Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare mensile, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2005 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel.06-7049.1619 e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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17 GIUGNO 2006: CI HA LASCIATO DOLORES SELLA


Il giorno 17 giugno è deceduta dopo lunga malattia Dolores Sella, già socia della nostra Associazione e autrice del libro “Santini e immagini devozionali in Europa, dal secolo XVI al secolo XX, M. P. Fazzi, Lucca, 1997” spesso citato negli articoli comparsi su questa rivista.
Abbiamo conosciuto Dolores l’anno dopo la pubblicazione del libro,nel 1998.
Andammo a trovarla e fu come “sbirciare” appena in una galleria nuova e infinitamente vasta: capimmo subito con lei l’enorme ignoranza che avevamo sull’argomento santini.
Imparammo a comprendere un po’ meglio la nostra piccola raccolta: esemplari di fine 800, Santa Lega Eucaristica, cartoncini variamente fustellati, e successivi più moderni.
E scoprimmo che prima c’erano incisioni (a bulino, a puntasecca, acquaforte, …) e più indietro ancora pergamene, canivets, miniature.
Era maestra nella vita e per noi lo è stata per tutto quello che c’era da scoprire come tecniche e simbolismi, spiegate in sintesi e in breve tempo, tanto era brava nell’insegnare. Purtroppo abbiamo potuto frequentarla per un periodo molto breve, per l’aggravarsi di una serie di problemi di salute, che già da qualche anno l’avevano costretta a lasciar perdere la sua immensa passione per l’arte figurativa sia prodotta direttamente da lei nelle sue superbe incisioni, sia espressa in forma devozionale nei santini di ogni epoca e territorio, e al ricovero in una struttura protetta. Ci resta un rimpianto: che in questi ultimi anni la sua eccezionale collezione sia andata smembrata e dispersa.

GABRIELLA DELLA BIMBA e SEBASTIANO MICHELI

Breve biografia
Dolores Sella nasce da famiglia veneta ad Arona il 18 luglio 1918. Vive praticamente tutta la sua vita artistica a Lucca, dove svolge attività didattica come maestra elementare. In gioventù consegue il diploma di pianoforte presso il liceo musicale G. Rossini di Pesaro. Iscritta alla facoltà di lettere dell’Università di Roma, abbandona gli studi alla soglia della laurea. Dopo un incidente che le impedisce di continuare a suonare si dedica alla pittura e all’incisione. […]

 

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MOSTRE DI IMMAGINETTE

 

CISLAGO (VA), 16 e 23 Luglio 2006 –
Mostra di santini: “I SANTI ATTRAVERSO LE IMMAGINETTE SACRE”


Nei giorni 16 e 23 luglio si è svolta a Cislago la mostra di immaginette Sacre sul tema “I Santi attraverso le immaginette devozionali”. L’esposizione organizzata dal sottoscritto con la collaborazione dei sigg. Mario RESTELLI, Renato CAIRONI e Francesco LANZANI è stata visitata da un considerevole numero di persone fra le quali il nostro parroco Don GUIDO STUCCHI, il sindaco Dr. LUCIANO BISCELLA, la Rev.da Madre Superiora Suor ANITA, il parroco di Gorla M. Durante il pomeriggio del 23 luglio sono stati omaggiati con un libro su Santa Maria della Neve (una nostra chiesetta in restauro) tutti gli espositori: ROBERTO DE SANTIS, ENRICA GRAZIANI, SILVANA RAIMONDI, FRANCESCO BONAZZOLI, LUCIANO GALBUSERA, OLGA e CARLO MAZZELLA, SERGIO AGLIETTI, GIOVANNA GHIOLDI, SOCIETA’ STORICA SARONNESE e ARCHIVIO del SANTUARIO di SARONNO nella persona del Prof. SERGIO BEATO che ringrazio personalmente. Il libro reca una dedica personale del parroco Don Stucchi e del Sindaco dr. Biscella.

LUCIANO GALBUSERA


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PALESE (BA), Agosto 2006 –
Mostra di immaginette: “UN ARCANGELO IN VETRINA”


Il Centro Studi Tradizioni Palesine di Palese, da poco più di un anno, comune autonomo da Bari, nell’ambito della festa Patronale di San Michele Arcangelo 2006 ha organizzato una mostra di Santini ed iconografia Michaelica intitolata “Un Arcangelo in Vetrina”.
L’esposizione è stata allestita nei locali in corso Vittorio Emanuele 21/A di fronte alla Chiesa Parrocchiale San Michele Arcangelo. Il curatore della mostra è il Sig.Saracino Giuseppe, un cittadino dI Palese devoto e fine ricercatore di tutte le immagini e notizie riguardanti San Michele Arcangelo che ha messo insieme in una grande raccolta che mette a disposizione di tutti i devoti dell’Arcangelo Michele con questa mostra.
(Fonte: http://www.modugno.it/archivio/2006/08/mostra_di_santi.php)


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VEROLENGO (TO), 10-14 Settembre 2006 –
Mostra di santini: “IMMAGINI SACRE: FEDE, STORIA, CULTURA”


Gent.mo sig.Manfè, le scrivo per informarla che la mostra sul tema “Immagini sacre: fede, storia e cultura” che ho allestito a Verolengo è stata un grosso successo anche grazie a Voi dell’AICIS che avete fornito il materiale e incoraggiate ad organizzare queste bellissime esposizioni che, oltretutto, sono un prezioso mezzo di evangelizzazione e di conoscenza della parola e della vita di Gesù, della Vergine e di tanti modelli di santità.
Grande successo proprio perchè da queste parti non era stata mai allestita un’esposizione di questo genere.
Ringrazio con l’occasione don Giuseppe BOERO, parroco del luogo, che mi ha fornito questa preziosa opportuntà; ringrazio il socio Paolo MONCIOTTI e la sua gentile consorte, che sono venuti a visitare la mostra: con essi ho scambiato opinioni e consigli sulla comune passione: i santini.
Purtroppo i giovani sono stati i grandi assenti alla mia mostra. Vorrei qui porre una domanda a Lei o a quanti desiderano rispondermi: perché? L’unica risposta che mi sono data è che i tempi sono cambiati, non ci si parla più neppure per telefono perchè il colloquio è sostituito dai messaggini, o SMS come li chiamano i giovani di oggi. E ciò mi dispiace poiché vanno a perdersi alcuni valori importanti della vita.


ANTONELLA BORDONARO ZANLORENZI

 

Intervento di RENZO MANFE’:

“I giovani trovano interesse anche alle esposizioni di immaginette sacre,ma è necessario cercare la chiave di lettura che sappia coinvolgerli e interessarli. I santini non sono un materiale a loro così familiare, però conoscono le figurine di calciatori, di mostri, della natura, ecc. Abbiamo conferme che alcune fasce di età seguono e raccolgono anche quelle perché sollecitati dai “media” (giornaletti, tv, radio, messaggi sui telefonini, ecc). Conveniamo sul fatto che Papa GIOVANNI PAOLO II era riuscito a toccare le corde giuste del loro cuore nonostante essi sembrino così lontani dalla Chiesa e dal “sacro”. Cito il commovente spontaneo arrivo a Roma di tanta gioventù ai primi di aprile 2005 per rendere omaggio alla salma di Wojtila.
Il nostro fondatore GENNARO ANGIOLINO, di cui commemoriamo il IV anniversario della sua morte il prossimo 23 dicembre, aveva il carisma di parlare di immaginette ai giovani.
A tante mostre allestite in Italia soleva trascinare intere classi accompagnate dai rispettivi insegnanti: aveva la capacità di attirare l’interesse dei ragazzi verso il mondo dei santini.
Io stesso, in più occasioni, ho avuto modo di apprezzare tale capacità e rimanere estasiato per l’attenzione viva suscitata dalle parole di Angiolino. Ciò per dire di non scoraggiarsi, bensì trovare la chiave giusta per aprire il cuore dei giovani."

Riceviamo da PAOLO MONCIOTTI di Torino: “Domenica 10 settembre ho avuto l'occasione e il piacere di visitare la mostra di "santini" allestita a Verolengo (To) dalla socia Antonella Bordonaro Zanlorenzi. Nella mostra, preparata con tanto impegno e passione, ho potuto ammirare, con piacere, anche santini, corredati di preghiere e cenni biografici facilmente leggibili, che anch'io possiedo, avendoli ricevuti dal fondo sociale AICIS, grazie al contributo di soci generosi. I santini bene si addicevano al tema della mostra: Fede, Storia, Cultura. Il fatto ci ha fatto subito familiarizzare.
La mostra, molto visitata, cadeva durante la festa patronale della Madonnina di Verolengo, Madonnina a cui è dedicato l'omonimo santuario, detto anche Santuario della Madonna del Veuchio, dal nome del luogo dove nel lontano 1609 si verificò un avvenimento prodigioso occorso al sacerdote don Giovanni Bracco. Il sacerdote cadde dal suo cavallo imbizzarritosi e rimase impigliato in una staffa; dopo una corsa pazza il cavallo si fermò improvvisamente davanti alla Madonna, come mostra un dipinto ex-voto fatto eseguire dallo stesso sacerdote per non aver riportato alcun danno fisico nell'incidente.
L'immagine della Madonna era affrescata su un Pilone (cappelletta) situata in Regione Veuchio.
Ai lati della Madonna dal volto nero, le cui sembianze sono identiche a quelle di Loreto, di Crea, di Oropa, sono dipinti S. Carlo Borromeo e S. Antonio da Padova. Il sacerdote promise alla Madonna la costruzione di una piccola Cappella nella quale fu incluso il Pilone, conservato tuttora. Accaddero altri fatti miracolosi e seguirono successive costruzioni e ampliamenti; l'attuale Santuario venne Consacrato il 13 settembre 1851 al Nome di Maria.
(Fonti: Le notizie sono state estratte dal volume "Santuario della Madonnina di Verolengo - Memorie - Opera Diocesana Buona Stampa - Torino - 1987)
Il richiamo della mostra di santini, la benedizione della Madonnina di Verolengo hanno riempito una bella domenica di settembre”.

PAOLO MONCIOTTI

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CASCIA (PG), 27-30 Settembre 2006 -
Mostra di santini:
“IL BEATO SIMONE FIDATI E GLI AGOSTINIANI”


Il Dr .VITO PIERMANNI di Roma, ex socio AICIS, ci ha contattati per comunicarci di aver allestito una mostra a Cascia (Perugia) con immaginette della propria collezione, nell’ambito del Congresso Internazionale per l’VIII centenario della nascita del Beato Simone Fidati con tema: “Il Beato Simone Fidati da Cascia OESA (1295-1348): un Agostiniano spirituale tra Medioevo e Umanesimo“,(1295-2005).
Il Congresso è stato promosso dalla Provincia Agostiniana Italiana in collaborazione con L'Istituto Patristico Augustinianum di Roma, L’Augustinus - Institut di Würzburg, La Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino di Firenze (SISMEL) e Il Centro per l’Alto Medioevo di Spoleto (CISAM), patrocinato inoltre dall’Istituto Storico dell’Ordine Agostiniano e sostenuto dalle comunità agostiniane di Cascia.
Il tema dell’esposizione di santini è stato ovviamente: “Il Beato Simone Fidati e gli Agostiniani”.
Veramente incoraggiante è stato l’afflusso di congressisti e visitatori provenienti da ogni parte del mondo.


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TARQUINIA (VT), 7-15 Ottobre 2006 –
Mostra di santini: “IL CARDINALE MARCANTONIO BARBARIGO: PADRE E FONDATORE DELLE MAESTRE PIE FILIPPINI”


Come già comunicato nello spazio AICIS del sito internet www.cartantica.it, fin da settembre u. s., nell’ambito delle manifestazioni di “Tarquinia a porte aperte – Un museo nel la città”, il Circolo Filatelico Numismatico Tarquiniense con il patrocinio dell’AICIS, ha presentato al pubblico la collezione realizzata in forma biografica con santini, fotografie e materiale filatelico dal sempre attivo EDMONDO BARCAROLI, socio di entrambe le associazioni, in omaggio ed a ricordo del 3° centenario della morte del card.Marcantonio Barbarigo, che fu vescovo di Corneto (oggi Tarquinia) e Montefiascone dal 1687 al 1706. Per l’occasione è stato stampato il santino riprodotto da un dipinto ad olio di autore anonimo del XVII secolo, conservato nella Cattedrale di Tarquinia.
Marcantonio Barbarigo, della nobile famiglia dei Dogi, era nato a Venezia, il 6 marzo 1640. Per seguire la vocazione al sacerdozio, aveva rinunciato ad una brillante carriera diplomatica.
Nel 1686 fu nominato Vescovo di Montefiascone (VT).
Maestro e Pastore del suo popolo, investì per la causa del Regno il ricco capitale delle sue doti umane e spirituali, dilatando oltremisura gli spazi della sua carità.
Sostenne Rosa Venerini (1656-1728) che volle a Montefiascone, affinché avviasse scuole nella sua diocesi e che fondò l'Istituto religioso delle Maestre Pie Venerini, le quali, portano oggi l'istruzione e l'evangelizzazione in molti paesi del mondo. Rosa Venerini è stata canonizzata da Benedetto XVI lo scorso 15 ottobre.
Lucia Filippini, anch'essa di nobile famiglia, nacque a Corneto (Tarquinia) il 13 gennaio 1672. A lei, ancora ventenne, il Barbarigo affidò l'opera delle scuole da lui istituite in Montefiascone per l'educazione cristiana delle fanciulle del popolo.
Fondò, insieme a Lucia Filippini, un Istituto di Maestre Pie (1692) che in seguito presero nome da Lei.
Il Pastore vigile e la Maestra Santa intuirono che, per risanare la famiglia, e quindi la società, era necessario aprire le intelligenze al sapere e formare le coscienze. Ebbero quindi un ruolo di spicco nel processo di riforma morale e religiosa dei costumi del loro tempo. Lucia, in particolare, si dedicò alla promozione della donna. Lucia Filippini, morta nel 1732, è stata elevata nel 1930 all'onore degli altari.
Il Card.Barbarigo è mancato a Montefiascone all’età di 66 anni, il 26 maggio 1706: ricorre, pertanto, nel corrente anno, il 300° anniversario della sua nascita al cielo.
Nella foto riportata nella circolare, si vede il pubblico all’interno della Casa natale di Santa Lucia Filippini durante una visita nel periodo della mostra. Sul lato sinistro nella foto è visibile la Maestra Pia Suor Rosanna mentre illustra la storia di cui è ricca la Casa natale della grande santa di Corneto.


