa ‘liaison’ tra santi e mondo della natura.

Infatti, nella biografia di molti santi è facile trovare un episodio, un cenno a fatti realmente accaduti, a sogni, a visioni che, in modo a volte più semplice, a volte più ricercato, mostrano come la Grazia di Dio nei confronti delle creature umane sia indissolubilmente legata alle altre molteplici forme di vita sulla terra.

Le immagini di molti santi hanno profondi legami con questo mondo naturale: fiori e piante, animali domestici e selvatici accompagnano spesso le loro raffigurazioni ritratte in statue, dipinti oppure mosaici. Basterà ricordare - solo per citarne alcuni - le rose di Santa Rita, il giglio bianco di San Luigi Gonzaga, la rosa rossa di San Diego di Alcalà, oppure il bastone fiorito di San Giuseppe.

Siamo di fronte ad accadimenti fuori dall’ordinario cui è difficile dare una spiegazione razionale, ma che hanno l’indubbio pregio di farci riflettere. Ora, non sappiamo chi abbia deposto il ramo di palma nell’urna di San Giosafat. Sarebbe bello pensare che sia stata la pietà popolare a farlo scivolare lì; comunque sia è la forza di questa palma rimasta verde che è una testimonianza che rimane nel tempo; un sussurro, un dono del Santo alla comunità che crede.

Siamo in una dimensione di spiritualità, sulla soglia di un mistero che avvolge l’intesa tra due diverse dimensioni di vita. Accostandoci a questo mistero con umiltà potremo forse ridimensionare e rivedere l’ottica sotto la quale ci approcciamo alla natura imparando a cercare e apprezzare non tanto quello che essa ci può “dare” , quanto quello che ci può “dire” . Per poter instaurare tale dialogo dovremo ovviamente accedere ad un linguaggio che, andando al di là delle parole e della comunicazione verbale, viaggi nel mare profondo di emozioni, sentimenti, affettività, spiritualità, misticismo: un mondo al quale non tutti siamo in grado di accedere e che solo colui il quale vive un cammino di fede riesce a fare proprio.

Osserviamo – una volta di più - che la vita spirituale vissuta da un santo può lasciare - attraverso una creatura del mondo vegetale - un segno vivente pregno di un significato, di una spiritualità, che arricchisce e completa il cammino mistico verso la santità. E chiunque di noi si soffermi ad osservare la palma verde di San Giosafat e ne constati la forza e la vitalità, non potrà fare a meno di sentire quanto forti e vitali siano ancora oggi l’esempio e il messaggio che il martirio del Santo ci ha lasciato a riprova del fatto che, lungi dal finire con la morte terrena, le testimonianze dei Santi e dei Martiri continuino a fiorire nella dimensione dell’eternità. [Continua]

 

Note e citazioni: 1]-Sinodo di Brest – Litovsk; 2]-Primo monastero basiliano unito. 3]-Maria Teresa Carloni, San Giosafat Kuncevyc (Roma Esse-Gi-Esse 1969), pag.127. 4]-Maria Teresa Carloni, S. Giosafat Kuncevyc (Roma Esse-GiEsse 1969), pag.177. 5]-D. Nicola Contieri, Vita di S. Giosafat ( Roma Tip. della Sacra Congregazione De Propaganda Fide , 1867). 6]-D. Nicola Contieri, Vita di S. Giosafat (Roma Tip. della S. Congregazione De Propaganda Fide, 1867), pag.385.

 

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

29.11.2019: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI Il 28 novembre 2019, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S.E. Rev.ma il Signor Card. Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti Decreti riguardanti:

 

A - UN NUOVO SANTO I -

 

Durante l’Udienza, il papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del beato Luigi Maria Palazzolo, sacerdote: LUIGI MARIA PALAZZOLO (1827-1886) Luigi Maria Palazzolo, nasce a Bergamo il 10 dicembre 1827, ultimo di otto fratelli dei quali diviene l’unico sopravvissuto. Rimasto orfano del papà a dieci anni, viene educato dalla mamma alla carità per i poveri e per gli ammalati. I direttori spirituali lo indirizzano alla vita consacrata. È ordinato sacerdote il 23 giugno 1850 dal vescovo di Bergamo. Fin da subito si impegna nell’apostolato nella parrocchia di S. Alessandro in Colonna, nell’oratorio sito in località “la Foppa” e poi nella chiesa di S. Bernardino di cui nel 1855 diviene Rettore dedicandosi soprattutto all’educazione dei ragazzi abbandonati. Con il tempo, dovendosi occupare anche delle ragazze, fonda la Congregazione delle ‘Suore delle Poverelle’ con la collaborazione di Teresa Gabrieli, donna esperta e di grande fede, che ne diviene la prima superiora. Qualche anno dopo, il 4 ottobre 1872 fonda i Fratelli della S. Famiglia per l’assistenza degli orfani, stabilendoli a Torre Boldone (BG), ma questo Istituto si estingue nel 1928. Intanto le ‘Suore delle Poverelle’ si espandono, aprendo varie case nelle province di Bergamo, Vicenza, Brescia; le Regole dell’Istituto sono approvate da Mons. Guindani, vescovo di Bergamo e nel 1912 dalla Santa Sede. Il lavoro apostolico di Padre Luigi Palazzolo è enorme, predica missioni popolari ed Esercizi Spirituali; organizza il tempo libero dei suoi fedeli, inventa canovacci di commedie ed è anche un burattinaio di prim’ordine nel manovrare la maschera di Gioppino; istituisce le scuole serali. Infine, dal suo oratorio ben quaranta giovani decidono di entrare in seminario per diventare sacerdoti. Padre Luigi Maria Palazzolo muore a Bergamo il 15.6.1886. Il 19 marzo 1963 papa Giovanni XXIII lo iscrive nell’Albo dei Beati con una solenne cerimonia in San Pietro a Roma. La sua memoria liturgica ricorre per la Chiesa il 15 giugno, mentre per la Diocesi di Bergamo e le Suore delle Poverelle è stabilita per il 22 maggio.

B-19 NUOVI BEATI I-

 

la Congregazione, inoltre, promulga il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del Ven.le Servo di Dio OLINTO MARELLA, Sacerdote, e al miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio GIUSEPPE AMBROSOLI, sacerdote.

 

1-OLINTO MARELLA (1882-1969)

Olinto Giuseppe nasce il 14 giugno 1882 a Pellestrina (Venezia). Ordinato sacerdote il 7 dicembre 1904, è chiamato ad insegnare nel Seminario di Chioggia. Al fine di debellare l’analfabetismo nella sua isola, fonda il “Ricreatorio Popolare” e la scuola materna “Vittorino da Feltre”.

Nel 1909 è sospeso “a divinis” per aver frequentato pubblicamente il teologo modernista Romolo Murri, suo amico fin dagli anni del Seminario.

Nel corso del periodo di sospensione dal ministero, insegna in vari istituti statali. Giunto a Bologna, insegna nei licei Galvani prima e Minghetti poi. Nel 1925 è riabilitato dal card. Giovanni Battista Nasalli Rocca, arcivescovo di Bologna.

Collabora poi all’Opera Baraccati e fonda, nel 1934, il “Pio Gruppo di Assistenza Religiosa negli Agglomerati di Poveri” e dà vita a “Case Rifugio” per orfani e bambini abbandonati facendosi, per essi, mendicante.

Una volta lasciato l’insegnamento, si dedica all’aiuto e all’educazione dei ragazzi orfani o abbandonati. (Continua)

2 - GIUSEPPE AMBROSOLI (1923-1987)

Giuseppe nasce a Ronago (Como) il 25 luglio 1923. Pur avendo la possibilità di una vita agiata (suo padre è l’imprenditore del famoso “Miele Ambrosoli”), fin da giovanissimo si iscrive a Milano alla facoltà di medicina con il desiderio di partire per le Missioni. Ai familiari spiega così la sua vocazione: «Dio è amore, c’è un prossimo che soffre ed io sono il suo servitore» . Il 28.7.1949 si laurea in medicina e chirurgia; entra tra i Missionari Comboniani.

E’ ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini il 17.12.1955. Nel febbraio 1956 s’imbarca per l’Africa, destinato a Kalongo, un villaggio sperduto nella savana, nel nord Uganda; qui gestisce un minuscolo dispensario medico che diventerà per trentadue anni tutta la sua vita. Grazie alla sua grande professionalità, l’instancabile dedizione, l’incrollabile fede e lo spirito imprenditoriale, padre Giuseppe lo trasforma in un ospedale efficiente e moderno.

E, fedele al motto del fondatore dei Comboniani, padre Daniele Comboni, « salvare l’Africa con l’Africa », accanto all’ospedale fonda la St. Mary’s Midwifery Training School, oggi ufficialmente riconosciuta come una delle migliori scuole di ostetricia del Paese. Chi lo ha conosciuto ricorda la sua quotidiana dedizione agli ammalati. Ma il 13 febbraio 1987, (Continua)

 

3 - GAETANO GIMENEZ MARTIN E 15 COMPAGNI, SACERDOTI E LAICI (+1936/1939)
La situazione politico-sociale, esistente in Spagna nel periodo della guerra civile (1936–1939), è storicamente nota, come pure il clima di persecuzione che i miliziani repubblicani instaurarono nei confronti di tutti coloro che si professavano membri della Chiesa cattolica, fossero essi consacrati o laici. Essi accettarono il martirio e vissero gli ultimi momenti con fiducia nella Provvidenza, perseverando sino alla fine. Essi sono:


1 - CAYETANO GIMENEZ MARTIN (1868-1936) Gaetano Gimenez Martin nasce ad Alfornón, una piccola frazione del comune Alpujarra di Sorvilan (Granada, Spagna), il 27 novembre 1868. Desideroso di dedicarsi al Signore, entra fin da giovane in Seminario. Viene ordinato sacerdote il 31 maggio 1892. Svolge il ministero inizialmente nella Parrocchia di Alboloduy e successivamente è nominato Pastore arciprete della Chiesa dell’Encarnaciçn di Loja. È un sacerdote di fede semplice e profonda, austero e caritatevole, di grande zelo apostolico e profondamente devoto della Vergine Maria.

Con lo scoppio della guerra civile, conserva calma e fiducia in Dio, rifiutando anche la possibilità di fuggire. Quando viene bruciata la chiesa parrocchiale, trova rifugio presso una famiglia per quindici giorni, finché non viene arrestato e trasferito al carcere municipale, insieme ad altri sacerdoti e fedeli. Muore fucilato a Loja (Granada) il 9 agosto 1936 gridando “ Viva Cristo Rey ”.