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BORGO TOSSIGNANO (BO), 12-16 Ottobre 2006 –
Mostra di immaginette: “MADRE DI DIO, SPERANZA NOSTRA”


Il socio FILIPPO BRICCOLI di Ravenna, aderendo alle istanze dell’Arciprete della Parrocchia di S.Bartolomeo Apostolo, Don NATALE TOMBA, ha allestito una mostra di santini nella Sala conciliare del municipio di Borgo Tossignano (diocesi di Imola, provincia di Bologna), gentilmente messa a disposizione dal sindaco, in occasione della Festa della terza domenica di ottobre, celebrata in onore della Beata Vergine del Buon Consiglio.
Il tema della mostra è stato: Madre di Dio, speranza nostra.
Le immaginette ricoprivano un arco di tempo compreso tra il XVII ed il XX secolo, dai virtuosistici ‘canivets’ alle incisioni, dai manufatti polimaterici ai ‘collages’, dai merlettati manualmente o con punzone alle cromolitografie.
Erano presenti immaginette in pergamena, tessuti, ornamenti e lamine metalliche, elementi vegetali, carte colorate e intagliate o/e ritagliate, carta stagnola, sete policrome, lustrini, paillettes, perle. Santini che testimoniano la fede e la devozione alla Madre di Dio, Speranza nostra, ricordando a tutti, grazie a Maria, la presenza, per amore, di Dio tra gli uomini.
Nella foto presente nella circolare, abbiamo riprodotto l’articolo del settimanale cattolico “Il nuovo diario messaggero” della diocesi di Imola che parla della mostra del socio Briccoli.
Il Parroco Don Natale nel Bollettino parrocchiale ha scritto: “Queste delicate immagini sono state e tuttora sono espressione di pietà profonda e insieme manifestazione di religiosità e di cultura, nonché strumenti attivi di preghiera e di elevazione spirituale. Ci giungono da tanto lontano, messaggi di fede antica ma sempre viva ed attuale, per continuare ad offrirsi agli occhi, al cuore e d alla mente dei devoti di ogni tempo. Sono ancora tenere, umili ed affettuose testimonianze di devozione, preghiera e catechesi”.
E per ringraziare il socio Briccoli, don Natale ha concluso così: “La mostra presenta, all’attenzione dei visitatori, esemplari che la devozione privata ha salvato dal tempo, dimenticati o nascosti dai predecessori, poi “riscoperti” da un cultore che vuole offrire ai fedeli alcuni rari gioielli della sua raccolta, creata in più di tren’anni di ricerca”.
La Redazione ha dato comunicazione della suddetta esposizione nel mese di settembre sul proprio spazio internet in www.cartantica.it : la notizia della mostra, infatti, era giunta purtroppo quando la Circolare di settembre era stata spedita.
Notevole è stato l’afflusso dei visitatori, tutti felicemente sorpresi, per non dire entusiasti, di scoprire oggetti ed immagini devozionali che mai avrebbero pensato potessero esistere.
Un successo grande, con soddisfazione del Parroco e dei suoi collaboratori.
Nel pomeriggio di domenica 15 ottobre u.s., al termine della processione mariana, Mons. GIUSEPPE VERUCCHI, Arcivescovo di Ravenna-Cervia, ha esortato con calore e convinzione i presenti a visitare la mostra che già Egli aveva avuto occasione di vedere nella Basilica della Madonna Greca, mesi fa a Ravenna (cfr.Circolare nr,275, pag.19) e nr.276, pag.30).



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FOLLINA (TV), 2-3 Dicembre 2006 –
Mostra: “PREGHIERE E DEDICHE MANOSCRITTE SULLE IMMAGINETTE SACRE – I SANTINI PERSONALIZZATI”


Quest'anno il mercatino di Natale a Follina, "Colori d'inverno", si svolgerà nei giorni di sabato 2 e domenica 3 dicembre 2006 e, come per gli anni scorsi, organizzerò una mostra di santini dal titolo "PREGHIERE E DEDICHE MANOSCRITTE SULLE IMMAGINETTE SACRE". Il tema recherà quale sottotitolo: "I SANTINI PERSONALIZZATI", che ho voluto prendere a prestito dal titolo della conferenza tenuta dal nostro Presidente conte Gian Lodovico Masetti Zannini il 7 febbraio scorso e riportata sulla Circolare Informativa n.274 a pag 8.
Il suddetto articolo "Santini Personalizzati" sarà presentato all'inizio della mostra come valida e competente introduzione all'esposizione stessa.
La pubblicazione sulla nostra Circolare della conferenza del nostro Presidente che racconta di "quelle parole a volte toccanti scritte a lapis oppure a penna che si trovano su taluni esemplari", ha coinciso, con piacevole mia sorpresa, con il mio appello ai consoci pubblicato a pag.41 della stessa Circolare che chiedeva la loro collaborazione per l'allestimento della mostra che sta ora diventando realtà.
Elenco e ringrazio di cuore i soci che hanno potuto e voluto essere coespositori inviando le riproduzioni a colori di loro immaginette: chi 6 chi 10 chi 30 e chi, come il sig. PIER LUIGI PATRITTI di Olgia di Re (VB), addirittura 150: DONATA CAROLILLO di Tricarico (MT), AUGUSTINO BUSATO di Maerne (VE), ANTONIO D’ANDREA di Alessandria, VINCENZINO MONACO di Molfetta (BA), AGOSTINO SANGIORGIO di Catania, FELICE STASIO di Roma.
Un grazie particolare a LORENZO CIMENTI di Tricesimo (UD) che ha contribuito all'allestimento della mostra con un cospicuo numero di immaginette in originale; e ancora ALESSANDRO MARTINI di Firenze, NATALE DI BIASIO di Solighetto (TV) e ROSINA LLAGARIA di Canals (Spagna), anch'essi presenti in mostra con santini originali.
L'esposizione, contrariamente agli anni scorsi, non sarà ripresa nel periodo Natalizio ma sarà ripresentata, ampliata da altri contributi, a Pasqua 2007.
Pertanto, per i soci che ancora volessero partecipare continua l'invito a spedirmi santini con preghiere o dediche scritte a mano, foto a colori ritto e rovescio , su fondo bianco e non nero. Grazie.


MARIO TASCA


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CASTEL BOLOGNESE (RA), 4 dicembre 2006 – 5 gennaio 2007
– Mostra “SANTI AUGURI: IMMAGINETTE NATALIZIE D’EPOCA”



I soci PIER PAOLO SANGIORGI, MARIA LANDI e ANNA PELVI, in occasione delle festività natalizie, hanno messo in comune le loro collezioni per realizzare una mostra di immaginette sacre a soggetto natalizio.
L’esposizione si apre con documenti informativi sull’AICIS ricavati dal sito dell’Associazione (finalità, circolare informativa, ecc) e continua con una breve storia del “santino”.
La mostra vera e propria, ripercorre i passi del vangelo:l’Annunciazione, la Visitazione e illustra in successione i vari “quadri” della Natività: adorazione degli angeli, dei pastori, dei magi, per finire con Gesù Bambino.
Un percorso spirituale ed artistico di grande suggestione.
La mostra, sarà allestita presso la Sala di Lettura della Biblioteca Comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese in Piazzale Poggi, 6 e osserverà il seguente orario di apertura al pubblico: mercoledì, venerdì e sabato 8.30-12.35 e dal lunedì al venerdì 14.45-18.20. Info: referente Pier Paolo Sangiorgi 0546.655827 (orario ufficio).

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VEROLENGO (TO), 8-10 Dicembre 2006
Mostra di immaginette devozionali: “LE MISSIONI E IL SANTO NATALE”


A Verolengo, in provincia di Torino, il Circolo IL CONFRONTO organizzerà una manifestazione per raccogliere fondi per le Missioni, In tale ambito è prevista una mostra di santini al cui allestimento parteciperà la socia ANTONELLA BORDONARO ZANLORENZI con il materiale della propria collezione. Parteciperà come espositore anche il vicepresidente RENZO MANFE’ di Roma.
La mostra, che avrà come tema “Le missioni ed il Santo Natale”, verrà inaugurata a Verolengo in Via Casa Parrocchiale, presso il Circolo “Il Confronto”, il giorno 8 dicembre e rimarrà aperta al pubblico fino al giorno 10 dello stesso mese. Per informazioni i soci si rivolgano alla sig.ra Bordonaro Zanlorenzi: tel. Nr.
011-9188.057


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CISLAGO (VA), 9-10 Dicembre 2006 –
Mostra di immaginette sacre: “NON SOLO NATALE”


Il socio LUCIANO GALBUSERA di Cislago (VA) nell’ambito del Mercatino di Natale che si svolge in Cislago nei giorni 8-9-10 dicembre prossimo, allestirà presso le Scuole Elementari una mostra di immaginette devozionali sulla tematica “Non solo Natale”. Saranno presenti innanzitutto immaginette sacre della sua collezione inerenti al tema natalizio, ma nel contempo spazierà su varie altre tematiche.

 

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BOLOGNA, 23 Dicembre. 2006 – 6 Gennaio 2007
Mostra di santini
“IL SANTO NATALE E LA VERGINE MARIA”


L’Opera Pia “IL PANE DI SANT’ANTONIO” di Bologna, diretta dalla dr.sa MARA ANDREOTTI, nostra socia,con la collaborazione del C.E.I.S. – Collezionisti Emiliani di Immaginette Sacre” di Bologna, sta organizzando per il prossimo periodo natalizio la ormai tradizionale mostra di immaginette devozionali che sempre tanto successo di pubblico riscuote (dai tremila ai cinquemila visitatori ad ogni edizione).
La mostra si avvarrà anche della Collezione del socio FILIPPO BRICCOLI, rinomata per i bellissimi pezzi che sono un piacere per gli occhi e un sollievo dello spirito.
Al momento attuale non si conoscono ancora i nomi degli altri espositori. La mostra avrà come tema: “Il Santo Natale e la Vergine Maria” e verrà inaugurata il 23 dicembre prossimo a Bologna presso la Basilica S.Salvatore, Via Cesare Battisti, angolo Via Volto Santo e sarà visitabile fino al giorno dell’epifania, 6 gennaio 2007. L’orario dovrebbe essere: 9/12 e 15/18 di ogni giorno, senza dubbio nei giorni festivi. In merito all’orario nello spazio internet dell’AICIS (in www.cartantica .it) in dicembre metteremo l’esatto orario e la lista degli espositori. Per informazioni rivolgersi al Dr.GALLETTI, segretario del C.E.I.S. ed anche socio AICIS. Stampa e televisione locali hanno già mostrato interesse per la mostra a San Salvatore.
Invitiamo quanti possono effettuare una visita a recarsi alla mostra natalizia che si trova sul percorso dei presepi. Citiamo il più vicino: il Presepe meccanico della Chiesa di San Francesco a Piazza Malpighi.


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DEDICATO A MARIA

 


SANTUARI E IMMAGINI MARIANE IN ITALIA

Continua l’elenco per regione dei Santuari Mariani, di Chiese e dei luoghi italiani di venerazione della Madonna, stilata dal Prof. FRANCESCO BRACALETTI di ROMA.
Coloro che desiderano inviare rettifiche o apporti per le Regioni già pubblicate o che pubblicheremo, potranno contattare il socio Bracaletti, che sarà ben lieto e riconoscente di qualsiasi contributo utile a migliorare o completare detti elenchi.


14 - SARDEGNA


AGGIUS (SS) - Madonna della PACE
AIDOMAGGIORE (OR) - URRACHE
ALGHERO (SS) - VALVERDE
ANELA (SS) - NEVE
ARBUS (CA) - ITRIA
ARDARA (SS) - REGNO
ARMUNGIA (CA) - BONARIA
ASSEMINI (CA) - ROSARIO
BARISARDO (NU) - MONSERRATO
BAUNEI (NU) - NAVARRESE
BESSUDE (SS) - NURAGHES
BITTI (NU) - ANNUNZIATA
BITTI (NU) - MIRACOLO
BONACARDO (OR) - BONACATTU
BORTIGALI (NU) - BAUCU
BORUTTA (SS) - GRAZIE
BOSA (NU) - REGNOS ALTOS
BULTEI (SS) - Madonna dell’ALTURA
CAGLIARI (CA) - ANNUNZIATA
CAGLIARI (CA) - ASSUNTA
CAGLIARI( CA) - BONARIA
CAGLIARI (C)A - CARMINE
CAGLIARI ( CA) - MEDAGLIA MIRACOLOSA
CAGLIARI (CA) - MERCEDE
CALANGIANUS (SS) - GRAZIE
CARDEDU (N) - BUON CAMMINO
CARLOFORTE (CA )- SCHIAVO
CODRONGIANUS (SS) - SS.TRINITA'
COLLINAS (CA) - BANGIARGIA
COSSOINE (SS) - ISCALAS
CUGLIERI (OR) - NEVE
DESULO (NU) - MONTE
DOMUS DE MARIA (CA) - ROSARIO
DONORI (CA) - DIFESA
DORGALI (NU) - BUON CAMMINO
DORGALI (NU) - S'ENA
DORGALI (NU)- VALVERDE
ELINI (CA) - CARMINE
ESCOLCA (CA) - GRAZIE […]

 

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I DIVERSI TITOLI A MARIA SANTISSIMA

Nostra Signora del Pilar
Il più antico santuario della Spagna e forse del mondo cristiano è quello della BEATA VERGINE DEL PILAR a SARAGOZZA.
In stile barocco, la costruzione è riccamente decorata e affrescata da Velázquez, Francisco de Goya, Ramon e Francisco Bayen.
Lunga ben centotrentacinque metri e larga cinquantanove, ha quattro torri e undici cupole, di cui quella centrale, particolarmente imponente, svetta per ben ottanta metri.
Nel santuario, all’inizio della navata centrale è situata la “santa cappella”, dove si venera una piccola statua della Vergine col Bambino del secolo XIV, che poggia i piedi sul Pilar (pilastro) ricoperto di bronzo e argento,e che viene rivestita con manti diversi a seconda dei tempi liturgici e delle circostanze.
L’immagine fu incoronata il 20 maggio 1905, con una corona tempestata da circa diecimila perle preziose, e solennemente benedetta dal pontefice S. Pio X.
Secondo la tradizione, la cappella primitiva sarebbe stata costruita da S. Giacomo il Maggiore verso l’anno 40, in ricordo della prodigiosa venuta della Vergine da Gerusalemme a Saragozza per confortare l’apostolo deluso dei risultati della sua predicazione. Il “Pilar” è appunto la colonna di alabastro su cui la Vergine posò i piedi.
Alcuni mistici, come la venerabile Maria d’Agreda e Anna Caterina Emmerick, confermarono questa antichissima tradizione secondo le loro rivelazioni e visioni, ma già nel 1200 l’episodio è riportato in quello che è considerato il primo documento scritto sulla Madonna del Pilar.
Nel 1118 Saragozza, liberata dal dominio dei musulmani, ritornò capitale del regno di Aragona e nel 1294 Santa Maria del Pilar venne restaurata per accogliere schiere sempre più numerose di pellegrini.
Con la scoperta dell’America tale culto raggiunse anche il Nuovo Mondo: nell’anno 1492 avveniva la cacciata definitiva dei Saraceni dalla Spagna, Cristoforo Colombo partiva con tre caravelle, di cui una si chiamava per l’appunto “Santa Maria”, e - fatto abbastanza curioso, se non addirittura strabiliante - la data della scoperta del continente americano coincideva proprio con la data della festa del Pilar, il 12 ottobre.
Forse per tutte queste circostanze, nel 1958, la festa “pilarica” del 12 ottobre fu dichiarata festa della hispanidad, cioè della Spagna e di tutte le nazioni di lingua e cultura spagnola.
La Madonna del Pilar, come Patrona della Spagna, da secoli attrae masse imponenti di pellegrini, da Ferdinando il Cattolico a Juan Carlos, dal cardinale di Retz nel 1654 al papa Giovanni Paolo II nel 1982.
I pellegrinaggi al santuario sono ininterrotti lungo tutto l’arco dell’anno e si svolgono con la partecipazione alla santa Messa, alla recita del Rosario, con canti mariani e con il bacio alla colonna sulla piccola parte scoperta, che, a causa di questa devozione, presenta un marcato solco prodotto proprio dall’usura.
Molte famiglie danno il nome di Pilar alle loro bambine e tengono ad avere la sacra immagine in casa; numerosi altari e cappelle, dedicati alla Madonna del Pilar, si trovano nella Spagna e nell’America Latina. C’è a tal proposito un canto popolare spagnolo il cui ritornello a suon di nacchere ripete questa semplice verità: “È la Vergine del Pilar, quella che ha più altari, né si trova uno spagnolo, che non la porti nel cuore”.
Nel santino della pagina precedente: Lo spettacolare miracolo della guarigione del giovane Miguel-Juan Pellicer di Calanda, avvenuto nel 1640.


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MARIA SANTISSIMA, REGINA DI GENOVA


Il nuovo arcivescovo di Genova, mons. Angelo Bagnasco, ha voluto iniziare il suo ministero pastorale - come i suoi ultimi predecessori - in un santuario mariano, visitando quello che per antichissima tradizione è considerato il primo nella città, ossia la Basilica Collegiata di Santa Maria delle Vigne, nel centro storico, dove Sua Eccellenza ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza.
E' tradizione che nel VI secolo esistesse là una cappella dedicata all'Assunta, in memoria dell'apparizione della Madonna a una pia donna, Argenta; il titolo di 'Sancta Maria de Vineis', dagli estesi vigneti coltivati nella zona, entrò nell'uso nel 560; restaurata e abbellita verso il 650, fu consacrata tra il 916 e il 918 dal vescovo Raperto.
Intorno al 980 Oberto Visconti e Ido di Carmandino curarono l'erezione di una vera e propria chiesa, dotata di un Capitolo di canonici (1o61) e, nel 1147, investita del titolo di parrocchia; il suo Prevosto era uno degli elettori dell'Arcivescovo.
Il papa Alessandro VI concesse alla chiesa il privilegio di portare nelle processioni la croce doppia astile, cioè arcivescovile. L'edifico, rimaneggiato alla fine del 1500, ha assunto aspetto barocco, fuorché nella facciata, neo classica (1842, su disegni di Ippolito Cremona).
L'interno è ricco di stucchi dorati, di affreschi e di tele di importanti artisti, fra i quali Giovanni Andrea Carlone, Gregorio De Ferrari, Lazzaro Tavarone e soprattutto Domenico Piola. Il campanile con cuspide ottagonale, della metà del XII secolo, è considerato il più antico esemplare dei consimili campanili genovesi.
Nel 1616 fu incoronata per la prima volta la statua della Madonna, opera di Tommaso Orsolino (Genova, noto dal 1616, morto nel 1675) dal Vicario Generale dell'Arcivescovo Cardinale Orazio Spinola. Nel 1632 il doge Leonardo Torre stabilì che le massime cariche della Repubblica rendessero omaggio alla Vergine nel giorno della Sua festa (2 1 novembre), festa per la quale papa Paolo V concesse l'Indulgenza Plenaria alle solite condizioni.
Il rito dell'incoronazione fu ripetuto nel 1716 dal Cardinale Arcivescovo Lorenzo Fieschi di Lavagna; in quest'occasione si stabilì che il Capitolo avrebbe avuto la precedenza su tutte le altre Collegiate della Diocesi e sul Collegio dei parroci.
Nel 1816, dopo la visita di Pio VII reduce dalla prigionia transalpina, la statua fu incoronata fu dal Cardinale Arcivescovo Giuseppe Spina;e, nel 1920,dal Cardinale Arcivescovo Tommaso Pio Baggiani, con le corone d'oro offerte da Benedetto XV che lì era stato battezzato. Nel 1983 Giovanni Paolo II elevò la chiesa al rango di Basilica Minore.Molti dei Prevosti di S.Maria delle Vigne divennero vescovi, e anche fra i suoi canonici si annoverano personaggi illustri, di cui ricordo per brevità solo Giuliano Della Rovere,divenuto papa nel 1503 con il nome di Giulio II
Nel giorno della festa, memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio dove, “quale vigna eletta”, produsse “frutti di santità”, chiediamo il suo aiuto per mantenerci fedeli ai voti battesimali, affinché meritiamo di essere da lei “presentati nel Tempio dell’eterna gloria”. (Dalla preghiera composta dall’Arcivescovo Mons.Tommaso Reggio, 1895).


EMILIA BAGNASCO ANGIOLINO


Fonti: Parodi Domenichi G. "Basilica delle Vigne: chiesa millenaria di grande prestigio" in: 'Il Cittadino', Genova, 08/10/2006; 'Liguria', Guida d'Italia ed. TCI

 

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CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"

VERSO IL 400° Anniversario della CHIESA DELLA MADONNA DI GALASSINO


Il socio ALBERTO BOCCALI di Cesena ha trasmesso l’immaginetta della Madonna di Galassino per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Nell’ottobre 1608 il vescovo sarsinate Nicola Brauzzi, con rito solenne, impartiva la benedizione della prima pietra della chiesa che ospita l’immagine della Madonna di Gavazzino in San Damiano di Mercato Saraceno. La sua costruzione sarebbe legata ad una visione della Madonna che ebbe, in quel periodo, un certo Galassino da Cesena residente a San Damiano. La tradizione dice che l’anziano lavoratore ritornando di tarda sera a casa dai campi cavalcava un asino che all’improvviso si mise a correre all’impazzata.
Galassino invocò il nome di Gesù e Maria e fu tirato a terra con fiamme di fuoco. Rimasto illeso, dopo l’apparizione della S.Vergine pensò di edificare in quel luogo una cella.
La sacra immagine dipinta su muro da autore sconosciuto con il titolo di “Maria Ausiliatrice” è comunemente chiamata “Madonna di Galassino”, pur provenendo da un’altra celletta della zona.
Nel corso dei secoli non ha mancato, con le sue grazie, di esaudire quanti a Lei si rivolgevano con fede, come lo testimoniano i molteplici ex-voto donati per grazia ricevuta.
La festa che si celebrava il 7 giugno ora è passata alla prima domenica dello stesso mese, ma nella Chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano.

ALBERTO BOCCALI

 

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VEN. LUCIA MANGANO (1896-1946):
NEL 60° ANNIVERSARIO DELLA MORTE


Il Prof. ANTONINO BLANDINI ci ha inviato l’immaginetta della Serva di Dio Lucia Mangano per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” e l’unito articolo.
La vicenda terrena della venerabile Lucia Mangano, orsolina siciliana di S. Giovanni La Punta,è fuori dell'ordinario; infatti, è impossibile tradurre in termini razionali l'esperienza vissuta da questa privilegiata.
Lucia nacque da Nunzio e Giuseppina Sapienza l'8 aprile 1896 a Trecastagni, in provincia di Catania, nella casa della nonna materna (foto a destra).
Quarta di nove figli - di cui uno solo maschio - la neonata venne condotta nell'umile dimora paterna, in campagna, nel casolare della sciara Puleo, al confine tra i comuni di S.Giovanni La Punta e Tremestieri Etneo, nella cui matrice, fino a quindici anni, Lucia si recava almeno ogni domenica.
La piccola crebbe allegra, vivace ed aperta, in un ambiente povero ma dignitoso. Preziosa fu per lei l'affinità elettiva con la mamma, donna religiosissima e sensibile, dalla quale apprese ad amare Gesù e a meditare sulla Passione. Il padre era un bracciante laborioso ma remissivo.
La ragazza non frequentò le scuole, rimase illetterata ed imparò, seguendo il fratello, solo i primi rudimenti del parlare e dello scrivere.
In casa Mangano si viveva nel timore di Dio e nel rispetto dei precetti della Chiesa. A piedi scalzi frequentò la "dottrina" per potere ricevere la prima Confessione e Comunione.
Ciò avvenne praticamente, in segreto, non potendo la famiglia comprare la veste bianca.
Verso i dieci anni Lucia decise di sposare il Re del cielo.
Dal suo primo confessore stabile, mons. G.Scalìa, non fu pienamente compresa: era consideerata di scarso ingegno la figlia di massaro Nunzio.
La giovane trovava conforto nella preghiera quando poteva frequentare la chiesetta campestre di Maria SS. della Ravanusa.
Il sacerdote passionista padre Generoso Fontanarosa - di cui è in corso la causa di beatificazione - conosciuto durante un'estasi, divenne il suo direttore spirituale; egli comprese la natura mistica dei misteriosi episodi e dei doni singolari che la ragazza aveva avuto da Dio, tanto da esortarla a dettare l'autobiografia. Si tratta di pagine di autentica sapienza teologale che ancora suscita ammirazione nei teologi.
P. Generoso riscontrò nella vita di Lucia la riproduzione dell'itinerario classico dei grandi mistici di tutti i tempi. La Mangano volle partecipare alla fondazione della casa dei Passionisti di Mascalucia e dell'annessa cappella dell'Addolorata, donando un quadro che ancora oggi ivi si venera.
Lucia fu costretta a lavorare a Catania come bambinaia; frequentò la chiesa di S. Giuseppe al Transito, di cui era rettore mons.Scalìa.
Nel marzo-giugno 1927 lì ebbe le prime estasi. Cadde gravemente ammalata per la Spagnola e la febbre di Malta.
Convalescente espresse il proposito di consacrarsi al Signore per farsi santa, ne ebbe il discernimento per via so-prannaturale e volle diventare orsolina. Il suo apostolato tra i compaesani iniziò con il catechismo (lei analfabeta!), il volontariato e l'attività tra le Figlie di Maria.
Fu contemporanea ed amica del venerabile padre Gabriele Allegra, il S. Girolamo del XX secolo, che tradusse in cinese la Sacra Scrittura, i testi del Magistero sociale della Chiesa e tra gli altri scritti l'autobiografia di Lucia. Il coltissimo frate minore affidò la sua titanica opera alle preghiere della povera Lucia, che avrebbe per tutta la vita indossato sempre l'umile abito nero, con velo, delle contadine siciliane nella Compagnia di S. Orsola, istituto secolare femminile di diritto pontificio.
Lucia divenne sostituta-superiore della Casa S. Angela di S.G. La Punta, dimostrando prudenza, fedeltà e sapienza. Si conoscono dalle opere del teologo catanese mons. Santi Pesce le meraviglie che la Chiesa ha scoperto durante il processo di beatificazione, che sembra ormai giunto alle ultime battute.
Essa iniziò il cammino della vita mistica a 19 anni ed ebbe le prime estasi a 24: queste prendevano anche la forma di "ratto", di "volo dello spirito" e di estasi dolorose.
Si moltiplicarono in lei i doni spirituali: la profezia, le visioni celesti, la conoscenza delle cose nascoste e del fu-turo, la telepatia. Partecipò alla Passione del Signore con la coronazione di spine e la crocifissione. Per questo cercò sempre di diffondere la devozione a Gesù in croce e all'Addolorata e viene pure chiamata "passionista". Lucia vide con gli occhi fisici l'Angelo custode e la Madonna. Vide Gesù, ma non con gli occhi del corpo. La Mangano sperimentò fino a 24 anni la notte dei sensi, seguita dall'unione estatica, come viene chiamato il fidanzamento spirituale dell'anima con Dio, che durò 13 anni. Poi, sopravvenne la notte dello spirito, che è la più perfetta purificazione dell'anima che la prepara ai gaudi del matrimonio spirituale con Dio.
Lucia celebrò le mistiche nozze con Gesù nella notte del 24/25 marzo 1933, nel 19° centenario della Redenzione. Col matrimonio spirituale, detto anche unione trasformante, Lucia divenne sposa del Verbo divino. I cristiani dei primi secoli chiamavano le martiri spose di Cristo. Il 27 ottobre, Dio concesse alla sua diletta un dono assolutamente eccezionale, il dono nuziale della Visione Beatifica.
Nulla è impossibile all'amore creativo dell'Eterno verso le sue creature. I teologi affermano che è possibile la visione beatifica in un'anima viatrice.
Il dono della Visione Beatifica durò fino al transito di Lucia alla vita eterna.
Il velo della fede si squarciò e l'anima fu come separata dal corpo: Lucia contemplò Dio faccia a faccia, come fanno i santi in paradiso. L'anima fu attratta da Dio, il quale la unì a sé in modo completo. Ella conobbe tutti gli attributi di Dio, l'opera della Redenzione e dello Spirito Santo. Le fu svelato, infatti, il mistero della SS.Trinità.
Il Magistero della Chiesa ha approvato gli scritti di Lucia ed ha ammesso che ricevette la Grazia Santificante, godendo Dio Amore, che Dante intuì come "luce intellettuale piena d'amore, Amore di vero ben pien di letizia. Letizia che trascende ogni dolore" (Paradiso, XXX, 30).
Lucia previde la tragedia cosmica della II Guerra Mondiale e ne soffrì le atrocità infami. Partecipò al dolore dell'umanità vittima della follia omicida di tiranni sanguinari. La sua anima condivise le pene inumane dei per-seguitati e reclusi nei campi di sterminio. Non perse, però, la speranza nella gloria futura: in lei operavano la verità e il mistero della passione e morte di Cristo Risorto. Forse in tutta la storia cristiana non esiste un caso di così intrinseca partecipazione con le sofferenze del prossimo, nel quale il Signore s'identifica per giudicare. La Mangano ebbe a lottare con il demonio, ma anche la consolazione di vedere lo splendore del suo corpo risuscitato. Il contributo teologico delle rivelazioni dell'orsolina puntese è di tale portata da potere annoverare Lucia tra i più grandi mistici della Chiesa.
Anche la morte della venerabile, avvenuta a cinquant'anni, è stato un evento "misterioso". Lucia diceva che non sarebbe morta per malattia o per cause naturali.
Nel pomeriggio del 9 novembre 1946, a Catania, fu colpita da una insopportabile emicrania. Volle essere portata a S. G. La Punta, nel suo letto.
Chiese l'assoluzione per due volte e di confessarsi con il suo padre spirituale.
Poi, prima dell'alba del 10 novembre, s'assopì, il corpo s'irrigidì e in silenzio rese l'anima a Dio. Le esequie furono un trionfo; una folla enorme accorse per venerarla. I suoi resti mortali, già oggetto di ricognizione canonica, come aveva previsto, ri-posano nella cappella della Casa di S. Angela Merici.