 

2 - MANUEL VAZQUEZ ALFALLA (1863-1936)
Manuel nasce a Motril (Granada, Spagna) il 15 luglio 1863. Inizia gli studi ecclesiastici nel 1887 e riceve il sacramento del presbiterato il 17 dicembre 1892. Serve pastoralmente nella chiesa di Motril, coadiutore della parrocchia di Salobreña. È trasferito in Argentina, A Buenos Aires, Qui collabora nella parrocchia dell’Immacolata. Nel 1922 torna di nuovo a Motril ove esercita il suo ministero sacerdotale nella chiesa principale dell’Incarnazione. Il mattino del 25 luglio 1936 mentre è in procinto di celebrare la Santa Messa in memoria di San Giacomo Apostolo nella casa del sacrestano della Parrocchia viene arrestato. Muore martire lo stesso 25 luglio a Motril (Granada).

 

3 - RAMON CERVILLA LUIS (1865-1936)
Nasce il 29 marzo 1865 nella città di Almuñecar (Granada, Spagna). Entusiasta di donarsi al Signore entra in Seminario. Viene ordinato sacerdote il 1° marzo 1890. Presta servizio come Coadiutore nelle Parrocchie di Almuñecar, Jete e Zujaira. Trasferitosi in Argentina presta servizio ministeriale nelle chiese di San Justo e Coronada, nella provincia di Santafé. Al suo ritorno in Spagna, stabilisce la sua residenza ad Almuñecar, la sua città natale. Nell’agosto 1936 viene arrestato e il 17 agosto 1936 è condotto con un’auto sulla strada per il Cimitero in Salobreña, dove subisce il martirio, mentre perdona i suoi stessi persecutori.

 

4 - LORENZO PALOMINO VILLAESCUSA (1867-1936)
Lorenzo Palomino nasce il 22 agosto 1867 nella città di Salobreña (Granada). Il 22 ottobre 1888 entra in seminario e il 9 marzo 1895 viene ordinato sacerdote. Il suo primo incarico è quello di Coadiutore nella 9 Congregazione delle Cause dei Santi Parrocchia di Adra (Almería), e pochi mesi dopo è inviato come Coadiutore nella sua Parrocchia di Salobrreña. Si trasferisce in Argentina dove ricopre la carica di Vicario cooperatore nella parrocchia di Pilar nella città di Cordova. Nel 1918 ritorna nella sua città natale, come Vicario parrocchiale e Responsabile di Lobres. Nel 1936 è più volte arrestato e rilasciato dai miliziani. Il 9 agosto 1936 egli è assassinato in Salobreña: lui stesso aveva pregato i miliziani di uccidere lui e non il cugino che era padre di famiglia.

 

5 - PEDRO RUIZ DE VALDIVIA PEREZ (1872-1936)

Pedro Ruiz nasce a Huetor Vega (Granada, Spagna) il 30 dicembre 1872. È ordinato presbitero il 30 maggio 1896. Diviene subito coadiutore delle parrocchie di Santafé e Zubia e tesoriere di quelle di San José e Santa Ana nella città di Granada. Nominato parroco arciprete della Collegiata di Alhama de Granada, il 25 luglio 1936, dopo avere celebrato la S. Messa, si rende conto dell’inevitabile imminente assalto alla chiesa, per cui entra e consuma le ostie consacrate. Il 27 luglio viene arrestato e portato in prigione con il suo coadiutore, José Frias Ruiz. In carcere si dedica al sacramento della riconciliazione. Subisce il martirio il 30 luglio 1936 di fronte alla fattoria Plum sulla strada per Loja, mentre esibisce alto il suo crocefisso.

 

6 - JOSE’ FRIAS RUIZ (1902-1936)

Josè Frìas Ruiz nasce il 23 aprile 1902 nella città di Comares (Málaga, Spagna). Entra nel seminario di Malaga. Completa gli studi di filosofia e teologia presso il Seminario di Granada. Il 25 maggio 1929 riceve il sacramento dell’Ordine sacerdotale nella Cattedrale di Granada. Il suo unico ministero pastorale è quello di Vicario della Chiesa di Alhama de Granada. Il Servo di Dio, viene arrestato sulla strada per Loja e subisce il martirio il 30 agosto 1936 all’età di 34 anni, di fronte alla fattoria dei Plum.

 

7 - JOSE’ BECERRA SANCHEZ (1875-1936) José Becerra Sánchez nasce il 7 marzo 1875 ad Alhama de Granada (Spagna). Entra nel Seminario di Granada. È ordinato sacerdote il 26 marzo 1902. Il suo primo incarico è Coadiutore delle parrocchie di Santa Catalina de Loja, Padul e, dal maggio 1922, nella parrocchia della sua città natale Alhama de Granada. È arrestato dai miliziani dopo l’estate 1936, condotto al Quartiere Militare di Málaga, dove riceve vessazioni e maltrattamenti. Il 19 settembre successivo gli viene messa una corda al collo ed è trascinato per la città fino al porto dove, lanciato in mare con le mani legate, muore martire all’età di 61 anni.

 

8 - FRANCISCO MORALES VALENZUELA (1877-1936)
Francisco Morales Valenzuela nasce il 22 novembre 1877 nella città di Alhama de Granada (Granada). Il 6 giugno 1900 viene ordinato sacerdote. Ha subito l’incarico
di parroco di Beas de Granada, poi di Quentar nella provincia di Granada. Successivamente riceve la nomina di vice della parrocchia di Alhama de Granada, dove il 27 luglio 1936 è arrestato dai miliziani e portato in carcere. Viene ucciso cinque giorni dopo, il 1° agosto, e il suo corpo ritrovato nella via della chiesa parrocchiale di Alhama de Granada, vicino alla sagrestia. 9 - JOSE’ RESCALVO RUIZ (1880-1936) José Antonio Rescalvo Ruiz nasce il 20 maggio 1880 nella città Alpujarra di Juviles (Granada, Spagna). Giovane pio, desideroso di donarsi al Signore, nel 1894 a quattordici anni entra nel Seminario di San Cecilio. Riceve l’ordinazione sacerdotale il 22 settembre 1906. Il Vescovo lo nomina tesoriere di Castell de Ferro e lo incarica del ministero di Calahonda (Granada). Successivamente è nominato parroco di Pampaneira e quindi di Trevelez. Il 29 settembre 1936 viene arrestato e portato davanti al comitato popolare. E’ fucilato lo stesso giorno a pochi metri dalla fattoria di Còdiar, Granada, mentre pronuncia parole di perdono per i suoi uccisori.

 

10 - JOSE’ JIMENEZ REYES (1915-1936)
Josè Jimenez Reyes nasce a Santafé (Granada, Spagna), il 20 settembre 1889 da famiglia religiosa. All’età di 13 anni entra nel Seminario di San Cecilio. Viene ordinato sacerdote il 27 febbraio 1915. Presta servizio in diverse parrocchie granadiane. Nell’agosto del 1936 ha il compito di Coadiutore della parrocchia di Santa Catalina nella città di Loja ed è anche responsabile della cittadina di Riofrío. Subisce il martirio il 2 agosto 1936 all’età di 47 anni, nel cimitero di Loja.

 

11-MANUEL VILCHEZ MONTALVO (1889-1937)
Manuel Vilches Montalvo nasce a Moreda (Granada, Spagna) il 5 giugno 1889. Inizia i suoi studi ecclesiastici presso il seminario diocesano di San Torcuato nella diocesi di Guadix. L’arcivescovo D. Jose Meseguer y Costa conferisce l’ordine del presbiterio il 6 giugno 1914. La sua prima destinazione è Coadiutore di Baza, poi nella Parrocchia di Castril. È quindi trasferito alla cattedrale di Guadix come secondo maestro di cerimonie, e infine, nella Parrocchia di Iznalloz nella diocesi di Granada. Dopo gli assedi del 29 aprile 1936 alla chiesa di Iznalloz, il Servo di Dio si rifugia a Moreda nella casa di suo fratello. Viene arrestato il 7 marzo 1937, dopo aver salutato la sua famiglia. Subisce il martirio all’età di 47 anni. 12 - JOSÈ MARIA POLO REJON (1890-1936) José María Polo Rejón nasce il 28 febbraio 1890 nella città di Monachil (Granada). Nel 1904 inizia i suoi studi ecclesiastici presso il seminario di San Cecilio. È ordinato sacerdote il 21 dicembre 1918.
La sua prima destinazione è Coadiutore nella Parrocchia di Zujaira. In seguito è inviato come Coadiutore nella parrocchia di Santa Catalina de Loja, poi Tesoriere nella parrocchia di Santa Cruz del Comercio e Parroco nella parrocchia di Domingo Pérez. Quando è arrestato il 6 agosto 1936, era Parroco di Arenas del Rey e responsabile di Fornes. Soffre il martirio a 46 anni.

 

13 - JUAN BAZAGA PALACIOS (1904-1936)
Juan Bazaga palacios nasce l’8 dicembre 1904 a Benamargosa (Malaga, Spagna) da una famiglia semplice, ma di forte pietà religiosa. Desiderando divenire sacerdote entra nel Seminario di San Sebastiano e Santo Tomás de Aquino di Malaga. Riceve l’ordinazione sacerdotale il 21 settembre 1929. La sua prima destinazione pastorale è a Capileira. Nell’aprile del 1936 è assegnato a La Herradura (Granada). L’11 agosto 1936 viene fucilato in un burrone solitario non lontano dalla sua città natale, in un luogo chiamato “Rosal de la Fuente Santa”. Soffre il martirio a 32 anni.

 

14 - MIGUEL ROMERO ROJAS (1911-1936)
Miguel Romero Rojas nasce a Coín de Màlaga (Spagna) il 26 dicembre 1911. Entrato giovane nel seminario di Granada, è ordinato sacerdote il 14.6.1936. Ventisei giorni dopo la sua Prima Messa, il 4 agosto è arrestato. L’11 dello stesso mese è prelevato da un camion guidato da un amico d’infanzia, ora “nemico di classe”, che lo trasferisce in un luogo chiamato “Fuente del Sol”, vicino ad Alhaurín el Grande. Qui, viene fatto scendere dal camion e il suo “ex amico” gli porge una pala ordinandogli di scavarsi la fossa, poi lì è seppellito vivo tranne la testa e il braccio destro. Rifiutatosi di fare il saluto comunista con il pugno chiuso, un miliziano a cavallo più volte tenta di passare al galoppo su di lui, e poiché il cavallo evita di schiacciarlo il miliziano scende da cavallo gli spara alla testa. Durante tali vessazioni il Servo di Dio rimane in profonda preghiera. Muore a 25 anni.

 

15 - ANTONIO CABA POZO (1914-1936) Antonio Caba Pozo nasce il 1 dicembre 1914 a Lanjarón (Granada, Spagna). Inizia i suoi studi ecclesiastici nel Seminario di San Cecilio de Granada nel 1927. Come fa riferimento in alcune delle sue lettere “Studio duramente per salvare molte anime; anch’io vo glio essere santo ” . Viene arrestato il 19 luglio 1936 mentre trascorre alcuni giorni di riposo nella città di Domingo Pérez a Granada. Il 21 luglio mentre recita il Santo Rosario, viene sparato alla testa dai miliziani in fuga dalle truppe della parte dei ribelli, sulla strada da Lanjarón a Órgiva, vicino alla Venta del Buñuelo. Viene portato privo di sensi, ma ferito gravemente, all’ospedale San Juan di Granada dove riceve subito le cure mediche opportune, ma non riescono a salvargli la vita. Inviato a Lanjarón, gli vengono amministrati i sacramenti prima dell’ultimo respiro. Muore a 22 anni di età.

 

16 - JOSE’ MUNOZ CALVO (1913-1936)
Josè Munoz Calvo, unico laico di questa lista, nasce il 16 aprile 1913 ad Alhama de Granada (Spagna). Il giovane pio, molto preparato, entra nell’Azione Cattolica. Successivamente ne viene eletto Presidente. Il 27 luglio 1936 riceve in casa i miliziani i quali per aver egli rifiutato di negare l’appartenenza all’Azione Cattolica viene arrestato e senza opporre resistenza li segue in carcere per poi testimoniare davanti al comitato. Il 30 luglio, all’età di 23 anni, Josè subisce il martirio sulla strada per Loja.

 

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4-GIOVANNI FRANCESCO MACHA (1914-1942)

Giovanni Francesco Macha nasce a Chorzów (Polonia) il 18 gennaio 1914.

Frequenta la scuola di grammatica nella sua città natale dal 1921 al 1924. Fa domanda nel 1933 al Collegio teologico slesiano, ma a causa dell’elevato numero di candidati non è accettato.

Entra in seminario nel 1934 e suscita ammirazione per la sua profonda pietà e simpatia. È ordinato sacerdote il 25 giugno 1939. Due giorni dopo celebra a Chorzów la sua Prima Messa. In tale occasione confida a sua sorella Ró che sarebbe morto presto e non di morte naturale. Dal 1° settembre 1939 (tempo in cui le forze naziste invadono la Polonia) è Vicario della parrocchia di S.Giuseppe a Ruda l ska. (Continua)


 

C-6 NUOVI VENERABILI La Congregazione, inoltre, è stata autorizzata a promulgare il Decreto sulle virtù eroiche dei seguenti Servi di Dio: 1- Ovidio Charlebois; 2- Michele Wittmann; 3- Olinto Fedi; 4- Giacomo Bulgaro; 5- Giovanna Maria Battista Solimani, 6- Anna di Gesù de Lobera.

1 - Ven. Servo di Dio OVIDIO CHARLEBOIS (1862-1933) Ovidio Charlebois nasce a Oka in Québec (Canada) il 17 febbraio 1862. Studia al College de L'Assomption (Quebec) e al Ottawa College. Nel 1833 entra nella Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, ed è ordinato sacerdote il 17.7.1887. E’ inviato alle missioni del Canada occidentale dove dedica i suoi anni all'Apostolato all'interno dei nativi presenti in quelle parti, visita le minoranze isolate per insegnare loro il catechismo e segue chi è aperto alla conversione alla fede cattolica. Per sedici anni, p. Charlebois vive da solo nella missione di San Giuseppe a Fort Cumberland, nel nord del Saskatchewan, nella diocesi di Saint Albert, lavorando tra il popolo della Prima Nazione. Nel 1900 gli viene affidata la responsabilità amministrativa delle missioni circostanti, compresa una a The Pas, Manitoba e l’altra nella maggior parte del fiume Saskatchewan inferiore. Nel 1903, si reca alla Industrial School di Duck Lake, nel Saskatchewan, dove rimette in piedi la struttura su una base economica più solida. L'8.10.1910 Papa Pio X lo nomina Vicario Apostolico di Keewatin, e Vescovo titolare di Berenice. Riceve l’ordinazione episcopale il 30.11.1910. Prende possesso della diocesi il 7 marzo 1911 successivo risiedendo a Le Pas dove rimane per il resto della sua vita. Costruisce nuove cappelle e scuole in tutto il suo vicariato apostolico che divide in tre zone per favorirne la gestione. Fonda un giornale al fine di collegare meglio le comunità più isolate. Nel 1923 percorre mille miglia in canoa, ottanta miglia a piedi e per 23 notti dorme all'aperto. Nel 1925 organizza le prime missioni ecclesiali tra le popolazioni della baia di Hudson. Il vescovo lavora al difficile compito di organizzare il suo vasto vicariato con pazienza e coraggio, finché muore a Le Pas (Canada), all'età di 71 anni, il 20 novembre 1933.

2 - Ven. Servo di Dio MICHELE WITTMANN (1760-1833) Georg Michael Wittmann nasce il 22 gennaio 1760 a Finkenhammer vicino a Pleystein (Germania). Studia ad Amberg. Dal 1778 è titolare di una borsa di studio presso il Seminarium Carolinum e frequenta contemporaneamente l'Università di Heidelberg. Consegue poi il dottorato in teologia. Il 21.12.1782 è ordinato sacerdote. È Vicario in diverse parrocchie nelle campagne: Kenmath,
Kaltenbrunn e Miesbrunn. Nel 1788 entra in servizio come professore al seminario di Ratisbona. Il 9.9.1802 è nominato Rettore del seminario e per il resto della sua vita si occupa della formazione dei futuri sacerdoti. È un riformatore dell'educazione sacerdotale e stabilisce nuovi standard. Dal 1804 al 1829 è anche parroco del duomo di Ratisbona e dal 1821 Canonico del Capitolo. Il 21.5.1829 papa Pio VIII lo nomina Vescovo Ausiliare di Ratisbona e titolare di Comana di Armenia. E’ ordinato vescovo il 28 giugno successivo. E’ poi nominato decano e Visitatore Generale. Nel 1830 diviene Vicario Generale. Il 15.5. 1831 è trasferito alla sede titolare di Miletopoli. E’ determinante nella traduzione e pubblicazione di una Bibbia popolare e lascia vasti lavori su temi biblici, sul breviario, sul celibato ecclesiastico e sull'educazione dei giovani. Esercita una forte influenza su più di millecinquecento giovani, che prepara per il sacerdozio durante i quarantacinque anni di vita in seminario. Monsignor Wittmann, inoltre, supporta la sua alunna Karolina Gerhardinger nel migliorare l'istruzione scolastica delle ragazze favorendo la nascita della Congregazione delle Suore Scolastiche di Notre Dame. Prima dell’arrivo della conferma papale della nomina a vescovo della sede di Ratisbona, Mons.Wittmann, l’umile servitore di Dio e degli uomini, muore a Ratisbona l'8 marzo 1833.

3 - Ven. Servo di Dio OLINTO FEDI (1841-1923) Olinto Fedi nasce a Signa il 3 ottobre 1841. I genitori, Antonio e Adelaide, preoccupati della sua educazione, a 13 anni, lo mandano a scuola nel collegio Eugeniano di Firenze dove studiano anche coloro che desiderano farsi sacerdoti. Sentendosi chiamato al sacerdozio, continua gli studi nel seminario di Cestello a Firenze. Il 24 maggio 1864 è ordinato Sacerdote e inviato come Cappellano nella parrocchia di San Mauro a Signa dove rimane per ben 59 anni, stando accanto ai fedeli con l’assistenza spirituale e con opere di carità come, fra le tante, l’Associazione “Pane dei Poveri” per aiutare le famiglie più bisognose. L'umiltà, il sacrificio e la carità per gli altri gli fanno guadagnare l'amore e la stima del suo popolo e dei superiori ecclesiastici. Nel 1913 è nominato Cameriere d'Onore di Sua Santità San Pio X. Don Olinto frequenta il convento dei Frati Minori di Santa Lucia e quei momenti di intensa preghiera lo portano a sentire il fascino della spiritualità del poverello d'Assisi così diviene Terziario Francescano. Seguire con umiltà e semplicità Gesù povero, vivendo il Vangelo segna tutta la sua vita di pastore. Nel 1876 don Olinto Fedi fonda la prima comunità delle Suore Terziarie Francescane della Concezione. Esse hanno lo scopo di pregare, lavorare e fare del bene. Don Olinto diviene per i sacerdoti della diocesi un modello, per cui sovente l’arcivescovo gli manda i novelli preti per un periodo di formazione. Sua preoccupazione è anche la cura degli ammalati del paese ai quali non raramente offre il vino che produce a fianco della canonica. Nelle omelie sprona tutti al Bene. Dice: “Fissate lo sguardo vostro, e contemplatelo nell’immagine del Crocifisso; e poi ditemi, se non è veramente un mistero tanto amore di un Dio per noi, sue creature!”. Don Olinto muore a Signa il 23 gennaio 1923.

4 - Ven. Servo di Dio GIACOMO BULGARO (1879-1967) Giacomo nasce a Corticelle Pieve (BS) il 29 gennaio 1879. A undici anni si trasferisce nel capoluogo, ma perde presto il papà e poi la mamma. Privo di riferimenti educativi, inizia a frequentare cattive compagnie. Non segue più gli insegnamenti religiosi inculcati dai genitori e diviene scostante. Grazie alla sua buona indole però, dopo non molto, inizia a provare rimorso e rimpianto perché non si riconosce più in quel ragazzo buono e diligente di una volta. Il culmine di questo processo avviene l’8 dicembre 1913, quando confida la sua sofferenza alla zia materna Caterina, la quale lo affida alla Madonna. Nei successivi quindici anni vive nel mondo, educando i ragazzi che non frequentano la parrocchia di San Giovanni a Brescia e collaborando attivamente con il parroco. Fin dalla morte del papà, di mestiere fa il calzolaio ed utilizza il suo mestiere per una buona parola verso i clienti che si aprono con lui. Con il tempo intanto matura in lui la chiamata religiosa. Pur cinquantenne, chiede di essere ammesso tra i Frati Minori Conventuali: è accettato come religioso, non sacerdote. E’ addetto alla questua e alla portineria del convento di San Francesco a Brescia, continuando a riparare le calzature dei confratelli e di tanti poveri. In obbedienza ai superiori, scrive dei Diari in cui, pur non essendo molto istruito, tocca vette quasi mistiche, che sono palesi solo dopo la sua morte, avvenuta a Brescia il 27 gennaio 1967.