ANTONINO BLANDINI

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ORSENIGO (CO), 11 SETTEMBRE: FESTA di San MARTINO VESCOVO


Il socio PIETRO FONTANELLA di Orsenigo ha trasmesso le immaginette di San Martino Vescovo per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” accompagnate dalle seguenti notizie.
La Chiesa parrocchiale di Orsenigo (Como) era sprovvista dell’icona del Santo Patrono e nel 1997 l’allora parroco, Don Ivano Colombo, in occasione del XVI centenario della morte di San Martino Vescovo, espresse il desiderio di dedicargli una statua.
L’incarico venne affidato allo scultore Ezio Morini, della Scuola Beato Angelico di Milano, che lo portò a termine per la festa del Santo, in modo tale che domenica 9 novembre 1997 la statua venne benedetta dal vescovo ausiliare di Milano Mons. Bernardo Citterio.
L’opera è intagliata in un tronco di legno di pioppo; è alta 160 cm. e pesa circa 70 kg. Risulta assai particolare la tecnica con la quale lo scultore ha eseguito il simulacro: la superficie, infatti, non è levigata, né colorata; è invece volutamente lasciata del colore naturale del legno sul quale si intravedono i segni dello scalpello che rifrangono così la luce, ammantando tutta l’opera d’una vera luminosità naturale.
L’artista ha voluto mettere in risalto la figura di San Martino nei suoi molteplici aspetti.
Il Santo è raffigurato rivestito dei paramenti sacri, con la mitria sul capo e il pastorale nella mano sinistra, mentre ai suoi piedi è deposto l’elmo che ricorda il suo passato di soldato; la gamba sinistra è lievemente alzata ad indicare la sua sollecitudine pastorale e la mano destra è portata al cuore, a significare la sua partecipazione alla vita dello Spirito nella tensione verso Dio.
La sua natura di contemplatore delle cose divine e di profondo uomo di preghiera è del resto espressa anche dallo sguardo intenso e sereno rivolto al cielo, dalla nobile tensione del volto, nonché dalla bocca schiusa nell’atto di parlare.
Ne risulta così la raffigurazione di un uomo che “non ricusa la fatica” come il suo biografo Sulpicio Severo definì San Martino.
Nell’Anno Santo del Duemila, il compianto Angelo Abinti, caro amico e parrocchiano di Orsenigo, fece stampare i santini della statua e me ne affidò un congruo numero perché facessi conoscere il Santo, l’opera e la storia del simulacro al altri cultori di immagini.
Sono felice ora di poter esaudire il desiderio di un caro amico e di trovare in Voi, Soci dell’AICIS, destinatari interessati sia al santino sia alle brevi note storiche riportate.
Con l’occasione vi saluto tutti.

PIETRO FONTANELLA

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18 Dicembre 1987: Anniversario dell’apparizione di N.S. di MULEVALA


La socia Serena Sapignoli ci ha inviato l’ immaginetta della Madonna di Mulevala per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” e la seguente lettera di accompagno:
“Carissimi, anche quest’anno desidero essere presente con l’invio di una immaginetta a tutti i soci dell’AICIS. Devo dire che la scelta stava diventando abbastanza difficile, ma il Signore ha voluto che una mattina, recatami alla Chiesa del cimitero di Cesena, incontrassi Don Tarcisio De Giovanni, Rettore del Cimitero Urbano. Egli parlandomi della sua missione in Monzambico si è soffermato sull’apparizione della Madonna a Mulevala. Da qui l’idea di poter far giungere a tutti i soci dell’AICIS l’immaginetta con la Madonna di questa apparizione a me prima sconosciuta.
Don Tarcisio, aderendo a questa iniziativa, mi ha procurato 500 immaginette di Nostra Signora di Mulevala che il 18 dicembre 1987 è apparsa tenendo sul braccio sinistro il Bambino Gesù, in cinque località (Villaggi) diverse dello stesso Monte Muhogole, centro di questa maxi-Apparizione, alla stessa ora del pomeriggio. Quel giorno era un Venerdì, e la visione fu vista da molti. Sul Monte Muhogole è iniziata la costruzione di un Santuario.
Per l’avanzamento lavori si ha fiducia sull’afflusso delle offerte dei devoti che vengono a pregare sul Monte dell’apparizione e su quanti venendo a conoscenza di quest’opera desiderano porgere un aiuto.
Per chi volesse approfondire le notizie può andare sul sito internet: www.santuario mulevala.org o scrivere pronossasenhora@tiscali.it
Lo stesso Don Tarcisio, che come Don Andrea Santoro ucciso l’anno scorso in Turchia, è sacerdote “Fidei Donum” è disponibile a tale iniziativa. I suoi numeri di riferimento sono i seguenti: tel/fax 0547/27268 e 0547/20337.
Le immaginette inviate hanno come scopo la costruzione del Santuario nel Mozambico.


SERENA SAPIGNOLI

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ATZARA (NU): LA MADONNA DEL ROSARIO


Il socio MICHELE URRU di Roma ha inviato l’immaginetta della Madonna del Rosario per l’iniziativa “Un santino per ogni socio” e le unite notizie.
Il simulacro della Madonna del Rosario (altezza 142 cm.) riprodotto nell’unita immaginetta è venerato nella Chiesa di Sant’Antioco Martire di Atzara. E’ di scuola sardo-napoletana del XVII secolo ed è collocato nella cappella di destra entrando in chiesa.
Recentemente restaurata, è stata esposta in una suggestiva ed mostra sulla scul tura lignea sarda di epoca spagnola.
Tale interessante esposizione è stata organizzata dalle sopraintendenze ai Beni storico-artistici di Cagliari e di Sassari, tenutasi nei primi mesi del 2002 nelle due sedi espositive: all’Ex-Ma’ di Cagliari e al MUS’A (ex Collegio Canopoleno) di Sassari, sul tema “ESTOFADO DE ORO – La statuaria lignea nella Sardegna spagnola”, che ha richiamato tanti studiosi, esperti e moltissimo pubblico.
Per inciso ricordo che “estofado de oro” è un termine iberico con il quale si intende quel metodo caratteristico dell’arte spagnola di utilizzare le foglie di oro zecchino e lacche di vario colore, con lo scopo di imitare l’effetto dei preziosi tessuti damascati e broccati in uso tra i ceti medi dell’epoca.
Il simulacro della Madonna del Rosario di Atzara si è inserito con ragione nella citata esposizione dedicata ai due secoli (XVI e XVII) che, di solito, prendono il nome dall’età barocca.
La mostra, tra l’altro, ha contribuito a sfatare quelle radicate convinzioni un pò stereotipate che consideravano l’arte statuaria lignea un sottoprodotto di quella in marmo e in bronzo, presentando un pregevole rassegna di mo-dellati di alta qualità meritevoli di un posto di primo piano nelle vicende della scultura religiosa dell’arte mediterranea.
Sul retro dell’unita immaginetta sono riprodotte due strofe in sardo, tratte dai “gosos”, canzone religiosa popolare dedicata alla Vergine del Rosario.

MICHELE URRU


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500° ANNIVERSARIO DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO (PE)


La socia ALFREDINA CELLI ha trasmesso l’immaginetta del reliquiario del Ss.mo Volto di Manoppello (Pescara) nell’ambito della campagna: “Un santino per ogni socio”.
Quest'anno si compiono 500 anni da quando la celebre reliquia del Volto Santo, secondo quanto riportato nella “Relatione Historica” del frate cappuccino Padre Donato da Bomba (1640), è giunta a Manoppello.
Dal 15 al 22 maggio la città di Manoppello ha ricordato e festeggiato questo importante evento con diverse iniziative, religiose e civili.
Inoltre il 1° settembre u.s. il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato in elicottero la Residenza estiva di Castel Gandolfo per raggiungere Manoppello.
Ma qual è la storia del Volto Santo?
Esattamente 500 anni fa, nel 1506, uno sconosciuto pellegrino donò ad uno dei notabili del paese di Manoppello un fardelletto che apertosi rivelava la Sacratissima Immagine del Volto di Cristo Signore nostro. Negli anni seguenti il Volto Santo passò nelle mani di un'altra famiglia che nel 1638 lo donò ai Frati Minori Cappuccini.
La reliquia fu custodita in una preziosa teca esposta sopra l'altare maggiore del Santuario.
Il Volto Santo è raffigurato su di un velo adagiato su di un telaio di legno protetto da cristalli dall'una e dall'altra parte, che misura 17 x 24 centimetri. Il viso presenta due guance disuguali, l'una più arrotondata dell'altra, considerevolmente rigonfia. Gli occhi guardano molto intensamente da una parte e verso l'alto, ed infatti si può vedere il bianco del globo oculare sotto l'iride.


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TREZZANO SUL NAVIGLIO (MI): LA MADONNA DI SAN CARLO


I soci GIOVANNA TALON e ALDO PANNOCCHIA di Trezzano sul Naviglio (MI) hanno inviato le immaginette della Madonna di San Carlo per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”. Il commento al bell’affresco di Bernardino Luini è di Don PEPPINO PONTI , ex parroco di Trezzano S/N.
Nella chiesa parrocchiale “S.Ambrogio V.D.” (costruita tra l’XI e il XIII secolo e ampliata nel ‘500) di Trezzano sul Naviglio (MI), Santuario Mariano della Bassa (milanese), esiste un affresco di Bernardino Luini (1480 c.-1532), chiamato “Madonna di San Carlo”.
Da una lapide marmorea, infissa nell’antistante pilastro, si legge: “In data 1601, tale altare è stato dedicato alla Presentazione di Maria SS.ma al Tempio, o festa della Candelora (Cerinola), pregata dalle giovani madri dopo il parto come ringraziamento della vita di un bimbo. Il suo restauro ed abbellimento fu fatto da tal Bartolomeo Balconi”.
Gli attributi all’effige sono i seguenti: Mater amabilis, Mater Boni Consilii, Madonna di San Carlo e Madonna delle mele.
Gli ultimi due attributi ricordano: “In data 1° novembre 1584 San Carlo Borromeo (1538-1584), arcivescovo di Milano (1563 -1584) passando in barca sopra il Naviglio Grande che attraversa il paese, da moribondo mandò un bacio di devozione alla Madonna con Bambino,mentre erano presenti numerosi parrocchiani lungo le sponde del canale e lo salutavano”.
Un’altra lapide, esistente presso detto altare, riferisce come per iniziativa del parroco don Elia Galli, il Beato Card. Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954), arcivescovo di Milano (1929-1954), in occasione della visita pastorale, durante la quale cresimò numerosi ragazzi e ragazze del paese, elevò detta chiesa a Santuario Mariano della Bassa (Milanese). Era il 6 marzo 1954: dopo pochi mesi moriva.
In arte il dipinto viene chiamato “Madonna delle mele” in quanto l’angioletto, accanto all’effige, offre un paniere di piccole mele, le “pomelle” dell’orto accanto alla chiesa.
Le numerose “Madonne” di Bernardino Luini passano alla storia con un nome particolare d’arte. Restauratore fu il pittore di Cesano Boscone (MI) Gian Carlo Chiabà nel 1983/4, unitamente a molti altri affreschi.