5 - Ven. Serva di Dio GIOVANNA MARIA BATTISTA SOLIMANI (1688-1758) Maria Antonia Felice Solimani nasce il 12 maggio 1688 a Genova. Fin da giovane desidera diventare suora, e lo conferma quando a sedici anni insegna ricamo e canto alle ragazze presso la chiesa di Santa Maria alla Castagna a Quarto, ospite di un suo zio sacerdote. Nel 1730 conosce don Domenico Francesco Olivieri, arciprete di Santa Croce a Moneglia, venuto a predicare gli Esercizi spirituali. Il 7 giugno dello stesso anno, Maria Antonia e una compagna giungono in quella cittadina della Riviera di Levante, ma dopo sei anni di apostolato, in cui sono raggiunte da altre donne, tornano a Genova. Nel 1742 Maria Antonia, in compagnia di un’amica e di un gentiluomo, si reca a Roma, per ottenere l’approvazione della nuova forma di vita da parte di papa Benedetto XIV. La sua permanenza dura due anni, durante i quali riesce a incontrare il Papa. Le Monache Romite di San Giovanni Battista, o Romite Battistine, dette così per la grande devozione che Maria Antonia ha per il Santo patrono di Genova, ottengono anche l’approvazione da parte del Doge. Il 20 aprile 1746 la fondatrice veste l’abito religioso e
diviene madre Giovanna Maria Battista. Nel 1749 fonda la congregazione di sacerdoti secolari missionari di San Giovanni Battista, detti Battistini, per cui invia a Roma don Domenico Francesco Olivieri, e il 23 settembre 1755 la Congregazione viene approvata da papa Benedetto XIV e messa sotto la dipendenza della Congregazione di Propaganda Fide. Madre Giovanna Maria muore a Genova l’8 aprile 1758.

6 - Ven. Serva di Dio ANNA di GESÙ de LOBERA (1545-1621) Anna di Gesù de Lobera nasce a Medina del Campo (Valladolid, Spagna) il 25 novembre 1545. Rimasta orfana a nove anni, con suo fratello Cristobal (poi gesuita), va a vivere con i parenti di suo padre. Nel 1570 entra nel Monastero di S.Giuseppe di Avila, fondato da Santa Teresa d’Avila. Nel 1571 è inviata nel monastero di Salamanca e qui il 22 ottobre professa i voti religiosi e vi rimane fino al 1575. Poco dopo accompagna Madre Teresa per la fondazione del Monastero di Beas, in Spagna, di cui diviene la prima Priora. Sarà il braccio destro di Teresa per difendere la riforma prima di essere a sua volta lo strumento della sua espansione. Fidandosi di lei più di ogni altra, Madre Teresa chiede ad Anna di fondare il Carmelo di Granada assistito da Jean de la Croix. Teresa ha 67 anni e sta preparando la fondazione di Burgos, anche se non sarà in grado di fondare la stessa Granada. È il gennaio 1582 e Teresa muore il 4 ottobre dello stesso anno. Successivamente Anne e Jean de la Croix fondano un altro Carmelo a Madrid nel luglio del 1586 del quale Madre Anna diviene Priora. La sua reputazione è quella di una personalità molto forte, dotata di un'intelligenza straordinaria, un discernimento sicuro e un'accoglienza piena di carità. È una donna con relazioni interpersonali forti, ma non scende a compromessi, nemmeno con autorità, quando si tratta di fedeltà al carisma teresiano. Il problema fondamentale che incontra in Spagna, Francia e Fiandre, è quello di un certo rilassamento nella fedeltà all'ideale teresiano, sia nei suoi principi che nella sua attuazione. Madre Anna di Gesù sceglie la fedeltà incondizionata all'opera di Teresa e difende questa eredità a costo di molte lotte, sofferenze e umiliazioni. L'anno 1604 costituisce una nuova tappa nella vita di Anna che, con alcuni compagni, introduce l'ordine riformato in Francia con la fondazione del Carmelo di Parigi nel 1604 e quelli di Pontoise e Digione nel 1605. Nel 1606, importanti disaccordi con i superiori di Francia portano Anna di Gesù a trasferirsi in Belgio con l'obiettivo di fondare un Carmelo a Bruxelles, Lovanio e Mons, nel 1607 e nel 1608. Fondazioni sospese poi fino al 1610 quando arrivarono a Bruxelles i Carmelitani Senza partecipare di persona, spinge la fondazione di Cracovia nel 1612 e quella degli emigranti inglesi da Anversa nel 1619. Nonostante l'età e le infermità, propone persino di andare a fondare un Carmelo in Inghilterra. È pieno di questo zelo pieno d'amore per il suo Signore che Anna di Gesù muore a Bruxelles il 4 marzo 1621.


12.12.2019: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI L’11 dicembre 2019, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti:

A - 28 NUOVI BEATI I]-Durante l’Udienza, il papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio MARIA LUIGIA DEL SS.MO SACRAMENTO.


MARIA LUIGIA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO (1826-1886) Maria Velotti nasce il 16 novembre 1826 a Soccavo, ora quartiere di Napoli. Dopo la morte di entrambi i genitori è affidata alla zia Caterina, a Sirico vicino Nola, dove la bimba, docile, riflessiva e intelligente riceve istruzione ed educazione cristiana. A causa dell’invidia di alcuni parenti comincia a essere maltrattata, finché una coppia di sposi senza figli, suoi vicini di casa, l’accolgono come una figlia. Nel 1853, dopo un intenso cammino spirituale, entra nel Terz’Ordine Francescano, ricevendo l’abito e il nome di Maria Luigia Pascale del SS.mo Sacramento. L’anno successivo emette la professione religiosa e si ritira in una casa di religiose nel quartiere Capodimonte di Napoli. Da questo momento vive esperienze mistiche che la uniscono alla Passione del Signore. Nel 1864 si trasferisce dalle Suore Teresiane di Napoli, dove rimane quattro anni. Qui incontra una ricca vedova, Eletta Albini, con cui condivide un ideale di vita religiosa apostolica. Trascorsi diversi anni in preghiera e penitenza, nel 1868 dà vita alla nuova famiglia religiosa delle Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce per l'educazione delle ragazze e per il progresso delle donne. In questo modo, con il suo lavoro, si inserisce nello straordinario periodo di carità sociale che caratterizza la Chiesa di Napoli nel XIX secolo. Dopo varie peregrinazioni, nel 1884, la Comunità trova una casa a Casoria, dove si stabilisce ed apre anche una scuola per le ragazze esterne. In seguito alle malattie che l’accompagnano da anni, la Serva di Dio muore a Casoria (Napoli) il 3 settembre 1886. II]-la Congregazione, poi, è stata autorizzata a promulgare il Decreto sul martirio dei Servi di Dio:

 

1-ANGELO MARINA ALVAREZ e 19 Compagni O.P. 2-GIOVANNI AGUILAR DONIS, 4 Compagni O.P. e FRUTTUOSO PEREZ MARQUEZ, Terz’Ordine S.Domenico. 3-ISABELLA SANCHEZ ROMERO, O.P.

 

1-ANGELO MARINA ALVAREZ E 19 COMPAGNI O.P.
12.12.2019: PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI L’11 dicembre 2019, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza S.E. Rev.ma il Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti decreti riguardanti:

- ÁNGEL MARINA ÁLVAREZ (1890-1936). [Fig.11]. Sacerdote Domenicano. Nasce il 28.3.1890 a Barruelo de los Carabeos (Santander, Spagna) e muore martire il 14 agosto 1936 a El Picado (Almagro).

 

- ANTOLÍN MARTÍNEZ SANTOS (1914-1936) [Fig.14] Novizio domenicano. Nasce il 9 novembre 1914 a Campo de Criptana (Ciudad Real, Spagna) e muore martire il 24 luglio 1936 ad Alcázar de San Juan (Ciudad Real).

 

- JOSÉ GARRIDO FRANCÉS (1893-1936), [Fig.4]. Sacerdote Domenicano. Nasce l’11 ottobre 1893 a Villaherreros (Palencia, Spagna) e muore martire il 30 luglio 1936 a Miguelturra (Ciudad Real).

 

- SANTIAGO DE PRADO FERNÁNDEZ (MATEO) (1907-1936), [Fig.5] Religioso professo Domenicano. Nasce il 25.7.1907 a La Mata de Monteagudo (León, Spagna) e muore martire il 30.7.1936 a Miguelturra (Ciudad Real).

 

- JUSTO VICENTE MARTÍNEZ (1913-1936), [Fig.6]. Chierico professo Domenicano. Nasce il 17 ottobre 1913 a Villanázar de Valverde (Zamora. Spagna) e muore martire il 30 luglio 1936 a Miguelturra (Ciudad Real).

 

- PAULINO REOYO GARCÍA (1913-1936), [Fig.1]. Chierico professo Domenicano. Nasce il 22 giugno 1913 ad Atapuerca (Burgos, Spagna) e muore l’8 agosto 1936 a Manzanares (Ciudad Real, Spagna).

 

- SANTIAGO APARICIO LÓPEZ (1913-1936), [Fig.2]. Chierico professo Domenicano. Nasce il 24 settembre 1913 a Revilla de Collazos (Palencia, Spagna) e muore l’8 agosto 1936 a Manzanares (Ciudad Real, Spagna).

 

- RICARDO LÓPEZ y LÓPEZ (1914-1936), [Fig.3]. Chierico professo Domenicano. Nasce il 13 gennaio 1914 a Olmos de Atapuerca (Burgos, Spagna) e muore l’8 agosto 1936 a Manzanares (Ciudad Real, Spagna).

 

- MANUEL FERNÁNDEZ-HERBA PEREIRA (1878-1936), [Fig.12]. Domenicano. Sacerdote. Nasce il 30.9.1878 a Lisbona (Portogallo) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real, Spagna).

 

- ANTONIO TRANCHO ANDRÉS (1900-1936), [Fig.13]. Domenicano, sacerdote. Nasce il 9 dicembre 1900 a Becerril de Campos (Palencia, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- NATALIO CAMAZÓN JUNQUERA (1873-1936), [Fig.8]. Domenicano, sacerdote. Nasce il 1 dicembre 1873 a Castromocho (Palencia, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- LUIS SUÁREZ VELASCO (1897-1936) [Fig.9]. Domenicano, sacerdote. Nasce il 22 settembre 1897 a Pelúgano - Aller (Asturie, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- EDUARDO SÁINZ LANTARÓN (1906-1936), [Fig.10]. Domenicano, sacerdote. Nasce il 14 novembre 1906 a Renedo de Valdearroyo (Santander, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real)

 

- PEDRO LÓPEZ DELGADO (1909-1936), [Fig.19].Domenicano, sacerdote. Nasce il 9 febbraio 1909 a Nogarejas de Valdería (León, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- FRANCISCO SANTOS CADIERNO (1913-1936), [Fig.20]. Chierico professo Domenicano. Nasce il 7 marzo 1913 a Nogarejas de Valdería (León, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- SEBASTIÁN SÁINZ LÓPEZ (1915-1936) [Fig.21]. Chierico professo Domenicano. Nasce il 18.1.1915 a Villasuso (Santander, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- ARSENIO DE LA VIUDA SOLLA (1880-1936) [Fig.17]. Religioso professo Domenicano. Nasce il 19 giugno 1880 a Valdespino Vaca (León, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- OVIDIO BRAVO PORRAS (1908-1936) [Fig.18]. Religioso professo Domenicano. Nasce il 13 aprile 1908 a Fuenteandrino (Palencia) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- DIONISIO PÉREZ GARCÍA (1912-1936) [Fig.7]. Religioso professo Domenicano. Nasce il 7 aprile 1912 a Villavilla de Villadiego (Burgos) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

- FERNANDO GARCÍA DE DIOS (1916-1936) [Fig.16]. Novizio Domenicano. Nasce il 30 maggio 1916 a Sanfelices de Gallegos (Salamanca, Spagna) e muore il 14 agosto 1936 a El Picado, Almagro (Ciudad Real).

 

2-GIOVANNI AGUILAR DONIS (1886-1936), Quattro COMPAGNI O.P. E FRUTTUOSO PEREZ MARQUEZ (1884-1936)

 

- GIOVANNI AGUILAR DONIS (1886-1936) Juan nasce a Palencia (Spagna) nel 1886 in una famiglia profondamente cristiana. È un giovane volenteroso e pio, desideroso di offrire se stesso al Signore. Chiede di entrare nell’Ordine dei Frati Predicatori. Completa gli studi filosofici e teologici ad Almagro, e nel 1913 è ordinato sacerdote. L’obbedienza ai suoi Superiori nel 1913 fa sì che sia assegnato a diversi conventi, tra cui poi quello di Almería. Nel 1936 scoppia in Spagna la Guerra Civile e inizia la caccia ai cattolici, ma soprattutto al clero ed ai religiosi e religiose dei vari conventi. Al termine del mese di luglio il timore di incursioni dei miliziani nel convento domenicano fa sì che lo stesso Superiore invita i confratelli a lasciare il convento e rifugiarsi nella casa di benefattori amici. Padre Juan trova protezione in una famiglia. Nello spostarsi in un’altra famiglia, i miliziani lo intercettano, lo identificano e lo arrestano il 26 agosto 1936. Dopo essere stato torturato, nella notte dal 2 al 3 settembre viene ucciso a colpi d’arma da fuoco nella zona di Tabernas.

 

- TOMAS MORALES MORALES (1907-1936) Tomás nasce nelle Isole Canarie, (Spagna) nel 1907. Dai genitori riceve una educazione cristiana. Fin da giovane avverte la chiamata ad una vita di maggior perfezione. Entra nell’Ordine di San Domenico di Guzman e nel 1931 viene ordinato sacerdote. Nel 1933 riceve l’incarico di insegnare greco ed ebraico ad Almería. Il 21 luglio 1936, a seguito delle incursioni dei miliziani Padre Tomàs lascia il convento in compagnia di Padre Fernando Grund Jiménez. Si rifugiano per qualche giorno presso alcuni benefattori. Nello spostarsi in altra casa sono identificati e portati in prigione e poi sulla nave Astoy Mendi, dove trovano anche altri religiosi. Il 30 agosto Padre Tomas e Padre Fernando sono portati via dalla nave e, la notte successiva, sono uccisi nella zona di Tabernas.

 

- FERNANDO GRUND JIMENEZ (1907-1936) Fernando nasce a Málaga (Spagna) nel 1907. Inizia i suoi primi studi presso la Scuola del Sacro Cuore della Compagnia di Gesù. Entra poi nell’Ordine dei Frati Predicatori ed è ordinato sacerdote nel 1931. Qualche anno dopo è inviato ad Almería per dedicarsi in particolare alla predicazione alla classe operaia. Il 21 luglio 1936, temendo l’arrivo dei miliziani, il Superiore ordina a Padre Fernando di lasciare il convento insieme a Padre Tomàs Morales Morales e di rifugiarsi presso un benefattore. Qualche giorno dopo per motivi di sicurezza cambiano rifugio, ma in strada vengono identificati e portai in prigione e poi sulla nave Astoy Mendi, dove si trovano già altri religiosi. Il 30 agosto 1936 Padre Fernando e Padre Tomàs vengono fatti scendere dalla nave e, la notte successiva, vengono uccisi nella zona di Tabernas.

 

- FERNANDO DE PABLOS FERNANDEZ (1876-1936) Fernando nasce a León (Spagna) nel 1876. Giovane intelligente diviene un insegnante di scuola pubblica. Successivamente, sentendo forte in lui il desiderio di dedicarsi al Signore chiede di entrare nell’Ordine dei Frati Predicatori come fratello laico. È accettato e al termine dell’anno di noviziato nel 1904 pronuncia i voti ad Almagro. I Superiori lo trasferiscono in diversi conventi a seconda delle necessità dell’Ordine, come ad Almería, dove è sacrestano. Per motivi di sicurezza Fratel Fernando lascia il convento il 21 luglio 1936. Si rifugia in un hotel, ma viene identificato e arrestato dai miliziani il 27 luglio. Trascorre un mese e mezzo in cattività nel convento delle Adoratrici, subendo continue molestie. Il 21 agosto viene trasferito nella nave carceraria Astoy Mendi. Gli sparano alle porte del cimitero nella notte del 10-11 settembre 1936.

 

- LUIS MARIA FERNANDEZ MARTINEZ (1886-1936) Luigi nasce a Cantabria (Spagna) nel 1886. Avverte la chiamata alla vita religiosa e nel 1908 entra nel Collegio di Almagro dell’Ordine Domenicano dove fa la sua prima professione religiosa come fratello laico. Parte poi missionario per Cuba e poi in Messico. Nel 1934 è trasferito dall’Ordine ad Almería. Il Servo di Dio lascia il convento il 22 luglio 1936 per cercare rifugio in una famiglia nei pressi del convento. È catturato dai miliziani il 27 luglio. Tenuto in un primo tempo nel convento delle Suore Adoratrici di Almerìa, è poi trasferito sulla nave carceraria Astoy Mendi. Nella notte tra il 10 e l’11 settembre viene fatto scendere dalla nave e subisce il martirio.

 

- FRUTTUOSO PEREZ MARQUEZ (1884-1936) Fruttuoso nasce ad Almería (Spagna) nel 1884. Desidera diventare sacerdote. Frequenta il Seminario diocesano della sua città. Poco dopo, seri problemi familiari lo costringono ad abbandonare il seminario per aiutare finanziariamente la famiglia. In quanto legato all’Ordine di San Domenico si iscrive al Terz’Ordine Domenicano. È anche un buon musicista, suona discretamente il pianoforte. Ama cantare e quando gli è possibile è cantore in cattedrale. Completati gli studi diviene giornalista. Viaggia anche attraverso l’America. Nel 1911 si sposa ed ha quattro figli. Diviene editore. Quando scoppia la guerra civile ha cinquant’anni ed è il direttore del quotidiano “La Independencia”. Le forze repubblicane lo arrestano e lo imprigionano il 28 luglio, 10 giorni dopo l’inizio della guerra civile. Il giornale viene subito sequestrato dall’UGT che si impadronisce dei macchinari per pubblicare il giornale dei lavoratori “¡Adelante!” e questo fino alla fine della guerra civile. La sua famiglia nel frattempo non ha più sue notizie ufficiali. Apprende poi che è stato imprigionato per circa 2 settimane e che il 15 agosto, è stato portato sulla spiaggia di La Garrofa dove gli hanno sparato. ( Fruttuoso Perez, proprio in quanto Terziario laico dell’Ordine Domenicano, è stato incluso nel gruppo di martiri do menicani ).

3-ISABELLA SANCHEZ ROMERO (1860-1937) Isabella nasce in una casa di campagna di Huéscar, in Andalusia (Spagna) nel 1860. All’età di 17 anni entra nel monastero delle suore domenicane. Nel pronunciare i voti di Suora Professa dell’Ordine di San Domenico prende il nome di Ascensión de San José. Obbediente, silenziosa, laboriosa, umile, Suor Ascension pur soffrendo di una rara malattia che le ricopre di piaghe tutto il corpo, tanto da renderle difficoltoso lo svolgimento di alcuni compiti, è un continuo positivo esempio di forza d’animo. Nessuno la sente mai lamentarsi. Nel 1936 scoppia la guerra civile in Spagna. Inizia la caccia ai cattolici e in particolare al clero ed ai religiosi/e. Dall’inizio di agosto 1936 la cittadina di Huéscar viene controllata dai miliziani repubblicani. Le 14 suore domenicane lasciano il monastero e si rifugiano presso famiglie di benefattrici. Il 15 febbraio 1937, i miliziani trovano Suor Ascensiòn (76 anni) presso una famiglia e la portano in prigione. Quella stessa notte, la vogliono costringere a bestemmiare, ma poiché si rifiuta la picchiano a sangue. Il giorno dopo è ancora a terra dolorante e contusa, impossibilitata a muoversi, per cui la caricano su un camion, dove ci sono altri prigionieri. Arrivati alle porte del cimitero di Huéscar, fanno scendere i prigionieri e li fucilano davanti a Suor Ascensiòn. Sparano, quindi, a suo nipote Florencio. Insistono poi che bestemmi, ma lei rifiuta. Indispettiti, la obbligano a stendersi a terra e le pongono la sua testa su un masso e con un’altra pietra gli schiacciano il cranio. Muore in odio alla Fede: è il 16 febbraio 1937. 16

 


B-6 NUOVI VENERABILI Sono stati promulgati 6 decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto, acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”.