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CURIOSANDO

 

IL LUTTINO NELLE IMMAGINETTE SACRE


La festività di tutti i Santi che il calendario della Chiesa fissa al 1° Novembre, abbinata a quella del giorno seguente, dedicata alla commemorazione dei Defunti, è quanto mai opportuna per ricordare la figura del Soldato morto in guerra, combattendo per la difesa della propria Patria, spesso cadendo da eroe.
Chi scrive si interessa da tempo alla tematica militare, tra cui anche i luttini, per richiamare alla memoria i militari morti in guerra, per lo più ricordati con la loro immagine in divisa e dati anagrafici, completi di gesta, onorificenze e quanto altro che possa procurare un perenne ed affettuoso ricordo oltre a rappresentare un modello di vita cristiana.
Il fante ed il bersagliere, il marinaio e l’aviere, graduati e ufficiali, tutti raffigurati da immaginette con il tema religioso della guerra, sul campo di battaglia, tra armi e mezzi terrestri, aerei e navali, si erge maestosa la figura di Cristo e dell’Angelo che benedice il vittorioso assalto del soldato e la sua eroica morte.
Non manca poi la nobile figura del cappellano militare, pronto in ogni frangente a portare la sua parola di conforto, a soccorrere il ferito, e proteggerlo dal pericolo e dalle tentazioni.
Nel ricordino, oltre ad invocare la particolare benedizione divina per il defunto, si fa riferimento alla morte come passaggio dalla vita terrena a quella celeste.
Nel luttino militare tale richiamo viene ancora più esaltato: l’aver perduta a vita, nel fiore degli anni, per la salvezza e la grandezza della propria Patria induce stima, venerazione, entusiasmo e ammirazione per i posteri procurando l’immortalità attraverso l’affettuosa memoria dei vivi: ad un eroe si guarda sempre con doveroso e pietoso rispetto; una giovane vita stroncata dalla violenza della guerra, suscita senti menti di apprezzamento. E spesso l’eroe rimane igno-to senza nome, seppellito cristianamente con il solo segno della croce, tra sacrari e monumenti, cimiteri ed ossari. Forse per loro non preghiamo mai abbastanza, anzi il loro ricordo si fa sempre più fievole…
Mi piace qui riportare una preghiera-poesia di anonimo, famosa, dedicata alla memoria di un Soldato Ignoto che si recitava in alcune manifestazioni durante il mio servizio militare, presso il 5° c.d.A. in Friuli.
La morte di un giovane soldato, nella sua cruda, solitaria e commovente realtà è qui assai bene descritta, tra rimpianti e ricordi della sua innocente e giovane età e lontano dalla ignara famiglia.

SAVERIO VITAGLIANO


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DALLA CROAZIA… UN ALBUM DI SANTINI


La socia PATRIZIA FONTANA di Roma ci invia le immagini di un album di immaginette proveniente dalla Croazia. Ecco come ce lo presenta:
Si tratta di un album di formato 19 x 26 cm. circa, ha 92 pagine.
Mi sembra sia stato stampato da Maki Consilm con prima uscita nel 1998; successivamente è stato ristampato.
Si apre con due pagine dedicate ad informazioni personali quali Battesimo ricevuto... comunione...
Ci sono poi due pagine con due figurine più grandi della maggioranza delle altre (cm 9x12), una dedicata alla Madonna ed una a Cristo. Seguono 240 figurine di santi diversi.
Tutti recano una piccola storia accanto alla figura.
Si comincia con gli Arcangeli Gabriele, Raffaele e Michele, Adamo ed Eva, i Patriarchi ebrei Abramo, Giuseppe, Beniamino, Mosè, Aronne, Samuele, David, i Profeti Elia, Amos, Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, Zaccaria. Si passa poi ai Santi Anna e Gioacchino, genitori di Maria. Seguono Giovanni Battista, la Sacra Famiglia, i Re Magi, il Battesimo di Gesù, Simone, Giuseppe, quindi gli Apostoli e i 3 fratelli contemporanei di Gesù: Lazzaro, Marta e Maria.
C’è la Trasfigurazione, la Veronica, il buon ladrone Dima, il Protomartire Stefano, l’apostolo San Paolo, gli evangelisti Marco e Luca, Barnaba e i primi martiri (Priscilla, Gervasio e Protasio, Clemente I papa, e tutti gli altri santi fino ai giorni nostri.
Le figurine sono di cm 4,5 x 6, tutte disegnate a tenui colori su fondo giallo.


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IL “BREVE” DI SANT’ANTONIO DA PADOVA


Nel n° 277 della nostra circolare informativa – Giugno 2006 – la rubrica “L’angolo della Preghiera” era dedicata al Santo della somma dottrina: S.Antonio di Padova, a cura del solerte socio Giancarlo Gualtieri. Ho notato che tra le preghiere più note, al santo intitolate, manca il Breve di S. Antonio, simbolo del suo Potere e della sua Saggezza.
“Il breve” è la formula di preghiera che il Santo usava per benedire i fedeli ed allontanare da essi, in virtù del segno della croce, ogni sorte di mali e tentazioni.
I Frati Minori lo propagarono nel mondo e il papa francescano Sisto V lo volle scolpito sull’obelisco di piazza San Pietro a Roma.
La breve preghiera, peraltro indulgenziata, si trova spesso stampata su stoffa ed in particolare su tela, in modo che possa essere cucita all’interno di abiti e resistere così anche all’usura ed al lavaggio.
Unitamente alla figura del Santo, riporta la seguente scritta: “ECCE CRUCEM DOMINI. FUGITE PARTES ADVERSAE! VICIT LEO DE TRIBU JUDA. RADIX DAVID. ALLELUIA”. che è la terza antifona per la festa del Rinvenimento della Croce: «Ecco la croce del Signore! Fuggite, o nemici. Il leone della tribù di Giuda, il germoglio di Davide, ha vinto. Alleluia».
Detta preghiera fu sempre in grande venerazione presso i fedeli, che oltre a portarla addosso, confezionata anche a mo’ di abitino in onore al Santo, la collocano anche in casa per ottenere la sua protezione nei pericoli spirituali e temporali.
Il breve di S. Antonio di Padova, secondo la testimonianza di Giovanni Rigaude (sec. XIII) avrebbe avuto origine dal seguente prodigio (dal libro di P.V. Facchinetti “Antonio da Padova”):
A Santarem, in Portogallo viveva una povera donna spessissimo molestata dal demonio; il marito un giorno preso dall’ira glielo rinfacciò ingiuriandola, e la donna uscì di casa per andare ad affogarsi in un fiume. Era il giorno della festa del Beato Antonio, 13 Giugno, e, passando davanti alla Chiesa, vi entrò per farvi una preghiera al Santo.
Mentre pregava, affranta per la lotta che dentro di sé combatteva, s’addormentò e in sogno vide il Beato Antonio che le disse:
«Alzati, figlia, tieni questo foglio e sarai libera dalle incursioni del maligno».
Si svegliò e con grande meraviglia si trovò tra le mani una pergamena con la scritta “Ecce Crucem Domini; fugite partes adversae! Vicit Leo de tribu Juda, radix David, Alleluia!”. A quella vista la donna sentì riempirsi l’animo di speranza per la propria liberazione, strinse al cuore il biglietto prodigioso, e, finché lo portò, il demonio non le recò più nessuna molestia.
I Francescani premurarono di diffondere questa devozione esortando i fedeli a portare indosso il Breve stampato con l’Immagine del Santo: molti prodigi si raccontano operati a motivo di questo Breve.
Eccone un altro tra i tanti: una nave della marina francese “L’Africana”, nell’inverno 1708 nel mare del Nord fu sor presa dalla tempesta, e la violenza dell’uragano era tale che il naufragio pareva certo.
Perduta ogni umana speranza di salvezza, il cappellano in nome di tutto l’equipaggio fece ricorso al Taumaturgo di Padova: prese un pezzetto di carta, vi scrisse le parole del Breve e le gettò in mare gridando con fiducia:
“O grande S.Antonio esaudite le nostre preghiere”.
Il vento si calmò, il cielo si rasserenò e la nave giunse felicemente in porto, e i naviganti si recarono subito alla prima Chiesa a ringraziare il Santo.

SAVERIO VITAGLIANO

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FILICONIA SI, FILICONIA PERO’…


Il socio PAOLO MONCIOTTI di Torino comunica, a me, ma indirettamente anche a tutti i soci, un aneddoto/riflessione capitatogli in un mercatino, alla ricerca di nuovi santini: “Mentre frugavo nei vari raccoglitori contenenti cartoline, santini e francobolli, mi sento chiedere dal venditore: “Scusi lei è per caso un filatelico?”.
Mi è venuta subito in mente la proposta ufficiale di lanciare il termine ”FILICONICO” per noi cultori/raccoglitori di immaginette sacre. Onestamente, non mi sono ancora sentito di rispondere: “No, io sono un filiconico”, ed ho risposto semplicemente che cercavo santini. Prosegue Paolo, nella lettera inviatami: “Te lo dico in amicizia, ma nel raccogliere immaginette sacre, nell’assorbire quanto di bello, di buono, (motivo di riflessione e preghiera…) possano trasmettermi, e nel custodirle con il rispetto delle cose care, la mia passione semplice non sente l’esigenza di essere racchiusa in un termine linguistico, anche se il più onorevole. Mi sembra di togliere quel qualcosa di sacro che racchiudono, a differenza delle cartoline, dei francobolli e delle monete. Sicuramente tanti nostri santini sono stati testimoni di avvenimenti lieti e tristi, hanno ricevuto suppliche e richieste di protezione ed hanno fatto da tramite tra noi e i Cieli”.
In aggiunta, il socio LUIGI ZANOT di Roma mi raccontava al telefono di come fosse già pervenuto ad un termine simile, perché organizzando mostre tematiche insieme a filateci dove nei pannelli allestiti il francobollo diventa complementare al santino, viene spontaneo intitolare il risultato con un nome che nella sua etimologia riveli amore sia per i francobolli che per le icone.
Bene! La vivacità del dibattito individua un interesse dove appare che il Filiconico, pur viaggiando in parallelo con filatelico e numismatico, spazia molto più in alto!
Dentro a “filiconia” c’è la parola “ICONA” che in greco significa immagine, ma nella nostra lingua ora rappresenta l’immagine sacra per eccellenza, tanto che per la Chiesa cattolica conduce ad un autentico sacramentale.
L’icona benedetta è oggetto di venerazione, perché ci porta ai santi e alla Beata Vergine, i quali a loro volta ci conducono a Gesù! Per la Chiesa ortodossa, l’icona poi è ancora molto di più.
Certo, adesso dovremmo abituarci alla nuova parola: FILICONIA.
Ricordo che da piccolo ebbi difficoltà a memorizzare filatelia, ma ora è parola ordinaria. Qualunque sia lo sviluppo confermo che il mio è un invito, o meglio è un’informazione. Poi vedremo se il termine Filiconia avrà la forza di farsi spazio da sola…

ATTILIO GARDINI


N.B.-Il socio Prof. Gardini sul numero 45 di “Santini et Similia” ripropone alle pagine 43-45 il suo neologismo “Filiconia”.


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I “SANTI” NEL COLLEZIONISMO MINORE
ETICHETTE DI ACQUE MINERALI


Vorrei portare a conoscenza di tutti i cultori di “santini” l’uso dell’immagine dei santi nel cosiddetto “collezionismo minore” iniziando dalle etichette delle bottiglie di acque minerali.
“ACQUA = VITA” è un’equazione che ognuno conosce, la superficie del nostro pianeta è coperta per il 71% di acqua; di questa solo il 3% è potabile.
Nelle acque degli oceani si ritiene che circa tre miliardi di anni fa apparvero le prime forme di vita.
Tutti gli esseri viventi sono composti soprattutto di questo elemento di cui non possono fare a meno. L’acqua è simbolo di purezza,e riti di purificazione erano praticati sia dai pagani prima sia dai cristiani poi. (Il battesimo ci libera dai peccati).
La Vergine Maria e l’acqua è un’altra interessante tematica. In molti luoghi legati all’acqua il popolo cristiano ha edificato cappelle e santuari,organizzandovi processioni con relative immersioni di fedeli.
L’esempio probabilmente più noto è rappresentato dall’apparizione della Vergine a Lourdes (Francia), ove dalla sorgente indicata dalla Santa Vergine a Santa Bernadette è sono sorte strutture anche per l’immersione di devoti.
L’acqua è stata da sempre legata alla storia dell’uomo, gli antichi Greci prima ed i Romani poi conoscevano il valore terapeutico delle acque calde che sgorgavano dalla terra e inventarono le terme che divennero luoghi di incontro e di intrattenimento.
Nel corso del Medioevo la pratica termale andò scemando e solo nel XIX secolo ritornò ad essere una prassi comune.
L’acqua torna a sgorgare nelle città si costruiscono nuovi acquedotti e impianti fognari. Fioriscono le città termali e il “termalismo” da fenomeno d’elite si estende a tutte le classi sociali.
In contemporanea nasce l’uso delle acque minerali “in bottiglia” che destinate solo alle cure termali e a pochi altri privilegiati sono oggi divenute “bene di consumo” e le troviamo tutti i giorni sulle nostre tavole.
Le acque minerali vengono classificate secondo tre parametri (temperatura, residuo fisso a 180°C, composizione chimica) come:
• acque oligominerali
• acque solfuree
• acque salsobromoiodiche
• acque radioattive
• acque salse (cloruro-sodiche)
• acque solfate
• acque bicarbonate
• acque carboniche
• acque arsenicali ferruginose.
Migliaia sono oggi in tutto il mondo le case produttrici di bottiglie di acqua minerale e ogni bottiglia ha, quindi, un’etichetta che ne indica il marchio e la composi-zione chimica.
Queste etichette sono diventate per alcuni motivo di collezionismo e per quanto mi riguarda ne ho trovate alcune “italiane” che portano l’immagine di un “Santo” che indica in genere il luogo di provenienza:
1. Amerino - Acquasparta (TR), Umbria – S. Francesco d’Assisi.
2. Santa Clara - Borzonasca (GE), Liguria – S. Chiara.
3. San Daniele - Sorgente Le Peschiere Montefiorino (MO), Emilia Romagna – S.Daniele.
4. San Donato Pianura NA Campania – S, Donato.
5. San Giacomo, Fonte Sarnano MC Marche – S. Giacomo.
6. San Giorgio, Siliqua (CA), Sardegna – S.Giorgio.
In conclusione vorrei ricordare una legge italiana del 1994 sulle disposizioni in materia di risorse idriche: "tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e rappresentano una risorsa che va salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà, anche a beneficio delle generazioni future.
Quindi stabilisce la priorità dell'uso dell'acqua per il consumo umano, e afferma la necessità del risparmio e del rinnovo delle risorse per salvaguardare gli equilibri ecologici”.
Ma l’uomo non sa fare buon uso dell’acqua: sprechi, inquinamento e mutamenti climatici hanno fatto sì oltre la metà della popolazione mondiale non dispone o addirittura non ne ha un rifornimento adeguato.
Ancora oggi milioni di persone, soprattutto bambini, muoiono di sete o di malattie legate all’ingestione di acque non potabili.