 


1 - Venerabile Servo di Dio VINCENZO MARIA MORELLI (1741-1812) Vincenzo nasce a Lecce il 25 aprile 1741. Ancor giovane chiede di entrare nell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini. Il 27.4.1757 è ammesso alla Professione religiosa. Nel giugno 1764 celebra la sua Prima Messa, quindi riceve l’incarico della cattedra di Sacra Scrittura, grazie alla sua perfetta conoscenza dell’ebraico e del greco. E’ nominato maestro dei novizi, compito che svolgerà per 17 anni. Confessore instancabile, è diretto spiritualmente dal barnabita S. Francesco Saverio Bianchi. L’Eucaristia, la Passione di Cristo e la Madonna sono il fulcro della sua devozione. Il 22.2.1792 viene designato a reggere la diocesi di Otranto, senza vescovo già da un decennio. Ne prende possesso il 24.5.1792. Comprensivo e mansueto, ma risoluto, si attiva fin da subito. Scrive un compendio di dottrina cristiana, si occupa della formazione del clero, raccomanda l’adorazione del Ss.mo Sacramento preceduta da sempre dall’illustrazione della Sacra Scrittura. Si impegna a effettuare le visite pastorali della sua diocesi ogni due anni. Nel 1803 è a Napoli per controversie con un religioso di Galatina, risolte grazie all’affabilità e alla saggezza dell’Arcivescovo Morelli. Nel 1806 Papa Pio VII lo nomina anche Vicario della diocesi di Lecce per appianare alcune discordie nate in seno al clero. Nello stesso anno avviene l’occupazione francese di tutto il Regno di Napoli. Gioacchino Murat, allontanati i Borboni, mette sul trono Giuseppe Bonaparte. L’esercito si insedia nelle principali città, compresa Otranto. Mons. Morelli rifiutando il giuramento al nuovo governo è arrestato e detenuto per tre anni a Napoli da dove attraverso le lettere continua la sua attività pastorale. Torna ad Otranto debilitato nel fisico. Mons. Morelli muore a Sternatia (Lecce) il 22 agosto 1812.

2 - Venerabile Servo di Dio CARLO ANGELO SONZINI (1878-1957) Carlo nasce a Malnate (Varese) il 24.6.1878. Entra in Seminario a San Pietro Martire, a Seveso, dove termina il ginnasio; nel 1894 passa al seminario liceale di Monza e poi al teologico di Milano. Il 1° giugno 1901 è ordinato sacerdote. Ha l’incarico di insegnante in Seminario. Nell’ottobre 1913 il cardinale Ferrari lo nomina canonico a San Vittore (Varese) e gli affida il settimanale cattolico Luce , del quale è di fatto il fondatore e il redattore per 37 anni, nel periodo drammatico della Prima guerra mondiale e poi del fascismo, contro il quale leva coraggiosa la sua voce, subendo spesso ritorsioni. Attento al ruolo della donna nella società, fonda la Congregazione delle Ancelle di san Giuseppe come luogo di accoglienza e custodia delle ragazze immigrate a Varese, in cerca di lavoro come domestiche. E’ infaticabile nell’impegno sociale e nella missione sacerdotale: lunghe code di fedeli affollano il suo confessionale e molte vocazioni nascono a partire dalla sua parola attenta e dal suo esempio. Coraggioso è anche il suo impegno nel dare rifugio e aiuto agli Ebrei in cerca di salvezza negli anni delle persecuzioni razziali nazifasciste. Mons. Sonzini muore a Varese il 5 febbraio 1957.

3-Venerabile Servo di Dio AMERICO MONTEIRO DE AGUIAR (1887-1956) Américo nasce il 23 ottobre 1887 a Salvador de Galegos (Penafiel, Portogallo). Terminati gli studi superiori nel 1902, si impiega in un negozio di ferramenta a Porto. Nel 1906 si trasferisce a Chinde in Monzambico, dove lavora come spedizioniere per l’Africa centrale britannica e i laghi africani. Nel 1923 rientra in Portogallo. Da tempo avverte la chiamata religiosa. Dopo una esperienza di due anni nel convento francescano di Tui in Spagna, entra nel seminario di Coimbra e qui, il 28 luglio 1929 è ordinato sacerdote. Il suo vescovo lo manda a evangelizzare i poveri, che sono la sua passione. Il 19.3.1932 ha la responsabilità di un’opera diocesana “la Zuppa dei poveri” , a Coimbra. Dal 1935 al 1939, promuove le colonie di Campo do Garoto da Baixa (Coimbra), a S. Pedro de Alva e Vila Nova do Ceira. Il 30 marzo 1938 è approvato il suo contratto come assistente religioso presso il Refugio da Tutoria Central da Infância de Coimbra . Il 7.1.1940 fonda la Casa de Repouso do Gaiato Pobre , a Miranda do Corvo, per bambini abbandonati, sotto il motto “ Lavoro di ragazzi, per ragazzi”. Il 5.3.1944 appare il primo numero del quotidiano O Gaiato , quindicinale di Obra da Rua, di cui è fondatore e direttore. Il 4.1.1948 viene inaugurata la Casa do Gaiato de Lisboa, situata, a Santo Antão do Tojal, a Loures. Nel 1956 muore per un incidente stradale a Campo nel comune di Valongo (Portogallo).

4-Venerabile Servo di Dio GIULIO FACIBENI (1884-1958) Giulio Facibeni nasce a Galeata (ora in provincia di Forlì) il 29 luglio 1884. Nel 1899 entra nel seminario di Faenza. Dopo il liceo si iscrive a Lettere dell’Università di Firenze. Il 21.12.1907 è ordinato sacerdote. Seguono i primi incarichi nelle scuole parrocchiali serali di Santa Maria al Pignone, tra gli studenti medi e le figlie dei carcerati. Nel maggio del 1910 fonda il circolo degli studenti secondari cattolici Italia Nova il cui omonimo giornale diverrà presto l’organo ufficiale degli studenti secondari toscani. Nell’ottobre del 1912 è vicario della Chiesa di Santo Stefano in Pane nel quartiere industriale e proletario di Rifredi a Firenze dove si distingue per l’impegno educativo e caritativo. Allo scoppio della prima guerra mondiale, don Facibeni è cappellano militare nella IV Armata. Sostiene moralmente soldati, i feriti e i moribondi, sia italiani che austriaci, senza badare ai rischi. Il senso della sua azione gli merita il conferimento della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nasce in don Facibeni l’idea di un’Opera di assistenza per gli orfani di guerra, ispirata alla sacra immagine della Madonnina del Grappa. Tornato nel 1919 alla Pieve di Rifredi a Firenze, si attiva e nel 1923 pone la prima pietra dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa, che inaugura il 4.11.1924. Negli anni della seconda guerra mondiale e nel corso dell’occupazione tedesca don Facibeni diventa un punto di riferimento fondamentale per la sua opera di assistenza ai profughi e ai ricercati. Le case di ospitalità si moltiplicano poi in tutta la Toscana. Don Facibeni muore a Firenze il 2 giugno 1958.

5-Venerabile Servo di Dio TOMMASO SUAREZ FERNANDEZ (1915-1949) Gregorio Tommaso nasce il 30 marzo 1915 nel quartiere Cauvicha di La Cortina (Spagna). Nel 1927 entra nel Seminario a Don Juan (León) ove studia latino e scienze umane (1927-1930). Nel 1930 è novizio dell’Ordine di Sant’Agostino nel Collegio di Valladolid. Fa la Professione religiosa l'11.10.1931. Prosegue filosofia a Valladolid e Saragozza.

Nel 1935 giunge a Roma per la teologia. Il 15.5.1938 è ordinato sacerdote. Nel 1939 si laurea in Teologia con lode ed è medaglia d’oro all’Università Gregoriana. Padre Tommaso lascia Roma nel luglio 1941 e in Spagna termina la sua tesi di dottorato. La Provincia Agostiniana gli assegna l'insegnamento nel convento di Saragozza (1941-1942), professore e reggente di studi per gli studenti di filosofia al College de Valladolid (19421945) e reggente di studi e insegnante dei filosofi postulanti a Valencia (1945-1947). Nel settembre del 1946 la sua tesi viene pubblicata da Comillas. Il vescovo di Salamanca, Fray Francisco Barbado Viejo OP, dopo aver letto il suo lavoro, nel 1947 lo vuole rivendica per il Chiostro dell'Università di Salamanca, come dottore ordinario nella cattedra di Metafisica. Ma dopo solo due anni a Salamanca come insegnante e cappellano delle suore, malato di tubercolosi, muore nel convento di San Esteban il 23 aprile 1949.

6-Venerabile Serva di Dio MARIA DEGLI ANGELI DI SANTA TERESA (1917-1988) Il decreto del 12 dicembre 2019 della Congregazione delle Cause dei Santi, infine, riporta il riconoscimento delle virtù eroiche della Serva di Dio Maria degli Angeli di Santa Teresa, al secolo Dinah Amorim, brasiliana, donna religiosa dell'Istituto delle Figlie di Maria, Religiosa delle Scuole Pie. Dina nasce l'8 agosto 1917 a Cláudio, Minas Gerais (Brasile), e muore a Rio de Janeiro il 1° settembre 1988.

 

 

 

MOSTRE DI SANTINI

MOSTRE DI IMMAGINETTE SACRE IN ITALIA

ROMA, 21.12.2019/12.1.2020: VIII MOSTRA NAZIONALE DEL SANTINO NATALIZIO “HOSANNA IN EXCELSIS” Il 21.12.2019, alle ore 17,00, il Presidente AICIS Giancarlo Gualtieri, con il rituale taglio del nastro, ha inaugurato in Roma, presso il Convento di Santa Maria sopra Minerva, P.za della Minerva 42, la VIII edizione della Mostra natalizia AICIS sul tema”: “ HOSANNA IN EXCELSIS - Mostra di immagini sacre sul Santo Natale dal XVI al XX secolo”.

 

Il Priore del Convento Domenicano, Padre Antonio Cocolicchio, che di cuore ringraziamo, è intervenuto all’inaugurazione ed ha tenuto un apprezzato discorso. La manifestazione ancora in corso, è sottolineata da un bellissimo catalogo ricco di articoli e di immaginette in esposizione, curato dalla BARBIERI EDIZIONI (e-mail per ordinazioni: info@barbieriedizioni.it). Il catalogo ha incontrato immediatamente il gradimento dei visitatori presenti e di quello dei giorni successivi. Un settore particolare dell’esposizione è dedicato ai “santini di San Francesco di Paola” del quale, nel 2019, si è festeggiato in tutto il mondo il V Centenario della canonizzazione. Un secondo settore è stato dedicato a San Vincenzo Ferrer nel VI Centenario della morte ed a Santa Caterina da Siena nell’80° Ann.rio della proclamazione a Patrona d’Italia.

 

Un sentito “grazie” va ai soci che hanno trasmesso il materiale da esporre: Francesco Paolo AMICO (Novara), Ezio BERNARDINI (Roma), Flavio CAMMARANO (Torino), Francesca CAMPOGALLIANI (Mantova), Stefania COLAFRANCESCHI (Roma), Antonino COTTONE (Misilmeri), Michele Fortunato DAMATO (Barletta), Frà Angelo DI MARCO (Roma), Roberto DE SANTIS (Alessandria), Patrizia FONTANA (Roma), Carluccio FRISON (Massa Finalese), Attilio GARDINI (Forlì), Giancarlo GUALTIERI (Roma), Giuseppina LICORDARI (Roma), Salvatore LIZZIO (Zafferana Etnea), Renzo MANFE’ (Roma), Antonio MENNONNA di Muro Lucano (PZ), Orietta PALMUCCI di Roma [alla memoria], Fabrizio PECCI di Alatri (FR), Lorenzo PERRONE (Milano), Germano PISTOLESI (Francavilla d’Ete), Giovanni RAMINZONI (Fidenza) Luciana RECLA (Ronzone), Agostino SANGIORGIO di Catania, Armando SCALARI di Goito) e Marcello VENDEMMIATI (Cassano Spinola). Si ringraziano inoltre i collaboratori del catalogo: Cesare BIASINI SELVAGGI, Laura BORELLO, P.Giovanni CALCARA, O.P., Orazio FERRARA, Giancarlo GUALTIERI, Giuseppina LICORDARI, Vincenza MUSARDO TALO’, Vittorio PRANZINI.

 

La Mostra, la cui organizzazione è stata curata anche dalle Edizioni Barbieri di Manduria e dal Convento Domenicano di Santa Maria sopra Minerva, chiuderà il 12.1.2020 alle ore 12.30. 18

 

 

 

NOTIZIE DAL MONDO

 

 

12.12.2019: IL NUOVO PORTALE INTERNET DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI Già dal 12 dicembre 2019 la Congregazione delle Cause dei Santi si è presentata al mondo online con una grafica nuova ed accattivante. Il sito http://www.causesanti.va/it.html è stato realizzato con la collaborazione del Dicastero vaticano per la Comunicazione. Il nuovo portale illustra le vite dei santi, fornisce spiegazioni sull’iter canonico, annuncia sia il Vangelo che il Santo del giorno. Una validissima grafica e dei contenuti preziosissimi aggiornano il visitatore sulla Congregazione e sul Cammino verso la Santità in maniera agile e al tempo stesso completa. Invitiamo gli associati a visitare il nuovo sito web dove troveranno le vite dei beati e santi inerenti al pontificato di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, arricchite da immagini, citazioni, date, biografie, omelie di beatificazione o canonizzazione, link esterni e materiali multimediali. L’obiettivo è procedere “a ritroso” per avere presto un “data base” globale che racchiuda tutti i santi e i beati della storia della Chiesa, come anche lo stato delle cause ancora in corso. I soci, dalla homepage, utilizzando il motore di ricerca potranno reperire con agilità le citate informazioni. Infine, è stata realizzata un’infografica interattiva sui “Passi del cammino verso la santità” che aiuta a comprendere il complesso processo di una causa di beatificazione/canonizzazione tramite cerchi/aureole che diventano sempre più luminosi man mano che ci si avvicina alla canonizzazione. Ogni cerchio contiene le informazioni essenziali dei singoli passi e, attraverso un semplice click, riporta al testo che descrive brevemente l’intero processo. Infine, il sito è stato arricchito di nuove immagini e nuovi banner legati al tema della santità. Il colore rosso, colore dell’amore divino, ma anche del sangue e quindi del martirio, è stato utilizzato come trait d’union per tutte le sezioni, associandolo all’oro, materiale più luminoso e duraturo, colore della santità e fedeltà di Dio, che ritroviamo anche intorno alle immagini dei santi nelle relative schede. (Fonte: Vatican News)

GRANADA (SPAGNA), 26.11.2019: 515°ANN.RIO DELLA MORTE DELLA SERVA DI DIO “ISABELLA I LA CATTOLICA” Sono trascorsi 515 anni dalla morte della regina Isabella La Cattolica. Per questo l’arcidiocesi di Granada (Spagna), dove è sepolta, il 26.11.2019 alle 19.30 ha celebrato una Santa Messa in suo onore. Sono state anche raccolte firme in modo che il suo processo di beatificazione non cada nell’oblio. Il canto della liturgia della solenne Eucaristia è stato seguito dal Coro della Cappella Reale. Il processo di canonizzazione di Isabel I di Castiglia è iniziato nel 1958 nell’arcidiocesi di Valladolid, dove la regina è morta.

VATICANO, 1969- 13 DICEMBRE -2019: 50° ANN.RIO DI SACERDOZIO DI PAPA FRANCESCO Il Papa, lo scorso 13.12.2019 ha festeggiato con la Chiesa Universale il suo 50° di sacerdozio. Ecco gli auguri della Chiesa Italiana: “Beatissimo Padre, nello scorrere dei giorni, ci sono date che non scandiscono solo il passare del tempo, ma acquistano un sapore particolare e diventano preziosa opportunità di gratitudine a una persona amata. Così, in occasione del 50° ann.rio della Sua ordinazione sacerdotale, la Chiesa che è in Italia partecipa con la sua preghiera di lode e di ringraziamento al Signore. La Sua testimonianza, i Suoi insegnamenti, le parole e i gesti che ci dona, sono storia che si fa vita. La ringraziamo, Santità, perché non smette di ricordarci l’importanza di vivere «la missione come un servizio a Dio e al suo popolo», nonostante tutte le difficoltà del cammino.

È un percorso impegnativo ed entusiasmante che c’impegniamo a seguire con semplicità, umiltà e vigore. Grazie, Padre Santo, perché – in un mondo investito dal vento dell’indifferenza – ripropone la bellezza e la fatica di un «sì», che è adesione e affidamento totale. Quel «sì», maturato nel seno della comunità cristiana, s’incarna nella fede semplice e pura del Santo Popolo di Dio che motiva e sostiene il dare tutto per il Signore e il suo Regno. Grazie, perché con il Suo sguardo attento e amorevole ridona alla Chiesa la gioia del Vangelo. Ci assicura che la chiamata è un dono prezioso da custodire e da far fruttare in una vita piena; è lo sguardo sulla realtà, fondato su un ascolto maturo, che consente di incrociare le sofferenze dell’umanità – fino a sentirle nostre – con la misericordia del Padre. Grazie, perché con parresia ci mette in guardia da un rischio diffuso: l’incapacità di contemplare e ringraziare. Canta il salmista: «Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore» (Sal 27,13-14). La contemplazione è comprensione del ministero come dono, mai come funzione. Grazie, per la Sua paternità spirituale: non si stanca, Lei per primo, di «prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare». È Pastore di una Chiesa che accorcia le distanze, è vicina alle vicende delle persone, s’incarna nella loro storia, s’inginocchia, fascia e cura le ferite. E sa anche farsi curare nelle sue imperfezioni umane. Grazie, perché dopo cinquant’anni non ha perso la gioia di sentirsi chiamato ogni giorno e, con essa, ci sprona ad andare avanti con umiltà e coraggio; soprattutto, conservando una fiducia sconfinata nella misericordia di Dio e dedicandoci, a nostra volta, con generosità al ministero affidatoci. Padre Santo, nell’assicurarLe la preghiera di tutte le nostre Comunità, Le rinnoviamo l’impegno a vivere con gratitudine e speranza il Suo insegnamento e la Sua testimonianza di vita”.

 

 

LA MAGIA DELLE IMMAGINETTE SACRE

“THE MAGIC OF HOLY CARDS” OVVERO “SANTINI. STAMPE DEVOZIONALI DI PRAGA DEL XVIII E XIX SECOLO”

di Carluccio FRISON

“La magia delle immaginette sacre” o, in lingua ceca, “Svaté Obrázky”. Se provassimo a cercare su un motore di ricerca queste parole, a video del nostro computer comparirebbero tutta una lunga serie di link creati per pubblicizzare due eventi che, seppur datati 2017, restano di sicuro interesse per un cultore di santini: 1°-Una Mostra, “La magia delle immaginette sacre” appunto, organizzata dal 9 dicembre 2017 al 2 aprile 2018 dal Museo della Città di Praga; 2°-Il catalogo pubblicato sempre a Praga nel 2017 in occasione della stessa mostra che raccoglie i diversi contributi dei curatori della stessa: Jiří Lukas, Petr Píša, Michal Wögerbauer. La mostra si è ormai conclusa e, per chi, come chi scrive, ne ha avuto notizia solo “a cose già fatte” rimane solo il piacere di poter leggere i suddetti link e, se interessato alla meravigliosa produzione degli incisori praghesi del XIX secolo (Koppe, Hoffmann, Rudl, Pachmayer, Maulini, Hora, ecc., per intenderci), tentare di consolarsi sfogliando l’altrettanto meraviglioso catalogo. “Svaté Obrázky. Pražská devoční grafika 18. a 19. století”?

Questo il titolo originale del volume, che si potrebbe tradurre così “Santini. Stampe devozionali di Praga del XVIII e XIX secolo” e subito, osservando la copertina, si evidenzia la prima, non piccola difficoltà: è tutto scritto in lingua ceca! azienza, mi dico, ci penserò dopo! E così mi decido per l’acquisizione. Ovviamente, mi sono rivolto alla fonte, contattando lo stesso Museo di Praga… Non voglio annoiarvi con i vari passaggi: alla fine, dopo tre/quattro mesi, finalmente il volume è arrivato sulla mia scrivania. Un bel libro, formato in-quarto. L’ho subito sfogliato. Pagine tutte scure, quasi nere! Strana scelta, mi dico… E mi rendo subito conto che, a parte un breve sunto finale in inglese (poche pagine, da pp. 225 a 230), è veramente tutto in ceco! Mi sono messo al lavoro, con molta pazienza. E così, pagina per pagina, aiutandomi con un buon traduttore e con la sintesi finale, mi sono dedicato alla sua lettura: quello che avevo appreso dai link, e che mi aspettavo di trovare, posso confessare di averlo ritrovato. “Il libro introduce i lettori agli oggetti di pietà popolare
nella Praga barocca: statue e dipinti d'amore (?) venerati nelle singole chiese di Praga e cappelle di pellegrinaggio, la loro storia e il loro aspetto, come rappresentato dalle stampe devozionali”: argomento del primo contributo firmato da Jiří Lukas.