GIANCARLO GUALTIERI

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IL SANTINO “LIBERTY”: FORMA E CONTENUTO


Per quanto riguarda il settore religioso occorre riconoscere che le raccolte di collezionisti pazienti e lungimiranti ci hanno conservato un materiale di fede e di arte altrimenti destinato alla consunzione e all’oblio. Estranee di solito dalle catalogazioni ufficiali della Chiesa, tali testimonianze iconografiche rivestono il ruolo di documentazione per le devozioni individuali di un particolare periodo storico e di ispirazione per operatori impegnati nelle arti minori che si sono orientati nella direzione del gusto dominante.
Nelle immaginette di questo periodo risulta preminente, oltre al tema del soggetto religioso rappresentato, l’espansione decorativa che invade gli spazi, valorizza i margini, ama la ripetizione della linea conoscendo perciò sviluppi fantastici come in certe composizioni dell’arte esotica africana od oceanica (Maori della Papua Nuova Guinea).
La linea si flette, si piega, si intreccia come se una forza misteriosa la facesse vibrare così da apparire simultaneamente un effetto decorativo senza scopo e senza fine in se stesso oppure può assumere il significato profonda mente simbolico di energia vitale e di emozioni libere latenti in noi e impazienti di tradursi in azione.
Si tratta di una presenza che appare a tratti anche nella nostra storia dell’Arte (gotico internazionale, manierismo, ecc.) in chiave antinaturalistica che elimina lo spazio prospettico per sostituirvi quello bidimensionale in cui una flora fantastica non serve da paesaggio, ma come serbatoio di forme a scopo ornamentale.
Movendoci in questa prospettiva, abbiamo scelto di sviluppare un saggio sul Liberty a Crema a partire da alcune espressioni del mondo religioso attestate in immaginette devozionali che circolavano a cavallo tra Ottocento e Novecento nell’ambiente ecclesiastico delle canoniche e dei seminari, dei conventi e delle associazioni dove persone di buona formazione e di gusti raffinati apprezzavano questi semplici documenti della pietà e della devozione. Diverse erano le occasioni per produrre e diffondere queste immagini ricordo, che potevano essere ad esempio le celebrazioni dell’anno liturgico, come la comunione pasquale, le ricorrenti festività mariane,la celebrazione solenne del santo patrono o gli auguri del santo Natale.
Altre circostanze erano gli eventi religiosi eccezionali come i congressi eucaristici diocesani, i centenari del Crocifisso del Duomo e dell’incoronazione della Madonna nei nostri santuari, il ricordo di esercizi spirituali, i raduni di associazioni cattoliche.
Non mancavano momenti significativi della vita religiosa individuale, come le Prime sante messe, le professioni re-ligiose delle suore, le cresime e le prime comunioni, nelle quali le immaginette sacre potevano rappresentare una sorta di biglietto di partecipazione e al tempo stesso un modo personalizzato per ricordare l’evento.
E’ entrata poi nel costume una capillare irradiazione di tali espressioni devozionali, che venivano usate a modo di segnalibro nel messalino e nei libri di devozione, o custodite gelosamente nei portafogli maschili e nelle borsette femminili, e più recentemente anche esposte sui cruscotti delle auto a protezione dagli incidenti.
Il santino in questi casi si presenta con la quadruplice caratteristica dell’ethos, del pathos, dell’ethnos e del logos: nell’ethos sta il suo carattere morale, in quanto l’immagine sacra diventa per molti il modello che ispira una pratica virtuosa; nel pathos emerge l’abilità di toccare i sentimenti in quanto l’immaginetta rimanda a devozioni personali, ad affetti cari, a momenti particolari di fede vissuta; nell’ethnos possiamo ritrovare le tracce di tradizioni locali passate di generazione in generazione e sentite da un popolo come patrimonio peculiare ed elemento distintivo; nel logos, infine, si esprime la capacità dell’icona di fornire solide ragioni alla pratica della fede cristiana vissuta nel variare delle epo-che storiche.
Consuetudine documentata fin dal 1500, tali esemplari di arte minore sono poi continuati nei secoli successivi con preziose riproduzioni, tanto che nel periodo liberty troviamo immaginette sacre su pergamena, dorate, fustellate, frastagliate, traforate con spilli per crearne un ricamo, poi stampate su carta bianca e colorata, liscia, satinata, trasparente, perfino su sottili fogli di sughero, su carta stagnola o leggere lamine metalliche, su seta o decorate a mano da pie claustrali nel silenzio dei monasteri.
Interessanti le modalità della loro trasmissione a scopo devozionale e con funzione di didattica religiosa per i meno colti: i parroci le distribuivano in occasione di feste particolari, i frati da cerca ne facevano dono alle famiglie come buon attestato dell’ospitalità generosa, le cancellerie dei santuari le ponevano in bella mostra inducendo i pellegrini a riportarle a casa come immagine ricordo, ma non mancavano venditori ambulanti e girovaghi che le vendevano durante i mercati, le fiere, le sagre di paese o nelle periodiche visite alle cascine.

PIERLUIGI FERRARI – MARCO LUNGHI

(Fonte: dall’estratto di un saggio da una pubblicazione “Il Liberty a Crema” – Ed.Leva Artigrafiche in Crema, 2005 –Autori: Don Pierluigi Ferrari e Don Marco Lunghi, che l’AICIS ringrazia per aver permesso la pubblicazione sul Notiziario

 

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I NOSTRI PROGENITORI - SANTI ADAMO ED EVA

 

I nostri progenitori Adamo ed Eva …erano o sono santi?
Quando ho trovato i due santini che presento rimasi stupito e provai una grande contentezza perché aggiungevo alla mia raccolta due pezzi, per me molto belli. I santini raffigurano St. Adamo e S.ta Eva. Mi sono domandato, "come Santi! " e "da quando?", dopo il disastro che hanno combinato.
I due santini, forse litografie a colori, riportano l'immagine in una finestra centinata, con sfondo dorato, con un ricco bordo in pizzo meccanico, probabilmente della seconda metà dell'ottocento e di artista anonimo, di area tedesca? (riportano davanti al nome prima H.(eilig) e poi St.); sono ben conservati (manca solo una piccola parte di pizzo ad Eva) e acquistati anche a buon prezzo (a volte si deve rinunciare al pezzo per l'esosità delle richieste).
Adamo ed Eva, sempre raffigurati in coppia, sono presenti nella mia raccolta in due immaginette, una illustra la Creazione di Eva con Adamo addormentato e l'altra la cacciata dal Paradiso Terrestre.
Tutto in linea con quanto uno può immaginare leggendo la Bibbia. Qui l'artista ha disegnato i due personaggi separatamente e il momento fissato sarà prima o dopo la cacciate dal Paradiso Terrestre? In prima analisi direi prima: hanno l'aureola, simbolo di santità e titolo di santi; il serpente ha la mela in bocca pronto a tentare, però entrambi sono vestiti, non sono più nudi, sarà per pudicizia dell'artista?
Eva ha l'aria mesta ed Adamo, con le braccia rivolte all'Alto, sembra implorare perdono; almeno questa una mia prima lettura delle immagini.
E' necessario approfondire l'argomento, i ricordi del catechismo sono lontani e le mie lacune in merito sono grandi.
Comincio da "La Bibbia - nuovissima versione dai testi originali" edizioni Paoline 1989.
Ricerco i versetti dove compaiono i nomi Adamo ed Eva, non riporto i numeri perché penso siano facilmente rintracciabili.
Finalmente Dio disse: "Facciamo l'uomo a norma della nostra immagine, come nostra somiglianza, affinché possa dominare ...Maschio e femmina li creò ... Quindi Dio li benedisse e ..."
Ci sono tutti i presupposti per parte...

PAOLO MONCIOTTI

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ANNIVERSARI

 

ACI SANT’ANTONIO (CT) Accoglie le reliquie di
SANT’ANTONIO ABATE NEL 1650° Annniversario della Morte


Straordinario e storico evento ad Aci Sant’Antonio, centro pedemontano in provincia di Catania.
La sera di domenica 20 agosto, presente una gran folla di fedeli, convenuti da tutta la Sicilia, su concessione dell’arcivescovo di Aix-en-Provence, mons.Claude Feidit, sono giunte, provenienti dalla Francia, dove arrivarono dall’Oriente, al tempo delle Crociate, le spoglie mortali di sant’Antonio Abate, il celebre eremita nato a Coma (Qemans), presso Eracleopoli, sulla riva occidentale del Nilo, nel Medio Egitto, intorno al 250/251, al tempo del martirio di s. Agata, e morto ultracentenario, il 17.1.356, presso Afroditopoli (Tabenisi).
Le preziose reliquie, tanto desiderate dalle popolazioni etnee, da secoli devote al comune ed amato patrono, sono custodite nella bella basilica romanica, già cattedrale, di San Trofimo di Arles, antica sede del primate delle Gallie.Trasportate con un’urna a bordo di un mezzo dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, in forza presso il 41° Stormo A/S di Sigonella, dopo una suggestiva e lunga processione, preceduta dai Cerei votivi, tra un tripudio di spari, di scampanii, di musiche, di canti, le reliquie del patriarca del Monachesimo sono state solennemente accolte e prese in consegna da mons.Pio Vigo, arcivescovo-vescovo di Acireale, insieme all’arciprete can.Vittorio Rocca, in Piazza Maggiore. […]

ANTONINO BLANDINI

 

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4 SETTEMBRE: FESTA DI SANTA ROSA
“RELIQUIE DA CONTATTO” DI SANTA ROSA


Il socio FILIPPO BRICCOLI ci ha inviato il seguente articolo sulle “reliquie da contatto” della santa viterbese.
L’immagine pubblicata a pagina 5 della Circolare Informativa Nr. 275 dell’aprile scorso, “Reliquia da contatto” datata 24 agosto 1898, presentata dal socio, nonché Segretario AICIS, Saverio Vitagliano), ha suscitato in me grande interesse in quanto anch’io possiedo due “Reliquie da contatto” simili a quella presentata sulla circolare.
Forse ha incuriosito altri lettori e ha richiamato l’attenzione dei collezionisti di reliquie o di immagini della Santa: curiosità ed interesse che dovrebbero spingere ciascuno di noi, per gusto di personale ricerca, ad esaminare e studiare bene il materiale iconografico che possediamo, per capirne il significato, individuarne il contenuto, indagarne la simbologia e valutarne la rarità.
In questa fase può essere di valido aiuto l’approccio ai contributi di collezionisti maggiormente informati e attivi e, in casi particolari, può essere utile scorrere le biografie dei personaggi eventualmente raffigurati onde scoprire rilevanti ma nascosti risvolti della loro vita, reali o leggendari che siano.
Questo piccolo preambolo per dire che il manufatto apparso sulla circolare di aprile, come altri simili, può trovare, ed è il nostro caso, una plausibile spiegazione iconografica e una giustificazione cronologica alla luce della vicenda terrena della vergine di Viterbo, ricostruibile da varie fonti, fra cui due scarne e non sempre rigorose, una Vita I e una più ampia Vita II.
Rosa nasce a Viterbo e trascorre la quasi totalità della sua breve e malferma esistenza nell’anonimato della sua umile famiglia. L’anno può essere il 1233, pensandola morta diciottenne nel 1251 ma, secondo alcuni biografi, sarebbero possibili anche queste due date: 1234-1252.
A circa diciassette anni viene prodigiosamente guarita da grave infermità in seguito ad apparizioni e visioni mistiche della Vergine Maria e della Passione di Cristo, che la inducono ad entrare nel Terz’Ordine Francescano. Vano resterà, però, il suo ardente desiderio di fare parte della comunità claustrale delle Damianite (come si chiamavano le Clarisse vivente Santa Chiara, (1194-1253), che ne respingono la domanda, a causa della sua povertà.
Nella Vita II, piuttosto celebrativa, si dice che percorreva le vie cittadine lodando Dio, tenendo in mano una “maestà”, (ossia una tavoletta raffigurante il Crocifisso) o una croce, (attributi sostituiti poi da un libro in alcune sue raffigurazioni), zelantissima nel contrastare con energia le eresie dei Patarini e dei Catari abbastanza diffuse fra i suoi concittadini: voce e iniziativa da interpretarsi probabilmente come una deformazione leggendaria di più attendibili e semplici esortazioni ad una vita di maggior rettitudine cristiana e di fedeltà a Dio e alla Chiesa, essendo legittimamente interdette ad una laica attività tanto peculiari, per di più senza esplicita autorizzazione vescovile.
Questa personale e autonoma forma di “missione cittadina” finì per disturbare le autorità locali, in particolare il podestà Mainetto di Bovolo, governatore di Viterbo a nome dell’imperatore Federico II (1194-1250), timoroso di disordini e di sollevazioni.
Di conseguenza, nel rigido dicembre del 1250, tutta la famiglia venne allontanata dalla città, esiliata a Soriano al Cimino, fino alla morte dello scomunicato imperatore, avvenuta poco dopo.
Morì il 6 marzo 1251/2, nella casa paterna, in odore di santità e di miracoli e venne sepolta nel cimitero della sua parrocchia di Santa Maria in Poggio.
Dopo varie collocazioni, il 4 settembre 1257 (o 1258) per volontà del papa Alessandro IV (1199-1261) le sacre spoglie incorrotte vennero traslate nel monastero delle Damianite che dal 1309 assunse il nome di S. Rosa.
Fu qui che, a distanza di un secolo, all’interno della cappella che custodiva il corpo della venerata giovane, un furioso incendio distrusse metalli, gemme, documenti e perfino le vesti funebri, lasciando scurito, ma indenne il suo corpo virginale.
Il processo di canonizzazione risale al 1457 ma sembra non avere avuto un seguito ufficiale. (L’attuale Martirologio riporta la sua festa al 6 marzo come “beata”. Ndr).
Due feste animano di fede e di folklore la città laziale.
La più popolare e vivace si svolge in settembre, anniversario della traslazione del corpo della santa patrona: il giorno 4 (con inizio la sera del 3 e conclusione il giorno 5) l’intera città è animata da svariate iniziati ve fra cui famosissima la processione con una gigantesca machina illuminata, a forma di campanile sovrastato dal simulacro della Santa, trasportata a spalle per le vie cittadine dai robusti e devoti “Facchini di S. Rosa”, insigniti del titolo di “Cavalieri di Santa Rosa: una tradizione che si fa risalire al XVI secolo, quando si affermò ufficialmente il culto e si istituì la prima processione a ricordo della traslazione del corpo. Il 6 marzo, invece, si commemora il suo Dies natalis, in uno spirito più religioso e meditativo.
Da un rapido esame delle reliquie una si configura come Misura del piede di S. Rosa V. Viterbese, posta “sopra il Sagro Corpo” della Santa, legata “con fettuccia di seta Turchina […] e sigillata con cera di spagna” (cfr. foto alla pagina precedente).
La larga stampiglia scura, affiancata da un tralcio di rosa, ricopre un’intera superficie della misura del piede che è in seta rosa, bordata di passamaneria e ornata da quattro serici fiocchi turchini sfumati di bianco. Il piccolo sigillo rosso di cera di Spagna mutilo nel bordo, presenta la Santa a figura intera circondata da legenda. L’attestazione, stampata su un foglio ripiegato e fermato con sigillo di cera rossa posto fra le due pagine di carta vergellata, dalla filigrana rotonda riproducente un’ancora a tre marre con unghie, è firmata, con inchiostro color seppia, da Sr. M.a Ro sa Margherita Polidori, Abbadessa, in datata 2 febbraio 1837.
L’altra reliquia è costituita da un Cuscinetto di stoffa posto “sopra il Sacro Corpo di S. Rosa”, “legato con fettuccia di seta color di Rosa […] sigillata con cera di Spagna”, (purtroppo il sigillo e la fettuccia sono andati perduti).
Il cuscinetto, di forma rettangolare, è bordato da passamaneria dorata con un fiocco verde striato di bianco su ogni angolo. L’attestazione è firmata, con inchiostro color seppia, da Sr. Maria Livia Savini, abbadessa del Ven. Monastero, in data 26 agosto 1808.
Le certificazioni dei tre manufatti evidenziano due date mensili affini: 24 agosto (1898) e 26 agosto (1808). Questa coincidenza fa supporre che sia stata, o sia tuttora consuetudine, presso il monastero clarissiano, stampare immagini e confezionare ricordi dell’ amatissima Santa in previsione delle festose giornate settembrine.
Analogamente si può arguire che anche nel mese di febbraio (data che troviamo nella Misura del piede) sia attiva nel monastero una produzione commemorativa per ricordare ai devoti, ai benefattori e a tutta la città, la morte della Santa, avvenuta il 6 marzo.
Di grande interesse e significato sono poi le immagini degli esemplari risalenti al 1808 e al 1837.
Essi infatti rimandano a due episodi celebrati anche dalla iconografia classica.
Il Cuscinetto porta una calcografia ovale di linea barocca, per contenuto e per dimensione uguale a quella impressa sull’attestazione anch’essa stampata su foglio ripiegato e fermato da sigillo di cera rossa posta fra le due pagine di carta vergellata, dalla filigrana rotonda raffigurante un’ancora a tre marre con unghie. La giovane Santa regge con la mano sinistra il Crocifisso, l’indice della destra indirizzato ad una fonte celeste di luce raggiante. Ai suoi piedi giace un uomo bocconi, un probabile eretico. La scena può ricordare la giovinetta quando, con una “maestà” in mano, percorreva le pubbliche vie per confondere e confutare i concittadini miscredenti.
Infine la calcografia sulla dichiarazione che accompagna la Misura del piede datata 1837, rappresenta realisticamente il corpo della Santa posto nel sacello aggredito dalle fiamme alla presenza di due suore impotenti.
L’episodio è noto e documentato, come detto sopra, e ricorda l’incendio del 1357, provocato dalla caduta di una candela, che divorò soltanto ciò che circondava il corpo della Santa, 105 anni dopo la sua morte.