 

Usando l'esempio di Jan Pachmayer, descrive il problema della produzione e della stampa di immagini sacre a Praga dopo il declino e il rilancio della vita religiosa durante la prima metà del XIX secolo”: l’articolo, sempre di Jiří Lukas, oltre ad occuparsi di uno degli incisori finora meno conosciuti, il Pachmayer, nato e morto a Praga (1775-1832) e di cui avevo già ammirato le sue immagini devozionali che, “colorate a mano, si distinguevano per estetica e qualità”, ne riproduce a colori ben 153, tutte da ammirare! “Si occupa anche della censura delle immagini sacre nella prima metà del XIX secolo e porta un inventario di incisori di rame di Praga e incisori di acciaio, incisori di rame, litografie, rilegatori di libri, librai ed editori dalla fine del 18° all'inizio della seconda metà del 19° secolo”.

E sono giunto agli ultimi due contributi, scritti da Petr Píša e da Michal Wögerbauer, dove, nel primo, si prende in esame le cause della genesi -e poi quelle del suo epilogo- della cosiddetta “età d’oro” della stampa devozionale a Praga, quando dalla fine del secolo XVIII fino al 1860 vi si potevano contare una sessantina di stabilimenti, tra grandi e piccoli, che si dedicavano alla realizzazione di santini, alcuni assai noti e ancor oggi molto ricercati dai collezionisti, quali Hoffmann, Koppe, Hora, Maulini, Rudl, il già citato Pachmayer,…

 

Ma anche tanti, rimasti anonimi o quasi del tutto sconosciuti ai collezionisti italiani. Questi si ritrovano elencati alla fine in un nuovo repertorio degli incisori, litografi, editori operanti a Praga in quel periodo: e sono circa una cinquantina di schede assai utili ed interessanti, quasi sempre corredate da una delle loro incisioni. Non solo un bel volume, mi sono detto in conclusione, ma anche utile e ricco di informazioni per ampliare le mie conoscenze sulla produzione delle immagini sacre nel XIX secolo e che, volendo continuare a collezionare gli splendidi “Santini di Praga”, dovrò spesso consultare.

 

 

 

I “SANTI PATRONI” DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE D’ITALIA

di Giancarlo GUALTIERI

11a REGIONE: MOLISE -. Province: CAMPOBASSO e ISERNIA

La Regione Molise è la più giovane dell’Italia; infatti, fu istituita come ente solo nel 1963 per distaccamento dalla preesistente regione Abruzzi e Molise, e Campobasso divenne capoluogo. Il 3 marzo 1970 una parte del suo territorio venne scorporata e istituita come provincia di Isernia, con Isernia capoluogo. La superficie della regione è divisa quasi equamente tra zone di montagna, il 55,3% del territorio, e zone collinari, del 44,7% del territorio. Per 40 km il Molise è bagnato dall’Adriatico La zona montuosa si estende tra l’Appennino abruzzese e l’Appennino Sannita. Le aree pianeggianti sono poche e di piccole dimensioni, le principali sono la piana di Bojano nel Molise centrale e a occidente la piana di Venafro. Il clima è di tipo semi-continentale. Nel Molise, oltre a essere presente il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Mainarde), sono presenti vaste aree boschive, soprattutto nella Provincia di Isernia, che la rendono ricca di specie vegetali oltre che animali. Di notevole importanza sono le Oasi del WWF. Dal punto di vista religioso fa parte della Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise ed è composta da undici diocesi: Arcidiocesi dell’Aquila, la Diocesi di Avezzano, la Diocesi di Sulmona-Valva, l’Arcidiocesi di Pescara-Penne, la Diocesi di Teramo-Atri, l’Arcidiocesi di Chieti-Vasto, l’Arcidiocesi di Lanciano-Ortona, l’Arcidiocesi di Campobasso-Boiano, la Diocesi di Isernia-Venafro, la Diocesi di Termoli-Larino e la Diocesi di Trivento.


La regione Molise ha come Santa Patrona:
La MADONNA ADDOLORATA di Castelpetroso. La storia narra dell’apparizione della Vergine Maria il 22 marzo 1888 a due pastorelle di nome Fabiana Cicchino e Serafina Valentino in località Cesa tra Santi, sulle pendici del Monte Patalecchia situato nel comune di Castelpetroso, in provincia di Isernia, e appartenente all’arcidiocesi di Campobasso-Boiano.

Mentre erano intente a cercare una pecorella smarrita, Fabiana scorge tra le siepi la pecorella vicino a una strana luce. Avvicinatasi si trova di fronte l’immagine della Madonna inginocchiata con ai piedi Gesù morto.

La Vergine ha lo sguardo rivolto verso il cielo e le braccia allargate in atto di offerta. Arriva anche Serafina, però non riesce a vedere nulla. Alcuni giorni dopo l’apparizione si rinnova e questa volta anche Serafina vede la Madonna. Si susseguono altre apparizioni ed ai piedi della rupe dove c’è stata la prima apparizione, sfocia una sorgente d’acqua che si rivela miracolosa.

Quindi si decide di edificare un Santuario intitolato alla Madonna Addolorata.

Ogni anno, la quarta domenica di settembre si svolge la festa a ricordo della posa della prima pietra del Santuario, avvenuta il 28 settembre 1890. La festa religiosa si chiude la sera con un bellissimo spettacolo pirotecnico. Papa Paolo VI ha proclamato Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso patrona del Molise il 6 dicembre 1973. (Fig. 1-2-3-4).

I Santi patroni della città di CAMPOBASSO sono: SAN GIORGIO (Cappadocia, 275-285 circa – Nicomedia, 23.4.303) San Giorgio è stato un martire cristiano. I genitori lo educarono alla religione cristiana. Trasferitosi in Palestina, si arruolò nell’esercito dell’imperatore Diocleziano. Ben nota è la leggenda di “San Giorgio e il drago”: salva la figlia del re che stava per essere sacrificata ad un terribile drago, per cui il re con la figlia e molti cittadini si convertirono al cristianesimo. Diocleziano allora lo condannò a morte per decapitazione. Il corpo di Giorgio fu portato a Lidda e posto in un sepolcro sul quale sorse un tempio. Il capo è custodito dal 750 nella chiesa di San Giorgio al Velabro a Roma. A Campobasso, in un reliquario d’argento, è conservato un grosso pezzo di osso. La tradizione racconta che tre fatti straordinari indussero i cittadini di Campobasso a ricorrere alla protezione del Santo: Nel XIII sec. Campobasso era assediata dai nemici, il popolo si raccolse in preghiera invocando San Giorgio. Improvvisamente le campane suonarono, si udì un cupo fragore di armi e alla testa di un esercito schierato in combattimento apparve un giovane guerriero, i nemici terrorizzati fuggirono. Una terribile tempesta si abbatté su Campobasso il 9 ottobre 1634 e per intercessione del Santo la città fu salva. Nel 1656 si diffuse una terribile peste la cui fine miracolosa fu attribuita al Santo. Per richiesta dei Campobassani il Vescovo di Boiano proclamò San Giorgio patrono della città con una bolla del 16 aprile del 1661 che si conserva nell’archivio della cattedrale. (Fig. 5-6).

SAN LEONARDO DI NOBLAC (Orléans, 496 circa – Noblac, 6 novembre ~545) San Leonardo di Noblac è stato un abate francese che visse da eremita gran parte della vita. In gioventù rifiutò di arruolarsi nell’esercito e si mise al seguito di S. Remigio, arcivescovo di Reims. Avendo questi ottenuto dal re di poter chiedere la liberazione dei prigionieri che avesse incontrato, anche Leonardo, acceso di carità, chiese e ottenne lo stesso favore e liberò, di fatto, un gran numero di questi infelici. Diffondendosi la fama della sua santità, egli rifiutata la dignità vescovile offertagli da Clodoveo si diresse a Limoges; attraversando la foresta di Pavum soccorse la Regina sorpresa dalle doglie del parto. La preghiera del santo le concesse di superare i dolori e di dare alla luce un bel bambino. Clodoveo riconoscente gli concesse una parte del bosco per edificarvi un monastero. Il Santo costruì un oratorio in onore della Madonna e dedicò in altare in onore di S. Remigio; scavò poi un pozzo che si riempì miracolosamente d’acqua e al luogo diede il nome di ‘nobiliacum’ in ricordo della donazione di Clodoveo. È considerato, quindi, Patrono dei Prigionieri e delle Puerpere. In Italia molti comuni, tra i quali anche Campobasso, lo hanno adottato come Santo Patrono. (Fig. 7-8).

 

I Santi patroni della città di ISERNIA sono:

 

S. PIETRO CELESTINO V (Isernia o Sant’Angelo Limosano, fra il 1209 e il 1215 – Fumone, 19.5.1296)

. San Pietro Celestino V è stato il 192º Papa della Chiesa cattolica dal 29 agosto al 13 dicembre 1294. Eletto il 5 luglio 1294, fu incoronato a L’Aquila il 29 agosto, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio da lui fatta costruire; è sepolto nella stessa basilica aquilana. Celestino V fu il primo papa che volle esercitare il proprio ministero al di fuori dei confini dello Stato Pontificio e il sesto a rinunciare al ministero petrino. È venerato come santo, con il nome di Pietro Celestino da Morrone, dalla Chiesa cattolica. È patrono dei due comuni che ne rivendicano i natali (Isernia e Sant’Angelo Limosano) e compatrono dell’Aquila, di Urbino e del Molise. Ogni anno, il 19 maggio, durante la festa del Santo Patrono Celestino V, o ‘ru Sandone’, come lo chiamano affettuosamente gli isernini, tutti i fedeli, non solo del posto, si recano in chiesa dalle prime ore del mattino per rendergli omaggio prima della processione che si svolgerà nel pomeriggio. Grande è la partecipazione anche alla fiera. (Fig. 9-10).

SS. NICANDRO, MARCIANO e DARIA (Bulgaria, III secolo - Venafro, 17.6. 303) Il soldato Nicandro, la moglie Daria e Marciano, originari della Bulgaria, si stanziarono a Venafro. A causa della loro fede subirono il martirio nel 303. Nel luogo del martirio, poco distante dal centro abitato, in epoca successiva, e più precisamente nel 955, fu edificata una basilica in loro onore. Sotto l’altare maggiore nel 1933 si rinvenne il sarcofago di Nicandro, dal quale secondo la leggenda devozionale, fuoriesce, in determinate scadenze e soprattutto nei giorni di festa, la santa manna, un liquido misterioso al quale sono attribuite, come testimoniano gli ex voto, doti miracolose. Sono stati eletti Patroni della diocesi di IserniaVenafro. La memoria liturgica ricorre il 17 giugno con il grado di solennità nelle città di Venafro ed Isernia e di festa nell’intera diocesi. (Fig. 11-12). 23

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