FILIPPO BRICCOLI


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4 OTTOBRE: SULLE ORME DI SAN FRANCESCO


Assisi rappresenta il luogo più conosciuto dedicato a S.Francesco, ma vi sono molti al-tri luoghi non meno importanti nei quali il “Poverello di Assisi” ha vissuto la sua intensa vita spirituale. Mi riferisco alla valle reatina, ritenuta dagli studiosi la terza patria di S.Francesco, dopo quella di Assisi e della Verna.
Infatti, si trovano luoghi assai cari al Serafico Padre: Fonte Colombo, Greccio, San Fabiano, Poggio Bustone e nella vicina provincia di Terni, lo Speco di Narni.
Fonte Colombo è il luogo ove San Francesco scrisse la sua prima regola ed una soave leggenda narra che Francesco, volendo attendere in quiete assoluta la redazione della stessa, ordinò agli uccelli di tacere e da allora nessun loro canto si ode più su questa montagna.
Fonte Colombo è detto anche il Sinai francescano, poiché in questo luogo San Francesco compose (o ricevette da Dio) la Regola per i suoi seguaci. Così come il Signore dettò a Mosè il decalogo dei Comandamenti, a San Francesco ha ispirato la regola francescana. In questo località è presente il Sacro Speco, luogo dove Francesco, stretto tra le rocce, si immergeva nell’intimità con Dio, tra silenzio e preghiera, dettando la regola ai frati.
Un altro importante luogo per San Francesco fu Greccio, primo eremo francescano detto “Betlemme Francescana”. Un villaggio della Sabina a 705 metri sul livello del mare, ove è presente il celebre Santuario Francescano in mezzo ad una folta selva di lecci. La leggenda ricorda che Francesco, che già nel 1217 abitava sulla cima del Monte Lacerone, che sovrasta Greccio, scese più volte ad evangelizzare gli abitanti del castello.
È in questo luogo che San Francesco realizza, con l’aiuto della popolazione, il primo presepe vivente con l’intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, il Re povero.
Attualmente è presente una grotta ove si conserva un affresco di scuola giottesca del XIII secolo che rappresenta il Natale di Betlemme e quello di Greccio.
Percorrendo uno stretto corridoio si arriva ai luoghi abitati dal Santo e dai primi Frati: il dormitorio, il refettorio e la roccia su cui dormiva San Francesco.
Lo Speco di Narni, eremo fondato con ogni probabilità dallo stesso San Francesco nel 1213, è invece il Santuario dove il poverello dimorò per qualche tempo.
Qui avvenne il miracolo dell’acqua cambiata in vino, mentre il Santo soffriva di una gravissima infermità.
Le origini del romitorio risalgono all’anno mille, dipendeva dai monaci Benedettini e comprendeva le varie grotte sotto la scogliera e l’oratorio di San Silvestro con l’attigua cisterna.
L’attuale chiostro, lo Speco, una costruzione del quattrocento, all’epoca di San Bernardino da Siena, apostolo dell’osservanza, fu considerato come suo luogo naturale e ne fece un insigne centro dell’umiltà e della povertà francescana. Vi è poi lo Speco del Santo che consiste in una grotta che ha dato il nome al Santuario.
Un altro luogo francescano è il Santuario di San Fabiano, oggi denominato S.ta Maria de la Foresta, posto a ridosso della vallata ed è circondato da boschi di castagni.
Nel percorso per giungere al Santuario s’incontrano le mura e le stazioni della Via Crucis di scuola napoletana del XVIII secolo provenienti dal Convento di San Bonaventura in Frascati e benedette da S.Leonardo da Porto Maurizio, ideatore della Via Crucis. La “Foresta” è detta anche “Tabor Francescano”, poiché qui ebbero tregua le atroci sofferenze di S.Francesco, luogo nel quale con ogni probabilità ebbe l’ispirazione del Cantico delle Creature.
In questo luogo, ove il Santo si rifugiò, ospite del Parroco, per riposare e stare tranquillo per la sua cecità incombente, accorse numerosa gente spinta dalla devozione e dalla gioia ed anche da semplice curiosità. Tutto ciò creò un gran via vai di gente che transitando nella vigna del Parroco la saccheggiò e la devastò con grande preoccupazione del sacerdote che vedeva ridursi di parecchio il raccolto.
Allora Francesco, che comprese appieno il danno e l’amarezza del prete, si rivolse a lui chiedendo quanta uva produceva il vigneto ed ottenuta la risposta, chiese al prete di San Fabiano di non disperare, ma confidare nella grazia di Dio, perché il prossimo anno avrebbe raccolto molto di più. E così fu.
Secondo lo storiografo Paul Sabatier, San Francesco avrebbe peregrinato e visitato nella valle reatina tutti gli eremi della Sabina e, tra questi, quello di Poggio Bustone, altra località la cui bellezza della natura ed il silenzio dei monti circostanti offrirono al Poverello un momento di estrema tranquillità.
Il Santo ormai cieco si riconcilia con gli uomini e con la natura e nell’intimità più vera e profonda con Dio.
Il Padre Celeste gli rimette i peccati e gli concede il perdono, confermandogli la bontà dell’opera iniziata, l’amore, la cura e la protezione dei suoi frati.
Gioioso e felice per il perdono ottenuto, S.Francesco nella fiduciosa certezza di un futuro benedetto dall’Onnipotente, invia i suoi frati, ormai numerosi, a predicare nel mondo il Vangelo, la grandezza dell’amore del Signore e di tutte le sue creature.

VITTORIO POLITO


(Articolo inviatoci dall’autore e pubblicato da BariSera il 3 ottobre 2006, pag. 16)


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25 Ottobre.-5 Novembre 2006 - LE SPOGLIE DI S.MARIA GORETTI IN SARDEGNA


Le spoglie di santa Maria Goretti hanno iniziato il 25 ottobre scorso un pellegrinaggio in Sardegna dove la santa è particolarmente venerata. L’urna, ha lasciato alle ore 15 del di mercoledì 25 il Santuario Nostra Signora delle Grazie e S.ta Maria Goretti di Nettuno.
Alle 18, nella cattedrale di Civitavecchia, la solenne concelebrazione è stata presieduta dal vescovo Girolamo Grillo.
Dal 26 al 30 ottobre il corpo della santa sarà accolto nella nuova parrocchia a lei dedicata ad Alghero. Dal 30 ottobre al 4 novembre invece il pellegrinaggio proseguirà a Sant'Antioco.


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15 DICEMBRE E 5 GENNAIO: DOPPIA FESTA A “MONTE CALVARIO
SANTA VIRGINIA CENTURIONE BRACELLI (1587-1651): festa 15 dicembre
BEATA MARIA MADDALENA REPETTO (1807-1890): festa 5 gennaio

 


L’ex convento francescano di Monte Calvario, sulle alture di Genova, sopra l’attuale stazione ferroviaria “Principe”, è il ‘Rifugio’ dove il 13 aprile1631 Virginia Centurione Bracelli (Genova, 2 aprile 1587- 15 dicembre 1651) condusse le ragazze sole e disperate che aveva in precedenza raccolto nel suo palazzo di Via Lomellini offrendo loro una casa, formazione spirituale, preparazione al lavoro e soprattutto affetto.
Era quella una delle tante iniziative con cui la nobildonna genovese cercò di intervenire nella critica situazione della Serenissima Repubblica, dilaniata dalle fazioni, coinvolta nelle crisi politiche ed economiche delle po-tenze europee, una città e un territorio dove le ricchezze e il lusso di poche potenti famiglie si sovrapponevano all’ignoranza e alla miseria materiale e morale della maggior parte della popolazione, incluso il clero.
Nella cerimonia della beatificazione (Genova, 22 settembre 1985) Giovanni Paolo II disse tra l’altro: “La passione della carità la condusse pur in mezzo a una società nobile, ricca, gelosa dei propri privilegi, ad imitare il Cristo, il quale ‘da ricco che era si è fatto povero per noi’.
La meditazione sul mistero sul mistero del Calvario le permise di comprendere in modo concreto e fattivo il messaggio della sapienza del libro di Tobia: ‘Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia....meglio praticare l’elemosina che mettere da parte l’oro’.
Fattasi, dunque, povera per amore di Cristo, vivente nei suoi poveri, Virginia dette vita ad un tipo di carità che non si riduceva al semplice soccorso, ma programmava un impegno di vera promozione umana... Anticipò così, genialmente, il senso moderno dell’assistenza, insegnando a mettere a frutto i doni della carità e aiutando, con delicata pedagogia, l’indigente ad uscire dalla triste mentalità indotta dalla miseria e a divenire responsabile di se stesso.”
Nella sua opera caritativa Virginia impegnò se stessa, le sue ricchezze e il prestigio del suo nome: suo padre, Giorgio, fu comandante delle galee genovesi a Lepanto (1571),doge dal 1621 al 1623, membro del Collegio dei Governatori della Repubblica, Governatore della Corsica; sua madre, Lelia, era una Spinola del ramo di Luccoli; a 15 anni aveva spo-sato Gaspare Bracelli, ventenne, ricchissimo e dissipato, impa-rentato con i Grimaldi, morto di tisi nel 1607.
La prima iniziativa della Centurione fu a favore delle Chiese, che il Concilio dei Vescovi Liguri del 1574 descrisse “in grave stato di abbandono e in esse gli arredi e i paramenti sacri talmente laceri che non si possono mirare senza ribrezzo”: Virginia invitò le nobildonne genovesi a offrire vesti, tessuti e denaro per i restauri. Contribui all’opera delle scuole popolari istituite dal marchese Gerolamo Serra assegnando alle madri due soldi al giorno per ogni figlio che le frequentava in modo che non li mandassero a mendicare.
Affiancò alle istituzioni pubbliche, Ufficio dei Poveri e Dame di Misericordia, la Congregazione delle Cento Dame (1626), che andavano nei diversi quartieri a rendersi conto di persona delle necessità e a provvedervi, persuadere i genitori a mandare i figli a scuola, procurare alle madri un lavoro a domicilio.
Dopo la disgraziata guerra franco-spagnola del 1625 aprì ai profughi il palazzo Centurione e sul suo esempio si aprirono i palazzi Grimaldi, quelli delle sue figlie (due, ormai sposate)e dei suoi validi collaboratori Francesco e Giovanna Lomellini.
La sera della Domenica delle Palme, mentre pregava, sentì qualcuno che piangeva e si lamentava sulla porta del palazzo; era una ragazza lacera e affamata che accolse in casa come una figlia. La prima di una serie tanto lunga che Virginia dovette ben presto traslocare nel più vasto ambiente di Monte Calvario e poi suddividerle in altre case, a San Bartolomeo, a Villa Sauli e in un grande edificio presso il Bisagno donato da Emanuele Brignole. Nacque così l’Opera di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvari, alla quale la fondatrice volle assicurare l’ufficialità e il coinvolgimento diretto del Governo genovese, ottenendo la nomina di tre Protettori che ne assicurassero la continuità e assumessero anche un impegno economico.
Alle ospiti chiedeva di uniformarsi a una regola di vita severa, ma semplice, di coltivare la propria vita spirituale e di lavorare per mantenersi; non volle i voti religiosi perché potessero andare negli ospedali. L’autonomia economica fu la cosa più difficile da raggiungere, per il continuo aumento delle ospiti, e Virginia si fece ‘mendicante’ per loro; interveniva anche spesso la Provvidenza per mezzo di benefattori noti e sconosciuti.
Il Governo, riconoscendo la validità della sua opera, le chiese nel 1631 di entrare nel novero delle otto Dame di Misericordia, poi le affidò la riforma del Lazzaretto fondato da Ettore Vernazza per le malattie infettive e contagiose, e nel 1645 invitò le sue ‘figlie’ all’ospedale Pammatone per l’assistenza ai malati più gravi e la cura della cucina e della farmacia.
Virginia Centurione fu un valido appoggio alla Chiesa genovese nei suoi contrasti con i Dogi e il patriziato. Si prodigò per l’istituzione delle Quarantore in tutte le Chiese, e delle ‘Missioni Popolari’, affidate nel 1625 alla Congregazione di San Vincenzo de Paoli.
Contribuì alla proclamazione della Vergine Maria a Regina di Genova (25 marzo 1637) in ringraziamento per la protezione sperimentata dalla città in molte occasioni, particolarmente nella menzionata guerra del 1625.
Virginia Centurione Bracelli fu proclamata santa a Roma il 18 maggio 2003.
Dalla sua Opera si svilupparono due famiglie religiose rette da Costituzioni conformi. Nel 1827 papa Leone XII (Annibale Sermattei della Genga, 1823-1829) chiamò a Roma le Figlie di Virginia perché curassero la Pia Casa (Ospizio) di Santa Maria degli Angeli alle Terme di Diocleziano.
Questo gruppo prese il nome di Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, e divenne istituto religioso di diritto pontificio nel 1933.
Le Figlie di N.S. del Rifugio in Monte Calvario, rimasto a Genova, divennero religiose a tutti gli effetti nel 1953: dal vecchio palazzo donato da Emanuele Brignole vengono affettivamente dette ‘le brignoline’.

Nel 1829 entrò al “Rifugio” di Genova MARIA MADDALENA PELLEGRINA REPETTO (Voltaggio (AL), 31. X.1807-Genova, 5.1.1890), figlia del notaio Giambattista e di Teresa Gazzale. Prima nel convento di Brignole, poi – dopo l’abbattimento di questo per la costruzione della stazione ferroviaria Brignole – in quello di Marassi, svolse per molti anni la mansione di portinaia, uscendone solo nel 1835 e 1854 per assistere i malati nei lazzaretti.
Con affabilità e semplicità la ‘monaca santa offriva a tutti quelli che venivano al Convento – come il suo con temporaneo Fra’ Francesco M. Da Camporosso – “pane, consiglio e conforto” secondo le necessità, e li esortava a ricorre re con fiducia a San Giuseppe.
Giovanni Paolo II la proclamò beata a Roma il 4 ottobre 1981.

EMILIA BAGNASCO ANGIOLINO

Fonti: Bibliotheca Sanctorum, Istituto Giovanni XXIII nel la Pontificia Università Lateranense; M.Luigia Valenti Ronco, ‘Virginia Centurione Bracelli, la figlia del Doge fattasi mendicante d’amore”, Ediz.Confr.S.Giovanni Battista de’ Genovesi, Roma, s.d.; Dizionario degli istituti di perfezione, Ediz.Paoline 1974/2003.


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NOTIZIE DAL VATICANO E DAL MONDO

 

INAUGURAZIONE MOSTRA 145 ANNI DELL'OSSERVATORE ROMANO


CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2006. Questa mattina il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha pronunciato a Palazzo Valentini a Roma, un breve discorso in occasione della cerimonia di inaugurazione della Mostra "L'Osservatore Romano: da Roma al mondo 145 anni di storia attraverso le pagine del giornale del Papa".
"Creato per difendere la Religione Cattolica e il Pontefice Romano, il quotidiano" - ha ricordato il Cardinale Bertone - "divenne poi l'organo ufficioso della Sede Apostolica, che, compresone il valore, lo rese strumento per la diffusione degli insegnamenti del Successore di Pietro e per l'informazione circa gli avvenimenti della Chiesa".


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NYERERE, 1° PRESIDENTE DI TANZANIA, VERSO GLI ALTARI?

Mwalimu Julius Nyerere, primo Presidente di Tanzania, considerato uno dei "genitori" della patria dell'Africa, potrebbe arrivare agli altari se la sua causa di beatificazione continua ad avanzare.
Come ha informato l'agenzia Catholic Information Service for Africa, CISA, è finita già la fase diocesana del suo processo di beatificazione. Nyerere è stato presidente dell'Unione Nazionale Africana di Tanganika (TANU) e, dopo l'indipendenza, è stato il primo presidente della Tanzania, repubblica nata dell'unione tra Tanganika e Zanzíbar nel 1964. […]


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NEL 2007 BEATIFICAZIONE DI 188 MARTIRI GIAPPONESI A NAGASAKI


Tokyo 28.7.2006-(Agenzia Fides) - Con grande gioia della Chiesa locale, sarà celebrata a Nagasaki nel 2007 la Beatificazione di 188 martiri giapponesi. Lo ha deciso di recente la Conferenza Episcopale del Giappone che ha anche nominato la Commissione preparatoria per l’evento, di grande importanza per la comunità cattolica nel paese del Sol levante.
La beatificazione di Pietro Kassui Kibe e di altri 187 martiri giapponesi del XVII secolo sarà una grande opportunità di testimonianza per la Chiesa giapponese. […]


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GREGORIO MAGNO: ESEMPIO PUBBLICI AMMINISTRATORI


CITTA' DEL VATICANO, 3 SET. 2006 (VIS).


Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato le riflessioni che hanno preceduto la recita dell'Angelus di oggi a San Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa (540 ca - 604).
"La sua figura singolare è un esempio da additare sia ai Pastori della Chiesa che ai pubblici amministratori. Fu dapprima Prefetto e poi Vescovo di Roma. Come funzionario imperiale si distinse per capacità amministrativa ed integrità morale”.
Alla morte del padre, nel 574, abbracciò la vita monastica e da allora la Regola benedettina divenne "struttura portante della sua esistenza.
Anche quando fu inviato dal Papa come suo rappresentante presso l'Imperatore d'Oriente, mantenne uno stile di vita monastico, semplice e povero".
Stretto collaboratore di Papa Pelagio II, quando questi morì vittima di una epidemia di peste, Gregorio "fu acclamato da tutto come suo successore" e "Con profetica lungimiranza, (...) intuì che una nuova civiltà stava nascendo dall'incontro tra l'eredità romana e i popoli cosiddetti 'barbari', grazie alla forza di coesione e di elevazione morale del Cristianesimo. Il monachesimo si rivelava una ricchezza non solo per la Chiesa, ma per l'intera società".
A Gregorio si deve anche la riforma del canto liturgico che dal suo nome fu detto "gregoriano", ma la sua opera più celebre - ha ricordato Benedetto XVI - fu senz'altro "la Regola pastorale, che ha avuto per il clero la stessa importanza che ebbe la Regola di San Benedetto per i monaci del Medioevo. La vita del pastore d'anime deve essere una sintesi equilibrata di contemplazione e di azione, animata dall'amore che 'tocca vette altissime quando si piega misericordioso sui mali profondi degli altri.
La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è la misura della forza di slancio verso l'alto. A questo insegnamento, sempre attuale, si sono ispirati i Padri del Concilio Vaticano II per delineare l'immagine del Pastore di questi nostri tempi".
Il Papa ha concluso le sue riflessioni pregando la Vergine Maria "perché l'insegnamento di San Gregorio Magno sia seguito dai Pastori della Chiesa e anche dai responsabili delle istituzioni civili".


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ANGOSTURA PREGA PER LA CANONIZZAZIONE DEL B. MARIANITO


Medellin, 06 Sep. 06 (ACI).
- Gli abitanti di Angostura, un piccolo paese al nord del dipartimento colombiano di Antiochia, pregano con la speranza di un miracolo che permetta la canonizzazione del proprio ex parroco, il Beato Marianito.
Il beato Mariano di Jesús Eusse, conosciuto come il Padre Marianito, è stato beatificato il 9 aprile 2000 da Giovanni Paolo II. […]

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NEGATI GLI ULTIMI SACRAMENTI AI TRE CONDANNATI A MORTE IN INDONESIA


INDONESIA – 21 settembre 2006 - di Benteng Reges (Palu (AsiaNews)

Le autorità indonesiane hanno negato ai tre cattolici condannati a morte a Palu il loro diritto a partecipare ad un’ultima messa, prima di presentarsi stanotte davanti al plotone che li fucilerà.
Nelle ultime dichiarazioni pubbliche Fabianus Tibo, Marinus Riwu e Dominggus da Silva, si dicono pronti a morire, ribadiscono la loro innocenza, vittime di un complotto politico.
P. Tumbelaka non si è scoraggiato e nel tardo pomeriggio ha celebrato messa fuori dalla prigione Petobo, dove sono giunti i familiari dei tre cattolici. […]


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BENEDETTO XVI BENEDICE LA STATUA DI S. GENOVEVA TORRE MORALES


Prima dell'Udienza Generale celebrata il 4 ottobre u.s. nella Piazza di San Pietro, il Papa Benedetto XVI ha benedetto la statua in marmo di Santa Genoveva Torre Morales, fondatrice della Congregazione delle Religiose del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli.
Nata ad Almenara (Castellón) nel 1870. Fin da giovane si prese cura di donne sole e bisognose a Valencia, dove fondò nel 1911 la prima Casa, creando la Società Angelica. Morì nel 1956, e venne beatificata nel 1995. Gli spagnoli la chiamavano "Angelo della solitudine".
La statua della santa, canonizzata da Giovanna Paolo II il 4.V.2003 a Madrid, è stato posizionata in una nicchia nel la parte posteriore esterna della Basilica vaticana.


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DECEDUTO IL 18.X.2006 IL CARD.MARIO FRANCESCO POMPEDDA


Nella notte tra il17 e il 18 ottobre 2006 è morto a Roma il Card. Pompedda. «Tutta la vita egli ha speso al servizio della Santa Sede»: così lo ha ricordato Benedetto XVI durante i funerali che il Papa ha celebrato il 20 pomeriggio nella Basilica di San Pietro.
Nato a Ozieri, in Sardegna, il 18 aprile 1929, ordinato sacerdote il 23 dicembre 1951, il porporato era prefetto emerito del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, incarico ricoperto dal 1999 al 2004...

 

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ICONA VIETNAMITA NEL SANTUARIO DI WASHINGTON


Una nuova cappella con l'immagine di Nostra Signora di La Vang, il titolo con cui la Madonna è venerata in Vietnam, è stata inaugurata nello scorso ottobre al Santuario nazionale dell'Immacolata Concezione a Washington.
La cappella è un dono della comunità cattolica di origine vietnamita, presenza sempre più significativa all'interno della Chiesa degli Stati Uniti.
Il rito della dedicazione è stato scandito dai colori e dai suoni tipici delle liturgie cattoliche dell'Estremo Oriente.

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CERIMONIE DI CANONIZZAZIONE


DOMENICA 15 OTTOBRE 2006 - CERIMONIA DI CANONIZZAZIONE PRESIEDUTA IN PIAZZA SAN PIETRO DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


La Chiesa ora ha quattro nuovi Santi, quattro luminosi testimoni del Vangelo che hanno dedicato la propria vita al servizio dei più deboli. Si tratta di:


1-RAFAEL GUIZAR VALENCIA (1878-1938)

vescovo di Veracruz, grande evangelizzatore del Messico, nel se colo scorso. Un apostolato, il suo, svolto in anni difficili, durante il periodo della persecuzione religiosa. Il suo ministero episcopale fu caratterizzato dall’impegno in favore di feconde missioni

2-FILIPPO SMALDONE (1848-1923)

Vicina agli ultimi, in particolare agli ammalati, fu la vita di don Fi-lippo Smaldone, sacerdote napoletano, fondatore dell’Istituto delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori e noto anche come “apostolo dei sordomuti”. Operò durante gli anni in cui nasceva la nazione italiana, non mancava mai di portare una parola di conforto agli ammalati negli ospedali.

3-ROSA VENERINI (1656-1728)

Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie diede impulso all’educazione degli indigenti.
A lei si deve, nel 1685, l’apertura della prima scuola gratuita per bambine a Viterbo. Papa Clemente XI fu un grande estimatore del le sue opere caritative. Oggi le Maestre Pie, fondate dalla futura santa, sono diffuse in tutto il mondo.

4-TEODORA GUERIN (1798-1856)

Straordinaria anche la figura di Teodora Guérin, fondatrice della Con-gregazione delle Suore della Provvidenza di Santa Maria “ad Nemus”.
Già da bambina amava pregare e a soli 10 anni confidò al parroco la propria vocazione a consacrare la propria vita a Dio.
Con la Congregazione da lei fondata si fece promotrice di iniziative di assistenza ai poveri. La sua missione fu particolarmente fruttuosa negli Stati Uniti. Quest’anno ricorre il 150° ann.rio della sua morte.

 

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